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Messaggio Da AlbertOne Dom Ago 25, 2024 2:10 pm

Sua madre glielo aveva raccontato più volte; lei e lui, suo padre, ci erano stati un giorno, tanti anni prima, in viaggio di nozze, alloggiando alla pensione "Stella"; un vecchio, con in bocca un sigaro toscano puzzolente da dieci metri che passava la mattina seduto su una panchina del porticciolo, aveva detto loro che a Lerici il clima era così dolce e temperato dal mare che, in estate, offriva una frescura serale che ti faceva rivivere e ti faceva dimenticare il caldone del giorno e, in inverno, non faceva mai abbastanza freddo da doversi infilare il cappotto, quello pesante, con il collo di pelo che teneva calde anche le orecchie.
Adesso invece ha freddo; trema senza riuscire a spiegarsi il perché e del caldo del mare, non c'è traccia.
La vacca l'avevano chiamata Lerici perchè sua madre aveva insistito tanto e lui, per farle piacere, aveva dato alla bestia quel nome strano eppure piacevole da pronunciare. Lerici! stai ferma, porca vacca! Oh, scusa, non volevo offenderti. Però stai ferma che sennò mi rovesci il secchio che domattina devo fare il burro, vacca di una vacca!
Lerici ha il muso buono, gli occhi dolci e un naso enorme e umido; il manto, ispido e raso, in certe zone è bianco, in altre è marrone, in altre ancora è nero; Lerici è una vacca tricolore.
Invece lui ha addosso questo vestito verde, tutto verde meno il fucile. Il fucile ha il calcio marrone. Beh, marrone e verde stanno bene insieme. Se solo facesse un po' meno freddo.
Le mammelle di Lerici sono rosa, grosse e morbide ma lui, quando si attaccava, non le vuotava mai completamente: si serviva una secchiata e, il resto, lo lasciava per il vitello; sembrava quasi che Lerici ne fosse felice: quando aveva finito di mungerla, e le passava davanti per riaccostarla alla mangiatoia, lei gli manifestava la propria gratitudine di madre con una bella leccata dove capitava: d'estate sulle braccia nude, d'inverno sulla giacca pesante, che è una storia che nelle stalle d'inverno ci sia il tepore; d'inverno, nelle stalle, fa freddo, eccome…
Ma non come qui; qui si gela veramente.
E comunque, buona o non buona, Lerici è una gran cagona; quando ancora ero a casa, prima di questo schifo, mi toccava di pulire la stalla più volte al giorno; un sacco di letame che, comunque, viene buono per concimare, e poi l'acqua per lavare e poi ancora strofinare con la scopa di ferro per pulire bene; è poi giù, un bello strato di paglia fresca per fare stare comoda e asciutta la mia Lerici.
Qui invece il terreno è molle e bagnato, c'è fango; e poi le pietre che sporgono dal terreno mi fanno male contro la schiena; vorrei riuscire a toglierle ma non ce la faccio, non riesco a muovermi.
E però anche la mia Maria ha delle belle tette, mi piace prenderle in mano, strizzarle i capezzoli e le preferisco a quelle di Lerici; sono mica stupido: le tette di una donna sono certamente meglio perfino di quelle della vacca più bella del mondo.
Chissà cosa sta facendo in questo momento Maria; prepara da mangiare? che ore sono? non ho nemmeno più l'orologio… devo averlo perso stamattina, durante l'assalto. Adesso sarà mezzogiorno, forse. Non capisco, sembra che ci sia il sole ma vedo tutto scuro. Quando tornerò a casa dovrò farmi vedere, mi sembra che la mia vista se ne stia andando, potrei provare gli occhiali del mio vecchio.
Adesso però non riesco ad alzarmi, sono stanco, forse è meglio se dormo un po'. Ma questa puzza di polvere da sparo e questo fumo ti tolgono il respiro.
E comunque è meglio se io e Maria ci prendiamo una casa tutta per noi altrimenti mia madre continua a darle addosso: e non sei brava a cucinare, e la polenta è troppo molle, e guarda che le braghe di tuo marito sono strappate cosa aspetti a rammendarle, e quando mi date un nipotino, e qui, e là…
Invece la mia donna è brava, fa quello che deve fare e, davanti, è morbida e calda.
Guarda un po', anche questa stupida divisa è morbida e calda però è anche un po' appiccicosa. Ma è sangue… Madonnina bella, sto perdendo sangue! Il tenente ha detto che è solo un graffio e che non mi devo preoccupare, ma io sto perdendo un sacco di sangue! Dove sono quelli del soccorso? Mi sento debole, ho sonno, tanto, mi sembra di non dormire da giorni.
E poi mi fanno male le orecchie. Sarà per via di tutti gli spari e degli scoppi delle granate. Ma abbiamo vinto o no? Madonna, nessuno ti dice niente. C'è silenzio e non si sente nessun rumore. Sarà perché non c'è più nessuno o perché ho le orecchie assordate?
Ma dove si è ficcato il tenente?
Forse facciamo un bambino, a Giovanna piacerebbe tanto, sono sicuro; e anche a me piacerebbe…
Mi si chiudono gli occhi, devo essere proprio stanco; quando arrivano i portantini mi faccio scaricare direttamente in branda.
Ho freddo, devo mungere Lerici, Maria dai, vieni con me in stalla che, almeno, stiamo un po' da soli così abbiamo il latte da dare al bambino, ecco, accarezzala, guarda come ti vuole bene Lerici … Dormo un po' Maria, mezz'oretta e poi apparecchio la tavola. Maria, la polenta è un po' molle ma non fa niente, è buona lo stesso… Maria, scusami, dormo un po', ho proprio sonno, non ce la faccio più…
-  Non ci sono feriti qui, ripiega la barella e cambiamo zona, arriviamo fino a quella collinetta.
-  Come nessun ferito? Non è possibile! Dov'è il tenente? E il suo plotone?
-  Non vedi che non c'è più nessuno vivo? Muoviti, cammina basso e stiamo coperti, che rischiamo di restarci anche noi.

Questa è la mia recensione per @Flash Gordon

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Messaggio Da Claudio Bezzi Lun Ago 26, 2024 9:31 am

Premetto che non mi piacciono i racconti brevi e brevissimi. Le ragioni le ho recentemente spiegate ad Achillu qui: https://www.differentales.org/t3168-charlie-s-angels
Questo crea un bias, ovviamente, nei miei giudizi; ne sono consapevole e - se credi - leggi quella mia precedente recensione per capirne i perché. Ciò detto, in questo caso ti sei concentrato su un istante tragico per analizzarlo e certamente l’hai fatto abbastanza bene (a parte alcune osservazioni puntuali, qui in fondo) ma a me restano sempre i soliti dubbi: chi è costui, come posso affezionarmi, narrativamente, alla sua storia? Non faccio in tempo perché - finale un po’ scontato - lui muore scivolando nei ricordi familiari. Bene, anzi: meglio nel tuo caso che in altri racconti brevi; ma resta la domanda finale sul senso di leggere queste cartoline, brevi abbozzi, spiragli aperti e subito richiusi.
  • “ci erano stati”: meglio c’erano stati;
  • la frase iniziale che inizia con “un vecchio…” e finisce con “…le orecchie”, malgrado le virgole fa arrivare il lettore alla fine in totale apnea. Ci sono troppe subordinate dentro subordinate (il vecchio; prima subordinata il sigaro; 2^ che puzzava da dieci metri; 3^ passava la mattina…; aveva detto loro: inciso d’estate, eccetera, poi d’inverno, poi il cappotto, inciso quello pesante… Non finisce più. Qualche bel punto o il troppo dimenticato punto e virgola avrebbe aiutato.
  • “del caldo del mare, non c'è traccia”; senza la virgola.
  • “le tette di una donna sono certamente meglio perfino di quelle della vacca più bella del mondo.” Questa me la segno.

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Messaggio Da Flash Gordon Ieri alle 12:25 pm

Un mondo che forse comincia a svanire nella memoria e quella guerra fatta da ragazzi inconsapevoli, ognuno con la sua toccante storia semplice e quotidiana.
Hai saputo descrivere la vita con quello sguardo di passione che va svanendo nelle mere elucubrazioni aride e figlie del non sentire.
Oltre ogni ostacolo, il sotteso della scrittura è l'anima e quell'anima vuol raccontare agli altri e quando lo fa con il meglio dei semplici e profondissimi sentimenti occorre far plauso. E poi quella maledetta guerra era proprio come l'hai descritta. Grazie e alla prossima.

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Io sono sempre dall'altra parte del mondo quando gli altri mi leggono, per questo non esisterà mai un mio scritto.
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