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Messaggio Da Different Staff Gio Mar 09, 2023 11:25 am

«C’è stato un’attentato alla stazione radio tedesca di Gleiwitz. Sembra che ci siano parecchi morti, dicono che siano stati i polacchi, papà. Hitler si prenderà anche la Polonia.»

Io li conosco bene i tedeschi e non mi fido di loro. Si può imparare molto di un uomo dalle sue scarpe.
Avevo solo otto anni quando misi la prima semenza su una suola. Mio padre mi fece lavorare alle sue calzature per insegnarmi il mestiere. Zoppicò per una settimana, ma non mi punì. Da allora ho fatto le scarpe a così tanta gente che ho perso la vista a furia di stare col capo chino a bucare il cuoio.
Ormai sono anziano, ma le mie mani sanno lavorare bene anche al buio, lo diceva sempre la mia povera Hana.

Sedevo davanti alla porta di casa e stavo riparando le scarpe della piccola Adéla quando avvertii il ritmico tambureggiare sul selciato di un soldato che si avvicinava. C’era una nota stonata nel suo procedere: sembrava che l’uomo provasse dolore a ogni passo.
Pavel Toman?”
Marinka si precipitò fuori, al mio fianco.
Sì, è mio padre.”
È lui il calzolaio?”
Qualcuno doveva avergli parlato di me, non eravamo in molti a conoscere il mestiere da queste parti.
Mio padre è cieco.”
L’uomo mi strappò di mano la scarpina di Adéla: “E questa?”
Sentii il tremito nella voce di Marinka: “Cosa vuole da lui?”
Deve averle mostrato la suola bucata degli stivali.
La voce della mia abilità si diffuse e da allora i miei clienti sono i militari delle SS.
Finché li avessi serviti “si sarebbero dimenticati della mia famiglia” mi dissero.

La mia casa è piccola, oltre a alla cucina c’è soltanto la camera da letto di mia figlia. Le due stanze sono separate da un corridoio stretto e senza finestre dove ho allestito il mio piccolo laboratorio. È qui che dormo e lavoro. Conosco ogni centimetro di queste mura e riesco a muovermi con agilità nonostante la mia menomazione.
Nonno, vieni a maggiare!”
La mia Adéla era un fiore. La sua voce buffa mi risuona ancora nella testa… si tappava il naso quando mi veniva a chiamare per la cena. Aveva ragione, nel corridoio c’è sempre un gran fetore. Tiro su col naso. Ho esaurito le lacrime.

Accendere la stufa non è così difficile, Marinka è sempre stata molto ordinata e tutto si trova al proprio posto facilitandomi il compito. In breve l’odore della bramboračka satura la stanza. I ricordi, a volte, sono compagni scomodi.
Dov’è Adéla?
L’hanno presa… mi hanno tappato la bocca e puntato un coltello alla gola. Marinka tremava tutta quando mi porse la piccola scarpa della mia nipotina.
Non l’abbiamo più vista da allora. Io non mi ero accorto di niente. Tutta colpa delle esalazioni di quella maledetta colla. Per le riparazioni, il capitano Müller mi rifornisce di un potente adesivo in lattice di gomma di caucciù, un prodotto speciale per le calzature dei militari, una porcheria che mi manda fuori di testa ogni volta che la uso.
Un bussare insistente mi distoglie dai pensieri.
Raggiungo a tentoni la porta. Li riconosco dalla puzza, i maiali della Waffen SS: sanno di acqua di colonia, un profumo che mi dà la nausea, lo stesso odore che era nell’aria quella maledetta mattina.
«Heil Hitler!»
Il soldato entra da padrone. Non è il solito scricchiolio della pelle delle calzature che si contorce sotto il peso di un corpo robusto, è più simile a un piccolo schiocco, una battuta di mani. Non devo impegnarmi troppo per riconoscere il tipico ciabattare di una suola che si sta staccando dalla tomaia.
Non posso vedergli i piedi, ma sono sicuro che siano sporchi come la sua anima.
Gli faccio segno di seguirmi.
Il corridoio è illuminato da una lampadina fioca che accendo solo quando ricevo i clienti; il nazi impreca inciampando sullo sgabello. Deve essere finito col culo per terra. Se dessi retta al mio istinto gli darei una martellata in testa, oppure gli ficcherei subito un chiodo in mezzo alla fronte, ma non è il momento.
L’uomo inizia a tossire. Non è per gli stomaci deboli la puzza che impregna l’aria qui dentro.
«Non ci sono finestre» dico.
Apro il barattolo dell’adesivo speciale.
«Annusi questo… me lo fornisce Hauptsturmführer Müller di persona. Gli odori cattivi svaniscono subito.»
Gli porgo il vasetto. Ha le mani morbide come un neonato, le dita affusolate. Sono certo che abbia le unghie pulite e limate come una signora dell’alta società.
Dopo aver sniffato la colla, il militare si toglie gli stivali, allunga le gambe sullo sgabello, si libera di una scorreggia pestilenziale e mi strilla: «Schnell!» con la voce già impastata.
Per certe cose non ci vuole fretta.
Semenze, forbici, spazzole, lesine, trincetto... tasto dappertutto ma non riesco a trovare il punteruolo. Mi chino e ispeziono palmo a palmo il pavimento. Sospiro di sollievo quando mi pungo le dita. Ecco dove ti eri nascosto…
«Ho finito, mein Herr. Sono tornati come nuovi.»
Si alza e lo sento barcollare. Sbatte da una parte all’altra della parete come fosse ubriaco. È potente la colla del capitano Müller.
A tastoni cerco l’interruttore con un rituale collaudato. Spengo la luce.
«Tutto bene, mein Herr?»
Il maiale grugnisce, inciampa sul tavolino e inizia a ridere come una gallina strozzata. Mi afferra una caviglia e gli rovino addosso. Ride ancora ancora quando lo sorprendo conficcandogli il punteruolo nella gola. Più e più volte. Lascio scorrere il fiotto caldo del suo sangue fino all’ultimo zampillo, fino all’ultimo sussulto. Mi pulisco le mani sul tessuto ruvido della sua divisa e mi lascio sopraffare dai ricordi:
Ancora cavolo e patate, chissà quando potremo aggiungerci un podi carne
Per me la zuppa era saporita anche così, a me la carne non mancava affatto, ma alla piccola Adéla avrebbe fatto bene mangiarne ogni tanto, aveva ragione Marinka.
Sospiro.
Cerco le fobici sul tavolino, mi chino di nuovo sul cadavere e lo ispeziono dappertutto fino a quando non sento la consistenza molliccia del suo sesso. Il porco deve essersi pisciato addosso, lo fanno sempre. Sbottono i pantaloni quel tanto che serve per estrarre il membro. È così flaccido che si taglia come il burro.
Una volta asportato, lo ficco nel taschino della camicia.
Gli sfilo gli stivali e li indosso. Mi vanno un po’ grandi, ma sono così robusti che posso prendere a calci quel corpo fino e farlo rotolare fino in fondo al corridoio senza troppa fatica. Una volta fatto il servizio, li butto in un angolo insieme agli altri da riparare.
Tiro via la coperta dalla branda, gliela getto addosso.
Cerco lo sgabello, ci salgo sopra e tasto la parete fino a incontrare il bulbo pendente della lampadina. Non ci vuole molto a svitarla. Meglio essere prudenti, qualcuno potrebbe venire a cercare quel porco.
Sento bussare. Il rumore è così forte che sembra che usino il calcio di un fucile.
«Aprite la porta, schnell
«Einen moment, bitte.»
Prendo solo il tempo di aggiungere un ingrediente alla zuppa.
Hauptsturmführer Müller entra come una furia e mi strattona:
«Dov’è?»
«Chi? Io stavo per mettermi a tavola… Vuole assaggiare della bramboračka
«Alter Dummkopf…» sibila tra i denti. Il capitano molla la presa e si dirige verso il corridoio.
«Non c’è luce!»
Allargo le braccia: «A me non serve. Deve essersi bruciata la lampadina, mi dispiace mein Herr
«Ho mandato qui uno dei miei, stamani. Non è ancora tornato.»
«Non è venuto nessuno oggi, mein Herr.»
Müller resta in silenzio, sembra quasi convinto, quando all’improvviso si avventa su di me stringendomi il collo fino a togliermi il respiro. Poi mi lascia a boccheggiare come un pesce appeso all’amo e mi mette in mano qualcosa di rigido: è la tesa di un cappello della Waffen SS. Il soldato deve averlo appoggiato sul tavolo di cucina. Non potevo saperlo.
«Dov’è il mio uomo?»
Sento gli spilli salire dallo stomaco fino al cervello. «Ecco, mein Herr, - ehm - il suo soldato si è trattenuto un po’ con mia figlia Marinka, ma è andato via ore fa. Forse lo ha dimenticato qui per la fretta.»
«Unsinn!»
«Davvero non vuole assaggiare un po’ di zuppa?» dico la frase a voce alta.
Marinka mi capisce al volo, sento il suo passo levitare in cucina. Profuma di cipria: deve essersi truccata. Ha imparato bene la propria parte.
«La prego, mein Herr, si sieda con noi» la sua voce è un invito al piacere. Quando era piccola aveva i capelli d’oro, lo sguardo profondo e vivo. Posso immaginare che, nonostante le prove della vita, mia figlia sia una donna ancora molto attraente.
«Digli al vecchio di togliersi dai piedi» lo sento biascicare lascivo.
«La posso bendare, mein Herr? A occhi chiusi si esaltano meglio tutti i sapori…»
Il porco abbocca, posso sentirlo ansimare.
«Shhh! Lasci fare a me, mein Herr…»
Sento le guance prendermi fuoco. Quello di Marinka è un gioco pericoloso.
Quanto pagherei per vedere la piccola salsiccia galleggiare nel piatto del nostro ospite.
Dai mugolii sembra che il capitano apprezzi molto il cibo. Sta ruttando di piacere quando qualcuno bussa di nuovo alla nostra porta.
«Heil Hitler!» Il militare batte i tacchi. «È qui Hauptsturmführer Müller?»
«Scheiße!» Lo sento uscire imprecando per il gioco interrotto.
Forse non tornerà più a cercare cercare il suo soldato disperso.
Mi alzo e vado a chiudere a chiave la porta.
In fondo al corridoio c’è un cadavere che sta marcendo, Marinka lo vestirà con degli abiti che appartenevano al suo povero Milan. Chi può distinguere un morto tedesco da uno ceco? È soltanto un’altra vittima della guerra e io non sono che un vecchio, innocuo, calzolaio non vedente.

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Messaggio Da SuperGric Sab Mar 11, 2023 11:40 am

Bello, drammatico e intenso. Un thriller sul filo della vendetta.
Il paletto del tempo è ben piantato con la notizia dell’attentato alla stazione radio tedesca di Gleiwitz, e quello della cena al buio recuperato in extremis con la benda sugli occhi del Müller.
All’inizio mi sono un po’ perso tra Hana, Adela e Marinka, poi però le tre figure femminili sono finite al loro posto.
Non ho capito se il nostro Pavel abitualmente ammazza i soldati tedeschi oppure se è la prima volta che lo fa; si dice ad esempio “Il porco deve essersi pisciato addosso, lo fanno sempre”, poi nel resto del racconto mi sembra che non l’abbia fatto prima.
Infine gli inserti in tedesco e in corsivo, quando già tutti i dialoghi saranno in tedesco, mi sembrano strani, ma nulla di che.
Nel complesso molto bene!
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Messaggio Da Antonio Borghesi Sab Mar 11, 2023 5:17 pm

Ottimo racconto che però è un po' tendente all'horror con quel pasto perlomeno inusuale. La penna scorre benissimo anche se forse ci sono quelle parole in tedesco che un po' bloccano chi non sa la lingua. Se non ti scalzano un piede sul podio ci starebbe bene.
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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mar 11, 2023 6:15 pm

Intenso.
La storia cresce avvolta attorno a personaggi caratterizzati con maestria: se ne avvertono le emozioni.
Qualche dubbio rimane: è la prima volta? Non sembra: ho inteso un sistema collaudato tra padre e figlia, che arriva truccata "Ha imparato bene la sua parte".
Poco credibile che questa vendetta potesse ripetersi più volte senza che venissero scoperti, ma va bene così.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Sab Mar 11, 2023 6:32 pm

Ottimo racconto che però è un po' tendente all'horror con quel pasto perlomeno inusuale. La penna scorre benissimo anche se forse ci sono quelle parole in tedesco che un po' bloccano chi non sa la lingua. Se non ti scalzano un piede sul podio ci starebbe bene.
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Messaggio Da Arunachala Dom Mar 12, 2023 8:00 pm

non male, questa storia.
forse poco thriller, però è passabile.
di sicuro non è la prima volta che il ciabattino fa una cosa del genere, vista la naturale collaborazione della figlia e i successivi comportamenti di entrambi.
certo è poco credibile che lo possa fare più e più volte senza venire scoperto.
in ogni caso la fantasia non è mancata, direi.
le scene sono ben descritte, alcune alquanto macabre, certo, però la storia lo richiede.
nel complesso è un buon lavoro

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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Mar 14, 2023 1:11 pm

Il vecchio Pavel può sembrare uno spietato serial killer, ma ciò che si intuisce della fine della nipotina, fa guardare a lui con maggiore comprensione e benevolenza, così che ci si augura, nei momenti di maggior tensione, che non venga scoperto.
È evidente che la storia non potrà ripetersi a lungo ma, anche stavolta l’ha fatta franca.
Ottime la descrizione dei comportamenti e delle sensazioni di un non vedente e i relativi rischi che accentuano il clima di suspense.
La scrittura scorre agevolmente, con dialoghi e descrizioni, miscelati nelle giuste dosi.
Quanto ai paletti dello step: il corridoio c’è anche se non è fondamentale nello sviluppo della trama; il calzolaio ben presente; il genere thriller ben rappresentato, come pure il tempo dell’azione.
Anche il ristorante “dans le noir” mi è sembrato ben introdotto nel racconto, senza dare l’impressione dell’espediente di comodo.
Una nota sul “menu” non troppo appetibile. Il tuo calzolaio ha avuto vita facile nella messa in scena perché i tedeschi, si sa, non hanno un palato molto fine. Il piatto forte, oltre alla zuppa, avrebbe potuto anche essere un bel wűrstel e crauti.
Scherzi a parte, ottimo lavoro!
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Messaggio Da tommybe Mar Mar 14, 2023 5:29 pm

Anche a me è piaciuto.
Orrendo quanto basta, ma di piacevole lettura.
I paletti sono rispettati.
Il tuo lavoro volerà alto, autore.
Eroico il tuo calzolaio.
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Messaggio Da Petunia Mar Mar 14, 2023 6:01 pm

Un racconto cupo, ambientato in una Cecoslovacchia già occupata. Due personaggi già morti dentro, un uomo disabile, una figlia già vedova e afflitta dal più grande dolore che una madre possa provare: la perdita della figlioletta. Autor non ci dici quanti anni ha ma io me la sono immaginata una bella bambina bionda e vivace e la cosa mi ha messo inquietudine. Come condannare queste due persone? Hanno già ucciso? Lo faranno ancora? Finiranno con l’essere scoperti e deportati in un lager o giustiziati sul posto?  Penso che a loro due non importi affatto quale sarà il loro destino, ormai hanno già perso e possono solo cercare un po’ di sollievo nella vendetta.
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Messaggio Da paluca66 Mar Mar 14, 2023 10:03 pm

Comincio subito col dirti che il tuo racconto mi è piaciuto, con una trama credibile e ben articolata. Come non stare dalla parte di Pavel e di Marinka visto quello che, si presume, è stato fatto alla piccola Adela?
Sinceramente non l'ho letto come un thriller, l'unico momento di breve tensione è quando il soldato trova il cappello del commilitone sul tavolo ma, considerato che sicuramente non è un racconto comico, il genere è per forza thriller.
Bene tutti gli altri paletti con una notazione particolare per il calzolaio, finora il personaggio più vero tra quelli incontrati in questo step.
Anche il corridoio mi è piaciuto molto come lo hai inserito nel racconto, un corridoio molto particolare ma che entra con tanta naturalezza nella storia da non sembrare nemmeno un paletto.
Ti segnalo solo un paio di imprecisioni in una scrittura che mi è piaciuta molto per scorrevolezza ed eleganza:
La mia casa è piccola, oltre a alla cucina c’è soltanto la camera da letto 
Forse non tornerà più a cercare cercare il suo soldato disperso.
Una sola nota stonata, che bisogno c'era (è la terza volta in questo step) di raccontarci della "scorreggia pestilenziale" di cui si libera il militare?

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Messaggio Da ImaGiraffe Ven Mar 17, 2023 9:45 am

Il racconto in se non è affatto male purtroppo per i miei gusti non è un thriller. Non c'è tensione. il protagonista è freddo e quasi senza paura. Non c'è un crescendo di suspance non c'è un colpo di scena. Non mi tiene incollato alla pagina nella speranza di capire come andrà a finire. 
Ho avuto come l'impressione che l'idea sia stata estrapolata da qualcosa di più ampio. La narrazione è velocissima non perché l'azione sia veloce ma perché si passa da una scena a l'altra repentinamente. 
In conclusione l'idea è ottima ma forse una narrazione più attiva e meno intimista avrebbe di certo giovato.
Grazie.

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Un caloroso benvenuto alle persone giunte fino a noi dal futuro. 

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Messaggio Da Nellone Ven Mar 17, 2023 10:19 am

L’unico appunto che posso fare al racconto è di spostarsi più verso l’horror che sul thriller. A parte questo, che comunque non lo vedo come un grave problema (alla fine, la linea di divisione fra i due generi è piuttosto labile), la storia è narrata bene e stupisce come l’autore sia riuscito a creare un’atmosfera carica ed emozionante nella parte finale nonostante la prima parte non lo lasci presagire affatto: se un lettore non fosse a conoscenza dei paletti di genere, probabilmente non sospetterebbe neppure come andrà a finire e questo è un grande plus. Il vecchio calzolaio è effettivamente il protagonista, non una fugace comparsa, così come il periodo storico è pressoché obbligatorio per ambientare in questo modo la storia. L’idea della cena al buio è parimenti ben delineata ed essenziale allo svolgimento della storia; langue un po’ solo il corridoio ma… pazienza! Scrittura funzionale e di buon livello, sia come lessico che come sintassi; manca solo un po’ di ritmo nel finale, dove si indugia su qualche particolare di troppo, ma nel complesso lo trovo un buon lavoro!

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Messaggio Da Susanna Ven Mar 17, 2023 11:45 pm

Il titolo quasi anticipa che uno dei personaggi possa essere un calzolaio, ma poi, quello che potrebbe essere scontato, non lo è più.
Un bel racconto, un’atmosfera cupa pervade ogni passaggio e non poteva essere altrimenti: il momento storico, le vicende dolorose della famiglia, il dolore che cancella l’umanità che sicuramente aveva l’uomo prima che la crudeltà della guerra la spazzasse via.
A parte alcune piccole note, la scrittura è buona, adatta sia alla trama sviluppata che al genere scelto: per le brutture anche il lessico deve essere crudo, duro, senza abbellimenti. Quelle sono, purtroppo, e quelle restano.
Il ritmo tiene bene, creando aspettativa.
L’inizio mi era parso un po’ frettoloso, affidando tanto a poche frasi. Ma alla rilettura ho rivalutato questo incipit e proprio per enfatizzare questo stile (che mi piace) sarei andata a capo come provo a suggerirti:
Io li conosco bene i tedeschi e non mi fido di loro.
Si può imparare molto di un uomo dalle sue scarpe.
E ancora
In breve l’odore della bramboračka satura la stanza.
I ricordi, a volte, sono compagni scomodi.
Così si mettono in chiaro concetti importanti, che saranno parte integrante del racconto.
Un racconto che, pur nella tristezza della storia, mi ha lasciato anche belle sensazioni, chiare: l’affetto dell’uomo per la nipote e la figlia, la dolcezza dei ricordi. Alla fine l’uomo uccide, come fanno gli altri, ma è una “vita” diversa quella che toglie, forse questa differenza sarà la sola cosa che l’aiuterà ad accettarne il peso.
Le mie note.
Qualche refuso: un’attentato -  le fobici - …più a cercare cercare -
quel corpo fino e farlo rotolare fino in fondo - due “fino” così ravvicinati stonano
il ritmico tambureggiare sul selciato -  di solito il tambureggiare è collegato al picchiettare delle dita
Una volta fatto il servizio, li butto in un angolo insieme agli altri da riparare. - mi sembra manchi “cosa” butta in un angolo: stivali/calzature? Perché se sono corpi, da riparare c’è ben poco.
Digli al vecchio di togliersi . leggo meglio Di’ al vecchio

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Messaggio Da M. Mark o'Knee Sab Mar 18, 2023 9:32 pm

La storia di una vendetta cieca (nel senso più ampio della parola) che non mi ha convinto del tutto.
Una vendetta cieca perché colpisce a caso, nel mucchio: forse fra i tanti beccherò anche quello giusto, sembra pensare il vecchio calzolaio. E magari è giusto così, visto che i crucchi non hanno nemmeno rispettato la parola data ("Finché li avessi serviti “si sarebbero dimenticati della mia famiglia” mi dissero").
È un copione che si ripete, quello di Pavel e della figlia. Devono averne già uccisi parecchi in quel modo, di soldatini, e ormai anche Marinka "ha imparato bene la propria parte". E può anche esere plausibile (ma non troppo credibile) che nessuno dei tedeschi ancora si sia accorto di niente, persi come sono fra esalazioni di colla e piaceri del cibo e della carne.
Ma la cosa che proprio non mi torna è che neppure il capitano Müller, che pure arriva poco dopo il misfatto, non noti tutto il sangue che dovrebbe imbrattare dappertutto. 
L'biezione ci sta: lo ha ucciso nel corridoio che ora è al buio. Ok. Ma la camicia? Nemmeno una goccia di sangue sulla camicia, nonostante metta nel taschino il pene appena asportato? Il capitano nota subito il cappello del soldato, quindi in quella stanza la luce c'è...
E poi, a parte alcuni errori sui quali non sto a dilungarmi, ecco che ritorna il vero e proprio leitmotiv di questo step: la "scorreggia pestilenziale", accompagnata questa volta (tanto per non farsi mancare niente) da un bel rutto.
È il mio ultimo commento, ma non posso certo dire dulcis in fundo.
M.
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Messaggio Da Fante Scelto Mar Mar 21, 2023 12:40 pm

La storia è molto bella e denota una certa cura, sia nei dettagli sia nella accuratezza storica. 
Mi pesa un po' il fattore credibilità, però, di alcuni dei passaggi chiave, in realtà già evidenziati da altri commentatori. In particolare l'impressione che Pavel commetta questi omicidi quasi abitualmente senza essere scoperto, così come la grulleria del capitano che non si rende conto di cosa è appena avvenuto (oltre al sangue plausibilmente addosso al calzolaio, c'è anche l'odore, di solito molto forte, nell'aria. Certo, ci sono puzze assortite in quella casa, ma il sangue ha proprio un odore caratteristico.)
Più di questo, il fatto che l'ufficiale si dedichi a mangiare bendato in una situazione come quella.
Però, vabbé, qui pesa la mia personale paranoia pseudo-bellica.

L'uso dei paletti mi ha convinto in parte; il corridoio non è centralissimo, ma più che altro la data, che è un giorno preciso, non sembra avere un qualche peso nella narrazione.
Infine la cena al buio: secondo me non è nello spirito del paletto, doveva essere qualcosa di equivalente a un ristorante con questa peculiarità, ma nella storia è davvero solo un momento accessorio.

Per il resto, è sicuramente un racconto valido e di buon livello.

PS - Non aprite lo spoiler qui sotto.

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Messaggio Da CharAznable Mar Mar 21, 2023 2:49 pm

Proprio un bel racconto. Ben scritto. Ben gestito il climax della tensione quando l'ufficiale trova il cappello che il povero Pavel non poteva vedere. Bella l'ironia del pasto.
Sì, lo confesso, mi è piaciuto parecchio il tuo lavoro. Il primo non comico che incontro lungo questo corridoio e per ora quello che più mi ha convinto. Anche se forse paga una certa libertà nell'inserimento dei paletti...
Per il momento ti faccio i complimenti, poi si vedrà.
Grazie.

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