Strano anzi stranissimo
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Strano anzi stranissimo
Il ventisette giugno del 2016, la signora Fernanda era nel salotto della sua bella abitazione di Portici, quando lo squillo del telefono di casa, la distolse dalla visione del suo programma preferito: “Un posto al sole”. Guardò il marito ma il vecchio notaio, sprofondato nella sua poltrona preferita, era già nel mondo ovattato del consueto sonnellino postprandiale e, comunque, lei sapeva benissimo che andare a rispondere al telefono era un suo preciso compito.
Chi può essere a quest’ora e poi sul numero di casa? Da quando Elena lo ha fatto mettere su quel registro, più nessuno chiama lì. Mah, vediamo un po’ pensò. Dopo essersi alzata a fatica, si diresse a passo lento verso quel coso che continuava imperterrito a far risuonare dal lungo corridoio, l’obsoleto “drin, drin”.
«Eccomi, eccomi! Sto arrivando!» gli urlò contro infastidita. Alzò il cordless e premette il tasto con l’icona del telefono verde.
«Pronto» il suo tono era perlomeno annoiato.
«Hello. Sono il console onorario italiano di Darwin e avrei bisogno di parlare con qualcuno della famiglia di Elena Coppola» l’accento era un po’ strano con un sottofondo compassionevole.
«Oh, Dio mio, Elena! Che le è successo?» Senza ascoltare quello che l’uomo le stava dicendo gridò «Gennarìiiii! Gennarìiiii!» svegliando di soprassalto l’uomo che, malgrado l’età avanzata, le fu accanto in pochi secondi.
«Prendi. Parla tu! È successo qualcosa a Elena» passatogli l’apparecchio, la signora Fernanda s’accasciò sulla sedia accanto alla mensola del cordless, guardando verso l’insù all’imponente figura del marito.
Qualcuno stava parlando ma lui interruppe quella voce un po’ strana «Buongiorno. Sono il notaio Gennaro Coppola e mia moglie mi ha detto che è successo qualcosa a nostra figlia Elena.»
«Buongiorno signor notaio. Come ho già detto a sua moglie, sono il Console onorario italiano di Darwin e sì, effettivamente, vostra figlia Elena ha avuto uno spiacevole incidente…»
«Signor Console la prego non cerchi giri di parole. Quell’incidente che conseguenze ha avuto?» lo interruppe ansioso il notaio.
«Sarò franco, signor notaio. Mortali. Il corpo di sua figlia è stato ritrovato a Uluru, ieri mattina, da una guida turistica che…»
«Che posto è quell’Urulo? E non mi interessano i dettagli della guida. Mi dica come è morta e perché non mi avete avvisato subito!» alzò la voce Gennaro. La signora Fernanda, al sentire che la figlia era morta, s’era ancor più accasciata sulla seggiola ed emetteva uno stridulo lamento continuo.
«Signor notaio, le chiedo scusa, la capisco ma se mi lascia terminare…»
«Mi scusi lei signor Console. L’ascolto» e con la mano libera prese quella della moglie come per farsi e farle coraggio.
«Uluru è quella montagna che gli aborigeni considerano sacra mentre, per gli altri, è un sorprendente luogo turistico. Un grande masso rossastro quasi al centro dell’Australia chiamato anche Ayers Rock, dal nome del suo scopritore. Vostra figlia è stata trovata in una delle tante fenditure del masso. Ora debbo darle dettagli dolorosi» non essendoci alcuna interruzione da parte del notaio, continuò. «Alle sette del mattino, ora locale di ieri, credo sia l’una e mezza di notte da voi, però del giorno prima, una guida aborigena, che accompagnava dei turisti sulla piana superiore del monte, ha intravisto, nello spacco di una roccia, un paio di gambe nude. Allontanando i turisti con una scusa ed entrata nella grotta, ha scoperto il corpo nudo di sua figlia, sdraiato supino al suolo. Ripiegata sotto il capo, a farle da cuscino, aveva una corta giacca di lana bianca e nella mano destra, aperta, il germoglio di un fiore.
Dall'esame autoptico è risultato che la morte è stata causata da strangolamento. Inoltre, il patologo ha anche rilevato ecchimosi per tutto il corpo e tracce di una violenza anale commessa prima del decesso.» Il suo telefono gli trasmise un urlo represso, così come un “Maronna”, ma quello molto più chiaro.
«Mi perdoni la reazione signor Console. Penso che io debba venire a Darwin per il riconoscimento.» Lo sforzo per riprendere il controllo era stato immenso e la sua mano era ormai stritolata da quella di Fernanda la quale aveva sentito tutto dal viva voce, messo in funzione dal marito.
«Sarebbe opportuno, anche se potrebbe essere un nostro tribunale a effettuare la pratica. Hanno ritrovato il suo zainetto con i documenti d’identità, il portafoglio con un’importante somma in contanti e il cellulare, dal quale abbiamo ricavato il vostro numero di casa. Se non desidera fare il lungo viaggio penserò io, dal Consolato, a trasmettervi tutti i suoi averi e anche a tenervi informati dei risultati dell’indagine. Sono veramente molto spiacente dell’orribile accaduto. Non vi ho ancora detto il mio nome. Sono Giovanni Rendine ma qui tutti mi chiamano John e, vi prego, non esitate a chiamarmi così anche voi. Vi porgo le mie più vere e sentite condoglianze e vi prometto di far di tutto affinché trovino il colpevole.»
«Grazie Mr. John. Adesso vorremmo rimanere col nostro dolore. Amavamo moltissimo la nostra Elena che non solo mi aveva sostituito nel mio studio notarile ma era anche sì una grande sportiva e un arbitro di calcio molto apprezzato sui campi del girone femminile di serie A» il notaio si era lasciato andare con le spiegazioni, nell’illusione di poter trattenere le lacrime, che invece erano sgorgate copiose, senza che le sue mani, occupate da telefono e moglie, potessero detergerle. Dopo un «La ringrazio di nuovo e mi tenga informato su tutto» rimise il cordless sulla sua base e aiutò la moglie a raggiungere il divano dove entrambi rimasero per lunghi minuti seduti abbracciati senza dirsi nulla.
Il giorno seguente il quotidiano napoletano “Il Mattino” titolava in prima pagina di cronaca la morte di Bud Spencer, citando una frase dell’attore: “La morte non mi fa paura”. Il cronista, Nicola Cavezzuti, narrava di un’intervista di poco tempo prima con l’attore e, nel farlo, raccontava la vita del barbuto protagonista di oltre 120 film, parecchi dei quali in coppia con Terence Hill.
Mescolata ad altri fatti di cronaca appariva una breve da Sidney: “L’atroce morte di una nostra compaesana a Uluru in Australia” – Il noto arbitro di serie A Femminile, Elena Coppola, cittadina napoletana, è stata ritrovata morta ieri da una guida turistica locale, in una grotta della montagna, chiamata dagli aborigeni Uluru, molto più conosciuta da noi occidentali come Ayers Rock. All’apparenza stuprata e uccisa per strangolamento, il suo cadavere giaceva nudo con un germoglio di Telopea Speciosissima, una pianta che possiede qualità oppiacee, nel palmo della mano destra. La testa della donna riposava su di una corta giacca bianca, tipo bolero, accuratamente ripiegata a farle da cuscino. La Polizia di Darwin, incaricata delle indagini, al momento non ha emesso alcun comunicato. Porgiamo le nostre sentite condoglianze alla famiglia del Dott. Gennaro Coppola, ex titolare dell’antico studio notarile a suo nome, che però da un paio d’anni aveva trasmesso alla figlia. – M.M.
Il notaio telefonava quasi ogni giorno al Console ma le notizie erano veramente scarne. Sembrava che le indagini, causa quello strano germoglio, portassero verso quel mondo un po’ oscuro della sciamanismo nel quale gli aborigeni erano quasi dei maestri. Tra i suoi effetti personali, recuperati al Desert Garden Hotel, dove aveva affittato una camera, era stato trovato un itinerario di viaggio, in cui Mutitjulu, una piccola comunità di meno di trecento abitanti, sarebbe stata oggetto di una sua visita, prima di quella prevista della scalata fino alla sommità della grande roccia. Praticamente tutti gli abitanti erano stati interrogati dagli investigatori ma nessuna delle guide del posto aveva accompagnato Elena nella sua escursione. L’unica altra scoperta era che quella giacca non le apparteneva. La taglia era troppo piccola per il suo corpo ben modellato dallo sport.
«Allora, Mr. John, qualcuno deve averla messa dopo. Non credo proprio a un gesto così gentile dell’assassino!» propose il notaio al suo interlocutore dall’altro lato del mondo.
«Lo crede anche la Polizia, Signor Gennaro» oramai erano quasi amici «infatti stanno seguendo quella pista. Sulla giacca hanno ritrovato un capello che non appartiene a sua figlia e la Scientifica ne sta estraendo il DNA. A prima vista, essendo ricciuto e crespo, dovrebbe essere di un locale e siccome qui in Australia abbiamo un database di tutti i DNA degli aborigeni, una volta estrapolato da quel capello, non sarà difficile trovare la proprietaria della giacca.
«Ma com’è possibile che l’assassino sia una donna?» scattò il notaio, pentendosi subito dopo di quella frase ritornandogli in mente, come un orribile rigurgito, le molte ecchimosi e lo stupro rettale. «No, mi scusi John, allora erano in due…»
«Sono più propensi a credere che l’omicida fosse da solo e pensano a un uomo molto possente. Mi perdoni la crudezza: ma le ha spezzato una vertebra del collo. Elena comunque deve essersi difesa fino alla fine. Lo attestano i tanti colpi ricevuti e le unghie spezzate. Chiunque l’abbia assassinata porta sul proprio corpo le prove del delitto.»
«Ha ragione. Allora chi le ha messo la giacca sotto la testa? E quello strano germoglio nella mano?» chiese angosciato Gennaro.
«Pensano sia opera di una seconda persona. Qualcuno, o qualcuna, che ha visto l’assassino e che con quel suo gesto della giacca voleva forse fornire un indizio. Per il germoglio nella mano pensano a un gesto gentile. Niente a che avere con lo sciamanismo. Chiami quando vuole Gennaro. Io se avrò notizie farò lo stesso. Arrivederci.»
«Grazie John e arrivederci anche a lei.»
Tre settimane dopo il corpo di Elena arrivò all’aeroporto di Napoli e dopo i funerali, ai quali aveva partecipato una gran folla, fu tumulato nella cappella di famiglia al Cimitero Monumentale di Poggioreale. Fernanda, sorretta dal marito volle, malgrado lo straziante dolore che l’aveva di nuovo afferrata, partecipare alla messa in requiem nella chiesa di Santa Maria della Libera ma non ce la fece a proseguire fino alla tumulazione. Avendo delegato il marito, con lei rimase solo la sorella Guendalina, appositamente venuta da Londra, dove ormai abitava da oltre cinquant’anni.
«Fernanda, dimmi dove stanno le cose che ci prepariamo un the» la donna aveva perso la bella abitudine al bollente caffè napoletano e, più british di un british, cercò di riconfortare la sorella con la tipica bevanda inglese.
Guendalina però, tentando di distrarla dal suo dolore, chiese, forse col poco tatto appreso nei suoi lunghi anni a contatto con il popolo di Sua Maestà Elisabetta II, informazioni sul caso della nipote.
«Non sono poi molte le cose che quegli Sherlock Aussies hanno scoperto. Però hanno quel DNA che presto o tardi li condurrà da qualche parte» commentò dopo il breve racconto di Elena.
«Hai ragione. Noi aspettiamo solo quel risultato. Quella corta giacchetta bianca ci dirà tutto. Quel germoglio invece sembra essere un depistaggio verso il mondo esoterico degli sciamani» sottolineò la stessa.
«Aspetta un attimo! Credo che chi abbia messo la giacchetta e il germoglio, ci abbia dato nome e cognome dell’assassino. Però è strano. Anzi stranissimo!» La sua voce aveva perso il tono british.
«Guendalina ma che cosa stai dicendo?» era quasi un urlo quella domanda.
«Non comprendo come gli Aussies non l’abbiano capito! L’avevano proprio sotto gli occhi. Scritto chiaro e netto! Certo quelli…»
«Me lo vuoi dire! Per favore fammi capire» chiese la sorella quasi imperativamente, d’altronde lei era la maggiore.
«Mi sembra però una cosa stranissima.»
«Gesù, Giuseppe, Maria, dillo!» era stato un urlo.
«Ok. Germoglio in inglese si dice: Bud e quella specie di giacchetta bianca corta si chiama: Spencer. Bud Spencer è il nome dell’assassino scritto da qualcuno che voleva farlo sapere» mentre lo diceva le sembrava ancor più strano.
«Ma cosa dici! Bud Spencer è il nome di quell’attore che è morto proprio lo stesso giorno in cui hanno ucciso Elena. Cosa c’entra lui, che Dio abbia in pace la sua anima.»
«Non credo che lui possa entrarci ma è probabile che questo sia il nome dell’assassino australiano. Sarebbe opportuno verificare. O no?» Guendalina non mollava l’osso.
«Chiamo subito Gennaro e lo faccio tornare a casa. A quest’ora dovrebbe essere qui.» Fernanda non fece in tempo a ritrovare il suo cellulare che sentì una chiave girare nella serratura e poco dopo suo marito andava ad accomodarsi nel salotto insieme alle due sorelle.
Gli fu offerto del the. Era un po’ freddino. La scusa buona per rifiutarlo. Lui non avrebbe comunque mai tradito il suo caffè bollente per quella bevanda dei figli di Albione.
Le due donne gli permisero la pausa preparativa e la successiva degustazione, con un piccolo schiocco inelegante della lingua, poi Guendalina lo mise al corrente di quello che le sembrava la risoluzione del caso.
Mancava poco alle undici e a Darwin dovevano essere le otto e mezzo di sera. Il notaio non si fece scrupoli e chiamò John.
«No problem I was… scusi Gennaro l’abitudine. No non mi disturba affatto. Abbiamo appena terminato di cenare. Mi dica pure…» e per quasi cinque minuti ascoltò quella strana considerazione «Può essere. I film di Bud Spencer sono stati molto seguiti qui da noi e non è detto che a qualche bambino aborigeno abbiano affibbiato quel nome oppure potrebbe essere il soprannome di uno di loro grosso e molto forte. Quest’ultimo farebbe proprio al caso nostro. L’idea di sua cognata a prima vista sembra pazzesca ma senz’altro da investigare. Chiamo subito il detective che segue il caso, poi appena ho notizie l’avverto. Arrivederci Gennaro e i miei omaggi alle signore.»
C’era solo d’aspettare.
«L’hanno arrestato!»
Era passata quasi una settimana quando quella frase senza preamboli di cortesia era scaturita dal telefono di casa Coppola.
«Gennaro c’è? Mi scusi la brutalità e l’orario antelucano ma volevo darle la notizia che ho appena ricevuta dalla Polizia di Darwin.»
«Non fa nulla. Dica pure. Oramai sono sveglio e mia moglie è qui con me» il cordless, in viva voce, era appoggiato sul tavolino in cristallo, di fronte al divano del salotto, sul quale i due si erano seduti ancora vestiti di pigiama e vestaglia.
«Sua cognata Guendalina aveva ragione. Bud Spencer era il soprannome di un ragazzo aborigeno molto robusto, che si offriva da guida abusiva ai clienti del Desert Garden Hotel. Era un conosciuto attaccabrighe. La Polizia l’ha preso in consegna circa tre ore fa e ha già confessato il delitto. Non è riuscito a spiegare quale sia stato il movente. Dice che è stato un raptus improvviso, forse causato dall’assunzione di droghe e alcol, di cui era un consumatore abitudinario. Il suo vero nome è John Martin ma ciò non interessa. Il curioso è che sia stata la sua compagna a denunciarlo con quei suoi criptici messaggi. Avendo saputo che lui avrebbe portato quella bella signora bianca, da sola, in cima all’Uluru, si era ingelosita e l’aveva seguito. L’aveva perso quando lui era sparito tra le rocce con lei. Poi quando era riapparso da solo, l’aveva lasciato scendere la montagna ed era andata a vedere. È lei che ci ha raccontato tutto, una volta assicurata che non avrebbe dovuto temere nulla dal suo violento compagno che trovava piacere solo nel sodomizzarla. Ha detto di aver trovato Elena piegata quasi in due, col collo spezzato. Già morta. Allora le era venuta quell’idea per denunciare il compagno. Messo il corpo supino, le aveva posto sotto la testa il suo spencer bianco arrotolato. Aveva poi raccolto un germoglio di quella pianta dai grandi fiori rossi e glielo aveva messo in mano. Sapeva, o meglio sperava, che qualcuno comprendesse il messaggio. Inoltre il DNA è proprio il suo. C’è voluta però la signora Guendalina a capire. Fernanda, Gennaro, è tutto finito. Spero che un giorno il vostro dolore si attenui. Ve lo auguro di cuore. Noi non abbiamo più la pena di morte ma, vi posso assicurare che l’assassino passerà gran parte della sua vita in prigione e questo per lui sarà senz’altro peggio che morire. Un grande abbraccio a entrambi e magari ci vedremo un giorno al mio rientro in Italia.»
«Grazie della sua gentilezza John e magari sì… forse un giorno ci vedremo. La saluta anche Fernanda.»
Non c’era più niente da dire ma tanto da ricordare.
La telefonata a Guendalina poteva aspettare.
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Re: Strano anzi stranissimo
Mi è piaciuta l'idea alla base del racconto: un caso d'omicidio nella lontanissima Australia, da risolvere a distanza con gli indizi criptici lasciati da una testimone timorosa.
Non ci sono i crismi del giallo, ma questo non è un difetto, anzi, contribuisce a rendere particolare la storia.
La soluzione del caso si affida al nome degli oggetti, e non è così sballato che alla polizia locale non venga in mente l'associazione mentale mentre ai protagonisti nostrani, forti dell'aiuto di zia Guendalina, sì. Anche questo l'ho trovato molto originale.
Menzione d'onore al buon Bud Spencer che, pur non essendo protagonista, compare sia come citazione nella notizia della sua scomparsa, sia come meno onorevole soprannome dell'assassino (o assassone vista la mole).
Ci sono però alcune cose che non mi hanno convinto.
Parto dall'inizio.
L'incipit sembra tanto quello di un racconto umoristico. Anche la telefonata del console inizia davvero in modo un po' macchiettistico, tanto da convincermi che la storia stava virando sul demenziale o comunque sull'humour nero.
Salvo poi spiazzarmi ancora all'elenco delle bruttezze occorse alla povera Elena, che di nuovo mi hanno messo il dubbio su cosa stessi leggendo.
Quel "Maronna" di nuovo ha rimesso tutto sul comico, non so, almeno io l'ho sentito così.
Non so come funzionino queste cose, ma la telefonata in oggetto mi è anche sembrata un po' strana, tutti i dettagli macabri detti così, senza un minimo di tatto. Idea mia.
Il racconto è zeppo (letteralmente) di dettagli, note di colore, tecnicismi e precisazioni che davvero nulla aggiungono alla storia in sé. Tra l'altro il racconto non è lungo, credo ci fossero ancora caratteri a disposizione, per cui mi viene il dubbio che tante informazioni aggiuntive siano servite forse ad allungare il tutto, a scapito però del...
Pathos.
Manca il pathos.
Ma del tutto. Non si percepisce mai il dolore straziante dei genitori, non c'è il senso d'oppressione, o d'orrore, che la morte di Elena dovrebbe suscitare. Sembra tutto così normale.
L'incipit, come dicevo, non aiuta. Ti proietta nell'idea che il racconto sia umoristico e poi invece vira sul giallo, sull'omicidio, ma senza che l'atmosfera cambi più di tanto.
Non so se ha fatto solo a me questa impressione.
Forse addolcire il tutto, evitare i dettagli della morte di Elena, avrebbe reso tutto più lieve e coerente. Oppure, io avrei preferito così per il mio gusto personale, dare al tutto un'atmosfera molto più tragica, molto più cupa, avrebbe impregnato lo scritto di una profondità maggiore.
Avrei voluto viverla l'angoscia di questi anziani genitori, percepirla, sentirmene parte mentre mia figlia, erede di una vita agiata e perdipiù con una certa popolarità grazie all'essere arbitro di serie A femminile, muore in modo atroce dall'altra parte del mondo. E io non posso neanche raggiungerla perché sono anziano e ho tutti gli acciacchi del caso.
Cioè, sono cose che frustano la psiche, sono traumi coi quali bisogna combattere.
Questa mancanza mi rimane impressa come un grande buco in un racconto che aveva senz'altro alla base una idea molto molto interessante e originale.
Bene l'uso di Uluru: c'è ma non c'è. Non lo vediamo mai eppure ce lo immaginiamo lì, dalle parole del console e del trafiletto. Mi sembra un uso interessante del paletto.
Il fatto che Elena fosse un arbitro è invece del tutto ininfluente per la storia, eccetto il fattore popolarità che però non è stato sfruttato a dovere.
Ti segnalo, dal punto di vista formale, che parecchie virgole sono sbagliate, perlomeno nella primissima parte.
"Polizia" lo metterei maiuscolo solo se ti riferisci al corpo di Polizia nostrano, cioé al nome proprio del corpo, altrimenti lo metterei sempre minuscolo. Diverso è se tu avessi citato il Darwin Police Dpt. o robe del genere.
In questo pezzo:
Forse intendevi Fernanda? In caso contrario sarebbe "a proposito di Elena", ma suonerebbe comunque male, per cui boh.
Non ci sono i crismi del giallo, ma questo non è un difetto, anzi, contribuisce a rendere particolare la storia.
La soluzione del caso si affida al nome degli oggetti, e non è così sballato che alla polizia locale non venga in mente l'associazione mentale mentre ai protagonisti nostrani, forti dell'aiuto di zia Guendalina, sì. Anche questo l'ho trovato molto originale.
Menzione d'onore al buon Bud Spencer che, pur non essendo protagonista, compare sia come citazione nella notizia della sua scomparsa, sia come meno onorevole soprannome dell'assassino (o assassone vista la mole).
Ci sono però alcune cose che non mi hanno convinto.
Parto dall'inizio.
L'incipit sembra tanto quello di un racconto umoristico. Anche la telefonata del console inizia davvero in modo un po' macchiettistico, tanto da convincermi che la storia stava virando sul demenziale o comunque sull'humour nero.
Salvo poi spiazzarmi ancora all'elenco delle bruttezze occorse alla povera Elena, che di nuovo mi hanno messo il dubbio su cosa stessi leggendo.
Quel "Maronna" di nuovo ha rimesso tutto sul comico, non so, almeno io l'ho sentito così.
Non so come funzionino queste cose, ma la telefonata in oggetto mi è anche sembrata un po' strana, tutti i dettagli macabri detti così, senza un minimo di tatto. Idea mia.
Il racconto è zeppo (letteralmente) di dettagli, note di colore, tecnicismi e precisazioni che davvero nulla aggiungono alla storia in sé. Tra l'altro il racconto non è lungo, credo ci fossero ancora caratteri a disposizione, per cui mi viene il dubbio che tante informazioni aggiuntive siano servite forse ad allungare il tutto, a scapito però del...
Pathos.
Manca il pathos.
Ma del tutto. Non si percepisce mai il dolore straziante dei genitori, non c'è il senso d'oppressione, o d'orrore, che la morte di Elena dovrebbe suscitare. Sembra tutto così normale.
L'incipit, come dicevo, non aiuta. Ti proietta nell'idea che il racconto sia umoristico e poi invece vira sul giallo, sull'omicidio, ma senza che l'atmosfera cambi più di tanto.
Non so se ha fatto solo a me questa impressione.
Forse addolcire il tutto, evitare i dettagli della morte di Elena, avrebbe reso tutto più lieve e coerente. Oppure, io avrei preferito così per il mio gusto personale, dare al tutto un'atmosfera molto più tragica, molto più cupa, avrebbe impregnato lo scritto di una profondità maggiore.
Avrei voluto viverla l'angoscia di questi anziani genitori, percepirla, sentirmene parte mentre mia figlia, erede di una vita agiata e perdipiù con una certa popolarità grazie all'essere arbitro di serie A femminile, muore in modo atroce dall'altra parte del mondo. E io non posso neanche raggiungerla perché sono anziano e ho tutti gli acciacchi del caso.
Cioè, sono cose che frustano la psiche, sono traumi coi quali bisogna combattere.
Questa mancanza mi rimane impressa come un grande buco in un racconto che aveva senz'altro alla base una idea molto molto interessante e originale.
Bene l'uso di Uluru: c'è ma non c'è. Non lo vediamo mai eppure ce lo immaginiamo lì, dalle parole del console e del trafiletto. Mi sembra un uso interessante del paletto.
Il fatto che Elena fosse un arbitro è invece del tutto ininfluente per la storia, eccetto il fattore popolarità che però non è stato sfruttato a dovere.
Ti segnalo, dal punto di vista formale, che parecchie virgole sono sbagliate, perlomeno nella primissima parte.
"Polizia" lo metterei maiuscolo solo se ti riferisci al corpo di Polizia nostrano, cioé al nome proprio del corpo, altrimenti lo metterei sempre minuscolo. Diverso è se tu avessi citato il Darwin Police Dpt. o robe del genere.
In questo pezzo:
«Non sono poi molte le cose che quegli Sherlock Aussies hanno scoperto. Però hanno quel DNA che presto o tardi li condurrà da qualche parte» commentò dopo il breve racconto di Elena.
Forse intendevi Fernanda? In caso contrario sarebbe "a proposito di Elena", ma suonerebbe comunque male, per cui boh.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Sono confusa.
All’inizio non riuscivo a capire che genere di racconto stessi leggendo. Comico? Noir? Grottesco?
Arrivata alla fine sono rimasta con questo dubbio.
La cosa che più mi ha infastidito di questo racconto sta soprattutto nella parte iniziale.
Due anziani genitori ricevono una chiamata oltreoceano che li informa della morte della figlia con tanto di dettagli macabri e violenti. Come reagiscono? In nessun modo, continuano a conversare con il console senza emozioni. Non è credibile.
Così come ho trovato poco credibile la storia della moglie dell’assassino, che segue il marito, lo lascia stuprare e uccidere la povera Elena, per poi lasciare gli indizi (segue il marito di nascosto portandosi appresso uno spencer???e una radice)
La scrittura è abbastanza scorrevole, la punteggiatura andrebbe rivista.
I paletti ci sono, più Bud Spencer che arbitro forse.
Ho avuto la sensazione che volessi mettere dentro tante cose, forse troppe, dimenticando di perfezionare i dettagli importanti, e non lasciando trasparire emozioni
All’inizio non riuscivo a capire che genere di racconto stessi leggendo. Comico? Noir? Grottesco?
Arrivata alla fine sono rimasta con questo dubbio.
La cosa che più mi ha infastidito di questo racconto sta soprattutto nella parte iniziale.
Due anziani genitori ricevono una chiamata oltreoceano che li informa della morte della figlia con tanto di dettagli macabri e violenti. Come reagiscono? In nessun modo, continuano a conversare con il console senza emozioni. Non è credibile.
Così come ho trovato poco credibile la storia della moglie dell’assassino, che segue il marito, lo lascia stuprare e uccidere la povera Elena, per poi lasciare gli indizi (segue il marito di nascosto portandosi appresso uno spencer???e una radice)
La scrittura è abbastanza scorrevole, la punteggiatura andrebbe rivista.
I paletti ci sono, più Bud Spencer che arbitro forse.
Ho avuto la sensazione che volessi mettere dentro tante cose, forse troppe, dimenticando di perfezionare i dettagli importanti, e non lasciando trasparire emozioni
Mac- Padawan
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Re: Strano anzi stranissimo
Questo racconto mi lascia davvero perplessa, tanto da non averlo capito, o almeno non aver capito le intenzioni con cui è stato scritto, perchè tutta la lettura è stata pervasa da una sensazione strana, anzi stranissima, di star leggendo qualcosa di sbagliato.
La chiave del racconto sta nella traduzione delle parole bud e spencer (che può essere anche un'intuizione molto interessante nell'ottica del nostro contest), ma la trama, i personaggi e i dialoghi li ho percepiti inverosimili e molto distanti dalla realtà.
E questo mi lascia davvero perplessa, perchè la penna è buona, il testo scorrevole e corretto, l'idea interessante, eppure tutto si scontra con la freddezza (anzi, la glacialità) dei personaggi.
Va detto che anche la Christie nei suoi gialli manca spesso di tatto in certe situazioni (il vecchio è morto e sono tutti di là a fare colazione...), ma lì c'è un perchè profondo che poi diventa lampante. Qui invece ho trovato certe frasi e certi atteggiamenti al limite del disarmante.
Mi chiedo anche se ho frainteso la lettura, quando dovevo darle un tono più leggero, surreale, da interpretare, invece di visualizzarla come un crimine orribile. Non so.
Mi chiedo: ma veramente si danno tutte quelle informazioni a due genitori anziani, per telefono, sulla morte della loro unica figlia?
Rimango perplessa.
La chiave del racconto sta nella traduzione delle parole bud e spencer (che può essere anche un'intuizione molto interessante nell'ottica del nostro contest), ma la trama, i personaggi e i dialoghi li ho percepiti inverosimili e molto distanti dalla realtà.
E questo mi lascia davvero perplessa, perchè la penna è buona, il testo scorrevole e corretto, l'idea interessante, eppure tutto si scontra con la freddezza (anzi, la glacialità) dei personaggi.
Va detto che anche la Christie nei suoi gialli manca spesso di tatto in certe situazioni (il vecchio è morto e sono tutti di là a fare colazione...), ma lì c'è un perchè profondo che poi diventa lampante. Qui invece ho trovato certe frasi e certi atteggiamenti al limite del disarmante.
Mi chiedo anche se ho frainteso la lettura, quando dovevo darle un tono più leggero, surreale, da interpretare, invece di visualizzarla come un crimine orribile. Non so.
Mi chiedo: ma veramente si danno tutte quelle informazioni a due genitori anziani, per telefono, sulla morte della loro unica figlia?
Rimango perplessa.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Sì, è davvero strano anzi stranissimo questo racconto.
Sembra rimbalzare fra vari generi, fra vari registri (giallo? noir? comico? grottesco?) senza riuscire a centrarne uno in particolare.
Certo, la situazione di morte per strangolamento della donna e la soluzione del caso basata sulla deduzione/traduzione degli indizi potrebbe far propendere per un classico whodunit, ma ci sono troppe deviazioni verso altri territori.
Ma, a parte l'appartenenza o meno a un genere particolare (dopotutto in questo step il genere era libero), è un'altra la caratteristica che definisce questo lavoro, o, meglio, la mancanza di una caratteristica che in una situazione come questa dovrebbe avere il sopravvento su tutto il resto: manca completamente l'emotività. O, almeno, io non l'ho percepita, nemmeno nei momenti più terribili della storia.
Dei genitori anziani ricevono la notizia della morte della figlia, avvenuta a migliaia di chilometri da casa; vengono dati loro particolari raccapriccianti su quella morte; e l'autore ci fa sapere che la madre "s’era ancor più accasciata sulla seggiola ed emetteva uno stridulo lamento continuo", mentre il padre si dilunga a telefono con il console sulla carriera di "arbitro di calcio molto apprezzato sui campi del girone femminile di serie A" della ragazza uccisa.
Per il resto, domina la mancanza di vere emozioni, la freddezza, scandita dalla logica distaccata della soluzione del caso.
Poco o niente da eccepire sulla scrittura, ma il racconto proprio non mi ha preso.
M.
Sembra rimbalzare fra vari generi, fra vari registri (giallo? noir? comico? grottesco?) senza riuscire a centrarne uno in particolare.
Certo, la situazione di morte per strangolamento della donna e la soluzione del caso basata sulla deduzione/traduzione degli indizi potrebbe far propendere per un classico whodunit, ma ci sono troppe deviazioni verso altri territori.
Ma, a parte l'appartenenza o meno a un genere particolare (dopotutto in questo step il genere era libero), è un'altra la caratteristica che definisce questo lavoro, o, meglio, la mancanza di una caratteristica che in una situazione come questa dovrebbe avere il sopravvento su tutto il resto: manca completamente l'emotività. O, almeno, io non l'ho percepita, nemmeno nei momenti più terribili della storia.
Dei genitori anziani ricevono la notizia della morte della figlia, avvenuta a migliaia di chilometri da casa; vengono dati loro particolari raccapriccianti su quella morte; e l'autore ci fa sapere che la madre "s’era ancor più accasciata sulla seggiola ed emetteva uno stridulo lamento continuo", mentre il padre si dilunga a telefono con il console sulla carriera di "arbitro di calcio molto apprezzato sui campi del girone femminile di serie A" della ragazza uccisa.
Per il resto, domina la mancanza di vere emozioni, la freddezza, scandita dalla logica distaccata della soluzione del caso.
Poco o niente da eccepire sulla scrittura, ma il racconto proprio non mi ha preso.
M.
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Purtroppo anche io devo ripetere quanto già detto da chi mi ha preceduto.
La reazione dei genitori di Elena alla notizia della sua morte è glaciale e questo non può che lasciare perplessi. Non so, è vero che ogni persona è diversa da un' altra e che quindi ci può anche stare una reazione diversa e particolare, ma qui tutti e due i genitori si comportano con eccessivo distacco.
Non credo fosse questo il tuo intento, però il lettore avverte chiaramente questa cosa.
Metti Gennaro, magari avrebbe potuto apprendere la notizia e pietrificarsi, non dire nulla, ascoltare e basta, invece si lascia andare alla conversazione col console dicendo che Elena gli era subentrata allo studio notarile ed era pure un apprezzato arbitro della serie A femminile. Tu ti premuri di dirci che lo fa per non cedere alle lacrime, eppure sembra un comportamento alquanto bizzarro.
Poi un'altra cosa che ho annotato è quando Gennaro si propone per andare in Australia per il riconoscimento della figlia e il console gli dice che nel caso è lo stesso perché hanno trovato i documenti di riconoscimento. Io non ho figli, però mi viene da pensare che un padre possa desiderare, possa volere di andare a recuperare il corpo di sua figlia e riaccompagnarla a casa, come ultimo gesto d'amore e di vicinanza.
Poi, quando il console dice: «Uluru è quella montagna che gli aborigeni considerano sacra mentre, per gli altri, è un sorprendente luogo turistico. Un grande masso rossastro quasi al centro dell’Australia chiamato anche Ayers Rock, dal nome del suo scopritore
La reazione dei genitori di Elena alla notizia della sua morte è glaciale e questo non può che lasciare perplessi. Non so, è vero che ogni persona è diversa da un' altra e che quindi ci può anche stare una reazione diversa e particolare, ma qui tutti e due i genitori si comportano con eccessivo distacco.
Non credo fosse questo il tuo intento, però il lettore avverte chiaramente questa cosa.
Metti Gennaro, magari avrebbe potuto apprendere la notizia e pietrificarsi, non dire nulla, ascoltare e basta, invece si lascia andare alla conversazione col console dicendo che Elena gli era subentrata allo studio notarile ed era pure un apprezzato arbitro della serie A femminile. Tu ti premuri di dirci che lo fa per non cedere alle lacrime, eppure sembra un comportamento alquanto bizzarro.
Poi un'altra cosa che ho annotato è quando Gennaro si propone per andare in Australia per il riconoscimento della figlia e il console gli dice che nel caso è lo stesso perché hanno trovato i documenti di riconoscimento. Io non ho figli, però mi viene da pensare che un padre possa desiderare, possa volere di andare a recuperare il corpo di sua figlia e riaccompagnarla a casa, come ultimo gesto d'amore e di vicinanza.
Poi, quando il console dice: «Uluru è quella montagna che gli aborigeni considerano sacra mentre, per gli altri, è un sorprendente luogo turistico. Un grande masso rossastro quasi al centro dell’Australia chiamato anche Ayers Rock, dal nome del suo scopritore
ripeti quasi le stesse parole nell'articolo di giornale: Mescolata ad altri fatti di cronaca appariva una breve da Sidney: “L’atroce morte di una nostra compaesana a Uluru in Australia” – Il noto arbitro di serie A Femminile, Elena Coppola, cittadina napoletana, è stata ritrovata morta ieri da una guida turistica locale, in una grotta della montagna, chiamata dagli aborigeni Uluru, molto più conosciuta da noi occidentali come Ayers Rock. All’apparenza stuprata e uccisa per strangolamento, il suo cadavere giaceva nudo con un germoglio di Telopea Speciosissima, una pianta che possiede qualità oppiacee, nel palmo della mano destra. La testa della donna riposava su di una corta giacca bianca, tipo bolero, accuratamente ripiegata a farle da cuscino. La Polizia di Darwin, incaricata delle indagini, al momento non ha emesso alcun comunicato. Porgiamo le nostre sentite condoglianze alla famiglia del Dott. Gennaro Coppola, ex titolare dell’antico studio notarile a suo nome, che però da un paio d’anni aveva trasmesso alla figlia. – M.M.
dove viene ripetuto anche che aveva rilevato lo studio notarile del padre e arbitrava nella serie A femminile.
Non so, sono tante piccole cose messe assieme che non convincono pienamente e lasciano il lettore con troppi dubbi e una strana sensazione di smarrimento, come se qualcosa gli sfuggisse.
Per quanto riguarda la forma non ho trovato errori.
La scrittura è buona.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Sono piuttosto sconcertato dal tono del racconto, in netto contrasto con la trama. Non si percepisce l’angoscia di chi riceve una simile notizia al telefono, ma nemmeno la concitazione di quando Guendalina rivela cosa avrebbe scoperto.
Anche come giallo ha qualche cosa che non mi convince: esaminano il DNA di un capello e non quello che sicuramente si trova sotto le unghie, spezzate la lotta?
Si potrebbe forse snellire nelle descrizioni, per dare più spazio ai sentimenti. L’articolo di giornale ripete pari pari le informazioni già riportate sopra; forse un accenno sarebbe bastato.
Ok, Elena faceva l’arbitro, ma se avesse fatto servizio nella Croce Rossa, cosa sarebbe cambiato?
Scusa ma non mi ha convinto.
Anche come giallo ha qualche cosa che non mi convince: esaminano il DNA di un capello e non quello che sicuramente si trova sotto le unghie, spezzate la lotta?
Si potrebbe forse snellire nelle descrizioni, per dare più spazio ai sentimenti. L’articolo di giornale ripete pari pari le informazioni già riportate sopra; forse un accenno sarebbe bastato.
Ok, Elena faceva l’arbitro, ma se avesse fatto servizio nella Croce Rossa, cosa sarebbe cambiato?
Scusa ma non mi ha convinto.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Strano anzi stranissimo
Alla prima lettura di questo racconto mi sono detta: geniale! Neppure nella più sfrenata fantasia mi sarebbe mai venuto in mente di architettare una storia “gialla” utilizzando il nome di Bud Spencer. Indizi disseminati ad arte:un fiore e uno Spencer. Caspita, davvero l’idea più originale e folle che abbia letto fino a questo momento tra i racconti in “gara”.
Nonostante il dramma atroce che propone, la violenza e il femminicidio, il testo è permeato da una vena di ironia, come a voler sdrammatizzare l’evento. Penso che non si debba leggere il racconto come una storia intrisa di sentimento, ma con una sorta di, so già che sarò criticata ferocemente per quanto sto per dire, “divertissement”.
Una commedia quasi inglese, un humour macabro, un assassino dalle sembianze di un attore famoso e molto apprezzato dagli aborigeni. Quando mi sono preparata per il contest mi sono imbattuta in tante informazioni (grazie DT staff anche per questi stimoli) che sono contenute in questo testo sono veritiere.
Davvero Bud Spencer era ed è un mito per gli abitanti di questi luoghi.
Se non si ricerca il solito testo strappalacrime e commovente, ma ci lascia trasportare dalla arguta leggerezza, secondo me il racconto acquista un sapore del tutto nuovo. Devo dire che, a livello di intuizione e fantasia, è un testo che non si fa dimenticare.
Nonostante il dramma atroce che propone, la violenza e il femminicidio, il testo è permeato da una vena di ironia, come a voler sdrammatizzare l’evento. Penso che non si debba leggere il racconto come una storia intrisa di sentimento, ma con una sorta di, so già che sarò criticata ferocemente per quanto sto per dire, “divertissement”.
Una commedia quasi inglese, un humour macabro, un assassino dalle sembianze di un attore famoso e molto apprezzato dagli aborigeni. Quando mi sono preparata per il contest mi sono imbattuta in tante informazioni (grazie DT staff anche per questi stimoli) che sono contenute in questo testo sono veritiere.
Davvero Bud Spencer era ed è un mito per gli abitanti di questi luoghi.
Se non si ricerca il solito testo strappalacrime e commovente, ma ci lascia trasportare dalla arguta leggerezza, secondo me il racconto acquista un sapore del tutto nuovo. Devo dire che, a livello di intuizione e fantasia, è un testo che non si fa dimenticare.
Petunia- Moderatore
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Re: Strano anzi stranissimo
Difficile etichettare questo racconto ma poi è proprio obbligatoria dargli un'etichetta. Per me basterebbe dire che è solo un racconto e prenderlo come tale. La scrittura mi è sembrata abbastanza buona senza errori evidenti tranne quell'Elena che avrebbe dovuto essere Fernanda ma ciò è qualcosa che capita a molti autori che rileggono le proprie storie: le sanno quasi a memoria e non vedono gli errori anche se macroscopici. Mi è piaciuto l'abbinamento del nome Bud Spencer ai due oggetti posti in evidenza dalla compagna della guida. Nient'altro da segnalare.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Racconto che sembra essere stato scritto controvoglia.
C'è la storia, ma non c'è anima, non c'è emozione.
Tutti impassibili.
Scrittore.
Lettori.
Potrebbe essere un nuovo modo di raccontare, senza voler scocciare chi non ha tempo da perdere.
La chiamerei 'scrittura in punta di piedi'.
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La chiamerei 'scrittura in punta di piedi'.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Mi dispiace, ma questo racconto non mi ha convinto a prima lettura e non mi convince nemmeno adesso, a distanza di un po' di tempo.
A parte i dialoghi, davvero poco naturali, è tutta la storia in sé a lasciarmi perplesso.
Una cosa che probabilmente non noterà nessuno, ma che a me ha fatto sorridere, è l'arbitro donna che arbitra la serie A femminile
La serie A femminile è un campionato professionistico (da pochi anni, ma è così) e le designazioni le fa la CAN C, quindi mi è suonato un po' come una sorta di stereotipo... Ma, ripeto, mi ha fatto sorridere, perché immagino che non tutti siano ferrati sulle designazioni arbitrali dell'AIA...
L'idea di "Bud Spencer" può essere stato il guizzo di genio che ti ha mosso in questo testo, ma poi la resa non è stata al passo con le aspettative. Ci sono anche diversi errori di punteggiatura, che ostacolano un po' la lettura.
Nel complesso, è un lavoro che non mi soddisfa. Mi dispiace.
A parte i dialoghi, davvero poco naturali, è tutta la storia in sé a lasciarmi perplesso.
Una cosa che probabilmente non noterà nessuno, ma che a me ha fatto sorridere, è l'arbitro donna che arbitra la serie A femminile

L'idea di "Bud Spencer" può essere stato il guizzo di genio che ti ha mosso in questo testo, ma poi la resa non è stata al passo con le aspettative. Ci sono anche diversi errori di punteggiatura, che ostacolano un po' la lettura.
Nel complesso, è un lavoro che non mi soddisfa. Mi dispiace.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Strano anzi stranissimo
onestamente devo dire che le idee contenute in questa storia sono davvero ottime, quasi geniali.
peccato non ottengano il risultato che meritano.
non so a cosa sia dovuto, forse al fatto che pur trattando di un omicidio, brutto, peraltro, la narrazione non assume mai toni drammatici bensì addirittura sarcastici, a tratti.
forse è qui la pecca, se così la vogliamo chiamare, e magari è esattamente quello che l'aut@ desidera.
a parte ciò, ho notato alcuni refusi e segnalo che qualche stacco nel testo non avrebbe fatto male.
per capire come classificarlo devo rileggerlo a freddo.
peccato non ottengano il risultato che meritano.
non so a cosa sia dovuto, forse al fatto che pur trattando di un omicidio, brutto, peraltro, la narrazione non assume mai toni drammatici bensì addirittura sarcastici, a tratti.
forse è qui la pecca, se così la vogliamo chiamare, e magari è esattamente quello che l'aut@ desidera.
a parte ciò, ho notato alcuni refusi e segnalo che qualche stacco nel testo non avrebbe fatto male.
per capire come classificarlo devo rileggerlo a freddo.
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Re: Strano anzi stranissimo
la prima immagine con Fernanda che guarda "un posto al sole" e Gennaro che sonnecchia sul divano è stato il modo perfetto per dire "salotto" ma soprattutto mi aveva preparato a un racconto ironico... e invece il dramma.
Il dramma non è un problema se fosse stato affrontato con la suddetta ironia. Purtroppo invece l'omicidio è così crudo e violento che mette veramente i brividi.
A differenza degli altri non mi ha infastidito questa mancanza di sentimenti e di emozioni, in un testo ironico svelto e corto non avrebbe disturbato.
Il racconto invece è ricercato, ci sono tanti dettagli non necessari ma soprattutto c'è questa velata ironia che entra in contrasto con tutto il resto. O forse è tutto il resto che entra in contrasto con l'essenza ironica del testo.
L'utilizzo di Bud Spencer è veramente geniale. Ma geniale in un modo gigantesco mi ha fatto saltare giù dalla sedia tanto era formidabile.
Il dramma non è un problema se fosse stato affrontato con la suddetta ironia. Purtroppo invece l'omicidio è così crudo e violento che mette veramente i brividi.
A differenza degli altri non mi ha infastidito questa mancanza di sentimenti e di emozioni, in un testo ironico svelto e corto non avrebbe disturbato.
Il racconto invece è ricercato, ci sono tanti dettagli non necessari ma soprattutto c'è questa velata ironia che entra in contrasto con tutto il resto. O forse è tutto il resto che entra in contrasto con l'essenza ironica del testo.
L'utilizzo di Bud Spencer è veramente geniale. Ma geniale in un modo gigantesco mi ha fatto saltare giù dalla sedia tanto era formidabile.
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Re: Strano anzi stranissimo
Certamente fra i vari autori che hanno tirato in ballo Bud Spencer, sei certamente quello che ha inventato la soluzione più fantasiosa e questo è già un grande merito. Aggiungo poi la vena ironica che permea tutto il brano, nonostante le situazioni drammatiche se non addirittura tragiche.
La lettura è scorsa veloce e senza intoppi. Sarà per questo che non mi sono accorto di qualche vizio formale che ti è stato segnalato.
Una buona prova.
La lettura è scorsa veloce e senza intoppi. Sarà per questo che non mi sono accorto di qualche vizio formale che ti è stato segnalato.
Una buona prova.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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A tommybe garba questo messaggio
A Antonio Borghesi non piace questo messaggio.
Re: Strano anzi stranissimo
L’idea di fondo è interessante: gli omicidi da risolvere funzionano, almeno per il me lettore. Hai architettato anche una bella trama.
E questo è sicuramente il pregio principale del tuo racconto.
Ma la punteggiatura inceppa la lettura troppo spesso: c’è un uso strabordante delle virgole che frammentano la lettura, dividono soggetti e predicati e costringono il lettore a riprendere la frase dal punto precedente.
L’arbitro di serie A è un arbitro di serie A, non femminile. Questa è una inesattezza che per noi, che siamo “dell’ambiente”, non passa inosservata.
Credo che il problema principale di questo racconto sia il registro che hai deciso di usare: stai raccontando un fatto di cronaca nera, di cronaca nera brutale e violenta. Mi aspetto l’angoscia, il dolore, lo schifo. Mi aspetto di leggere macchinosi meccanismi che portano alla soluzione e all’arresto del colpevole. Invece hai scelto di iniziare il tuo racconto con un tono leggero che, sinceramente, ho trovato stonato e mi ha impedito di leggere il testo con il trasporto che la materia necessitava.
E questo è sicuramente il pregio principale del tuo racconto.
Ma la punteggiatura inceppa la lettura troppo spesso: c’è un uso strabordante delle virgole che frammentano la lettura, dividono soggetti e predicati e costringono il lettore a riprendere la frase dal punto precedente.
L’arbitro di serie A è un arbitro di serie A, non femminile. Questa è una inesattezza che per noi, che siamo “dell’ambiente”, non passa inosservata.
Credo che il problema principale di questo racconto sia il registro che hai deciso di usare: stai raccontando un fatto di cronaca nera, di cronaca nera brutale e violenta. Mi aspetto l’angoscia, il dolore, lo schifo. Mi aspetto di leggere macchinosi meccanismi che portano alla soluzione e all’arresto del colpevole. Invece hai scelto di iniziare il tuo racconto con un tono leggero che, sinceramente, ho trovato stonato e mi ha impedito di leggere il testo con il trasporto che la materia necessitava.
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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.
REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
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Re: Strano anzi stranissimo
Ciao Aut-
Ci sono alcune cose che non vanno nella trama. Innanzitutto, sono quasi sicuro che certe notizie vengono portate di persona da carabinieri o polizia. Non è possibile ricevere una telefonata da un sedicente console italiano perché al telefono non c'è la possibilità di verificare l'identità della persona. Infatti all'inizio ho pensato si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto oppure di una truffa e infatti sembra quasi che Gennaro mangi la foglia (è notaio in pensione e dovrebbe quindi conoscere come funziona la legge). Invece no, è "tutto vero" nella realtà del racconto.
In questo caso non ci siamo con i dialoghi. Mi sembra che manchi la verosimiglianza nel comportamento per lo meno di Fernanda e Gennaro, ma aggiungerei anche il dialogo di John nella telefonata iniziale.
L'idea di scrivere un giallo l'ho trovata originale così come ho trovato originale il riferimento a Bud Spencer. Anche la scrittura è scorrevole, a parte una virgola tra soggetto e predicato proprio nell'incipit "lo squillo... (virgola) la distolse". Gli altri paletti mi sembra che ci siano.
Grazie e alla prossima.
Ci sono alcune cose che non vanno nella trama. Innanzitutto, sono quasi sicuro che certe notizie vengono portate di persona da carabinieri o polizia. Non è possibile ricevere una telefonata da un sedicente console italiano perché al telefono non c'è la possibilità di verificare l'identità della persona. Infatti all'inizio ho pensato si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto oppure di una truffa e infatti sembra quasi che Gennaro mangi la foglia (è notaio in pensione e dovrebbe quindi conoscere come funziona la legge). Invece no, è "tutto vero" nella realtà del racconto.
In questo caso non ci siamo con i dialoghi. Mi sembra che manchi la verosimiglianza nel comportamento per lo meno di Fernanda e Gennaro, ma aggiungerei anche il dialogo di John nella telefonata iniziale.
L'idea di scrivere un giallo l'ho trovata originale così come ho trovato originale il riferimento a Bud Spencer. Anche la scrittura è scorrevole, a parte una virgola tra soggetto e predicato proprio nell'incipit "lo squillo... (virgola) la distolse". Gli altri paletti mi sembra che ci siano.
Grazie e alla prossima.
A Arunachala garba questo messaggio
Re: Strano anzi stranissimo
Un racconto, giusto per parafrasare il titolo, strano anzi stranissimo.
Non penso sia una Penna al suo primo lavoro, forse con poca esperienza sì: mi è rimasta inoltre l’impressione di un tentativo di genere (il giallo?) e neanche la seconda/terza lettura ha rimosso tali sensazioni, soprattutto se collegate ad uno stile troppo ridondante.
L’incipit sembra scritto per preparare a qualcosa di frizzante: ho immaginato la scena sul palcoscenico, con un deciso accento napoletano di supporto e un bel salotto anni ’40 come arredo. Oh bene, qualcosa di umoristico! Dopo diversi racconti cupi… l’ideale.
Poi arrivano i dialoghi iniziali e mi sono cadute le braccia! Assieme al mouse (sopravvissuto).
Ma Penna, realisticamente – perché con la storia che si sviluppa il realismo è d’obbligo - un console comunica per telefono ai genitori la morte di una figlia e dispiega un dépliant da negozio di souvenir? Ma per favore! A parte che forse la notizia sarebbe stata data, coi dovuti modi, da un incaricato del Ministero o dai Carabinieri o da altra funzione analoga, e di persona, l’insieme degli atteggiamenti/dei toni affidati ai dialoghi non è proprio quello che ci si aspetta in tali circostanze. Io mi immagino disperazione, malori, confusione: sono due persone anziane che improvvisamente vivono il peggior lutto che possa capitare! Invece pare quasi che sia un evento che riguarda altri: prendo nota e riferisco. Anche i dettagli più cruenti e dolorosi affidati alla stessa telefonata… bah ritengo più credibile che sarebbero stati comunicati in altro momento, con molta più delicatezza. Cavoli, Penna!
Avrei accettato questo inizio, compresi i dialoghi, se nel proseguo si fosse trattato di una commedia brillante, la classica commedia degli equivoci, anche surreale/grottesca, te lo concedo – non essendoci genere ci stava di tutto - dove alla fine Elena fa la sua entrata in scena, viva e vegeta. Invece si entra in un giallo, dove classicamente si brancola nel buio finchè, voilà, arriva una Miss Marple semi-nostrana che risolve tutto in men che non si dica.
Insomma, l’idea di base non è male, anzi è originalissima, i paletti sono stati utilizzati bene, ma è un racconto che a mio parere ha bisogno di essere molto alleggerito, così come rivisto il linguaggio che a tratti sa un po’ di retrò. Ci sono descrizioni troppo minuziose di azioni compiute – alcune talmente normali e scontate e soprattutto inutili per la trama, che non ha senso inserire - ; così come tanti dettagli che nulla aggiungono alla stessa e che, nell’insieme, appesantiscono parecchio la lettura e il ritmo. Quasi la Penna temesse di non riuscire a far comprendere al lettore cosa sta succedendo, col risultato di perderne l’attenzione.
(ad es. Alzò il cordless e premette il tasto con l’icona del telefono verde = Rispose al telefono; tutto dal viva voce,messo in funzione dal marito = rimise il cordless sulla sua base = Avendo delegato il marito == tipica bevanda inglese = con il popolo di Sua Maestà Elisabetta II = quasi imperativamente, d’altronde lei era la maggiore = Lui non avrebbe comunque mai tradito il suo caffè bollente per quella bevanda dei figli di Albione = pausa preparativa e successiva degustazione…)
Virgole a gogo, ma non sempre nel punto giusto. In alcuni punti, mancanti, così come altra punteggiatura da rivedere.
verso l’insù all’imponente figura = scrutando il viso del marito
nostra compaesana == siamo in città, concittadina è più consono
che le indagini, a causa
della dello sciamanismo
signor Gennaro == qui signor va minuscolo
Ma com’è possibile che l’assassino sia una donna? == Il console non ha detto che il capello è di una donna
cercò di riconfortare == come verbo esiste, ma qui proprio non ce lo vedo
Non penso sia una Penna al suo primo lavoro, forse con poca esperienza sì: mi è rimasta inoltre l’impressione di un tentativo di genere (il giallo?) e neanche la seconda/terza lettura ha rimosso tali sensazioni, soprattutto se collegate ad uno stile troppo ridondante.
L’incipit sembra scritto per preparare a qualcosa di frizzante: ho immaginato la scena sul palcoscenico, con un deciso accento napoletano di supporto e un bel salotto anni ’40 come arredo. Oh bene, qualcosa di umoristico! Dopo diversi racconti cupi… l’ideale.
Poi arrivano i dialoghi iniziali e mi sono cadute le braccia! Assieme al mouse (sopravvissuto).
Ma Penna, realisticamente – perché con la storia che si sviluppa il realismo è d’obbligo - un console comunica per telefono ai genitori la morte di una figlia e dispiega un dépliant da negozio di souvenir? Ma per favore! A parte che forse la notizia sarebbe stata data, coi dovuti modi, da un incaricato del Ministero o dai Carabinieri o da altra funzione analoga, e di persona, l’insieme degli atteggiamenti/dei toni affidati ai dialoghi non è proprio quello che ci si aspetta in tali circostanze. Io mi immagino disperazione, malori, confusione: sono due persone anziane che improvvisamente vivono il peggior lutto che possa capitare! Invece pare quasi che sia un evento che riguarda altri: prendo nota e riferisco. Anche i dettagli più cruenti e dolorosi affidati alla stessa telefonata… bah ritengo più credibile che sarebbero stati comunicati in altro momento, con molta più delicatezza. Cavoli, Penna!
Avrei accettato questo inizio, compresi i dialoghi, se nel proseguo si fosse trattato di una commedia brillante, la classica commedia degli equivoci, anche surreale/grottesca, te lo concedo – non essendoci genere ci stava di tutto - dove alla fine Elena fa la sua entrata in scena, viva e vegeta. Invece si entra in un giallo, dove classicamente si brancola nel buio finchè, voilà, arriva una Miss Marple semi-nostrana che risolve tutto in men che non si dica.
Insomma, l’idea di base non è male, anzi è originalissima, i paletti sono stati utilizzati bene, ma è un racconto che a mio parere ha bisogno di essere molto alleggerito, così come rivisto il linguaggio che a tratti sa un po’ di retrò. Ci sono descrizioni troppo minuziose di azioni compiute – alcune talmente normali e scontate e soprattutto inutili per la trama, che non ha senso inserire - ; così come tanti dettagli che nulla aggiungono alla stessa e che, nell’insieme, appesantiscono parecchio la lettura e il ritmo. Quasi la Penna temesse di non riuscire a far comprendere al lettore cosa sta succedendo, col risultato di perderne l’attenzione.
(ad es. Alzò il cordless e premette il tasto con l’icona del telefono verde = Rispose al telefono; tutto dal viva voce,
Virgole a gogo, ma non sempre nel punto giusto. In alcuni punti, mancanti, così come altra punteggiatura da rivedere.
verso l’insù all’imponente figura = scrutando il viso del marito
nostra compaesana == siamo in città, concittadina è più consono
che le indagini, a causa
signor Gennaro == qui signor va minuscolo
Ma com’è possibile che l’assassino sia una donna? == Il console non ha detto che il capello è di una donna
cercò di riconfortare == come verbo esiste, ma qui proprio non ce lo vedo
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Strano anzi stranissimo
Nome omen. Un racconto strano, anzi...
La storia nella sua un troppo semplice vicenda sembra tratta da un fumettino per bambini. Ma la morte è, romanzescamente parlando, una morte vera e quella più atroce che un essere umano può affrontare.
Forse poteva andare se "l'omicidio" fosse stato quello una bambola all'interno di una favola per bambini. Ma in questo caso il lettore avverte lo stridore immenso fra la drammaticità dell'evento, descritta con dovizia di particolari, chiarendo anche quale parte del corpo fosse stata violata, e l'infantile banalità delle conclusioni investigative.
Almeno che il piano del nostro scrittore sia molto più sofisticato di quel noi si sia capito. Ovvero dare una rappresentazione della banalità del male di cui parlò la Arendt.
Sarebbe questo il caso di un significato tanto ben nascosto nel significante da non essere mai trovato.
La storia nella sua un troppo semplice vicenda sembra tratta da un fumettino per bambini. Ma la morte è, romanzescamente parlando, una morte vera e quella più atroce che un essere umano può affrontare.
Forse poteva andare se "l'omicidio" fosse stato quello una bambola all'interno di una favola per bambini. Ma in questo caso il lettore avverte lo stridore immenso fra la drammaticità dell'evento, descritta con dovizia di particolari, chiarendo anche quale parte del corpo fosse stata violata, e l'infantile banalità delle conclusioni investigative.
Almeno che il piano del nostro scrittore sia molto più sofisticato di quel noi si sia capito. Ovvero dare una rappresentazione della banalità del male di cui parlò la Arendt.
Sarebbe questo il caso di un significato tanto ben nascosto nel significante da non essere mai trovato.
gipoviani- Padawan
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Re: Strano anzi stranissimo
Errori/refusi: non ce ne sono di evidenti ma l'uso della punteggiatura è molto carente e per essermene accorto io che notoriamente in tema di punteggiatura qui dentro sono riconosciuto come un mezzo disastro...
Tanti virgole messe a caso, altre mancanti, la lettura si è complicata.
Altra cosa, l'uso di "quel" in maniera eccessiva; riporto un periodo come esempio:
Stanza: il salotto è presente anche se non così essenziale ai fini della storia
Personaggio: l'arbitro e Bud Spencer ci sono entrambi ma proprio per questo (considerato l'uso molto ben congegnato di Bud Spencer, uno dei più originali di tutto lo step) non ho capito perché hai dovuto forzare anche l'arbitro.
Luogo: Uluru protagonista del racconto.
Nel complesso, a parte il discorso sull'arbitro, direi che con i paletti hai lavorato molto bene.
Perché sì: perché l'idea di base è molto buona e il giallo poteva starci e reggere benissimo; l'idea della giacchetta e del fiore per suggerire il nome dell'assassino è veramente molto buona.
Perché no: per la punteggiatura, come già detto, e per come hai sviluppato il racconto; probabilmente sono mancati spazio e tempo, ma la storia è troppo veloce; c'è un passaggio, brusco, senza "aspettare", che spiega meglio di mille parole cosa intendo:
Insomma, un ottimo spunto che meritava ben altro svolgimento.
Tanti virgole messe a caso, altre mancanti, la lettura si è complicata.
Altra cosa, l'uso di "quel" in maniera eccessiva; riporto un periodo come esempio:
Paletti«Non sono poi molte le cose che quegli Sherlock Aussies hanno scoperto. Però hanno quel DNA che presto o tardi li condurrà da qualche parte» commentò dopo il breve racconto di Elena.
«Hai ragione. Noi aspettiamo solo quel risultato. Quella corta giacchetta bianca ci dirà tutto. Quel germoglio invece sembra essere un depistaggio verso il mondo esoterico degli sciamani» sottolineò la stessa.
Stanza: il salotto è presente anche se non così essenziale ai fini della storia
Personaggio: l'arbitro e Bud Spencer ci sono entrambi ma proprio per questo (considerato l'uso molto ben congegnato di Bud Spencer, uno dei più originali di tutto lo step) non ho capito perché hai dovuto forzare anche l'arbitro.
Luogo: Uluru protagonista del racconto.
Nel complesso, a parte il discorso sull'arbitro, direi che con i paletti hai lavorato molto bene.
Perché sì: perché l'idea di base è molto buona e il giallo poteva starci e reggere benissimo; l'idea della giacchetta e del fiore per suggerire il nome dell'assassino è veramente molto buona.
Perché no: per la punteggiatura, come già detto, e per come hai sviluppato il racconto; probabilmente sono mancati spazio e tempo, ma la storia è troppo veloce; c'è un passaggio, brusco, senza "aspettare", che spiega meglio di mille parole cosa intendo:
Ho fatto anche fatica ad immedesimarmi nei due genitori il cui dolore (conosco purtroppo persone molto vicine che hanno perso figli in giovanissima età) è troppo superficiale, quasi asettico, per essere credibile.C’era solo d’aspettare.
«L’hanno arrestato!»
Insomma, un ottimo spunto che meritava ben altro svolgimento.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Dopo tanti commenti è difficile dire qualcosa senza il rischio di ripetere quanto già detto, anche perchè mi trovo abbastanza d'accordo con gli amici che mi hanno preceduto. Detto questo voglio segnalarti qualcosa chie mi è piaciuto e qualcosa che davvero non funziona.
Mi è piaciuta l'idea. Intelligente e raffinata. Poteva essere un punto da sviluppare alla grande e avrebbe spiazzato tutti. Putroppo rimane ancorata a un racconto un po' anonimo ed emozionalmente piatto.
Non mi sono piaciuti per niente i dialoghi. Artificiosi, forzati. Battute troppo lunghe e spesso fredde. Le persone normali non parlano così.
Il potenziale c'è. Io ci lavorerei anche solo come palestra.
Grazie.
Mi è piaciuta l'idea. Intelligente e raffinata. Poteva essere un punto da sviluppare alla grande e avrebbe spiazzato tutti. Putroppo rimane ancorata a un racconto un po' anonimo ed emozionalmente piatto.
Non mi sono piaciuti per niente i dialoghi. Artificiosi, forzati. Battute troppo lunghe e spesso fredde. Le persone normali non parlano così.
Il potenziale c'è. Io ci lavorerei anche solo come palestra.
Grazie.
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Ciao Penna. Sicuramente il mio è un abbaglio, forse ci ho capito poco, ma mi verrebbe da pensare che tu sia una new entry (nel caso, benvenuta) giovane, dalla fantasia e capacità notevoli ma a cui ancora manca la tecnica. Nel caso, non è un problema. La tecnica si acquisisce continuando a scrivere e a proporre i propri elaborati. Non sto a ripetere gli altri vulnus già segnalati da altri recensori, soprattutto la punteggiatura. Aggiungo di mio come l'articolo di stampa sul decesso di Elena non è assolutamente di tipo giornalistico. Plaudo all'intuizione geniale e insieme ingenua e non vedo l'ora di leggerti ancora. Grazie.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
Già è stato detto: lo stridore tra il tono del racconto da allegra commedia partenopea, e il contenuto drammatico, con dettagli truci come lo stupro anale, è così estremo da risultare interessante. Come se fosse un esercizio di stile, un esperimento in cui si è cercato di mescolare vari generi incompatibili tra loro per creare un effetto spiazzante.
Visto che la scrittura è molto buona e i dettagli della storia sono fantasiosi e bene costruiti, immagino che il test fosse è voluto e l’esperimento dunque è riuscito in pieno. Il lettore ne esce disorientato.
A parte le altre note già segnalate (il fatto che un omicidio non viene riportato al telefono, il nome di Elena fuori posto), riporto quel the che in italiano (e neanche in inglese) non va usato per la bevanda.
Lettura strana ma a suo modo interessante.
Visto che la scrittura è molto buona e i dettagli della storia sono fantasiosi e bene costruiti, immagino che il test fosse è voluto e l’esperimento dunque è riuscito in pieno. Il lettore ne esce disorientato.
A parte le altre note già segnalate (il fatto che un omicidio non viene riportato al telefono, il nome di Elena fuori posto), riporto quel the che in italiano (e neanche in inglese) non va usato per la bevanda.
Lettura strana ma a suo modo interessante.
SuperGric- Padawan
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Re: Strano anzi stranissimo
ciao, penna.
racconto interessante, con i suoi difetti ma, per me, la lettura è stata piacevole.
l'idea mi è sembrata molto buona e anche l'uso dei paletti è originale.
come ti hanno fatto notare, la drammaticità dell'omicidio, con tutta la sua crudezza, stride con l'atmosfera partenopea, più leggera.
il titolo mi sembra "esagerato" nel senso che crea false aspettative.
alla fine non è una storia così strana...
come ti hanno detto nei commenti precedenti: racconto migliorabile ma che ho letto con vero piacere.
racconto interessante, con i suoi difetti ma, per me, la lettura è stata piacevole.
l'idea mi è sembrata molto buona e anche l'uso dei paletti è originale.
come ti hanno fatto notare, la drammaticità dell'omicidio, con tutta la sua crudezza, stride con l'atmosfera partenopea, più leggera.
il titolo mi sembra "esagerato" nel senso che crea false aspettative.
alla fine non è una storia così strana...
come ti hanno detto nei commenti precedenti: racconto migliorabile ma che ho letto con vero piacere.
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Strano anzi stranissimo
C'è una grande inventiva, ma il problema è che il tono è tutto sbagliato. Andava bene per una storia più leggera o per un assassinio meno efferato. Insomma per una situazione meno tragica. Invece così qualcosa stride sempre un po' e le intenzioni dell'autore non sono mai chiare. A quel punto le invenzioni sembrano fin un po' forzate, mentre forse all'interno di una narrazione più classica, da giallo vecchia maniera, forse sarebbero risultate più naturali, originali, e l'intera storia, invece che strana o stranissima, sarebbe stata quasi geniale.
I paletti sono tutti un po' sfiorati. Elena arbitro, il salotto delle telefonate, Uluru luogo del delitto. Il primo è forse il meno credibile. E quanto alla stanza, non ci fosse il cordless, le telefonate avrebbero potuto essere prese nel corridoio. Uluru è forse il più piazzato e concreto. Quanto a Bud Spencer, più che un paletto, è l'anima gialla del racconto.
Pur essendo bizzarro, si lascia leggere fino alla fine, ma ho idea che scontenti un po' tutti come lettura. Eppure il titolo sembra quasi mettere le mani avanti. Se il racconto voleva essere strano o stranissimo fin dal principio credo che ci potesse stare, ma a quel punto la vicenda sarebbe dovuta essere più leggera, come detto. Magari un rapimento. E gli indizi lasciati dal rapitore come un enigma dal risolvere per ritrovare Elena. Non so. L'autore deciderà se vale la pena metterci le mani e trovare a questa storia la sua dimensione più efficace. Mi sembra che le capacità e le inventiva ci siano tutte.
I paletti sono tutti un po' sfiorati. Elena arbitro, il salotto delle telefonate, Uluru luogo del delitto. Il primo è forse il meno credibile. E quanto alla stanza, non ci fosse il cordless, le telefonate avrebbero potuto essere prese nel corridoio. Uluru è forse il più piazzato e concreto. Quanto a Bud Spencer, più che un paletto, è l'anima gialla del racconto.
Pur essendo bizzarro, si lascia leggere fino alla fine, ma ho idea che scontenti un po' tutti come lettura. Eppure il titolo sembra quasi mettere le mani avanti. Se il racconto voleva essere strano o stranissimo fin dal principio credo che ci potesse stare, ma a quel punto la vicenda sarebbe dovuta essere più leggera, come detto. Magari un rapimento. E gli indizi lasciati dal rapitore come un enigma dal risolvere per ritrovare Elena. Non so. L'autore deciderà se vale la pena metterci le mani e trovare a questa storia la sua dimensione più efficace. Mi sembra che le capacità e le inventiva ci siano tutte.
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Asbottino- Padawan
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Re: Strano anzi stranissimo
Carino, dai. Una curiosa e originale trasposizione del nome di Bud Spencer. Scritto bene, graficamente molto fitto, ma non per questo meno scorrevole e fluido.
L'intuizione dell'inglesissima Fernanda (con il thé british si è giocata l'ultima goccia di sangue italiano), ha contemporaneamente dato una speranza a Gennaro e consorte e indirettamente reso "incompetenti" o quanto meno superficiali gli investigatori di Darwin. Una trama che si dipana telefonicamente per mezzo mondo. Anche questa è una bella trovata.
Un giallo tascabile, da leggere sotto l'ombrellone. Penso che l'Autore si sia divertito molto a scriverlo dopo averlo costruito nella sua mente a piccoli pezzi. Magari ciò che dico non è vero, non so. Unica nota che mi sento di fare: il titolo. Strano più che stranissimo. Anzi, più chiaro di così...
Grazie
L'intuizione dell'inglesissima Fernanda (con il thé british si è giocata l'ultima goccia di sangue italiano), ha contemporaneamente dato una speranza a Gennaro e consorte e indirettamente reso "incompetenti" o quanto meno superficiali gli investigatori di Darwin. Una trama che si dipana telefonicamente per mezzo mondo. Anche questa è una bella trovata.
Un giallo tascabile, da leggere sotto l'ombrellone. Penso che l'Autore si sia divertito molto a scriverlo dopo averlo costruito nella sua mente a piccoli pezzi. Magari ciò che dico non è vero, non so. Unica nota che mi sento di fare: il titolo. Strano più che stranissimo. Anzi, più chiaro di così...
Grazie
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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