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Atramento oscuro
Vaticano, Roma, MDXXXIX
«Eminenza, accomodatevi, il Santo Padre vi aspetta,» sussurrò l’aiutante del Papa, «vi faccio strada».
Pietro era nervoso, non gli accadeva da tempo. Il suo stato d’animo era tale a causa della prossima cerimonia per la nomina a cardinale: «Grazie, figliuolo, sia lodato Gesù Cristo».
«Sempre sia lodato».
Spirava un’arietta gelida nel lungo e semibuio corridoio che conduceva alla segreteria. Dopo le formalità burocratiche, il Santo Padre attendeva Pietro per un’udienza privata.
«Eminenza reverendissima,» esclamò Paolo III non appena Pietro varcò la soglia dell’ufficio papale dopo essere stato annunciato, «e illustre professore e padre della meravigliosa lingua d’Italia».
Pietro aggrottò le ciglia, non sopportava quell’adulazione gratuita, ma cercò di dissimulare l’irritazione. Con uno sforzo emotivo enorme, chinandosi per baciare l’anello del Papa, disse: «Un privilegio e un onore essere al vostro autorevole cospetto, Santità». E subito aggiunse: «Sono un umile servitore della chiesa e il titolo che Vostra Grazia ha voluto concedermi non può che rendermi ancora più umile al cospetto di Nostro Signore».
«Vi prego alzatevi,» disse il Papa facendo segno a Pietro di accomodarsi, «la gloria di Nostro Signore è grande, e da domani un pezzetto di questa gloria sarà anche per voi».
«Mi rimetto alla volontà di Dio, Santità» annuì Pietro.
«Eppure,» disse il Papa guardando fuori dalla finestra e scorgendo il cantiere della grande cupola, «la gloria l’avete cercata in passato, tentando di confondervi col volgo. Non è così, professor Bembo?»
Confondervi col volgo. A Pietro si gelò il sangue.
Il sole s’apprestava a tramontare tra i fiotti della laguna colorando le briccole d’un arancione acceso. Un’energica brezza autunnale sollevò la cappa di Pietro, che a passo sostenuto si dirigeva verso Campo Manin. Passò davanti alla chiesa del Santo Paternian e si fermò in corrispondenza del campanile. Con sguardo attento scrutò il cielo alto ormai buio: a momenti la campana avrebbe suonato l’Ave Maria.
Fu in quel momento che Pietro s’accorse di essere seguito. Con la coda dell’occhio aveva scorto due sagome proiettate dalla debole luce sui muri incrostati di salsedine. Per essere sicuro di ciò che credeva, fece cadere intenzionalmente uno dei rotoli di carta che aveva con sé. Si chinò per raccoglierlo, sbirciando con l’occhio oltre la linea della sua cappa: le figure si erano arrestate con lui e non ebbe più dubbi.
La bottega di Andrea si trovava proprio al principio del Canale degli Assassini. Pietro sentì un brivido freddo salirgli la schiena. Bussò, scuotendo il picchiotto con vigore. Guardò in lontananza, nella calle ormai buia. Non c’era anima viva eppure qualcuno, nell’oscurità, continuava a osservarlo.
Il portone della bottega s’aprì su un corridoio dalla volta a botte, pregno d’umidità. L’odore terroso investì Pietro come un vento di tempesta. Dissimulò un conato di vomito.
«Pietro!», esclamò Andrea illuminando il volto dell’amico con la candela, «cosa c’è di tanto importante da farti venire qui a quest’ora?»
Andrea lo prese sotto braccio. Oscillando la candela fece segno all’amico di accomodarsi nel laboratorio. Le gocce di cera cadute sul pavimento si solidificarono, cristallizzando la tensione di Pietro: «Sei solo?» chiese ad Andrea.
«C’è Anselmo,» rispose lui con tono incuriosito, «perché me lo chiedi?»
«Preferirei che restassimo qui in corridoio, nessuno deve vedere ciò che ho da mostrarti» disse Pietro.
«Anselmo!» urlò Andrea. Il garzone s’affacciò allo stipite della porta tra il laboratorio e il corridoio: «Sissignore!»
«Per oggi puoi andare» disse l’esperto artigiano indicando la porta, «concluderò io la stampa che stavi facendo».
«Come volete» sospirò il garzone. Prese il mantello e s’avviò all’uscita: «A domani signor Andrea. Arrivederci professor Bembo». I due lo salutarono con un cenno del capo.
L’aria del laboratorio era pregna dell’odore pungente dell’inchiostro mischiato a quello buono della carta. Andrea fece accomodare Pietro su una sedia attorno al tavolo principale, ingombro di fogli, viti, platine e timpani.
«Non te ne curare amico mio,» disse Andrea chino sul torchio, «finisco di stampare questi pochi fogli, intanto dimmi ciò che ti angustia, ti vedo turbato».
Pietro continuava a guardarsi intorno, scrutando ogni particolare di quella stanza piena di oggetti polverosi: «Se Aldo fosse qui» sospirò.
Andrea, udendo quelle parole, si destò dal torchio. Rimase immobile per almeno un minuto, sempre voltando le spalle a Pietro che lo osservava aggirando le ombre di luce tremolante con lo sguardo. «Se Aldo fosse qui», disse ancora.
Andrea si avvicinò all’uomo seduto, gli toccò la spalla stringendola con la mano callosa e sporca d’inchiostro. «Hai ragione», sibilò Andrea, «immagino che quei rotoli contengano qualcosa di cui il mio genero, buonanima, sarebbe andato fiero».
Pietro accennò un sorriso e apri uno dei corposi rotoli. Le ombre rincorsero il foglio a mano a mano che la luce illuminò la carta gialla e le prime lettere. Apparve un testo fitto e squadrato, vergato da mano sicura con una calligrafia aulica e ricercata nei particolari delle lettere maiuscole. Andrea osservava dall’alto il testo, lesse qualche parola qua e là con indifferenza, poiché aveva riconosciuto la mano dell’amico Pietro. Tuttavia, almeno a prima vista, lo stampatore non capì che tipo di testo aveva di fronte. Soltanto quando lesse il titolo che cappeggiava all’inizio del foglio, scritto con caratteri più grandi, strabuzzò gli occhi: deuteronomium.
Andrea trasalì: «Sei impazzito?» urlò a Pietro mettendosi la mano davanti alla bocca. «Non stamperò per te questo testo!» esclamò voltandogli le spalle.
Tra le pieghe del viso di Pietro si poteva scorgere tutto il suo orgoglio, tuttavia nei suoi occhi albergava una paura oscura, che col passare dei minuti sembrava intensificarsi. «Non voglio che lo stampi, Andrea, ci tenevo soltanto a fartelo vedere. Per me è stata una grande fatica» disse Pietro abbassando lo sguardo.
«Non hai capito Pietro,» sbottò Andrea, «ciò che voglio dire è che questo testo ti mette in pericolo!»
«Mi fai così ingenuo?» rispose Pietro incrociando le braccia.
«Tutt’altro,» disse Andrea incrociando le braccia a sua volta, «ma se non sei ingenuo allora sei sprovveduto, come se non sapessi che cosa sta succedendo di questi tempi nelle terre germaniche».
«Se ti riferisci a quel barbaro d’un frate agostiniano, ebbene, non credo sia un pericolo per la chiesa di Roma» tagliò corto Pietro.
Andrea si mise le mani tra i capelli: «Parli come un popolano!»
«Io sono per il popolo», disse Pietro, ma subito si corresse: «la mia opera è per il popolo».
«Credi che Santa Romana Chiesa possa guardare con favore una traduzione delle Sacre Scritture comprensibile a tutti? Sarebbe un’eresia…» sbuffò Andrea guardando Pietro dritto negli occhi, la punta del suo naso a un palmo da quella dell’amico.
«Non mi sorprenderebbe se qualcuno facesse un uso improprio della Parola di Dio,» ammise Pietro sostenendo lo sguardo di Andrea, «tuttavia lo scopo della mia traduzione ha poco a che fare con la religione, bensì con la nascente lingua della penisola italica che deve rifarsi al fiorentino del XIV secolo».
Lo stampatore si schernì: «Sei sicuro di stare bene? Ti sei forse dimenticato che abbiamo la vulgata da più di mille anni e la chiesa è per buona parte ancora titubante a riconoscerla?».
«La lingua d’Italia s’è evoluta e la Bibbia è senza dubbio il testo più popolare che possa attestare questo cambiamento» disse Pietro con voce orgogliosa.
«Hai senza dubbio ragione,» disse Andrea, «ma questo ci creerà dei problemi, sappilo».
«Perché parli al plurale adesso? Hai forse intenzione di stampare?» chiese Pietro con voce sorpresa. La commozione gli morse la gola.
Andrea, col morso in gola a sua volta, rispose: «Aldo lo avrebbe fatto!»
Seguendo il consiglio dell’amico stampatore, Pietro lasciò i rotoli alla bottega. Era troppo rischioso girare con quel fardello e non certo per il peso materiale quanto per quello delle parole in esso contenute. Inoltre, Pietro aveva raccontato ad Andrea di essere sicuro che qualcuno lo stesse seguendo mentre si recava da lui.
Lo stampatore, preoccupato, aveva imposto all’amico letterato di cambiarsi la cappa e le brache, oltre a farlo uscire dal retro, poiché l’entrata principale era certamente sorvegliata. Pietro aveva giurato che nessuno era a conoscenza del suo lavoro di traduzione - «Non lo sa neanche Ludovico» - ancorché si fosse protratto per un lustro, iniziando a lavorare, per quel che ricordava, poco dopo la morte di Aldo. Infatti il tempo trascorso era troppo lungo per escludere che nessuno, tra i letterati e personaggi influenti che avevano frequentato casa Bembo, si fosse imbattuto, magari per distrazione del professore, in uno dei suoi cartigli preparatori. Una sera anche il Doge, con tutto il suo seguito, fu ospite nella dimora di Dorsoduro.
Pietro si gettò nel buio lagunare intento a raggiungere casa il più presto possibile. Le parole di Andrea gli avevano fatto accantonare la paura, ma gli avevano inculcato il dubbio. Un’incertezza latente gli girava intorno al cuore e se questa avesse incontrato il timore che aveva provato sapendosi seguito e spiato, avrebbe potuto creare una situazione emotivamente esplosiva: qualcuno era veramente a conoscenza della sua traduzione della Bibbia in volgare fiorentino?
Con un’estrema cura Andrea prese i rotoli e li aprì uno alla volta. Una volta ordinato il testo dal principio alla fine iniziò a organizzarsi per la creazione dei caratteri. Guardò oltre il vetro opaco della finestrella che dava sul Canale degli Assassini: sarebbe stata una lunga nottata, quella come altre, tante altre. La stampa della Bibbia in volgare fiorentino di Petrus Bembus era e doveva essere un lavoro soltanto suo. Se da un lato, ne era certo, quel testo avrebbe procurato guai a lui e all’amico, dall’altro sentiva che la divulgazione dello stesso li avrebbe protetti dai pericoli. Chissà, forse era la protezione di Dio.
Assorto nei suoi pensieri, Andrea ritornò alla realtà circostante udendo un gran vociare e rumore di passi provenire dalla strada. Le urla delle persone si accavallavano per cui Andrea non capiva cosa dicessero. Pietro era appena andato via. Lo stampatore ebbe un brutto presentimento.
Nel buio totale, Andrea distinse chiaramente una luce che illuminava una piccola porzione della calle non troppo distante dalla sua bottega. Un capannello di gente era riunita a testa bassa intorno a qualcosa che giaceva sul selciato. Un cadavere con il cranio spaccato.
«Devi andare via da qui, almeno per un po’», disse Andrea con tono risoluto.
«E perché mai?» rispose Pietro per nulla convinto.
«Non ne ho la certezza totale, né mai l’avrò, ma il mio istinto mi dice che al posto dell’uomo con il cranio fracassato che ho visto ieri sera potevi esserci tu» disse lo stampatore indicando Pietro con il dito.
«Intendi dire che c’è stato uno scambio di persona?» chiese il letterato con voce stupita e corrugando la fronte.
«Ho osservato la scena e soprattutto il cadavere anche se per poco tempo vista la confusione. La corporatura e i vestiti indossati, nel buio della notte, potevano far pensare a te» spiegò Andrea.
«Grazie amico mio» esclamò Pietro.
«Il testo è al sicuro, non temere. Mi aspetto visite in bottega. Visite indesiderate», disse Andrea, «ma tu devi andar via, te lo ripeto, credo tu sia in pericolo».
«Mi fido di te, hai dimostrato di vedere oltre le situazioni, il tuo intuito mi ha salvato la vita», ammise Pietro, «andrò a Napoli presso il mio amico…»
«Ma quale Napoli!» sbottò Andrea. Pietro saltò sulla sedia. «Devi stare il più lontano possibile dall’Italia, i muri hanno orecchie troppo grandi ovunque». Pietro annuì.
Il sole era già alto quando qualcuno bussò con vigore alla porta della stanza di Pietro. Egli posò il pennino e alzando lo sguardo disse: «Avanti!»
Il giovane Jean entrò sorridente con un pacchetto in mano, di medie dimensioni: «Per voi monsieur Bembò, dall’Italie».
«Grazie Jean», disse Pietro, «tuo padre è in casa?»
«È uscito questa mattina presto per andare a Tours, rientrerà a tarda sera» rispose il ragazzo uscendo.
Pietro aprì il pacchetto. Conteneva un volume, con rilegatura di pregio, stampato su carta di qualità, che aveva un profumo simile alla vaniglia, con sentori di cannella. Pietro chiuse gli occhi annusando, con i polpastrelli accarezzava la carta in un turbine di sensazioni ed emozioni che per un momento lo fecero tornare nella sua Venezia. Lesse il frontespizio: Biblia Petri Bembi – lingua vernacula florentina. E più sotto: Manuzio e Torresani – stampato in Venezia anno MDXX.
Nel pacchetto c’era anche una lettera:
Caro Pietro,
come vedi il lavoro è concluso. So già cosa stai pensando: certo che non è l’unica copia, ma ti assicuro che questa è la prima. Forse ho rischiato a mandartela, ma non mi è stato possibile venire a Parigi di persona. Almeno non per ora. So che ti trovi bene presso il mio amico Jacques, se non altro non ti mancherà l’odore acre dell’inchiostro. In bottega, qualche giorno fa, si sono presentati due loschi figuri, dicendo di essere mercanti. Per carità, non è inusuale vedere forestieri a Venezia, ma le domande che hanno fatto erano troppo mirate. Non aggiungo altro se non che è meglio che tu stia in Francia ancora per un po’.
Aspetto tue notizie. Andrea
Il tramonto era calato sulla Senna con la delicatezza di una piuma. Pietro aveva atteso fino a quel momento il rientro di Jacques, invano. A quel punto decise di uscire per fare una passeggiata, prima che il buio inghiottisse la città.
L’aria della sera era frizzante e scuoteva le foglie degli alberi accarezzandole appena. La Senna scorreva silenziosa poco più in basso rispetto al luogo dove Pietro passeggiava pensieroso con le mani dietro la schiena. Si fermò un attimo a guardare il cielo d’un azzurro ormai sbiadito. Pensò a Venezia e a quanto gli mancasse la sua città. Si poteva essere egoisti verso se stessi? Lui lo era stato, condannandosi a un esilio forzato in una terra straniera. Pensò che non avrebbe mai dovuto tradurre la Bibbia.
Una fitta colse Pietro alla nuca e la sua vista s’annebbiò repentinamente. Mise una mano tra i capelli: prima di svenire vide il sangue vivo sul palmo della mano.
Buio, un gran buio. E dolore, un forte dolore alla testa. Pietro era ancora intontito dal colpo ricevuto. Non sapeva né dove fosse né quanto tempo fosse passato. Minuti, ore, forse giorni. L’unica certezza era un forte odore di cibo. Cibo buono, zuppe di legumi, carni arrosto. Non aveva fame, né sete. Si mise le mani dietro la testa e si accorse d’indossare un cappuccio, probabilmente la vera causa di tutta quell’oscurità. Fu sorpreso: non era legato, anzi, era seduto su una sedia. Fece per alzarsi ma qualcosa lo trattenne.
«Non affaticatevi, professore» disse una voce melliflua. Una mano tolse il cappuccio e Pietro strinse le palpebre per non soffrire la luce che immaginava di trovare.
«Chi siete?» chiese con voce rotta.
«Coloro che hanno a cuore la sua vita» rispose la voce. Si sentì un rumore metallico, un acciottolio di stoviglie. «Se vuole favorire, professore…» aggiunse la stessa voce, storpiata però dal cibo che masticava. Pietro non rispose. Si guardò intorno, ma non riuscì a vedere nulla, nemmeno la sagoma della persona che c’era in quella stanza insieme al suo particolare interlocutore. Guardò in alto; riuscì a scorgere una volta, seguì le fughe dei mattoni sforzando la vista ma dovette desistere. Per un istante pensò di trovarsi nel corridoio della bottega di Andrea, ma era impossibile.
«Riguarda la Bibbia in volgare?» esclamò Pietro, rassegnato al fatto che con molta difficoltà sarebbe uscito vivo da quell’impiccio. Andrea ci aveva visto lungo.
«Siete perspicace, professore,» rispose l’uomo intento a mangiare, «tuttavia sono desolato, poiché alla fine di questo nostro piacevole incontro i vostri sogni di gloria svaniranno come cenere soffiata dal vento».
Pietro fece per alzarsi ma la mole del braccio che lo trattenne fu più forte di lui: «Chi siete?» urlò.
«Poco importa. Ciò che importa è che una persona del vostro rango, un intellettuale, un letterato come voi abbia voluto confondersi col volgo, storpiando un testo che non si presta a certi giochi linguistici, non è così professore?» disse la voce, accentuando il tono della domanda finale, che appariva minaccioso.
«La parola di Dio è di tutti e per tutti, deve essere per tutti» ribatté Pietro, sicuro.
«Non vi facevo così ingenuo. Tuttavia, se ci tenete tanto, potete ricominciare il vostro lavoro, poiché non esiste più una sola copia del vostro libro».
Il pensiero di Pietro andò subito ad Andrea. Se gli fosse accaduto qualcosa. Si sentiva già responsabile. Non fece in tempo a pentirsi che ricevette un’altra botta in testa. Era la fine.
L’acqua del Canale degli Assassini era agitata dal vento. La melma verde attaccata ai muri degli edifici cambiava tonalità tra un onda e l’altra. Andrea aspettava sulla soglia della bottega. Vide Pietro imboccare la calle lasciandosi la chiesa alle spalle. Gli corse incontro.
I due amici si abbracciarono con affetto, erano felici: «Fai piano!» esclamò Pietro.
«Ti fa ancora male la testa?» chiese Andrea.
«Non mi hanno accarezzato, amico mio» rispose il professore.
«Lo so bene, vieni, alla bottega ti aspettano tutti» disse Andrea cingendogli le spalle col braccio.
«Ti chiedo scusa per i guai che hai passato a causa mia» rispose Pietro con la testa bassa.
«Mi hanno dato un po’ di botte, ma hanno smesso subito quando ho consegnato i tuoi rotoli e i caratteri mobili,» sorrise Andrea, «non ti preoccupare».
«Grazie. E comunque mi devi dare una mano, rifarò tutto da capo» esclamò Pietro.
«Da capo? E perché mai, di grazia?» rispose sorpreso lo stampatore. Pietro non ribatté, attese un istante e sorrise.
Andrea sorrise a sua volta: «Mi fai così ingenuo, amico mio?»
Different Staff- Admin
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Re: Atramento oscuro
Un testo interessante a cominciare dal titolo per cui, al solito, sono dovuta ricorrere alla rete. Atramento era davvero una parola oscura per me.
Un thriller storico in cui fatti reali e finzione narrativa si alternano dando vita a una storia plausibile.
La cosa che non mi ha convinta troppo è la costruzione. Mi spiego
Il racconto parte nelle stanze vaticane e nel farci vivere l’incontro del futuro cardinale col Papa vigente all’epoca richiesta dal “paletto”.
Poi il percorso va a ritroso per cui avrei trovato più funzionale un incipit declinato al presente indicativo.
Oltretutto la storia successivamente prosegue lineare per cui mi ė mancato un recupero della situazione iniziale che rimane un episodio singolo utile al lettore per configurare epoca e personaggio ma del tutto irrilevante a mio parere per il resto del racconto. Per cui per una futura revisione ti suggerirei di aggiungere un finale che recuperi la situazione iniziale.
Sempre che non abbia preso un granchio…
L’atmosfera dell’epoca è resa bene, ci sono alcuni passaggi molto ben scritti. Mi è piaciuto molto entrare nella tipografia di Andrea, tutte le descrizioni dei gesti, degli odori, delle immagini al lume di candela sono ben riuscite e denotano una penna esperta.
In generale il testo è un po’ troppo lungo con alcuni passaggi non funzionali spesso la bellezza delle descrizioni si “mangia” il ritmo e la tensione narrativa che a tratti (ma solo a tratti) si percepisce.
Il fatto poi che il racconto si svolga in un lasso di tempo ampio, lo rende più simile a una biografia o a un riassunto di un romanzo.
Da un racconto thriller mi sarei aspettata maggiore tensione da concentrare in un testo meno ricco di informazioni.
Di sicuro è un ottimo racconto ma si sente molto lo sforzo di aderire alle richieste del contest soprattutto nella (ammettiamolo) difficile sfida del “dans le noir.”
Ho trovato un paio di piccolezze che ti segnalo
lesse il titolo che cappeggiava
Poi nella parte dell’episodio francese spunta un Jacques che non ho capito chi sia
“ rientro di Jacques, (chi è?)”
Un thriller storico in cui fatti reali e finzione narrativa si alternano dando vita a una storia plausibile.
La cosa che non mi ha convinta troppo è la costruzione. Mi spiego
Il racconto parte nelle stanze vaticane e nel farci vivere l’incontro del futuro cardinale col Papa vigente all’epoca richiesta dal “paletto”.
Poi il percorso va a ritroso per cui avrei trovato più funzionale un incipit declinato al presente indicativo.
Oltretutto la storia successivamente prosegue lineare per cui mi ė mancato un recupero della situazione iniziale che rimane un episodio singolo utile al lettore per configurare epoca e personaggio ma del tutto irrilevante a mio parere per il resto del racconto. Per cui per una futura revisione ti suggerirei di aggiungere un finale che recuperi la situazione iniziale.
Sempre che non abbia preso un granchio…
L’atmosfera dell’epoca è resa bene, ci sono alcuni passaggi molto ben scritti. Mi è piaciuto molto entrare nella tipografia di Andrea, tutte le descrizioni dei gesti, degli odori, delle immagini al lume di candela sono ben riuscite e denotano una penna esperta.
In generale il testo è un po’ troppo lungo con alcuni passaggi non funzionali spesso la bellezza delle descrizioni si “mangia” il ritmo e la tensione narrativa che a tratti (ma solo a tratti) si percepisce.
Il fatto poi che il racconto si svolga in un lasso di tempo ampio, lo rende più simile a una biografia o a un riassunto di un romanzo.
Da un racconto thriller mi sarei aspettata maggiore tensione da concentrare in un testo meno ricco di informazioni.
Di sicuro è un ottimo racconto ma si sente molto lo sforzo di aderire alle richieste del contest soprattutto nella (ammettiamolo) difficile sfida del “dans le noir.”
Ho trovato un paio di piccolezze che ti segnalo
lesse il titolo che cappeggiava
Poi nella parte dell’episodio francese spunta un Jacques che non ho capito chi sia
“ rientro di Jacques, (chi è?)”
Petunia- Moderatore
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Re: Atramento oscuro
Il bello della lettura di questi racconti storici è che ti costringe a documentarti, cercare spiegazioni e imparare nuove cose e nuovi dettagli su certi personaggi del passato. Per me, prima di leggere il tuo racconto, Pietro Bembo era poco più che un nome rimasto in mente dai tempi delle scuole superiori, ma non avrei saputo dargli un ruolo preciso. Soltanto per questo ti sono grato. Anche il personaggio di Aldo Manuzio, l’editore già scomparso ai tempi del racconto, è stata una piacevole conoscenza.
Il racconto scorre agevolmente e se, come immagino, la storia della scrittura della Bibbia in volgare è frutto della tua fantasia, come la trama “gialla” collegata, meriti un doppio complimento.
La freschezza dei dialoghi riesce a camuffare bene l’esigenza di fornire al lettore informazioni.
Dal punto di vista formale ho notato soltanto un “cappeggiava” che immagino avrebbe dovuto essere “campeggiava” con il significato di risaltare, emergere.
Veniamo alle considerazioni ai fini dello step.
Il corridoio finisce per essere veramente di passaggio nel racconto, senza avere quel ruolo centrale che sarebbe importante per Different Rooms.
Il docente di letteratura italiana certamente c’è ed è stato apprezzabile che tu sia riuscito a conciliarlo con il XVI secolo.
Sui luoghi, ho qualche riserva sul paletto Dans Le Noir e, quanto al genere, l’ho percepito più come giallo storico che come thriller.
Hai comunque tutta la mia comprensione, perché anch’io ho fatto i salti mortali per tentare di stare nel tracciato e non credo proprio di esserci riuscito.
Ė la mia prima lettura e devo dire che per me è un ottimo inizio.
Il racconto scorre agevolmente e se, come immagino, la storia della scrittura della Bibbia in volgare è frutto della tua fantasia, come la trama “gialla” collegata, meriti un doppio complimento.
La freschezza dei dialoghi riesce a camuffare bene l’esigenza di fornire al lettore informazioni.
Dal punto di vista formale ho notato soltanto un “cappeggiava” che immagino avrebbe dovuto essere “campeggiava” con il significato di risaltare, emergere.
Veniamo alle considerazioni ai fini dello step.
Il corridoio finisce per essere veramente di passaggio nel racconto, senza avere quel ruolo centrale che sarebbe importante per Different Rooms.
Il docente di letteratura italiana certamente c’è ed è stato apprezzabile che tu sia riuscito a conciliarlo con il XVI secolo.
Sui luoghi, ho qualche riserva sul paletto Dans Le Noir e, quanto al genere, l’ho percepito più come giallo storico che come thriller.
Hai comunque tutta la mia comprensione, perché anch’io ho fatto i salti mortali per tentare di stare nel tracciato e non credo proprio di esserci riuscito.
Ė la mia prima lettura e devo dire che per me è un ottimo inizio.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Comincio dalle imperfezioni: una ripassata alla consecutio non ci starebbe male. Dopo un punto esclamativo o Interrogativo che precede la chiusura con le caporali la prima parola dovrebbe avere l'iniziale maiuscola. Un paio di refusi come quel "cappeggiava" e "si destò dal torchio" che magari invece quest'ultimo è intenzionale e allora non lo capisco. La trama è interessante per quello che concerne lo storico ma un po' confonde quell'andare dal Papa nel 1539 (a far cosa? Confondersi col volgo? Che vuol dire: il Papa lo perdona per la traduzione della Bibbia in volgare fiorentino?) per poi raccontare un fatto del 1520 (paletto) dove va dallo stampatore per farsela stampare e prendersi pure delle botte in testa ma poi ammazzano un altro? (forse paletto thriller ma debolissimo). Sono veramente rimasto confuso su tutto anche per il corridoio (ambiente dove doveva svolgersi la storia).
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Re: Atramento oscuro
Un racconto poco convincente e gonfiato da troppi elementi inutili per l'economia del racconto.
Il titolo stesso è in pratica una ripetizione, dato che l'atramento è il nome dell'inchiostro nero.
Anche tutto il prologo, con l'incontro di Pietro con il Papa, non contribuisce allo svolgimento della trama e sembra inserito solo per l'accenno a un "lungo e semibuio corridoio".
Intere frasi risultano appesantite da attributi ridondanti e annotazioni superflue, come per esempio in "Per essere sicuro di ciò che credeva, fece cadere intenzionalmente uno dei rotoli di carta che aveva con sé. Si chinò per raccoglierlo, sbirciando con l’occhio oltre la linea della sua cappa: le figure si erano arrestate con lui e non ebbe più dubbi"; quando sarebbe bastato un più snello "Per esserNe sicuro, fece cadere uno dei rotoli di carta che aveva con sé. Si chinò per raccoglierlo, sbirciando oltre la sua cappa: le figure si erano arrestate".
Parecchi anche gli inserimenti di termini usati in modo improprio. Per esempio:
- una sedia attorno (?) al tavolo;
- si destò (?) dal torchio;
- lo osservava aggirando (?) le ombre di luce (?);
- Lo stampatore si schernì (che penso volesse essere "schermì").
La scena della cena al buio appare come un qualcosa di estraneo, cacciato lì solo per piantare il relativo paletto.
E la stessa gente che, in risposta alla domanda di Bembo, si definisce come "Coloro che hanno a cuore la sua vita" non ha esitato, poco sopra, ad assumere dei sicari per farlo fuori.
Una trama che potrebbe essere interessante, ma che mi sembra abbia bisogno di un'accurata revisione.
M.
Il titolo stesso è in pratica una ripetizione, dato che l'atramento è il nome dell'inchiostro nero.
Anche tutto il prologo, con l'incontro di Pietro con il Papa, non contribuisce allo svolgimento della trama e sembra inserito solo per l'accenno a un "lungo e semibuio corridoio".
Intere frasi risultano appesantite da attributi ridondanti e annotazioni superflue, come per esempio in "Per essere sicuro di ciò che credeva, fece cadere intenzionalmente uno dei rotoli di carta che aveva con sé. Si chinò per raccoglierlo, sbirciando con l’occhio oltre la linea della sua cappa: le figure si erano arrestate con lui e non ebbe più dubbi"; quando sarebbe bastato un più snello "Per esserNe sicuro, fece cadere uno dei rotoli di carta che aveva con sé. Si chinò per raccoglierlo, sbirciando oltre la sua cappa: le figure si erano arrestate".
Parecchi anche gli inserimenti di termini usati in modo improprio. Per esempio:
- una sedia attorno (?) al tavolo;
- si destò (?) dal torchio;
- lo osservava aggirando (?) le ombre di luce (?);
- Lo stampatore si schernì (che penso volesse essere "schermì").
La scena della cena al buio appare come un qualcosa di estraneo, cacciato lì solo per piantare il relativo paletto.
E la stessa gente che, in risposta alla domanda di Bembo, si definisce come "Coloro che hanno a cuore la sua vita" non ha esitato, poco sopra, ad assumere dei sicari per farlo fuori.
Una trama che potrebbe essere interessante, ma che mi sembra abbia bisogno di un'accurata revisione.
M.
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Re: Atramento oscuro
Agli inizi di ogni step mi piace commentare i racconti che non hanno ancora ricevuto alcun riscontro. Visto il numero di commenti ricevuti in poco più di un giorno e il numero di visite, ho voluto leggere questo testo prima di altri.
Lo sapete tutti, il genere storico è il mio favorito, per cui questo thriller (storico) mi pare debolino. Voglio essere buono ma se non è debolino è sicuramente leggero.
L'Autore, ricerca storica a parte, mi sembra si sia impegnato molto nella costruzione delle descrizioni, aspetto che non a tutti può piacere. Troppo o troppo poco è una questione soggettiva, a me non è dispiaciuto questo approccio poiché lo uso spesso nei miei racconti e viene puntualmente criticato.
Ho letto i commenti precedenti: da quel che ho capito, senza nulla togliere alla percezione altrui attraverso le parole, il paragrafo iniziale nel futuro rimanda alla scena finale, quando Pietro incontra "dans le noir" il mandante del tentato omicidio a Venezia tempo prima e che lo pesca a Parigi, dove si è rifugiato in casa dello stampatore Jacques, amico e collega di Andrea. Uomo misterioso ovvero Paolo III? Potrebbe essere.
La scrittura mi è sembrata discreta.
Grazie
Lo sapete tutti, il genere storico è il mio favorito, per cui questo thriller (storico) mi pare debolino. Voglio essere buono ma se non è debolino è sicuramente leggero.
L'Autore, ricerca storica a parte, mi sembra si sia impegnato molto nella costruzione delle descrizioni, aspetto che non a tutti può piacere. Troppo o troppo poco è una questione soggettiva, a me non è dispiaciuto questo approccio poiché lo uso spesso nei miei racconti e viene puntualmente criticato.
Ho letto i commenti precedenti: da quel che ho capito, senza nulla togliere alla percezione altrui attraverso le parole, il paragrafo iniziale nel futuro rimanda alla scena finale, quando Pietro incontra "dans le noir" il mandante del tentato omicidio a Venezia tempo prima e che lo pesca a Parigi, dove si è rifugiato in casa dello stampatore Jacques, amico e collega di Andrea. Uomo misterioso ovvero Paolo III? Potrebbe essere.
La scrittura mi è sembrata discreta.
Grazie
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"La strada dell'eccesso porta al palazzo della saggezza." William Blake
Sensa cugnisiun

Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Questo è il primo racconto che leggo e commento. Faccio qui una premessa che vale anche per tutti gli altri ma che non ripeterò ogni volta: nei miei commenti non entrerò nella questione paletti. Se un racconto è stato ammesso, do per scontato che la commissione, facendo una valutazione complessiva di tutti i racconti arrivati, abbia ritenuto il racconto ammissibile. Questo non significa però che non ne terrò conto in fase di votazione. Rimarrà però solo una cosa per me.
Veniamo al racconto.
Parto dai punti di forza, dagli elementi positivi.
L’idea per la trama è bella. Interessante il fatto di utilizzare un personaggio come Pietro Bembo, che magari non viene subito in mente.
Nel complesso, la struttura narrativa ha una sua omogeneità: le varie parti sono “pesate” e sviluppate in modo equilibrato.
La lettura fluisce nel complesso senza intoppi. Il racconto si legge piacevolmente.
Bello il rapporto d’amicizia tra Pietro e Andrea.
Un racconto, quindi, che ha, secondo me, ottime potenzialità, non del tutto sviluppate.
Mi sembra sia necessaria una revisione, sia di alcuni elementi di logica narrativa e di contenuto, sia per correggere poche imprecisioni di forma.
Per comodità, uso lo stile ad elenco.
Per quanto riguarda i contenuti:
- Spero di non dire una cavolata, ma per essere chiamato “eminenza”, Bembo avrebbe dovuto già essere cardinale, invece si parla di una sua prossima (quindi non ancora avvenuta) investitura
- Taglierei tutto il primo pezzo. Mi sembra di capire che sia stato inserito per fare capire chi sia il Pietro protagonista del racconto, ma finisce per risultare un po’ a sé stante e non trova poi un aggancio nella conclusione. Risolverei in altro modo il problema della presentazione di Bembo.
- Non trovo una funzione narrativa dell’evidenziare quanto l’odore nel corridoio sia disgustoso. Secondo me, questa è una frase che si può togliere.
- “Le gocce di cera cadute sul pavimento si solidificarono, cristallizzando la tensione di Pietro”: questa frase ferma l’azione, fa pensare a Pietro che guarda le gocce che si solidificano, ma sembra difficile, data la scarsa luce nel corridoio. È anche non chiarissima questa immagine della tensione che si cristallizza in una goccia di cera. Secondo me, puoi tranquillamente togliere la frase.
- “nascente lingua della penisola italica”: la lingua “italiana” (qui ci sarebbero da fare lunghe spiegazioni) non nasce in quel momento; la lingua usata all’inizio del Cinquecento arriva da un ormai plurisecolare processo di evoluzione. Quello che avviene, all’inizio del Cinquecento, proprio grazie alle Prose della volgar lingua di Bembo, è, in una certa misura, “cristallizzare” la lingua letteraria scritta, che si modellerà per secoli su quella di Boccaccio e Petrarca.
Ecco, modificherei quindi questo particolare.
- “Ti sei forse dimenticato che abbiamo la vulgata da più di mille anni e la chiesa è per buona parte ancora titubante a riconoscerla?”. Questa frase mi ha lasciata perplessa, perché mi sembra che tu ti sia storicamente documentato, quindi non ne capisco il senso. La Vulgata è una traduzione in latino che già dall’Alto Medioevo era utilizzata, fino a diventare poi la versione egemone nella Chiesa Cattolica.
- La cena al buio mi sembra non avere una giustificazione narrativa. Perché dargli da mangiare, visto che lo mandano via quasi subito? Cosa tra l’altro molto scomoda anche per il suo carceriere.
- “ma non riuscì a vedere nulla, nemmeno la sagoma della persona che c’era in quella stanza insieme al suo particolare interlocutore. Guardò in alto; riuscì a scorgere una volta, seguì le fughe dei mattoni”: per seguire le fughe dei mattoni, la luce deve essere tale da permettere di vedere almeno delle sagome
- “storpiando un testo che non si presta a certi giochi linguistici”: non ho capito questa frase
- “Coloro che hanno a cuore la sua vita”: mi viene quindi il dubbio che non siano gli stessi che hanno provato a ucciderlo
Per quanto riguarda la revisione della forma ti segnalo alcune cose:
- un onda= un’onda
- Oscillando la candela= facendo oscillare
- si destò dal torchio= forse “si alzò”?
- apri= aprì
- Le ombre rincorsero il foglio a mano a mano che la luce illuminò= illuminava
- un testo fitto e squadrato: non ho capito cos’è un testo “squadrato”
- calligrafia aulica= un linguaggio o uno stile sono aulici; qui forse volevi dire “calligrafia elegante”
- si schernì= si schermì
- fu ospite= era stato ospite
- manca qualche virgola
- ultima cosa: cambia il titolo
Ti ho segnalato questo cose solo perché penso che, a contest finito, tu dovresti rimettere mano a questo racconto.
Ribadisco che ci sono una bella idea e una bella storia, che hanno solo bisogno di qualche ritocco.
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Davvero difficile esprimere un giudizio su questo testo. La scrittura è di ottimo livello, si perde un po’ solo nella parte centrale, ma tutto resta chiaro e comprensibile pur con qualche preziosismo qua e là che, pur senza stancare, rende molto accattivanti le descrizioni. La caratterizzazione dei personaggi è ottima, soprattutto il professore di italiano (paletto pienamente riuscito), sebbene i dialoghi, forse per la necessità di contestualizzare la narrazione, risultino un po’ ingessati. Anche l’ambientazione temporale coglie pienamente nel segno! Gli altri paletti, ahimè, li vedo del tutto accessori, per non dire quasi assenti. Il corridoio è appena menzionato, il thriller non arriva mai a veri picchi di tensione, l’uomo bendato a tavola avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa. Insomma, pur con tutto lo studio e l’abilità dello scrittore, non riesco a far centrare pienamente il racconto nello step, peccato…
Nellone- Younglings
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Re: Atramento oscuro
che sia una buona storia, supportata da una discreta trama, è indubbio.
ho dubbi sul genere, visto che non mi pare molto thriller.
comunque è in gara, perciò va bene.
venendo al racconto, mi lascia perplesso il fatto che si parte dall'incontro col Papa e poi, alle parole di quest'ultimo, parte la storia vera, antecedente.
ma, in seguito, tra loro due che succede? non è dato sapere, quindi mi pare un pezzo inutile.
ci sono degli ottimi spunti con descrizioni ottimali, così come buona è l'atmosfera creata.
i refusi te li hanno già segnalati, quindi non ne parlo.
diciamo che poteva essere un pezzo fantastico e invece rimane a mezza via.
ho dubbi sul genere, visto che non mi pare molto thriller.
comunque è in gara, perciò va bene.
venendo al racconto, mi lascia perplesso il fatto che si parte dall'incontro col Papa e poi, alle parole di quest'ultimo, parte la storia vera, antecedente.
ma, in seguito, tra loro due che succede? non è dato sapere, quindi mi pare un pezzo inutile.
ci sono degli ottimi spunti con descrizioni ottimali, così come buona è l'atmosfera creata.
i refusi te li hanno già segnalati, quindi non ne parlo.
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Re: Atramento oscuro
Ciao autore, pare assurdo che nessuno abbia capito che il rapitore è in realtà il Papa."Confondervi col volgo" è la frase pronunciata sia dal Papa che dal rapitore. Questo punto, ovvero il mistero svelato del rapimento, certifica anche il genere. Il genere, ecco, stanno uscendo molte novità letterarie, soprattutto giovani autori inglesi, che sguazzano nel thriller storico, come Turton o Stokes-Chapman, che basano la loro narrazione più sull'immersione nel periodo storico, nelle descrizioni e nel mistero che sull'azione, la suspence e la violenza. Il tuo racconto me li ha ricordati, ottimo lavoro. Debolissimi invece, me lo concederai, alcuni paletti, trasparente quasi la cena al buio e di passaggio il corridoio. Ma a questo giro spero che queste questioni, data la difficoltà della prova, pesino meno al momento di scegliere i preferiti.
Ancora pregi: la ricerca storica e l'accuratezza del linguaggio usato. Ho invece delle remore sul comportamento di Pietro, che si accorge di essere seguito, ma lascia comunque nella bottega dove lo hanno visto entrare il suo manoscritto. A portata di furto, direi.
Due consigli non richiesti: il paragrafo iniziale lo devi giocoforza distinguere dal resto della narrazione, metti un marker temporale anche al secondo paragrafo, soluzione veloce ma che non mi piace, oppure giralo al presente. Qui invece c'è un errore di pdv: "Chissà, forse era la protezione di Dio.
Assorto nei suoi pensieri, Andrea ritornò alla realtà" si passa da Pietro ad Andrea e ci si perde, semplicemente manca uno spazio per dividere i paragrafi.
A rileggerci!
Ancora pregi: la ricerca storica e l'accuratezza del linguaggio usato. Ho invece delle remore sul comportamento di Pietro, che si accorge di essere seguito, ma lascia comunque nella bottega dove lo hanno visto entrare il suo manoscritto. A portata di furto, direi.
Due consigli non richiesti: il paragrafo iniziale lo devi giocoforza distinguere dal resto della narrazione, metti un marker temporale anche al secondo paragrafo, soluzione veloce ma che non mi piace, oppure giralo al presente. Qui invece c'è un errore di pdv: "Chissà, forse era la protezione di Dio.
Assorto nei suoi pensieri, Andrea ritornò alla realtà" si passa da Pietro ad Andrea e ci si perde, semplicemente manca uno spazio per dividere i paragrafi.
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Un thriller storico che non mi ha colpito.
Parto con il tema da te scelto, purtroppo per me sa di già letto. Dopo Dan Brown molti altri autori hanno calzato l'onda dei thriller in cui ci sono i loschi intrighi della chiesa.
Quindi quello che leggo non aiuta a mantenere quella suspance che il genere dovrebbe avere.
Se la trama così "semplice" fosse stata eseguita meglio per quanto riguarda il genere il racconto avrebbe brillato e sarebbe stato nelle mie corde. Io adoro i racconti storici, quelli che mi spingono a cercare informazioni. Ecco il tuo mi ha lasciato tiepido.
Per quanto riguarda il corridoio questa volta sarà più morbido nel giudizio perché capisco che era veramente difficile da enfatizzare.
Nel caso però del tuo racconto ho avuto subito un'idea che sarebbe stata vincente. Invece di riproporre tre corridoi potevi concentrarti sulle "calli" veneziane. Se avessi intrapreso una corsa folle tra le calli che posso essere considerate i corridoi di Venezia avresti preso due piccioni con una fava. Il genere ne avrebbe giovato e anche la stanza sarebbe stata più rappresentata.
In ogni caso, vista la difficoltà dello step, i complimenti sono d'obbligo per ogni autore che si è messo in gioco.
Grazie.
Parto con il tema da te scelto, purtroppo per me sa di già letto. Dopo Dan Brown molti altri autori hanno calzato l'onda dei thriller in cui ci sono i loschi intrighi della chiesa.
Quindi quello che leggo non aiuta a mantenere quella suspance che il genere dovrebbe avere.
Se la trama così "semplice" fosse stata eseguita meglio per quanto riguarda il genere il racconto avrebbe brillato e sarebbe stato nelle mie corde. Io adoro i racconti storici, quelli che mi spingono a cercare informazioni. Ecco il tuo mi ha lasciato tiepido.
Per quanto riguarda il corridoio questa volta sarà più morbido nel giudizio perché capisco che era veramente difficile da enfatizzare.
Nel caso però del tuo racconto ho avuto subito un'idea che sarebbe stata vincente. Invece di riproporre tre corridoi potevi concentrarti sulle "calli" veneziane. Se avessi intrapreso una corsa folle tra le calli che posso essere considerate i corridoi di Venezia avresti preso due piccioni con una fava. Il genere ne avrebbe giovato e anche la stanza sarebbe stata più rappresentata.
In ogni caso, vista la difficoltà dello step, i complimenti sono d'obbligo per ogni autore che si è messo in gioco.
Grazie.
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Un caloroso benvenuto alle persone giunte fino a noi dal futuro.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Sua maesta' il corridoio fa solo "capoccella", come si dice dalle mie parti e il thriller, ci scommetto un pranzo alla Esselunga, non c'e'. Ma scrivi maledettamente bene, autore, e pure io ti avrei concesso il pass.
Complimenti per la documentazione storica e per la storia.
Complimenti per la documentazione storica e per la storia.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Atramento oscuro
Ciao, Penna.
Ci sono alcuni passaggi poco chiari, me ne sono segnato uno: "Una sera anche il Doge, con tutto il suo seguito, fu ospite nella dimora di Dorsoduro." Poi con le dovute ricerche si capisce il significato, ma per l'appunto questo che mi sono segnato è uno, ma anche altre volte ho dovuto interrompere il flusso della lettura. Bello imparare cose nuove, certamente, ma a volte a mio gusto mi chiedo se si poteva essere un po' meno ermetico.
Segnalo che Andrea fa Torresano e non Torresani.
Aggiungo che cappeggiare non è una variante di capeggiare.
Poco corridoio.
Molto arzigogolato il ristorante al buio, ma se è piaciuto al CdL io non ci metto bocca.
Necessario il salto mortale per usare Bembo come personaggio che però nel 1520 era ancora attivo; risolto con il flashback, che poteva anche essere un flash forward ma va bene anche la tua scelta.
Il thriller è il paletto più azzeccato.
In sostanza l'impressione è che avevi già in mente una storia e hai piegato i paletti alla trama anziché viceversa. Che va benissimo, ma ne terrò conto in fase di scelta della cinquina.
La storia regge, è avvincente, resta valida anche fuori dal concorso. Che è già molto. Verosimile anche la ricostruzione storica.
Grazie e alla prossima.
Ci sono alcuni passaggi poco chiari, me ne sono segnato uno: "Una sera anche il Doge, con tutto il suo seguito, fu ospite nella dimora di Dorsoduro." Poi con le dovute ricerche si capisce il significato, ma per l'appunto questo che mi sono segnato è uno, ma anche altre volte ho dovuto interrompere il flusso della lettura. Bello imparare cose nuove, certamente, ma a volte a mio gusto mi chiedo se si poteva essere un po' meno ermetico.
Segnalo che Andrea fa Torresano e non Torresani.
Aggiungo che cappeggiare non è una variante di capeggiare.
Poco corridoio.
Molto arzigogolato il ristorante al buio, ma se è piaciuto al CdL io non ci metto bocca.
Necessario il salto mortale per usare Bembo come personaggio che però nel 1520 era ancora attivo; risolto con il flashback, che poteva anche essere un flash forward ma va bene anche la tua scelta.
Il thriller è il paletto più azzeccato.
In sostanza l'impressione è che avevi già in mente una storia e hai piegato i paletti alla trama anziché viceversa. Che va benissimo, ma ne terrò conto in fase di scelta della cinquina.
La storia regge, è avvincente, resta valida anche fuori dal concorso. Che è già molto. Verosimile anche la ricostruzione storica.
Grazie e alla prossima.
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Re: Atramento oscuro
Parto dal titolo, che impone già una prima fermata per il termine “atramento”, o almeno io non ne conoscevo il significato quindi… inchiostro oscuro. Un significato adatto alla storia, come si vedrà successivamente.
Devo dire che la data messa ad inizio racconto mi aveva inizialmente messo in confusione: se la vicenda si svolge nel 1539, perché poi si passa al 1520, nella lettera inviatagli a Parigi? Quindi, dopo l’incipit, si torna indietro nel tempo, a quando ci sarà la stesura dello scritto incriminato e le vicende parigine di Pietro. Forse inserendo anche qui una data, tutto sarebbe più chiaro fin da subito.
Una trama interessante, che denota ottimo lavoro di ricerca per l’epoca paletto prescelta e i personaggi che ne derivano; il corridoio c’è, ma poteva anche essere un’altra stanza, magari più interna alla casa. Anche la cena al buio è deboluccia, ma è ovviamente mia personale opinione.
Quanto al termine “professore” non sono certa all’epoca un docente fosse già chiamato professore (non ho trovato riferimenti in tal senso), anche se termine di etimologia latina che lo potrebbe giustificare.
L’insieme di verità storiche e un evento che ritengo inventato ha funzionato: ne deriva un racconto interessante, con la Storia inserita senza appesantire, che si legge bene fino alla fine, discostandosi parecchio da quelli che ho letto finora. Non lo vedo proprio thriller in senso stretto, ma comunque la trama rende una certa tensione e attesa per gli eventi futuri. Forse più giallo/giallo storico.
Accanto ai complimenti per il buon lavoro e la scrittura che denota sicurezza - ci sono alcune descrizioni che mi sono piaciute molto
“Il tramonto era calato sulla Senna con la delicatezza di una piuma.” ho però alcune note.
All’inizio c’è un po’ di confusione: Pietro viene chiamato Eminenza, ma la cerimonia è "prossima", quindi non potrebbe essere così apostrofato; poi si parla di “dopo le formalità burocratiche” quindi parrebbe già ufficialmente nominato, poi si torna a parlare di “da domani un pezzetto…” O l’aiutante del Papa lo sta lisciando o si tratta di una cerimonia molto riservata, senza i classici riti solenni.
…tra i fiotti della, laguna colorando - metterei una virgola
«Per oggi puoi andare» disse l’esperto artigiano indicando la porta, «concluderò io la stampa che stavi facendo».
«Per oggi puoi andare, concluderò io la stampa che stavi facendo.» disse l’esperto artigiano.
Girando la frase è immediatamente chiaro il lavoro di Andrea
di cui il mio genero, - e apri aprì uno dei - con sentori sentore di cannella - tra un’onda (manca apostrofo)
Non lo sa neanche Ludovico - chi è Ludovico; chi sia Aldo è facile comprenderlo con un minimo di ricerca, ma Ludovico?
una situazione emotivamente esplosiva - trovo l’espressione troppo moderna
buio lagunare intento a raggiungere casa - intento lo vedo più come a es. intento alla lettura. Qui metterei semplicemente cercando di raggiungere
Con un’estrema cura Andrea - prima di questa frase avrei messo uno spazio, per rendere chiaro il passaggio di scena.
volgare?» esclamò - se esclamazione ci vuole il punto esclamativo
A parte queste note, complimenti per il bel racconto: fino ad ora quello che pare aver affrontato i paletti più facilmente.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Atramento oscuro
A parte una scrittura spesso ampollosa, il racconto mi è piaciuto.
Innanzi tutto ruota attorno a fatti che nessuno ha trattato in questo step e che io non conoscevo.
Poi vi ho trovato la giusta suspense, per cui secondo me il genere è promosso.
I paletti sono un po' deboli, ma va bene così.
Innanzi tutto ruota attorno a fatti che nessuno ha trattato in questo step e che io non conoscevo.
Poi vi ho trovato la giusta suspense, per cui secondo me il genere è promosso.
I paletti sono un po' deboli, ma va bene così.
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Re: Atramento oscuro
Un bel racconto, solido e robusto che ho letto con piacere.
Sinceramente non sapevo molto su questo personaggio ed è stato interessante vederlo all'azione.
Nel testo ci sono molti dialoghi tramite i quali si vengono a sapere la maggior parte dei fatti: quando i caratteri non sono molti credo che sia la soluzione migliore per dare informazioni al lettore, anche se, in questo caso, forse risultano un po' troppo artificiali, ricchi di spiegazioni, poco spontanei e costruiti.
Ma è solo una mia sensazione.
Il testo è davvero ben curato, la ricostruzione storia accurata e convincente; ho trovato la trama molto interessante e adatta al genere imposto, anche se la molteplicità dei fatti narrati (alcuni forse un po' troppo lunghi e poco funzionali alla storia...) ti ha portato via molti caratteri, sacrificando la tensione e quel senso di pericolo imminente che caratterizzano il genere.
Senz'altro con più caratteri a disposizione e quindi più descrizioni mirate l'effetto sarebbe stato diverso, regalando al testo il giusto climax.
Credo che l'incipit posticipato sia una bella idea, ma non gestita alla perfezione: se l'intento era quello di chiudere un cerchio, non mi è arrivato chiarissimo il collegamento tra inizio e fine (cosa che trovo molto accattivante da leggere, ma di difficile esecuzione); comunque è un brano che risulta staccato dalla storia e che avrei evidenziato con un altrocarattere.
Sinceramente non sapevo molto su questo personaggio ed è stato interessante vederlo all'azione.
Nel testo ci sono molti dialoghi tramite i quali si vengono a sapere la maggior parte dei fatti: quando i caratteri non sono molti credo che sia la soluzione migliore per dare informazioni al lettore, anche se, in questo caso, forse risultano un po' troppo artificiali, ricchi di spiegazioni, poco spontanei e costruiti.
Ma è solo una mia sensazione.
Il testo è davvero ben curato, la ricostruzione storia accurata e convincente; ho trovato la trama molto interessante e adatta al genere imposto, anche se la molteplicità dei fatti narrati (alcuni forse un po' troppo lunghi e poco funzionali alla storia...) ti ha portato via molti caratteri, sacrificando la tensione e quel senso di pericolo imminente che caratterizzano il genere.
Senz'altro con più caratteri a disposizione e quindi più descrizioni mirate l'effetto sarebbe stato diverso, regalando al testo il giusto climax.
Credo che l'incipit posticipato sia una bella idea, ma non gestita alla perfezione: se l'intento era quello di chiudere un cerchio, non mi è arrivato chiarissimo il collegamento tra inizio e fine (cosa che trovo molto accattivante da leggere, ma di difficile esecuzione); comunque è un brano che risulta staccato dalla storia e che avrei evidenziato con un altrocarattere.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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