Il lanciatore

Ho trovato molto originale l'idea di voler immortalare il momento immediatamente precedente al lancio di una partita di baseball.
Trovo molto particolare (ma non fuori posto) l'uso di un aggettivo come "ammutinati" per descrivere il tempo dilatato in cui vive il protagonista in quell'attimo infinito, mentre sono stata travolta io stessa dal "quintale di solitudine" che ha tolto ogni certezza a  Gilberto.
Perchè la solitudine ? Avrei potuto capire la timidezza, l'inadeguatezza... ma la solitudine fatico a comprenderla.
Mi piace che hai lasciato il finale sospeso così che il lettore possa decidere se il lancio è andato a segno oppure no.

Penso che il quintale di solitudine sia dovuto a tutto ciò che è la vita di Gilberto quando non gioca a baseball. Certo, in 100 misere parole l'Autore non poteva spiegarci tutto, ma credo che abbia comunque ben condotto il percorso che ci porta, attraverso il momento del lancio, a un'estensione più immaginaria della vita del protagonista.

Grazie

Un'azione vivisezionata in tutti gli attimi di cui è composta, fino a dilatarne nel tempo l'esecuzione.
Forse proprio per questa "slow motion" di emozioni che fuoriescono e si concretizzano nell'azione finale in un climax ascendente, un po' si perde il pathos. Solo cento parole, ma sembrano molte di più.
Almeno questa è una mia sensazione.

Il pezzo migliore che ho letto, e non me ne mancano tanti.
Tutti gli sport, se svolti con passione, generano timori e incertezze. Ma non somigliano alla vita, quelli hanno il loro habitat, un mondo a parte.

Un fermo immagine che colpisce per la descrizione dettagliata dell’azione e, purtroppo, anche dell’emozione. 
Questa frase non mi è piaciuta, mi pare che tolga qualcosa al momento 
che è così ben descritto. Non l’avrei proprio messa, ecco.
In quegli istanti ammutinati al flusso naturale del tempo un quintale di solitudine lo travolse, spogliandolo di ogni elementare certezza.

Charlie Brown!
Solo sulla montagnola del lanciatore, pieno di dubbi, di paure, ma soprattutto, immensamente "solo".
Hai fatto una fotografia perfetta del momento, forse qualche parola è un po' "esagerata" (ammutinati, quintale) ma potrebbe anche essere un effetto voluto.
Nel complesso il risultato finale è molto buono.

Sono alla prima esperienza con un cento, sia da scrittore che da lettore. Mi colpiscono le diverse trovate.
Questa mi piace molto, il descrivere minuziosamente un istante così particolare e intenso.
Purtroppo non mi è piaciuta molto la parola "quintale", e in un racconto di 100 parole ognuna di esse acquista ancora più importanza (lo sto imparando ora).
Comunque bravo!

Grazie

Per come interpreto io il 100x100, o cerchi di condensare una storia lasciando spazio al non detto, o ti concentri sulle emozioni.
Ecco, le hai vivisezionate con precisione, trasmettendole al lettore.
Il baseball non mi entusiasma, ma il tuo è un bel lavoro.

non sono riuscito a immedesimarmi, mi spiace.
bella la descrizione del momento, carica di tensione e pensieri, però non entra dentro di me, mi lascia semplice spettatore.
il baseball mi piace, quindi apprezzo la scena, però non mi resta granché.

Sono di Rimini, i Pirati non ci sono più e se devo dirla tutta non sono mai andato a vedere una partita di baseball.
Ho visto qualche spezzone in tv quando ero più giovane, ma in linea di massima mi annoiava.
Il tuo racconto invece non mi ha annoiato. Il baseball è uno sport di squadra, ma se ho inteso il gioco gran parte delle possibilità di riuscita risiedono nell'abilità del lanciatore. In effetti la scena è come una sorta di duello nel Far West, lanciatore contro battitore, pallina contro mazza, e non fatico a credere al senso di solitudine che può toccare il pitcher prima del lancio.
Tematica originale e ben riuscita. Piaciuto.

Più di una volta ho colto questa immagine nei film americani.
Sei li solo è attendi di lanciare...
Forse la metafora della vita? Chissà ma in ogni caso la scrittura è pulita e in poco scava nell'animo umano regalando proprio un corridoio aperto per comprendere tutte le sensazioni di quell'attimo.
Molto apprezzato.

Il racconto esplora con grande intensità l'attimo sospeso di tensione e solitudine che vive un giocatore di baseball sul monte di lancio. Gilberto si ritrova sopraffatto da una paura quasi paralizzante, descritta come un rovo che avvolge il suo braccio, amplificando la vulnerabilità di un momento cruciale. La prosa è ricca di immagini suggestive che creano un quadro vivido che cattura l'angoscia e l'incertezza del protagonista. Il racconto riesce a trasmettere efficacemente la bellezza e la drammaticità del momento, offrendo uno spaccato sulla lotta interiore dell'atleta, in bilico tra paura e determinazione.

Chissà se tutta quella solitudine avrà partorito uno strike o un ball?
A volte un risultato positivo può nascere sia dall'incertezza che dalla determinazione.

Ciao, Penna.

Tutto scritto molto bene, ma la domanda è: perché dovrebbe interessarmi questa scena, questo attimo della vita di Gilberto? Com'era prima di lanciare e come si è evoluto dopo il lancio? Aveva un'alternativa o poteva solo lanciare? Mi manca la trama.
Questo è uno di quei 100 che io chiamo "quadri dipinti con le parole". Lo definirei quasi un quadro impressionista, per via delle metafore usate, alcune forse un po' troppo iperboliche ma ci possono stare in un componimento di questo genere.

Grazie e alla prossima.

Anche in questo racconto è “il momento” a raccontarci - con un linguaggio anche ricercato - una storia che immagino più complessa: la fatica degli allenamenti, la speranza di contribuire a una vittoria, il sogno di essere un grande giocatore, un insieme che quasi si sgretola nella tensione dei secondi di preparazione per il lancio.
Uno spunto originale.

Cento sportivo molto interessante. Si legge bene la tensione per l'importante lancio. Ben dipinto e con mano decisa, con qualche fronzolo ma essenziale. Una lettura piacevole. Ben fatto.

Ci sono negli sport di squadra, dove alcuni giocatori giocano da "soli". Il portiere nel calcio, il lanciatore nel baseball. 
Mi piace il baseball forse perché è come la pesca: per diversi innings non succede nulla - o quasi - poi all'improvviso, una battuta valida e la velocità del gioco centuplica. 
Descrivere cosa passi nel capo di un lanciatore (come magari di un portiere prima del calcio di rigore) non è facile.
Tu ci hai tentato con ambizione e un'ottima abilità narrativa. 
A me, e quasi solo a me leggendo i commenti, pare tuttavia che ci sia riuscito/a solo in parte.

Non me ne voglia l'autore del racconto, ma tutte queste immagini e questo pathos per il lancio di una palla li ho trovati esagerati. Però mi è piaciuto: nel suo apparire assurdo e forzato, mi ha comunque lasciato con un bel sorriso sul volto.

Un singolo momento rallentato e condensato in 100 parole: ci sta, è una bella descrizione, a parte qualche termine un po' troppo particolare. Gli manca il solito guizzo, quel qualcosa che colpisca i sensi o la mente.
Mi ha ricordato il mio professore di educazione fisica del liceo, che era un tizio muscoloso, abbastanza feroce e appassionato di sport americani, per cui, anziché farci giocare alle cose canoniche, si era messo in testa di insegnarci il baseball.
Non ricordo molto di quel gioco, che non mi affascinava (né affascina) granché, tranne i suoi ululatissimi OOOOUT!, con annessi, ampi gesti delle mani, quando il battitore veniva eliminato.

Hai raccontato le emozioni del lanciatore durante una partita di baseball.
Nient'altro.

E poi? 
Non puoi lasciarmi senza sapere come va a finire!
Bello lo stile utilizzato nella stesura del cento, una scrittura "romanzata", ricca di aggettivi e avverbi, proprio come piace a me.
Peccato, davvero, per quel senso di incompiuto che mi hai lasciato: attendo il secondo episodio con l'epilogo!