Separazione

Rupi scoscese osservo tristemente
mentre la pioggia m’accarezza il viso
so che sarò da solo e certamente
presto scomparirà il tuo sorriso.


Così ormai io cerco inutilmente
spiegarmi perché tu così hai deciso
lasciarmi mi è sembrato solamente
un capriccio di bimba ed io deriso


rimango a rimirar aspro cammino.
Di quello che avverrà provo sgomento
ma accettare devo il mio destino.


Ora cammino con incedere lento
e mentre alle rupi mi avvicino
non è la pioggia che mi bagna il mento.

non è uno stile che amo, onestamente, però la composizione ha un bel significato e si fa piacere.
se all'inizio il messaggio appare sottile, il finale lo sbatte alla luce del sole e chiarisce ogni ntento.
niente male.

Pure qui c'è l'abbandono e la sofferenza che ne consegue.
Testimone unico di se stesso il protagonista si accosta al suicidio.
Per ora la poesia che ha intrattenuto di più i miei pensieri.

Ciao, Autore.
Questo credo sia un componimento maturo, di qualcuno che con la Poesia ci convive da tempo. Difatti, è l'unico componimento in concorso ad avere una forma canonica inconfondibile: un sonetto, per altro scritto molto bene, al netto di qualche rima francamente rivedibile.
Nonostante la difficoltà di scrivere in rima, esce una poesia vera, mai banale, che riesce a trasmettere un messaggio forte; in questo caso, la rima serve a valorizzare il testo, come se ti venisse spontaneo scrivere in rima.
Questa poesia mi ha colpito molto e, come ha già detto Tom, ha il pregio di rimanerti in testa.
Complimenti e in bocca al lupo per il concorso!

Una poesia dai canoni classici ma scritta in modo semplice, senza una esasperata ricerca di parole che avrebbero avuto l’effetto di appesantire la lettura rendendola fuori dal tempo. Ed evergreen è il sentimento che la pervade, la profonda tristezza per esser stato lasciato dalla persona amata, un sentimento che hai saputo ben rappresentare in questi versi nei quali molti si possono ritrovare.

Ciao,
è bello vedere un classico sonetto, con tema l'amore.

Non amo particolarmente questo tipo di poesia in rima ma questo è un problema mio che non deve inficiare la validità del testo.
Un testo valido che con estrema semplicità (grande pregio a mio modo di vedere) racconta il dolore dell'abbandono, talmente forte da portare al gesto estremo.
Sarà banale, ma quando la poesia parla d'amore colpisce sempre nel segno.

E' la prima poesia in rima che leggo e sono un po' dibattuta: sul tecnicismo non mi cimento, ma l'argomento scelto - il dolore per un abbandono non compreso, con un finale aperto, dove si arriva a un bivio per quello che ne può seguire - trasposto in rima un po' perde, a mio personalissimo parere.
La bravura per questo testo è stata comunque nella scelta delle parole, semplici e che rendono bene il momento, senza eccessi.
Una poesia che ben si sarebbe prestata - come sviluppo - ad un racconto brevissimo ma dove tutto sarebbe stato molto equilibrato.

Complimenti per aver portato un sonetto, io avrei fatto tanta fatica. Semplice e chiaro, mi ricorda la fine di una mia avventura di D&D. Complimenti.

Roger ha scritto:Ciao,
è bello vedere un classico sonetto, con tema l'amore.

non me ne volere, @Roger ma credo sia opportuno integrare questo commento, così che possa rivelarsi utile all'autore, come da linee guida del regolamento.

Quanti accettano questa scelta che tu chiami destino e che non è altro se l' interpretazione unica dell'abbandono di una donna.
Viltà maschile. È solo viltà maschile
Il lento nastro trasportatore ne porta parecchi su quelle rupi.
Che non sarebbe neanche male se a pagare non fossero soprattutto donne e giovani fanciulle innocenti con l'unica spaesata colpa di esistere.

L'autore cerca, tra le rime, quella risposta che diventa essenza, fulcro dell'intera lirica. Come una eco ritorna, vestigia di una storia d'amore e tormento; evidente il contrasto tra passato e presente, della vita che chiama e l'amore che implora, del dolore che ferisce, del tempo che trasforma.

Poesia mesta ma piacevole. Dico "ma" perché leggerla ti immedesima in chi scrive - e questo è positivo - ma ti fa anche soffrire perché ti ricorda quel tipo di dolore.

Non sono un esperto di poesia, lo ripeto anche qui, ma da profano assoluto quale sono riesco anch'io a riconoscere l'abilità tecnica dell'autore e una certa musicalità dello scritto.
Il tema dell'abbandono amoroso non mi attrae particolarmente, però l'immagine delle rupi scoscese mi è particolarmente piaciuta e soprattutto, mi ripeto, la musicalità del componimento.

Ciao Penna. Capisco ogni parola, ogni respiro del tuo componimento. Mi ricorda la disperazione del giovane Werther, alcuni brani intensi dei King Crimson, soprattutto l'incapacità di comprendere perché un progetto di vita vada a spezzarsi. Una poesia che racconta l'abbandono. La tua rinuncia alla punteggiatura, però, rende difficile la scorrevolezza dell'epica. Ho sinceramente dubbi sulla correttezza letterale, non convalidata dalla punteggiatura, del tuo lavoro. Ma leggendo sopra, probabilmente sono io che sbaglio. Ciò che hai raccontato qui lo conosco, mi è impresso, anche se stavo dimenticandolo, pertanto hai comunque colpito. Grazie per esserti aperto con noi.

A una prima lettura, il componimento mi ha fatto balenare davanti agli occhi il dipinto di Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia. Ma la visione è durata poco. Giusto il tempo di darne una seconda.
Questo (tentativo) di sonetto non mi sembra proprio all’altezza.
La forma è una di quelle canoniche (due quartine con rime ABAB e due terzine con rime CDC-DCD); ma alcuni versi  sono decasillabi e altri dodecasillabi e alternano forme quasi duecentesche a espressioni più moderne.
Gli accenti spesso seguono un andamento casuale e  le rime sono fin troppo facili, quasi banali (-mente; -ino), non si sente dietro un vero impegno o studio. L’impressione è quella di un pianto per una separazione da qualcuno che probabilmente sarà scordato presto.
M.

La poesia in rima, quasi sempre, mi fa pensare alle filastrocche dei bambini. Con tutto il rispetto, pur apprezzandone alcuni valori linguistici e certe immagini, proprio non mi coinvolge.

Ciao, Penna.

Analisi metrica: un sonetto! Ho i neuroni che fanno festa, sono felicissimo di questa tua scelta, anche se ci sono due piccole imprecisioni: le quartine sono rimate ABAB ABAB invece che ABBA ABBA (scelta che condivido in pieno, secondo me l'importante è che ci siano solo due rime e poi come le metti stanno) e ti è scappato un dodecasillabo: "Ora cammino con incedere lento".
Punteggiatura presente.
Il primo verso della prima terzina chiude il periodo iniziato nella seconda quartina.

Un'altra differenza con un sonetto contemporaneo è il linguaggio, che suona diciamo "vintage" pur essendo comunque comprensibile.
La poesia ha una voce narrante maschile in prima persona singolare e una narrataria femminile in seconda persona singolare. Il titolo "separazione" si spiega nella fine della relazione tra narratore e narrataria e la poesia racconta il momento in cui il narratore inizia ad accettare la fine.
La scena si svolge in un posto piovoso e scosceso finché la pioggia non termina e il viso del narratore resta bagnato di lacrime. Non è una scena originale però apprezzo l'esposizione del dolore interiore e delle domande che, in questo momento, sembrano non avere risposta e, ciononostante, il dolore viene accettato lo stesso.
Al momento è la prima poesia in gara che mi convince sia per la metrica che per il contenuto e ci tengo a fartelo sapere.

Grazie e alla prossima.

ciao.
una poesia dai toni leggeri, così sembrerebbe. L'amore non corrisposto o la fine di qualcosa già iniziato. Questa è una separazione molto dolorosa, e le rupi che si avvicino non mi fanno presagire nulla di buono. 
Oltre alla bravura stilistica, mi ha colpito proprio questo, la sua leggera drammaticità.
ottimo lavoro

Anche a me è piaciuta molto la struttura del componimento e il bel ritmo, musicale, che ha.
Sì, le rime sono un po' scontate e no, non m'intendo di metrica quindi non riesco ad apprezzare calcoli di sillabe e punteggiatura, però l'effetto che mi ha fatto la lettura è stato decisamente positivo.
Al netto del tema, molto classico, un po' vintage, ma sempre coinvolgente dal punto di vista emotivo.
L'atto estremo, quale che sia la ragione alla base, è un atto squisitamente maschile: forse un tema che non è sufficientemente approfondito e che potrebbe riservare interessanti riletture della società e della biologia.

Per ora sei tra i miei preferiti.


EDIT - i tre versi finali mi hanno ricordato tanto una frase che lessi su un muro quando andavo al liceo: "Amo la pioggia perché è l'unica che mi permette di camminare a testa alta quando piango."
Penso che sia stata mutuata da una frase di Jim Morrison, ma all'epoca non lo sapevo.
Era un periodo alquanto depressivo della mia vita, per ragioni sentimentali, e mi innamorai letteralmente di quella frase.
Ecco, mi hai riportato laggiù, ma senza depressioni: era semplicemente un altro tempo.

Ciao autore, un sonetto il tuo che si legge bene, nonostante qualche inciampo "musicale" dovuto agli accenti non sempre perfetti. C'è anche un verso troppo lungo. Non mi hanno convinto alcuni passaggi come "rimango a rimirar aspro cammino" che anziché abbellire il componimento lo rendono un po' macchiettistico. Anche sulle rime poi avrei da ridire, non sono proprio il massimo dell'originalità (che sia inteso, non è necessaria, ma di sicuro questo tipo di rima rende infantile il componimento). Mi è piaciuto invece il contenuto, nonostante l'abuso del connubio pioggia/lacrime, è credibile e intenso. Le rupi scoscese le ho viste come un muro, un impedimento non solo a proseguire, ma un ostacolo addirittura a vedere il futuro. Ma la pioggia finisce (lo diceva anche il Corvo che non può piovere per sempre, dopotutto) e le rupi diverranno meno scivolose. Buona scalata e a rileggerci!

Ciao
Una poesia che semina tristezza e pessimismo. Più di una separazione è un abbandono, così anche il titolo non è ben trovato. Le rime sono semplici ,manca la figura artistica e i versi non ti emozionano.

Confesso che se non avessi letto i commenti precedenti, non avrei saputo riconoscere il sonetto. Per questo faccio i complimenti al Poeta per la scelta. Concordo con chi sostiene che qui si ha a che fare con qualcuno che la poesia la mastica ben bene. 
Quanto ai versi in sé, devo dire che non mi sono sforzato troppo per carpirne il significato: alla base c'è una sofferenza per un amore finito, per un distacco dalla persona che chi scrive (inteso come la voce narrante - non so neanche se si può parlar di voce narrante in una poesia-) ama ancora, probabilmente.

Mi sono piaciuti molto gli ultimi versi, specie "non è la pioggia a bagnarmi il mento". Ho pensato a una frase de "Il corvo", quello con Brandon Lee. "Non può piovere per sempre". Spero sia un augurio che scongiuri ciò che potrebbe accadere.

Grazie

Trovo un po' forzato volere usare lo schema metrico del sonetto, che non rende fluido il contenuto, cui si sarebbe adattata meglio una poesia sciolta dai vincoli metrici.