Questa è una storia di mostri
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 11 - Il Corridoio
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Questa è una storia di mostri
Sono cieco.
I miei occhi devono essere orrendi, forse sono ricoperti da una patina bianca, cosparsi di cispe. Vacui. Di sicuro la mia espressione è stanca.
Ci sono delle cose che mi mancano. Soffro di non poter più ammirare il mare o di non godere della compagnia dei libri. Vicino al mare ci abito, sento il rumore della risacca, il puzzo delle alghe che si decompongono e c’è sempre qualcuno disposto a leggere per me, ma è così, certe cose mi mancano.
Passeggio spesso sulla spiaggia, il bastone che si infila nella sabbia, il cane che mi urta le gambe, una domestica che mi sostiene. La salsedine e il sudore mi appiccicano i capelli sulla fronte, li sento duri come paglia secca. Delle volte tolgo le scarpe e immergo i piedi nell’acqua, qualche piccolo pesce si ciba della pelle morta dei miei talloni.
Di solito arrivo fino agli scogli, oggi invece mi faccio portare al molo, sto aspettando qualcuno.
«Trovo incredibile» dico alla domestica, «questa cosa che gli uomini e il mare siano così simili. Abbiamo lo stesso ritmo: onda, pausa, onda. Respiro, pausa, respiro. Quando siamo agitati il respiro è in burrasca, quando siamo calmi il respiro è in bonaccia. Quando qualcuno ci culla, come fa il mare, dobbiamo stare attenti, perché potrebbe inghiottirci e farci affogare.»
Un tonfo, presumo sia la barca che accosta, delle risate femminili, imbarazzate. C’è stata una folata di vento improvvisa, magari la sottana si è alzata scoprendo le caviglie oppure il cappellino stava per volare via. Oppure le risa, dopo quello che è successo, sono ancora inopportune.
«Professore!»
Una voce roca, erosa dal fumo, che si avvicina.
«Riccardo, finalmente siete riusciti a venire» dico, sento il tocco di una mano delicata.
«Lei è Smeralda, mia moglie.»
«Esmeralda o Smeralda?»
«Senza la e» risponde lei. Ha una bella voce, pulita, senza accento. Mi inchino, le porgo la mano e lei vi posa su la sua. Un guanto in seta, lo sfioro con le labbra. Ha le dita minute, da bambina.
«Lei è sempre uguale, professore, non sembra invecchiato di un giorno da quando ha lasciato Roma» dice Riccardo.
«Immagino valga lo stesso per te, ma non posso accertarlo» mi indico gli occhi e sorrido.
«Mi scusi, non volevo…»
«Non sentirti in imbarazzo, ragazzo mio, puoi dire e fare quello che ti pare, siamo qui per divertirci e poi non dimenticare, questa sera, anche se solo per poche ore, perderete la vista anche voi.»
«Già, abbiamo bisogno di distrarci, insomma…»
Sento un sospiro, soffocato dall’educazione.
Il cane abbaia alla barca che s’allontana.
L’idea della cena al buio mi è venuta in un attimo di pace, mentre stavo seduto nel soggiorno, accanto alla finestra aperta. Il grammofono aveva smesso di suonare e non avevo voglia di arrancare fino al mobiletto per far ripartire la musica né di chiamare un domestico. Entrava una leggera brezza, piacevole, e sentivo gli uccelli cercarsi tra le fronde dei larici. Giungeva il vociare delle donne al lavoro nei forni e arrivava anche il profumo del pane, così forte da farmi venire fame. Ho immaginato di tenere una pagnotta calda tra le mani, di schiacciarla e sentire il suono della crosta mentre si frantumava, la fragranza uscire fuori dalla mollica bollente, il vapore sul viso. Ho pensato a quanto in effetti fosse sopravvalutata la vista e a quanto sarebbe stato divertente organizzare una cena dove tutti i commensali fossero costretti a mangiare al buio, senza vedere cosa in realtà avessero di fronte.
Si stenta a credere che questa sia la verità, che tutto è nato come un’idea innocente. Il fatto è che in quel momento, chi da tempo immemore abita la casa mi ha parlato e mi ha detto delle cose terribili. Cose che non potevo ignorare.
La biblioteca è stata uno dei motivi che mi hanno convinto a comprare questa casa. È un semicerchio che s'affaccia sul mare, con una grande scrivania posta davanti alle vetrate e numerosi scaffali carichi di libri antichi che ho acquisito con l'immobile. Gli eredi del vecchio proprietario, il Conte D'Angeli Maurizi, non volevano più avere a che fare con nulla che riguardasse il loro avo e me li hanno praticamente regalati. Alla luce dei fatti, passati, presenti e futuri, non posso certo biasimarli.
Mi piace dunque passare del tempo in biblioteca; anche se non posso più vederli, i libri sono sempre una gioia per me, sono stati i miei unici compagni di vita, mi basta saperli vicini, toccarli, sentirne l'odore.
«Ci sarà dunque un altro ospite» dice Riccardo. Lo sento camminare piano, probabilmente sta controllando i titoli dei volumi negli scaffali. È sempre stato un ragazzo curioso, fin da quando era mio allievo. Ho due ricordi nitidi di lui: chino a leggere, con la mano dentro il ciuffo chiaro a sorreggere la fronte e impettito, con il cappello a tre quarti e la sigaretta accesa.
«Forse lo conosci» rispondo, «si tratta di Sauro Cortesi, uno dei funzionari del ministro Ciano.»
«Certo che lo conosco, è un caro amico del padre di Smeralda. Siete in buoni rapporti?»
«Discreti. Dopotutto in certi ambienti ci si conosce un po' tutti.»
Allungo le gambe sotto la scrivania, il sole che entra dalle vetrate mi scalda il viso. Lo scatto di un accendino, l'odore del fumo di sigaretta.
«Sono venuto a chiederle un favore» mormora Riccardo.
«Tutto quello che posso.»
«Sembrerò uno sciocco, ma devo chiederle di non far venire più i domestici in camera nostra…»
«È successo qualcosa?»
«No, no. È che… come posso dire? Smeralda ha timore di loro. Non so, neanche a me piacciono a dire il vero, sembrano tutti simili, non riesco a distinguerli l'uno dall'altro. Sarà magari perché sono imparentati, eppure…»
«Io non li vedo, quindi non posso aiutarti» sogghigno, «ma dirò loro di non darvi fastidio.»
Riccardo tossisce, si rimette a sfogliare un libro. Non sento più il sole sul viso, deve essersi rannuvolato.
Non mi sono mai sposato, non ho avuto figli e non ne ho mai sentito la mancanza. Ho avuto decine di allievi e mi sono bastati loro. Per molti sono stato più presente dei genitori, dopotutto.
Ho lasciato presto l'insegnamento al liceo e grazie alle conoscenze di mio padre ho iniziato a fare da precettore nelle case dell'alta borghesia romana. Riccardo è stato uno dei ragazzi a cui più mi sono affezionato, un finto strafottente, pieno in realtà di insicurezze e buono di cuore. Non meritava certo ciò che gli è successo, nessuno lo meriterebbe, ma lui in particolare. Spero che questa serata gli sia d'aiuto. Anzi, sono sicuro che lo sarà.
La casa è alla fine di un promontorio a picco sul Tirreno. C'è una stradella che dal giardino cala sulla spiaggia, nell'ultimo tratto sono stati scolpiti dei gradini nella roccia friabile. La tenuta, con le vigne, i campi di grano, gli oliveti e le piante da frutto, è autosufficiente. È così da quando è stata costituita, alla fine del cinquecento.
Non ci sono strade percorribili in auto per arrivare fin qua, c'è un antico tratturo che è stato in parte cancellato dal bosco. Chissà, oltre all'innegabile bellezza dei luoghi, potrebbe avermi spinto a comprarla proprio il suo isolamento. E certo, anche il prezzo di vendita ha fatto la sua parte. Gli eredi del Conte, suoi nipoti da parte materna, volevano disfarsene in fretta e dimenticare. Dopotutto, ciò che in questa casa è accaduto è un'onta tremenda per il nome della famiglia.
Conosco la storia per l'eco che ne è arrivata a Roma e per qualche particolare che si sono lasciati sfuggire gli eredi stessi. Il Conte impazzì, d'improvviso, e uccise la moglie. Si gettò poi dal promontorio e morì, schiantandosi sugli scogli. I Carabinieri che arrivarono il giorno dopo trovarono i resti dell'ultima cena del Conte ancora sulla tavola. Stava mangiando la donna che aveva ucciso.
«Sei in ritardo» dico, mentre faccio segno al domestico di lasciarci soli.
«Si è alzato il vento e la barca ha dovuto allungare tenendosi vicino alla costa» biascica Sauro. Ha sempre avuto l'abitudine di parlare piano e masticare le lettere, come se non gli importasse davvero di essere compreso. «Il tuo invito mi ha fatto davvero piacere. Ho dovuto penare per riuscire ad avere due giorni liberi, ma avevo proprio bisogno di lasciar perdere per un attimo tutti i casini che stanno succedendo.»
«Quali casini?»
«In Polonia si sta preparando qualcosa di grosso. La Germania preme ai confini e ha bisogno solo di una scusa per attaccare. Al ministero non si dorme da giorni e sono saltate le ferie d'agosto per tutti e ormai oggi è il trentuno ed è tardi. È un brutto momento.»
«Per via delle ferie saltate?»
«Per via di un possibile nuovo conflitto mondiale. Ma com'è possibile che non sai niente?»
«Qui non arrivano i giornali e non ho la radio.»
«Sei diventato un eremita?»
«No, ma mi piacerebbe.»
«Ti sei sistemato proprio bene, comunque. È una casa enorme. E tutta questa servitù… come puoi pagarla?»
«In realtà sono pochi quello che pago, coloro che lavorano qua sono i figli dei mezzadri e l'ho risolta azzerando gli affitti per i genitori. Siamo una comunità, più o meno.»
Sauro ride, sento un tintinnare di bicchieri.
«Posso?» chiede.
«Serviti pure.»
L'odore dell'alcool riempie il soggiorno.
«La casa è bella» continua Sauro, schioccando la lingua per assaporare il liquore, «ma santo Dio, Giovanni, è così…»
Borbotta qualcosa che non capisco, probabilmente mi dà le spalle. «E questo corridoio… è lunghissimo.»
«Inizia qua, in soggiorno, e percorre tutta la casa, che come hai visto ha solo un piano.»
«Ma là, più avanti, sembra fare delle svolte, incredibile.»
«Si biforca. Da una parte porta agli alloggi dei domestici, dall'altra alle cucine. Proseguendo dritti si va alle camere da letto.»
«Sembra un labirinto.»
Sorrido. L'ho pensato anche io, la prima volta che l'ho visto. Per accedervi dal soggiorno si passa sotto un grande arco a sesto acuto, decorato con fregi e piccole sculture. E si perde nel ventre della casa, senza finestre, le porte scure di stanze che apriamo raramente. L'arco sono fauci, il corridoio è una gola. È il passaggio tra la nostra realtà e qualcos'altro, qualcosa che abitava in questi luoghi probabilmente da prima che la casa venisse costruita e che ora la occupa.
«L'altro ospite è un mio ex allievo, Riccardo Bordi, probabilmente lo conosci» dico, d'improvviso.
«Il figlio del console?»
«Sì.»
«Ma c'è anche Smer… cioè, anche sua moglie?»
«Certo.» Sauro tace, sento l'assito del pavimento gemere sotto il suo peso mentre si muove nervoso su e giù per la stanza. «Hanno avuto un grave lutto, sai, hanno perso da poco la loro bambina. È soffocata nel suo lettino, mentre dormiva. Si chiamava Pandora. Non aveva nemmeno due anni e…»
«Lo so, conosco la storia» sbotta Sauro. Bofonchia anche qualcos'altro, ma non lo capisco.
«Hanno bisogno di distrarsi» concludo, «hai qualche problema? Ti sento strano.»
«No, niente, lascia stare.» Il tonfo del bicchiere sulla credenza. «Fammi accompagnare in camera, Giovanni, ho paura di perdermi in questo corridoio.»
Sei già perso, amico mio.
C'è un ritratto del Conte in soggiorno. L'ho studiato e rimirato così a lungo che anche ora, che non posso più vederlo, è come se lo avessi davanti.
È in tenuta da caccia, verde scuro, il fucile a tracolla. Gli occhi grigi, lontani. È stato ritratto proprio qua, in soggiorno, con il corridoio alle spalle, l'arco d'accesso scuro, come se lo stesse per inghiottire. Il pittore aveva visto qualcosa durante le lunghe ore di osservazione e lo aveva messo sulla tela.
Avvicinandosi al quadro, difatti, negli angoli bui, si vede qualche minuscola macchia di luce. Sembrano occhi. Io so di chi sono. E mi chiedo quali cose tremende i proprietari di quegli occhi luminosi abbiano raccontato al Conte sulla povera moglie.
Ho fatto coprire le finestre con pesanti tende di feltro, anche se ha iniziato da poco a piovere e non ci saranno in cielo né stelle né luna, non voglio che nella stanza ci sia il minimo bagliore.
I due domestici che ci dovranno servire hanno ai polsi delle campanelle, per avvisarci della loro presenza.
I miei ospiti sono stati accompagnati ai loro posti. Qualcuno tasta la tavola, si sente il tintinnare delle posate. Smeralda si lascia scappare una risata nervosa.
«Se riesco a trovare il vino non avrò bisogno d'altro» dice Sauro.
Sentiamo le campanelle e un piatto viene deposto davanti a noi. Dal profumo non si capisce cosa sia, è quasi inodore. La consistenza in bocca è gelatinosa, è fresco, c'è l'aspro dell'aceto, uova, il croccante del sedano. Una parte consistente, più unta, carne di manzo.
«Sono certo che questa cena riuscirà, letteralmente, ad aprirvi gli occhi.» dico, «già, perché è dall'assenza che impariamo. Per me è stato così, ho capito cos'era in realtà la vista nel momento esatto in cui sono diventato cieco. Del resto cos'è davvero l'acqua si impara quando si ha sete e cos'è la pace lo si evince dai racconti di battaglia. Dunque, vi piace ciò che state mangiando?»
«È davvero strano» dice Smeralda, «insomma, è buono, ma non so cos'è e mi sento frenata… sembra, non ridete vi prego, sembra un occhio.»
«Un occhio?»
«Un occhio gigante.»
«Per la gelatina?»
«Mi blocca.»
«Mangia tranquilla tesoro» dice Riccardo, «è un aspic. Almeno spero.»
Sauro rimane in silenzio, lo sento masticare, alla mia destra, sia cibo che mugugni.
Le campanelle, i piatti vuoti vengono tolti dalla tavola, arriva una nuova portata.
«Ora lasciatevi andare, sul serio, mettete da parte le ultime remore. Non pensate solo a ciò che potreste avere nel piatto, immaginate di essere in un altro luogo, dove volete. Potete farlo, non vedendo dove siete, potete essere dappertutto.»
Il profumo che arriva dal piatto è intenso, di sottobosco, funghi porcini, ginepro. Al taglio è croccante, si rompe come un guscio d'uovo. In bocca è resinoso, c'è un leggero retrogusto di affumicato. Ha un ripieno che risulta morbido e liscio, leggermente acido. Salvia, formaggio di capra, frutta disidratata.
«Ci troviamo in un bosco. Pini, abeti rossi. Se prestate attenzione tra i rami potete vedere degli occhi curiosi che ci spiano. Uno scoiattolo?»
«In effetti sembra corteccia» Smeralda ridacchia, si sta lasciando andare.
«Un cannolo salato?» ipotizza Riccardo.
«Sono cannelloni gratinati» sbotta Sauro.
«Si sente il fumo» continuo, «in lontananza, oltre il bosco, c'è una città in fiamme. Varsavia? Urla, grida di disperati che fuggono. Qualcuno ha portato con sé una capra. Tra le rovine della guerra che inevitabilmente tra poco verrà nascerà un albero di pesco che non darà frutti. Che non avrà fiori.»
«Giovanni, ma che diamine vai dicendo?» Sauro sembra scocciato, lo sento armeggiare di nuovo col bicchiere.
«Mi sono lasciato trasportare» dico, «è quello che mi ha suggerito il cibo.»
Campanelli, un piatto sparisce, ne arriva uno nuovo. La pioggia è sempre più forte ed è aumentato anche il vorticare del vento, che ora fa tremare i vetri delle finestre. Il mare muggisce, colpisce gli scogli, il respiro selvaggio.
Il profumo che arriva dal piatto è salino, di pesce azzurro. Sgombro. Il guazzetto è saporito, abbondante, il liquido è denso, concentrato. C'è pomodoro, erba cipollina. Il pesce è sodo, cotto a parte. C'è del croccante, un gusto deciso, marino, salicornia, mentre le minuscole sfere che esplodono in bocca sono uova di salmone. È ottimo, ma il brodo è davvero tanto, il piatto non ha equilibrio.
«È sera» dico, mentre mi alzo silenzioso, senza che gli altri se ne accorgano, «siamo in un palazzo signorile, a Fregene, è l'inizio dell'estate. Fa caldo. Una bambina piange. È stato preparato il bagnetto per lei, ma la tata è stata allontanata con una scusa, sarà la madre a lavarla.»
Una sedia viene rovesciata, passi pesanti.
«Giovanni dove cazzo sei?» urla Sauro. Un piatto cade sul pavimento.
Mi sposto di lato, Sauro inciampa, bestemmia.
«In realtà la madre ha un ospite. I due si intrattengono sul patio, bevono, la bambina continua a piangere. I due ridono, ridono, ridono. Dal mare arriva il fresco della brezza serale, un gabbiano grida. La bambina tace. I due non si preoccupano, vanno in camera da letto e ci restano tutto il tempo che vogliono.»
Smeralda urla, sento un bicchiere frantumarsi non lontano da me, sul muro, cerca di colpirmi.
«La madre si riveste, raggiunge la figlia, non la trova nel lettino, nota che le sbarre sono aperte, una distrazione. "Pandora!" la chiama, "dove sei?". Entra in bagno, la vede. Ne vede la schiena, galleggia nella vasca, i capelli come alghe. I due la tirano fuori, l'asciugano, la sistemano nel lettino. L'uomo è un uomo potente, troverà il modo di corrompere il medico che dovrà stabilire le cause della morte. La disperazione della madre è disperazione autentica. I due mostri si salveranno.»
«Chi ti ha raccontato queste cose?» urla Sauro, «dove sei!»
Seguo il muro, tasto, trovo l'arco, mi infilo nel corridoio.
«Da questa parte» dico. Faccio rumore col bastone battendolo a terra. Sento i passi di Sauro avvicinarsi. Mi inoltro nel corridoio. Sauro urta una maniglia, mi maledice. Dal soggiorno sento un pianto. È Riccardo.
Le campanelle. Sono tante, mi sfilano a fianco. Chi abita la casa ha fame.
Sauro grida, stavolta di dolore. Mi passa davanti, sento la puzza di sudore, il suo rantolare. Corre nel corridoio, sbatte, cade, le campanelle lo inseguono. Continua a correre, i rumori si perdono lungo il budello. Torno in soggiorno.
«Smeralda, vieni con me» dico.
Seguo il suo debole piagnucolare, la raggiungo, le afferro un braccio e la conduco via con me, attraverso l'arco, nel corridoio. Nella pancia della casa. Altrove.
C'è di nuovo calma, ora. Riccardo si è seduto a tavola, respira pesantemente. Aspira il muco dal naso, non parla. Non ho comandato di accendere le luci, la cena non è ancora finita.
La pioggia s'è placata, ticchetta indolente sui vetri. S'è calmato anche il mare.
I campanelli dei domestici, il dolce che viene posato davanti a noi.
«Non preoccuparti» dico, «mi prenderò io tutte le colpe, ora finisci di mangiare. Ci è voluto del tempo per preparare questo piatto, l'ingrediente principale è arrivato da poco.»
In bocca ha una buona consistenza, cremosa, grassa, ogni tanto mordo una noce, c'è dell'uva passita, cannella, cioccolato.
E sangue.
Different Staff- Admin
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Re: Questa è una storia di mostri
Più che un thriller un horror. Però ben costruito. Lasci un po' tutto nell'incerto, a disposizione della fantasia del lettore e questo mi piace. La lettura è facile per come padroneggi la penna. Anche se certuni paletti sono semplicemente sfiorati il racconto è ottimo.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto molto potente, davvero una storia di mostri e di mostruosità che rimbalzano e si intrecciano fra ospiti, padrone di casa e vecchi proprietari (fantasmi?) della grande villa sul mare.
C'è padronanza nella scrittura e la storia si legge d'un fiato, senza ostacoli di rilievo, fino al tragico epilogo: una vendetta cieca che certamente farà più male a Riccardo che alle vittime designate, nonostante l'opinione del professore: "Spero che questa serata gli sia d'aiuto. Anzi, sono sicuro che lo sarà". Ma, a quanto pare, anche la casa ha fame...
Poche le annotazioni sul testo.
Una, piuttosto importante, proprio all'inizio, dove si legge "I miei occhi devono essere orrendi, forse sono ricoperti da una patina bianca, cosparsi di cispe"; una descrizione esasperata, che stona parecchio con la figura del professore delineata in seguito. Sul momento mi ha fatto pensare a un barbone, a un senza tetto, non certo a un personaggio di quella levatura.
Segnalo anche un "oppure" al posto di "eppure" ("Oppure le risa, dopo quello che è successo..."); un "trenta" riferito al giorno del mese che dovrebbe essere preceduto dall'articolo; un'imprecisione nella descrizione del corridoio, che non si biforca ma, da come se ne parla, si divide in tre.
Altro piccolo neo, la punteggiatura non sempre accurata.
Peccati comunque veniali in un lavoro senza dubbio degno di nota.
Grazie.
M.
C'è padronanza nella scrittura e la storia si legge d'un fiato, senza ostacoli di rilievo, fino al tragico epilogo: una vendetta cieca che certamente farà più male a Riccardo che alle vittime designate, nonostante l'opinione del professore: "Spero che questa serata gli sia d'aiuto. Anzi, sono sicuro che lo sarà". Ma, a quanto pare, anche la casa ha fame...
Poche le annotazioni sul testo.
Una, piuttosto importante, proprio all'inizio, dove si legge "I miei occhi devono essere orrendi, forse sono ricoperti da una patina bianca, cosparsi di cispe"; una descrizione esasperata, che stona parecchio con la figura del professore delineata in seguito. Sul momento mi ha fatto pensare a un barbone, a un senza tetto, non certo a un personaggio di quella levatura.
Segnalo anche un "oppure" al posto di "eppure" ("Oppure le risa, dopo quello che è successo..."); un "trenta" riferito al giorno del mese che dovrebbe essere preceduto dall'articolo; un'imprecisione nella descrizione del corridoio, che non si biforca ma, da come se ne parla, si divide in tre.
Altro piccolo neo, la punteggiatura non sempre accurata.
Peccati comunque veniali in un lavoro senza dubbio degno di nota.
Grazie.
M.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
piaciuto parecchio, questo pezzo.
scritto abbastanza bene, solo qualche errore nella punteggiatura, con buone descrizioni, molto efficaci.
particolare la storia, che mi ha piuttosto sorpreso.
e questo è un punto a favore.
i paletti sono presenti, anche se non sempre al centro della storia.
forse è più un horror che un thriller, visto cosa accade nel finale, però è accettabilissimo.
insomma, un buon lavoro.
scritto abbastanza bene, solo qualche errore nella punteggiatura, con buone descrizioni, molto efficaci.
particolare la storia, che mi ha piuttosto sorpreso.
e questo è un punto a favore.
i paletti sono presenti, anche se non sempre al centro della storia.
forse è più un horror che un thriller, visto cosa accade nel finale, però è accettabilissimo.
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Re: Questa è una storia di mostri
Ho sentito molto questo pezzo. Coinvolta
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto scritto da penna esperta e capace di maneggiare il genere con efficacia. Al solito, nel tuo caso autor, apprezzo moltissimo l’incipit sempre così ben scritto, immersivo. Le sensazioni fisiche sono palpabili, gli odori, le consistenze, i pensieri vividi. Il cieco è davvero un cieco. C’è molta cura e raffinatezza nelle descrizioni e il personaggio acquista tridimensionalità.
Il prosieguo della storia è un po’ più debole perché rispetto ai dettagli iniziali tutto è molto sfumato, la vicenda si dipana lentamente nelle dinamiche e, penso volutamente, non è del tutto chiaro il motivo della vendetta.
Particolarmente accurata (fin troppo) la descrizione della cena al buio che resta ammirevole per la bravura nella descrizioni ma forse un po’ troppo lunga nell’economia totale del racconto.
Nel punto che ti segnalo qui di seguito sono dovuta tornare indietro perché non capivo… sei passato dalla scena dell’arrivo al fatto che i due ospiti abbiano trascorso la notte nella villa, ma subito questa cosa non si capisce o almeno io ho avuto difficoltà nel farlo.
Il prosieguo della storia è un po’ più debole perché rispetto ai dettagli iniziali tutto è molto sfumato, la vicenda si dipana lentamente nelle dinamiche e, penso volutamente, non è del tutto chiaro il motivo della vendetta.
Particolarmente accurata (fin troppo) la descrizione della cena al buio che resta ammirevole per la bravura nella descrizioni ma forse un po’ troppo lunga nell’economia totale del racconto.
Nel punto che ti segnalo qui di seguito sono dovuta tornare indietro perché non capivo… sei passato dalla scena dell’arrivo al fatto che i due ospiti abbiano trascorso la notte nella villa, ma subito questa cosa non si capisce o almeno io ho avuto difficoltà nel farlo.
Sembrerò uno sciocco, ma devo chiederle di non far venire più i domestici in camera nostra…»
«È successo qualcosa?»
«No, no. È che… come posso dire? Smeralda ha timore di loro. Non so, neanche a me piacciono a dire il vero, sembrano tutti simili, non riesco a distinguerli l'uno dall'altro. Sarà magari perché sono imparentati, eppure…»
Un altro aspetto che mi sfugge è il perché sia proprio il professore
ad architettare la vendetta. Era innamorato del suo allievo Riccardo? E come faceva il professore a conoscere così bene la storia dei due amanti?
Altra cosa che non ho capito è dove sia ubicata la villa.
Sembrerebbe su un’isola, poi lo dici che è a picco sulla costa che si affaccia sul Tirreno ma parli di “tratturo” che è un termine che mi porta in Abruzzo o nel pugno di mare del Molise e non sulla costa laziale dove, forse, si svolgono i fatti.
Scusa le pulci, ma considerata l’indubbia qualità della scrittura penso di esserti più utile facendoti notare quello che mi ha suscitato delle domande che hanno rallentato la lettura.
Il tono generale è più da horror che thriller.
Comunque questo periodo vale da solo il prezzo del biglietto.
Complimenti.
questa cosa che gli uomini e il mare siano così simili. Abbiamo lo stesso ritmo: onda, pausa, onda. Respiro, pausa, respiro. Quando siamo agitati il respiro è in burrasca, quando siamo calmi il respiro è in bonaccia. Quando qualcuno ci culla, come fa il mare, dobbiamo stare attenti, perché potrebbe inghiottirci e farci affogare.»
Petunia- Moderatore
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Re: Questa è una storia di mostri
Racconto ben scritto e che si legge con piacere anche per la sua scorrevolezza.
La trama è particolare, non semplice da seguire in quanto lascia aperti alcuni interrogativi che, sebbene possano essere voluti, finiscono per confondere il lettore.
Se, infatti, si può comprendere la vendetta del professore affezionato al proprio studente (lui stesso dice di non essersi mai sposato e di non avere avuto figli ma anche che i suoi studenti sono stati per lui come tanti figli) ugualmente la vendetta appare forse eccessiva frutto più di una mente malata che della mente di un grande letterato.
Mi resta anche oscuro il ruolo dei campanellini, sembra esserci una sorta di presenza sovrannaturale che finirebbe per scontrarsi con il paletto del genere.
E a proposito di paletti proprio il genere thriller e la data appaiono come i più fragili al contrario degli altri tutti ben presenti.
Ti segnalo, infine
La trama è particolare, non semplice da seguire in quanto lascia aperti alcuni interrogativi che, sebbene possano essere voluti, finiscono per confondere il lettore.
Se, infatti, si può comprendere la vendetta del professore affezionato al proprio studente (lui stesso dice di non essersi mai sposato e di non avere avuto figli ma anche che i suoi studenti sono stati per lui come tanti figli) ugualmente la vendetta appare forse eccessiva frutto più di una mente malata che della mente di un grande letterato.
Mi resta anche oscuro il ruolo dei campanellini, sembra esserci una sorta di presenza sovrannaturale che finirebbe per scontrarsi con il paletto del genere.
E a proposito di paletti proprio il genere thriller e la data appaiono come i più fragili al contrario degli altri tutti ben presenti.
Ti segnalo, infine
La farse che ho evidenziato in grassetto mi sembra legarsi molto poco con quella che la precede considerato che sono collegate da una "e" congiunzione.Vicino al mare ci abito, sento il rumore della risacca, il puzzo delle alghe che si decompongono e c’è sempre qualcuno disposto a leggere per me
Forse volevi intendere costruita?È così da quando è stata costituita, alla fine del cinquecento.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Il titolo prepara il lettore alla storia, non c'è nessuna intenzione di sorprendere, e un thriller dovrebbe farlo. Ma mai mi sognerei di mettere in discussione un racconto scritto così bene, probabilmente tra i migliori che ho letto. Quindi, autore, goditi il tuo momento di gloria e i miei voti. Hai spinto molto sull'acceleratore con il rischio di uscire fuori strada per il troppo disgusto provocato, specialmente nella descrizione del cieco. Non sono un moralista, è che non mi sognerei mai di leggere un racconto così crudo e impressionante, ma tu sei bravo.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Ciao autore, un thriller sovrannaturale il tuo, con forti tonalità horror. Una commistione di generi che funzione, visto che sono decisamente complementari. Scritto bene, c'è qualche passaggio dove rivedrei la punteggiatura, nonostante la narrazione in prima persona preveda qualche libertà nelle pause ci sono dei tratti davvero farraginosi. Sul testo, be', la vera protagonista è la casa, sembra un omaggio al concorso. Il corridoio ne è la bocca. Una casa abitata da creature, che ho intuito manifestarsi nei "domestici", tutti senza tratti somatici distinguibili l'uno dall'altro, come se indossassero una maschera, creature ancestrali, che l'hanno resa in un certo senso viva. Così viva che si mette a sussurrare a chi la abita dei terribili segreti. Al Conte sulla moglie, al professore sulla triste fine della figlia di Riccardo. Non hanno altro scopo, la casa e i suoi abitanti, se non quello di nutrirsi. Mi è piaciuto anche il personaggio del professore, complesso direi, come se la perdita della vista, il precipitare nel buio, lo avessero imbruttito, reso cinico. Interessante anche il suo morboso attaccamento agli ex-alunni, uniche presenze in una vita altrimenti di solitudine. Bella la frase che pronuncia sulla spiaggia, che preannuncia la tragica fine di Pandora, morta affogata, e che mi ha ricordato una canzone degli Afterhours, "Oceano di gomma". Gli altri personaggi invece sono decisamente più insipidi, anche i cattivi, i mostri, rimangono un po' così e ala fine non li si odia davvero. Molto ben gestita, infine, tutta la questione del pdv su di un cieco, per tutto il racconto non ci sono immagini, ma solo odori, suoni, contatti.
Per i paletti invece insomma, soprattutto la data, certo, è presente, ma davvero ininfluente nell'economia della narrazione.
A rileggerci!
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
A tutti i racconti riservo sempre una doppia lettura: con questo racconto sono state due letture intense, e i piccoli refusi o la punteggiatura in alcuni punti zoppicante neanche li ho segnati al primo passaggio, posso dire? ammaliata dallo stile.
Riga dopo riga mi dicevo: “Che bella scrittura! Non manca niente e non c’è nulla che non serva”.
Il personaggio del professore è delineato davvero bene, così come il corridoio più che un luogo è a sua volta un personaggio, silenzioso e paziente, in attesa di entrare in scena.
La cecità del protagonista porge la descrizione dei restanti personaggi attraverso l’uso di dialoghi semplici e armonici tra loro, che ben di incastrano con quando al professore arriva dagli altri sensi, che sempre si acuiscono quando debbono sopperire a una mancanza, con una forza maggiore che non in condizioni di normalità.
La collocazione temporale è data da una data, il 30 agosto, e una descrizione superficiale del momento, quasi che sia più fastidiosa la mancata fruizione delle ferie che preoccupante la minaccia ormai certezza della guerra. Sufficiente per comprendere il periodo, senza eccessi.
Un racconto quindi molto equilibrato, anche nel ritmo che porta all’epilogo: una giornata che si avvia tranquillamente, tra i pensieri del protagonista, l’arrivo degli ospiti, la sorpresa di una cena fuori dall’ordinario e poi, quasi improvviso ma non inaspettato, il finale. Una trappola elegante e perfetta.
Ecco il finale, a mio parere trasforma un thriller (con la tensione che monta minuto dopo minuto, anticipata da una semplice frase “Sei già perso, amico mio.”) in un horror, con tanto di casa che, assieme ai suoi inquietanti abitanti, si trasforma in giustiziere.
Se continuo con i complimenti, mi arriva un intervento di moderazione: ci vediamo, cara Penna, al terzo tempo.
Riga dopo riga mi dicevo: “Che bella scrittura! Non manca niente e non c’è nulla che non serva”.
Il personaggio del professore è delineato davvero bene, così come il corridoio più che un luogo è a sua volta un personaggio, silenzioso e paziente, in attesa di entrare in scena.
La cecità del protagonista porge la descrizione dei restanti personaggi attraverso l’uso di dialoghi semplici e armonici tra loro, che ben di incastrano con quando al professore arriva dagli altri sensi, che sempre si acuiscono quando debbono sopperire a una mancanza, con una forza maggiore che non in condizioni di normalità.
La collocazione temporale è data da una data, il 30 agosto, e una descrizione superficiale del momento, quasi che sia più fastidiosa la mancata fruizione delle ferie che preoccupante la minaccia ormai certezza della guerra. Sufficiente per comprendere il periodo, senza eccessi.
Un racconto quindi molto equilibrato, anche nel ritmo che porta all’epilogo: una giornata che si avvia tranquillamente, tra i pensieri del protagonista, l’arrivo degli ospiti, la sorpresa di una cena fuori dall’ordinario e poi, quasi improvviso ma non inaspettato, il finale. Una trappola elegante e perfetta.
Ecco il finale, a mio parere trasforma un thriller (con la tensione che monta minuto dopo minuto, anticipata da una semplice frase “Sei già perso, amico mio.”) in un horror, con tanto di casa che, assieme ai suoi inquietanti abitanti, si trasforma in giustiziere.
Se continuo con i complimenti, mi arriva un intervento di moderazione: ci vediamo, cara Penna, al terzo tempo.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto che usa tutti i sensi. In modo potente, sgradevole. Ti sembra di sentire al naso certi odori, di sentire sotto i denti la consistenza dei cibi serviti durante la cena. In questo è molto potente. Il corridoio è quasi un anticamera dell'inferno, un passaggio verso l'Altrove, intricato e contorto come la voce che racconta la storia. Sembra un posto vivo, che respira, che inghiotte. Cieco come il protagonista. Mi è piaciuto veramente tanto.
La scrittura è precisa, avvolgente, soffocante. Quanto alla punteggiatura non mi esprimo. la prima persona ha e deve avere la massima libertà, secondo me.
Gli altri paletti funzionali. Va detto che è un po' fuori dal tempo, ma non gliene farei una colpa. Il genere lo vedo centrato. Ha un che di Hannibal (la serie), del primo De Palma, di Cronenberg. Sono i primi paragoni che mi vengono in mente.
Nel complesso un racconto davvero suggestivo e che ti lascia una specie di fastidio addosso, una sensazione scomoda, come una patina sugli occhi. Bello.
La scrittura è precisa, avvolgente, soffocante. Quanto alla punteggiatura non mi esprimo. la prima persona ha e deve avere la massima libertà, secondo me.
Gli altri paletti funzionali. Va detto che è un po' fuori dal tempo, ma non gliene farei una colpa. Il genere lo vedo centrato. Ha un che di Hannibal (la serie), del primo De Palma, di Cronenberg. Sono i primi paragoni che mi vengono in mente.
Nel complesso un racconto davvero suggestivo e che ti lascia una specie di fastidio addosso, una sensazione scomoda, come una patina sugli occhi. Bello.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Davvero un bel racconto!
I paletti sono inseriti senza forzature e senza stravolgere troppo la storia.
Ho molto apprezzato la venatura horror che s'intrufola nella storia piano piano fino a diventare la cornice perfetta per impreziosire questa opera.
Strano, inaspettato e allo stesso tempo azzeccato il fatto che il professore sia diventato cieco, che i suoi sensi si siano acuiti e affinati fino al punto di percepire la casa e i segreti che sussurra. La cecità permette anche d'ispezionare le scene al buio con una intensità mai eccessiva e ben giustificata dal contesto: i sensi vengono stuzzicati con bravura e intelligenza in questo racconto e alla luce di ciò trovo accettabile che gli altri personaggi rimangano un po' sfumati e siano poco incisivi, quasi delle silhouette che si muovono sullo sfondo del palcoscenico.
Ho trovato molto interessanti i domestici: capisco che il limite di battute è sempre tiranno, ma avrei voluto davvero leggere altro su di loro, figure davvero inquietanti e ben riuscite.
Il finale ha un doppio ribaltamento che, forse, andava studiato meglio: quel sangue finale è molto d'effetto, ma in realtà è la casa che ha fame, quindi è lei che divora gli ospiti, perchè condividere quel delizioso cibo con gli umani (possibili vittime?).
Probabilmente anche il professore vive sotto l'influenza malvagia della casa, ne è una specie di tentacolo che si agita nel mondo per attirare prede, o qualcosa del genere (infatti mi sembra compiaciuto nell'assaggiare la torta...).
Anche questo aspetto, probabilmente, soffre del problema sopracitato del limite di battute, ma ciò che succede al prof meriterebbe proprio una descrizione accurata. E horribile...
I paletti sono inseriti senza forzature e senza stravolgere troppo la storia.
Ho molto apprezzato la venatura horror che s'intrufola nella storia piano piano fino a diventare la cornice perfetta per impreziosire questa opera.
Strano, inaspettato e allo stesso tempo azzeccato il fatto che il professore sia diventato cieco, che i suoi sensi si siano acuiti e affinati fino al punto di percepire la casa e i segreti che sussurra. La cecità permette anche d'ispezionare le scene al buio con una intensità mai eccessiva e ben giustificata dal contesto: i sensi vengono stuzzicati con bravura e intelligenza in questo racconto e alla luce di ciò trovo accettabile che gli altri personaggi rimangano un po' sfumati e siano poco incisivi, quasi delle silhouette che si muovono sullo sfondo del palcoscenico.
Ho trovato molto interessanti i domestici: capisco che il limite di battute è sempre tiranno, ma avrei voluto davvero leggere altro su di loro, figure davvero inquietanti e ben riuscite.
Il finale ha un doppio ribaltamento che, forse, andava studiato meglio: quel sangue finale è molto d'effetto, ma in realtà è la casa che ha fame, quindi è lei che divora gli ospiti, perchè condividere quel delizioso cibo con gli umani (possibili vittime?).
Probabilmente anche il professore vive sotto l'influenza malvagia della casa, ne è una specie di tentacolo che si agita nel mondo per attirare prede, o qualcosa del genere (infatti mi sembra compiaciuto nell'assaggiare la torta...).
Anche questo aspetto, probabilmente, soffre del problema sopracitato del limite di battute, ma ciò che succede al prof meriterebbe proprio una descrizione accurata. E horribile...
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Il racconto, soprattutto nella prima parte, indugia molto su accurate e raffinate descrizioni che dimostrano tutte le grandi qualità anche tecniche dell’autore. Personalmente preferisco una prosa più essenziale che lasci più spazio all’immaginazione del lettore, ma è questione di gusti personali.
Le parti che ho apprezzato di più sono quelle descrittive del personaggio principale, della cecità e delle sue percezioni che suppliscono con gli altri sensi alla mancanza della vista. Anche solo per questo aspetto il racconto merita un grande plauso.
Per quanto riguarda la storia devo ammettere, con sincerità e umiltà, che ho fatto una grande fatica a percepirne in qualche modo il contenuto e lo sviluppo. Sono stato combattuto fra due interpretazioni diverse: una che vede il professore come un vendicatore che vuole punire la coppia di amanti che sono i responsabili della morte della bambina; l’altra in cui prevale il soprannaturale, l’oscuro di una casa che trascina tutto e tutti in una sorta di maledizione in cui lo stesso professore è coinvolto. Più letture non hanno dissipato i miei dubbi e neppure la lettura dei commenti che mi hanno preceduto. Propendo per la seconda ipotesi ma avrei preferito una traccia più netta.
Resta comunque un lavoro di grande livello.
Infine, una nota stupida sul professore e i mezzadri: in realtà la mezzadria, molto diffusa un tempo dalle mie parti, non prevedeva il pagamento di un affitto, ma era basata sulla divisione al 50% dei prodotti fra proprietario e mezzadro.
Le parti che ho apprezzato di più sono quelle descrittive del personaggio principale, della cecità e delle sue percezioni che suppliscono con gli altri sensi alla mancanza della vista. Anche solo per questo aspetto il racconto merita un grande plauso.
Per quanto riguarda la storia devo ammettere, con sincerità e umiltà, che ho fatto una grande fatica a percepirne in qualche modo il contenuto e lo sviluppo. Sono stato combattuto fra due interpretazioni diverse: una che vede il professore come un vendicatore che vuole punire la coppia di amanti che sono i responsabili della morte della bambina; l’altra in cui prevale il soprannaturale, l’oscuro di una casa che trascina tutto e tutti in una sorta di maledizione in cui lo stesso professore è coinvolto. Più letture non hanno dissipato i miei dubbi e neppure la lettura dei commenti che mi hanno preceduto. Propendo per la seconda ipotesi ma avrei preferito una traccia più netta.
Resta comunque un lavoro di grande livello.
Infine, una nota stupida sul professore e i mezzadri: in realtà la mezzadria, molto diffusa un tempo dalle mie parti, non prevedeva il pagamento di un affitto, ma era basata sulla divisione al 50% dei prodotti fra proprietario e mezzadro.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto bellissimo mi è piaciuto tanto ma, per me, non è un thriller. C'è qualcosa di inquietante nell'aria ma non c'è tensione. L'azione si svolge tutta nella parte finale e devo dire che mi è sembrata un pochino affrettata.
Arriverà il momento dei giudizi generali ma da questo genere mi aspettavo di più.
Il testo sembra non tener conto dei paletti. Sono tutti presenti ma non sono funzionali.
Se qualcuno mi dovesse dire quel'è la stanza protagonista mi verrebbe da dire, La sala da pranzo e sfido ogni altro collega a dire altro. È così ben definita la sala da pranzo con la descrizione delle portate, l'atmosfera è magica e oscura ma appunto, come dicevo prima non c'è tensione. se non nel finale.
Concludo facendoti i complimenti per il racconto che ho trovato molto ma molto bello ma purtroppo non me lo sento di metterlo in alto per quanto riguarda il concorso.
Arriverà il momento dei giudizi generali ma da questo genere mi aspettavo di più.
Il testo sembra non tener conto dei paletti. Sono tutti presenti ma non sono funzionali.
Se qualcuno mi dovesse dire quel'è la stanza protagonista mi verrebbe da dire, La sala da pranzo e sfido ogni altro collega a dire altro. È così ben definita la sala da pranzo con la descrizione delle portate, l'atmosfera è magica e oscura ma appunto, come dicevo prima non c'è tensione. se non nel finale.
Concludo facendoti i complimenti per il racconto che ho trovato molto ma molto bello ma purtroppo non me lo sento di metterlo in alto per quanto riguarda il concorso.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto trascinante nella sua forza espressiva.
Fin dalle prime battute ha una capacità descrittiva e sensoriale notevole, tanto da trasportare il lettore in un vero e proprio film, con atmosfere meste, quasi rassegnate.
Parlando di atmosfere, l'unico piccolo "inceppo" che ho percepito nella storia è proprio l'atmosfera. L'inizio, con la sua lentezza, la sua quiete grigia, mi aveva messo nell'ottica di un racconto molto malinconico, privo di tensione. Quando il tutto, e ci ha messo tanto, ha cominciato a virare sul macabro, ho sentito come una nota stonata, come se il cambio fosse stato troppo repentino.
Cioè, la tensione c'è ed è ben resa, ma la si inizia a percepire da oltre la metà della storia in poi, forse "troppo tardi".
Le portate della cena al buio lasciano intendere che qualcosa sta cominciando a diventare orribile, ma non se ne è sicuri, non fino a quando il professore inizia a spiegare e allora ci si ritrova catapultati in una storia diversa, rovesciata.
Dannatamente efficace, questo sì, ma forse partita troppo in sordina.
L'intreccio mi è piaciuto, anche l'uso calcolato dei paletti, tranne quello temporale, che è poco significativo. Forse avrei speso meglio il corridoio, gli avrei dato una funzione più misteriosa, più incomprensibile, mi riferisco a quando il prof lo descrive a Sauro. Sarebbe stato più in linea con il genere.
Ho sentito anche io la mancanza di dettagli sui domestici, anche questo li avrebbe resi più parte pregnante dell'atmosfera.
Ti segnalo che Cinquecento (il secolo) andrebbe scritto maiuscolo.
A parte gli aspetti evidenziati, il racconto è comunque stato una lettura eccellente, l'ho letto con grande attenzione e mi ha sicuramente coinvolto sotto tutti i punti di vista.
Fin dalle prime battute ha una capacità descrittiva e sensoriale notevole, tanto da trasportare il lettore in un vero e proprio film, con atmosfere meste, quasi rassegnate.
Parlando di atmosfere, l'unico piccolo "inceppo" che ho percepito nella storia è proprio l'atmosfera. L'inizio, con la sua lentezza, la sua quiete grigia, mi aveva messo nell'ottica di un racconto molto malinconico, privo di tensione. Quando il tutto, e ci ha messo tanto, ha cominciato a virare sul macabro, ho sentito come una nota stonata, come se il cambio fosse stato troppo repentino.
Cioè, la tensione c'è ed è ben resa, ma la si inizia a percepire da oltre la metà della storia in poi, forse "troppo tardi".
Le portate della cena al buio lasciano intendere che qualcosa sta cominciando a diventare orribile, ma non se ne è sicuri, non fino a quando il professore inizia a spiegare e allora ci si ritrova catapultati in una storia diversa, rovesciata.
Dannatamente efficace, questo sì, ma forse partita troppo in sordina.
L'intreccio mi è piaciuto, anche l'uso calcolato dei paletti, tranne quello temporale, che è poco significativo. Forse avrei speso meglio il corridoio, gli avrei dato una funzione più misteriosa, più incomprensibile, mi riferisco a quando il prof lo descrive a Sauro. Sarebbe stato più in linea con il genere.
Ho sentito anche io la mancanza di dettagli sui domestici, anche questo li avrebbe resi più parte pregnante dell'atmosfera.
Ti segnalo che Cinquecento (il secolo) andrebbe scritto maiuscolo.
A parte gli aspetti evidenziati, il racconto è comunque stato una lettura eccellente, l'ho letto con grande attenzione e mi ha sicuramente coinvolto sotto tutti i punti di vista.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Mi scuserai, ma dopo tanti giudizi lusinghieri, il mio va controcorrente.
La scrittura è ridondante: preferisco uno stile più semplice, diretto.
La trama lascia molti dubbi che alla fine non si chiariscono.
Anche i paletti non li ho trovati centrati: la data è il 30 agosto, non il 31, e comunque poco funzionale alla trama.
Il corridoio c'è, ben descritto, ma non mi sembra centrale nella vicenda.
Scusami ancora, forse è solo che non è nelle mie corde.
La scrittura è ridondante: preferisco uno stile più semplice, diretto.
La trama lascia molti dubbi che alla fine non si chiariscono.
Anche i paletti non li ho trovati centrati: la data è il 30 agosto, non il 31, e comunque poco funzionale alla trama.
Il corridoio c'è, ben descritto, ma non mi sembra centrale nella vicenda.
Scusami ancora, forse è solo che non è nelle mie corde.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Poi ci sono racconti che sembrano un intero romanzo. Ma come fai?
Molto bella questa storia di mostri. Un horror che crea una bella suspence.
Ti inchioda al foglio per la bellezza dei personaggi, per la descrizione dei luoghi, l’accuratezza nello scegliere il cibo, i suoni, gli odori.
Sembra di stare là.
Da un racconto così bello e incredibile non pretendo altro.
Insomma, che dirti?
Complimenti davvero!
Molto bella questa storia di mostri. Un horror che crea una bella suspence.
Ti inchioda al foglio per la bellezza dei personaggi, per la descrizione dei luoghi, l’accuratezza nello scegliere il cibo, i suoni, gli odori.
Sembra di stare là.
Da un racconto così bello e incredibile non pretendo altro.
Insomma, che dirti?
Complimenti davvero!
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Re: Questa è una storia di mostri
Devo innanzitutto fare i complimenti all’autore per come è riuscito a ricreare l’ambiente, l’ottimo rapporto che c’è fra l’interno e l’esterno della casa: si respira, soprattutto all’inizio, un che di mediterraneo, rilassato, all’opposto di quanto poi succede. Anche la descrizione iniziale, anche se forse un po’ lunga, aiuta a entrare nello stato ci quiete nella quale vive il cieco professore in pensione. Anche la trama scorre via abbastanza bene, con un giusto crescendo di concitazione, anche se non si raggiungono mai veri picchi di tensione. Non so se valutare positivamente o meno il flash sul conte cannibale: da un lato aiuta a comprendere efficacemente in cosa consiste l’ultima “portata”, dall’altro aiuta forse un po’ troppo a prevedere dove il racconto vuole andare a parare. Veniamo ora ai paletti: il ristorante al buio e il professore sono i veri protagonisti, sebbene la professione dell’uomo non infici più di tanto sulle sue azioni. Il periodo storico è ben indicato e, pur non avendo un ruolo determinante, lo ritengo comunque ben rappresentato. Idem per il corridoio. Sul thriller, invece, avrei qualcosa da dire, pur non essendo un grande esperto del genere. Mi sembra più un horror. Forse spostando il protagonista alla povera vittima, con un lieto fino, il risultato avrebbe potuto essere più calzante. L’idea generale comunque, pur non essendo in sé originalissima, la trovo comunque ben congegnata. Nel complesso, dunque, lo trovo un buon racconto molto ben scritto.
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Re: Questa è una storia di mostri
Un racconto che vive di sensazioni. Tante ma non troppe. Ben equilibrato, come le portate servite durante la cena al buio.
Mi piace come ci rendi partecipe della cecità del protagonista. Tutto è descritto nei minimi dettagli, ma senza usare il senso della vista. Profumi, odori, suoni, sensazioni. Tutto è amplificato in modo da non farci percepire il senso mancante.
E poi i mostri. Umani e meno umani, a seconda dei punti di vista.
Forse più un horror che un vero e proprio thriller, ma funziona eccome.
Piaciuto davvero molto.
Complimenti.
Grazie.
Mi piace come ci rendi partecipe della cecità del protagonista. Tutto è descritto nei minimi dettagli, ma senza usare il senso della vista. Profumi, odori, suoni, sensazioni. Tutto è amplificato in modo da non farci percepire il senso mancante.
E poi i mostri. Umani e meno umani, a seconda dei punti di vista.
Forse più un horror che un vero e proprio thriller, ma funziona eccome.
Piaciuto davvero molto.
Complimenti.
Grazie.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: Questa è una storia di mostri
La scrittura mi ha molto affascinato. Non ci ho visto una punteggiatura scorretta, la mia lettura è stata scorrevole. Oppure, e potrebbe essere, non ci ho fatto caso in quanto immerso nella storia.
Eh sì perché non si può negare la forza, l'attrazione che il lettore sente sulla pelle leggendo una vicenda che secondo me pone al centro la figura del professore. La casa è il contorno, ovvero il suo regno fatto di passato e presente, ma soprattutto di sensi e sensazioni. Anch'io ho notato la quantomeno strana predilezione del prof. verso i suoi ex alunni, aspetto che, se possi fare una mini critica, non è stato approfondito a dovere secondo me. Non è stato approfondito, ma ha meno "peso", chi siano in realtà quelle entità che esistono da prima della costruzione della casa e che ora la abitano, le stesse che hanno fatto le "spie" con il conte. Ciò che sto facendo notare non sposta di una virgola il mio giudizio sul testo, è soltanto mera curiosità dopo un'attenta lettura.
Una cosa che non ho capito e mi scuso con l'Autore: chi stavano mangiando a cena? Pandora? Potrei non aver capito un tubo eh.
Grazie
Eh sì perché non si può negare la forza, l'attrazione che il lettore sente sulla pelle leggendo una vicenda che secondo me pone al centro la figura del professore. La casa è il contorno, ovvero il suo regno fatto di passato e presente, ma soprattutto di sensi e sensazioni. Anch'io ho notato la quantomeno strana predilezione del prof. verso i suoi ex alunni, aspetto che, se possi fare una mini critica, non è stato approfondito a dovere secondo me. Non è stato approfondito, ma ha meno "peso", chi siano in realtà quelle entità che esistono da prima della costruzione della casa e che ora la abitano, le stesse che hanno fatto le "spie" con il conte. Ciò che sto facendo notare non sposta di una virgola il mio giudizio sul testo, è soltanto mera curiosità dopo un'attenta lettura.
Una cosa che non ho capito e mi scuso con l'Autore: chi stavano mangiando a cena? Pandora? Potrei non aver capito un tubo eh.
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Davvero un racconto molto bello e ben scritto!
Ci sono alcuni refusi, ma niente di grave.
La tensione c’è e si sente. La commistione con l’horror è fortissima, ma il thriller è un genere che vive molto di commistioni, per cui va bene.
I complimenti e le sottolineature degli elementi di forza te li hanno già fatti; li condivido per cui non mi dilungo.
Secondo me, l’incipit è “danneggiato” da questa frase: “I miei occhi devono essere orrendi, forse sono ricoperti da una patina bianca, cosparsi di cispe. Vacui. Di sicuro la mia espressione è stanca.”. La taglierei, oppure la ridurrei a un semplice “sono stanco”.
Una sottolineatura che ho già fatto a un altro racconto dello scorso step:
«Lei è Smeralda, mia moglie.»
«Esmeralda o Smeralda?»
«Senza la e» risponde lei.
Ecco, o questa precisazione ha un fine narrativo, oppure mi sembra davvero da togliere.
Ho cercato su internet il Conte D'Angeli Maurizi, perché non mi sembra casuale che ne venga usato il nome, ma non ho trovato niente. Si dice che la casa è sul Tirreno. Non credo che nemmeno questo riferimento, così preciso, sia casuale. Ho l’impressione che l’autore abbia ambientato il racconto in una villa che conosce, di cui a livello locale si conoscono fosche storie, una specie di casa infestata sul litorale tirrenico.
Certo, viene raccontata l’origine della sua infestazione, ma mi sono chiesta se sia davvero solo un’invenzione narrativa.
Mi sembra strano che l’autore si sia sbagliato sulla data, gli sarebbe bastato poco per scrivere 31 invece che 30.
Forse ha voluto intendere che la cena avviene dopo la mezzanotte, per cui il 31.
Oppure si è davvero solo sbagliato, ma mi sembra strano. Ho provato a cercare un salto temporale di cui non mi sono accorta, ma non l’ho trovato. Se invece c’è e nessuno di noi l’ha visto, forse sarebbe stato da mettere più in evidenza.
Complimenti, ottimo lavoro!
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
INTERVENTO DI MODERAZIONE
Per un errore commesso dal sottoscritto, era stata caricata una versione sbagliata del racconto, con una imperfezione nella data.
Adesso ho provveduto a caricare la versione definitiva approvata dal CdL, quella con la data esatta.
Mi scuso con l'aut-
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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.
REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
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Re: Questa è una storia di mostri
The Raven ha scritto:INTERVENTO DI MODERAZIONEPer un errore commesso dal sottoscritto, era stata caricata una versione sbagliata del racconto, con una imperfezione nella data.Adesso ho provveduto a caricare la versione definitiva approvata dal CdL, quella con la data esatta.Mi scuso con l'aut-
Ah, ecco, vedi! Mi sembrava strano!
Bene.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Questa è una storia di mostri
Ciao, Penna.
Faccio notare che non è un ristorante ma è una cena, quindi il paletto è preso un po' troppo di striscio.
Il genere è un thriller horror, mi aspettavo almeno un racconto del genere. Ben gestito, nonostante nella prima parte non ci siano né tensione né suspence. Ma la prima parte è indispensabile per godersi la tensione e la suspence della seconda parte.
Il lungo corridoio che si biforca ma in realtà nasconde un mostro direi che è un paletto ben piantato.
30 o 31 in realtà non cambia molto, il paletto temporale era comunque preso. Diciamo che con il 31 si comprende la visione di Varsavia e grazie al Raven per la precisazione. Paletto a rischio di ininfluenza ma poi usato in modo saggio.
Il titolo è onesto; suona talmente infantile da non darci peso, ma poi alla fine è esattamente ciò che succede.
Bene anche il docente di letteratura italiana in pensione, che è anche protagonista e inoltre la professione lo lega a uno dei coprotagonisti.
Nel complesso hai preferito "sacrificare" parzialmente il paletto spaziale per costruire però un racconto in cui i vincoli sono inseriti in modo armonico e, diciamo pure, invisibile.
Grazie e alla prossima.
Faccio notare che non è un ristorante ma è una cena, quindi il paletto è preso un po' troppo di striscio.
Il genere è un thriller horror, mi aspettavo almeno un racconto del genere. Ben gestito, nonostante nella prima parte non ci siano né tensione né suspence. Ma la prima parte è indispensabile per godersi la tensione e la suspence della seconda parte.
Il lungo corridoio che si biforca ma in realtà nasconde un mostro direi che è un paletto ben piantato.
30 o 31 in realtà non cambia molto, il paletto temporale era comunque preso. Diciamo che con il 31 si comprende la visione di Varsavia e grazie al Raven per la precisazione. Paletto a rischio di ininfluenza ma poi usato in modo saggio.
Il titolo è onesto; suona talmente infantile da non darci peso, ma poi alla fine è esattamente ciò che succede.
Bene anche il docente di letteratura italiana in pensione, che è anche protagonista e inoltre la professione lo lega a uno dei coprotagonisti.
Nel complesso hai preferito "sacrificare" parzialmente il paletto spaziale per costruire però un racconto in cui i vincoli sono inseriti in modo armonico e, diciamo pure, invisibile.
Grazie e alla prossima.
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Re: Questa è una storia di mostri
Un bel racconto che ha mantenuto alto il mio interesse fino in fondo. Scritto benissimo, scorrevole e con molte descrizioni azzeccate. Bella la caratterizzazione del professore cieco. Una storia che funziona, lasciando aperte diverse ipotesi, tutte plausibili. Un gran bel lavoro, piaciuto molto, complimenti e grazie!
Marcog- Padawan
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