Impara l'arte

Ohi, ohi… caro truffatore hai sposato la donna sbagliata. Ricca ma non stupida come credevi. 
Tra i “vapori” di una scrittura un po’ fumosa, s’intuisce che lo sposo arrivista abbia commesso qualche errore di valutazione e sia stato sgamato e… punito. Resta però un grosso buco nella storia perché nulla si riesce a capire di quanto sia successo. E la mia curiosità resta appesa a quella macabra corda.

Una vita così non ha significato, ma la punizione mi sembra esagerata. Ci sarebbero montagne di morti a testimonianza di truffe e inganni verso il gentil sesso. O no?

Questo 100 mi piaciucchia, c'è questo ribaltamento della situazione che ritengo piuttosto valida.
Solo che mi sento decisamente un babbeo perché sto cercando di capire il nesso dell'indice e del cellulare. Va bè, qualcuno me lo spiegherà.

La truffa al tempo di whatsapp, un messaggio incauto scoperto? Cerco di dare una spiegazione al dito e al cellulare, a un cambio repentino nella narrazione, un po' brusco ma inevitabile nello spazio ristretto di un 100.
Forse un po' scontata tutta la trama ma, nonostante il finale macabro (o frose proprio per l'eccesso di quel finale) mi ha strappato un sorriso: Zelia mi piacerebbe molto conoscerla.

Questo cento è proprio un peperino divertente.
Alla fine ho sorriso e mi sono fatta una mia idea su Zelia: che sia ben più cattiva dell'imbroglione di turno e che abbia (letteralmente) diversi scheletri nell'armadio.
Mi sfugge un po' la dinamica di come un impiccato a un ponte riesca a vedere quello che lei, al sicuro dietro al parapetto, "gli mostra".
Questa è l'unica pecca che mi stona un po'. C'è un brusco cambio di rotta e di tono, nel racconto, che serve per il "twist finale".
La considero una buona prova e mi ha strappato un sorriso.

Non so, avevo letto questo 100 ieri sera, poi l'ho ripreso oggi nella speranza che mi si chiarissero le idee.
Ma così non è stato, perdonami. Perchè l'indice con il cellulare?
Se davvero l'avesse scoperto a tradirla tramite uno smartphone, davvero l'avrebbe appeso a una corta legata a un ponte per mostrargli lo strumento del suo tradimento? 
Interessante, ma con punti oscuri (per me).

ok, il truffatore è stato fregato, almeno questo pare chiaro.
però non è chiaro niente altro, scusami.
dal sacchetto con indice e cellulare, collegabili tra loro per via della digitazione, al motivo per cui si trovi appeso a un ponte.
tutto mi rimane alquanto annebbiato, perdonami.

A pensarla bene qua finisce male e il gioco della truffa finisce in fuffa.
Ricordarsi che il diavolo fa i coperchi e non le pentole o viceversa?
Insomma le donne non si fregano ricordatevelo se non volete fare la fine di questo truffatore futtato dalla signora!

Questi artisti...tante chiacchere e pessimi risultati! Occhio alle nubili convinte!
Scena un po' alla Tarantino. Non mi è dispiaciuto.

Mi dispiace non mi ha convinto. 
Considerando che chi parla è appeso ad una corda trovo strano che si autodefinisca un artista della truffa. Inoltre questa truffa non si capisce quale sia, forse voleva sposarla? ma Zelia è una nubile convinta.
No, mi dispiace. Secondo me lascia troppo all'immaginazione.

Grazie

Il racconto colpisce per il suo tono ironico e il sorprendente ribaltamento finale. La narrazione in prima persona conferisce un senso di intimità e arroganza al protagonista, il cui compiacimento per la propria abilità nel truffare viene smontato con un twist ben costruito. L'inversione dei ruoli, dove la presunta vittima si rivela essere l'astuta carnefice, aggiunge una dimensione morale alla storia, mostrando che la presunzione può essere punita in modo inaspettato. Il discorso finale di Zelia, secco e tagliente, chiude efficacemente il racconto.

Truffare a un truffatore? Come rubare a un ladro!
Devo dire che mi è piaciuto, forse avrebbe avuto bisogno di un ritmo maggiore e la frase finale forse risponde più alle regole del 100.
Comunque mi è piaciuto

Ciao, Penna.

L'unica cosa oscura per me è come funzioni la corda e come il narratore sia appeso al vecchio ponte. Per il resto mi è piaciuto il colpo di scena e soprattutto la sicurezza che, ciononostante, lui ostenta ancora. Un personaggio fuori dagli schemi che mi resta impresso proprio per questo, immerso in una trama quasi banale ma necessaria per farlo risaltare.

Grazie e alla prossima.

In un 100 di quella storia che abbiamo tutta in testa dobbiamo riuscire a trovare quel momento che, alla fine, la racchiuda interamente, con poche scappatoie per il lettore.
E qui il momento è quasi tragicomico. Sintetizzo: chi la fa l’aspetti.
Il vero personaggio per me è Zelia, che ho visto in due modalità. La prima: una donna libera, che ha imparato a sgamare chi la vuol imbrogliare. Oppure: truffatrice a sua volta, che ha vinto questa partita alla grande, considerando la bravura di cui il narratore si vanta.
Il finale, inaspettato, confesso che me lo sono un po’ edulcorato: scusa Penna ma niente impiccato, solo appeso per i polsi, magari in equilibrio instabile su qualcosa, che si libera con non poca fatica. Ma se quell’indice serve a sbloccare il cellulare con app per accedere ai suoi conti… sarà stato un gioco da ragazza!

Indizi simpatici sparsi per il testo.
La corda al collo, tipica di un suicidio, qui sembra lo strumento utilizzato dalla signora.
Che raccoglie in un sacchetto dito e cellulare: per farci cosa?
Lo vedremo al terzo tempo.

Ho adorato l'immagine dell'indice mozzato per sbloccare il cellulare, ma questa scena contrasta nettamente con la frase precedente, perché quando ho letto di lui appeso al vecchio ponte, ho pensato al passato, magari al Medioevo. Questo mi ha spiazzato. È un bene o un male? Non lo so, ci devo ancora pensare. Un bel lavoro per chi, come me, adora farsi un sacco di domande dopo aver letto un racconto breve.

Simpatico. Sì, funziona. In poche righe hai creato una situazione chiara e divertente. Bella prova. Complimenti.

Non posso fare finta, scusami autore, ma non ho capito. 
Mi hai colto di sorpresa proprio come Zelia ha fatto con il povero truffatore.
Alla fine, chi la fa l'aspetti? 
Certo è che quella busta ha destato parecchia curiosità...

Che ha fatto la vecchia Zelia? Ha torturato e mutilato il truffatore protagonista? E pensare che doveva essere un gioco da ragazzi secondo lui. Ho capito, ha commesso una leggerezza che, a quanto pare, gli sarà fatale. Per quanto mi riguarda, ben gli sta.

Dal punto di vista tecnico, anch'io noto una narrazione non del tutto chiara e immediata. Non è un difetto, per carità, ma qui si stimola eccessivamente la curiosità del lettore che poi ci rimane male.

Grazie

E' vero, autore, lasciare tutto all'immaginazione del lettore funziona se il risultato finale, il punto d'arrivo visibile, è qualcosa di consueto o di facile da immaginare.
Qui l'output è un uomo appeso a una corda (non credo sia impiccato) mentre la sua aguzzina tiene un sacchetto con dentro un dito e un telefono.
Sarebbe come se ti mostrassi un quadretto con Trump in sella a un tirannosauro che guida l'attacco finale delle formiche al Cremlino.
Figo, ma faccio fatica a riempire il vuoto che sta nel mezzo.

Insomma, una idea potenzialmente molto interessante che lascia troppo spazio di manovra al lettore.
Anche titolo e chiusa finale non li trovo quasi per nulla coerenti col resto della narrazione.

Ho capito che l'arte di cui il protagonista parla non è proprio redditizia, quello che non ho capito è il modo in cui la donna si vendica, non solo lo impicca ad un ponte ma gli amputa l'indice per conservarlo in un sacchetto insieme al telefonino.
Complimenti alla signora!

Dalle mie parti si dice "Tra tante pecore hai preso il cane" e credo proprio che qualcosa di simile sia accaduto al protagonista di questo mini: con molta probabilità Zelia raggira la gente in modo più efficace del protagonista (il dito e il cellulare nel sacchetto fanno presumere che la donna li userà a suo esclusivo vantaggio).
Il mini è ironico e vivace e l'ho trovato molto convincente nella caratterizzazione dei personaggi: nonostante l'indole truffaldina non ho percepito il protagonista come antipatico e pericoloso, mentre ciò non si può dire per Zelia.
In un racconto con le battute risicate però ogni parola ha un peso particolare. Leggendo i commenti ho notato che appeso crea molte perplessità: non credo si descriva un'impiccagione perchè la dinamica del fatto creerebbe molti problemi, probabilmente legato corrisponde meglio alla scena descritta, ma solo il terzo tempo scioglierà questo dubbio.
Trovo che i due avverbi in -mente così ravvicinati e racchiusi nelle virgole non siano stati valutati con attenzione e appesantiscono inutilmente il testo: mentre il primo, in un certo senso, contribuisce alla caratterizzazione del personaggio, il secondo può essere tolto senza alterare niente e il testo guadagna qualcosa in scorrevolezza.