Clic!

Ok ha perso a poker. Dalla della nella brace. Forse la roulette russa potrebbe fargli guadagnare la cifra necessaria a togliersi dai guai. Oppure a togliersi da questa valle di lacrime per sempre.
Un po’ superficiale e poco emotiva  la parte iniziale. Potevi osare di più autor*

Un 100 che dovrebbe essere drammatico ma che non riesce a trasmettermi emozioni forse a causa di quella oarte iniziale un po' scontata, troppo moraleggiante in confronto alla durezza della seconda parte. Resto perplesso sulla roulette russa, il premio è la vita o del denaro?

Io credo che anche con poche parole si possano dire cose interessanti.
Mi dispiace, qui non le ho trovate. 
Un' occasione persa, sottovalutata.

Troppo ironico per essere coinvolgente.
Alla fine non riesce a essere drammatico, ma neanche a trasmettere con forza il messaggio del carpe diem.
Rimane tutto troppo freddo per farmelo apprezzare.

Il racconto funziona proprio perché trasmette in poche parole il pensiero del protagonista. A  lui non interessa, perché dovrebbe interessare a noi?
Questa sensazione mi è arrivata quindi per me un buon lavoro.

Mi sembra dissonante il filosofeggiare della prima parte con la crudezza della seconda.
Per dare un senso alla storia mi sono immaginata che qualcuno che abbia aperto un giro di scommesse su di lui per rifarsi dei soldi non incassati. 
Il tono non è abbastanza cupo nè abbastanza divertente per cui non mi sono sentita molto coinvolta. Credo che la cinica frase finale avrebbe dovuto graffiare di più per rimanere impressa.

E' il secondo racconto in cui si parla di roulette russa, e questo già mi fa pensare all'originalità dell'idea. 
Effettivamente si cerca un'emozione forte da rendere in poche righe, in più c'è il termine gioco di mezzo, e quale "gioco" può essere più "forte" di questo?

Il tutto è reso bene, ma secondo me è proprio l'idea di partenza ad essere poco convincente
Peccato.

Grazie

L'ho riletto più volte per cercare di trovare un coinvolgimento che non ho trovato alla prima lettura, ma neanche dopo. 
Mi spiace.
Curioso il fatto che a ben due autori sia balenata l'idea della roulette russa.

mi pare alquanto assurdo che in una situazione così drammatica si faccia ironia.
certo, ognuno ha il proprio carattere e si comporta in maniera diversa, ma arrivare al quarto "clic" e quasi riderci sopra mi pare esagerato.
non trovo alcuna emozione in questa storia, mi spiace.

Anche in questo racconto un gioco al revolver con un solo colpo in canna... Ma questa vita ci ha così sconvolto?
Vorremmo morire e perché?
Non ho risposte e la psicologia di questo racconto la dice lunga sul disagio interiore che ognuno di noi possiede o non sa di possedere.
Un bel cento che apre scenari ben oltre un click.

Ho la sensazione che per il protagonista il problema siano i "clic" e non il "boom" ma mancano dei pezzi che diano profondità. Così si rischia di ostentare un nichilismo troppo schematico.

Ciao, Penna.

La prima parte è un monologo che è slegato dalla seconda parte ma anche necessario per introdurre l'atmosfera. È però poco plausibile che le due parti siano narrate contestualmente, forse è questo il difetto più grosso. Ma devo constatare che, senza la prima parte, la seconda non avrebbe sapore.

Grazie e alla prossima.

Il racconto affronta con un tono provocatorio e fatalista il tema della vita e della morte, utilizzando il simbolismo estremo della roulette russa per esprimere una visione nichilista dell'esistenza. La voce narrante, intrisa di cinismo e distacco, mette in discussione il valore stesso della vita, in una riflessione che suona come una giustificazione alla sua condotta autodistruttiva. L'atmosfera di incertezza e inevitabilità culmina in un momento di sospensione, lasciando il lettore a riflettere sull'assurdità del gioco e sulla sottile linea tra sfida e disperazione.

Secondo me la voce narrante è ancora quella di un ubriaco, da qui il tono leggero, canzonatorio, col quale affronta il gioco della roulette russa.
Se letto in questa ottica, tutto ha più senso e si perde quella frivolezza che in molti commenti leggo non essere stata apprezzata.
La voce di un uomo che non ha più niente da perdere, inebetito dall'alcol, in questa ottica mi suona molto più credibile e, a suo modo, vera, nonostante la banalità di quello che poi dice. Ma chi mai ha detto cose davvero profonde di fronte alla morte?

Mi è piaciuto.

Un racconto che, pur nella sua brevità, ho riletto e suddiviso poi in due parti. La prima, con riflessioni sul come si vede la vita, il suo dipanarsi in attesa del fatidico momento. Pensieri che capita a tutti di fare, magari nei momenti grigi.
Riflessioni che si scontrano un po’ con la seconda parte: in fondo anche il protagonista, adesso, tira a campare, ma la speranza di avere ancora un po’ di tempo è vissuta in modo arido, quasi con indifferenza. Se va bene, pagherà il debito e poi tornerà al tavolo da gioco. Se va male, non avrà neanche il tempo di capire che per lui quel momento è arrivato e passato.

Mia madre ripeteva spesso la frase: occorre dare vita agli anni e non anni alla vita. 
Il tuo racconto mi piace. Ironico e canzonatorio, il tuo personaggio si fa beffe della morte. Perché la vita è, in fondo, veramente solo un gioco.
Riscriverei meglio la prima parte, ma comunque un buon tentativo.

Black Humor che funziona anche se forse non convince completamente. Il risultato finale non è però così male. Ironico più che drammatico. Ben fatto.

Se ha fatto clic vuol dire che per ora ti tocca vivere. Spero per sempre, o meglio, fin quando lo vorrà il destino. Ma se ho inquadrato il protagonista non sarà né la prima volta né l'ultima che si tira fuori dai guai. Si riscatta per un po' e poi ci ricasca. Tipico. 

Mi è piaciuto l'orgoglio menefreghista e quasi ironico di questo particolare personaggio.

Grazie

Non mi convince appieno questo racconto.
Inevitabilmente mi viene da fare il confronto con l'altro brano che affronta lo stesso tema. Lì c'era più atmosfera, qui si punta più sul fatalismo del protagonista, su una sorta di incoscienza.
Ma poi alla fine, ora che ci penso, il protagonista è davvero incosciente o invece a paura? La frase finale, tanto è solo un gioco, no? è un sintomo di spacconeria oppure paura, una paura che ha bisogno di essere esorcizzata.
Non sono riuscito a capire bene il tuo personaggio, non lo inquadro alla perfezione, ma forse è un merito, perché vuol dire che è piuttosto variegato.

La lucida follia di un uomo disperato viene presentata con un taglio molto personale e pungente. Forse la struttura del testo non è stata sufficientemente indagata in quanto la scena si svolge nel momento del clic, anche se il protagonista si lancia in una lunga e dissacrante analisi sulla vita nel momento stesso in cui deve premere il grilletto. Forse, se l'azione e la riflessione avvengono davvero in concomitanza, sarebbe stato più reale e credibile se quest'ultima avesse conservato quel pizzico di non senso che caratterizza i discorsi della gente post sbornia, quando sono ancora convinti di pronunciare frasi epiche che sfiorano la rivelazione.
Ecco, in un testo che propone una scena molto esagerata, molto rock quasi, avrei spinto di più sull'acceleratore arricchendo tutto con espressioni più colorite e con un taglio più alla Tarantino.
La prima parte tende a ripetersi, la seconda tende a concludere in maniera frettolosa: manca un pò di equilibrio per amalgamare meglio il testo.
Chi prima e chi dopo Toglierei questa frase.

La spregiudicatezza del personaggio non rende il racconto interessante.
Che la vita sia solo un gioco è assolutamente opinabile e buttarla via è sprecare occasione di rivalsa.