Immortale

Osservo Michela aggirarsi curiosa tra le lapidi e sorrido.
La frequento da poco, ma credo proprio che ti sarebbe piaciuta.
Ha un senso dell’umorismo particolare, come lo avevi tu.
“La vita è una favola nera dalla quale nessuno uscirà vivo”, ripete spesso.
Getto acqua sull’ovale incastonato nel marmo, poi lo asciugo col panno.
Nella foto scelta da mamma sei costretto a sorridere in eterno.
Chissà se ne hai davvero voglia.
A pochi centimetri da te tutto emana desolazione
La tomba della vicina è un covo di gramigna: c’è solo una croce storta, senza neanche più la foto.
L’hanno dimenticata tutti.
Con te, invece, nessuno ci riesce.

Non ho capito se Michela s'aggira tra le lapidi perché è al cimitero con il tizio che la frequenta da poco, o perché l'ha trovata li per caso. Ma poco conta perché il fulcro del racconto sta nella persona che è dentro la tomba: molto amata e rispettata in vita, forse un padre, più probabile, o un fratello meno probabile ma plausibile. Tutto il vuoto lasciato da questa persona trapela dalle parole. E penso che è questo ciò che l'Autore voglia comunicare ai lettori.

Grazie

Ciao autore, hai una bella mano per le descrizioni. A me il racconto è piaciuto, più per il tono e l'atmosfera che per la trama a dire il vero. Avrei anche inserito il personaggio di Michela più avanti nella narrazione, perché così pare la protagonista della vicenda invece scompare e si rimane un pochino destabilizzati. Ottima scrittura, complimenti. A rileggerci!

Ti è saltato un punto alla fine di una frase. Per il resto il racconto è scritto molto bene con descrizioni che rendono vivide le immagini.
Quello che mi ha colpita maggiormente è l’incuria della tomba accanto e, soprattutto, che non ci sia alcun gesto di pietà verso il suo sconosciuto abitante. Salta proprio all’occhio e toglie un po’ di forza al messaggio successivo che dovrebbe essere la chiave di tutto.

Ciao Penna. Mi è piaciuto questo garbato dolore col quale hai, con sole 100 parole, parlato della perdita ma anche del ricordo per un affetto che è venuto a mancare. Grazie.

Ci si rivolge a un fratello... e si raccoglie tutta l'angoscia nella desolazione che intorno alla tomba penetra il cuore. Ottima capacità descrittiva che sa tirare per il cuore il lettore nel sentimento dell'autore e nel sentimento si legge un grandissimo affetto che non potrà mai svanire per una persona cara. Altro elemento importante è l'aspetto di complicità e condivisione che si aveva con la persona che non vive più. Commovente.

Un racconto ben scritto ma non mi ha colpito come avrebbe dovuto. Per una qualche ragione mi sento come il narratore quando mi reco al cimitero da mio padre. Ma allo stesso tempo ho trovato queste parole poco emozionanti. Parlo per me. un racconto del genere mi avrebbe dovuto emozionare parecchio e invece non è successo. mi dispiace.

Ci sono fatti di cronaca che arrivano come schiaffoni in faccia a chi continua con la propria vita: pochi giorni fa, per esempio, un tredicenne ha urtato con la ruota della bici il fratello poco più piccolo; questi è caduto dalla bici ed è finito in strada proprio al sopraggiungere dell'autobus di linea. Tutto ciò a pochi chilometri da casa mia. 
Io ho perso il primo amico in un incidente in motorino che ancora andavo alle scuole medie. Ho pianto al funerale di un arbitro di diciassette anni ucciso mentre aspettava, fermo e con l'indicatore direzionale inserito, di svoltare a sinistra per andare al mare dai genitori e dai fratelli. E quanto potremmo continuare, ognuno di noi?
Il tuo protagonista è senza ombra di dubbio il fratello del morto. C'è una caratterizzazione del personaggio molto forte (soprattutto per cento parole), che ti porta a capire perché c'è anche Michela al cimitero, dato quanto doveva essere stretto il rapporto tra i due. E una morte particolarmente forte dal punto di vista emotivo (oppure quella di un personaggio che si è distinto per qualche motivo) è impossibile per tutti da dimenticare, nel breve termine di un fratello ancora in vita ("Con te nessuno ci riesce"). Cioè, il tuo protagonista potrebbe essere il fratello dei due ragazzi che ho citato sopra, o potrebbe essere Giovanni Impastato alla fine degli anni Settanta; non fa differenza. Quello che fa differenza è il tuo 100 in questo contest, che infatti raggiunge saldamente un posto nella mia classifica e da lì non si muove più.

Piaciuto per l'alto livello di tenerezza che trasmette.
Poco descritta la figura femminile, come se non fosse importante. Ho quasi il sospetto che sia lì non per conoscenza, ma per un prevedibile abbandono.

Il testo mi ha lasciato un po' distante, non mi ha coinvolto. Cerco di spiegare i motivi.
La frase iniziale ("Osservo Michela aggirarsi curiosa tra le lapidi e sorrido") mi suona stonata nel contesto: aggirarsi curiosi in un cimitero è esattamente l'opposto di ciò che si dovrebbe fare in una visita ai defunti.
Anche l'dea di confrontare la tomba con quella accanto, sciatta e dimenticata, mi sembra un po' il classico comportamento di chi va al cimitero e agghinda il sepolcro per il 2 novembre e poi se ne scorda per il resto dell'anno ("Guarda che bravo che sono!").
M.

Ci sono punti che non mi sono chiari: 
- inizi con Michela che si aggira tra le lapidi. Io ho subito pensato ad una vedova che il protagonista aveva conosciuto in cimitero e ora si frequentavano. Poi capisco che invece Michela è semplicemente venuta con lui e invece di portare il saluto ai defunti se ne va beatamente tra le lapidi sorridendo.
- a differenza di @vivonic non sono così certa che il defunto sia il fratello, io l'ho interpretato come il padre di chi parla.
Se ad un certo punto ho iniziato a sentire affinità per il protagonista il fatto che pulisca la tomba del suo morto e denigri quella sciatta accanto mi ha lasciato ancora più perplessa. 
Sulla scrittura nulla da dire, molto buona e precisa.

Racconto delicato. Mi è davvero piaciuto molto. Un'atmosfera intima molto ben rappresentata. Forse avrei dato più spazio a Michela, ma le 100 parole sono tassative.
Complimenti.
Grazie

Suppongo che Michela sia la compagna così come suppongo che nella tomba ci sia il padre e chi lo visita sia il figlio ma potrei anche sbagliarmi. La chiusura poi mi sorprende. Perchè solo lui sarà ricordato da tutti?

Una persona amata non si può dimenticare, difficilmente si farà crescere la gramigna
o il senso di abbandono, fiorirà sempre la primavera in quella lapide, racconto centrato in pieno, triste e veritiero.

Davvero difficile, per me, dire se il defunto sia un padre o un fratello. Opterei per il padre solamente per il fatto che il protagonista si senta di dire che "ti sarebbe piaciuta". Non è una frase che direi a mio fratello, ma è il mio sentire.
Molto ben riuscita l'antitesi tra la tomba di chi ha qualcuno che si occupa di tenerla pulita, per affetto, e chi invece non ce l'ha più (o non l'ha mai avuto).
Meno riuscita l'immagine di Michela, invece, che mi ha dato l'impressione, a freddo, di una specie di personaggio inquietante. Esagero, probabilmente.

Un bel pezzo, senza dubbio.

ciao, autore.
mi sono commossa.
poco importa se nella tomba ci sia un padre o un fratello.
cioè che rimane immortale è il legame profondo tra il "vivo" e il "morto".
ottimo 100! complimenti

Per certi versi le prime quattro righe potresti anche toglierle. La figura di Michela è appena un pretesto per chiedersi se la scelta sarebbe stata approvata. Quello che funziona è tutto dopo: la domanda sul sorriso eterno e la chiusura sul fatto che nessuno riesce a dimenticarlo. Davvero ottimo.

Solidarietà a Michela. Neppure io resisto alla tentazione di curiosare fra le tombe, soprattutto le più antiche, per leggerne le iscrizioni, quelle del tipo "strappato all'affetto dei suoi cari" oppure "padre e marito esemplare".
Il brano è molto delicato e pieno di nostalgia per quel parente perduto (mi interessa poco se padre o fratello).
La tomba vicina con la gramigna è un comprensibile passaggio che ti è servito per la chiusa del racconto per rafforzare il concetto del ricordo.
Complimenti. Buona prova.

Ciao autore.

Un bel brano, non mi rimane per l'originalità ma per il senso di perdita che rimane.
Potrei anche dirti che io non amo i cimiteri, non che ne abbia paura, anzi sono attratto da tutto ciò che ruota intorno all'altro mondo.
Non amo i cimiteri perché troppo spesso vedo tombe simili alla vicina di quella descritta da te e mi viene sempre da cercare di comprendere il senso di tutto quello.
Chissà se poi hanno davvero voglia di sorridere per sempre, questo è il concetto che a me piace di più.

Grazie e a rileggerci.

Ho perso da troppo poco tempo mio papà perché non mi venissero gli occhi lucidi a leggere il tuo cento.
Non so cosa altro aggiungere se non che con me hai fatto pienamente centro.

Racconto delicato, in cui vedo un padre, forse perché mi capita così col mio, quando vado al cimitero.
Manca un poco di originalità, che forse hai voluto introdurre in quella frase che però alla fine mi sembra un po' appiccicata.
Comunque simile a una delle mie preferite: la vita è una malattia degerativa che porta inevitabilmente alla morte.

Bel cento molto coinvolgente che parla dell'amore tra fratelli che non muore mai.
Mi è piaciuto il modo che hai usato per descrivere il momento partendo dai dettagli come l'ovale sulla lapide e la foto scelta da mamma.
Mi è piaciuto il pensiero al fratello la cui foto è congelata in un eterno sorriso.
Insomma, il cento è proprio ben costruito e ben condotto fino alla fine.

Leggendo il brano si percepisce la forte complicità che c'era tra il morto e il visitatore.
Può essere un ragazzo in visita al padre o al fratello per far conoscere la nuova fidanzata.
Oppure potrebbe essere addirittura una ragazza omosessuale a portare al cimitero la sua nuova conquista, e forse in questo caso la complicità tra defunto e parente, se possibile, risulterebbe ancora più forte in virtù dei preconcetti che ancora sussistono.
Credo che il punto forte del racconto sia che ognuno possa dare la propria interpretazione, quella che sente più vicina, senza sbagliare.
Nella foto scelta da mamma sei costretto a sorridere in eterno. Chissà se ne hai davvero voglia.
Questa frase è quella che mi ha fatto riflettere di più, in effetti non avevo mai pensato a questa cosa. Non tutti sorridono dalle foto sulle lapidi, però molti sì. E molti sono giovani, forse se ne sono andati in modo terribile. Se avessero potuto scegliere avrebbero optato per una foto sorridente o per una triste, se non rancorosa?
Un bel 100 che regala spunti davvero interessanti.