Sere troppo lunghe

Attilio e Celso sono come i mobili dell’osteria: vecchi.
Vengono da Guerino ogni sera, dopo cena e, quartino dopo quartino, fanno mezzanotte.
«Cosa vedi nel bicchiere?» chiede Attilio stasera.
«Vino.»
«Sbagliato. C’è una storia, la mia.»
«Contamela.»
«Prima un sorso, che ho la gola secca.»
Attilio vuota il bicchiere e aspetta.
«Allora, la storia?»
«Eh, me la son bevuta!» E ride, il vecchio. Ride e piange.
Le lacrime si fanno strada fra le rughe.
Celso è deluso: «Ma almeno era una bella storia?»
«No, non era una bella storia.»
Si alza, incerto sulle gambe: «Grama, come questo vino.»

Metti due anziani davanti a un bicchiere di vino ed è subito osteria.
Un buon dialogo, un testo ben realizzato che si “beve” volentieri anche se la qualità del vino servito non sembra essere un gran che.
Buon lavoro, rassicurante.

Splendido!
Posso dirti che hai scritto un piccolo capolavoro in cento parole?
Non c'è una parola fuori posto a cominciare da quell'inicpit magnifico, di quei due vecchi come i mobili dell'osteria.
E la dolce malinconia della storia dentro il bicchiere che il vecchio si beve e non c'è più?
Mi hai conquistato.

Bello. Nella disperazione c’è anche quel tocco di vicinanza tra i due vecchi che si ritrovano ogni sera. Ma è un’amicizia alcolica che non va oltre la serata. Si ritrovano ma non riescono a comunicare: la storia di Attilio rimane nel bicchiere.
Bello, piaciuto molto.

Tanto nostalgico e dalle atmosfere patinate dalla polvere del tempo e in quel tempo scorrono le vite e il vino mescolandosi in un tutt'uno che racconta. E nella senilità ogni cosa sfuma dentro come l'alcol e nulla si sa da dove viene e da dove è venuto. Vite che si perdono nella nostra modernità e che prima concedevano sprazzi di sano e godereccio vivere che solo in alcune realtà suburbane vive ancora. Tutto diviene nebbia col tempo e sia il vino che l'età offuscano la ragione e le ragioni trascorse. Ottimo veramente complimenti...

Un bel siparietto tra due vecchietti.
Ironico e amaro allo stesso tempo.
Bella l'atmosfera.
Promosso.

Dialogo serrato ed efficace, ambiente squallido e tristezza tipicamente senile: un fermo immagine sul male di vivere dei vecchi.
Mi è piaciuto.

Beh la battuta non è nuovissima però la storia è simpatica e il tuo cento è molto buono. Se non ti scalza nessuno... vediamo ho ancora del cammino da fare a meno che non mi beva tutte le altre storie.

Intenso. Ecco, questo mi viene da dire. Decisamente centrato e ben scritto. L'unica cosa, forse, avrei evitato di far piangere Attilio. È costruito. Inoltre anticipi il finale, lo rendi meno efficace. A rileggerci!

Piaciuto parecchio.
Non butterei mai la mia vita in un'osteria, ma invidio quell'amicizia e quel dialogo mezzo sconclusionato.
Che i dialoghi tra amici sono quasi sempre così.

Ciao, Autore.
Il tuo racconto mi colpisce per come hai trattato in maniera originale il tema; mi colpisce soprattutto per come sia scritto bene (non dovrebbe essere questo il punto che mette in risalto le opere di un contest letterario, ma a essere sincero ci sono racconti presentati davvero male, e il tuo spicca sul serio).
Un tema che potrebbe aprire tutta una serata di dibattiti, magari da affrontare davanti a una buona bottiglia di Dolcetto. 
A me è piaciuto per la sua semplicità disarmante che sottende un universo di complicazioni.
Complimenti!

Una vita che si fa sempre più breve che contrasta con quelle sere troppo lunghe. Un quadro impietoso su un modo di affrontare la vecchiaia rifugiandosi nei ricordi e nei rimpianti, in altre parole una vita che non merita di essere vissuta. Un male dell'età che hai saputo descrivere molto bene.
Mi chiedo: cosa sarebbe successo se Attilio avesse raccontato?
Brano triste ma molto toccante. Bravo/a

Sommando al racconto il titolo, c’è tanto di dolorosamente triste in questo pezzo. Persino la battuta “della storia bevuta” che - se il racconto si fosse fermato lì - sarebbe stata quasi una barzelletta, qui dice molto di più.
Due persone, forse semplici conoscenze occasionali, che condividono ore e quartini di solitudine, rimuginando, chissà, su una vita che avrebbero voluto diversa, magari con meno bicchieri di vino a scandirne il tempo. Ore a guardare dentro a un bicchiere, senza condividere altro. E per entrambi una delusione: nessuna storia da ascoltare, nessuna storia da riuscire a raccontare.

Il racconto parte subito a bomba: la similitudine tra i protagonisti dell’osteria è bellissima e ci descrive perfettamente personaggi e luoghi.
L’ho letto con un filo di malinconia il tuo racconto, autore, e la cosa mi è piaciuta un sacco.
Il tuo, non so perché, è un racconto che scalda il cuore. Sarà che mi piace il vino, che mi piace l’osteria, che sto bene quando sono in compagnia di persone più grandi di me.
È una motivazione grama, come quel vino.

Il racconto presenta dei personaggi veri, plausibili, palpabili con le loro rughe e il loro passato amaro e gramo come il vino dell'osteria. Questi personaggi antichi con quell'umorismo strano, quasi incomprensibile che aveva anche mio papà. Piaciuto molto.

Molto ben riuscito questo 100, efficace nelle battute, d'effetto, ben costruito.
Ecco, forse alla prima lettura ho avuto come un sentore di costruzione, di artificio, ma rileggendolo non l'ho più sentito.
Buona la prima impressione o la seconda? Ci penserò.
Nel frattempo posso dire che è uno tra i migliori letti finora. 

Ah, forse il titolo non brilla. Il senso che traspare dal racconto è che tutto vada veloce, svanisca in un attimo: la vita, le storie passate, il vino nel bicchiere.
L'opposto delle sere troppo lunghe di cui all'oggetto.
Magari è voluto.

Un 100 quasi perfetto: scrittura semplice ed efficace, con un'ottima resa dell'atmosfera malinconica e nostalgica che si crea fra i due anziani soli con i loro bicchieri; molto bella l'dea della vita di Attilio ormai liquefatta in un bicchiere di rosso che si beve in un sorso. Raccontarla? Non ne vale la pena. Era una vita grama... Ma c'è purtroppo una forzatura (o almeno l'ho percepita come tale): le lacrime di Attilio. Quel pianto buttato là inquina tutta l'atmosfera e porta la nostalgia giù verso il sentimentale un po' a buon mercato. Il lavoro resta comunque ben fatto e degno di attenzione.
M.

Come soundtrack di questo 100 vedrei bene “Il vino” di Piero Ciampi, dove il vino sera dopo sera fa fuggire la vita fra le dita.
Ci vedrei bene anche “Time” dei Pink Floyd, dove il cattivo uso del tempo pesa quando capisci di non averne più, dove il rimpianto, il rimorso lasciano spazio a una amara rassegnazione.
Mi verrebbe da consolare Attilio e dirgli che non è ancora detta l’ultima parola, ma sicuramente dovrei aspettare che gli passi la ciucca triste. Intenso e denso.

Riletto.
Sarà impossibile tenere fuori dal mio podio questo cento.
Il titolo mi piace poco, ma hai già fatto tanto, autore, non potevi sapere che pure il titolo deve essere corto e bruciante come il racconto.
Un'idea: Sere nere.
Tiziano Ferro non se ne dispiacerà.
Un abbraccio.

Mi è piaciuto tutto di questo 100, credo sarà il mio numero 1.
E anche quelle lacrime non sono forzate per me, non vogliono essere gratuitamente compassionevoli.
Il vecchio può piangere perché sa di aver sprecato la propria vita col vino senza combinare niente. O forse piange perché sente avvicinarsi la fine.
I motivi possono essere tanti, magari ci ricorderemo di questo racconto quando saremo vecchi anche noi e forse piangeremo per la commozione.
Senza vergognarci.
Ottimo pezzo.

Ciao.
Che tenerezza questi due personaggi. 
Desolata allegria bagnata di amarezza da affogare dentro a un bicchiere. 
Ma finché c’è Celso, Attilio avrà un amico con cui dividere la propria tristezza.
piaciuto molto.
Ottima prova

Un altro racconto delicato, triste, melanconico. Uno sguardo nel bicchiere e rivedi tutta la vita che è fuggita in un attimo.
Davvero bello. Quasi poetico.
Complimenti.
Grazie.

Per carità, il 100 è ben scritto, l'incipit è una chicca. 

Tuttavia non mi ha entusiasmato. Non lo dico per andare per forza contro corrente a questo punto dei commenti, ma proprio il pianto di Attilio non mi è andato giù. Nel senso: i due protagonisti sono all'osteria tutte le sere, bevono, parlano del più e del meno, certamente anche di argomenti tristi, ma non ce lo vedo proprio una sorta di risentimento improvviso e di riflessione profonda sulla vita e sulla vecchiaia in questo contesto. Sia chiaro, il problema non è l'Autore e il suo racconto, sono io. Ma che ci posso fare? 

Grazie

Bello! Di una semplicità disarmante ma che è perfetto in ogni parola. È tutto così familiare e già "sentito" ma funziona proprio per quello. L'immagine che mi è venuta è quella di un maglione vecchio e infeltrito ma di cui non ci separeremmo mai perché tiene tanto caldo.

Un raccontare con i dialoghi che scivola denso come un buon bicchiere di vino.
Raccontare tutto e niente perchè le storie vanno, vengono e finiscono a volte in un bicchiere,
specie se sono storie di vecchi che hanno vissuto.
Mi ha lasciato un senso di tenerezza e se permetti ti abbraccio.