L'autore parla di cose che non può aver vissuto, di esperienze che non può aver fatto, di sentimenti che non può aver provato.
Solo un pretesto, ma ben venga se serve a farci riflettere sull'orribile stupidità della guerra.
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Ti ringrazio per i complimenti! Io ho scritto questa poesia avendo negli occhi e nel cuore conflitti più recenti rispetto alla seconda guerra mondiale, ma la disumanità della guerra è sempre la medesima e, come dici tu, noi non abbiamo imparato nulla.Arunachala ha scritto:righe che mi riportano ai racconti di mio nonno e dei suoi commilitoni della seconda guerra. però è tutto ancora perfettamente attuale, purtroppo.
non cambieremo mai, se non estinguedoci sul serio.
le parole sono semplici ma efficaci, rimandano un'immagine nitida.
complimenti
Ciao Mark, complimenti ancora per la vittoria e grazie mille davvero per il tuo bel commento. Trovo che il tuo suggerimento sia assolutamente centrato, e poteva in effetti essere una soluzione; diciamo però che io ho preferito, sperando di riuscirci, concentrarmi sull'angoscia del soldato che sente la vita sfuggirgli tra le dita e sa che perderà ciò a cui tiene di più.M. Mark o'Knee ha scritto:Una ballata, più che un tango: una ballata che, per certe immagini, mi ha fatto pensare a De André. Non c’è una metrica particolare, ma c’è comunque un bel ritmo (parlando di soldati, si potrebbe dire una cadenza) che rende vive le immagini di tutto ciò che, pur odiato, non sarà mai più presente, sostituito da morte e distruzione.
I versi sono chiari e non richiedono particolari interpretazioni. Molto suggestivo quel “contemplano il silenzio” e davvero ottima la chiusa, con quel “tango / di foglie ingiallite” che da solo vale il prezzo del biglietto.
Se posso azzardare un suggerimento all’autore, sarei andato più verso Ungaretti che De André:
“Soldati
Un tango
di foglie ingiallite
poi nulla
è più”
Complimenti.
M.
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Grazie mille!Petunia ha scritto:Niente riesce a esprimere con poche parole il grande dolore e la sconfitta umana della guerra. Anche tu, poeta, benché tu abbia avuto illustrissimi e ineguagliabili predecessori hai dato voce a quei sentimenti. E lo hai fatto bene. Piaciuta.
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Grazie mille!ECassone ha scritto:Molto efficace questo componimento, pieno di pathos. Bella la carica metaforica del 'tango delle foglie ingiallite'.
In generale, molto apprezzata.
Accetto ovviamente il parere, e ci mancherebbe, anche se credo (ma forse è una sensibilità mia) che il parere di un admin, all'interno di quello che comunque è un concorso, dovrebbe forse essere meno sbilanciato. Inoltre, sempre se posso permettermi, non mi fornisci nemmeno grandissime indicazioni sul dove potrei migliorare, se non un generico riferimento all'originalità, concetto sul quale potremmo aprire una discussione semi infinita.vivonic ha scritto:Ciao, Autore.
Sarà che di "Soldati" ne ho lette tante (troppe), e quindi, se non ricevo quel quid in più, resto poco interessato.
Così la tua poesia non mi ha preso. Non ci trovo quel guizzo di originalità per la quale potrei apprezzare una poesia su un argomento abusato, per quanto sia sempre di attualità.
Effettivamente non ho provato l'esperienza della guerra, grazie a Dio.Menico ha scritto:Solo un pretesto per parlare di guerra.
L'autore parla di cose che non può aver vissuto, di esperienze che non può aver fatto, di sentimenti che non può aver provato.
Solo un pretesto, ma ben venga se serve a farci riflettere sull'orribile stupidità della guerra.
Grazie mille, troppo gentile!paluca66 ha scritto:Il soldato vive gli ultimi istanti in solitudine lontano da tutto e da tutti, con le sole foglie autunnali come testimoni.
Piaciuta moltissimo, emozionante l'ultimo pensiero all'amata, bella l'immagine del tango delle foglie al posto del "campo di grano" di Piero.
Ciao Achillu, ho apprezzato molto il tuo commento, ho anche imparato diverse cose. Cerco di risponderti ad alcuni punti.Achillu ha scritto:Ciao, Penna.
Analisi metrica: versi sciolti di lunghezza variabile, raccolti in tre strofe di lunghezza variabile. Sette trisillabi su quindici versi, personalmente non ho gradito molto. Gli altri versi sono due quinari, quattro settenari e due decasillabi (sono possibili letture diverse a seconda di dove si interpretano dieresi dialefe sineresi e sinalefe).
Ritmicamente obbligata una lettura lenta. Non c'è punteggiatura.
La prima e la terza strofa hanno la voce narrante in terza persona focalizzata mentre la seconda strofa ha una voce narrante in prima persona senza svelare il genere ma statisticamente più facile che sia maschile.
Il titolo è Soldati, però "Rimpiangono" mi piace di più collegarlo a "mani e piedi", soprattutto perché il cambio di voce narrante fa presumere che nella scena ci sia una sola persona, come figura che ne rappresenta tanti.
Non è rivelato il luogo e nemmeno l'epoca, ma il freddo e le foglie danzanti rivelano l'autunno come periodo dell'anno; indizio gradito per avere almeno un appiglio interpretativo.
Nel silenzio succede qualcosa; la strofa centrale può sembrare il topos del soldato che tira fuori la foto dell'amata prima di morire in un'azione di guerra, in questo caso il colpo di un cecchino. Però per evitare il topos preferisco immaginare che il soldato nel silenzio si suicida.
Grazie e alla prossima.
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Grazie mille, il paragone mi lusinga!Roger ha scritto:Ciao,
mi ricorda il Primo Ungaretti.
Una poesia senza punteggiatura in versi liberi
e fra una strofa e l'altra uno spazio bianco per riflettere.
Attuale ancora oggi
per le guerre che sanguinano sulla nostra zolla.
Grazie mille, sia per i complimenti sia soprattutto per aver percepito nel profondo il sentimento che pervade questi miei versi. Ti confermo che gli "a capo" hanno un significato nella lettura, è una mia scelta stilistica precisa. Purtroppo invece il soldato è morto, anche fisicamente, anche se io ho voluto in qualche modo assolutizzare questa morte, renderla cioè come una morte/sconfitta della Vita stessa.Luna in Giardino ha scritto:Bella. Uno stralcio vivido di vita di guerra. Un dolore sordo, profondo, infinito raccontato con poche righe come dovrebbe essere.
A me questa metrica piace. Continuo a non capirne nulla in termini di regole, ma istintivamente gli "a capo" hanno un significato nella lettura quindi apprezzo.
Nonostante il titolo sia al singolare e la poesia quasi tutta la plurale questo non mi ha infastidito. E' come se la penna descrivesse tutte le guerre con un cannocchiale che passa dal generale, al particolare della lettera all'amata per poi tornare al generale.
Con quest'ottica non ho percepito la morte finale del soldato, come altri. ma un tornare alla visione generale dove "la guerra" poi porta al "nulla è più".
Proprio bella.
Grazie mille!AleP20 ha scritto:Mi piace, come ha detto qualcun altro trovo la seconda parte più potente della prima. Ma, nel complesso, è semplice ed efficace. Complimenti.
ti ringrazio per l'intervento. Però rilancio e ti chiedo: è obbligatorio che la poesia prenda una posizione morale in modo netto ed evidente? L'arte non è arte di per sè stessa, come diceva qualcuno? Oppure, trattandosi di poesia: non potrebbe essere che le immagini utilizzate, il sentimento che permea i versi, lascino intendere tra le righe un'opinione?Pino Chisari ha scritto:Un flash, a suo modo accattivante. Però è come se restasse sospeso in un limbo. Del resto, l'argomento è difficile, complicato, facile alle polemiche. Non si coglie una presa di posizione decisa, il che è senz'altro un diritto. Però lascia un qualche amaro in bocca.
Grazie mille, sono felice soprattutto che tu abbia colto l'essenza di questi versi.Susanna ha scritto:L’umanità nella sua interezza, ma gli uomini nella loro singolarità non hanno mai imparato dalla storia. È la storia stessa che ce lo conferma. E i soldati muoiono sempre allo stesso modo: avvolti dal freddo anche quando esalano l’ultimo respiro nel deserto; con tanti rimpianti racchiusi in un solo istante: le voci dei commilitoni e il bacio della sua donna.
E un’ultima bellissima immagine, quasi uno stacco cinematografico: la danza di foglie mosse dal vento.
Un testo che avvolge in un velo di tristezza molto fitto.
Grazie mille!Cianci72 ha scritto:Sento molto forti i richiami ad Ungaretti. Poche parole, ma incisive. Trovo molto funzionale al messaggio il cambio di font nell'ultima strofa: da una parte la guerra, la morte, dall'altra la vita.
Grazie mille per il commento, e per il riferimento alla canzone del Banco che, ahimè, non conoscevo. Grazie anche per aver compreso il mood. Rispondo alla tua legittima perplessità: le mani e i piedi, nel mio intento, volevano rendere la concretezza del soldato che muore. Spesso, quando ai tg o sui giornali si parla di morti in guerra, si parla di cifre, di numeri, in modo forse un po' spersonalizzante. Ecco, il mio voleva essere un tentativo, forse mal riuscito, di ridare umanità e concretezza.digitoergosum ha scritto:Ciao Penna. La tua poesia mi fa viaggiare tra ascolti di tanti anni fa, ma ancora attuali: La Guerra di Piero del grande Faber e R.I.P. del Banco del Mutuo Soccorso. E anche la poesia "Soldati" con quel verso meraviglioso e drammatico: "Si sta come in autunno sugli alberi le foglie". Questo rimembrare mi avvicina al tuo lavoro, hai avuto la capacità di farmi entrare pienamente nel mood. Una sola perplessità, se posso. Pur concedendo la licenza poetica, trovo azzardato parlare di mani e piedi che contemplano e rimpiangono. Anche perché lo stile da te usato non ricorre a metafore. Grazie di avermi fatto leggere questa bella poesia, cara Penna.
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Ciao Fante, anzitutto grazie per il commento così articolato e approfondito. Ti rispondo ad alcune cose.Fante Scelto ha scritto:Il richiamo a Ungaretti mi era impresso in mente già al titolo. In realtà poi lo sviluppo dei versi porta a dettagli e particolari differenti, che ne distinguevano il lavoro rispetto a quelli stranoti del suddetto. Il finale, col tango di foglie, invece, riporta immancabilmente al "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie", che toglie un po' d'originalità al componimento, secondo me.
Leggendo gli altri commenti sento citare più volte De André, quindi ci sarà qualche riferimento che tuttavia non colgo, da non appassionato.
Il tema mi piace, una scelta non così scontata, mi piace meno la personificazione delle mani e dei piedi per indicare la totalità dei soldati, così come la forma molto irregolare e tanto spezzettata, ma in quest'ultimo caso il richiamo è a correnti storiche precise e quindi lo prendo così com'è.
Ho provato a immaginare dove fosse ambientato il componimento, e l'opzione più facile sembra essere il '43-'45, in Italia, perché quel richiamo all'amata "laggiù al paese" sembra indicare che il soldato stia combattendo molto vicino a casa sua, cosa più difficile nella Grande Guerra, visto che l'Italia la combatté quasi tutta negli allora territori austriaci.
Ma il soldato potrebbe non essere italiano, e allora l'ipotesi lascia il tempo che trova.
Al proposito, vista anche l'ambientazione in un bosco autunnale, mi sovvengono suggestioni ucraine.
Nel complesso, l'ho apprezzata.
La poesia l'ho scritta avendo nel cuore e nella mente il conflitto in Ucraina...Akimizu ha scritto:Ciao autore, rimanendo su di un piano superficiale, senza scavare, la tua è un'ottima poesia, efficace, resa incisiva dalla brevità e dalla semplicità. Ma andando un po' più in profondità, rileggendola, l'ho in parte rivalutata. Primo per la.poca originalità, mi perdonerai se te lo dico, ci sono troppi rimandi a cose viste, lette, ascoltate. La guerra è di per sé un tema difficile da affrontare senza cadere in cliché, qui ci si sono praticamente tutti (il freddo/il silenzio/la desolazione/il paese lontano/l'amata/le foglie in autunno). Anche il fatto di non aver scelto un conflitto preciso o un fatto preciso e di essere rimasto vago finanche sull'epoca, mi ha convinto poco. Io avrei descritto un conflitto moderno, perché attaccare il componimento al presente lo avrebbe reso più vivo, avrei avuto, almeno io si intende, più partecipazione emotiva.
A rileggerci!
Grazie per il tuo intervento, che mi ha dato molti stimoli di riflessione!Akimizu ha scritto:Ciao autore, rimanendo su di un piano superficiale, senza scavare, la tua è un'ottima poesia, efficace, resa incisiva dalla brevità e dalla semplicità. Ma andando un po' più in profondità, rileggendola, l'ho in parte rivalutata. Primo per la.poca originalità, mi perdonerai se te lo dico, ci sono troppi rimandi a cose viste, lette, ascoltate. La guerra è di per sé un tema difficile da affrontare senza cadere in cliché, qui ci si sono praticamente tutti (il freddo/il silenzio/la desolazione/il paese lontano/l'amata/le foglie in autunno). Anche il fatto di non aver scelto un conflitto preciso o un fatto preciso e di essere rimasto vago finanche sull'epoca, mi ha convinto poco. Io avrei descritto un conflitto moderno, perché attaccare il componimento al presente lo avrebbe reso più vivo, avrei avuto, almeno io si intende, più partecipazione emotiva.
A rileggerci!
A Akimizu garba questo messaggio
Grazie mille!Resdei ha scritto:Ciao.
È impossibile non pensare a Ungaretti e forse proprio a lui hai voluto rendere omaggio.
O a tutti i poveri cristi di ieri e di oggi morti in guerra.
Le immagini sono appropriate e d’effetto.
I tre momenti sono ben evidenziati: la partenza e il bacio all’amata, la vita tra i commilitoni e il triste e inevitabile epilogo.
Ottimo lavoro.
Io invece credo che il giudizio dell'admin, se decide di commentare, debba essere del tutto completo, visto che ci mette la faccia. Non è questione di sbilanciarsi o meno, ma questione di trasparenza.Tommaso Landini ha scritto:Accetto ovviamente il parere, e ci mancherebbe, anche se credo (ma forse è una sensibilità mia) che il parere di un admin, all'interno di quello che comunque è un concorso, dovrebbe forse essere meno sbilanciato. Inoltre, sempre se posso permettermi, non mi fornisci nemmeno grandissime indicazioni sul dove potrei migliorare, se non un generico riferimento all'originalità, concetto sul quale potremmo aprire una discussione semi infinita.vivonic ha scritto:Ciao, Autore.
Sarà che di "Soldati" ne ho lette tante (troppe), e quindi, se non ricevo quel quid in più, resto poco interessato.
Così la tua poesia non mi ha preso. Non ci trovo quel guizzo di originalità per la quale potrei apprezzare una poesia su un argomento abusato, per quanto sia sempre di attualità.
Grazie per i commenti e i suggerimenti!caipiroska ha scritto:Ciao,
breve e intensa questa poesia, di quelle che sembrano sussurrare le parole direttamente all'orecchio e farti accapponare la pelle.
Avrei aggiunto un "Con" all'inizio, così avresti evitato la strana sensazione che lasciano mani e piedi dietro di sè perchè rimangono loro il soggetto della prima strofa e tutto viene a cozzare con i verbi e le immagini proposte e con il punto di vista che dovrebbe avere i soldati come soggetto.
Non so se era tua intenzione, ma il riferimento all'amata mi fa contestualizzare il testo a un conflitto datato, non attuale. Ho letto che altri commentatori hanno avuto questa sensazione: penso che a fine contest, confrontandosi con le tue intenzioni, sarebbe interessante capire perchè questo riferimento ci distolga dall'epoca presente...
L'ultima strofa è molto d'effetto ed evocativa, ma ricorda troppo qualcos'altro e questo diventa allo stesso tempo un pregio e un limite al componimento.
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