Questa mia uniforme
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 10 - La cucina
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Questa mia uniforme
Astrid Roth fissava il vuoto con occhi vitrei, seduta a terra nella penombra della dispensa.
Sensazione di freddo. Freddo ovunque, diffuso, alle braccia, le gambe, oltre la camicetta, persino oltre le mutande e i calzettoni che erano tutto il suo abbigliamento.
Respirava a fondo per compensare il bavaglio e placare quei brividi che la percorrevano con insistenza. Polsi e caviglie, legati, avevano iniziato a dolere.
La poca luce da sotto la porta disegnava le sagome dei salumi e degli affumicati che pendevano intorno, appesi, oscillando al ritmo del moto dell’aeromobile.
Astrid Roth, prima donna a entrare nella Fanteria dell’Aria.
Sua madre l’avrebbe voluta cuoca nella locanda di famiglia.
Prima donna in armi sul Rammstein, il dirigibile più grande in dotazione alla Luftmarine.
Primo giorno.
Un vero soldato tedesco: impettita nella sua uniforme nuova, di quel fantastico color hellblau che le ricordava il cielo primaverile, lo Stahlhelm in testa, la carabina in spalla. Un sorriso di purissimo entusiasmo stampato in faccia.
Ora, svestita e segregata nelle cucine di bordo.
Fissava il vuoto, le trecce bionde bavaresi abbandonate sulle spalle.
A tenerla sveglia, oltre al freddo e l’odore del sangue che filtrava da sotto la porta, il tramestio dei pensieri, il tumulto delle immagini.
La conferenza delle nazioni per evitare la guerra, sul Rammstein perché la diplomazia s’incontrasse in un luogo neutrale: le nuvole.
Era salita a bordo, quella mattina, sapendo di star facendo qualcosa d’importante per la Germania, per il mondo, per sé.
E poi un incarico di grande responsabilità, assegnato dal capitano Falken in persona: sorvegliare le cucine.
Le cucine.
Ricordava la cattiveria dei commilitoni alla scuola d’addestramento FdA: una ragazza in Fanteria dell’Aria, prima volta da quando il Kaiser aveva aperto le forze armate alle donne.
Torna in cucina, Roth!
Fammi un sandwich, Roth!
Chi ha fatto uscire Roth dalle cucine?!
Sempre la cucina, in ogni battuta, ogni maledetta presa in giro.
Anche l’incarico, sorvegliare le cucine: un modo per non averla tra i piedi al cospetto dei diplomatici più importanti del mondo.
Sempre la dannata cucina.
Espirò, mosse le mani indolenzite.
Le aveva sorvegliate, le cucine, tutta la mattina, impettita nella sua uniforme hellblau, trattenendo una lacrima a ogni sghignazzare dei commilitoni di passaggio.
Finalmente al tuo posto, Roth!
Nadir, il capocuoco, era stato gentile.
Non era tedesco, Nadir, veniva da un qualche posto in Oriente; sempre gioviale, con la risata facile, i baffoni neri, la pelle olivastra.
Nel mio Paese, aveva detto, le donne ci passano la vita in cucina: tu sei fortunata.
A bordo del Rammstein, in uniforme FdA, fiera e impettita come un vero soldato tedesco.
Fortunata.
Gli insaccati oscillavano, come lei, all’impercettibile moto del dirigibile.
Svestita, legata, imbavagliata, rinchiusa.
Non sapeva più nulla. Non c’erano suoni, in cucina, già da molto. Solo l’odore del sangue che filtrava dalla soglia, quel poco di luce, il suo respiro.
Erano usciti dalla torta.
Una torta enorme, chiusa dentro una cassa 3x4 metri: arriva dai Balcani, aveva detto Nadir, l’ha fatta fare l’Arciduca d’Austria.
Erano usciti da lì.
A lei il dubbio era venuto: c’erano strani rumori dentro l’abnorme cassa, messa in un angolo e ignorata da tutti. Strani rumori, come di sbuffi.
Chi mai aveva pensato di controllare la torta dell’Arciduca?
Così aveva chiamato il sergente Fuchs.
Forse dentro la torta c’è il corpo di ballo di Vienna.
Ancora un falso allarme, Roth, e dalla torta ci uscirai TU al dessert.
E le risa, le solite.
Le aveva ancora in testa, le risa, confuse col mischione dei pensieri. Con le urla, quando, proprio su quelle risa, la cassa si era aperta. Aperta da sola, con un botto.
Erano usciti da lì, dalla torta.
Le urla, di Fuchs e la sua unità. A lui era stata vaporizzata la testa con un colpo di blastatore a pressione; un altro era stato stritolato dalla chela meccanica.
Astrid aveva già visto un esoscheletro Koloss solamente nei disegni sul manuale d’addestramento. Due metri e mezzo di corazza a piastre rivettata, due armi da fuoco primarie sul braccio destro, una chela da sfondamento sul sinistro. Servo-motore modello Kazan, imbullonato a caldo, con più cavalli-vapore di qualsiasi sua controparte tedesca.
Un incubo meccanico.
Sulla paratia pettorale ci avevano spennellato il nomignolo Gav.
Gli altri due FdA avevano puntato le carabine e sparato a raffica: come fargli le carezze.
Quello li aveva schiantati entrambi con un manrovescio.
Astrid sospirò. Odore di sangue da sotto la porta.
Svestita, legata, imbavagliata.
Il freddo e i residui d’adrenalina.
Anche lei, nonostante il terrore, aveva sollevato l’arma.
C’era una seconda persona, dentro la torta, una donna dai tratti balcanici, forti, naso a punta e capelli rossi acconciati a treccine. Astrid s’era trovata di colpo il mirino luminoso della sua pistola telemetrica Sfondakorazze puntato sul naso.
Primo giorno in servizio.
S’era arresa e lasciata disarmare. Con orrore suo e di Nadir, a quel punto diversi dei cucinieri avevano svestito i grembiuloni, tirato fuori armi dai cesti d’insalata e sparato in testa ai cuochi veri rimasti, tranne Nadir.
Era un attacco, un attentato.
Alla conferenza di pace.
E il nemico non era arrivato dal cielo, ma dalla cucina. La dannata cucina.
L’uomo alla guida del Koloss, di cui si vedeva solo la faccia, incastonata sotto il cupolino protettivo, era un ragazzo giovane, baffetti sottili e occhi folli. S’era infuriato, protestava ch’eran stati scoperti prima che la torta fosse portata in sala, dove potevano saltar fuori e vaporizzare l’Arciduca d’Austria, e ora arrivarci senza far fuggire tutti era impossibile; ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolica.
Aveva un piano B, ideato al momento. S’era voltata a guardare Astrid con occhi di ghiaccio.
La prima donna FdA, e dove t’hanno messa, cara? In cucina.
La dannata cucina.
Ma ti riabilitiamo noi, bella: tu ucciderai l’Arciduca e lo farai per il nostro Paese.
Parlava un tedesco fluente ma accentato. Così Nadir s’era trovato la dannata pistola alla tempia e lei, in fretta e furia perché il cuoco singhiozzava che aveva famiglia, s’era dovuta svestire di tutto.
Legata, imbavagliata, rinchiusa.
Se non le avevano sparato era perché la sua uniforme serviva intonsa e perché avrebbe fatto, lei, da capro espiatorio.
Astrid sospirò, nel buio, dietro il bavaglio.
Ora c’era una terrorista straniera con indosso la sua amata uniforme hellblau e l’elmetto, che era andata ad assassinare l’Arciduca per far fallire la conferenza e far cadere la colpa sulla Germania e su di lei. Avevano pure gli stessi occhi azzurri.
Astrid Roth, prima donna FdA.
Voglia di piangere, anche se un FdA non piange mai.
Di colpo sentì un tonfo, fuori.
“Fraulein Roth?”
Si rianimò.
Sentì maneggiare la serratura, poi aprire la porta: un taglio di luce bagnò la stanza, lei si mosse, mugolò dietro il bavaglio. Tra i salumi appesi comparve il volto tondo di Nadir.
“Fate silenzio, per l’amor d’Allah, quei cani terroristi sono ovunque.”
Con un paio di forbici da pollo le slacciò i piedi e le mani; lei si alzò, si levò il bavaglio.
“Come sei riuscito a…?”
“Mi hanno lasciato in vita perché continuassi ad amministrare il pranzo.”
“L’Arciduca,” mormorò lei, “forse siamo in tempo!”
“Lasciate stare, Fraulein, dobbiamo andare alle capsule di salvataggio! La colpa dell’assassinio finirà su di noi, capite?!”
“No! Un FdA non fugge mai!”
Astrid uscì dalla dispensa: la cucina era un mattatoio, coi corpi riversi dei cuochi e dei suoi commilitoni; c’era anche uno dei banditi, cui Nadir aveva spaccato la testa con un mattarello modulare.
Camminò a passetti, badando a non bagnare le calze nelle pozze di sangue, non c’erano armi da raccogliere.
“Fuggiamo finché possiamo, Fraulein, io ho famiglia...”
“Vai tu, Nadir, io devo fermare questa feccia.”
Il cuoco sospirò, scosse il testone, “Eh no, non vi faccio andare sola. Mi ricordate mia figlia, solo che lei non ha le trecce bionde.” Astrid sorrise e lo guardò armarsi con un affetta-tutto a catena per il taglio dei quarti di bue.
Uscirono nel corridoio, cauti, avanzarono radente la parete fino al grande disimpegno con le scale e i montacarichi: dovettero acquattarsi, c’era il grosso dei falsi cucinieri che mandava le pietanze di sopra. Nessuna traccia del Koloss ma comunque troppi per sopraffarli.
“Ho un’idea,” mormorò lei, “portami da loro.”
I cospiratori stranirono al veder comparire dal corridoio la ragazza tedesca in camicetta col cuoco ottomano, agitatissimo e armato, che la spingeva avanti.
“Dovete ascoltarla!” farfugliava paonazzo. “L’Arciduca ha la gemma!”
Uno dei bruti la afferrò per il viso chiedendo lumi in un tedesco terribile.
“La gemma,” biascicò lei, “quella che l’Arciduca ha sempre indosso, non avete mai visto un suo quadro? È un deflettore, contiene un campo di forza che devierà i proiettili; se spaccherete le vetrate o i condotti del gas succederà un disastro!”
“E allora?!”
“Il Rammstein esploderà, moriremo tutti e nessuno saprà che cosa è successo, penseranno a un incidente!”
“Il Rammstein esploderà, moriremo tutti e nessuno saprà che cosa è successo, penseranno a un incidente!”
Silenzio grave.
“Per disattivare la gemma dovete usare uno schnucki-schnuckiputzi!”
Altro silenzio attonito.
“Un cosa?” Occhiate al cuoco che fece segno di non conoscere quella parola.
“Che significa shuki… shnu…”
Astrid mimò gesti a caso delle mani, “Schnucki-schnuckiputzi, accidenti, non puoi non sapere cos’è!”
Sguardi ebeti dei terroristi; lei agitò le mani in un gesto isterico.
“Portiamola da Leona, per il Profeta!” Nadir la prese per un braccio e la buttò dentro uno dei montacarichi, “Lei saprà cosa è questo dannato shun… shunk…!”
L’uomo entrò con loro imprecando, pigiò il barocco bottone del piano superiore e l’ascensore si mosse con uno scossone.
Astrid non attese d’arrivare: andò di ginocchio all’inguine del sicario, poi a due mani sulla nuca schiantandolo a terra. La struttura oscillò.
“Chi sono questa gente?!” Lei perquisì il corpo, s’impadronì d’una pistola.
“Non lo so, Fraulein.”
“Non diamo l’allarme. Se quella Leona capisce che è scoperta inizierà a sparare.”
“Ma se l’Arciduca ha la gemma a proteggerlo…”
“Ma se l’Arciduca ha la gemma a proteggerlo…”
“Ho inventato tutto, Nadir, non ci avrai creduto!”
Le porte del montacarichi si aprirono, lui nascose l’affetta-tutto nel tascone del grembiule; uno stuolo di camerieri e personale di bordo nel viavai del grande atrio si voltò a guardarli.
“Il signore qui,” Nadir diede un calcetto al terrorista riverso, “ha cercato di far del male alla miss. No, non aiutatelo. Sì, mi occupo io della signorina. Circolate, non c’è nulla da vedere!”
Prese a sospingere Astrid, che era diventata color ciliegia e si era stretta nella camicetta, verso il corridoio. “La mia uniforme,” pigolava, “rivoglio la mia unif…”
Il ponte panoramico del Rammstein, prima del grande salone da pranzo, era ingombro di FdA.
“HALT!” Un sergente col monocolo meccanico sbarrò loro il passo, squadrandola come una prostituta. “Chi è questa?”
“Sono Astrid Roth!” scandì frenetica, “La prima donna FdA! Ho preso servizio stamani!”
“Impossibile. Fraulein Roth è in sala, col comandante Falken.”
“Lo ha preso in ostaggio, lei non è me! È una terrorista con la mia unif…!”
Non poté finire il concetto: il secondo montacarichi si aprì in lontananza e, tra sbuffi di fumo e un clangore bestiale, il Koloss irruppe sul ponte.
“DOBAR DAN, BASTARDI!”
Fu il panico.
Gli inservienti si diedero alla fuga mentre gli FdA, attoniti, scattavano sulla difensiva. “Feuer frei!”
Una gragnuola di colpi leggeri prese a investire lo scafo corazzato della bestia meccanica, rimbalzando e miagolando.
Sbuffo di vapore, pistoni a piena forza: il Koloss si lanciò alla carica pestando duro sul pavimento, facendo tremare il corridoio, l’urlo di battaglia del suo pilota amplificato dalla griglia vocale. Impattò sui Fanti dell’Aria come un rinoceronte, mulinando la chela e scagliandoli intorno come bambole di pezza.
“Andiamo!” Astrid afferrò il cuoco per una manica, si lanciò alle porte della sala da pranzo senza che nessuno più si curasse di loro.
Irruppe dentro di peso, mentre già tutti i diplomatici, spaventati dal caos, avevano smesso di mangiare e fissavano attoniti.
Astrid scrutò febbrile, nel tumulto dei sensi; individuò l’Arciduca d’Austria in alta uniforme bianca, poi Leona un attimo dopo, lì, a pochi passi.
I loro occhi azzurri s’incrociarono all’istante, lividi.
Leona, rapida, letale, gettò a terra il comandante Falken, alzò la pistola dritta su Franz Ferdinand. Astrid sollevò la sua, fu più veloce ancora: quattro colpi secchi attraverso lo sterno, quattro fori rossi sulla sua amata divisa hellblau.
Leona irrigidì, sgranò gli occhi.
Crollò a terra riversa e lo Stahlhelm le rotolò via dal capo, spargendo le sue treccine rosse sul pavimento.
Non ci fu tempo per esultare: le doppie porte della sala si sfondarono con un fracasso infernale e un fischio di pistoni.
“DOV’È?!”
Le urla d’orrore dei diplomatici furono il preludio al tramestio di sedie e tavoli rovesciati, alla fuga disordinata verso le uscite.
Gav, il Koloss, puntò subito la figura in bianco dell’Arciduca d’Austria: Franz Ferdinand era rimasto lì, eretto, gli occhi chiari dilatati per lo sgomento. La gemma blu degli Asburgo in bella vista sul petto.
“Defletti questo,” tuonò Gav, “oppressore di popoli!”
Il braccio destro del costrutto si allineò con uno sferragliare d’acciaio, il blastatore caricato alla massima pressione con un fischio da fornace.
Astrid Roth era tutto ciò che stava tra la bestia e l’Arciduca. C’era un solo modo per fermare quel cannone e occorreva un tiro semplicemente perfetto, un singolo punto, attraverso il connettore d’energia dell’arma e la piastra; impossibile con una pistola ordinaria.
Fece quello che un FdA deve fare: osare.
Si lanciò sull’arma caduta di Leona, la afferrò, si voltò con un guizzo e le trecce bavaresi al vento.
Una Sfondakorazze con mirino luminoso.
“Schnucki-schnuckiputzi, bastardo.”
Fece fuoco.
Il cavo del connettore si strappò dal braccio corazzato del Koloss, l’energia accumulata detonò in una fumata nera spaventosa e una cascata di scintille.
“NO!” Gav barcollò malamente mentre l’intero sistema del suo esoscheletro collassava, perse il controllo sui servomeccanismi delle gambe e il suo costrutto iniziò a muoversi a caso in una drammatica polka.
Spedì un paio di maledizioni amplificate dalla griglia vocale prima di crollare di schiena e lì rimanere, agitando gli arti come un insetto rovesciato.
Astrid Roth tornò eretta. Aveva un sorriso incredulo, le trecce in disordine e il cuore a mille. “Ce l’abbiamo fatta, Nadir!”
Soffiò il fumo dalla canna come aveva visto fare in uno di quei nuovissimi film bianchi e neri.
“Nadir?”
Ronzio orribile.
Astrid irrigidì di colpo e dilatò gli occhi: mezzo metro di affetta-tutto per quarti di bue le era appena emerso, ruggente, da in mezzo ai seni.
Desiderò gridare ma gorgogliò solo un grosso fiotto di sangue.
“Mi dispiace, Fraulein,” la voce di Nadir, dietro il suo orecchio, suonò mesta. “Hanno la mia famiglia.”
Astrid crollò sulle ginocchia, poi a terra, la camicetta inondata di rosso, le iridi sgranate.
Il capocuoco estrasse la lama con la manualità del suo mestiere, si voltò verso l’Arciduca. “Senza rancore, Altezza.”
Si gettò su di lui, l’affetta-tutto brandito alto.
Franz Ferdinand si protesse d’istinto con un braccio, ma non servì.
Ci fu uno sfrigolio.
La lama rotante si era fermata, arenata, mordeva e ringhiava a vuoto senza raggiungere l’erede al trono d’Austria. Fermata contro qualcosa d’invisibile.
Una barriera azzurra, finissima, che baluginò solo per un attimo nel riflesso delle luci.
Nadir guardò con orrore la gemma degli Asburgo brillare come un minuscolo sole.
Per quanto si sforzasse di pressare, non era in grado di superare la barriera del deflettore.
Era perduto.
I rinforzi della FdA irruppero in sala in quel momento, lo freddarono con un paio di colpi alla schiena.
Astrid Roth era riuscita a voltarsi a faccia in su; se ne stava riversa, abbandonata, con la camicetta mezza aperta, le trecce bavaresi sfatte.
Respirava sangue, scossa da conati sempre più deboli.
Primo giorno di servizio, e anche l’ultimo.
“Ma chi erano questi terroristi?” Le voci confuse che sentiva intorno.
“Irredentisti serbi, altezza. Il pilota nel Koloss lo abbiamo arrestato, risponde al nome di Gavrilo Princip.”
L’uomo che le si inginocchiò accanto aveva grandi baffi e occhi chiari, lo sguardo attonito. La gemma non brillava più.
“Aiutatela, per Dio, mi ha salvato la vita!”
Il capitano Falken le si chinò accanto a sua volta mentre un FdA coi gradi medici le tamponava la ferita, ma scosse il capo.
“La mia…” Astrid tossì, sbrodolò ancora dalle labbra, il fastidio di morire mezza nuda, “la mia unif…”
Falken si levò di dosso la propria giacca hellblau, gliela stese sopra per coprirla. “Questa è la tua uniforme, ora, capitano Roth.”
Astrid chinò appena il mento, a guardare incantata le mostrine luccicanti come i suoi occhi. Gli FdA, intorno, scattarono sull’attenti. Sorrise incredula, il sangue tra i denti.
Primo giorno: promossa capitano.
La vista iniziò a offuscarsi.
“Ma non si può fare proprio nulla?” L’Arciduca aveva lo sguardo amaro, addolorato.
“Temo di no, altezza, ha i polmoni perforati. Possiamo telegrafare a Berlino per un trapianto di polmoni a pistoni, ma il messaggio non arriverebbe mai in tempo.”
Schiarire di voce, uno dei diplomatici apparve dietro di loro. “Forse c’è un modo.”
Aveva l’uniforme della Regia Marina italiana e un viso curato.
“Sto sperimentando un nuovo sistema di comunicazioni istantanee: con questo,” prese dal taschino un apparecchio barocco, in legno di radica e circuiti, lo aprì in due come una cozza, “posso chiamare Roma e far arrivare quassù un paio di polmoni artificiali e un chirurgo in massimo un’ora.”
Sorrise alla volta della ragazza in sangue.
“Resistete per me un’ora, signorina?”
Astrid non stava nella pelle, il giorno migliore della sua vita.
“Sì, Herr,” dovette sforzare gli occhi per leggere la patch sul suo petto, “Marconi.”
Sua madre l’avrebbe voluta cuoca nella locanda di famiglia.
Sorrise e chiuse gli occhi sognando la vita che aveva sempre desiderato.
La Fanteria dell’Aria.
La sua nuova uniforme.
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Re: Questa mia uniforme
Racconto molto interessante, che valuto più che positivamente. Il genere steampunk è perfettamente centrato e con tocchi di originalità, così come trovo particolarmente interessante la riproposizione dell’assassinio dell’Arciduca, che fa da contenitore alla storia vera e propria. Tutti gli elementi e i paletti, insomma, sono inseriti con cura e dovizia, lasciando la cucina sullo sfondo solo nell’ultima parte. L’unico aspetto che trovo un po’ meno riuscito è la parte centrale, nella quale sono inseriti davvero molti personaggi ed elementi che vengono sviluppati solo superficialmente, creando qualche confusione ad una prima lettura. Mi piace molto anche lo stile, asciutto e un po’ freddo come del resto richiede l’azione, con le frasi ripetute sull’uniforme a rafforzare la sua importanza per la protagonista, senza mai scadere nel melodrammatico. Peccato solo per i “a capo” a ogni punto, che trovo sempre poco gerarchizzanti. Nel complesso, comunque, un ottimo racconto.
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Re: Questa mia uniforme
Sono arrivata in fondo col fiatone, autore. Mi hai fatto sedere sull’areomobile e partecipare alle riflessioni e ai ricordi della tua soldatessa con una lentezza quasi disarmante. Poi mi hai catapultata in una scena d’azione in piena regola ottimamente descritta con uno stile inconfondibile e maturo. Non so che genere di racconto sia, la scelta di nominare Marconi sul finale è di sicuro effetto.
La cucina un po’ un leit-motiv nella vita della ragazza che, pur volendo si emancipare, si trova di nuovo nell’ambiente da cui aveva deciso di affrancarsi. La torta ripiena di soldati fa un po’ cavallo di Troia e comunque non è una novità.
Di certo è una storia ottimamente scritta che usa tutti gli elementi con grande capacità. Complimenti.
La cucina un po’ un leit-motiv nella vita della ragazza che, pur volendo si emancipare, si trova di nuovo nell’ambiente da cui aveva deciso di affrancarsi. La torta ripiena di soldati fa un po’ cavallo di Troia e comunque non è una novità.
Di certo è una storia ottimamente scritta che usa tutti gli elementi con grande capacità. Complimenti.
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Re: Questa mia uniforme
Ciao Aut-
Non mi ha convinto il personaggio di Nadir. Se gli irredentisti serbi hanno la sua famiglia, per quale motivo è andato a liberare Astrid? Serve un personaggio per questo scopo e serve anche un modo per ferire molto gravemente, ma non a morte, la povera Astrid; forse per introdurre il personaggio di Marconi. Oppure per assomigliare ai film americani da cassetta. Però non ci vedo un'evoluzione del personaggio che mi faccia dire "ah!" Mi puzzava molto il fatto che fosse riuscito a liberarsi, avevo anche pensato che Astrid libera servisse per il piano B, ma non ho trovato agganci.
Ho trovato azzeccata la gemma dell'Arciduca che deflette veramente le armi, nonostante fosse stata introdotta nel racconto come una gemma normale; soluzione brillante, però fantastica, introduce un elemento estraneo a quello scientifico. La qual cosa non è detto che sia negativa, diciamo che forse fa parte più del gusto di racconti scritti nel 1914 che nel 2022.
Non conosco bene il tedesco per cui non ho apprezzato fino in fondo alcuni particolari; però si tratta di un mio limite. Devo dire che, nonostante tutto, le parole in tedesco sono state dosate molto bene.
Tecnicamente ho trovato perfetto l'uso dei flashback mescolati con il presente all'inizio del racconto.
Molto bene la parte linguistica, non ho trovato inceppamenti. L'unico forse è "per l'amor d'Allah"; mi ha lasciato perplesso per via del periodo in cui è ambientato, forse ci sarebbe stato meglio "per la barba del Profeta" più in linea con l'italiano del 1914.
Paletti. Piaciuto molto lo steampunk, con l'ucronia a metà strada tra il periodo vittoriano e quello contemporaneo, che preferisco ma è gusto personale. La cucina c'è. Fanti ce ne sono a volontà, la gemma c'è ma è anche un elemento di disturbo per il genere. Guglielmo Marconi è deus ex machina per chiudere con un lieto fine.
Grazie e alla prossima.
Non mi ha convinto il personaggio di Nadir. Se gli irredentisti serbi hanno la sua famiglia, per quale motivo è andato a liberare Astrid? Serve un personaggio per questo scopo e serve anche un modo per ferire molto gravemente, ma non a morte, la povera Astrid; forse per introdurre il personaggio di Marconi. Oppure per assomigliare ai film americani da cassetta. Però non ci vedo un'evoluzione del personaggio che mi faccia dire "ah!" Mi puzzava molto il fatto che fosse riuscito a liberarsi, avevo anche pensato che Astrid libera servisse per il piano B, ma non ho trovato agganci.
Ho trovato azzeccata la gemma dell'Arciduca che deflette veramente le armi, nonostante fosse stata introdotta nel racconto come una gemma normale; soluzione brillante, però fantastica, introduce un elemento estraneo a quello scientifico. La qual cosa non è detto che sia negativa, diciamo che forse fa parte più del gusto di racconti scritti nel 1914 che nel 2022.
Non conosco bene il tedesco per cui non ho apprezzato fino in fondo alcuni particolari; però si tratta di un mio limite. Devo dire che, nonostante tutto, le parole in tedesco sono state dosate molto bene.
Tecnicamente ho trovato perfetto l'uso dei flashback mescolati con il presente all'inizio del racconto.
Molto bene la parte linguistica, non ho trovato inceppamenti. L'unico forse è "per l'amor d'Allah"; mi ha lasciato perplesso per via del periodo in cui è ambientato, forse ci sarebbe stato meglio "per la barba del Profeta" più in linea con l'italiano del 1914.
Paletti. Piaciuto molto lo steampunk, con l'ucronia a metà strada tra il periodo vittoriano e quello contemporaneo, che preferisco ma è gusto personale. La cucina c'è. Fanti ce ne sono a volontà, la gemma c'è ma è anche un elemento di disturbo per il genere. Guglielmo Marconi è deus ex machina per chiudere con un lieto fine.
Grazie e alla prossima.
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Re: Questa mia uniforme
Una storia di riscatto femminile in chiave ucronico/steampunk, pervasa da una sottile vena di stile ironico che rende la lettura piacevole e simpatica.
Una lettura che nel complesso fila perché l’autore è riuscito a creare il meccanismo della sospensione dell’incredulità, nonostante quelle che io trovo più o meno lievi forzature logico-narrative. Nulla di grave: ho scoperto che anche film di grande successo in realtà hanno lo stesso problema, di cui non ci si rende conto perché si viene trascinati nella storia.
Ti segnalo quelle che ho trovato io:
- è vero che Astrid sente dei suoni provenire dalla cassa, ma nessuno le dà retta, quindi non ha senso che Leona e Gav mandino a monte il piano iniziale, dato che nessuno sembra intenzionato ad aprire la cassa
- Astrid non si chiede perché Nadir sia lasciato circolare liberamente, senza alcuna sorveglianza?
- la principale e maggiore: Nadir che libera Astrid. Prima possibilità: la vuole salvare davvero, pensa che Astrid accetterà di fuggire e vuole andare via con lei; allora però non ha senso il continuo ripetere, fatto dall’autore, che hanno la sua famiglia. In questo primo caso Nadir condannerebbe a morte la sua famiglia. Seconda possibilità: sa che Astrid non accetterà di fuggire e cercherà di salvare Franz Ferdinand. In questo secondo caso, davvero liberare Astrid è solo un controsenso.
Due cose minori:
- Leona conosce così bene le FdA da sapere che Astrid è la prima donna a farne parte?
- che Nadir sia coinvolto, si sospetta un po’ fin dal primo momento, quando viene lasciato in vita.
Le cose che mi sono piaciute di più:
- molto ironico il fatto che un momento prima ci fai odiare il sergente Fuchs e subito dopo attui una immediata vendetta
- il filo rosso del “primo”: prima donna a fare parte delle FdA, il primo giorno ecc.
- il focus, tenuto dall’inizio alla fine, sull’uniforme
- lo schnucki-schnuckiputzi, che sul momento sembra un po’ la gag del sarchiapone, ma in realtà è una parola tedesca con un significato; mi è anche venuto il dubbio che compaia in Frankenstein Junior, ma non ricordo, dovrei riguardare il film
Lo stile è vivace, la scrittura corretta, con qualche refuso e alcune scelte lessicali che non mi sono piaciute del tutto (in particolare: costrutto).
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Questa mia uniforme
Qualche anno fa erano il mio gruppo preferito i Franz Ferdinand, e li ho ritrovati nel tuo racconto. Scherzo.
Francesco Ferdinando e l'attentato di Serajevo, di questo hai scritto, o non ho capito un tubo?
FDA cos'è?
La cassa di tre metri per quattro chi l'ha trasportata? Hulk?
La grandezza è della mia sala da pranzo dove vivo io, la mia cagnetta, un pesce rosso e quasi tutti i quadri che ho dipinto.
Sto cercando di sdrammatizzare il tuo racconto, anzi di rallentare tutte quelle azioni che si susseguono a un ritmo letale.
D'accordo, tu non racconti favolette e le tue frasi sono pallottole di mitragliatrici per tenere in caldo le azioni.
Ti concedo uno special per la giovane età che sicuramente ti appartiene. Se poi mi sbaglio e sei un anzianotto come me che si è concessa una botta di azione rapida e violenta mi stai pure più simpatico.
Francesco Ferdinando e l'attentato di Serajevo, di questo hai scritto, o non ho capito un tubo?
FDA cos'è?
La cassa di tre metri per quattro chi l'ha trasportata? Hulk?
La grandezza è della mia sala da pranzo dove vivo io, la mia cagnetta, un pesce rosso e quasi tutti i quadri che ho dipinto.
Sto cercando di sdrammatizzare il tuo racconto, anzi di rallentare tutte quelle azioni che si susseguono a un ritmo letale.
D'accordo, tu non racconti favolette e le tue frasi sono pallottole di mitragliatrici per tenere in caldo le azioni.
Ti concedo uno special per la giovane età che sicuramente ti appartiene. Se poi mi sbaglio e sei un anzianotto come me che si è concessa una botta di azione rapida e violenta mi stai pure più simpatico.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Un simpatico racconto con l'ironia che ame piace ma con particolari che non quadrano molto e ciò mi dispiace. Una grande fantasia in tutto e abbastanza ben scritto. Quel Marconi che hai infilato all'ultimo momento è uno dei particolari che non quadrano. va bene che manda segnali ma dove li manda? Brav@ in ogni caso.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Inizio dalla scena della torta. Parlo di scena perché mi ha ricordato la scena analoga nel film “A qualcuno piace caldo” in cui il killer esce dalla torta smitragliando i commensali, dopo il coro “perché è un bravo ragazzo…”.
Il racconto è scritto più che bene con un ritmo incalzante che non annoia. Purtroppo, con ho già detto altrove, non riesco ad appassionarmi a questo genere, pur riconoscendo le tue indubbie doti di narratore. Qui come altrove, strani e improbabili marchingegni si intersecano, confondendoli, a fatti rigorosamente storici e questo mi lascia piuttosto perplesso. Ma non è colpa tua. Astraendo dai miei gusti personali non posso che giudicare come ottimo il tuo lavoro.
Quanto agli elementi scelti per la prova, Marconi mi è parso un po’troppo trascinato a forza nella storia.
Il racconto è scritto più che bene con un ritmo incalzante che non annoia. Purtroppo, con ho già detto altrove, non riesco ad appassionarmi a questo genere, pur riconoscendo le tue indubbie doti di narratore. Qui come altrove, strani e improbabili marchingegni si intersecano, confondendoli, a fatti rigorosamente storici e questo mi lascia piuttosto perplesso. Ma non è colpa tua. Astraendo dai miei gusti personali non posso che giudicare come ottimo il tuo lavoro.
Quanto agli elementi scelti per la prova, Marconi mi è parso un po’troppo trascinato a forza nella storia.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
posso dire che non mi è piaciuto più di tanto?
perbacco, la storia è potente e gli intrecci sono anche troppi, anche se ci stanno tutti.
però ci sono molte cose che non riesco ad apprezzare.
in primis la torta, metodo abusato e comunque qui non esposto benissimo.
poi Nadir. il fatto che lo lascino vivo puzza lontano un miglio di bugia, e infatti è così.
l'esaltazione di Ruth; certo, si capisce che si tratta di un'eroina, dedita alla patria e al dovere, ma appunto questo fatto la esalta troppo e me la fa piacere meno.
infine, Marconi, tirato in ballo all'ultimo secondo.
insomma, potenziale altissimo ma gradimento personale bassino.
complimenti per la fantasia.
perbacco, la storia è potente e gli intrecci sono anche troppi, anche se ci stanno tutti.
però ci sono molte cose che non riesco ad apprezzare.
in primis la torta, metodo abusato e comunque qui non esposto benissimo.
poi Nadir. il fatto che lo lascino vivo puzza lontano un miglio di bugia, e infatti è così.
l'esaltazione di Ruth; certo, si capisce che si tratta di un'eroina, dedita alla patria e al dovere, ma appunto questo fatto la esalta troppo e me la fa piacere meno.
infine, Marconi, tirato in ballo all'ultimo secondo.
insomma, potenziale altissimo ma gradimento personale bassino.
complimenti per la fantasia.
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Re: Questa mia uniforme
Questa rivisitazione dell'attentato all'Arciduca è proprio una bella idea.
Anzi, per adesso è l'idea che mi ha impressionato maggiormente.
Nella realizzazione però c'è qualcosa che mi convince meno.
Ho notato un uso smodato del termine cucina, ripetuto più volte, una sorta di messaggio subliminale, come a voler convincere il lettore sul luogo dove avviene l'azione. Forse c'è anche qualche descrizione di troppo, ma in linea di massima direi che sei riuscito/a a gestirle bene.
Ciò che non è riuscito benissimo è il colpo di scena con Nadir.
Penso che con questo personaggio qualcosa non torni, il fatto che solo lui della squadra dei cuochi venga lasciato in vita svela già quale possa essere il finale.
Comunque nel complesso il racconto regge, trascinato da un'idea davvero forte.
Anzi, per adesso è l'idea che mi ha impressionato maggiormente.
Nella realizzazione però c'è qualcosa che mi convince meno.
Ho notato un uso smodato del termine cucina, ripetuto più volte, una sorta di messaggio subliminale, come a voler convincere il lettore sul luogo dove avviene l'azione. Forse c'è anche qualche descrizione di troppo, ma in linea di massima direi che sei riuscito/a a gestirle bene.
Ciò che non è riuscito benissimo è il colpo di scena con Nadir.
Penso che con questo personaggio qualcosa non torni, il fatto che solo lui della squadra dei cuochi venga lasciato in vita svela già quale possa essere il finale.
Comunque nel complesso il racconto regge, trascinato da un'idea davvero forte.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Prima vorrei segnalare che la scrittura è ottima, il racconto si legge bene nel suo sviluppo generale. A mio avviso, lo stile utilizzato si è ben plasmato alla trama e al genere (sul quale torno tra un momento).
"Era salita a bordo, quella mattina, sapendo di star facendo qualcosa..."
Proprio brutto "star facendo". Semplicemente "sapendo di fare". Ho capito che si voleva porre l'accento sul primo giorno di servizio di Astrid, dedicato a qualcosa di importante, appunto, ma secondo me l'enfasi di "star facendo" sta male.
"e ora arrivarci senza far fuggire tutti era impossibile; ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolica."
Dopo "impossibile", metterei semplicemente una , che darebbe più continuità. E forse avrei già dato il nome alla donna con le treccine, ovvero Leona.
"Così Nadir s'era trovato la dannata pistola alla tempia e lei, in fretta e furia perché il cuoco..."
Secondo me ci va una , dopo "furia"
Vengo al genere, sul quale non ho dubbi, ma ci ho visto il suo compimento limitatamente agli armamenti, cosa che lo rende un po' debole e meno eclatante, passatemi il termine, di come penso dovrebbe essere.
Non mi è piaciuta la ripetizione, il tormentone direi, di Astrid nuda, legata, ecc. Già la prima volta si è ben compreso il suo stato d'animo conseguente alla situazione, almeno per me. Stesso dicasi del continuo ribadire la sua posizione nella main room dello step, ovvero la cucina.
Discorso diverso, invece, per la divisa, l'uniforme. L'orgoglio di Astrid, prima donna della Fanteria dell'Aria.
La sorpresa di Nadir, chiamiamola così, non è riuscita poiché, come già notato, doveva essere ammazzato subito come gli altri. Interessante invece, e azzeccata, la comparsa di Marconi nel finale che ci ha "allargato" (finalmente) il genere scelto anche alle comunicazioni, come poco prima il capitano aveva parlato di "polmoni a pistone". Spero, tra l'altro, che Astrid si sia salvata.
Infine, complimenti per la rivisitazione storica di un fatto decisamente "scatenante".
Grazie
"Era salita a bordo, quella mattina, sapendo di star facendo qualcosa..."
Proprio brutto "star facendo". Semplicemente "sapendo di fare". Ho capito che si voleva porre l'accento sul primo giorno di servizio di Astrid, dedicato a qualcosa di importante, appunto, ma secondo me l'enfasi di "star facendo" sta male.
"e ora arrivarci senza far fuggire tutti era impossibile; ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolica."
Dopo "impossibile", metterei semplicemente una , che darebbe più continuità. E forse avrei già dato il nome alla donna con le treccine, ovvero Leona.
"Così Nadir s'era trovato la dannata pistola alla tempia e lei, in fretta e furia perché il cuoco..."
Secondo me ci va una , dopo "furia"
Vengo al genere, sul quale non ho dubbi, ma ci ho visto il suo compimento limitatamente agli armamenti, cosa che lo rende un po' debole e meno eclatante, passatemi il termine, di come penso dovrebbe essere.
Non mi è piaciuta la ripetizione, il tormentone direi, di Astrid nuda, legata, ecc. Già la prima volta si è ben compreso il suo stato d'animo conseguente alla situazione, almeno per me. Stesso dicasi del continuo ribadire la sua posizione nella main room dello step, ovvero la cucina.
Discorso diverso, invece, per la divisa, l'uniforme. L'orgoglio di Astrid, prima donna della Fanteria dell'Aria.
La sorpresa di Nadir, chiamiamola così, non è riuscita poiché, come già notato, doveva essere ammazzato subito come gli altri. Interessante invece, e azzeccata, la comparsa di Marconi nel finale che ci ha "allargato" (finalmente) il genere scelto anche alle comunicazioni, come poco prima il capitano aveva parlato di "polmoni a pistone". Spero, tra l'altro, che Astrid si sia salvata.
Infine, complimenti per la rivisitazione storica di un fatto decisamente "scatenante".
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Questa mia uniforme
C'è un punto nel racconto dove il termine "cucina" è davvero abusato, ma l'autore in generale lavora sulle ripetizioni. Un marchio di fabbrica alla Palahniuk, tanto per intenderci. Può dare fastidio o meno, così come l'abitudine di isolare certe parole. In questa occasione ci sta tutto.
Trovo il racconto davvero trascinante. A un certo punto mi sono chiesto quali fossero i tre paletti utilizzati. Volevo andare a rileggere la lista delle proposte, ma la presa della storia era tale che ho lasciato stare.
L'intreccio è complesso, attinge con sapienza alla Storia e alle possibilità del genere scelto. Io sono un ignorante in entrambe le cose, ma ripeto: la storia è talmente trascinante che non ho percepito nessuno dei due fattori come limitante. Altro punto a favore.
A freddo certo posso dire che non è chiaro perché Nadir la liberi, ma a caldo non ho percepito la necessità di darmi una spiegazione in proposito.
Sulla cucina niente da dire: al di là del ripeterne ossessivamente il termine è funzionale a una storia che senza perderebbe parte del suo significato.
Marconi inserito sul finale non lo trovo forzato. L'autore conosce la Storia e da l'idea di aver pensato quell'epilogo fin dal principio.
Forse qualcuno potrebbe definirla una scrittura fredda, poco emozionale, ma è una scrittura di gesti, di azione. Di parole che si piantano come chiodi nella testa del lettore.
Da scrittore trovo la qualità della scrittura di un altro scrittore emozionante di per sé. Mi ispira, mi fa venire voglia di essere un scrittore migliore, mi fa capire quando ho smesso di voler soltanto leggere i libri e ho iniziato a vederci attraverso, a vedere i meccanismi che fanno girare le storie, a emozionarmi per il solo fatto di contemplarne il funzionamento.
Qui è tutto a vista, come quegli orologi trasparenti dove vedi ruote e ingranaggi.
Nel complesso un ottimo lavoro per me.
Trovo il racconto davvero trascinante. A un certo punto mi sono chiesto quali fossero i tre paletti utilizzati. Volevo andare a rileggere la lista delle proposte, ma la presa della storia era tale che ho lasciato stare.
L'intreccio è complesso, attinge con sapienza alla Storia e alle possibilità del genere scelto. Io sono un ignorante in entrambe le cose, ma ripeto: la storia è talmente trascinante che non ho percepito nessuno dei due fattori come limitante. Altro punto a favore.
A freddo certo posso dire che non è chiaro perché Nadir la liberi, ma a caldo non ho percepito la necessità di darmi una spiegazione in proposito.
Sulla cucina niente da dire: al di là del ripeterne ossessivamente il termine è funzionale a una storia che senza perderebbe parte del suo significato.
Marconi inserito sul finale non lo trovo forzato. L'autore conosce la Storia e da l'idea di aver pensato quell'epilogo fin dal principio.
Forse qualcuno potrebbe definirla una scrittura fredda, poco emozionale, ma è una scrittura di gesti, di azione. Di parole che si piantano come chiodi nella testa del lettore.
Da scrittore trovo la qualità della scrittura di un altro scrittore emozionante di per sé. Mi ispira, mi fa venire voglia di essere un scrittore migliore, mi fa capire quando ho smesso di voler soltanto leggere i libri e ho iniziato a vederci attraverso, a vedere i meccanismi che fanno girare le storie, a emozionarmi per il solo fatto di contemplarne il funzionamento.
Qui è tutto a vista, come quegli orologi trasparenti dove vedi ruote e ingranaggi.
Nel complesso un ottimo lavoro per me.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
È sufficiente un esoscheletro Koloss a creare un genere steampunk? Io non credo.
È comunque un bel racconto d'azione, dinamico, divertente, coinvolgente.
Ci sono punti poco coerenti nella storia, e te li hanno già fatti notare.
L'apparizione finale di Marconi è una forzatura che non mi ha convinto.
In conclusione: chiari e scuri che me lo hanno fatto apprezzare a metà.
È comunque un bel racconto d'azione, dinamico, divertente, coinvolgente.
Ci sono punti poco coerenti nella storia, e te li hanno già fatti notare.
L'apparizione finale di Marconi è una forzatura che non mi ha convinto.
In conclusione: chiari e scuri che me lo hanno fatto apprezzare a metà.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Ciao autore, permettimi di dirti che a parer mio il tuo racconto stravince a mani basse sugli altri steampunk. È un testo di genere praticamente perfetto, c'è un futuro/passato alternativo, ci sono macchine straordinarie, c'è il tocco fantastico, che molti spesso sottovalutano ma che invece è fondamentale. C'è l'azione e c'è il conflitto, sia interiore (Nadir) che esteriore. Ora, è vero che i meccanismi del colpo di scena, ovvero il tradimento di Nadir, non sono perfetti e anche se lo fossero stati il tutto risulta un po' telefonato, ma la storia e soprattutto com'è scritta è così trascinante che passa in secondo piano (anche se, nel caso tu voglia rimettere mano al testo, dovresti risolvere questa criticità). Complimenti quindi e a rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Errori / refusi non trovati, complimenti.
Per mio gusto personale, in queste due frasi:
la scrittura è particolare, può piacere o non piacere, frasi brevi continuamente interrotte dal punto a e capo (a me piacciono tantissimo), tante ripetizioni (a me alla fine sono sembrate un po' troppe), nel complesso giudizio più che positivo; si legge con facilità e ci si lascia travolgere dalla storia, sall'azione arrivando d'un fiato alla fine.
Paletti presenti e ben amalgamati, se si esclude il Marconi che mi è sembrato un po' inserito per dovere (e poi ci ritorno); sul genere ormai non mi pronuncio più, ribadisco una volta di più che lo steampunk non è il mio genere e qui mi fermo.
La storia mi è piaciuta, ricca di azione senza tralasciare le sensazioni e i pensieri della protagonista, un'eroina al femminile a 360 gradi.
Sinceramente avrei fatto finire diversamente la vicenda, con la morte di Astrid, non perché non ami i lieto fine ma perché mi sarebbe sembrata più coerente con il resto della storia: ma qui entra in ballo il Marconi, il paletto che ti mancava...
Per mio gusto personale, in queste due frasi:
Freddo ovunque, diffuso, alle braccia, alle gambe, oltre la camicetta,
avrei utilizzato al preposizione articolata.A tenerla sveglia, oltre al freddo e all’odore del sangue
la scrittura è particolare, può piacere o non piacere, frasi brevi continuamente interrotte dal punto a e capo (a me piacciono tantissimo), tante ripetizioni (a me alla fine sono sembrate un po' troppe), nel complesso giudizio più che positivo; si legge con facilità e ci si lascia travolgere dalla storia, sall'azione arrivando d'un fiato alla fine.
Paletti presenti e ben amalgamati, se si esclude il Marconi che mi è sembrato un po' inserito per dovere (e poi ci ritorno); sul genere ormai non mi pronuncio più, ribadisco una volta di più che lo steampunk non è il mio genere e qui mi fermo.
La storia mi è piaciuta, ricca di azione senza tralasciare le sensazioni e i pensieri della protagonista, un'eroina al femminile a 360 gradi.
Sinceramente avrei fatto finire diversamente la vicenda, con la morte di Astrid, non perché non ami i lieto fine ma perché mi sarebbe sembrata più coerente con il resto della storia: ma qui entra in ballo il Marconi, il paletto che ti mancava...
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Inizio con un giudizio personalissimo, anzi chiedo scusa, ma mi sono stufato dei racconti sulla guerra. Mi spiace ma dopo lo scorso step mi sento saturo e sicuramente questa sensazione non mi ha aiutato nella lettura e nel giudizio.
Però c'è da dire che tra gli steampunk è uno dei migliori.
La cucina è una delle più belle perché il concetto di cucina si estende al ruolo della donna, mi è piaciunto in un atro testo e mi mi piace anche qui.
Il racconto mi è sembrato troppo lungo, ero con il fiato sospeso ma per la voglia di finirlo. Mi scuserai ancora ma avrei alleggerito tantissimo la narrazione. Ci sono tante ripetizioni, credo che siano volute ma anche queste appesantiscono il racconto.
Sulla trama nulla da dire, mi sembra poco originale ma tutto sommato meglio di molte altre.
Ci dovrò pensare tantissimo.
Però c'è da dire che tra gli steampunk è uno dei migliori.
La cucina è una delle più belle perché il concetto di cucina si estende al ruolo della donna, mi è piaciunto in un atro testo e mi mi piace anche qui.
Il racconto mi è sembrato troppo lungo, ero con il fiato sospeso ma per la voglia di finirlo. Mi scuserai ancora ma avrei alleggerito tantissimo la narrazione. Ci sono tante ripetizioni, credo che siano volute ma anche queste appesantiscono il racconto.
Sulla trama nulla da dire, mi sembra poco originale ma tutto sommato meglio di molte altre.
Ci dovrò pensare tantissimo.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Oh, come ho scritto in altri commenti, la quintessenza dello steampunk è il dirigibile. Ma in questo step di dirigibili ne ho visti veramente troppo pochi. Più dirigibili!
DI PIU'!
Qui l'intera vicenda è situata a bordo di una aeronave, anche se, va detto, ne manca un po' la percezione. Mai uno scorcio di cielo, di nuvole, è tutto al chiuso. Ma il dirigibile non era la stanza oggetto dello step; parlando di cucina, una cucina a bordo di un dirigibile mi ha fatto lì per lì strano.
Poi sono andato a leggermi qualcosa sul più famoso Hindenburg, e cavoli, era veramente una specie di palazzetto volante.
Ma sto divagando.
Cosa non mi ha convinto di questa storia d'azione molto intensa, senza respiro? Che forse è troppo tale. Sei partito da una situazione molto statica, di lei rinchiusa nella dispensa che ricostruisce quanto appena successo, per poi tornare al presente e far vivere tutto il resto della storia in una sequenza forsennata, con l'effetto di comprimere troppo la narrazione e renderla un pochino in apnea.
Sulla trama in sé, invece, nulla da dire, anche dal punto di vista dell'ucronia storica.
Sembra uno di quei film pseudo-storici in cui succedono cose a raffica dall'inizio alla fine (mi è saltato or ora in mente l'incredibile ma datato Sky Captain & The World of Tomorrow, che non era propriamente uno steampunk ma c'era una Angelina Jolie con benda sull'occhio che mi fa sesso anche a vent'anni di distanza).
I paletti secondo me funzionano. Vero, Marconi è un po' relegato al finale, ma il suo è un ruolo da deus ex machina, e di solito costoro cicciano fuori solo a cose finite.
Sullo stile ho qualche riserva. Forse un po' troppo spezzettato? E troppe ripetizioni in alcuni passaggi.
Un buon lavoro che poteva essere più riuscito, secondo me, sacrificando qualcosa in termini di compattezza della trama.
DI PIU'!
Qui l'intera vicenda è situata a bordo di una aeronave, anche se, va detto, ne manca un po' la percezione. Mai uno scorcio di cielo, di nuvole, è tutto al chiuso. Ma il dirigibile non era la stanza oggetto dello step; parlando di cucina, una cucina a bordo di un dirigibile mi ha fatto lì per lì strano.
Poi sono andato a leggermi qualcosa sul più famoso Hindenburg, e cavoli, era veramente una specie di palazzetto volante.
Ma sto divagando.
Cosa non mi ha convinto di questa storia d'azione molto intensa, senza respiro? Che forse è troppo tale. Sei partito da una situazione molto statica, di lei rinchiusa nella dispensa che ricostruisce quanto appena successo, per poi tornare al presente e far vivere tutto il resto della storia in una sequenza forsennata, con l'effetto di comprimere troppo la narrazione e renderla un pochino in apnea.
Sulla trama in sé, invece, nulla da dire, anche dal punto di vista dell'ucronia storica.
Sembra uno di quei film pseudo-storici in cui succedono cose a raffica dall'inizio alla fine (mi è saltato or ora in mente l'incredibile ma datato Sky Captain & The World of Tomorrow, che non era propriamente uno steampunk ma c'era una Angelina Jolie con benda sull'occhio che mi fa sesso anche a vent'anni di distanza).
I paletti secondo me funzionano. Vero, Marconi è un po' relegato al finale, ma il suo è un ruolo da deus ex machina, e di solito costoro cicciano fuori solo a cose finite.
Sullo stile ho qualche riserva. Forse un po' troppo spezzettato? E troppe ripetizioni in alcuni passaggi.
Un buon lavoro che poteva essere più riuscito, secondo me, sacrificando qualcosa in termini di compattezza della trama.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Località : Torino
Re: Questa mia uniforme
Ultimo racconto in lettura e trovo un gran bel racconto, scritto bene (sia pure con alcune note personalissime), con lessico e ritmo adatti alla vicenda narrata. E finalmente un dirigibile in stile steampunk come luogo di azione. Non si percepisce molto come luogo, ma per me basta la parola... il resto arriva da solo, anche grazie ad alcuni film ambientati appunto su dirigibili. Vale sempre che anche il lettore un po' di suo deve mettercelo. Azione ce n’è molta, in questa trasposizione dell’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando (Gavrilo Princip inserito giusto per togliere ogni dubbio) davvero ben strutturata. Tutto si concentra in poco tempo, quindi il ritmo deve sostenere la compressione appunto dei tempi.
La cucina è presente e diventa una stanza in cui sistemare il Koloss e luogo di detenzione della protagonista. Una stanza battezzata “cucina” (cuochi e camerieri per darle spessore) ma poteva essere anche un altro locale. Però è utile anche per dare significato alla figura di Astrid, prima donna ecc. ecc. , che i commilitoni vorrebbero sempre relegata appunto in cucina.
La pietra c’è e di fanti un battaglione.
Dello stile mi è piaciuta la ripetizione di alcune frasi, corte e significative, per rendere ancora meglio il momento di tensione. Penso che in un momento di difficoltà (di fifa) sia plausibile ripetere, come una sorta di mantra, gli stessi pensieri, quasi un anestetico mentale.
Altre ripetizioni, come dirò dopo, sono invece inutili dopo la prima spiegazione.
I personaggi sono bene delineati: Astrid fiera di essere riuscita a entrare in un ambito prettamente maschile che si sente in qualche modo defraudato nel potere che ne deriva, un Nadir dai contorni poco chiari ma non improbabili in tempo di guerra (e non solo…).
Un Marconi che arriva a scena aperta e applausi in corso. Giusto per fare qualche pulce alla Penna: trovo poco probabile che con una ferita di tale portata allo sterno, con tutti gli organi che lo stesso protegge e che un attrezzo del genere non può non aver danneggiato, una persona possa sopravvivere o, se proprio proprio vogliamo, rimanere cosciente. Ma accettiamo in onore di un bel racconto.
Concludendo: il racconto mi è piaciuto, le scene sono chiare e le azioni ben descritte, c’è equilibrio nella struttura delle varie parti e i paletti son piantati.
Le mie note
confuse col mischione dei pensieri - mischione stona molto: userei turbinio, più in linea col lessico utilizzato
svestito i grembiuloni - i grandi grembiuli, ma anche semplicemente grembiuli rende uguale
…; ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolica. Aveva un piano B, ideato al momento - Piano B è molto moderno, inoltre un piano presuppone il tempo di ragionarci su, qui è un’improvvisazione.
Provo a proporti questo: … .Ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolicamente: un’idea si era fatta strada e poteva funzionare con un po’ di fortuna.
hellblau/FDA: in alcuni casi mi sono parse ripetizioni inutili.
andò di ginocchio all’inguine del sicario - anche qui è troppo moderno e non si lega al lessico globale: colpì il sicario all’inguine
Il signore qui ecc. … pur nella sorpresa del momento, mi è parsa un po’ una forzatura questa lunga frase. Buona invece se in tutto il racconto ci fossero anche momenti di “divertissement” incastrati nella trama ( mi sovvengono certe scene di Red)
del male alla miss -- mi ricorda certe frasi attribuite ad es. ai servitori indiani verso i ricchi inglesi, ma anche di schiavi americani
il Koloss si lanciò pesantemente alla caricapestando duro sul pavimento
film bianchi e neri - film in bianco e nero
La cucina è presente e diventa una stanza in cui sistemare il Koloss e luogo di detenzione della protagonista. Una stanza battezzata “cucina” (cuochi e camerieri per darle spessore) ma poteva essere anche un altro locale. Però è utile anche per dare significato alla figura di Astrid, prima donna ecc. ecc. , che i commilitoni vorrebbero sempre relegata appunto in cucina.
La pietra c’è e di fanti un battaglione.
Dello stile mi è piaciuta la ripetizione di alcune frasi, corte e significative, per rendere ancora meglio il momento di tensione. Penso che in un momento di difficoltà (di fifa) sia plausibile ripetere, come una sorta di mantra, gli stessi pensieri, quasi un anestetico mentale.
Altre ripetizioni, come dirò dopo, sono invece inutili dopo la prima spiegazione.
I personaggi sono bene delineati: Astrid fiera di essere riuscita a entrare in un ambito prettamente maschile che si sente in qualche modo defraudato nel potere che ne deriva, un Nadir dai contorni poco chiari ma non improbabili in tempo di guerra (e non solo…).
Un Marconi che arriva a scena aperta e applausi in corso. Giusto per fare qualche pulce alla Penna: trovo poco probabile che con una ferita di tale portata allo sterno, con tutti gli organi che lo stesso protegge e che un attrezzo del genere non può non aver danneggiato, una persona possa sopravvivere o, se proprio proprio vogliamo, rimanere cosciente. Ma accettiamo in onore di un bel racconto.
Concludendo: il racconto mi è piaciuto, le scene sono chiare e le azioni ben descritte, c’è equilibrio nella struttura delle varie parti e i paletti son piantati.
Le mie note
confuse col mischione dei pensieri - mischione stona molto: userei turbinio, più in linea col lessico utilizzato
svestito i grembiuloni - i grandi grembiuli, ma anche semplicemente grembiuli rende uguale
…; ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolica. Aveva un piano B, ideato al momento - Piano B è molto moderno, inoltre un piano presuppone il tempo di ragionarci su, qui è un’improvvisazione.
Provo a proporti questo: … .Ma lei, la donna con le treccine, aveva sorriso diabolicamente: un’idea si era fatta strada e poteva funzionare con un po’ di fortuna.
hellblau/FDA: in alcuni casi mi sono parse ripetizioni inutili.
andò di ginocchio all’inguine del sicario - anche qui è troppo moderno e non si lega al lessico globale: colpì il sicario all’inguine
Il signore qui ecc. … pur nella sorpresa del momento, mi è parsa un po’ una forzatura questa lunga frase. Buona invece se in tutto il racconto ci fossero anche momenti di “divertissement” incastrati nella trama ( mi sovvengono certe scene di Red)
del male alla miss -- mi ricorda certe frasi attribuite ad es. ai servitori indiani verso i ricchi inglesi, ma anche di schiavi americani
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Questa mia uniforme
Racconto trascinante, che riprende il filone dei film americani di attentatori su aerei: ambiente chiuso, spazi confinati, uno contro tutti, il presidente da salvare. Come in quei filmoni, ci si abbandona sul divano e si seguono sparatorie e colpi di scena senza chiedersi tanti perché e senza cercare troppi peli nelle uova. E alla fine ti piacciono, mannaggia!
L’eroe è sempre un poveraccio sottostimato, ma in realtà coraggiosissimo, che suo malgrado alla fine lo salva il presidente: dunque la trama nulla di nuovo, anche se la sovrapposizione steampunk con le vicende storiche è magistrale.
Il lieto fine forse è un po’ forzato. Non credo che con i polmoni bucati si possa resistere un’ora. Poi l’affetta-tutto è uscito da in mezzo ai seni, dunque dallo sterno. Più che i polmoni ha trapassato il cuore, pare. E lei, con il petto squarciato, gorgogliando sangue, pensa alla sua uniforme nuova… noo, così è troppo, è al limite della parodia.
Comunque complimenti! Vorrei saper scrivere le scene d’azione in modo così coinvolgente.
L’eroe è sempre un poveraccio sottostimato, ma in realtà coraggiosissimo, che suo malgrado alla fine lo salva il presidente: dunque la trama nulla di nuovo, anche se la sovrapposizione steampunk con le vicende storiche è magistrale.
Il lieto fine forse è un po’ forzato. Non credo che con i polmoni bucati si possa resistere un’ora. Poi l’affetta-tutto è uscito da in mezzo ai seni, dunque dallo sterno. Più che i polmoni ha trapassato il cuore, pare. E lei, con il petto squarciato, gorgogliando sangue, pensa alla sua uniforme nuova… noo, così è troppo, è al limite della parodia.
Comunque complimenti! Vorrei saper scrivere le scene d’azione in modo così coinvolgente.
SuperGric- Padawan
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Re: Questa mia uniforme
Que$to racconto non $ta fermo un attimo!
Mi piacciono il ritmo impo$to, la frene$ia della fra$i $pe++ettate.
Non mi piacciono le parole $critte grandi per $ottolineare gli urli.
Tutto $i muove, le a+ioni $i $u$$eguono con for+a e vivacità, A$trid calca la $cena con una convin+ione profonda e con la certe++a di far bene il $uo lavoro rivelando$i da $ubito una tipa davvero to$ta.
Mi piace molto que$to racconto: è ben $trutturato, perfettamente calato nel genere, convincente e fri++ante d'a+ione e colpi di $cena.
Non mi convince proprio del tutto la parte che riguarda Nadir: qui il ribaltamento ina$pettato non è molto convincente e mi ha la$ciato dei dubbi. Anche la mega torta non mi convince molto: le torte $i con$ervano in frigorifero, o in un luogo $imile e chiu$o... ma è $olo un particolare che non intacca più di tanto que$ta piacevole lettura.
Il te$to ha davvero tante idee geniali e molto $team: Marconi che ri$olve la $itua+ione con un apparecchio che $i apre come una co++a è davvero una gu$to$a ciliegina finale.
Mi piacciono il ritmo impo$to, la frene$ia della fra$i $pe++ettate.
Non mi piacciono le parole $critte grandi per $ottolineare gli urli.
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Mi piace molto que$to racconto: è ben $trutturato, perfettamente calato nel genere, convincente e fri++ante d'a+ione e colpi di $cena.
Non mi convince proprio del tutto la parte che riguarda Nadir: qui il ribaltamento ina$pettato non è molto convincente e mi ha la$ciato dei dubbi. Anche la mega torta non mi convince molto: le torte $i con$ervano in frigorifero, o in un luogo $imile e chiu$o... ma è $olo un particolare che non intacca più di tanto que$ta piacevole lettura.
Il te$to ha davvero tante idee geniali e molto $team: Marconi che ri$olve la $itua+ione con un apparecchio che $i apre come una co++a è davvero una gu$to$a ciliegina finale.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Devo smettere di rileggere i racconti.
Gli insaccati oscillavano come lei, svestita, legata, imbavagliata, rinchiusa.
Ho un'idea, mormorò lei.
Ho un' idea, mormoro io, il tuo è il racconto migliore.
Le ripetizioni ossessive mi hanno ricordato la forza e la bellezza di una vecchia canzone dei Baustelle. A un certo punto Bianconi, il cantante, ripete quasi senza senso: Baudelaire, Baudelaire, Baudelaire. E il pezzo ti resta nella testa.
Gli insaccati oscillavano come lei, svestita, legata, imbavagliata, rinchiusa.
Ho un'idea, mormorò lei.
Ho un' idea, mormoro io, il tuo è il racconto migliore.
Le ripetizioni ossessive mi hanno ricordato la forza e la bellezza di una vecchia canzone dei Baustelle. A un certo punto Bianconi, il cantante, ripete quasi senza senso: Baudelaire, Baudelaire, Baudelaire. E il pezzo ti resta nella testa.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Questa mia uniforme
Ciao, Autore. Come ho avuto modo di dire già nel corso di questo step, lo steampunk non è proprio il mio genere, e sicuramente questo è il motivo per cui non ho gradito moltissimo la lettura del tuo racconto.
Fino alla fine ho avuto paura che il testo non fosse ammissibile, ma Marconi è al posto giusto al momento giusto.
Sicuramente perfetta l'aderenza al genere e anche la cucina è usata in maniera ottimale per il contest.
Quello che mi manca è la piacevolezza di un racconto troppo lungo la cui trama non mi ha preso in nessun momento; quando manca il gradimento per quello che si legge, la lettura diventa ostica di suo.
Alla prossima.
Fino alla fine ho avuto paura che il testo non fosse ammissibile, ma Marconi è al posto giusto al momento giusto.
Sicuramente perfetta l'aderenza al genere e anche la cucina è usata in maniera ottimale per il contest.
Quello che mi manca è la piacevolezza di un racconto troppo lungo la cui trama non mi ha preso in nessun momento; quando manca il gradimento per quello che si legge, la lettura diventa ostica di suo.
Alla prossima.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Questa mia uniforme
Racconto d'azione avvincente e coinvolgente, con risvolti sociali sulla difficoltà di emancipazione delle donne.
Cruente ma molto ben descritte le scene di combattimento.
Buona l'ambientazione temporale, con il personaggio dell'arciduca d'Austria che viene salvato da Astrid e con il cameo di Marconi nel finale.
Controverso la figura di Nadir, che slega Astrid e la invita a scappare, mentre poi la ferisce gravemente giustificandosi col fatto che i terroristi hanno in mano la sua famiglia.
Resta comunque un ottimo racconto.
Cruente ma molto ben descritte le scene di combattimento.
Buona l'ambientazione temporale, con il personaggio dell'arciduca d'Austria che viene salvato da Astrid e con il cameo di Marconi nel finale.
Controverso la figura di Nadir, che slega Astrid e la invita a scappare, mentre poi la ferisce gravemente giustificandosi col fatto che i terroristi hanno in mano la sua famiglia.
Resta comunque un ottimo racconto.
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Menico- Padawan
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Re: Questa mia uniforme
Ringrazio come sempre dei commenti e delle osservazioni, tutte pertinenti.
Credo che questo sia il primo racconto, in ormai tanti step di INk e successivi, che ho dovuto riscrivere tipo 5 volte. Mai successo di iniziare e cestinare a ripetizione, sarà anche complice un periodo personale non molto fertile per la scrittura.
Il motivo era l'eccessiva lunghezza che ogni volta andava sviluppandosi, causa trama troppo complessa. Alla fine l'ho risolta buttando le cose in media res e relegando tutta la prima parte al flashback nella memoria della protagonista.
Tra l'altro volevo farne un racconto quasi dark-umoristico, ma alla fine questo impianto non è quasi sopravvissuto.
Sono anche stato tentato fino all'ultimo di cambiare proprio genere e andare sull'epico, ma tant'è.
Concordo sulle debolezze di alcuni passaggi logici della trama, in particolare il tradimento di Nadir.
L'idea di fondo è che lui voglia salvarla perché l'ha presa in simpatia e gli ricorda sua figlia, aiutandola magari a fuggire con un guscio di salvataggio, per poi tornare a fare il suo dovere. Poi la determinazione di lei lo porta a seguirla e vedere che succede (se Astrid fallisse nel salvare l'Arciduca lui avrebbe comunque ottenuto capra e cavoli).
Questa cosa si è persa nella sforbiciata che ho comunque dovuto dare anche a questa versione finale del racconto.
Su altre, evidenziate da Arianna in particolare:
Qualche chicca a random.
- Non conoscevo la scena della torta nel film citato, la torta l'ho inserita più che altro perché è sempre collegata, almeno nella mia mente perversa, all'immagine della soubrette che ne esce fuori discinta. Si collegava bene al discorso della donna relegata alla cucina (o allo svilimento sessuale) che è il fil rouge della storia.
- Marconi è stato il punto di partenza per l'intera storia. Volevo che fosse un deus ex machina e l'ho gestito così.
Tra l'altro lui ha davvero servito come ufficiale della Regia Marina in quegli anni, e ha anche lavorato come diplomatico per il governo, ma questo lo ha fatto storicamente in seguito, durante il Ventennio.
- Schnukiputzi non è stata un'idea mia al 100%.
Volevo che Astrid dicesse una parola che solo un nativo tedesco può conoscere e non qualcuno, come i terroristi serbi, che il tedesco lo hanno imparato ma non è la loro lingua.
Allora ho scritto a un mio penfriend germanico: "ehi, mi serve una parola tedesca di cui solo un tedesco DOC conosce il significato."
Risposta: "mmmmm...... what about schnukiputzi?"
"Non so cosa sia, ma è perfetto. Danke."
Ho duplicato lo schnuki davanti ed è venuta fuori così.
E' tutto, alla prossima!
Credo che questo sia il primo racconto, in ormai tanti step di INk e successivi, che ho dovuto riscrivere tipo 5 volte. Mai successo di iniziare e cestinare a ripetizione, sarà anche complice un periodo personale non molto fertile per la scrittura.
Il motivo era l'eccessiva lunghezza che ogni volta andava sviluppandosi, causa trama troppo complessa. Alla fine l'ho risolta buttando le cose in media res e relegando tutta la prima parte al flashback nella memoria della protagonista.
Tra l'altro volevo farne un racconto quasi dark-umoristico, ma alla fine questo impianto non è quasi sopravvissuto.
Sono anche stato tentato fino all'ultimo di cambiare proprio genere e andare sull'epico, ma tant'è.
Concordo sulle debolezze di alcuni passaggi logici della trama, in particolare il tradimento di Nadir.
L'idea di fondo è che lui voglia salvarla perché l'ha presa in simpatia e gli ricorda sua figlia, aiutandola magari a fuggire con un guscio di salvataggio, per poi tornare a fare il suo dovere. Poi la determinazione di lei lo porta a seguirla e vedere che succede (se Astrid fallisse nel salvare l'Arciduca lui avrebbe comunque ottenuto capra e cavoli).
Questa cosa si è persa nella sforbiciata che ho comunque dovuto dare anche a questa versione finale del racconto.
Su altre, evidenziate da Arianna in particolare:
Ti segnalo quelle che ho trovato io:- è vero che Astrid sente dei suoni provenire dalla cassa, ma nessuno le dà retta, quindi non ha senso che Leona e Gav mandino a monte il piano iniziale, dato che nessuno sembra intenzionato ad aprire la cassa- Astrid non si chiede perché Nadir sia lasciato circolare liberamente, senza alcuna sorveglianza?- la principale e maggiore: Nadir che libera Astrid. Prima possibilità: la vuole salvare davvero, pensa che Astrid accetterà di fuggire e vuole andare via con lei; allora però non ha senso il continuo ripetere, fatto dall’autore, che hanno la sua famiglia. In questo primo caso Nadir condannerebbe a morte la sua famiglia. Seconda possibilità: sa che Astrid non accetterà di fuggire e cercherà di salvare Franz Ferdinand. In questo secondo caso, davvero liberare Astrid è solo un controsenso.Due cose minori:- Leona conosce così bene le FdA da sapere che Astrid è la prima donna a farne parte?- che Nadir sia coinvolto, si sospetta un po’ fin dal primo momento, quando viene lasciato in vita.
- Vero. In una delle altre stesure Fuchs voleva a un certo punto far controllare la cassa, cosa che innesca l'uscita dei terroristi. Non mi sono accorto di questa mancanza nella rielaborazione.
- In realtà Astrid lo chiede, a Nadir, perché lui sia in circolazione. La sua risposta è che lo hanno lasciato vivo per continuare ad amministrare il pranzo senza che nessuno, ai piani alti, si insospettisca.
Era anche sorvegliato, tra l'altro, c'era un singolo bandito a tenerlo d'occhio (è quello che Astrid trova steso con un colpo di mattarello a concussione quando viene liberata).
- Leona sa che lei è la prima donna a far parte della FdA perché Fuchs lo dice mentre si confronta con lei a proposito della cassa. Ma anche questo era più evidente in un'altra stesura e il nesso non è sopravvissuto, sfortunatamente.
Grazie comunque delle puntuali osservazioni!
Qualche chicca a random.
- Non conoscevo la scena della torta nel film citato, la torta l'ho inserita più che altro perché è sempre collegata, almeno nella mia mente perversa, all'immagine della soubrette che ne esce fuori discinta. Si collegava bene al discorso della donna relegata alla cucina (o allo svilimento sessuale) che è il fil rouge della storia.
- Marconi è stato il punto di partenza per l'intera storia. Volevo che fosse un deus ex machina e l'ho gestito così.
Tra l'altro lui ha davvero servito come ufficiale della Regia Marina in quegli anni, e ha anche lavorato come diplomatico per il governo, ma questo lo ha fatto storicamente in seguito, durante il Ventennio.
- Schnukiputzi non è stata un'idea mia al 100%.
Volevo che Astrid dicesse una parola che solo un nativo tedesco può conoscere e non qualcuno, come i terroristi serbi, che il tedesco lo hanno imparato ma non è la loro lingua.
Allora ho scritto a un mio penfriend germanico: "ehi, mi serve una parola tedesca di cui solo un tedesco DOC conosce il significato."
Risposta: "mmmmm...... what about schnukiputzi?"
"Non so cosa sia, ma è perfetto. Danke."
Ho duplicato lo schnuki davanti ed è venuta fuori così.
E' tutto, alla prossima!
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