Ultima generazione del '68

“Non gioco più. Me ne vado.”
Mina irrompe nell’etere schiaffeggiandomi il cuore.
La sua voce calda e sensuale sembra sapere chi sono.
Il primo marzo a Valle Giulia.
Andiamo a cambiare il mondo.
Dicesti, prendendomi per mano, più di cinquanta anni fa, poco prima che la Celere caricasse.
Ieri, ho stretto forte, di nuovo, la tua mano, cercando invano di trattenerti.
Rimani amore, avrei voluto gridare. Dobbiamo salvare il pianeta.
A febbraio davanti alla Normale hanno manganellato Enrico, nostro nipote.
È sempre lo stesso gioco, hai commentato.
Ho paura che neanche loro vincano la partita.
Cresce il desiderio di raggiungerti.
“Non gioco più. Me ne vado.”

In poche righe hai raccontato più di una vita: quella dei nonni e dei nipoti.
Vite che sembrano ripetersi uguali, con gli stessi problemi, decennio dopo decennio.
In cento parole hai inserito un "amore diverso grande come l'Universo" e ci hai messo pure un richiamo a Mina, colonna sonora dei "loro" anni migliori.
Un'ottima prova, direi.

Piaciutissimo.
Se parli di 68 con me vinci facile, è la data del mio diploma, di proteste, scioperi, occupazioni.
Momenti meno tristi di quel che sembra, tutt'altro.

Vado a cercare la lettera di Pasolini rivolta a noi contestatori.
Chi meglio di lui ha descritto la faccenda?

Ho appena finito di commentare un cento che usa le parole di una canzone per il medesimo periodo storico, anche in quel caso di parla di manganelli… ed ecco questo cento col 68, la celere, i manganelli.
Ma qui gli ideali di gioventù fanno da sottofondo a una storia dolcissima e toccante, a un fermo immagine (quella stretta di mano) che racconta, da sola, molto più di cento parole.
Piaciuto molto.

Il racconto evoca un potente intreccio di memoria, lotta e perdita attraverso la voce nostalgica e riflessiva del protagonista. La frase di Mina diventa il simbolo di un congedo doloroso e inevitabile: un addio non solo alla persona amata ma anche a un'epoca di ideali e rivolte. La narrazione crea un parallelo tra le generazioni e suggerisce un senso di ciclicità storica. Il tono malinconico riflette la disillusione e la stanchezza di chi ha combattuto per un cambiamento mai realizzato e che vede la nuova generazione affrontare le stesse sfide.

piaciuto parecchio.
storia toccante per più motivi: da un lato il ricordo del passato giovanile, delle lotte, della speranza di fare qualcosa di positivo.
dall'altro il ricordo di una vita insieme, fatta di mille cose, sogni realizzati e non.
bello immettere Mina, voce femminile di quell'epoca.
complimenti.

Bello. Le illusioni e le disillusioni si alternano, il passato e il presente in fondo sembrano in qualche modo somigliarsi nella sconfitta. Può davvero la lotta da sola riempire il cuore di un uomo?  Struggente la volontà finale di "chiamarsi fuori" dopo una perdita.

Uno spaccato coinvolgente nel senso profondo di vita vissuta e amata e di persona amata.
Le parole limitate non hanno limitato la scrittura e il valore stesso della scrittura.
Si vive insieme nelle passioni si muore tenendo per mano la passione più intensa e meravigliosa della propria vita.
Complimenti veri.

Che dire, se hanno già detto tutto gli altri prima di me?
Posso però esprimere il mio apprezzamento per questo/a autore/autrice che in sole cento parole ha fatto stare dentro la vita, le speranze, le lotte e le disillusioni di più generazioni. E in più è riuscito a chiudere il cerchio della vita, in maniera delicata e non scontata.
Uno dei più bei 100 di questo giro.

Ciao, Penna.

Hai messo un sacco di cose che mi emozionano: la canzone di Mina che ricordo bene, il '68 che è anche il mio anno di nascita, la via di fianco alla Normale dove ho vissuto in collegio, gli adolescenti di una volta e di oggi. Il tutto agitato, non mescolato (perdonami la citazione). Già questo mi è bastato, ma oltre alla fortuna di aver toccato le mie corde nascoste, ho apprezzato anche il modo in cui hai costruito il parallelo tra i due eventi.

Grazie e alla prossima.

Uno dei miglior, fino ad ora, e me ne mancano pochi.
Piaciuto moltissimo, c'è poco da dire.

In questi casi mi piace cercare il pelo nell'uovo, ma solo per dare un parere che potrebbe esse costruttivo, anche se il racconto è perfetto così.

Hai dato un taglio poetico andando a capo dopo la frase di lui 

"
Andiamo a cambiare il mondo.
Dicesti, ....
"

Può essere una buona scelta per un Cento ma avrei messo le virgolette.
Insomma, davvero una sciocchezza per un lavoro ottimo.

Grazie

Un 100 potente.
Lotte passate, lotte presenti.
Sullo sfondo, l'amore con cui si vuole condividere le proprie speranze.
Complimenti.

È un ottimo 100 dal punto di vista della trama ma ci sono tante cose che a mio parere non vanno.
Dal punto di vista della scrittura quel "Dicesti" riferito alla frase precedente ma da essa separata dal punto mi ha fatto fare una fatica enorme inceppandomi la lettura.
La virgola dopo "Ieri" assolutamente no sotto tutti i punti di vista.
Personalmente, poi, avrei evitato di inserire la parola "gioco" nel testo (È sempre lo stesso gioco) lasciandola solo nelle parole della canzone di Mina: sarebbe stata una scelta geniale!

Considerato che nella canzone di Mina la parola "gioco" è utilizzata come verbo, la parte finale del mio commento precedente non è corretta. Mi autocensuro scusandomi con l'aut*

Un tema presente anche in altri racconti. Chissà se dipende dall'età di molti di noi. Condivido con  @paluca66 che sarebbe stato meglio usare gioco solo nel richiamo alla canzone ma le regole sono regole.
Nel complesso un buona prova

Mi è piaciuto per la frattura che crea nella narrazione: ricordi così carichi di tensione e un gesto dolce e toccante. Questa frattura è la vera potenza di questo racconto e non si può rimanere indifferenti. È un racconto che, con poco, dice tantissimo e lascia anche molto spazio all'immaginazione.

Si fa un po' fatica a leggerlo per la totale assenza dei segni di interpunzione relativi al discorso diretto, quindi sono dovuto tornare indietro due volte. Per il resto, però, è un racconto riuscitissimo, sia come pathos sia come messaggio, che mi arriva dritto come un pugno nei denti e mi stende.
Da rivedere la punteggiatura, ma indubbiamente uno dei 100 che piacciono a me. Grazie.

Pur apprezzando la tua scrittura, al netto di alcune scelte che non mi sono piaciute molto, come l'andare a capo in maniera troppo repentina, l'insieme non mi ha coinvolto.
Sarà che non riesco ad apprezzare chi non accetta mai la sconfitta, neanche quando è insormontabile, o sarà che gli anni '60-'70 non fanno parte del mio vissuto e quindi mi rimangono estranei: semplice questione di gusti, comunque, che nulla toglie alla qualità scrittoria del tuo 100.

Mi ripeto di sicuro. Dal punto di vista della realizzazione, nulla da dire, è sicuramente uno dei testi meglio riusciti. 

Cosa mi lascia? Ben poco, e perché i fatti narrati non appartengono alla mia generazione e perché questo genere di racconti non è proprio nelle mie corde. 

Grazie

Un racconto che ho riletto alcune volte: l’idea di base è buona, il raffrontare le manifestazioni di ormai mezzo secolo fa e quelle di oggi ci da la percezione che ad ogni generazione ci saranno giovani che affronteranno i problemi e le tematiche in cui credono, consapevoli dei tanti ostacoli.
Molto dolce il momento di questo distacco. O almeno questo ho inteso in alcune frasi.

Ma per un mini, ovviamente a mio parere, un po’ troppo carne al fuoco: le lotte sociali di allora, le proteste del nipote di oggi, il dolore per distacco dalla persona amata.
A “complicare” un poco la prima lettura la mancanza del virgolettato in quelle che si percepiscono come frasi o come pensieri.

 
Non conosco i riferimenti storici e musicali, ma credo che non sia importante, perché il messaggio arriva lo stesso.

Il tuo modo di usare la punteggiatura appesantisce la lettura e la comprensione del testo.
A parte questo ho trovato il tuo lavoro piacevole, trasmette qualcosa e ti lascia l'amaro in bocca per la storia che si ripete.

Delicato e toccante. Bel quadro di una vita passata assieme. Un cammino che sta inevitabilmente per spezzarsi. Un cento che arriva al cuore. Se devo trovarci un piccolo difetto è nella frase centrale (Dicesti...). Un po' troppo articolata per i miei gusti. Ma probabilmente è solo qualcosa di soggettivo. Complimenti