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Messaggio Da Different Staff Gio Mar 09, 2023 11:30 am

Sembra tutto blu
Il corridoio, fatto apposta per lasciare solo chi lo percorre, non ha un divano, non ha una sedia, non c’è modo di fare una sosta. L’aria dai finestroni laterali appiccicata ai rumori della strada cancella le poche parole che vivono durante il percorso.
Sono un vecchio calzolaio e sto in questo vecchio ospedale, neppure ne conosco il perché.
- Che posto strano il corridoio di un ospedale, per vedere un po’ di gente devi per forza affacciarti alle finestre, se te lo permettono,- dico.
- Oggi invece è zeppo di belle ragazze, sembra di stare a teatro, - dice una paziente con la faccia tesa, avvolta in un elegante pigiama mentre soffia fumo dalla bocca.
- Mi bastano e avanzano quelle che passavano per la mia bottega, quelle che accavallavano maliziose le gambe per farsi aggiustare i tacchi.
- Comunque sei uno che si nota quando c’è, e quando manca, quel mazzo di chiavi che a ogni passo ti sbatte sul fianco destro, quello sì che è strano, ti dà l’aria del carceriere o del carcerato in fuga, ma no il carcerato una volta fuggito non sa cosa farsene delle chiavi.
Ride, rido.
- Sono solo le chiavi di casa, non mi fido a lasciarle in giro, qui hanno le mani lunghe, mi sono sparite un paio di scarpe, fatte da me e mi sono incarognito parecchio.
- Abiti isolato in un castello, un castello pieno di scarpe, questo l’ho capito dalla tua personalità silenziosa, fanno rumore solo quelle chiavi. E poi nessuno ti immagina ciabattino, sembri più un politico, un avvocato, uno scrittore.
Ride, ha spezzato il pane dell’amicizia e si sente di farlo per la contentezza..
- Che vivacità, che rumorosità dovrebbe avere un povero uomo neppure troppo attraente che faceva un lavoro così statico da fargli dimenticare pure di camminare.
- Non ci si dimentica di camminare, io piuttosto sono una storpia, ti scoccia non poter camminare con me, vero?
- Non dire sciocchezze, lo storpio sono io che non riesco nemmeno ad avere il pieno controllo della mia portata idraulica.
- In che senso?
- Nel senso che se non corro al gabinetto mi piscio sotto.
- Conquisti sempre così le tue prede?
- Quando un piccione si alza in volo tu lo senti perché quello è il momento del massimo sforzo per prendere il volo. Ecco, io in questo momento sono cinico e volgare per il massimo sforzo, solo per quello.
- Spero proprio che la cena non sia la solita palta, mi è venuta fame e nemmeno mi va di ritornare nel mio stupido reparto, si sta meglio nel corridoio a curiosare.
- Prima di dichiarare enorme amore a un piatto di minestrina potremmo mangiarla insieme nel buio pesto di questo corridoio, se stiamo qui nessuno ci disturberà nel nostro viaggio sensoriale a base di dado per brodo, il miglior modo di fuggire è rendersi più visibili possibile.
- Cinque chilometri, è lungo cinque chilometri il percorso dell’Umberto Primo, ci troveremo un posto anche se cammino a fatica, io siederò su uno strapuntino di marmo, accanto a un vecchio cinico e scorbutico, ma chi lo controlla un percorso così lungo e buio? Ho un po’ paura.
- Ho il mio coltello da caccia nella tasca del pigiama, non hai da temere.
- Ecco, con quello potrai affettare qualche povera coccinella sul davanzale, e poi non ci credo.
La luce si affievolisce mano a mano che ci allontaniamo dai reparti, una tunica di nebbia avvolge l’ospedale.
- Tu mi stai guardando come uno che non mi vede bene, come se io fossi una figura che pian piano scompare.
- Come il mio piccione?
Ride. - Ma davvero hai un coltello in tasca?
- Non te lo dico.
Incontriamo lungo il cammino libri morti, impolverati e impilati in piccoli mucchi che aspettano di essere sistemati nei vari studi in un caos consultabile. Somigliano troppo a quelli della mia adolescenza che avevo cancellato prendendoli a calci. Mi piaceva non rispettare quello che gli altri rispettavano.
Le loro storie me le ricordo comunque, anche con la copertina capovolta e le pagine strappate.
Quella scena sarebbe piaciuta a tutt’e due, ma lontano da lì, il getto di buio ci faceva sentire neutrali e poco convincenti con il piatto colmo di minestrina e un cucchiaio lavato male in mano.
- Eccolo l’assassino, - urla impaurita di colpo.
Allungo le mani sul suo corpo solo per darle un punto di riferimento, per farla sentire protetta , al sicuro.
- Un infermiere, è solo un infermiere, calmati.
Non la smette più di girarsi a guardare l’uomo.
Non voglio essere un impostore, quando si è vecchi bisogna fare i vecchi e non infilarsi in situazioni troppo dinamiche, ma quanto potrò resistere a stare qui? Pure i cespugli del giardino hanno colori tenui, malati.
Mi manca l’equilibrio in questo lungo corridoio, anche se sto fermo qualcosa mi trema dentro.
E’ troppo tempo che mi sento anormale, tu vuoi farmi tornare normale di colpo?
Il suo viso affilato è una lama per i miei pensieri. Ho un calo di voce per quanto sono scosso.
- Di nuovo l’assassino, - urla con una voce rubata a qualcun altro.
La convinzione della sua pazzia diventa alleata del mio atteggiamento rispettoso e sempre più impacciato.
Un supplizio per ogni mio tentativo di farla guarire. Sono talmente dispiaciuto da sembrare di buonumore.
Su un foglio potrei scrivere la macabra conta dei topi avvistati sul marciapiede sottostante e mi viene in mente l’ultima prostituta frequentata in un sottoscala simile, pure lì c’erano i topi. La prostituta rimproverava la mia delicatezza, non poteva immaginare che era solo per rispetto del suo corpo troppo spesso violato da gente assurda.
Una infermiera mi osserva dal basso, da parecchi minuti mi tiene gli occhi addosso. Si starà chiedendo da quale reparto sono in fuga. Per una esagerata generosità andrei lì vicino a dirglielo. Tutte le donne grasse sono buone e lei è molto grassa. Ha un brutto muso e gli occhi soffici. Ogni tanto tira su i pantaloni per colpa di un dimagrimento istantaneo. Sta attaccata al muro, come un’automobile posteggiata in un garage con poco spazio, prontissima a partire.
Chi ha sentito le mie risate improvvise dice che pure io non ho tutte le rotelle a posto e che sembro uno con uno scolapasta in testa. Essere disprezzato non mi dispiace, serve pure a me. Domani me ne andrò nel ristorante al buio, in fondo al corridoio, con la mia amica alla quale non ho chiesto neppure il nome. Ordinerò un pollo che non sa troppo di pollo, altrimenti mi fa schifo. Saremo in tanti domani, ci saranno pigiami che si sfiorano, sedie che si spostano, ginocchia che scricchiolano. Saremo in tanti e avrò una donna dall’altra parte del cestino del pane, di fronte.
E’ proprio vero, non ho le rotelle a posto.
Cammino ancora con il numero della mia stanza in tasca, anche se il corridoio somiglia agli ultimi metri di un condannato a morte potrei perdermi lungo il percorso.
La mia vita non è più intatta, qualcosa è finito e non lo so ricominciare.
L’infermiera grassa si è seduta spontaneamente su di una sedia e si è messa a piangere, solo io me ne sono accorto. Facendomi notare l’ho costretta a guardarmi negli occhi, ho incrociato le braccia e mi sono messo a cantare una canzone inventata.
A lei è piaciuta quella canzone e questo mi ha reso un pochino felice. I suoi occhi sono sembrati più grandi, più grandi pure di quelli della mia amica senza nome. E la mia amica senza nome si è avvicinata, ha spostato la frangetta perché non aveva altro da fare e poi ha detto che la facevamo ammazzare dal ridere tutt’e due. Poi si è messa a fissare la finestra, e io mi sono impaurito, non è alto da qui, ma saranno almeno dieci metri per arrivare giù in giardino. E ho pensato che se ci riesce lei a fare dieci metri in giù ci potrei riuscire pure io, anche se non sono allenato.
Improvvisamente l’infermiera si èmessa seduta dritta come se si fosse ricordata di qualcosa, ha tirato fuori dalla tasca uno di quei cruciverba che regalano insieme al giornale. E io sono stato minuti a osservarla mentre scriveva risposte. Solo una volta ha lanciato lo sguardo verso il mio angolo e io non ho avuto il coraggio di avvicinarmi per leggere quelle risposte. Poi a un certo punto mi sono arrotolato le maniche del pigiama per farle capire che ero disposto ad aiutarla. Come mi sono avvicinato ha fatto un passo indietro terrorizzata, come se fossi un vero bastardo e non uno che la voleva aiutare.
Un infermiere che neppure avevo notato ha detto :
- Ora ti accompagno in bagno così ti calmi.
- Il bagno mi piace, è più illuminato, ho detto sorridendo ingenuamente.
Mi ha dato un pugno in faccia, ha fatto un rumore strano contro la mia bocca, come quando spacchi un cocomero.
Non mi avvicino ai finestroni, potrebbe essere interpretato come la voglia di farla finita in modo brusco. Che se ci penso ribollo di rabbia. Posseggo solo uno stupido pigiama, qualche informazione strampalata e il cazzotto di un infermiere idiota stampato in faccia. Quello che accade lo sento impalpabile come un brutto sogno.
Non conto niente di niente. Sono talmente dispiaciuto da sembrare di buonumore.
Mi si accosta la mia amica.
- Quanto sangue ti esce, ti ha massacrato.
- Ma no, è una sciocchezza, sono abituato a prendere pugni in bocca.
- Il record dei ricoverati morti nel sonno li ha lui, è una brutta bestia, indegno di fare il lavoro che fa,
lo dovrebbero arrestare.
- Ora capisco perché lo chiami assassino.
Avvicino l’infermiere che mi osserva con aria di sfida.
- Mi sono ricordato che siamo a dieci metri di altezza, dico.
- E cosa vuoi da me?
- Accompagnami a controllare.
Lo afferro per il collo senza dargli il tempo di difendersi.
Batte le braccia come il piccione prima di spiccare il volo, fa lo stesso frastuono, urta la madonnina di plastica con fiori di plastica su un tavolino , prova ad aggrapparsi dappertutto, ma non ci sono prese facili nel corridoio.
La sua testa sbuca dall’unico finestrone aperto e lo lascio volare a capofitto di sotto.
Fugge tutta la gente presente nel corridoio: la mia amica senza nome, l’infermiera grassa, due malati non gravi che fumavano come turchi. Sento il soffio umido e freddo dell’aria accanto alla finestra mentre arrivano le prime frange vaganti di nebbia.
Mi viene voglia di andarmi a sedere in un bar di via Tagliamento, di bere un caffè, di leggere un giornale, di avvolgermi nella mia sciarpa cobalto.
La mattina è andata palesemente male, sono sul punto di mettermi a piangere, non ho nessuna giustificazione per il mio comportamento. Sono solo un vecchio saggio un po’ giovane che ha perso la sua saggezza
Nessuno mi è venuto a cercare, i testimoni del mio gesto hanno le bocche cucite e la polizia ha agevolato il loro silenzio stimandolo un incidente. Qualche anima buona ha fatto sparire il mio sangue dal davanzale con la candeggina e olio di gomito. Sul corpo dell’uomo sono stati trovati poli traumi da caduta e basta.
Lui era una sottospecie di angelo del male che non stava simpatico a nessuno che prestava pure i soldi a strozzo nell’ospedale.
L’infermiera che avevo impaurito è venuta a scusarsi e mi ha pure infilato in tasca un pacchetto di sigarette. - Spero di restare ricoverato il più possibile, non sono mai stato accarezzato in questo modo.
- Non ci mancherà quel bruto, la gente deve fare quello che deve fare, non lo so dire bene, ma è così, come ti senti ora?
- A posto, grazie.
L’infermiera apre il rubinetto del lavandino, l’acqua scorre rumorosa.
- Vuoi bere? Io tengo da parte una scorta di tutto, ti porterò dei biscotti al cioccolato.
- Sono così stanco che non riesco a tenere gli occhi aperti.
Mi mette la mano grassottella sulla fronte, poi mi dà una pacca amichevole su un ginocchio.
- Hai solo un po’ di febbre, ti darò un’aspirina.
Mi sento disossato, flaccido di energie, il mio imbarazzo è appeso come la mia cartella clinica.
Gli edifici bassi, che circondano l’ospedale, coperti di nebbia hanno lasciato il posto alla strada illuminata.
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Messaggio Da Molli Redigano Ven Mar 10, 2023 12:08 am

Né thriller né comico, purtroppo. Credo che il problema d'ammissione stia tutto qui. Comunque.


"Mi bastano e avanzano quelle che passavano per la mia bottega, quelle che accavallavano maliziose le gambe per farsi aggiustare i tacchi."

Basic Instinct


"e si sente di farlo per la contentezza.."

Doppio .



"dell'Umberto Primo"

io avrei scritto "Umberto I"


"Mi piaceva non rispettare quello che gli altri rispettavano."

Fantastica


"Essere disprezzato non mi dispiace, serve pure a me."

Idem come sopra


"Cammino ancora con il numero della mia stanza in tasca, anche se il corridoio somiglia agli ultimi metri di un condannato a morte potrei perdermi lungo il percorso."

La riformulerei così: "In tasca ho il numero della mia stanza, cammino nel corridoio come fossi un condannato a morte che compie i suoi ultimi passi. Penso che potrei perdermi." 

Umilmente suggerisco


"Improvvisamente l'infermiera si èmessa seduta"

Manca lo spazio tra "è" e "messa"


"Sono solo un vecchio saggio un po' giovane che ha perso la sua saggezza"

Fantastica


"Mi sento disossato, flaccido di energie, il mio imbarazzo è appeso come la mia cartella clinica."

Idem come sopra


Devo dire che questo racconto mi è piaciuto, anche se l'avrei gestito meglio. Non so, lo dico a caldo, un vecchio calzolaio un po' rimbambito che ricoverato in una RSA compie omicidi per vendicare i soprusi subiti dai degenti da parte del personale. Lo dico perché secondo me il livello di paranoia del tipo (purtroppo non ha un nome) è alto. 

Mi chiedo inoltre - e mi scuso con l'Autore se pongo questa domanda - perché il calzolaio è in ospedale/RSA, ci è andato di sua sponte o ce l'hanno messo. Cambia tutto, non so se mi spiego. L'Autore non ha ritenuto di dirlo perciò va bene così.

Intravedo un epilogo triste di questa storia. Un corridoio buio e senza fine purtroppo. Se non c'è altra soluzione per evadere, allora, meglio attendere il blu. Che non sia questo il colore giusto?

Grazie.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Sab Mar 11, 2023 3:41 pm

Sei fuori concorso ed è comprensibile. Il racconto è semplicemente demenziale. Un genere che a me piace. Ci sono solo un paio di refusi e quindi scorre abbastanza bene. Peccato che non sia questo il suo luogo di pubblicazione.
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Messaggio Da paluca66 Sab Mar 11, 2023 7:08 pm

Premesso che a causa di mancanza di genere, di data e di ambientazione, questo racconto non c'entra nulla con questo step, posso solo dire che l'ho trovato geniale nella sua follia.
Aggiustalo come si deve, sistemalo magari togliendo quello che non serve e che è stato inserito solo per rispettare i paletti richiesti e dagli la dignità che merita: è un gran racconto.
Per il lavoro di editing ti segnalo:
- Che posto strano il corridoio di un ospedale, per vedere un po’ di gente devi per forza affacciarti alle finestre, se te lo permettono,- dico.
- Oggi invece è zeppo di belle ragazze, sembra di stare a teatro, - dice una paziente con la faccia tesa,
Ci sono delle virgole finali che non c'entrano
Ride, ha spezzato il pane dell’amicizia e si sente di farlo per la contentezza..
Alla fine c'è un punto di troppo.
Improvvisamente l’infermiera si èmessa seduta dritta
Manca lo spazio.
di fare il lavoro che fa,
lo dovrebbero arrestare.
C'è una "a capo" da togliere.

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Messaggio Da tommybe Sab Mar 11, 2023 8:52 pm

Autore devi essere riconoscente, chi ha messo fuori gara il tuo racconto lo ha fatto per proteggerlo per non farlo confrontare con gli altri. Si è trattato di un atto di generosità, la mancanza dei requisiti richiesti lo avrebbe messo a rischio.
Tanto il lavoro c'è ed è leggibile, noi siamo qui non solo per competere. Siamo qui per leggere.
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Messaggio Da Petunia Dom Mar 12, 2023 1:59 pm

Che devo dirti caro autore? Che ogni volta riesci a trasportarmi nel tuo mondo, a farmi provare sensazioni, a commuovermi. Tremendo e intenso questo corridoio “disorientato”  e il viaggio che mi hai fatto compiere nella mente e nel corpo di quest’uomo che vive di ricordi, che è pieno di amore da dare, che forse è pure un po’ matto, un assassino già condannato prima di aver commesso il fatto. 
È una lettura che mi ha scombussolata, drammatica, piena di umanità.
Io ti ho letto con vero piacere e, come sempre, mi porterò qualcosa del tuo scritto dentro me.
A rischio di ripetermi, questo genere di scrittura che riesce a farmi immedesimanre è quello che cerco in ogni storia. Imperfetto, ma bravo, bravo. Complimenti
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Messaggio Da FedericoChiesa Dom Mar 12, 2023 2:22 pm

RSA? Penso sia un centro di salute mentale, come si chiamano oggi i manicomi.
Anche gli infermieri sembrano pazienti, in questo quadro inquietante.
Che il racconto non sia in concorso ci sta. 
Che tu sia riuscit* a rendere le atmosfere, le paure, i fantasmi all'interno di quel vecchio ospedale è altrettanto vero.
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Messaggio Da Susanna Dom Mar 12, 2023 5:46 pm

Primo racconto in lettura e - salvo un errore madornale - la firma in inchiostro simpatico in fondo, in cima, tra le righe la vedo chiara e netta. Non posso neanche dire “sono curiosa di conoscere l’autore”.
Sono contenta che il racconto sia qui, anche se fuori concorso, perché è stata una lettura intensa, uno di quei racconti in cui entri e senti tutto quello che l’autore vuole dirti.
I paletti proprio non ci sono, se non per una certa tensione che ho sentito quasi subito e mi porterebbe un po’ verso il thriller, ma niente più. Però è scritto bene, molto bene: prende dall’inizio alla fine, con quelle descrizioni così belle per le sensazioni dei due personaggi, il modo di vedersi del vecchio, il far entrare il lettore in quel momento e nel suo passato, di come lui vede gli altri andando oltre la semplice apparenza che, come già detto, sono la firma della Penna. Un racconto che non ha un genere, se non raccontare come può sentirsi un vecchio che ha passato la vita quasi da invisibile, una linea dritta ma piena di attenzioni per le persone, per capirle, con un ultimo guizzo per mettere a posto almeno una cosa. Un corridoio da percorrere nell’ultima parte della vita, buio e blu, ma con una chiazza di luce da portarsi appresso, assieme alla complicità di quelli che stanno attorno a lui e che, giovani e forti, non hanno avuto il suo coraggio per affrontare quell’infermiere violento.
Piccole note: qualche spazio di troppo prima della punteggiatura e qualche refuso.

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Messaggio Da Danilo Nucci Dom Mar 12, 2023 5:58 pm

Sorvolo sui paletti, perché è evidente che a parte il calzolaio che poteva anche non esserci e il corridoio (quello sì ben rappresentato), del resto non c'è traccia. Ma... detto fra me e te... chi se ne frega? Il racconto è bello, ti colpisce, crea un'atmosfera in uno stile che adoro e che definirei "inconfondibile".
E' stato un vero piacere leggerlo!
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Messaggio Da Arunachala Lun Mar 13, 2023 9:40 am

in effetti il genere non c'è e mancano altri paletti, quindi per forza è fuori concorso.
però è una bella storia, scritta in modo tale da trascinarti dentro e fartela vivere.
riesci a trasmettere le emozioni in maniera magnifica.
una revisione a punteggiatura e formattazione  e diventa un gioiellino.

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Messaggio Da Fante Scelto Ven Mar 17, 2023 12:07 am

Forse sono l'unico a notarlo, ma stavolta il racconto, pur "firmato", è molto diverso.
Diverso nello stile, nell'impostazione, tanto che ho dubitato a lungo che fosse di chi sembrava.
Più che un racconto appare un flusso di coscienza, perché tutto è messo giù come viene, senza una logica stretta, ma con quella coerenza interna e interiore che solo un'indagine e una profonda conoscenza di se stessi, vera o fittizia che sia, permette.

Non lo noto mai, ma stavolta l'assenza di certe virgole si sente tanto, anche se rafforza l'impressione del flusso.

Un gran racconto, al di là del fuori concorso.
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Messaggio Da M. Mark o'Knee Ven Mar 17, 2023 4:14 pm

Sembra davvero tutto blu in questo racconto, blu nella sua accezione inglese (blue) di triste, sconsolato, senza speranza. Come il vecchio calzolaio che vaga per i corridoi di quello strano edificio, con degli ancor più strani compagni di viaggio. Come l'infermiere assassino che proprio nel vecchio calzolaio trova finalmente la sua nemesi.
L'unico punto debole (punteggiatura a parte) mi sembra la defenestrazione dell'infermiere da parte dell'anziano: un atto di forza un po' sproporzionato. Forse sarebbe più plausibile un coalizzarsi, quasi spontaneo, del vecchio, della paziente e dell'infermiera grassa per metter fine all'ingiustizia.
Nonostante questo, resta un lavoro particolare, molto intenso, che lascia dietro di sé una traccia profonda.
Letto con grande piacere, grazie.
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Messaggio Da Resdei Lun Mar 20, 2023 2:30 pm

Mi piace iniziare i commenti da questo racconto, ambientato nella mia città, in un quartiere a me molto vicino. È una vera perla.
Come un quadro del miglior periodo di Picasso, una tela di Matisse. 
La tua mano è esperta nello scrivere, perché tu sei gran conoscitore dell’animo umano.
Strano, ma sono quasi felice che il tuo racconto sia fuori concorso, 
perché ti sei spinto oltre e hai costruito un gioiello di rara bellezza. 
complimenti
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