È solo un gioco

“È solo un gioco”, mi dicevano. Ma pian piano quel gioco si è trasformato nella mia vita.
E ora, che mi trovo qui con le mie compagne a piangere di gioia e a cantare il nostro inno nazionale con la medaglia d’oro olimpica al collo, capisco che ho fatto bene a tenere duro, a fare sacrifici, a continuare sulla mia strada, a non dar retta alle tante voci che mi dicevano di crescere e trovarmi un lavoro vero.
“È solo un gioco, ci dicevano”. E ora siamo qui, sedute sul tetto del mondo.

Un cento  che in poche parole ci restituisce l’immagine di un’atleta che ha dovuto faticare più con la propria famiglia che con i duri allenamenti. C’è un senso di rivalsa nell’inno nazionale che risuona inevitabilmente nella testa di chi legge e nel bagliore della medaglia appesa al collo. 
Ciò che mi ha colpita è la presenza di una “rabbia sorda” non c’è la felicità per il risultato conseguito ma la voglia di “sbattere” in faccia quella medaglia a chi non credeva in lei. Sono combattuta, quindi il cento funziona.

Il fatto che si parli di sedute sul tetto del mondo mi fa pensare alle ragazze della pallavolo di Velasco, forse la medaglia (d'oro) per l'Italia più bella di tutte conquistata alle recenti Olimpiadi. Ma potrebbero essere anche Sara Errani e Jasmine Paolini, regine del tennis doppio femminile. Non so, forse dimentico qualcun'altra.

Non importa, a me certe cose emozionano sempre, anche se l'argomento scelto dall'Autore, di certo non spicca per originalità.

Grazie

Voglia di rivalsa e di rivincita è il senso di cui mi pare pervaso questo racconto, che parte da uno spunto attuale, ma che può essere esteso a tanti campi della vita.
Se questo era il tuo intento, autore/autrice, a mio parere ci sei riuscito/a.

Si capisce che è una vittoria di squadra quella che descrivi, avanzo l'ipotesi delle pallavoliste, ma poi non è troppo importante di quale sport stiamo parlando, è importante l'orgoglio dell'atleta che c'è l'ha fatta e ora si gode il suo momento imbalsamata di felicità.

Un 100 chiaro, senza fronzoli e senza passaggi misteriosi. Questi sono i suoi pregi, ma anche i suoi difetti, perché alla fine risulta molto piatto e un po' banale. Tuttavia, è un piacere leggerlo, soprattutto perché onora le atlete della nazionale di pallavolo.

Io credo siano le ragazze della pallavolo. 
Bel cento, ma è una scelta che non mi ha entusiasmato. 
Sembra ci sia più spirito di rivalsa che gioia in questa vittoria, ci può stare ma non mi convince.
"Sedute sul tetto del mondo" la trovo un'espressione un po' stereotipata.

Grazie

I giochi olimpici e paralimpici sono stati scelti da molti autori, finora, e questo penalizza un po' l'originalità.
Il difetto principale del 100 però non è l'idea ma la resa: mi suona in fatti un po' troppo didascalico, un po' stereotipato nella rivalsa verso il resto del mondo.
Il riferimento al trovarsi un vero lavoro mi ha fatto sorridere e ripensare a quanto dichiarato da alcuni nuotatori di non ricordo che nazionale, nordica credo, finiti al centro di un mini scandalo perché hanno un profilo sul discusso e discutibile sito di OnlyFans.
Si sono giustificati dicendo che gli introiti dalla loro attività agonistica sono da fame.
Sarà vero?
Chissà.

Un po' scontato, così a ridosso dell'estate appena passata.
Ti dico cosa non mi ha convinto: che la gente abbia cercato di frenarla per spingerla a cercare un lavoro vero. No, oggi non è più così,  anzi.

Bello.
Nella vita bisogna decidersi "a crescere e lavorare" e lasciare da parte i giochi o gli hobby.. ed è meraviglioso quando l'uno e l'altro si fondono e si può vivere la vita che si sognava da bambini.
Hai trovato un'idea originale, ma l'hai sviluppata in modo un po' convenzionale e quindi poco emozionante.

 
Immagino che te ne sia accorto da solo: nell’ultima frase, “ci dicevano” va fuori dalle virgolette.

capisco l'entusiasmo di chi si è dovuta fare un mazzo tremendo per dimostrare di valere, una volta raggiunto il traguardo.
però quella rabbia bisognerebbe metterla da parte e godersi la gioia del trionfo, abbattendo ogni barriera verso tutto e tutti.
gradevole.

Beh un cento che corre sulle ali della tenacia e del "non mollo mai".
Tante storie vere per una medaglia d'oro.
A volte la vita fa percorrere strade molto strane.
Anch'io da piccolo sognavo di fare le olimpiadi quando mi allenavo ma poi, come sempre accade, la vita ha deciso molto diversamente.
Anche  se comunque il mio personale altare con coppe, targhe e medaglie è sopra il pc, seppur non olimpiche.

Il racconto celebra la determinazione, la passione e il coraggio di inseguire i propri sogni nonostante le critiche e i dubbi degli altri. La narrazione utilizza la ripetizione della frase "È solo un gioco" per evidenziare il contrasto tra la percezione comune e il significato profondo che lo sport ha per la protagonista e le sue compagne di squadra. Il loro successo diventa una potente risposta a chi le aveva scoraggiate, dimostrando che ciò che molti consideravano un passatempo è diventato una carriera e una realizzazione straordinaria.

Forse un po' scontato ma, leggendo diverse interviste ai protagonisti e alle protagoniste delle recenti olimpiadi, questo senso di rivalsa è reale e si sente.

Ciao, Penna.

La narratrice e le sue compagne sono sportive, ma a cercarsi un lavoro vero vengono mandati* anche artisti* e le penne come noi. Apprezzo molto anche questo risvolto del tuo 100, che ha però il difetto di rappresentare solo il risultato eroico, quando invece andrebbero normalizzati lo sport e le arti anche per chi non raggiunge l'apice.
Ma va benissimo quello che hai scritto!

Grazie e alla prossima.

La vittoria delle nostre pallavoliste alle olimpiadi era un argomento facile e, forse, un po' scontato, da utilizzare in questo 100 eppure è stato talmente bello che non ci si stanca mai di leggerne e di ricordare.
Piuttosto, sarò il solito inguaribile romantico, ma fatico a immaginare che nel momento immediatamente successivo alla premiazione (così sembra essere) i pensieri di anche una sola di loro potessero essere questi: troppa la gioia, la felicità per quello che avevano appena compiuto.

Forse è vero, è un pò scontato e poco originale questo 100, ma più della rivalsa finale e della vittoria, apprezzo e sposo in pieno quel volere continuare a sognare, a sentirsi vivi continuando a fare ciò che ci piace e ci fa stare bene, lasciando da parte la razionalità che mortifica l'anima, rappresentata da quel trovarsi un lavoro vero.
Certo, la vita non è un viaggio gratis, i soldi ci vogliono, ma a quale costo morale? Quello di vivere una vita in gabbia facendo un'attività che non ci realizza?

Ci vedo anch'io le ragazze della pallavolo in questo cento sportivo. Forse sì un po' semplice ma abbastanza realistico. Dopo la gioia per la vittoria la mente si riempie di pensieri per quello che è stato il cammino per giungere a un tanto ambito traguardo.

Un 100 lineare, chiaro. Un 100 che non gioca, appunto, con non detto per attirare l'attenzione. Un 100 che parla di un emozione forte.
Un 100, mi dispiace, mia cara penna, che purtroppo non mi emoziona

Mi pare un 100 celebrativo, che come tale ha già raggiunto il suo scopo già nel momento in cui è stato pubblicato.
Poi ci sono diverse considerazioni da fare, che ho ritrovato anche nei commenti che mi hanno preceduto. 
Diciamo che, per me, è stato più emozionante vedere tutte le partite che leggere il tuo racconto, ma questo non è di sicuro un limite del 100, ma una diversa predisposizione del lettore.
Sono convinto che ovunque ci sia un omaggio, esso sia sempre ben fatto!
Quindi, complimenti per aver portato questa tematica nel nostro concorso.
Grazie!

Capita che a volte i grandi tendano a tenere i loro figli coi piedi per terra: il “è solo un gioco” a volteserve a fare in modo che non vengano coltivate illusioni che poi non si concretizzeranno o che non potranno essere portate avanti per i più svariati motivi. Capita e non è un delitto: le disillusioni fanno male, così come dover rinunciare a percorso iniziato.
Peggio invece è quando alla passione vengono tarpate le ali, quando il “gioco” viene visto come qualcosa di transitorio, giusto per far passare un po’ il tempo, per tenerli impegnati ma finita lì. Ben vengano quindi i ragazzi che lottano per ottenere risultati, soprattutto quando oltre alle medaglie si accompagna il rispetto per gli avversari e la consapevolezza che i sacrifici portano sempre qualcosa di buono.

Non perdere tempo, stai sciupando la tua vita, pensa alle cose serie, non puoi vivere giocando. Quante avversità bisogna superare per far si che i propri sogni si avverino.
Non è senso di rivalsa, solo soddisfazione per quello che hai ottenuto.
Tu, autore, hai ottenuto il mio voto.