Smart bomb

Purtroppo, oggi come oggi, per immaginare dove possa essere ambientato questo cento non abbiamo che l'imbarazzo della scelta.
Disegni una situazione terribilmente reale e "vicina", temporalmente parlando, ma nonostante questo non sei riuscito a coinvolgermi o a trasmettermi emozioni.
Sicuramente è dovuto al vincolante paletto del numero di parole, ma l'ho letto come se stessi descrivendo delle immagini viste in TV. Immagini brutte, certo, ma non ho provato l'orrore che, credo, avresti voluto trasmettere.
Il titolo "Ironizza" su quanto poco siano intelligenti queste bombe e lo trovo adatto al racconto.
Mi è piaciuta molto l'ultima frase.

Smart? Intelligent? Cluster? Metafore giornalistiche del cazzo. Le bombe sono bombe, uccidono e basta.

Non so perché, ma ho pensato a Gaza, anche se quel territorio e la sua popolazione non sono i soli al mondo a subire certi crimini.

In cento parole non si può descrivere cotanto orrore, ma per me l'Autore ha colto nel segno.

Grazie

Bravo per esserti occupato della faccenda mentre tutti noi sembriamo non vedere, non sentire.
Io l' unica cosa che sono riuscito a fare è stato un dipinto di un bombardamento. Un dipinto bruttarello dove parlano gli occhi della gente sorpresa e terrorizzata. Più tardi lo carico in onore del tuo cento.
Un abbraccio.

Un 100 purtroppo drammaticamente attuale, c'è solo l'imbarazzo della scelta per immaginare un'ambientazione reale.
Nel titolo c'è tutta la stupidità dell'essere umano che pensa ancora di ergersi a Dio e invece è solo capace di imprecarlo il dio incolpevole (a meno che non si consideri il libero arbitrio una "colpa").
Ci sarebbero da scrivere migliaia di parole sull'argomento ma nelle cento a disposizione sei riuscit* a trasemttermi tanta tristezza e un brivido "sentendo" l'urlo di quella donna.

Che sia una bomba lo si capisce dal titolo.
Per il resto, un racconto ordinato che però non mi ha trasmesso molto, forse perché un po' troppo ovvio.

non trovo una grande emozione in questo lavoro.
è come se l'aut* rimanesse distaccat*, descrivendo una scena lontana, forse vista in qualche filmato.
certo, colpisce sempre e comunque, ma ho la netta impressione di una freddezza assurda.
il luogo può essere in qualsiasi parte del mondo, oggi c'è una gran scelta.

Un 100 drammaticamente attuale, che descrive una realtà che ormai quasi sembra non toccarci più, che si tratti di un palazzo di Gaza o di un grattacielo di Kiev non importa.
Ho utilizzato volutamente l'espressione "descrive", perché è questa la sensazione che ho percepito leggendo, forse per un intento voluto dall'autore/autrice. 
Anche la sintassi paratattica amplifica l'effetto.
Potente l'immagine del "cielo malato pieno di polvere".

Quando non occorrono i commenti e pensare che ci stiamo abituando a questi racconti.
Abituando... e mi viene da piangere per le milioni di vittime innocenti dell'idiozia dell'uomo, che altro dire, ogni parola è superflua e il pensiero lo riserviamo a tutte le persone maciullate da non si sa cosa.
Complimenti.

La forza di questo cento, a mio parere, sta proprio nel distacco della narrazione.
Complimenti.

Il racconto dipinge con crudo realismo la devastazione e il dolore causati da un bombardamento, mettendo in risalto l'orrore della distruzione improvvisa e insensata. Una prosa asciutta e diretta amplifica l'impatto emotivo delle immagini evocate. La scena, scandita dal silenzio interrotto dalle urla dei sopravvissuti, crea un potente contrasto tra il caos e l'inevitabile ritorno a una quiete innaturale e sinistra. Il finale, con il cielo pieno di polvere che sovrasta un paesaggio di distruzione totale, lascia un senso di vuoto e impotenza, ricordandoci la disumanità della guerra e il prezzo incalcolabile delle vite perdute.

L'argomento è forte, buona scelta. Anche la scrittura è buona, lo valuterò per la mia scelta finale.
Quello che manca, secondo me, è il punto di vista.
Forse per quello si rimane un po' distaccati: chi è che racconta? Da che punto sta osservando la scena? Peccato perché è l'unico limite.

Grazie

Che poi le smart bomb in realtà sono anche abbastanza precise, molto spesso l'errore sta alle spalle, di chi traccia un bersaglio strategico pensando che sia tale e poi invece è solo una casa o un palazzo civile.
Ma la guerra è anche questo: errori, calcoli sbagliati, false informazioni.

Detto questo, il 100 a me è suonato molto statico, molto asettico, davvero delle immagini da telegiornale ma prive del commento accorato del reporter di guerra.
Anche un pochino stereotipate, forse.
Non mi ha entusiasmato.

Il racconto, distaccato e freddo, che non mi è piaciuto perché il riferimento al gioco è veramente solo un immagine e non il tema del racconto.

Il gioco della guerra. Il gioco della sopraffazione del più forte. 
Continuiamo a verdelli e continuiamo il gioco dei distinguo: quando il prepotente è un "nemico" è una cosa, quando il prepotente è amico è un'altra.
La bomba invece è democratica e equa: ammazza tutti allo stesso modo.

Il titolo ha il pregio/difetto di fornire la precisa chiave di lettura: via Amatrice e via Le Vele, due posti dove io avrei mentalmente ambientato il tuo racconto per la mia personale predisposizione. Sicuro che fosse l'effetto da te desiderato, resta la considerazione che spesso, quando si racconta qualcosa di veramente molto attuale, bisogna fare i conti con il fatto che tutti i lettori hanno una loro idea e una loro quotidianità, e che quindi il tuo racconto possa apparire lontano, freddo, distaccato (come infatti emerge dai commenti).
Servirebbe poi una sistematina alla punteggiatura. Un 100 che non riesce a catturarmi, mi spiace.

A me è piaciuto.
L'ultima frase è molto bella e poi si legge bene, mi pare che il componimento abbia un bel ritmo.
Come già ti hanno detto nella terza riga andrebbe usato il plurale, spuntano.
Poi secondo me qua e là manca qualche virgola.
Per me una prova decisamente buona.

Ciao, Penna.

Ti segnalo che "una bottiglia, il gioco di un bambino, lembi di vestiti" è il soggetto quindi il verbo va coniugato al plurale: "spuntano".
Non c'è una trama, questo è uno di quei brani che chiamo "quadri dipinti con le parole". In assenza di una evoluzione, mi tocca soffermarmi sulla scena.
Il giudizio sulla scena viene lasciato a chi legge, con l'eccezione di "forse una madre" e mi chiedo per quale motivo ci sia questo dubbio. Il 100 gioca sugli stereotipi delle donne/madri intrappolate e gli uomini che scavano per liberarle?
L'altro giudizio è ottimamente presente nel titolo.

Grazie e alla prossima.

Ottima l'idea, a parte la punteggiatura da rivedere, hai colto nel segno e come attualità dell'argomento trattato e come emozioni suscitate.
Bravo.

Un cento che sa di attualità. Purtroppo la guerra non ha regole. E se le ha non vengono mai rispettate. Dicono di abbattere obiettivi militari invece poi ci vanno di mezzo scuole, condomini e ospedali.
E uomini, donne e bambini innocenti.
Questo è tremendo.
Una buona resa del tema, quella di questo racconto.