Come un abete rosso nella Taiga
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Re: Come un abete rosso nella Taiga
Allora, il racconto è un esperimento perfettamente riuscito, nonostante conoscessi la storia e sapessi quindi come sarebbe finita non mi sono annoiato grazie al ritmo ottimo e ad alcuni passaggi davvero convincenti, ma ci sono delle cose che mi hanno lasciato un po' perplesso. Ho trovato ad esempio il primo paragrafetto inutile, da qualunque parte lo giri non aggiunge nulla, anzi. Inoltre non ho apprezzato questa sorta di insistenza verso il lettore, questo tirarlo per la giacca, costringerlo a leggere il racconto in un certo modo (questo è innegabile, alla fine è il centro di questo esperimento), non so, mi è sembrato come se l'autore volesse sopraffarmi. Non è stata una sensazione piacevole. Magari la forza di questo testo è anche questa, suscitare emozioni contrastanti perché molto immersivo. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Come un abete rosso nella Taiga
Intanto grazie all'Autore per avermi fatto conoscere una storia della quale non avevo mai sentito parlare.
Racconto scritto molto bene e dal ritmo incalzante. La tensione all'interno del bunker della base militare mi è arrivata tutta. Ottima anche la trasposizione della vita del colonnello, del suo percorso, adattati alla situazione particolare: lui che ha sempre detto "sì", finalmente pronunciava un "no" pesante e risolutivo.
Faccio una riflessione tra passato e presente: allora lo spauracchio dell'imminente guerra nucleare era un fattore psicologico determinante, un po' per tutti, non soltanto per gli "addetti ai lavori". Oggi lo spauracchio c'è ancora ma sembra preso con più leggerezza. O forse è incoscienza.
Grazie davvero.
Racconto scritto molto bene e dal ritmo incalzante. La tensione all'interno del bunker della base militare mi è arrivata tutta. Ottima anche la trasposizione della vita del colonnello, del suo percorso, adattati alla situazione particolare: lui che ha sempre detto "sì", finalmente pronunciava un "no" pesante e risolutivo.
Faccio una riflessione tra passato e presente: allora lo spauracchio dell'imminente guerra nucleare era un fattore psicologico determinante, un po' per tutti, non soltanto per gli "addetti ai lavori". Oggi lo spauracchio c'è ancora ma sembra preso con più leggerezza. O forse è incoscienza.
Grazie davvero.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Come un abete rosso nella Taiga
@Byron.RN Cito il tuo commento perché anche io non amo la scrittura in seconda persona ma ho ritenuto che questo “esercizio” ( o step come lo si voglia definire) potesse essere un ottimo motivo per sperimentarla vista la richiesta di rompere la cosiddetta quarta parete.Byron.RN ha scritto:Conoscevo la storia e forse questo è il motivo per cui il racconto non ha fatto troppo presa su di me.
Questo e l'uso della seconda persona, che detesto, e che probabilmente non utilizzerò mai nelle mie storie.
Il racconto è scritto bene, c'è l'intenzione di scandagliare la psicologia del protagonista, i suoi dubbi, le incertezze, le paure, con tutte le implicazioni che ne conseguono, eppure la seconda persona con me ha l'effetto contrario di quello che dovrebbe fare, invece di facilitare l'immedesimazione ha un effetto respingente.
Ricordo un racconto per uno dei primi contest di Ink, la narrazione in seconda persona di un tizio che aveva perso le chiavi, genere thriller/giallo. Il racconto ottenne un ottimo successo, io non lo apprezzai.
Questo per dire che la seconda persona attrae il lettore, è qualcosa di sensuale, di attraente, ma non per me.
Sono contenta del gradimento complessivo (è un testo che mi ha impegnata molto per cercare di togliergli la patina di storico stile wiki) e dunque posso ritenermi soddisfatta e ringraziare tutti per gli utili commenti e anche per i voti che stavolta sono stati davvero generosi almeno da parte degli utenti!
Petunia- Moderatore
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