Eliminato

Nel cuore della notte, un fischio breve, uno lungo e un altro breve: "erre".
Il reparto veniva chiamato al quadrato.
Gli scout uscirono dalle tende eccitati: era il "grande gioco notturno". Sapevano che ci sarebbe stato, ma non sapevano quando. 
A ognuno fu data una fascetta da legare alla fronte, con su scritto un numero a tre cifre, e una torcia elettrica. Si doveva illuminare la fronte dell'avversario e leggere il numero, per eliminarlo.

Tanto tempo era passato.
Nel cuore della notte, un suono lungo: una sirena. 
Nessuna fascia con numeri alla fronte. 
Poi un fascio di luce sul volto. 
Poi nulla.

Ok. Il racconto è ben strutturato e potente nei suoi rimandi. Però io non conosco le regole degli scout peraltro qui “assimilate” a u gioco (non gioco) di guerra.
Il segnale morse ripetuto col fischio, la R di “rompete le righe” sinonimo di una qualche libertà fa da contraltare a una situazione concreta in cui non si gioca più ma il nemico viene eliminato davvero. Dallo scherzo alla tragedia.
Un po’ difficile da capire (ho dovuto documentarmi perché non ho familiarità con certe situazioni) ma, anche se non mi  fossi informata devo dire che si percepisce il doppio binario e il racconto funziona

Non ci sono arrivata, Autore, mi spiace.
Ho compreso la prima parte, ma con la seconda siamo rimasti a rileggerci un po' di volte senza comprenderci.
Utilizzando il commento di Petunia tutto è stato più chiaro.
Devo dire che il racconto è ben costruito e, alla fin fine, anche il rimando al fascio di luce sul viso per leggere i numeri si collega bene al fascio di luce sul viso per vedere ed eliminare il nemico nella realtà.
Forse mi ha spiazzato il "Poi nulla" finale...
Diciamo che impariamo fin da piccoli a "eliminare" il prossimo: da grandi ci limitiamo a mettere in pratica quanto appreso.
Buona prova.

Anch'io ho letto il racconto più di una volta e alla fine ho desunto il "succo" della storia per intuito.
Sicuramente è un tipo di racconto che mi suscita interesse, proprio per la scelta dell'autore/autrice di partire da una situazione - in questo caso ludica - a una drammatica.
Però qui ho come la sensazione che mi sia mancato un "anello di passaggio", probabilmente per un problema mio.

Petunia, inconsapevolmente, mi accompagna in ogni 'cento'. Ma a me resta dentro un certo rancore verso quegli autori che se non scrivono racconti incomprensibili non si divertono.
Sei bravo autore e pure parecchio, ma non avrai un mio pallino.

P.S

Sto scherzando

Anche io non avevo capito subito, e forse non ho capito tuttora, ma il problema credo che stia nella mancanza di almeno un indizio nella parte finale. Bastava un dettaglio, un fucile, un accenno a una divisa o a un altro elemento caratteristico.
Così potrebbe essere tante cose, da una azione militare a una fuga dal carcere, ad esempio. La sirena si presta a molte situazioni.

In definitiva, bella l'atmosfera e l'idea, manca qualcosa di importante nella resa finale.

L'inizio sembra tratto da un manuale di giochi, mentre il secondo dovrebbe essere il cazzotto che ti stende. Non sono uno che cerca l'emozione in ogni testo, ma purtroppo in questo caso sono rimasto totalmente indifferente.

Peccato. Perché l'idea era molto buona. Secondo me non è stata resa benissimo per la scelta dei tempi nella prima parte. 
Al contrario la seconda parte e il finale mi sono piaciuti molto, soprattutto alla seconda lettura quando avevo capito il senso della prima parte. 


Comunque grazie

Il messaggio arriva chiaro ma se posso muovere una piccola critica io avrei provato a sacrificare qualche parola nella prima parte per dare un po' più di respiro alla seconda che così appare un po' troppo sacrificata. E nella mia visione sempre non troppo pessimistica ho pensato che la seconda parte potrebbe raccontare un giocatore di videogame, anche così il contrasto tra i due giochi sarebbe forte e significativo.

non conosco i giochi degli scout, quindo trovo una certa difficoltà a recepire.
difficoltà che poi si accentua nel finale, per me poco chiaro.
va bene, è stato eliminato qualcuno, forse in via definitiva, ma nel complesso non è che abbia capito molto di questa storia.
perdonami, sarà una mia lacuna, ma non mi rimane niente al termine, sebbene lo abbia letto più volte.

Una silloge di vita in un cento.
Raccolta tra fanciullezza e età adulta, tra bimbo e scout cresciuto, tra gioco e non gioco.
Scritto usando giusti toni per lasciar intendere e a volte il lasciar intendere sottende un qualcosa d'importante da raccontare.
Apprezzata opera che sicuramente scava nel vissuto personale dal quale attinge ispirazione.

Il racconto gioca sul contrasto tra il ricordo spensierato di un gioco notturno tra scout e la brutale realtà di una situazione di pericolo mortale. La narrazione inizia con dettagli che evocano l'innocenza dell'infanzia e l'entusiasmo per la competizione. Questo ricordo, però, si trasforma in una situazione molto più sinistra e inquietante. L'eliminazione è reale, e non più metaforica, un cambio drastico di tono che porta in un contesto di pericolo reale. Il finale crea un senso di vuoto e ineluttabilità, lasciando a riflettere sull'imprevedibile e talvolta tragico passaggio dall'infanzia all'età adulta e su quanto la vita possa cambiare drammaticamente in un istante.

Il cento non mi è dispiaciuto, bella e originale la contrapposizione delle due parti.
Concordo con altri commentatori sul fatto che nella seconda parte manchi qualche piccolo indizio per delineare meglio la storia e farla decollare.

Il gioco da ragazzi si trasforma in qualcosa di simile, che però gioco non è.
L'eliminazione non è più un gioco.
I commenti mi hanno permesso di capirlo (spero) e apprezzarlo di più, ma senza avrei brancolato nel buio.

Non è male questo racconto che gioca sul parallelismo tra gioco/finzione e drammaticità.
L'unica cosa è che probabilmente le due parti sono un pò sbilanciate, nel senso che la prima e forse anche la seconda riga della prima parte potevano essere omesse e utilizzate nella seconda per dare qualche ragguaglio in più e rendere il finale un pò meno vago(anche se in linea di massima si capisce a cosa va incontro il tuo personaggio).

Potrei aver frainteso questo racconto, ma i 100 spesso raccontano tanto, cogliendo di una storia solo un momento: un momento che qui si ripete, ma il gioco di tanti anni fa ora è per la vita, che si spegne.
Un fascio di luce allora, innocuo. Un fascio di luce ora: mortale.
La parola guerra è lì, tra queste righe.

Alla prima lettura ho pensato che il racconto trattasse di un gioco scout finito in tragedia. Poi, lasciato decantare, ho visto i due episodi scollegati. La seconda parte tratta del suicidio del protagonista. La luce in volto cambia a seconda delle situazioni portando in qualche modo sempre all'eliminazione.

E' un 100 che spiazza, nel bene e nel male. Spiazza nel bene perché ti spinge a interrogarti, a cercare di capire: perché sai bene che qualcosa da capire c'è.
Spiazza nel male perché avverti subito che c'è del non detto, o meglio, del non scritto. Che però scritto dovrebbe essere stato.
Di fatto, a mio avviso, un incompiuto.

Ciao, Penna.

Un 100 che fa un parallelo tra un episodio giocoso del passato e un episodio di vita reale di un tempo successivo per costruire una storia. Questo porta alla consapevolezza che un gioco all'apparenza innocente rappresenta invece una realtà tragica. La forza potenziale dell'idea secondo me si perde nella narrazione in terza persona, in particolare "Più nulla" a mio gusto avrebbe più senso in prima persona. Comunque bene così.

Grazie e alla prossima.

Ho molto apprezzato la descrizione del "Grande Gioco Notturno" che hai spiegato in modo chiaro e comprensibile. 
La seconda parte la trovo volutamente laconica per dar modo a chi legge di interpretarla secondo la propria sensibilità ed esperienza.
Ottimo lavoro.

Promuovo la prima parte, non la seconda poiché completamente scollegata dall'episodio degli scout. In realtà il collegamento c'è eccome, ma manca la chiave di lettura, un piccolo indizio che unito all'immaginazione, possa amalgamare il tutto, dandogli un senso complessivo.

Tuttavia devo dire che nonostante la mancanza l'ho letto con piacere.

Grazie

Mai avuto esperienze di scout e quindi il gioco mi suona nuovo. Non sapevo che ci fossero simili torture nell'ambiente: se mi svegli nel cuore della notte per fare un gioco per me diventa un supplizio!
Interessante il cambio di prospettiva nel finale del racconto. 
Un cento niente male!