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Messaggio Da Different Staff Dom Dic 04, 2022 4:16 pm

Bari, 28/7/1960
Caro sposo,
da quando sei partito non faccio altro che pensare al tuo ritorno, anche se non so quando questo accadrà.
Ho fatto gli esami e ti confermo che avremo un figlio.
Io sto bene e mi sento forte abbastanza per affrontare questa gravidanza e darti la gioia della paternità.
Sono in cucina, anche perché non sarebbe comodo scrivere a letto, comunque mi piace stare qui: ti rivedo mentre mi aiuti ai fornelli e mi sembra di averti accanto. Fammi sapere di te, del tuo lavoro, dei colleghi e dei porti che toccherete.
Sempre innamorata, ti bacio.
Tua Rosaria



Novorossijsk, 3/9/1960
Cara mogliettina,
la nave è attraccata ieri e oggi abbiamo ricevuto la posta. Aspettavo con trepidazione di avere tue notizie. Amore mio, sono felice di quello che mi scrivi e di sapere che stai bene e che, nonostante la mia assenza, hai la forza di andare avanti. Ma di questo ero certo.
Ieri siamo scesi a terra. È una grande città portuale come ne ho viste tante. Una cosa mi ha commosso: il monumento alle mogli dei naviganti che rappresenta una donna con un fanciullo in braccio ed entrambi salutano con lo sguardo rivolto verso il mare.
Il lavoro è pesante, ma ce la faccio. Con i colleghi ho un bel rapporto di condivisione e collaborazione: ci aiutiamo a vicenda.
Appena terminate le operazioni di carico, salperemo, ma non so per dove.
Anch’io ti ricordo in cucina con il tuo grembiulino a fiori mentre prepari i tuoi manicaretti.
Ti abbraccio forte.
Iano



Bari, 10/10/1960
Caro Iano,
tutto procede abbastanza bene. Le mie sorelline passano ogni giorno dopo la santa messa a vedere come sto e mi fanno un po’ di compagnia. Domenica scorsa, sono arrivate con tutti gli ingredienti per fare i biscotti e li abbiamo preparati insieme. Raccontami dei posti che stai vedendo girando il mondo: mi sembrerà di stare insieme a te. Quando sbarcherai, faremo i biscotti insieme e faremo anche tante altre cose…
Mi manchi.
Tua Rosaria



Porto Said, 12/11/1960
Mia cara,
siamo ormeggiati in rada in attesa di attraversare il canale di Suez. Ieri siamo scesi a terra con la bettolina per un pomeriggio di franchigia. Ho visitato la cattedrale di Maria Regina del Mondo e ho pregato davanti alla statua della Madonna che porta una corona con incastonata una gemma preziosissima.
Non è una brutta città, ma bisogna stare attenti ai cattivi incontri.
Mia cara, è una diceria che noi naviganti giriamo il mondo; in realtà, quando non siamo a lavorare in sala macchine e alle caldaie, vediamo solo mare e cielo per lunghe settimane. Sono felice di sentire che hai un po’ di compagnia e che desideri la mia vicinanza come io desidero la tua. Vorrei tanto averti accanto.
Tuo Iano



Bari, 8/12/1960, festa dell’Immacolata
Caro sposo,
oggi sono stata in chiesa con le mie sorelle e ho pregato per te, che ti guadagni il pane “mare mare”, e per il nostro bambino. Sono sicura che sarà un maschio e dovrebbe nascere a marzo.
Il pancione incomincia a vedersi bene. Con la prossima lettera ti invierò una mia foto.
La petunia che mi hai regalato prima di partire non ha più fiori, ma le foglie sono rimaste belle verdi. È qui sulla finestra della cucina e la guardo sempre.
Ti amo.
Rosaria



Dammam, 24/12/1960
Cara Rosaria,
siamo in questa grande città araba dove tutto è diverso da ciò che conosciamo: monumenti, moschee, abitudini sociali e alimentari.
Abbiamo terminato le operazioni di carico, ma il comandante ha deciso di posticipare la partenza per permettere a tutto l’equipaggio di stare insieme la notte di Natale. Giocheremo a carte, mangeremo qualche dolce preparato dal nostro cuoco, e brinderemo con qualche bottiglia di vino buono offerta dagli ufficiali.
Non è un Natale allegro, ma meglio che stare in navigazione.
Salperemo comunque domani per il Giappone, sarà una traversata piuttosto lunga.
Vorrei essere con te, vorrei sentire il nostro bambino che si muove dentro di te. Vorrei…!
Un bacio
Iano



Bari, 20/1/1961
Amato sposo,
le feste sono passate e io ho finito il settimo mese. Ho incominciato a organizzarmi per il dopo parto: la culla, le fasce, i pagliaccetti, le camicine, le copertine, eccetera eccetera. È un momento molto dolce che avrei voluto condividere con te. Stanotte ti ho sognato: eri sorridente e mi stringevi forte a te, mi sono sentita amata e protetta.
Ti voglio un sacco di bene.
Rosaria



Osaka, 16/2/1961
Cara Rosaria,
spero che tu stia bene. Nelle tue condizioni, è meglio non strapazzarsi troppo. Le tue sorelle ti aiuteranno volentieri, e puoi delegare a loro diverse cose. Sono in una grande città, bellissima e unica. Tante cose da vedere, come il castello che ho visitato dove c’è una sala d’armi dedicata ai samurai, e accanto al nome di ogni samurai sono esposte le loro armature e le loro katane (le katane sono le sciabole dei samurai).
Qui le persone sono impegnate e laboriose, ma nello stesso tempo cortesi e ossequiose. Caratteristico è il fatto che trovi cibo dappertutto, particolare ma buono.
Ti sono vicino col cuore e col pensiero.
Sempre tuo Iano



Bari, 18/3/1961
Caro Iano,
ti informo che Rosaria è in clinica. Alle 13.15 di oggi ha partorito un bel maschietto di 4 chili e 350 grammi. Madre e figlio stanno bene e, fra un paio di giorni, saranno a casa.
Tua cognata Anna



Bari, 23/3/1961
Caro Iano,
io e Nico siamo a casa e stiamo bene (l’ho chiamato come tuo padre). È un bel bambino e ti assomiglia molto. Lo allatto al seno e, la notte, si sveglia solo quando è l’ora della poppata. Ho trovato la nostra petunia in fiore, come se volesse festeggiare l’arrivo di Nico. Sono felice.
Ci manchi tanto.
Rosaria e Nico
PS: appena posso ti mando una nostra foto.



Vancouver, 20/4/1956
Non sto più nella pelle. Vorrei sbarcare adesso e tornare da te per conoscere nostro figlio, ma non posso.
Sai, penso che adesso siamo in tre, e avremo bisogno di una casa più grande, magari con una stanzetta per Nico. Per questo è necessario che io guadagni un po’ di soldi.
Ieri ho offerto da bere a tutti per festeggiare la nascita di Nico.
Non puoi capire quanto vi amo.
Iano



Catania, 25/4/1961
Gentile signora,
con la presente la informiamo che, a causa di intensi dolori addominali, suo marito Sebastiano Ursino è stato ricoverato al Vancouver General Hospital, dove gli è stata diagnosticata un’ulcera perforante ed è stato quindi sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni non sono preoccupanti.
Abbiamo provveduto a tutte le necessità del caso e informato l’ambasciata italiana in Canada. Non appena sarà in grado di viaggiare, verrà rimpatriato a nostre spese.
Distinti saluti
Matteo Scuderi
Armatore



Roma, 28/4/1961
Siamo addolorati nel comunicarle l’avvenuto decesso di suo marito, Sebastiano Ursino, in data 27/4/1961, presso il Vancouver General Hospital in Canada, a seguito di complicazioni dovute all’intervento per ulcera perforata.
Le porgiamo le nostre condoglianze e la informiamo che la nostra ambasciata sta provvedendo affinché la salma del suddetto sia trasferita in tempi brevi presso il suo ultimo domicilio di residenza.
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Messaggio Da vivonic Lun Dic 05, 2022 10:53 am

Di tutti i racconti odeporici di questo step, posso dire senza tema di smentita che questo è l'unico che mi ha davvero fatto vedere tutti i posti in cui è stato il tuo protagonista: un piccolo particolare per ognuno di essi, ma è quella che conta e che mi ha incuriosito. Ho fatto diverse ricerche dopo il tuo racconto, per vedere ancora meglio quello che tu mi avevi già permesso di conoscere.
C'è da aggiungere che ho visto bene anche l'ambiente di Rosaria: lì in cucina con le sue sorelle a preparare i biscotti (particolare, forse, inserito apposta per lo step, ma comunque coerente con la narrazione).
Ho apprezzato molto anche il fatto che tu non abbia chiamato la katana "Akimizu", ma soltanto katana: quella parola in più avrebbe rovinato il racconto, relegandolo esclusivamente alla fruibilità di DR-10. Quasi commovente la parte tra parentesi, in cui spiega alla moglie che cosa sia una katana: di solito questi sono spaventosi infodump fatti a beneficio del lettore, mentre qui capovolgi la situazione. Infatti, nonostante il lettore del 2022 di DT sappia benissimo che cosa sia una katana, Rosaria 60 anni fa non può saperlo, e ho trovato dolcissimo e delicatissimo il fatto che Iano glielo abbia spiegato.
La petunia ha poi un ruolo centrale nel racconto, con la sua potenza simbolica, che emerge soprattutto nella fioritura. Quindi: cucina essenziale, paletti ben centrati, scrittura impeccabile e racconto perfettamente corrispondente al genere richiesto ed emotivamente molto d'impatto.
Complimenti!

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Petunia Mar Dic 06, 2022 10:38 am

Racconto epistolare che ben si adatta a uno dei generi richiesti. La storia è semplice, il finale drammatico. 
La scrittura è lineare e scorrevole e tutto si legge molto facilmente. 
anche a me sono piaciuti i dettagli relativi a ogni luogo raggiunto nel viaggio è anche l’inserimento della piantina di petunie che, alla fine, è quasi la protagonista del racconto in grado di creare un fil rouge e dettare i tempi del viaggio.
La cucina appare solo di passaggio ma è ben rappresentata. 
Una storia che ho letto con piacere. Complimenti.
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Messaggio Da Nellone Mar Dic 06, 2022 11:01 am

Idea in sé non certo originalissima, ma portata avanti piuttosto bene e con uno scambio epistolare molto attento e scrupoloso. Mi piace molto anche la scelta di aver adottato uno stile di scrittura familiare e semplice nei colloqui fra i due e, al contrario, la maggiore formalità delle comunicazioni ufficiali. Manca forse un po’ di pathos nelle lettere fra marito e moglie, avrei pigiato un po’ di più sull’acceleratore. Belle e sintetiche le descrizioni dei luoghi attraversati, che rendono bene la sorpresa davanti a luoghi mai visti pur senza eccedere nelle parole, come farebbe un vero marinaio. Mi manca qualcosa solo nel finale, ad esempio una reazione della moglie di fronte alla notizia. Veniamo ora ai paletti: rispettati sì, ma non permeanti, in particolare la gemma la trovo un po’ discosta. Nel complesso, comunque, giudizio pienamente positivo.

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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Dic 06, 2022 4:09 pm

Tanti pregi e pochissimi appunti da fare. Comincio da questi ultimi. Ho trovato alcuni vincoli della prova un po’ sorvolati, soprattutto la gemma. L’esordio di alcune lettere di lei (caro sposo, amato sposo) mi è sembrato un po’ démodé, anche per gli anni ’60).
Per il resto trovo che hai saputo ben delineare le difficoltà di una coppia separata da lunghe distanze in un periodo in cui i mezzi di comunicazione non avevano l’immediatezza di quelli di oggi. Fra una lettera e la risposta passava un tempo infinito e nel frattempo… tutto era accaduto. Questo senso di difficoltà comunicativa e di impotenza l’ho percepito profondamente.
Anche il lessico che hai utilizzato è molto calzante per persone semplici, non molto istruite, che vivono una vita di lavoro e di sacrifici in un’Italia di inizio “boom”.
Le tappe di navigazione scandite nelle lettere di Iano, rendono il racconto coerente con il genere prescelto fra i tre possibili.
Bel lavoro!
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Messaggio Da Arunachala Mer Dic 07, 2022 4:34 pm

storia con finale triste, tragico, purtroppo.
genere ben centrato, con resoconti epistolari molto brevi ma piuttosto nitidi e, pertanto, graditi.
cucina molto laterale alla storia, che invece comprende nel modo giusto altri paletti.
le varie lettere tra marito e moglie iniziano sempre in maniera diversa, dapprima molto rispettosa e carica d'amore, successimante ciò pare perdersi.
questo appare ai miei occhi.
nel complesso è un buon lavoro, sebbene non presenti picchi che lo innalzino più di tanto

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Messaggio Da tommybe Ven Dic 09, 2022 7:36 pm

Vorticare di parole tenute al minimo come se non ci fosse poi molto da raccontare. Le poppate del bimbo, la voglia matta di vederlo, il timore che i soldi non siano sufficienti. 
La tenerezza di questi scambi viene interrotta dalla morte improvvisa dell'uomo. Non c'è più niente dopo. Il dolore della donna ce lo dobbiamo scrivere da soli, come l'ultima lettera, quella orribile e scarna del Ministero degli Esteri non ci piace.
Ottimo lavoro, complimenti autore.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Dic 12, 2022 12:41 pm

Scritto senz'altro bene e con accuratezza dei particolari riguardanti il viaggio ma mi è sembrato molto semplicistico e poco emotivo. Già dalla terza lettera avevo intuito il finale. Tutto ovvio e senza emozioni. Peccato.
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Messaggio Da Arianna 2016 Mar Dic 13, 2022 11:14 pm

Mi è piaciuto che tu abbia lasciato degli adeguati stacchi temporali (se poi più o meno esatti, non importa, ma forse ti sei proprio documentato in proposito) tra una lettera e l’altra.
L’ultima è molto triste, perché fa pensare che Rosaria la riceverà quando Iano è ormai morto da alcuni giorni, mentre invece aspettava la notizia del suo rimpatrio. Un’attesa di cose felici che si trasforma in dolore. La lontananza nello spazio che diventa distacco e solitudine nei passaggi più importanti della vita.
Lo stile delle lettere a volte non è molto naturale.
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Messaggio Da SuperGric Dom Dic 18, 2022 1:13 pm

Bello, semplice, triste e forse banale come in fondo è la vita. Più che un racconto di fantasia sembra un vero scambio di lettere di due persone: questo è il suo valore ma anche il suo limite, secondo me. Alla fine, la vita vera non è poi così interessante se narrata, e anche il racconto non è così coinvolgente. Non ci sono colpi di scena, o intuizioni particolari. Così è la vita, semplice e normale. Complimenti.
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Messaggio Da Byron.RN Dom Dic 18, 2022 1:38 pm

Un racconto di viaggio trattato in forma epistolare.
L'effetto che ho avuto io è che le lettere siano un pò scarne, non proprio dei telegrammi, ma quasi.
Tra una comunicazione e la successiva risposta passano mediamente una trentina di giorni, l'idea che mi sono fatto è che in quel tempo i due sposi avrebbero potuto raccontarsi qualcosa di più, spendere parole in più per cercare di stemperare il dispiacere per la lontananza.
La forma è buona, il racconto fila via liscio, ma come ha detto qualcuno si sente la mancanza di qualcosa, un picco che lo innalzi davanti agli occhi del lettore.
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Messaggio Da Susanna Dom Dic 18, 2022 11:43 pm

Titolo: a parte l’essere adatto al racconto, nonostante appaia scontato, non è legato per me solo al racconto stesso, ma  ricorda i tanti uomini che per lavoro girano il mondo, un mondo di cui spesso vedono ben poco, ma imparano in fretta a sfruttare le soste più o meno lunghe, anche le poche ore di libertà, per conoscere qualcosa di località di cui hanno letto o sentito favoleggiare, di usi e costumi tanto diversi. Un po’ come chi va all’estero in trasferta: tempo per visitare città non ne ha mai tanto, ma torna sempre con qualche curiosità (e oggi con tante foto e video).
Un racconto piuttosto lineare: una corrispondenza ordinata, senza una lettera che si perda e, a parte le ultime due missive, in tutte c’è del positivo (amore, vicinanza, speranze e sogni), che potrebbe nascondere - per amore - momenti difficili che non si condividono per non mettere apprensione.
Quotidianità di due vite semplici. Ma, un po’ atteso devo dire, un finale drammatico. Eh, ma - piccola digressione - se invece andava tutto bene, lì a dire di un finale troppo “rosa”, che mancava un qualcosa di imprevisto ecc. ecc.
I paletti sono stati inseriti bene, nonostante non emergono più di tanto, ma d'altronde per scelta della Penna le missive sono molto brevi (forse troppo da parte di lui, spronato più di una volta a raccontare dei posti che visita) e anche il semplice cenno è quindi accettabile.
Il genere invece è stato sviluppato bene, utilizzando lo schema epistolare si può tracciare la rotta.
Le mie note sono più che altro per il tono utilizzato nelle lettere: non si nota - o almeno io non l’ho rilevato (e il racconto l’ho letto due o tre volte) - differenza tra il modo di esprimersi dei due protagonisti, se non per piccolezze. Proprio questo, senza nulla togliere a una lettura piacevole, non ha dato spessore adeguato ai due protagonisti.
monumento alle mogli dei naviganti che rappresenta una -- dopo naviganti mettere una virgola
con il tuo grembiulino a fiori mentre prepari i tuoi manicaretti. : tuo/tuoi così ravvicinati
Domenica scorsa, sono arrivate - qui la virgola la toglierei

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Messaggio Da ImaGiraffe Mar Dic 20, 2022 11:20 am

Un racconto modesto e onesto come i loro protagonisti. 
Tutto è semplice e fruibile. le immagini che crei sono veramente vive. Tra gli odeproici è uno di quelli più evocativi in fatto di posti. Non dici molto ma quello che dici sembra reale. 
Quello che però non me lo fa apprezzare sono due cose. 
La prima è la brevità delle lettere. Sembrano più telegrammi che vere e proprio lettere. Forse se ne avessi accorpate qualcuna il risultato sarebbe stato migliore. alla fine sono brevi e ci sono in ognuna una sacco di convenevoli ripetuti. 
La seconda cosa che veramente non mi è piaciuta è il finale. Mi spiace ma l'ho trovato quasi forzato. come se il racconto dovesse per forza colpire inquietante qualche modo. Invece il racconto colpisce proprio perché è cosi semplice e onesto. Quel finale, lo dico con profonda amarezza mi ha rovinato il racconto.
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Messaggio Da FedericoChiesa Lun Dic 26, 2022 8:37 am

Storia semplice, piena di nostalgia.
Nostalgia per quel modo di scrivere, lettere che ti artivavano dopo settimane.
Nostalgia per quel modo di viaggiare, verso terre veramente poco conosciute, delle quali hai dato un tratto caratteristico ad ogni porto.
Nostalgia verso quei gesti semplici, i biscotti, la famiglia che si prende cura di chi è rimasto a casa, solo.
Il finale non mi ha convinto troppo. Brusco, freddo.
Mi sarei aspettato una lettera di risposta in mezzo, per fare percepire l'angoscia di Rosaria.
Comunque un bel pezzo.
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Messaggio Da Fante Scelto Gio Dic 29, 2022 11:08 pm

E' un racconto breve, che scorre via veloce, quasi a sussurri.
Forse troppo breve. Si sente che è un po' costruito in favore del finale.
Fare le lettere più lunghe? Sarebbe stato più probabile annoiare, dopotutto è difficile che due persone semplici e perdipiù innamorate possano dire qualcosa di davvero interessante per un occhio esterno.
O almeno, sarà il mio grezzo cinismo.
Meglio brevi, appoggio la scelta.

Bene lo stile di scrittura, ma le due voci quasi non si distinguono, come rilevava Ar.. Sus.. mmmm... qualcuno lo ha rilevato, ne sono sicuro.
Forse questo toglie spessore ai due personaggi.
Stavolta la luccicanza (copyright) era ben spesa ma lasciava intuire il finale tragico.

Ho qualche dubbio personale sul genere, nel senso che odeporico ed epistolare vanno d'accordo fintanto che è un racconto di viaggio, con particolare attenzione alle persone, i luoghi, i paesaggi, i fatti, insomma deve essere una sorta di book fotografico (o diario di viaggio) che renda al viaggio il giusto onore.
Qui è tutto talmente stringato e accennato che del viaggio davvero restano solo i nomi dei posti e poco altro: da un viaggio vorrei trarre di più, nonostante il poco spazio a disposizione.
Trovo anch'io molto azzeccato l'inciso sulle katane, realistico.

I dubbi più grossi li ho sui tre paletti.
Se la petunia ha un suo ruolo, gemma e katana sono davvero solo delle menzioni en passant. Tra l'altro la katana non doveva essere una katana qualsiasi, ma la katana Akimizu, che è quella di un personaggio ben specifico (o quantomeno una cosa del genere, per non essere troppo fiscali).

Il mio giudizio complessivo è positivo, ma avrei voluto qualcosa di più visto il genere scelto.

Dimenticavo: nessuno sembra aver notato, neanche Arianna e Susanna (hehehehe), che la terzultima epistola è datata 1956 (penso sia un refuso).
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Messaggio Da paluca66 Ven Dic 30, 2022 3:34 pm

Errori / refusi non ce ne sono quasi; segnalo soltanto:
Domenica scorsa, sono arrivate con tutti gli ingredienti per fare i biscotti
La virgola dopo "scorsa" non ci va
Vancouver, 20/4/1956
Dovrebbe essere 1961
La scrittura è molto semplice come è giusto che sia visto che ci stai raccontando gli scritti di due persone semplici anche se niente affatto banali.
Paletti: sicuramente il più centrato è il genere così come molto significativa è la petunia; decisamente più defilati la cucina e gli altri due paletti, la katana e, in particolare, la gemma.
Per quanto riguarda il racconto, molto buona l'idea di partenza e in parte il suo sviluppo; il peccato originale di questo racconto sta, a parte il finale che non mi è piaciuto (anche se penso fosse necessario per chiudere il racconto in un modo non troppo scontato - peraltro ne avevo intuito la fine già a metà storia) sono proprio le lettere: da scribacchino di lettere compulsivo quando la mia futura compagna stava ancora a lecce, a 1000 chilometri di distanza, ti assicuro che le lettere non sarebbero mai potute essere di poche righe... almeno tre o quattro paginette fitte fitte e spesso a meno di 15 giorni di distanza l'una dall'altra!

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Messaggio Da caipiroska Dom Gen 01, 2023 6:29 pm

Questo è tra i racconti che mi hanno lasciata un pò perplessa.
Proprio in questi giorni sto leggendo un libro che raccoglie le testimonianze dei lucchesi emigrati in America: le lettere sono lunghe, piene d'informazioni di ogni tipo, quasi noiose a tratti (se non sei un familiare che prendeva come oro colato ogni parola). Questa lettura mi ha fatto venire in mente un'altra cosa: la raccolta s'intola Quando andiedi in America, in base a questo mi manca nel racconto quella cadenza dialettale che ,credo, all'epoca si sarebbe trovata con facilità nelle missive, e poteva essere una scelta interessante per caratterizzare la voce dei due protagonisti.
Avevi ancora molti caratteri per allungare le lettere e aggiungere descrizioni più accurate dei luoghi visitati, magari con la meraviglia e lo stupore genuino di chi vede luoghi completamente diversi da quelli a cui è abituato: da questo punto di vista il testo mi sembra un pò carente e superficiale.
La gemma è appena menzionata, la cucina rimane sullo sfondo e non diventa mai protagonista del testo, la katana doveva essere quella Akimizu (magari potevi scrivere che gli ricordava il nome di suo cugino Archimizzo, o qualcosa del genere...).
L'idea di base del racconto mi sembra davvero molto buona, ma avrei approfondito meglio l'inserimento dei paletti; il finale per me è azzeccato: mi piace che il testo venga concluso con queste asettiche righe scritte da terzi.
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Messaggio Da Achillu Lun Gen 02, 2023 10:54 am

Ciao Aut-

Questo è forse l'unico racconto per cui il titolo non mi ricorda automaticamente il contenuto. Infatti non si parla di naviganti ma di un solo navigante, per quanto si trovi in compagnia. Sarebbe adatto più a un'antologia di racconti a tema.
Il genere epistolare a mio gusto non è molto adatto a un racconto breve e infatti le lettere sono inutilmente sacrificate in lunghezza, soprattutto quelle di Rosaria che, in un contesto più realistico, sarebbero potute essere molto più lunghe. Mi viene in mente "La lucentezza di Grace" come esempio di un racconto epistolare che "funziona" nonostante i limiti imposti alle battute: usare un solo punto di vista, in modo da intuire quale potesse esserci scritto nella lettera precedente.
La katana Akimizu non esiste nel "mondo reale", quindi devo dire la verità che non riesco a contarla come paletto (nonostante il parere positivo dello staff) e la conseguenza è che me ne manca uno.
Ho trovato molto originale la commistione tra genere epistolare e genere odeporico, mi è piaciuta molto l'idea. Così come mi è piaciuto anche il fatto che il racconto voglia rappresentare la realtà di tante persone che hanno viaggiato per il mare per portare i soldi a casa.
Paletti: la cucina c'è, la petunia c'è, la gemma c'è, la katana c'è ma non è Akimizu. Genere odeporico epistolare ben congegnato.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Akimizu Lun Gen 02, 2023 12:31 pm

Ciao autore, che tristezza che mi hai messo. A dirla tutta non mi aspettavo che Iano morisse, non ne vedevo la necessità, non ne ho percepito il sentore, almeno fino alla lettera dell'armatore, e anche là devo dire che ho creduto guarisse. Quindi boh, ci sono rimasto davvero di sale. All'improvviso (almeno per me) il tuo scambio epistolare si è dunque tramutato da gioioso a drammatico, con poca preparazione. Credo dunque che qualche informazione in più avresti dovuto darla, dopotutto avevi ancora caratteri a disposizione. Altra cosa che avrei curato di più è la "forma" delle lettere, ovvero lo stile con cui i due ragazzi si scrivono. Mi sembra davvero troppo pulita, formale in alcuni passaggi, sono due ragazzi degli anni '60, presumo non con degli studi completi alle spalle, Iano soprattutto. Qualche strafalcione, qualche inflessione dialettale avrebbero reso tutto più vivo, carnale. Avresti anche potuto differenziare maggiormente le due voci, che ho trovato molto simili. Certo, ci può anche stare, magari sono molto impostati, formali, ma non credo, dopotutto sono lettere private, colloquiali. Detto questo la lettura è stata comunque piacevole ed è volata via veloce, segno che la scrittura e lo scorrere dei porti e degli eventi sono stati curati e impostati alla grande. Insomma, luci e ombre. A rileggerci!
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Messaggio Da Asbottino Lun Gen 02, 2023 2:25 pm

Me lo sentivo che andava a finire male. Mi ha stupito che fosse lui a mancare. Avrei detto che sarebbe morta lei di parto. In questo mi hai sorpreso. Sa ancora più di beffa. Del resto era l'unico modo per aggiungere un po' di mordente alla storia, per renderla qualcosa di più di uno scambio epistolare tra due che sembrano conoscersi poco. Al di là di qualche affettuosità e di un certo pudore anni 60 ho percepito poca intimità tra i due.
La forma epistolare rende  per forza di cose la narrazione frammentata, ma si sposa bene con il racconto di viaggio. Questo permette di inserire la gemma e la katana in modo abbastanza naturale, anche se sarei curioso di sentire il parere di un lettore non informato dei fatti. Indubbiamente il nostro modo di leggere le storie è influenzato dal fatto di conoscere i paletti. Ce li aspettiamo. Questo li rende meno sorprendenti di quanto potrebbero essere agli occhi e alle orecchie di un lettore esterno, che poi dovrebbe essere il vero destinatario finale di ciò che scriviamo. In pratica ne apprezziamo la naturalezza basandoci sull'esperienza personale: quanta fatica abbiamo fatto noi, quanta sembra averne fatto l'autore. Un lettore che non sa nulla invece andrebbe dritto al punto: serve o non serve? Compare e poi scompare dalla storia senza portare delle conseguenze oppure è qualcosa che l'autore semina per poi tirare le somme?
La cucina c'è, anche se come altri racconti letti sarebbe facilmente sostituibile con un altra stanza. O anche da nulla. Diciamo che serve al marito per visualizzare la moglie in un contesto a lui familiare, quasi un generatore di ricordi, ma non va oltre questo. Non sono sicuro che sia indispensabile.
Nel complesso il racconto è ben scritto, ha un epilogo che è una vera mazzata e coglie nel segno. Ti lascia davvero il magone addosso, quindi al di là dei difetti legati ai paletti e uno stile un po' troppo da telegramma, direi che ha un efficacia in termini di impatto sul lettore non da poco.

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Messaggio Da Molli Redigano Mer Gen 04, 2023 12:24 am

Un racconto d'altri tempi. Un racconto che da epistolare diventa un vero e proprio diario di viaggio. Voglio essere estremamente sincero: non mi ha fatto impazzire. Soprattutto per il finale che avrei immaginato, quantomeno, diverso. Cioè, Iano non vedrà mai suo figlio e Nico non conoscerà mai suo padre, il marinaio. Non oso immaginare la disperazione di Rosaria. Eppure mi era arrivato tutto il loro amore...

Grazie

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Messaggio Da Menico Lun Gen 09, 2023 4:36 pm

Racconto epistolare gradevole, forse un po' marginale la gemma, mentre la petunia e la cucina sono integrate perfettamente nella storia.
Alla katana doveva essere aggiunto akimizu, ma non sarebbe cambiato nulla.
Finale drammatico e non scontato. 
Il mio giudizio è pienamente positivo.

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