Puntini rossi
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 9 - La Cantina
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Puntini rossi
Blip. Il radar di bordo ha localizzato il drone del Boia e lo mostra sull’oloschermo. È in anticipo di ventiquattro secondi sulle previsioni.
Natsi accelera; a Mach 0,35 l’oceano non sopporta le turbolenze generate dal rotoscafo e il sibilo si tramuta in rumore bianco.
La foce della Bidassoa nella mappa si tinge di giallo. Una voce metallica a velocità raddoppiata spiega: «Avviso: accelerazioni superiori a 4g.»
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa; poi con un colpo secco sgancia la capsula di sopravvivenza.
Ogni parte del corpo pesa come un macigno durante la brusca frenata. Però è sufficiente uno sguardo per inquadrare Jean Manu tra le persone e i festeggiamenti. Il computer quantistico aggiusta all’istante la rotta, ma non può calcolare l’imprevedibile: il ragazzo è tra le braccia di una giovane donna.
A Natsi resta un attimo per decidere: con un colpo di bradilaser congela il cuore alla ragazza, poi impone una brusca virata alla capsula e afferra Jean Manu, tra lo stupore dei presenti che li guardano scomparire nel buio.
«Ma che cazzo vuoi, mettimi giù brutta stronza. Ah!»
Il suono delle fonocasse è già lontano. Jean Manu è immobilizzato dall’accelerazione, dalla paura e dalle cellule di sicurezza che lo inglobano nell’abitacolo.
La capsula di sopravvivenza si riunisce sibilando al corpo del rotoscafo, ora lanciato verso l’oceano aperto.
«Riportami subito indietro!»
Sulla mappa il drone del Boia raggiunge l’Isola dei Fagiani; nello stesso momento una luce abbagliante investe il veicolo da poppa, proiettando un piccolo cono d’ombra sulle onde.
Natsi scuote la testa. «Non esiste indietro.»
«Riportami là, ho detto!»
«Non c’è più un là, l’hai vista la luce?»
«Sì. Che c’entra?»
Natsi vira a dritta e sospira. «Era una microbomba fusion-ache. Ha vaporizzato l’Isola dei Fagiani e… chiunque vi fosse sopra.»
Il viso di Jean Manu si deforma in una smorfia. «Ma che cazzo dici? Riportami là!»
Natsi inserisce il pilota automatico e si gira. Ha le gambe amputate sopra il ginocchio e le braccia sopra il gomito, le estremità sostituite da congegni elettromeccanici. Si soffia fra le dita cromate. «È tutto nel vento.»
Il ragazzo, ancora inglobato nella poltrona, cambia espressione. «Sei una cyborgpigmea?»
«Senti, viso pallido carnoso al cento per cento: se vuoi che ti chiami con il tuo nome allora rivolgiti a me come si deve; si dice “cyberbaka”, capito? Sarebbe pure meglio “comandante” ma non staremo su questo rotoscafo per sempre.»
«In che senso?»
A un cenno di Natsi le cellule di sicurezza si ritirano, liberando il ragazzo. «Alzati.»
Jean Manu stringe alcune volte i pugni, poi si massaggia le gambe intorpidite.
«Alzati, ho detto!»
Un puntino rosso si materializza sulla pettorina del ragazzo, proiettato dal casco della cyberbaka. Lui alza le mani. «Ok, ok; ho capito.»
Si tira su; sovrasta la donna di almeno quaranta centimetri, ma lei prolunga subito le gambe meccaniche e si porta al livello. Jean Manu arriccia il naso quando una decina di bretelle escono dal cyberzaino di Natsi e assicurano insieme i due corpi.
«Bello, anche tu puzzi. Puoi abbassare le mani.»
Lui esegue e subito li circonda una pellicola nanotrasparente a forma di goccia.
«Fuoco!»
Il proiettile espulso dalla capsula di sopravvivenza sono loro due. Il ragazzo si irrigidisce durante i pochi secondi che ci vogliono per raggiungere la terraferma mentre l’espressione della donna non cambia. La traiettoria è perfetta per infilare un tubo di decelerazione seminascosto tra le rocce, che termina in una grande stanza illuminata appena da bocche di lupo.
Jean Manu impreca pesantemente. «Ho lasciato il cuore sul rotoscafo; potevi avvisarmi!»
«Non avevo tempo.» Le bretelle scompaiono tintinnando nel cyberzaino di Natsi, che torna alla sua altezza normale.
Il ragazzo annusa l’aria umida; con un cenno, attiva l’infravisore negli occhiali. Tra oggetti accatastati alla rinfusa, una dispensa di cibi a lunga conservazione e un portabottiglie semivuoto individua una branda appoggiata alla parete, abbastanza lunga per lui. Ci si stende sopra senza chiedere permesso. «Posso sapere perché mi hai rapito?»
Natsi ridacchia. «Rapito? Ti ho salvato la vita.»
Jean Manu bestemmia e si gira verso il muro.
Natsi si mette a guardare la parete di calcestruzzo attraverso la bocca di lupo.
Per diversi minuti l’unico rumore è il canto degli uccelli notturni.
«Cosa ci facevi sull’Isola dei Fagiani?»
Una civetta intona il suo grido.
«Lo so che sei ancora sveglio, me lo dicono i sensori.»
Jean Manu sbuffa. «Ero stato invitato, una festa esclusiva.»
«Era una trappola; l’hai capito, no? Devi aver ucciso qualcuno…»
Quasi urla. «È stata legittima difesa!»
«Wow. Quindi l’hai fatta franca.»
«Ho detto…» sospira, poi con voce più calma: «che è stata legittima difesa.»
«Dai, racconta.»
«Senti, non so che gusto ci provi tu ad ammazzare le persone; io vorrei solo dimenticare.»
«Già, ma c’è qualcuno che ricorda benissimo ciò che hai fatto.»
«Cosa intendi dire?»
«Lo chiamano “il Boia” perché è un convinto sostenitore della pena di morte. Non importa ciò che decidono i tribunali; se per lui sei colpevole sta’ sicuro che ti trova e bum! Sei morto.»
Il ragazzo si siede. «Oh, merda! Dici che sono nel mirino di un pazzo psicopatico?»
«No, finché ti crede morto. E ti consiglio di farglielo credere a lungo, magari per sempre.»
Jean Manu bestemmia. «Come le persone al veglione…»
«Assassini, omicidi; volontari, colposi o per legittima difesa non importa, per il Boia meritavate la pena capitale.»
Lui sospira profondamente. «Intendo dire tutti morti.» Poi si ridistende.
Natsi appoggia la mano metallica sulla bocca di Jean Manu, che si sveglia di soprassalto. Si sentono rumori di passi veloci provenire dalle bocche di lupo. Con un cenno, la cyberbaka attiva i sensori a infrarossi. Si avvicina al viso per parlare sottovoce. «Merda, sono nemici!»
«Tuoi o miei?»
«Nostri, fino a prova contraria.»
Il ragazzo si stiracchia. «Scappiamo, no?»
«Siamo in cantina; c’è una sola porta ed è l’unica via di fuga.»
Lui indica la parete. «Il tubo di decelerazione?»
«È a senso unico, si può solo entrare.»
«Sicura? Se ricordo bene, a scuola mi hanno insegnato che se applichi una decelerazione a un corpo fermo questo viene accelerato nel verso opposto.»
La cyberbaka cambia espressione e per qualche istante guarda nel vuoto. Poi si riprende. «Hai ragione. Funziona! Dai, alzati.»
Jean Manu si tira su e Natsi prolunga le gambe. Le bretelle avvolgono di nuovo i due corpi.
«La pellicola nanotrasparente?»
«Quello era un optional del rotoscafo. Vai.»
Il ragazzo si infila nella parete che si richiude alle loro spalle. Dopo pochi secondi vengono espulsi dalle rocce verso l’oceano aperto. Con i propulsori in dotazione alle sue parti meccaniche Natsi corregge la rotta e vira a dritta, atterrando in una caletta poco distante.
«Chi sono?»
La cyberbaka ritira le bretelle, scende e attiva l’oloschermo portatile. «Cacciatori di taglie.»
«Però. E tu cos’hai combinato?»
«Niente. A tempo perso è un mestiere che faccio anch’io; cercano di rubarmi l’ostaggio.»
«Ah; c’è una taglia su di me?»
Lei lo guarda con un sorrisetto di scherno. «Un moccioso viziato come te? Ma va’! Hanno tirato a indovinare.» Indica le immagini. «Guarda: sono arrivati adesso in cantina. Non si sono nemmeno accorti che una parete è finta.»
Jean Manu ha l’impressione di essere fissato negli occhi. «Però mi sa che si sono accorti della cimice.»
Il viso di una cacciatrice ingrandisce in modo sproporzionato, poi l’immagine scompare. Natsi impreca.
Con un sibilo il rotoscafo appare nella caletta.
Il ragazzo si massaggia le braccia. «No, ti prego; non di nuovo.»
«Ok. Hai trovato la via di fuga, ti meriti un premio. Per stavolta non ti lego.»
Natsi cambia espressione; alza lo sguardo nel buio della notte, poi afferra Jean Manu e salta nell’abitacolo. La capsula di sopravvivenza si chiude alle loro spalle e il rotoscafo parte all’istante.
La mappa si accende, rivelando alcuni ovoli in formazione di attacco dietro di loro. La cyberbaka manovra a zig-zag, impedendo al ragazzo di rimettersi in piedi.
«E questi chi sono?»
«Sempre loro; abbiamo una cimice.»
Jean Manu si aggrappa a qualcosa ma viene comunque sballottato. Natsi invece resta in equilibrio grazie ai giroscopi installati nei suoi arti.
«Cerca di raggiungere la poltrona con i piedi.»
Viene colpito più volte da razioni alimentari e attrezzi di bordo mentre prova a eseguire il comando.
«Vedi di rimanere sano, che mi servi intero.»
Appena Jean Manu tocca il poggiapiedi, le cellule di sicurezza lo avvolgono fino a metà gamba; nello stesso momento le cinghie dal cyberzaino di Natsi gli assicurano le mani al sostegno. Uno scanner a megaonde circonda il corpo del ragazzo.
«Ce l’hai tu!»
«Ma com’è possibile?»
«Quella ragazza che ti ha messo le mani addosso non era solo una puttana.»
«Ehi; come ti permetti, sottospecie di nana meccanica?»
Lei gli stringe forte le cinghie alle mani. «Brutto moccioso viziato, ti ho già detto che si dice cyberbaka se non vuoi che mi saltino i circuiti.»
Lui stringe i denti, mentre le braccia meccaniche lo perquisiscono. «Allora impara anche tu a dire le cose come stanno: non era “solo una puttana,” si dice “prostituta” ed era un essere umano. Aveva un DNA, un sistema nervoso, amiche a cui voleva bene e magari si era svegliata con la giornata storta. Ma che ne sai, tu?»
«Chiamami ancora nana meccanica e te lo spiego!»
Gli strappa il bavero dalla pettorina, lo appallottola e lo spedisce a prua con la pistola pneumatica.
Con un colpo secco, cose e persone nell’abitacolo quadruplicano il proprio peso per la brusca frenata. La mappa nell’oloschermo mostra gli ovoli che sorpassano la capsula, mascherata alle rilevazioni radar, e proseguono la caccia al corpo del rotoscafo.
Natsi vira di centoottanta gradi. «E adesso prega che non ci siano altre cimici.»
Jean Manu bestemmia.
«Sì, più o meno.»
La capsula atterra vicino all’ingresso del tubo di decelerazione.
Il ragazzo si regge in piedi a fatica ma scende sulle rocce insieme alla cyberbaka. «Dammi un motivo, perché ti dovrei seguire anche stavolta?»
Un movimento del capo di Natsi e un puntino rosso compare sulla pettorina di Jean Manu.
«Grazie del promemoria, brutta stronza!»
«Magari ricordati pure che ti ho salvato la vita.»
«Vaffanculo.»
Il ragazzo si butta nel tubo mostrando il dito medio.
La cyberbaka fa spallucce. «Non c’è di che.»
A un suo cenno la capsula di sopravvivenza si mimetizza con l’ambiente; poi si tuffa anche lei.
In cantina il ragazzo è disteso sulla branda. «Quasi quasi spero che quelli là tornino indietro.»
«Sono troppo impegnati a inseguire un rotoscafo guidato dall’intelligenza artificiale e lanciato a Mach 2 verso le Isole del Mar Baltico. E comunque non ti conviene che ti portino via.»
«Perché? Cosa mi potrebbe succedere?»
Con un colpo di bradilaser la cyberbaka gli congela il cuore. Poi con il defibrillatore lo riporta in funzione.
Jean Manu bestemmia e si porta le mani al petto. «Fa un male cane!»
«Quelli là non userebbero il defibrillatore se scoprissero che non c’è nessuna taglia su di te.»
«Ma allora perché mi hanno messo addosso una cimice?»
Natsi annuisce in silenzio.
Il viaggio prosegue via terra su un’aviomobile a noleggio. Il videogiornale dell’oloradio trasmette la delirante rivendicazione del Boia, vestito come un imperatore del diciannovesimo secolo.
Jean Manu si lamenta. «Ma non possono fargli niente?»
«Sh!»
Il giornalista prosegue. «Amnistie Mondiale ha già presentato un esposto al Tribunale di Mumbai per crimini contro l’umanità; chiediamo alla nostra esperta Priya Zhou se ci sono margini per avviare un procedimento penale contro il Boia.»
«Buongiorno Nikola e buongiorno olospettatori. I margini in realtà sono molto labili. L’Isola dei Fagiani, o ciò che ne rimane, è uno dei pochi territori ancora soggetti al Diritto Internazionale Imperialista. Sull’isola in particolare è ancora in vigore il trattato di Bayonne, pensate del 1856.»
Il giornalista annuisce. «Quasi duemila anni fa.»
«Incredibile, vero? Gli accordi prevedono che ogni sei mesi la sovranità dell’isola sia scambiata tra gli eredi dell’Impero Spagnolo e gli eredi dell’Impero Francese.»
«Sovranità che, ricordiamo agli olospettatori, è un concetto dell’imperialismo.»
«Esattamente. Ebbene, il Boia è entrato in possesso dei diritti ereditari dell’Impero Francese.»
«In modo pulito?»
L’esperta alza le mani. «Legittimo; questo significa che, alla mezzanotte di oggi primo agosto, è diventato il sovrano dell’Isola dei Fagiani. In quanto tale, ha potuto applicare il proprio codice penale che, come purtroppo sappiamo, prevede la pena di morte per qualsiasi tipo di omicidio.»
Natsi spegne l’oloradio. «Pazzesco.»
Il ragazzo scuote la testa. «Ho difeso mia sorella.»
«Scusa?»
«Volevi sapere cos’ho combinato, no?»
«Beh…»
«Era una prostituta. Un suo cliente la stava massacrando e io, per tentare di salvarla, uccisi un suo scagnozzo.»
«Forte! Non ti facevo capace. Allora non sei un bamboccio.»
Jean Manu tira su col naso e alcune lacrime gli rigano le guance.
«Sai, anch’io la prima volta…»
«La vidi morire con i miei occhi.»
Natsi impreca.
«Fui colpito e svenni. Mi risvegliai in ospedale. Mi concessero la legittima difesa perché il colpo era partito dall’arma dello scagnozzo, ma nessuno credette a ciò che avevo visto. Il corpo di mia sorella era sparito, e con lei quel bastardo di Bernard Clarion!»
«Chi?»
«Un mafioso, figlio delle fogne.»
«Hai detto Bernard Clarion?»
«È un tuo amico? Lo conosci?»
Un puntino rosso compare sulla pettorina di Jean Manu.
«Ma che cazzo?»
«Ti sto portando da lui.»
«Cosa?»
«Non ci capisco più niente; adesso mi dici chi sei davvero o ti ammazzo.»
Il ragazzo bestemmia. «Sono Jean Manu Sanchez, ho ventiquattro anni e sono un impiegato. Te lo giuro.»
«Perché Clarion ti vuole vivo?»
«Non lo so, io lo odio.»
«Perché avevi una cimice nel bavero?»
«Non. Lo. So! Ti prego, è la verità.»
Natsi cambia espressione; sembra assente per un po’. Poi una voce esce dal cyberzaino e la saluta.
Lei ricambia. «Ho bisogno di una ricerca nella rete clandestina mondiale.»
«Ti costerà cara.»
«Ti ho già passato l’identificatore.»
«Chiudo.»
Dopo cinque minuti il braccialetto di Jean Manu emette un arcobaleno di colori.
«Rispondi.»
«Pronto?»
«L’identificatore è riconducibile al Boia. Addio.»
Il puntino rosso scompare dalla pettorina del ragazzo. L’aviomobile si ferma. La cyberbaka resta in silenzio.
«Posso chiederti cosa succede?»
«Non sono stata assoldata da Clarion. Credevo di trattare con lui, invece era il Boia!»
«Ma perché?»
«Del resto, chi altri poteva sapere del piano di bombardare l’Isola dei Fagiani? Ci sono cascata come un’idiota!»
«Sì, ma…»
«Vuoi andare da Clarion? Questa macchina ti ci porterà. Va’, lasciami sola, per favore.»
«Io non voglio andare da nessuna parte. Io voglio tornare a casa, alla mia vita.»
Natsi scuote la testa. «Per quanto tempo? Il Boia sa che sei vivo, ti ha salvato lui. E, se non porti a termine la tua missione, ti ucciderà.»
«La mia cosa? Quale missione?»
«Lui vuole che ti porti da Clarion. Ci sarà un motivo, no?»
«Dovrei saperlo io?»
L’aviomobile si rimette in moto. «Hai ragione. L’unico modo per scoprirlo è andare fino in fondo.»
«Stai scherzando, vero?»
Un puntino rosso si accende sulla pettorina del ragazzo.
Natsi e Jean Manu varcano la soglia di un’ampia sala, sorvegliata da alcuni scagnozzi. Il ragazzo è in biomanette.
«Rispettabile Clarion, vi ho portato Jean Manu Sanchez.»
«Molto bene. A sapere che stavate arrivando qui non avrei perso tempo a far inseguire un rotoscafo senza equipaggio da una squadra di ovoli. Qual buon vento vi porta?»
«Più che il vento, mi spingono i crediti convertibili.»
Il padrino si sfrega le mani ingioiellate. «Non c’è nessuna taglia sul ragazzo.»
«Eppure lo state cercando.»
«In realtà è lui che sta cercando me. Per motivi sconosciuti mi ritiene responsabile della scomparsa di una sua congiunta, dice pure che l’avrei uccisa.» Ride.
Il ragazzo rimane impassibile mentre Clarion si avvicina.
«Eccomi, Jean Manu. Cosa mi vuoi fare?»
Lo affronta viso a viso.
Il ragazzo morde qualcosa nella sua bocca e si appresta a sputare.
La cyberbaka lo butta a terra prima che possa colpire il padrino. «No!»
Jean Manu è in preda a convulsioni mentre il neuroveleno fa effetto.
Natsi prende dal cyberzaino un kit per analizzare la tossina. «Presto. E spero di avere l’antidoto.»
Si accende una luce verde e, in meno di mezzo secondo, un ago inietta il siero nel collo del ragazzo.
«Avete visto? Voleva uccidermi!»
Gli scagnozzi circondano i due ospiti.
«Portatelo in gattabuia.»
Natsi si alza in piedi. «La mia ricompensa in cambio del ragazzo!»
Clarion sorride. «Sono diversi milioni di crediti convertibili.»
«Lo so.»
«E sia. Però siete responsabile di tenerlo lontano da me per sempre. So chi siete e vi troverò; non mi farò ingannare di nuovo.»
Jean Manu tira fuori un filo di voce. «Sei un assassino!»
«E tu sei un pazzo! Ti consiglio di non farmi cambiare idea.»
La cyberbaka prolunga le gambe e sostiene il ragazzo per farlo camminare verso l’uscita. «Tu non sei un assassino. Perché non mi hai detto della capsula di neuroveleno?»
Jean Manu, zoppicando, prova a camminare da solo, ma deve reggersi ancora. «Me l’ha fatta avere il Boia. La vita di Bernard Clarion per rendere giustizia a mia sorella. Mi sembrava un buon affare.»
«E mi hai fregato anche tu. Questa è stata la peggior missione della mia vita, non ce n’è uno che mi abbia detto la verità.»
«Potevi tenerti i crediti e lasciarmi morire. Ormai non ho più prospettive. Sono un morto che cammina.»
«Anch’io sono stata condannata, quarant’anni fa, ma come vedi sono ancora qui. Mai perdere le speranze. E poi credo che sia arrivato il momento anche per me di prendere un socio in affari.»
«E perché dovrei accettare?»
Un puntino rosso si accende sulla pettorina di Jean Manu.
Natsi accelera; a Mach 0,35 l’oceano non sopporta le turbolenze generate dal rotoscafo e il sibilo si tramuta in rumore bianco.
La foce della Bidassoa nella mappa si tinge di giallo. Una voce metallica a velocità raddoppiata spiega: «Avviso: accelerazioni superiori a 4g.»
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa; poi con un colpo secco sgancia la capsula di sopravvivenza.
Ogni parte del corpo pesa come un macigno durante la brusca frenata. Però è sufficiente uno sguardo per inquadrare Jean Manu tra le persone e i festeggiamenti. Il computer quantistico aggiusta all’istante la rotta, ma non può calcolare l’imprevedibile: il ragazzo è tra le braccia di una giovane donna.
A Natsi resta un attimo per decidere: con un colpo di bradilaser congela il cuore alla ragazza, poi impone una brusca virata alla capsula e afferra Jean Manu, tra lo stupore dei presenti che li guardano scomparire nel buio.
«Ma che cazzo vuoi, mettimi giù brutta stronza. Ah!»
Il suono delle fonocasse è già lontano. Jean Manu è immobilizzato dall’accelerazione, dalla paura e dalle cellule di sicurezza che lo inglobano nell’abitacolo.
La capsula di sopravvivenza si riunisce sibilando al corpo del rotoscafo, ora lanciato verso l’oceano aperto.
«Riportami subito indietro!»
Sulla mappa il drone del Boia raggiunge l’Isola dei Fagiani; nello stesso momento una luce abbagliante investe il veicolo da poppa, proiettando un piccolo cono d’ombra sulle onde.
Natsi scuote la testa. «Non esiste indietro.»
«Riportami là, ho detto!»
«Non c’è più un là, l’hai vista la luce?»
«Sì. Che c’entra?»
Natsi vira a dritta e sospira. «Era una microbomba fusion-ache. Ha vaporizzato l’Isola dei Fagiani e… chiunque vi fosse sopra.»
Il viso di Jean Manu si deforma in una smorfia. «Ma che cazzo dici? Riportami là!»
Natsi inserisce il pilota automatico e si gira. Ha le gambe amputate sopra il ginocchio e le braccia sopra il gomito, le estremità sostituite da congegni elettromeccanici. Si soffia fra le dita cromate. «È tutto nel vento.»
Il ragazzo, ancora inglobato nella poltrona, cambia espressione. «Sei una cyborgpigmea?»
«Senti, viso pallido carnoso al cento per cento: se vuoi che ti chiami con il tuo nome allora rivolgiti a me come si deve; si dice “cyberbaka”, capito? Sarebbe pure meglio “comandante” ma non staremo su questo rotoscafo per sempre.»
«In che senso?»
A un cenno di Natsi le cellule di sicurezza si ritirano, liberando il ragazzo. «Alzati.»
Jean Manu stringe alcune volte i pugni, poi si massaggia le gambe intorpidite.
«Alzati, ho detto!»
Un puntino rosso si materializza sulla pettorina del ragazzo, proiettato dal casco della cyberbaka. Lui alza le mani. «Ok, ok; ho capito.»
Si tira su; sovrasta la donna di almeno quaranta centimetri, ma lei prolunga subito le gambe meccaniche e si porta al livello. Jean Manu arriccia il naso quando una decina di bretelle escono dal cyberzaino di Natsi e assicurano insieme i due corpi.
«Bello, anche tu puzzi. Puoi abbassare le mani.»
Lui esegue e subito li circonda una pellicola nanotrasparente a forma di goccia.
«Fuoco!»
Il proiettile espulso dalla capsula di sopravvivenza sono loro due. Il ragazzo si irrigidisce durante i pochi secondi che ci vogliono per raggiungere la terraferma mentre l’espressione della donna non cambia. La traiettoria è perfetta per infilare un tubo di decelerazione seminascosto tra le rocce, che termina in una grande stanza illuminata appena da bocche di lupo.
Jean Manu impreca pesantemente. «Ho lasciato il cuore sul rotoscafo; potevi avvisarmi!»
«Non avevo tempo.» Le bretelle scompaiono tintinnando nel cyberzaino di Natsi, che torna alla sua altezza normale.
Il ragazzo annusa l’aria umida; con un cenno, attiva l’infravisore negli occhiali. Tra oggetti accatastati alla rinfusa, una dispensa di cibi a lunga conservazione e un portabottiglie semivuoto individua una branda appoggiata alla parete, abbastanza lunga per lui. Ci si stende sopra senza chiedere permesso. «Posso sapere perché mi hai rapito?»
Natsi ridacchia. «Rapito? Ti ho salvato la vita.»
Jean Manu bestemmia e si gira verso il muro.
Natsi si mette a guardare la parete di calcestruzzo attraverso la bocca di lupo.
Per diversi minuti l’unico rumore è il canto degli uccelli notturni.
«Cosa ci facevi sull’Isola dei Fagiani?»
Una civetta intona il suo grido.
«Lo so che sei ancora sveglio, me lo dicono i sensori.»
Jean Manu sbuffa. «Ero stato invitato, una festa esclusiva.»
«Era una trappola; l’hai capito, no? Devi aver ucciso qualcuno…»
Quasi urla. «È stata legittima difesa!»
«Wow. Quindi l’hai fatta franca.»
«Ho detto…» sospira, poi con voce più calma: «che è stata legittima difesa.»
«Dai, racconta.»
«Senti, non so che gusto ci provi tu ad ammazzare le persone; io vorrei solo dimenticare.»
«Già, ma c’è qualcuno che ricorda benissimo ciò che hai fatto.»
«Cosa intendi dire?»
«Lo chiamano “il Boia” perché è un convinto sostenitore della pena di morte. Non importa ciò che decidono i tribunali; se per lui sei colpevole sta’ sicuro che ti trova e bum! Sei morto.»
Il ragazzo si siede. «Oh, merda! Dici che sono nel mirino di un pazzo psicopatico?»
«No, finché ti crede morto. E ti consiglio di farglielo credere a lungo, magari per sempre.»
Jean Manu bestemmia. «Come le persone al veglione…»
«Assassini, omicidi; volontari, colposi o per legittima difesa non importa, per il Boia meritavate la pena capitale.»
Lui sospira profondamente. «Intendo dire tutti morti.» Poi si ridistende.
Natsi appoggia la mano metallica sulla bocca di Jean Manu, che si sveglia di soprassalto. Si sentono rumori di passi veloci provenire dalle bocche di lupo. Con un cenno, la cyberbaka attiva i sensori a infrarossi. Si avvicina al viso per parlare sottovoce. «Merda, sono nemici!»
«Tuoi o miei?»
«Nostri, fino a prova contraria.»
Il ragazzo si stiracchia. «Scappiamo, no?»
«Siamo in cantina; c’è una sola porta ed è l’unica via di fuga.»
Lui indica la parete. «Il tubo di decelerazione?»
«È a senso unico, si può solo entrare.»
«Sicura? Se ricordo bene, a scuola mi hanno insegnato che se applichi una decelerazione a un corpo fermo questo viene accelerato nel verso opposto.»
La cyberbaka cambia espressione e per qualche istante guarda nel vuoto. Poi si riprende. «Hai ragione. Funziona! Dai, alzati.»
Jean Manu si tira su e Natsi prolunga le gambe. Le bretelle avvolgono di nuovo i due corpi.
«La pellicola nanotrasparente?»
«Quello era un optional del rotoscafo. Vai.»
Il ragazzo si infila nella parete che si richiude alle loro spalle. Dopo pochi secondi vengono espulsi dalle rocce verso l’oceano aperto. Con i propulsori in dotazione alle sue parti meccaniche Natsi corregge la rotta e vira a dritta, atterrando in una caletta poco distante.
«Chi sono?»
La cyberbaka ritira le bretelle, scende e attiva l’oloschermo portatile. «Cacciatori di taglie.»
«Però. E tu cos’hai combinato?»
«Niente. A tempo perso è un mestiere che faccio anch’io; cercano di rubarmi l’ostaggio.»
«Ah; c’è una taglia su di me?»
Lei lo guarda con un sorrisetto di scherno. «Un moccioso viziato come te? Ma va’! Hanno tirato a indovinare.» Indica le immagini. «Guarda: sono arrivati adesso in cantina. Non si sono nemmeno accorti che una parete è finta.»
Jean Manu ha l’impressione di essere fissato negli occhi. «Però mi sa che si sono accorti della cimice.»
Il viso di una cacciatrice ingrandisce in modo sproporzionato, poi l’immagine scompare. Natsi impreca.
Con un sibilo il rotoscafo appare nella caletta.
Il ragazzo si massaggia le braccia. «No, ti prego; non di nuovo.»
«Ok. Hai trovato la via di fuga, ti meriti un premio. Per stavolta non ti lego.»
Natsi cambia espressione; alza lo sguardo nel buio della notte, poi afferra Jean Manu e salta nell’abitacolo. La capsula di sopravvivenza si chiude alle loro spalle e il rotoscafo parte all’istante.
La mappa si accende, rivelando alcuni ovoli in formazione di attacco dietro di loro. La cyberbaka manovra a zig-zag, impedendo al ragazzo di rimettersi in piedi.
«E questi chi sono?»
«Sempre loro; abbiamo una cimice.»
Jean Manu si aggrappa a qualcosa ma viene comunque sballottato. Natsi invece resta in equilibrio grazie ai giroscopi installati nei suoi arti.
«Cerca di raggiungere la poltrona con i piedi.»
Viene colpito più volte da razioni alimentari e attrezzi di bordo mentre prova a eseguire il comando.
«Vedi di rimanere sano, che mi servi intero.»
Appena Jean Manu tocca il poggiapiedi, le cellule di sicurezza lo avvolgono fino a metà gamba; nello stesso momento le cinghie dal cyberzaino di Natsi gli assicurano le mani al sostegno. Uno scanner a megaonde circonda il corpo del ragazzo.
«Ce l’hai tu!»
«Ma com’è possibile?»
«Quella ragazza che ti ha messo le mani addosso non era solo una puttana.»
«Ehi; come ti permetti, sottospecie di nana meccanica?»
Lei gli stringe forte le cinghie alle mani. «Brutto moccioso viziato, ti ho già detto che si dice cyberbaka se non vuoi che mi saltino i circuiti.»
Lui stringe i denti, mentre le braccia meccaniche lo perquisiscono. «Allora impara anche tu a dire le cose come stanno: non era “solo una puttana,” si dice “prostituta” ed era un essere umano. Aveva un DNA, un sistema nervoso, amiche a cui voleva bene e magari si era svegliata con la giornata storta. Ma che ne sai, tu?»
«Chiamami ancora nana meccanica e te lo spiego!»
Gli strappa il bavero dalla pettorina, lo appallottola e lo spedisce a prua con la pistola pneumatica.
Con un colpo secco, cose e persone nell’abitacolo quadruplicano il proprio peso per la brusca frenata. La mappa nell’oloschermo mostra gli ovoli che sorpassano la capsula, mascherata alle rilevazioni radar, e proseguono la caccia al corpo del rotoscafo.
Natsi vira di centoottanta gradi. «E adesso prega che non ci siano altre cimici.»
Jean Manu bestemmia.
«Sì, più o meno.»
La capsula atterra vicino all’ingresso del tubo di decelerazione.
Il ragazzo si regge in piedi a fatica ma scende sulle rocce insieme alla cyberbaka. «Dammi un motivo, perché ti dovrei seguire anche stavolta?»
Un movimento del capo di Natsi e un puntino rosso compare sulla pettorina di Jean Manu.
«Grazie del promemoria, brutta stronza!»
«Magari ricordati pure che ti ho salvato la vita.»
«Vaffanculo.»
Il ragazzo si butta nel tubo mostrando il dito medio.
La cyberbaka fa spallucce. «Non c’è di che.»
A un suo cenno la capsula di sopravvivenza si mimetizza con l’ambiente; poi si tuffa anche lei.
In cantina il ragazzo è disteso sulla branda. «Quasi quasi spero che quelli là tornino indietro.»
«Sono troppo impegnati a inseguire un rotoscafo guidato dall’intelligenza artificiale e lanciato a Mach 2 verso le Isole del Mar Baltico. E comunque non ti conviene che ti portino via.»
«Perché? Cosa mi potrebbe succedere?»
Con un colpo di bradilaser la cyberbaka gli congela il cuore. Poi con il defibrillatore lo riporta in funzione.
Jean Manu bestemmia e si porta le mani al petto. «Fa un male cane!»
«Quelli là non userebbero il defibrillatore se scoprissero che non c’è nessuna taglia su di te.»
«Ma allora perché mi hanno messo addosso una cimice?»
Natsi annuisce in silenzio.
Il viaggio prosegue via terra su un’aviomobile a noleggio. Il videogiornale dell’oloradio trasmette la delirante rivendicazione del Boia, vestito come un imperatore del diciannovesimo secolo.
Jean Manu si lamenta. «Ma non possono fargli niente?»
«Sh!»
Il giornalista prosegue. «Amnistie Mondiale ha già presentato un esposto al Tribunale di Mumbai per crimini contro l’umanità; chiediamo alla nostra esperta Priya Zhou se ci sono margini per avviare un procedimento penale contro il Boia.»
«Buongiorno Nikola e buongiorno olospettatori. I margini in realtà sono molto labili. L’Isola dei Fagiani, o ciò che ne rimane, è uno dei pochi territori ancora soggetti al Diritto Internazionale Imperialista. Sull’isola in particolare è ancora in vigore il trattato di Bayonne, pensate del 1856.»
Il giornalista annuisce. «Quasi duemila anni fa.»
«Incredibile, vero? Gli accordi prevedono che ogni sei mesi la sovranità dell’isola sia scambiata tra gli eredi dell’Impero Spagnolo e gli eredi dell’Impero Francese.»
«Sovranità che, ricordiamo agli olospettatori, è un concetto dell’imperialismo.»
«Esattamente. Ebbene, il Boia è entrato in possesso dei diritti ereditari dell’Impero Francese.»
«In modo pulito?»
L’esperta alza le mani. «Legittimo; questo significa che, alla mezzanotte di oggi primo agosto, è diventato il sovrano dell’Isola dei Fagiani. In quanto tale, ha potuto applicare il proprio codice penale che, come purtroppo sappiamo, prevede la pena di morte per qualsiasi tipo di omicidio.»
Natsi spegne l’oloradio. «Pazzesco.»
Il ragazzo scuote la testa. «Ho difeso mia sorella.»
«Scusa?»
«Volevi sapere cos’ho combinato, no?»
«Beh…»
«Era una prostituta. Un suo cliente la stava massacrando e io, per tentare di salvarla, uccisi un suo scagnozzo.»
«Forte! Non ti facevo capace. Allora non sei un bamboccio.»
Jean Manu tira su col naso e alcune lacrime gli rigano le guance.
«Sai, anch’io la prima volta…»
«La vidi morire con i miei occhi.»
Natsi impreca.
«Fui colpito e svenni. Mi risvegliai in ospedale. Mi concessero la legittima difesa perché il colpo era partito dall’arma dello scagnozzo, ma nessuno credette a ciò che avevo visto. Il corpo di mia sorella era sparito, e con lei quel bastardo di Bernard Clarion!»
«Chi?»
«Un mafioso, figlio delle fogne.»
«Hai detto Bernard Clarion?»
«È un tuo amico? Lo conosci?»
Un puntino rosso compare sulla pettorina di Jean Manu.
«Ma che cazzo?»
«Ti sto portando da lui.»
«Cosa?»
«Non ci capisco più niente; adesso mi dici chi sei davvero o ti ammazzo.»
Il ragazzo bestemmia. «Sono Jean Manu Sanchez, ho ventiquattro anni e sono un impiegato. Te lo giuro.»
«Perché Clarion ti vuole vivo?»
«Non lo so, io lo odio.»
«Perché avevi una cimice nel bavero?»
«Non. Lo. So! Ti prego, è la verità.»
Natsi cambia espressione; sembra assente per un po’. Poi una voce esce dal cyberzaino e la saluta.
Lei ricambia. «Ho bisogno di una ricerca nella rete clandestina mondiale.»
«Ti costerà cara.»
«Ti ho già passato l’identificatore.»
«Chiudo.»
Dopo cinque minuti il braccialetto di Jean Manu emette un arcobaleno di colori.
«Rispondi.»
«Pronto?»
«L’identificatore è riconducibile al Boia. Addio.»
Il puntino rosso scompare dalla pettorina del ragazzo. L’aviomobile si ferma. La cyberbaka resta in silenzio.
«Posso chiederti cosa succede?»
«Non sono stata assoldata da Clarion. Credevo di trattare con lui, invece era il Boia!»
«Ma perché?»
«Del resto, chi altri poteva sapere del piano di bombardare l’Isola dei Fagiani? Ci sono cascata come un’idiota!»
«Sì, ma…»
«Vuoi andare da Clarion? Questa macchina ti ci porterà. Va’, lasciami sola, per favore.»
«Io non voglio andare da nessuna parte. Io voglio tornare a casa, alla mia vita.»
Natsi scuote la testa. «Per quanto tempo? Il Boia sa che sei vivo, ti ha salvato lui. E, se non porti a termine la tua missione, ti ucciderà.»
«La mia cosa? Quale missione?»
«Lui vuole che ti porti da Clarion. Ci sarà un motivo, no?»
«Dovrei saperlo io?»
L’aviomobile si rimette in moto. «Hai ragione. L’unico modo per scoprirlo è andare fino in fondo.»
«Stai scherzando, vero?»
Un puntino rosso si accende sulla pettorina del ragazzo.
Natsi e Jean Manu varcano la soglia di un’ampia sala, sorvegliata da alcuni scagnozzi. Il ragazzo è in biomanette.
«Rispettabile Clarion, vi ho portato Jean Manu Sanchez.»
«Molto bene. A sapere che stavate arrivando qui non avrei perso tempo a far inseguire un rotoscafo senza equipaggio da una squadra di ovoli. Qual buon vento vi porta?»
«Più che il vento, mi spingono i crediti convertibili.»
Il padrino si sfrega le mani ingioiellate. «Non c’è nessuna taglia sul ragazzo.»
«Eppure lo state cercando.»
«In realtà è lui che sta cercando me. Per motivi sconosciuti mi ritiene responsabile della scomparsa di una sua congiunta, dice pure che l’avrei uccisa.» Ride.
Il ragazzo rimane impassibile mentre Clarion si avvicina.
«Eccomi, Jean Manu. Cosa mi vuoi fare?»
Lo affronta viso a viso.
Il ragazzo morde qualcosa nella sua bocca e si appresta a sputare.
La cyberbaka lo butta a terra prima che possa colpire il padrino. «No!»
Jean Manu è in preda a convulsioni mentre il neuroveleno fa effetto.
Natsi prende dal cyberzaino un kit per analizzare la tossina. «Presto. E spero di avere l’antidoto.»
Si accende una luce verde e, in meno di mezzo secondo, un ago inietta il siero nel collo del ragazzo.
«Avete visto? Voleva uccidermi!»
Gli scagnozzi circondano i due ospiti.
«Portatelo in gattabuia.»
Natsi si alza in piedi. «La mia ricompensa in cambio del ragazzo!»
Clarion sorride. «Sono diversi milioni di crediti convertibili.»
«Lo so.»
«E sia. Però siete responsabile di tenerlo lontano da me per sempre. So chi siete e vi troverò; non mi farò ingannare di nuovo.»
Jean Manu tira fuori un filo di voce. «Sei un assassino!»
«E tu sei un pazzo! Ti consiglio di non farmi cambiare idea.»
La cyberbaka prolunga le gambe e sostiene il ragazzo per farlo camminare verso l’uscita. «Tu non sei un assassino. Perché non mi hai detto della capsula di neuroveleno?»
Jean Manu, zoppicando, prova a camminare da solo, ma deve reggersi ancora. «Me l’ha fatta avere il Boia. La vita di Bernard Clarion per rendere giustizia a mia sorella. Mi sembrava un buon affare.»
«E mi hai fregato anche tu. Questa è stata la peggior missione della mia vita, non ce n’è uno che mi abbia detto la verità.»
«Potevi tenerti i crediti e lasciarmi morire. Ormai non ho più prospettive. Sono un morto che cammina.»
«Anch’io sono stata condannata, quarant’anni fa, ma come vedi sono ancora qui. Mai perdere le speranze. E poi credo che sia arrivato il momento anche per me di prendere un socio in affari.»
«E perché dovrei accettare?»
Un puntino rosso si accende sulla pettorina di Jean Manu.
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Re: Puntini rossi
La lettura del racconto mi ha lasciato piuttosto confuso. Non è chiaro quanto di quello che accade sia casuale e quanto invece premeditato; né chi sia, nel caso, la mente, l'organizzatore di tutto il piano che in definitiva dovrebbe portare alla morte di Clarion.
Ma qual è il motivo? Per Jean si può pensare alla vendetta per l'uccisione (sparizione?) della sorella. Resta invece oscuro il movente del "boia". Probabilmente anche Clarion si è macchiato di un qualche delitto, uscendone impunito.
Resta comunque molto macchinosa tutta la messa in scena, a partire dall'assunzione mascherata di Natsi e dell'incarico, per interposta persona, a Jean: un assassino, anche se per legittima difesa.
Da quello che si può capire, il "boia" ha un'organizzazione capillare ed efficiente, con la quale riesce a entrare in possesso addirittura dell'antica sovranità francese sull'Isola dei fagiani, per poi riunirci un buon numero di "Assassini, omicidi; volontari, colposi o per legittima difesa", facendone strage.
Quindi, non credo gli sarebbe stato difficile far partecipare anche Clarion al "veglione" sull'isola e sbarazzarsene in quattro e quattr'otto.
La scrittura è corretta: non ho individuato errori o refusi. Solo, suona un po' stonato l'individuare Jean "tra le persone e i festeggiamenti". Se posso permettermi un suggerimento, opterei per qualcosa tipo "nel caos di gente intenta a festeggiare".
Nell'abbondante flusso di neologismi futuristici, segnalo un paio di anomalie:
- cyberbaka, che, più o meno, corrisponderebbe a cyberstupida;
- oloradio: "Il videogiornale dell’oloradio trasmette..."; penso suonerebbe meglio "il notiziario dell'olovisione". In teoria, se è una radio, si ascolta e basta.
M.
Ma qual è il motivo? Per Jean si può pensare alla vendetta per l'uccisione (sparizione?) della sorella. Resta invece oscuro il movente del "boia". Probabilmente anche Clarion si è macchiato di un qualche delitto, uscendone impunito.
Resta comunque molto macchinosa tutta la messa in scena, a partire dall'assunzione mascherata di Natsi e dell'incarico, per interposta persona, a Jean: un assassino, anche se per legittima difesa.
Da quello che si può capire, il "boia" ha un'organizzazione capillare ed efficiente, con la quale riesce a entrare in possesso addirittura dell'antica sovranità francese sull'Isola dei fagiani, per poi riunirci un buon numero di "Assassini, omicidi; volontari, colposi o per legittima difesa", facendone strage.
Quindi, non credo gli sarebbe stato difficile far partecipare anche Clarion al "veglione" sull'isola e sbarazzarsene in quattro e quattr'otto.
La scrittura è corretta: non ho individuato errori o refusi. Solo, suona un po' stonato l'individuare Jean "tra le persone e i festeggiamenti". Se posso permettermi un suggerimento, opterei per qualcosa tipo "nel caos di gente intenta a festeggiare".
Nell'abbondante flusso di neologismi futuristici, segnalo un paio di anomalie:
- cyberbaka, che, più o meno, corrisponderebbe a cyberstupida;
- oloradio: "Il videogiornale dell’oloradio trasmette..."; penso suonerebbe meglio "il notiziario dell'olovisione". In teoria, se è una radio, si ascolta e basta.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
Ciao autore/autrice,
racconto futurista, anche se nel quarto millennio forse avremo molto di più.
Mi è sembrata un po' confusa la missione da portare a termine, soprattutto nelle sue motivazioni.
Quasi una spy-story, ma personalmente ritengo che i termini "innovativi" blocchino un po' la scorrevolezza della lettura.
racconto futurista, anche se nel quarto millennio forse avremo molto di più.
Mi è sembrata un po' confusa la missione da portare a termine, soprattutto nelle sue motivazioni.
Quasi una spy-story, ma personalmente ritengo che i termini "innovativi" blocchino un po' la scorrevolezza della lettura.
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Re: Puntini rossi
Mah… non so… ottime cose, in questo racconto, ma anche un po’ di confusione.
Ottimi il ritmo e l’azione. Belli i dialoghi, vivaci, suonano molto naturali.
Mi sembra anche buona l’idea di fondo di tutta la trama, idea che però rimane in parte nella mente dell’autore, che probabilmente l’ha chiara nella sua testa ma non riesce a spiegarla del tutto al lettore.
Ad esempio, la taglia: c’è o non c’è? Clarion dice: “Non c’è nessuna taglia sul ragazzo”. Ma poco sopra: “non avrei perso tempo a far inseguire un rotoscafo senza equipaggio da una squadra di ovoli”. Quindi, perché fare inseguire il ragazzo? Da chi?
Poi, sotto: “Natsi si alza in piedi. «La mia ricompensa in cambio del ragazzo!»
Clarion sorride. «Sono diversi milioni di crediti convertibili.”
Clarion sorride. «Sono diversi milioni di crediti convertibili.”
Quindi, la taglia c’è?
Può essere anche un problema mio, ma a me sembra che la questione non sia chiara.
Anche tutta la dinamica delle relazioni Boia/Jean/Clarion/Natsi richiede una specie di studio a tavolino post-lettura per essere sviscerata e chiarita.
Ti confesso che ho dovuto rileggere l’incipit diverse volte. La lettura si inceppa immediatamente su una serie di informazioni tecniche che il cervello si deve sforzare di decifrare, comprendere (ai fini della storia) e mettere insieme. Poi altre informazioni che vengono registrate come accessorie perché non trovano una motivazione narrativa: perché la foce sulla mappa si tinge di giallo? Perché viene sganciata la capsula di sopravvivenza?
Poi Natsi – che è dentro una capsula – afferra Jean Manu: come? si chiede il lettore.
In conclusione, un racconto che ho apprezzato molto come stile, scrittura, ritmo, idea, ma che va sistemato.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Puntini rossi
Mi è piaciuta la struttura a cerchi concentrici che costringe i protagonisti a una fuga continua, ma la trama si riesce solo a intuire, non a capire del tutto: c'è troppa confusione. Forse ci sono troppi fatti per uno spazio così corto. E' difficile tenere il filo, soprattutto delle motivazioni dei personaggi. In compenso i personaggi sono ben delineati a livello caratteriale e fisico, i dialoghi sono appropriati; il ritmo è a dir poco forsennato e tiene vivo l'interesse.
ceo- Viandante
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Re: Puntini rossi
Il pregio di questo racconto è il ritmo, un andamento folle, forsennato, ma che riesce a fati vivere la storia, a farti entrare dentro la storia.
Non ci sono pause, tutto avviene in fretta, senza darti il tempo di pensare.
È una sorta di spy story fantascientifica, divertente, che però come hanno già detto altri, ti lascia alla fine un pò interdetto.
La trama alla fine si capisce, però l'andamento può dare al lettore un senso di confusione. Le carte si ribaltano continuamente, ci troviamo davanti a una specie di scatole cinesi, di doppio e triplo gioco, dove i protagonisti non paiono essere chi dicono di essere. Sì, forse il tutto è troppo arzigogolato, una trama un pelo più lineare magari avrebbe giovato alla narrazione, l'avrebbe resa maggiormente fruibile. Resta il fatto che la lettura non annoia neanche un secondo, intrattiene e diverte.
Non ci sono pause, tutto avviene in fretta, senza darti il tempo di pensare.
È una sorta di spy story fantascientifica, divertente, che però come hanno già detto altri, ti lascia alla fine un pò interdetto.
La trama alla fine si capisce, però l'andamento può dare al lettore un senso di confusione. Le carte si ribaltano continuamente, ci troviamo davanti a una specie di scatole cinesi, di doppio e triplo gioco, dove i protagonisti non paiono essere chi dicono di essere. Sì, forse il tutto è troppo arzigogolato, una trama un pelo più lineare magari avrebbe giovato alla narrazione, l'avrebbe resa maggiormente fruibile. Resta il fatto che la lettura non annoia neanche un secondo, intrattiene e diverte.
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Re: Puntini rossi
Ciao autor@
esco dalla lettura col fiatone. In effetti, pensando a un racconto d’azione, immagino che la storia non potesse dare di più.
Tutto è molto “filmico”, le scene sono rapide e non danno il tempo di essere assaporate, ci sei dentro al tritacarne e ti lasci trasportare fino alla fine dal flusso di parole, gesti, ovoli, vaporizzatori, droni. Ogni tanto mentre leggevo mi veniva naturale abbassare la testa o accucciarmimper schivare chissà quale pericolo. Della storia, e questo mi succede sempre con i film d’azione, ho capito poco. L’isola prima è vaporizzata poi non lo è. Il Boia, clarion, Natsi la cybernana con le gambe che si allungano a richiesta. Ho apprezzato la naturalezza dei dialoghi e l’indubbia capacità di mettere su un piccolo film di fantascienza con tanto di nozioni fisiche.
La cantina s’intravede appena. Il futuro c’è, il boia pure l’isola dei Fagiani, se non l’ha vaporizzata Natsi, c’è.
Dopo questo giro in giostra vado a farmi un goccetto. Posso?
esco dalla lettura col fiatone. In effetti, pensando a un racconto d’azione, immagino che la storia non potesse dare di più.
Tutto è molto “filmico”, le scene sono rapide e non danno il tempo di essere assaporate, ci sei dentro al tritacarne e ti lasci trasportare fino alla fine dal flusso di parole, gesti, ovoli, vaporizzatori, droni. Ogni tanto mentre leggevo mi veniva naturale abbassare la testa o accucciarmimper schivare chissà quale pericolo. Della storia, e questo mi succede sempre con i film d’azione, ho capito poco. L’isola prima è vaporizzata poi non lo è. Il Boia, clarion, Natsi la cybernana con le gambe che si allungano a richiesta. Ho apprezzato la naturalezza dei dialoghi e l’indubbia capacità di mettere su un piccolo film di fantascienza con tanto di nozioni fisiche.
La cantina s’intravede appena. Il futuro c’è, il boia pure l’isola dei Fagiani, se non l’ha vaporizzata Natsi, c’è.
Dopo questo giro in giostra vado a farmi un goccetto. Posso?
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Re: Puntini rossi
Ho pensato anche io al baka giapponese, per ovvi motivi, ma non avendo senso ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che i Baka sono una tribù pigmea. Ed ecco spiegato l'arcano.M. Mark o'Knee ha scritto:- cyberbaka, che, più o meno, corrisponderebbe a cyberstupida;
Venendo al racconto: mi sono proprio divertito. È una girandola infinita di avvenimenti e di disvelamenti, tutto giocato su di un ritmo folle. Credo non sarò smentito se penso che sia il racconto più "d'azione" dello step. Il problema è che tutto lo spazio a disposizione è finito nelle corse e rincorse e quello che ne è rimasto per fornire coordinate soddisfacenti al lettore era troppo poco. Si sarebbe potuto semplificare, che so, Jean si rivela essere il Boia, che dopo la morte della sorella ha deciso di dedicare la vita a punire gli assassini. L'unico modo di incontrare Clavier era ingannare Natsi per farsi accompagnare. Boh, sto sparando idiozie a caso, eheh.
Concludendo, visto il piacere della lettura, non posso che tenere in considerazione questo racconto per la classifica finale, ma con riserva, diciamo così, perché non posso considerarlo un lavoro efficace al cento per cento.
A rileggerci!
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Re: Puntini rossi
Deve ammettere che sono piuttosto confuso. Mi piacciono i racconti di fantascienza e il tuo lo è senz'altro con tutte quelle invenzioni futuristiche però non ho ben capito la trama e nemmeno il finale. La cybernana che può praticamente tutto che se ne fa di un ragazzo così ingenuo da credere di poter uccidere col veleno trasportato in bocca? Boh. Si legge bene anche con tutti quei nome futuristici ma ... non so. Peccato.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
All'inizio la lettura è un pò di confusa. I primi neologismi aiutano a capire che siamo di fronte ad un racconto di fantascienza. Piano piano si entra nella trama e personalmente ho apprezzato la freschezza e il ritmo del racconto. Forse è tutto un pò troppo veloce e ingarbugliato, i personaggi sono ben presenti. Mi è piaciuta qualche trovata futuristica, ma la capsula di sopravvivenza che li spara in cantina la trovo un pò scomoda ("Il proiettile espulso dalla capsula di sopravvivenza sono loro due"). Quando devono fuggire dalla cantina, usano direttamente la capsula, decisamente più comodo e credibile... Grazie per l'interessante lettura e l'avventuroso salto nel futuro!
Marcog- Padawan
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Re: Puntini rossi
Errori / refusi non ne ho trovati.
Segnalo solo, a mio gusto, che in questo periodo avrei continuato a usare il passato prossimo anziché il passato remoto:
a parte, forse, la cantina, leggermente marginale e anche un po' strana da ritrovare praticamente identica a quelle attuali tra millecinquecento anni, direi che sono ben centrati e amalgamati nella storia.
Ottimo l'italiano, ottimi i dialoghi estremamente appropriati al tipo di racconto che hai scelto.
Siamo molto lontani dai miei gusti come tipo di racconto ma questo non deve penalizzare il tuo racconto; piuttosto mi è sembrato di vedere un video, un film a velocità accelerata (1,5 o 2).
Se il tuo intento era questo è perfettamente riuscito, a me come lettore mi ha un po' destabilizzato, ho fatto fatica a entrare nella trama e a seguirla nei suoi rapidi spostamenti, complicati dalla terminologia adatta al fantascientifico ma ostica (almeno per me).
Il finale, con quella frase, è strepitoso!
Segnalo solo, a mio gusto, che in questo periodo avrei continuato a usare il passato prossimo anziché il passato remoto:
Paletti:«Era una prostituta. Un suo cliente la stava massacrando e io, per tentare di salvarla, ho ucciso un suo scagnozzo.»
«Forte! Non ti facevo capace. Allora non sei un bamboccio.»
Jean Manu tira su col naso e alcune lacrime gli rigano le guance.
«Sai, anch’io la prima volta…»
«L'ho vista morire con i miei occhi.»
Natsi impreca.
«Sono stato colpito e sono svenuto. Mi sono risvegliato in ospedale. Mi hanno concesso la legittima difesa perché il colpo era partito dall’arma dello scagnozzo, ma nessuno ha creduto a ciò che avevo visto. Il corpo di mia sorella era sparito, e con lei quel bastardo di Bernard Clarion!»
a parte, forse, la cantina, leggermente marginale e anche un po' strana da ritrovare praticamente identica a quelle attuali tra millecinquecento anni, direi che sono ben centrati e amalgamati nella storia.
Ottimo l'italiano, ottimi i dialoghi estremamente appropriati al tipo di racconto che hai scelto.
Siamo molto lontani dai miei gusti come tipo di racconto ma questo non deve penalizzare il tuo racconto; piuttosto mi è sembrato di vedere un video, un film a velocità accelerata (1,5 o 2).
Se il tuo intento era questo è perfettamente riuscito, a me come lettore mi ha un po' destabilizzato, ho fatto fatica a entrare nella trama e a seguirla nei suoi rapidi spostamenti, complicati dalla terminologia adatta al fantascientifico ma ostica (almeno per me).
Il finale, con quella frase, è strepitoso!
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Re: Puntini rossi
Questa si che è azione.
il racconto è veramente incentrato sulle scene che lasciano con il fiato sospeso ma il rischio di confusione è altissimo.
infatti in questo caso a volte mi sono trovato a chiedermi dove si stesse svolgendo l'azione. È tutto cinematografico. se da un lato il lettore immagina le scene belle vivide nella mente dall'altra ha fatto uno sforzo immane a leggerle. I due linguaggi sono diversi.
Mi viene da dire che se fosse stato un film di certo tutto si sarebbe spiegato meglio, anche perché tutti i termini che hai inventato io li vedrei e non ho bisogno di immaginarli. questo tempo che impiego appesantisce la lettura.
Ma questo non sarebbe stato un grosso problema se la trama fosse stata lineare. invece anche la trama è complessa. come tutti gli altri ho fatto fatica a star dietro hai vari voltafaccia.
Ripeto il racconto è dinamico è azione pura ma necessitava di maggior chiarezza.
se ne facessero un film lo guarderei più che volentieri.
grazie.
il racconto è veramente incentrato sulle scene che lasciano con il fiato sospeso ma il rischio di confusione è altissimo.
infatti in questo caso a volte mi sono trovato a chiedermi dove si stesse svolgendo l'azione. È tutto cinematografico. se da un lato il lettore immagina le scene belle vivide nella mente dall'altra ha fatto uno sforzo immane a leggerle. I due linguaggi sono diversi.
Mi viene da dire che se fosse stato un film di certo tutto si sarebbe spiegato meglio, anche perché tutti i termini che hai inventato io li vedrei e non ho bisogno di immaginarli. questo tempo che impiego appesantisce la lettura.
Ma questo non sarebbe stato un grosso problema se la trama fosse stata lineare. invece anche la trama è complessa. come tutti gli altri ho fatto fatica a star dietro hai vari voltafaccia.
Ripeto il racconto è dinamico è azione pura ma necessitava di maggior chiarezza.
se ne facessero un film lo guarderei più che volentieri.
grazie.
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Re: Puntini rossi
Una folle corsa sulle montagne russe. Quando finisce ti senti un po' sballottato, confuso. E durante la corsa perdi diversi dettagli. Però ti sei divertito. Ecco, più o meno è l'esperienza vissuta con questo racconto.
Avventura cyberfantascientifica efficace con un'idea di fondo molto interessante. Porta il lettore in un vortice, che è il vero fulcro della narrazione, sempre in movimento, sempre alla massima velocità. Così veloce che forse qualcosa nella trama si perde.
Qualche termine futuristico un po' "fastidioso". Geniale invece il tormentone dei puntini rossi, ripresi anche nel titolo.
Nel complesso un lavoro più che buono.
Complimenti.
Grazie.
Avventura cyberfantascientifica efficace con un'idea di fondo molto interessante. Porta il lettore in un vortice, che è il vero fulcro della narrazione, sempre in movimento, sempre alla massima velocità. Così veloce che forse qualcosa nella trama si perde.
Qualche termine futuristico un po' "fastidioso". Geniale invece il tormentone dei puntini rossi, ripresi anche nel titolo.
Nel complesso un lavoro più che buono.
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Re: Puntini rossi
È inutile che ripeta la solita solfa che questo non è il mio genere, ecc.ecc. Nonostante questo trovo il racconto scritto benissimo, con trovate fantasiose e geniali che riescono a trasferire il lettore molto lontano nel futuro. Direi che questo è l’unico racconto sul quarto millennio che esprime perfettamente la scelta temporale.
Anche gli altri paletti sono ben presenti, compreso il genere-azione che mi pare ben rispettato.
Ciò non significa che abbia capito tutto, né tanto meno che mi si sia acceso un puntino rosso al petto per questo tipo di letteratura; comunque, complimenti all’autore/autrice.
Anche gli altri paletti sono ben presenti, compreso il genere-azione che mi pare ben rispettato.
Ciò non significa che abbia capito tutto, né tanto meno che mi si sia acceso un puntino rosso al petto per questo tipo di letteratura; comunque, complimenti all’autore/autrice.
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Re: Puntini rossi
"Un puntino rosso si accende sulla pettorina di Jean Manu."
Jean Manu bestemmia. E non ha bestemmiato! Non si sarà mica innamorato della nana la quale, tra l'altro, ha rinunciato a un sacco di "soldi" per lui.
Chissà poi chi bestemmiava Jean tra duemila anni.
Scrittura cybercorretta, un piacere da leggere. Ritmo assolutamente inkalzante, lo dico anch'io, ma tant'è. Insomma questa nana spaziale è un cacciatore di taglie che "preleva" il buon Jean, detto il cyberporconatore, per portarlo dal fantomatico Clarion che lo cerca da un po'. Ok, ma perché la nana prende Jean e perché Clarion lo cerca? Anzi perché Jean ha difeso sua sorella che era una puttana? E per lei ha ucciso? E questo boia a scadenza, sei mesi sì e sei mesi no, chi cazzo va cercando? L'Autore mi scuserà il turpiloquio, ma per me ci sono un sacco di punti oscuri in questo racconto.
Eppure 'sta storia è affascinante. Lascia così tanti dubbi che non si può che apprezzare. Ma dubbi, incertezze, frivolezze così genuini e in buona fede che non posso far altro che lasciare libera la mia fantasia. Anzi espellere la capsula dell'immaginazione verso il pulviscolo galattico in cui è stata ridotta l'Isola dei Fagiani e i suoi fagiani. Ragazzi, quante minchiate.
Un puntino rosso si accende sulla maglietta di DT di Molli. Ah no, è rossa! Natsi bestemmia. E anche Jean.
Grazie.
Jean Manu bestemmia. E non ha bestemmiato! Non si sarà mica innamorato della nana la quale, tra l'altro, ha rinunciato a un sacco di "soldi" per lui.
Chissà poi chi bestemmiava Jean tra duemila anni.
Scrittura cybercorretta, un piacere da leggere. Ritmo assolutamente inkalzante, lo dico anch'io, ma tant'è. Insomma questa nana spaziale è un cacciatore di taglie che "preleva" il buon Jean, detto il cyberporconatore, per portarlo dal fantomatico Clarion che lo cerca da un po'. Ok, ma perché la nana prende Jean e perché Clarion lo cerca? Anzi perché Jean ha difeso sua sorella che era una puttana? E per lei ha ucciso? E questo boia a scadenza, sei mesi sì e sei mesi no, chi cazzo va cercando? L'Autore mi scuserà il turpiloquio, ma per me ci sono un sacco di punti oscuri in questo racconto.
Eppure 'sta storia è affascinante. Lascia così tanti dubbi che non si può che apprezzare. Ma dubbi, incertezze, frivolezze così genuini e in buona fede che non posso far altro che lasciare libera la mia fantasia. Anzi espellere la capsula dell'immaginazione verso il pulviscolo galattico in cui è stata ridotta l'Isola dei Fagiani e i suoi fagiani. Ragazzi, quante minchiate.
Un puntino rosso si accende sulla maglietta di DT di Molli. Ah no, è rossa! Natsi bestemmia. E anche Jean.
Grazie.
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344
Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Puntini rossi
La fantascienza/storia futurista mi piace parecchio quindi, dopo le prime righe, mi sono messa mentalmente comoda e ho letto il racconto con l’aspettativa di tecnologie che oggi sono fantascienza ma domani chissà… Non sono stata delusa: ovvio che bisogna prenderci la mano coi termini, ma basta poco.
Il titolo: un ritornello che si incontra nel racconto e rappresenta sempre una sorta di minaccia o di ammonizione, anche nel finale. “Ho bisogno di un socio ma… occhio!”
I paletti sono stati soddisfatti: cantina giusto per una sosta, boia con annesso staterello, epoca e genere: più azione di così! Un ritmo incalzante molto cinematografico, il tutto col supporto didialoghi davvero riusciti e importanti nell’economia del racconto, che rendono bene l’idea di personaggi che fanno scintille, questo un classico che funziona sempre.
Il ritmo quindi tiene bene fino alla fine, una trama molto contorta, scritta davvero bene e originale, ma per districare la storia - e non far finta di aver capito - ci vuole una seconda lettura, lenta.
Seconda lettura che ho fatto dopo un “davanti alla tv” con castagne arrostite al forno e un calice (uno solo, giuro) di Malvasia fresca: meglio uno schemino, dai, così recuperiamo la lettura pomeridiana.
Alla fine sono giunta a questa conclusione e riassumo lo schemino che mi ero fatto.
Il Boia vuole giustiziare Clarion, colpevole di qualche delitto (forse la morte della sorella di Jean), ma non riuscendo a raggiungerlo, finge di essere Clarion, assolda Natsi per “salvare” Jean (condannato ma solo per omicidio colposo) durante un meeting di assassini con esecuzione come cotillon; la sua idea è che Jean, col veleno, riesca - una volta portato al suo cospetto - a uccidere Clarion dando allo stesso tempo a Jean soddisfazione per la morte della sorella. Do ut des.
Forse ci siamo, che dici Penna? ma ho dei punti di domanda e delle perplessità:
Il Boia: perché distruggere l’isola, suo fumoso possedimento, tra l’altro molto utile per i suoi scopi? Solo per portar avanti la sceneggiata con Natsi? Ha un’organizzazione che gli permette di raggruppare un tot di assassini su un’isola sua, e non riesce a raggiungere Clarion?
Clarion: manifesta sorpresa quando Natsi e Jean sono al suo cospetto (Qual buon vento vi porta?) ma poi si frega le mani soddisfatto. Forse perché finalmente saprà come mai Jean lo sta cercando? Se sa che Jean lo sta cercando, perché non contattarlo, non pare uno senza mezzi..
Paga comunque quello che Natsi pretende (molto generoso), e sa che la cifra è importante: ma se la taglia non l’ha messa lui… Salvo riprendersi il tutto in cambio di Jean e della promessa che se ne stiano lontani?
E tutti vissero felici e contenti.
Wow… se non fosse che mi sa briga scendere al piano di sotto, un altro calicetto o due di Malvasia me lo farei!
Una considerazione però, cara Penna, consentimela. Troppi punti e virgola (questa caratteristica mi ricorda una Penna, vedrò alla fine), che andrebbero sostituiti o con dei punti o con le virgole o con dei due punti, alcune volte anche con una “E”.
Ti segnalo solo alcuni dei punti che mi sono evidenziata: ce ne sono molti altri ma sono più o meno tutti dello stesso tipo.
tra le persone e i festeggiamenti - tra le persone che stanno festeggiando
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa; ,poi - due azioni in una frase corta basta la virgola
Forse starebbe bene anche: Natsi sussurrò qualcosa fra sé e sé, poi…
allora rivolgiti a me come si deve; . Si dice “cyberbaka”, capito. - Dividendo la frase dai enfasi al tono di comando.
; , l’hai capito, no? - Leggo meglio «Non l’hai capito che era una trappola?...
ammazzare le persone;. Io vorrei solo
decidono i tribunali:; se per lui sei colpevole - stai dando una spiegazione
Ce ne sono molti altri di punti e virgola molto ballerini, ma mi fermo qui. Non avertene.
Il titolo: un ritornello che si incontra nel racconto e rappresenta sempre una sorta di minaccia o di ammonizione, anche nel finale. “Ho bisogno di un socio ma… occhio!”
I paletti sono stati soddisfatti: cantina giusto per una sosta, boia con annesso staterello, epoca e genere: più azione di così! Un ritmo incalzante molto cinematografico, il tutto col supporto didialoghi davvero riusciti e importanti nell’economia del racconto, che rendono bene l’idea di personaggi che fanno scintille, questo un classico che funziona sempre.
Il ritmo quindi tiene bene fino alla fine, una trama molto contorta, scritta davvero bene e originale, ma per districare la storia - e non far finta di aver capito - ci vuole una seconda lettura, lenta.
Seconda lettura che ho fatto dopo un “davanti alla tv” con castagne arrostite al forno e un calice (uno solo, giuro) di Malvasia fresca: meglio uno schemino, dai, così recuperiamo la lettura pomeridiana.
Alla fine sono giunta a questa conclusione e riassumo lo schemino che mi ero fatto.
Il Boia vuole giustiziare Clarion, colpevole di qualche delitto (forse la morte della sorella di Jean), ma non riuscendo a raggiungerlo, finge di essere Clarion, assolda Natsi per “salvare” Jean (condannato ma solo per omicidio colposo) durante un meeting di assassini con esecuzione come cotillon; la sua idea è che Jean, col veleno, riesca - una volta portato al suo cospetto - a uccidere Clarion dando allo stesso tempo a Jean soddisfazione per la morte della sorella. Do ut des.
Forse ci siamo, che dici Penna? ma ho dei punti di domanda e delle perplessità:
Il Boia: perché distruggere l’isola, suo fumoso possedimento, tra l’altro molto utile per i suoi scopi? Solo per portar avanti la sceneggiata con Natsi? Ha un’organizzazione che gli permette di raggruppare un tot di assassini su un’isola sua, e non riesce a raggiungere Clarion?
Clarion: manifesta sorpresa quando Natsi e Jean sono al suo cospetto (Qual buon vento vi porta?) ma poi si frega le mani soddisfatto. Forse perché finalmente saprà come mai Jean lo sta cercando? Se sa che Jean lo sta cercando, perché non contattarlo, non pare uno senza mezzi..
Paga comunque quello che Natsi pretende (molto generoso), e sa che la cifra è importante: ma se la taglia non l’ha messa lui… Salvo riprendersi il tutto in cambio di Jean e della promessa che se ne stiano lontani?
E tutti vissero felici e contenti.
Wow… se non fosse che mi sa briga scendere al piano di sotto, un altro calicetto o due di Malvasia me lo farei!
Una considerazione però, cara Penna, consentimela. Troppi punti e virgola (questa caratteristica mi ricorda una Penna, vedrò alla fine), che andrebbero sostituiti o con dei punti o con le virgole o con dei due punti, alcune volte anche con una “E”.
Ti segnalo solo alcuni dei punti che mi sono evidenziata: ce ne sono molti altri ma sono più o meno tutti dello stesso tipo.
tra le persone e i festeggiamenti - tra le persone che stanno festeggiando
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa
Forse starebbe bene anche: Natsi sussurrò qualcosa fra sé e sé, poi…
allora rivolgiti a me come si deve
«Ok, ok;, ho capito.»
Si tira su; :sovrasta la donna di - dopo una breve descrizione c’è anche un’azione
Ho lasciato il cuore sul rotoscafo;,potevi avvisarmi
Il ragazzo annusa l’aria umida; poi, con cenno, attiva
«Era una trappolaammazzare le persone
decidono i tribunali:
Ce ne sono molti altri di punti e virgola molto ballerini, ma mi fermo qui. Non avertene.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Puntini rossi
Non ho le castagne di Susanna, ma ho il suo commento, un aiuto non da poco per capire il tuo free style, amico scrittore.
Non ho capito chi ho di fronte, ma la tua scrittura è giusta, composta e geniale. Nella preistoria pur'io scrivevo come te, senza troppo preoccuparmi del risultato e tutto quello che mi piaceva accompagnava la mia follia, fragile follia. Una cornice fatta di musica e colori di autori futuristici che mi aiutavano a vincere la mia fragilità.
Bravissimo.
Non ho capito chi ho di fronte, ma la tua scrittura è giusta, composta e geniale. Nella preistoria pur'io scrivevo come te, senza troppo preoccuparmi del risultato e tutto quello che mi piaceva accompagnava la mia follia, fragile follia. Una cornice fatta di musica e colori di autori futuristici che mi aiutavano a vincere la mia fragilità.
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: Puntini rossi
Io non ho la pazienza di Susanna, e sono convinta (e questo vale per tutti) che se un racconto mi piace, mi piace già alla prima lettura.
La seconda lettura in genere la riserbo eventualmente per un "miniediting".
La trama è contorta, sono riuscita a seguirla abbastanza bene, fino all'ultima parte dove, sinceramente, le cose si fanno u poì complicate.
Detto questo la scrittura è piacevole, sono incantata dalla tua capacità di inventare termini fantascientifici che suonino reali, io in questo sono una frana.
I paletti ci sono e sono ben inseriti, non ho trovato grandi refusi e la punteggiatura mi sembra sia corretta.
Tirando le somme questo è un racconto totalmente fuori dalla mia confort zone, un po' complicato nella successione dei fatti, ma che tutto sommato non mi è dispiaciuto.
La seconda lettura in genere la riserbo eventualmente per un "miniediting".
La trama è contorta, sono riuscita a seguirla abbastanza bene, fino all'ultima parte dove, sinceramente, le cose si fanno u poì complicate.
Detto questo la scrittura è piacevole, sono incantata dalla tua capacità di inventare termini fantascientifici che suonino reali, io in questo sono una frana.
I paletti ci sono e sono ben inseriti, non ho trovato grandi refusi e la punteggiatura mi sembra sia corretta.
Tirando le somme questo è un racconto totalmente fuori dalla mia confort zone, un po' complicato nella successione dei fatti, ma che tutto sommato non mi è dispiaciuto.
Mac- Padawan
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Re: Puntini rossi
ciao.
Ho il fiato corto!
Leggere di fantascienza è più faticoso che vedere delle immagini sopra uno schermo.
Credo che, per il genere che hai trattato, il racconto valga molto.
I termini inventati sono molti e spezzano, almeno per me, il ritmo della lettura.
Forse questo genera la confusione di cui ti accennavano i commenti precedenti.
Detto ciò la scrittura è buona, i dialoghi convincenti, come la caratterizzazione dei personaggi.
il titolo è assai curioso.
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa
Bellissima questa frase, mi ci rivedo molto...
A rileggerci
Ho il fiato corto!
Leggere di fantascienza è più faticoso che vedere delle immagini sopra uno schermo.
Credo che, per il genere che hai trattato, il racconto valga molto.
I termini inventati sono molti e spezzano, almeno per me, il ritmo della lettura.
Forse questo genera la confusione di cui ti accennavano i commenti precedenti.
Detto ciò la scrittura è buona, i dialoghi convincenti, come la caratterizzazione dei personaggi.
il titolo è assai curioso.
Col labiale Natsi rivolge una frase a sé stessa
Bellissima questa frase, mi ci rivedo molto...
A rileggerci
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
Ciao Autore,
bello, frizzante e movimentato questo racconto: esattamente ciò che mi aspetto da un racconto d'azione ambientato nel futuro!
Credo che il maggior pregio del testo sia il ritmo molto concitato della trama; ritmo che diventa però anche il fatto penalizzante della storia perchè basta distrarsi un attimo che si perdono preziose informazioni.
Devo dire che ho apprezzato questo racconto molto di più alla seconda lettura rispetto alla prima: dopo è stato tutto più facile e non ho trovato le criticità della prima lettura, anzi, me lo sono gustato di più.
Costruire una trama così complessa in poche battute è, a mio avvio, una dimostrazione di quanto tu sia abile e fantasioso, il tutto supportato da una scrittura corretta e scorrevole che è il pilastro portante di una buona storia.
bello, frizzante e movimentato questo racconto: esattamente ciò che mi aspetto da un racconto d'azione ambientato nel futuro!
Credo che il maggior pregio del testo sia il ritmo molto concitato della trama; ritmo che diventa però anche il fatto penalizzante della storia perchè basta distrarsi un attimo che si perdono preziose informazioni.
Devo dire che ho apprezzato questo racconto molto di più alla seconda lettura rispetto alla prima: dopo è stato tutto più facile e non ho trovato le criticità della prima lettura, anzi, me lo sono gustato di più.
Costruire una trama così complessa in poche battute è, a mio avvio, una dimostrazione di quanto tu sia abile e fantasioso, il tutto supportato da una scrittura corretta e scorrevole che è il pilastro portante di una buona storia.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
L'azione ti travolge, com'è giusto che sia in questo step.
I personaggi sono caratterizzati bene, man mano che si procede nella lettura, in modo naturale ma preciso.
I dialoghi mai imbalsamati, anche se verso la fine si fatica a capire chi dice cosa.
Gli unici appunti sono una terminologia troppo cyberspaziale e una trama che alla fine risulta arrotolata su se stessa, confondendo il lettore.
Qualche riga in più, qualche pausa tra un'azione e l'altra, per introdurre meglio l'intreccio, lo renderanno un ottimo racconto, se vorrai metterci mano.
I personaggi sono caratterizzati bene, man mano che si procede nella lettura, in modo naturale ma preciso.
I dialoghi mai imbalsamati, anche se verso la fine si fatica a capire chi dice cosa.
Gli unici appunti sono una terminologia troppo cyberspaziale e una trama che alla fine risulta arrotolata su se stessa, confondendo il lettore.
Qualche riga in più, qualche pausa tra un'azione e l'altra, per introdurre meglio l'intreccio, lo renderanno un ottimo racconto, se vorrai metterci mano.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
Ciao autore.
Non so se l'ho già detto, ma il fantascienza è il mio genere preferito, insieme allo storico.
Qui c'è tutto, davvero.
Ci hai aggiunto un pochino ( si fa per dire... ) di azione, che tanto mi sembrava di leggere gli script di Battelstar Galactica. I personaggi sono bellissimi, la frase finale è assurdamente fantastica. La scrittura è ottima, anche se a me personalmente interessa meno, rispetto a trama, fantasia e concatenazione di eventi; queste cose o le hai o ti attacchi. La forma della scrittura viene, con esercizi e quant'altro. Comunque scusa, mi stavo perdendo in altro.
A un certo punto ho capito che non ci stavo capendo una mazza, ho riniziato e nulla, la sensazione era la stessa.
E mi è piaciuto un sacco.
Come quando ho visto Cloud Atlas, scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski, solo quelle due matte di Matrix potevano fare un film simile capibile solo alla fine ( e non del tutto ) tratto dal romanzo L'atlante delle nuvole di David Mitchell, che probabilmente era un pazzo più di loro per scrivere una cosa del genere.
Detto questo, tutto è perfetto così com'è, almeno per me ovviamente. Sono solito appuntarmi vicino ai racconti una votazione a decimi, per fare la classifica finale.
Qui è un 15/10, già te lo dico.
Poi finito lo step, per favore, sentiamoci, ho alcune cose da chiederti.
Grazie e a rileggerci.
Non so se l'ho già detto, ma il fantascienza è il mio genere preferito, insieme allo storico.
Qui c'è tutto, davvero.
Ci hai aggiunto un pochino ( si fa per dire... ) di azione, che tanto mi sembrava di leggere gli script di Battelstar Galactica. I personaggi sono bellissimi, la frase finale è assurdamente fantastica. La scrittura è ottima, anche se a me personalmente interessa meno, rispetto a trama, fantasia e concatenazione di eventi; queste cose o le hai o ti attacchi. La forma della scrittura viene, con esercizi e quant'altro. Comunque scusa, mi stavo perdendo in altro.
A un certo punto ho capito che non ci stavo capendo una mazza, ho riniziato e nulla, la sensazione era la stessa.
E mi è piaciuto un sacco.
Come quando ho visto Cloud Atlas, scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski, solo quelle due matte di Matrix potevano fare un film simile capibile solo alla fine ( e non del tutto ) tratto dal romanzo L'atlante delle nuvole di David Mitchell, che probabilmente era un pazzo più di loro per scrivere una cosa del genere.
Detto questo, tutto è perfetto così com'è, almeno per me ovviamente. Sono solito appuntarmi vicino ai racconti una votazione a decimi, per fare la classifica finale.
Qui è un 15/10, già te lo dico.
Poi finito lo step, per favore, sentiamoci, ho alcune cose da chiederti.
Grazie e a rileggerci.
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Midgardsormr- Padawan
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Data di iscrizione : 17.10.20
Età : 39
Località : Biella
Re: Puntini rossi
Questo racconto ha tanti pregi e un unico grosso difetto.
Da cosa partiamo?
Dai pregi, dai.
Mi è piaciuto veramente quasi tutto. L'inventiva, la dinamicità, le idee che hai messo al servizio della storia.
I personaggi. Che hanno solo un difettuccio, a dire il vero: non sono descritti, non sappiamo che aspetto abbiano, a parte i bio-innesti di Natsi. Un peccato, secondo me.
Le trovate tecnologiche, tutte più o meno credibili. Tranne forse il tubo d'ingresso della cantina, che è a senso unico ma poi no. O lo è o non lo è, lo stratagemma della accelerazione inversa mi sembra improprio (però è divertente, va detto).
I dialoghi. Ragazzi, a parte qualche battuta mal riuscita ("Qual buon vento" no, dai!), sono dialoghi secchi, frizzanti, che fanno sorridere in più d'un'occasione. Ottimo lavoro!
E poi c'è il difetto.
La trama.
L'hai fatta troppo complessa. Complessa al punto che, secondo me, non regge. Contiene un errore, da qualche parte, che ne inficia la logica.
Mi appoggio allo schema di Ariann... Susanna:
Il Boia vuole giustiziare Clarion, colpevole di qualche delitto (forse la morte della sorella di Jean), ma non riuscendo a raggiungerlo, finge di essere Clarion, assolda Natsi per “salvare” Jean (condannato ma solo per omicidio colposo) durante un meeting di assassini con esecuzione come cotillon; la sua idea è che Jean, col veleno, riesca - una volta portato al suo cospetto - a uccidere Clarion dando allo stesso tempo a Jean soddisfazione per la morte della sorella. Do ut des.
Non mi torna perché il Boia, volendo usare J.M. come mezzo per arrivare a Clarion, abbia bisogno di metterlo sull'Isola dei Fagiani che sta per essere atomizzata (ma forse non letteralmente) per farlo portare via un secondo prima dalla cacciatrice di taglie che lui stesso ha ingaggiato spacciandosi per Clarion, affinché lei portasse J.M. da Clarion e il ragazzo lo assassinasse con una tecnica poco poco rischiosa, salvo essere salvato dalla stessa cacciatrice che il Boia ha ingaggiato per portare J.M. a tentare di uccidere Clarion.
(...respiro profondissimo...)
Non funziona.
Non funziona perché bastava davvero usare la sola Natsi, ingannandola o prezzolandola, per arrivare a Clarion e a quel punto terminarlo.
Sono sicuro che ci siano altri punti simili nel corso dello svolgimento della trama, ma questo è quello che mi è maggiormente saltato all'occhio.
Il fatto è che il resto è così coinvolgente, figo e coinvolgente, che alla fine mi sento di promuovere comunque il prodotto finale. Merita.
Merita per la grinta che il racconto ha e per la scioltezza con la quale hai gestito il tutto, dialoghi inclusi.
Occhio solo a non esagerare con la tecnologia: apprezzo che tu non abbia sprecato inutili descrizioni per spiegarne il funzionamento, secondo me è corretto così, però non bisogna farsi prendere troppo la mano.
Inoltre rivedrei la primissima scena, quando Natsi è dentro la capsula e di colpo afferra il ragazzo. Lì ho proprio esclamato EH?! con annesso battere di palpebre molto veloce.
Divertente la menzione dei Baka/cyberbaka (che avrei scritto maiuscolo però).
Dai, lo sai che per me alla fine, al netto delle osservazioni fatte, sei tra i papabili: hai centrato (o quasi) il bersaglio.
Da cosa partiamo?
Dai pregi, dai.
Mi è piaciuto veramente quasi tutto. L'inventiva, la dinamicità, le idee che hai messo al servizio della storia.
I personaggi. Che hanno solo un difettuccio, a dire il vero: non sono descritti, non sappiamo che aspetto abbiano, a parte i bio-innesti di Natsi. Un peccato, secondo me.
Le trovate tecnologiche, tutte più o meno credibili. Tranne forse il tubo d'ingresso della cantina, che è a senso unico ma poi no. O lo è o non lo è, lo stratagemma della accelerazione inversa mi sembra improprio (però è divertente, va detto).
I dialoghi. Ragazzi, a parte qualche battuta mal riuscita ("Qual buon vento" no, dai!), sono dialoghi secchi, frizzanti, che fanno sorridere in più d'un'occasione. Ottimo lavoro!
E poi c'è il difetto.
La trama.
L'hai fatta troppo complessa. Complessa al punto che, secondo me, non regge. Contiene un errore, da qualche parte, che ne inficia la logica.
Mi appoggio allo schema di Ariann... Susanna:
Il Boia vuole giustiziare Clarion, colpevole di qualche delitto (forse la morte della sorella di Jean), ma non riuscendo a raggiungerlo, finge di essere Clarion, assolda Natsi per “salvare” Jean (condannato ma solo per omicidio colposo) durante un meeting di assassini con esecuzione come cotillon; la sua idea è che Jean, col veleno, riesca - una volta portato al suo cospetto - a uccidere Clarion dando allo stesso tempo a Jean soddisfazione per la morte della sorella. Do ut des.
Non mi torna perché il Boia, volendo usare J.M. come mezzo per arrivare a Clarion, abbia bisogno di metterlo sull'Isola dei Fagiani che sta per essere atomizzata (ma forse non letteralmente) per farlo portare via un secondo prima dalla cacciatrice di taglie che lui stesso ha ingaggiato spacciandosi per Clarion, affinché lei portasse J.M. da Clarion e il ragazzo lo assassinasse con una tecnica poco poco rischiosa, salvo essere salvato dalla stessa cacciatrice che il Boia ha ingaggiato per portare J.M. a tentare di uccidere Clarion.
(...respiro profondissimo...)
Non funziona.
Non funziona perché bastava davvero usare la sola Natsi, ingannandola o prezzolandola, per arrivare a Clarion e a quel punto terminarlo.
Sono sicuro che ci siano altri punti simili nel corso dello svolgimento della trama, ma questo è quello che mi è maggiormente saltato all'occhio.
Il fatto è che il resto è così coinvolgente, figo e coinvolgente, che alla fine mi sento di promuovere comunque il prodotto finale. Merita.
Merita per la grinta che il racconto ha e per la scioltezza con la quale hai gestito il tutto, dialoghi inclusi.
Occhio solo a non esagerare con la tecnologia: apprezzo che tu non abbia sprecato inutili descrizioni per spiegarne il funzionamento, secondo me è corretto così, però non bisogna farsi prendere troppo la mano.
Inoltre rivedrei la primissima scena, quando Natsi è dentro la capsula e di colpo afferra il ragazzo. Lì ho proprio esclamato EH?! con annesso battere di palpebre molto veloce.
Divertente la menzione dei Baka/cyberbaka (che avrei scritto maiuscolo però).
Dai, lo sai che per me alla fine, al netto delle osservazioni fatte, sei tra i papabili: hai centrato (o quasi) il bersaglio.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Puntini rossi
Ciao Aut-
Nonostante io sia affascinato dal genere fantascientifico, ho faticato a entrare nel racconto per l'eccesso di parole inventate, che sono tra l'altro concentrate quasi tutte nella prima parte.
Una cosa che non mi piace in generale è quando il finale ha un colpo di scena che non è preparato. Jean Manu sembra cadere continuamente dalle nuvole: sembra che non sappia chi sia il Boia né dove lo stia portando Natsi. Anche rileggendo non trovo indizi che preparino il colpo di scena; magari ci sono e non li ho trovati io.
Azione ce n'è e devo dire che è gestita con i ritmi giusti; permetti ai personaggi di riposare e in questo modo dai anche a me lettore un momento di pausa per elaborare cos'è successo.
Il personaggio più riuscito secondo me è Natsi, probabilmente perché è la più onesta e in un certo senso è l'unica vittima delle bugie degli altri.
L'Isola dei Fagiani c'è ed è essenziale, nonostante sia vaporizzata nei primi capoversi; essenziale anche il Boia. Bene il IV millennio.
Grazie e alla prossima.
Nonostante io sia affascinato dal genere fantascientifico, ho faticato a entrare nel racconto per l'eccesso di parole inventate, che sono tra l'altro concentrate quasi tutte nella prima parte.
Una cosa che non mi piace in generale è quando il finale ha un colpo di scena che non è preparato. Jean Manu sembra cadere continuamente dalle nuvole: sembra che non sappia chi sia il Boia né dove lo stia portando Natsi. Anche rileggendo non trovo indizi che preparino il colpo di scena; magari ci sono e non li ho trovati io.
Azione ce n'è e devo dire che è gestita con i ritmi giusti; permetti ai personaggi di riposare e in questo modo dai anche a me lettore un momento di pausa per elaborare cos'è successo.
Il personaggio più riuscito secondo me è Natsi, probabilmente perché è la più onesta e in un certo senso è l'unica vittima delle bugie degli altri.
L'Isola dei Fagiani c'è ed è essenziale, nonostante sia vaporizzata nei primi capoversi; essenziale anche il Boia. Bene il IV millennio.
Grazie e alla prossima.
______________________________________________________
Re: Puntini rossi
La cantina si perde in mezzo a mille invenzioni, spazzata via come l'isola dei Fagiani da un cyber-ritmo forsennato.
Anche il boia è in realtà un "boia" tra virgolette.
Insomma i paletti più che centrati sono investiti, letteralmente buttati giù inseguendo una storia che immagino l'autore avesse già in testa molto prima e abbia più o meno adattato alla situazione.
Che poi sia riuscita in sé questo è fuor di dubbio, e divertente da leggere. Impegnativa, anche questo. Esagerata. Ci sono materiale e idee per farne dieci racconti, una serie a fumetti, qualunque cosa, ma non un racconto breve. E soprattutto non un racconto breve che dovrebbe trovare le sue fondamenta nella cantina.
Fuori dal contesto racconto promosso. Nel contesto per me il legame con la stanza è troppo debole per vederlo in corsa. Ma va veloce, dannatamente veloce.
Complimenti. Si vede che maneggi con abilità il genere.
Anche il boia è in realtà un "boia" tra virgolette.
Insomma i paletti più che centrati sono investiti, letteralmente buttati giù inseguendo una storia che immagino l'autore avesse già in testa molto prima e abbia più o meno adattato alla situazione.
Che poi sia riuscita in sé questo è fuor di dubbio, e divertente da leggere. Impegnativa, anche questo. Esagerata. Ci sono materiale e idee per farne dieci racconti, una serie a fumetti, qualunque cosa, ma non un racconto breve. E soprattutto non un racconto breve che dovrebbe trovare le sue fondamenta nella cantina.
Fuori dal contesto racconto promosso. Nel contesto per me il legame con la stanza è troppo debole per vederlo in corsa. Ma va veloce, dannatamente veloce.
Complimenti. Si vede che maneggi con abilità il genere.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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