Gli astri non sbagliano mai
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 7 - L'anticamera
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Gli astri non sbagliano mai
“E poi l’ha detto anche Paolo Fox che il 2022 sarà l’anno della Vergine.”
Come motivatore Luca era una pippa, e come arguzia stava a livello meno uno, ma era un suo amico e sapeva quanto era importante per lui vincere la caccia al tesoro annuale della DT.
Il premio era troppo goloso: nomina diretta ad utenti di serie A1 “Maestro Jedi” con tutti i benefici connessi.
Sul biglietto che avevano ricevuto dall’organizzazione c’era scritto: “Il luogo del già e del non ancora”.
Erano due giorni che si arrovellavano per trovare una soluzione plausibile, ma si trovavano ancora nel nulla cosmico. Avevano cercato soluzioni, studiato vecchi enigmi, scandagliato internet.
Avevano pensato all’ospedale, precisamente al reparto maternità, dove le future mamme erano in trepida attesa del loro bimbo, che esisteva già, ma non era ancora. Erano convinti di essere sulla buona strada e invece nulla di fatto. Avevano stressato infermiere, future mamme, ostetriche. Avevano rischiato denunce su denunce per accorgersi, infine, di non aver cavato un ragno dal buco.
Non rimaneva che rivolgersi ad Anna.
Odiava farlo.
Odiava vedere quell’espressione da: la più intelligente sono io.
Odiava soprattutto quello che gli sarebbe costato in termini di favori.
Odiava dover ammettere con lei di volere quella nomina, nomina che ovviamente Anna aveva già raggiunto da più di un anno.
C’era una storia tra loro due, un tira e molla che si trascinava da tempo, un odio e amore, niente di importante, almeno così pensava Andrea, ma Anna non era della sua stessa idea. Per punirlo di questa sua eterna indecisione non perdeva occasione per umiliarlo e denigrarlo in tutti i modi conosciuti e sconosciuti. Purtroppo Luca che, come già detto, non valeva nulla come motivatore, era al contempo un grandissimo rompiballe e pur di non sentirlo più lamentarsi, digitò il numero.
“Aspettavo questa chiamata. Devo dire che mi hai stupita, hai resistito più a lungo di quanto pensassi. Ti sta crescendo la spina dorsale?”
Era peggio di come se la raccontava, fece un bel respiro e attaccò il suo discorsetto preparato con cura. “Carissima, è sempre un piacere sentirti, lo avrei fatto prima, ma non volevo arrecarti disturbo, so che sei molto impegnata in questo periodo” a leccare culi a destra e a manca, pensò tra sé. “Non volevo aggiungere stress allo stress. D’altronde ho pensato che per te, così erudita, fosse cosa di poco conto aiutarmi a risolvere un piccolo quesito”.
Silenzio, Anna stava sicuramente valutando quanta paraculaggine ci fosse nelle sue parole, ma il piacere di sentirsi superiore ebbe la meglio. “Cinque minuti per te li trovo sempre, e poi sarà come al solito una passeggiatina per me. Ovviamente ogni risposta ha un suo prezzo.” Eccola qua, adesso arriva la mazzata, pensò Andrea.
“Non voglio anticiparti nulla, ma devi promettermi che quando ti chiederò la mia ricompensa, tu mi risponderai di sì”.
Immaginò che sarebbe stato oneroso, come tutte le richieste di Anna, e fece ciao con la manina ad un bel mucchio di euro che se ne sarebbero volati via. “Ovviamente. Qualsiasi cosa la farò con piacere. Ecco la domanda: cosa ti fa pensare la frase il luogo del già e del non ancora?”
Anna rimase un attimo in silenzio poi rispose con voce compiaciuta.
“Penso alla Francia, penso al periodo romanico e bizantino, penso alla chiesa di sant’Eufemia a Piacenza”.
“Non ti seguo Anna, devi essere più precisa.”
Sentì un sospiro di esasperazione e se la immaginò, mentre alzava gli occhi al cielo e con la mano destra si sistemava un’invisibile ciocca fuori posto del suo perfetto caschetto color ebano. Erano gesti che conosceva bene e che l’avevano sempre affascinato. Aveva grazia, non lo si poteva negare ed era pure molto bella, non fosse stato per quel suo caratteraccio.
“Nartece: nel periodo romanico si pensa fosse il luogo dove i penitenti e i catecumeni non ancora battezzati dovevano sostare, essendo loro proibito entrare in chiesa. È uno spazio dentro alla Chiesa, ma allo stesso tempo esterno. Un luogo del già e del non ancora appunto. Per fartela semplice una grande anticamera racchiusa tra la facciata e le navate della chiesa”.
Quella vipera ne sapeva davvero una più del diavolo, doveva ammetterlo, era insopportabile ma aveva un cervello pazzesco.
“Grazie Anna, come al solito sei stata preziosa”
“Avevi dubbi? Mi raccomando ricordati la promessa”. E senza salutare attaccò.
Avvisò immediatamente Luca di tenersi pronto, stavano per partire alla volta di Piacenza.
Dopo un viaggio un po’ travagliato e due soste all’autogrill per fare pipì, arrivarono nella piazzetta di Sant’Eufemia. Il contorno rossastro della chiesa si stagliava nel cielo limpido, creando un piacevole contrasto.
Un senso di vertigine misto ad adrenalina si impadronì di entrambi. Erano vicini all’obiettivo.
Appena misero piede in quella che Anna aveva definito l’anticamera della chiesa, l’atmosfera cambiò. Si aveva l’impressione di essere in una terra di mezzo, un posto sospeso tra ciò che avresti voluto essere e ciò che eri nella realtà.
“Bene e ora che facciamo?”
Andrea non lo sapeva proprio. Mentre osservavano le alte campate di mattoni rossi e le tre arcate luminose, da una porta laterale nascosta uscì un monaco. Teneva la testa bassa, tra le mani un rosario che sgranava con frenesia, mentre camminava e con le labbra mimava quelle che molto probabilmente erano preghiere.
Sembrò non vederli preso dai suoi pensieri e passò oltre.
Luca e Andrea lo seguirono, cercavano il modo di attirare l’attenzione. Il monaco continuò il suo percorso fino ad arrivare alla porta principale della chiesa. Loro due si accodarono dietro, quando, mentre stavano varcando il portone, lui si arrestò.
“Voi due non potete entrare! I penitenti devono prima espiare le loro colpe! Rimanete qui e quando sarete puri potrete entrare.” Così dicendo chiuse il portone alle sue spalle e li lasciò lì, interdetti.
“Espiare quali colpe?“
Andrea non capiva, non riusciva a trovare il nesso con quanto richiesto dall’indizio della caccia al tesoro. La sua attenzione fu catturata dai capitelli posti alla sommità dei pilastri. Figure di draghi inquietanti e strani esseri lo fissavano, forse la risposta stava proprio nel decifrare il loro significato.
Nel frattempo il vestibolo iniziò a riempirsi silenziosamente di persone.
Vagavano in questo spazio senza tempo, la testa bassa, e le labbra a sussurrare parole incomprensibili.
Nessuno di loro si avvicinava all'ingresso, effettuavano un percorso che dopo un po’ Andrea iniziò a riconoscere. Ingresso del nartece, poi a sinistra fino al muro laterale della chiesa quindi giravano su sé stessi e via fino alla parete di fronte. Ritornavano sui loro passi e all’altezza dell’ingresso giravano verso il portone senza toccarlo e ricominciavano.
Fuori dalle inferriate, che chiudevano le arcate, la vita scorreva tranquilla, coppie di anziani passeggiavano con il giornale sotto il braccio, ragazze in bicicletta sfrecciavano con le loro borse a tracolla, nessuno sembrava accorgersi di quello che accadeva in quel vestibolo.
Poi vide Luca, anche lui assorto in preghiera, anche lui a disegnare quel percorso a croce. Cercò di attirare la sua attenzione senza riuscirci. Camminava e pregava, mantenendo la distanza dalla persona davanti che faceva lo stesso con quella avanti ancora e via così, in una sorta di girotondo ipnotico.
Troppo preso dal ricercare la soluzione al quesito, non si era accorto dell’arrivo di tre uomini alti e vestiti di nero. Indossavano un pastrano e sul capo un cappuccio di pelle anch’esso nero che copriva occhi e naso lasciando libera la parte inferiore del viso. Tutti rimasero immobili. Anche lui d’istinto lo fece. Solo i suoi occhi si muovevano: un movimento lieve verso destra, il lato del portone grande, movimento opposto verso sinistra dove si trovavano gli uomini neri. Uno di loro aveva qualcosa di famigliare, quel mento appuntito e glabro gli ricordava Vivonic, non ci fece molto caso, in fondo era risaputo che ogni uomo aveva un sosia sparso per il mondo.
Mentre rifletteva su questo, i tre mossero pochi passi verso Luca, lo presero per un braccio e insieme a lui un altro uomo e una donna anziana. Nessuno fiatò, nemmeno quando li fecero sparire dentro la solita porta laterale.
Era successo tutto in un attimo, non aveva nemmeno avuto il tempo di cercare di togliere Luca dalle loro grinfie.
Non ci stava capendo nulla, nel frattempo gli altri avevano ripreso il loro percorso, sempre distanziati, sempre in silenzio.
C’era in quel luogo sospeso tra il dentro e il fuori un’atmosfera di attesa così prepotente da risultare invasiva. Attesa per cosa? Per quanto si sforzasse non trovava risposte, né connessioni con la caccia al tesoro. Ora però non aveva tempo per le domande, doveva prima ritrovare Luca.
Si mise in coda a quella scia umana e non appena raggiunse la porta dove il suo amico era scomparso si staccò, cercando di non farsi notare, e sgattaiolò dentro.
Al contrario di quello che pensava non era entrato in chiesa. Quella in cui si trovava era una stanza buia tanto che faticò parecchio ad orientarsi, era un’anticamera dell’anticamera.
Quel posto gli ricordava le matrioske che collezionava nonno.
A tastoni ispezionò le pareti fino a quando davanti a lui sentì due maniglie. Quale delle due doveva spingere?
La scelta della porta da aprire era determinante, non poteva sbagliare, non sapeva se avrebbe avuto una seconda occasione. Si concentrò, cercò appigli, fece ragionamenti, ma non riusciva a decidersi.
Toccò la porta a destra, poi ci ripensò e andò a sinistra. Non gli era mai piaciuto prendere decisioni, ma il tempo passava veloce, Luca era scomparso e toccava a lui agire. Così andò a sinistra e aprì lentamente, maledicendo il cigolio dei vecchi cardini.
Un’esplosione di luce e la musica di un organo lo investirono.
Era dentro la chiesa addobbata con un tripudio di peonie bianche e rosa. Conosceva bene quei fiori, aveva dovuto comprarne a mazzi per Anna nei loro periodi di frequentazione.
La chiesa brulicava di persone vestite a festa, signore con acconciature elaborate e abiti luccicanti, uomini in giacca e cravatta, bambini vestiti come buffi paggetti.
Si nascose dietro una colonna, guardingo. Cercava i tre brutti ceffi che avevano prelevato Luca, ma di loro non c’era traccia. E nemmeno di Luca.
Si distrasse un attimo e vide il buio. Ci mise qualche secondo a capire che lo avevano incappucciato e che lo stavano trascinando via. Cercò di divincolarsi, ma dal numero di mani che sentiva dovevano essere i tre di prima. Non aveva scampo.
Era la fine, eppure non aveva paura. Rimpianti, quelli sì, come sempre.
Nel momento in cui avrebbe dovuto usare il cervello per trovare soluzioni, gli si palesavano in testa solo immagini di Anna. Lei distesa al sole, rilassata e bella come una dea, lei che lo rimproverava per la sua inettitudine. Lui e Anna in vacanza nelle Langhe, lei che assaggiava ogni cosa, felice e spensierata. Le loro litigate e l’amore passionale fra le lenzuola.
Mani frettolose lo stavano denudando. Vedeva già il suo corpo martoriato, chiuso in un lurido sacco e buttato in qualche fiume. A Piacenza passava il Po? Anna avrebbe saputo rispondere, lui in quel momento non lo ricordava.
Poi lo rivestirono, con abiti freschi e puliti, sentì mani impacciate che abbottonavano bottoni, altre che gli alzavano i piedi, il fruscio dei pantaloni, una giacca, la cravatta. Cosa caspita stava succedendo? Lo stavano vestendo per il suo ultimo viaggio?
Ricordò quando morì nonno. Sua madre aveva preso dall’armadio un vestito nuovo di zecca e lo aveva consegnato all’impresario delle pompe funebri. Aveva dato istruzioni precise perfino sulla piega del fazzoletto nel taschino. Se era così sperava non gli avessero fatto indossare il vestito marrone, era un colore che faceva tanto ragioniere prossimo alla pensione.
Si ritrovò in piedi, i tre sempre silenziosi lo spingevano per farlo camminare. Erano tornati in chiesa, sentiva di nuovo la musica, il profumo dei fiori, il chiacchiericcio sommesso degli invitati che a pensarci bene sembravano troppo eleganti per un funerale.
Frastornato camminava, inciampando ogni tanto nel pavimento sconnesso della chiesa. Finché lo fecero fermare.
Gli arrivò un profumo famigliare, un misto di bergamotto e zenzero, gli sembrava di riconoscere anche alcune voci. Avrebbe scommesso fossero Petunia e Susanna, due amiche di Anna anch’esse utenti blasonate di DT.
Molto probabilmente lo avevano drogato e stava avendo delle allucinazioni.
Chissà Luca dove era finito.
Qualcuno gli mise le mani sul collo. Ci siamo, pensò, ora mi strangola.
Invece in un secondo il cappuccio sparì.
Rimase immobile gli occhi ancora chiusi, poi un coro di “PESCE D’APRILE” lo investì insieme a risate e pacche sulla spalla.
Machecazz…
Aprì gli occhi e la vide. Era bellissima in un vestito bianco lungo e aderente e con un mazzo di peonie in mano.
“Ricordi la promessa? Alla prossima richiesta dovrai rispondere sì.” Anna era emozionata, come non l’aveva mai vista, poi continuò “Andrea vuoi sposarmi? Sono anni che andiamo avanti tra tira e molla, in quell’anticamera del già e del non ancora. È ora di prendere una decisione”.
Lui la guardò, guardò Luca nel primo banco con lo sguardo di chi ci stava capendo meno di lui, vicino c’erano i suoi genitori e sua sorella con i due marmocchi. Vide lo sguardo sottomesso del cognato. Vide il padre scrollare la testa e poi ancora Anna così bella e così risoluta. Si girò e vide il portone e fuori l’anticamera dei penitenti.
Anna, l’anticamera.
Dentro, fuori.
Sì, no.
Fu allora che corse, prese Luca per mano e lo trascinò via, tra la gente attonita in un’espressione muta che imitava alla perfezione l’urlo di Munch. Gli occhi tristi di Anna lo seguirono mentre anche l’organo ammutoliva e lui correva verso l’uscita, verso il limbo, verso la libertà di non scegliere.
Sarà stato il primo di aprile, ma certi scherzi non si potevano accettare, non nel 2022.
Era convinto che quella sarebbe stata la sua occasione: utente A1 “Maestro Jedi”. Abbagliato da quella chimera non si era accorto del complotto architettato a suo danno.
Peccato, ci teneva veramente tanto a diventare l’utente massimo di Different Tales, ma se questo voleva dire abbandonare la sua vita da eterno Peter Pan, beh in questo caso, poteva aspettare ancora un po’, in fondo nell’anticamera non si viveva per niente male.
Tanto, prima o poi, avrebbe conquistato quel titolo, era scritto negli astri che era l’anno della Vergine e gli astri non sbagliavano mai.
Come motivatore Luca era una pippa, e come arguzia stava a livello meno uno, ma era un suo amico e sapeva quanto era importante per lui vincere la caccia al tesoro annuale della DT.
Il premio era troppo goloso: nomina diretta ad utenti di serie A1 “Maestro Jedi” con tutti i benefici connessi.
Sul biglietto che avevano ricevuto dall’organizzazione c’era scritto: “Il luogo del già e del non ancora”.
Erano due giorni che si arrovellavano per trovare una soluzione plausibile, ma si trovavano ancora nel nulla cosmico. Avevano cercato soluzioni, studiato vecchi enigmi, scandagliato internet.
Avevano pensato all’ospedale, precisamente al reparto maternità, dove le future mamme erano in trepida attesa del loro bimbo, che esisteva già, ma non era ancora. Erano convinti di essere sulla buona strada e invece nulla di fatto. Avevano stressato infermiere, future mamme, ostetriche. Avevano rischiato denunce su denunce per accorgersi, infine, di non aver cavato un ragno dal buco.
Non rimaneva che rivolgersi ad Anna.
Odiava farlo.
Odiava vedere quell’espressione da: la più intelligente sono io.
Odiava soprattutto quello che gli sarebbe costato in termini di favori.
Odiava dover ammettere con lei di volere quella nomina, nomina che ovviamente Anna aveva già raggiunto da più di un anno.
C’era una storia tra loro due, un tira e molla che si trascinava da tempo, un odio e amore, niente di importante, almeno così pensava Andrea, ma Anna non era della sua stessa idea. Per punirlo di questa sua eterna indecisione non perdeva occasione per umiliarlo e denigrarlo in tutti i modi conosciuti e sconosciuti. Purtroppo Luca che, come già detto, non valeva nulla come motivatore, era al contempo un grandissimo rompiballe e pur di non sentirlo più lamentarsi, digitò il numero.
“Aspettavo questa chiamata. Devo dire che mi hai stupita, hai resistito più a lungo di quanto pensassi. Ti sta crescendo la spina dorsale?”
Era peggio di come se la raccontava, fece un bel respiro e attaccò il suo discorsetto preparato con cura. “Carissima, è sempre un piacere sentirti, lo avrei fatto prima, ma non volevo arrecarti disturbo, so che sei molto impegnata in questo periodo” a leccare culi a destra e a manca, pensò tra sé. “Non volevo aggiungere stress allo stress. D’altronde ho pensato che per te, così erudita, fosse cosa di poco conto aiutarmi a risolvere un piccolo quesito”.
Silenzio, Anna stava sicuramente valutando quanta paraculaggine ci fosse nelle sue parole, ma il piacere di sentirsi superiore ebbe la meglio. “Cinque minuti per te li trovo sempre, e poi sarà come al solito una passeggiatina per me. Ovviamente ogni risposta ha un suo prezzo.” Eccola qua, adesso arriva la mazzata, pensò Andrea.
“Non voglio anticiparti nulla, ma devi promettermi che quando ti chiederò la mia ricompensa, tu mi risponderai di sì”.
Immaginò che sarebbe stato oneroso, come tutte le richieste di Anna, e fece ciao con la manina ad un bel mucchio di euro che se ne sarebbero volati via. “Ovviamente. Qualsiasi cosa la farò con piacere. Ecco la domanda: cosa ti fa pensare la frase il luogo del già e del non ancora?”
Anna rimase un attimo in silenzio poi rispose con voce compiaciuta.
“Penso alla Francia, penso al periodo romanico e bizantino, penso alla chiesa di sant’Eufemia a Piacenza”.
“Non ti seguo Anna, devi essere più precisa.”
Sentì un sospiro di esasperazione e se la immaginò, mentre alzava gli occhi al cielo e con la mano destra si sistemava un’invisibile ciocca fuori posto del suo perfetto caschetto color ebano. Erano gesti che conosceva bene e che l’avevano sempre affascinato. Aveva grazia, non lo si poteva negare ed era pure molto bella, non fosse stato per quel suo caratteraccio.
“Nartece: nel periodo romanico si pensa fosse il luogo dove i penitenti e i catecumeni non ancora battezzati dovevano sostare, essendo loro proibito entrare in chiesa. È uno spazio dentro alla Chiesa, ma allo stesso tempo esterno. Un luogo del già e del non ancora appunto. Per fartela semplice una grande anticamera racchiusa tra la facciata e le navate della chiesa”.
Quella vipera ne sapeva davvero una più del diavolo, doveva ammetterlo, era insopportabile ma aveva un cervello pazzesco.
“Grazie Anna, come al solito sei stata preziosa”
“Avevi dubbi? Mi raccomando ricordati la promessa”. E senza salutare attaccò.
Avvisò immediatamente Luca di tenersi pronto, stavano per partire alla volta di Piacenza.
Dopo un viaggio un po’ travagliato e due soste all’autogrill per fare pipì, arrivarono nella piazzetta di Sant’Eufemia. Il contorno rossastro della chiesa si stagliava nel cielo limpido, creando un piacevole contrasto.
Un senso di vertigine misto ad adrenalina si impadronì di entrambi. Erano vicini all’obiettivo.
Appena misero piede in quella che Anna aveva definito l’anticamera della chiesa, l’atmosfera cambiò. Si aveva l’impressione di essere in una terra di mezzo, un posto sospeso tra ciò che avresti voluto essere e ciò che eri nella realtà.
“Bene e ora che facciamo?”
Andrea non lo sapeva proprio. Mentre osservavano le alte campate di mattoni rossi e le tre arcate luminose, da una porta laterale nascosta uscì un monaco. Teneva la testa bassa, tra le mani un rosario che sgranava con frenesia, mentre camminava e con le labbra mimava quelle che molto probabilmente erano preghiere.
Sembrò non vederli preso dai suoi pensieri e passò oltre.
Luca e Andrea lo seguirono, cercavano il modo di attirare l’attenzione. Il monaco continuò il suo percorso fino ad arrivare alla porta principale della chiesa. Loro due si accodarono dietro, quando, mentre stavano varcando il portone, lui si arrestò.
“Voi due non potete entrare! I penitenti devono prima espiare le loro colpe! Rimanete qui e quando sarete puri potrete entrare.” Così dicendo chiuse il portone alle sue spalle e li lasciò lì, interdetti.
“Espiare quali colpe?“
Andrea non capiva, non riusciva a trovare il nesso con quanto richiesto dall’indizio della caccia al tesoro. La sua attenzione fu catturata dai capitelli posti alla sommità dei pilastri. Figure di draghi inquietanti e strani esseri lo fissavano, forse la risposta stava proprio nel decifrare il loro significato.
Nel frattempo il vestibolo iniziò a riempirsi silenziosamente di persone.
Vagavano in questo spazio senza tempo, la testa bassa, e le labbra a sussurrare parole incomprensibili.
Nessuno di loro si avvicinava all'ingresso, effettuavano un percorso che dopo un po’ Andrea iniziò a riconoscere. Ingresso del nartece, poi a sinistra fino al muro laterale della chiesa quindi giravano su sé stessi e via fino alla parete di fronte. Ritornavano sui loro passi e all’altezza dell’ingresso giravano verso il portone senza toccarlo e ricominciavano.
Fuori dalle inferriate, che chiudevano le arcate, la vita scorreva tranquilla, coppie di anziani passeggiavano con il giornale sotto il braccio, ragazze in bicicletta sfrecciavano con le loro borse a tracolla, nessuno sembrava accorgersi di quello che accadeva in quel vestibolo.
Poi vide Luca, anche lui assorto in preghiera, anche lui a disegnare quel percorso a croce. Cercò di attirare la sua attenzione senza riuscirci. Camminava e pregava, mantenendo la distanza dalla persona davanti che faceva lo stesso con quella avanti ancora e via così, in una sorta di girotondo ipnotico.
Troppo preso dal ricercare la soluzione al quesito, non si era accorto dell’arrivo di tre uomini alti e vestiti di nero. Indossavano un pastrano e sul capo un cappuccio di pelle anch’esso nero che copriva occhi e naso lasciando libera la parte inferiore del viso. Tutti rimasero immobili. Anche lui d’istinto lo fece. Solo i suoi occhi si muovevano: un movimento lieve verso destra, il lato del portone grande, movimento opposto verso sinistra dove si trovavano gli uomini neri. Uno di loro aveva qualcosa di famigliare, quel mento appuntito e glabro gli ricordava Vivonic, non ci fece molto caso, in fondo era risaputo che ogni uomo aveva un sosia sparso per il mondo.
Mentre rifletteva su questo, i tre mossero pochi passi verso Luca, lo presero per un braccio e insieme a lui un altro uomo e una donna anziana. Nessuno fiatò, nemmeno quando li fecero sparire dentro la solita porta laterale.
Era successo tutto in un attimo, non aveva nemmeno avuto il tempo di cercare di togliere Luca dalle loro grinfie.
Non ci stava capendo nulla, nel frattempo gli altri avevano ripreso il loro percorso, sempre distanziati, sempre in silenzio.
C’era in quel luogo sospeso tra il dentro e il fuori un’atmosfera di attesa così prepotente da risultare invasiva. Attesa per cosa? Per quanto si sforzasse non trovava risposte, né connessioni con la caccia al tesoro. Ora però non aveva tempo per le domande, doveva prima ritrovare Luca.
Si mise in coda a quella scia umana e non appena raggiunse la porta dove il suo amico era scomparso si staccò, cercando di non farsi notare, e sgattaiolò dentro.
Al contrario di quello che pensava non era entrato in chiesa. Quella in cui si trovava era una stanza buia tanto che faticò parecchio ad orientarsi, era un’anticamera dell’anticamera.
Quel posto gli ricordava le matrioske che collezionava nonno.
A tastoni ispezionò le pareti fino a quando davanti a lui sentì due maniglie. Quale delle due doveva spingere?
La scelta della porta da aprire era determinante, non poteva sbagliare, non sapeva se avrebbe avuto una seconda occasione. Si concentrò, cercò appigli, fece ragionamenti, ma non riusciva a decidersi.
Toccò la porta a destra, poi ci ripensò e andò a sinistra. Non gli era mai piaciuto prendere decisioni, ma il tempo passava veloce, Luca era scomparso e toccava a lui agire. Così andò a sinistra e aprì lentamente, maledicendo il cigolio dei vecchi cardini.
Un’esplosione di luce e la musica di un organo lo investirono.
Era dentro la chiesa addobbata con un tripudio di peonie bianche e rosa. Conosceva bene quei fiori, aveva dovuto comprarne a mazzi per Anna nei loro periodi di frequentazione.
La chiesa brulicava di persone vestite a festa, signore con acconciature elaborate e abiti luccicanti, uomini in giacca e cravatta, bambini vestiti come buffi paggetti.
Si nascose dietro una colonna, guardingo. Cercava i tre brutti ceffi che avevano prelevato Luca, ma di loro non c’era traccia. E nemmeno di Luca.
Si distrasse un attimo e vide il buio. Ci mise qualche secondo a capire che lo avevano incappucciato e che lo stavano trascinando via. Cercò di divincolarsi, ma dal numero di mani che sentiva dovevano essere i tre di prima. Non aveva scampo.
Era la fine, eppure non aveva paura. Rimpianti, quelli sì, come sempre.
Nel momento in cui avrebbe dovuto usare il cervello per trovare soluzioni, gli si palesavano in testa solo immagini di Anna. Lei distesa al sole, rilassata e bella come una dea, lei che lo rimproverava per la sua inettitudine. Lui e Anna in vacanza nelle Langhe, lei che assaggiava ogni cosa, felice e spensierata. Le loro litigate e l’amore passionale fra le lenzuola.
Mani frettolose lo stavano denudando. Vedeva già il suo corpo martoriato, chiuso in un lurido sacco e buttato in qualche fiume. A Piacenza passava il Po? Anna avrebbe saputo rispondere, lui in quel momento non lo ricordava.
Poi lo rivestirono, con abiti freschi e puliti, sentì mani impacciate che abbottonavano bottoni, altre che gli alzavano i piedi, il fruscio dei pantaloni, una giacca, la cravatta. Cosa caspita stava succedendo? Lo stavano vestendo per il suo ultimo viaggio?
Ricordò quando morì nonno. Sua madre aveva preso dall’armadio un vestito nuovo di zecca e lo aveva consegnato all’impresario delle pompe funebri. Aveva dato istruzioni precise perfino sulla piega del fazzoletto nel taschino. Se era così sperava non gli avessero fatto indossare il vestito marrone, era un colore che faceva tanto ragioniere prossimo alla pensione.
Si ritrovò in piedi, i tre sempre silenziosi lo spingevano per farlo camminare. Erano tornati in chiesa, sentiva di nuovo la musica, il profumo dei fiori, il chiacchiericcio sommesso degli invitati che a pensarci bene sembravano troppo eleganti per un funerale.
Frastornato camminava, inciampando ogni tanto nel pavimento sconnesso della chiesa. Finché lo fecero fermare.
Gli arrivò un profumo famigliare, un misto di bergamotto e zenzero, gli sembrava di riconoscere anche alcune voci. Avrebbe scommesso fossero Petunia e Susanna, due amiche di Anna anch’esse utenti blasonate di DT.
Molto probabilmente lo avevano drogato e stava avendo delle allucinazioni.
Chissà Luca dove era finito.
Qualcuno gli mise le mani sul collo. Ci siamo, pensò, ora mi strangola.
Invece in un secondo il cappuccio sparì.
Rimase immobile gli occhi ancora chiusi, poi un coro di “PESCE D’APRILE” lo investì insieme a risate e pacche sulla spalla.
Machecazz…
Aprì gli occhi e la vide. Era bellissima in un vestito bianco lungo e aderente e con un mazzo di peonie in mano.
“Ricordi la promessa? Alla prossima richiesta dovrai rispondere sì.” Anna era emozionata, come non l’aveva mai vista, poi continuò “Andrea vuoi sposarmi? Sono anni che andiamo avanti tra tira e molla, in quell’anticamera del già e del non ancora. È ora di prendere una decisione”.
Lui la guardò, guardò Luca nel primo banco con lo sguardo di chi ci stava capendo meno di lui, vicino c’erano i suoi genitori e sua sorella con i due marmocchi. Vide lo sguardo sottomesso del cognato. Vide il padre scrollare la testa e poi ancora Anna così bella e così risoluta. Si girò e vide il portone e fuori l’anticamera dei penitenti.
Anna, l’anticamera.
Dentro, fuori.
Sì, no.
Fu allora che corse, prese Luca per mano e lo trascinò via, tra la gente attonita in un’espressione muta che imitava alla perfezione l’urlo di Munch. Gli occhi tristi di Anna lo seguirono mentre anche l’organo ammutoliva e lui correva verso l’uscita, verso il limbo, verso la libertà di non scegliere.
Sarà stato il primo di aprile, ma certi scherzi non si potevano accettare, non nel 2022.
Era convinto che quella sarebbe stata la sua occasione: utente A1 “Maestro Jedi”. Abbagliato da quella chimera non si era accorto del complotto architettato a suo danno.
Peccato, ci teneva veramente tanto a diventare l’utente massimo di Different Tales, ma se questo voleva dire abbandonare la sua vita da eterno Peter Pan, beh in questo caso, poteva aspettare ancora un po’, in fondo nell’anticamera non si viveva per niente male.
Tanto, prima o poi, avrebbe conquistato quel titolo, era scritto negli astri che era l’anno della Vergine e gli astri non sbagliavano mai.
Different Staff- Admin
- Messaggi : 693
Punti : 2016
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 26.02.21
Re: Gli astri non sbagliano mai
Uhm… autor@. In Toscana c’è un modo di dire che mi è tornato in mente leggendo questa storia.
Dire a nuora perché suocera intenda.
La sensazione è quella di aver letto uno sfogo più che una storia. Che tu ti sia tolto qualche sassolino dalla scarpa. Tutto il testo è pervaso da questo sentimento, almeno a me come lettore arriva così.
Ti dico che non mi è piaciuto, non mi sono divertita leggendo e l’ho trovato in generale un po’ pesante proprio per l’atmosfera inquieta che si percepisce tra le righe.
Anche il nome dei personaggi sembra voglia oscurare di proposito i nick degli utenti del forum. A questo proposito ti ringrazio per la citazione in chiaro.
Mi spiace, ma dopo aver letto altri racconti in questo step in cui gli abitanti del mondo DT emergono, con i loro pregi e difetti percepiti, in storie fantasiose e leggere, questo racconto mi lascia con un po’ di amaro in bocca. Eppure è un pesce d’aprile…
Dire a nuora perché suocera intenda.
La sensazione è quella di aver letto uno sfogo più che una storia. Che tu ti sia tolto qualche sassolino dalla scarpa. Tutto il testo è pervaso da questo sentimento, almeno a me come lettore arriva così.
Ti dico che non mi è piaciuto, non mi sono divertita leggendo e l’ho trovato in generale un po’ pesante proprio per l’atmosfera inquieta che si percepisce tra le righe.
Anche il nome dei personaggi sembra voglia oscurare di proposito i nick degli utenti del forum. A questo proposito ti ringrazio per la citazione in chiaro.
Mi spiace, ma dopo aver letto altri racconti in questo step in cui gli abitanti del mondo DT emergono, con i loro pregi e difetti percepiti, in storie fantasiose e leggere, questo racconto mi lascia con un po’ di amaro in bocca. Eppure è un pesce d’aprile…
Petunia- Moderatore
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Giuro che, se veramente Paolo Fox ha scritto che il 2022 è l’anno della Vergine… va be’, mi fermo qui…
La scrittura è corretta e pulita.
Non riuscivo a capire questa insistenza sulla ex-storia tra il protagonista e Anna, che mi sembrava appesantisse tutta la vicenda, finché tutto non trova la sua ragion d’essere.
Sono al secondo pesce d’aprile del contest, anche se, in questo caso, si tratta quasi di una trappola vera e propria, da cui per fortuna il protagonista scivola via, dato che lui e Anna mi sarebbero davvero sembrati una coppia male assortita, tanto che mi chiedo da dove venga tanta ostinazione di lei nel voler convolare a nozze.
Trovo un po’ di forzatura narrativa nella telefonata ad Anna: non era detto che avvenisse, non era detto che Andrea le desse retta. Ed è su quella che Anna costruisce tutto.
È però anche vero che Anna probabilmente aspetta che lui si muova, prima di far muovere a sua volta le altre pedine. Tutti d’accordo? Anche questa la percepisco un po’ come una forzatura.
D’altra parte, siamo all’interno di un’invenzione narrativa, dove spesso tante cose vengono accettate semplicemente perché così scritte.
Nel complesso, non male. Asciugherei alcune parti, che tendono a rallentare il ritmo e fare perdere interesse.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
La storia scorre ma è forse un po' piatta. Quel luogo non luogo lasciava presagire uno svolgimento molto più interessante che non un banale pesce d'aprile su di una caccia al tesoro che si trasforma in un vero matrimonio. Gli utenti ci sono ma spruzzati come se fossero sparati da una pistola verniciatrice. La fantasia c'era ma non credo tu l'abbia applicata nella miglior forma. Non ci sono errori letterari tranne questo: si accodarono dietro/ gli si accodarono.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Questo step rappresentava diverse difficolta, quella su cui abbiamo discusso di più è stata la parola utente ed il suo uso. Tu hai decido di scegliere il contesto DT utilizzando “utente” in maniera generica.
Mi piace l’inizio e l’inserimento dei paletti. Il pesce d’aprile un po’ forzato, forse eri a corto di idee.
Nel complesso si legge volentieri, in alcuni punti avresti dovuto osare un po’ di più.
Meno male che sono dei gemelli
Mi piace l’inizio e l’inserimento dei paletti. Il pesce d’aprile un po’ forzato, forse eri a corto di idee.
Nel complesso si legge volentieri, in alcuni punti avresti dovuto osare un po’ di più.
Meno male che sono dei gemelli
Mac- Padawan
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Re: Gli astri non sbagliano mai
In tutta sincerità il racconto non mi ha convinto tantissimo, anche se devo ammettere che questa volta tirare fuori qualcosa di esaltante era quasi impossibile.
Non si tratta di cose eclatanti, ma di piccoli aspetti che alla fine si vanno a sommare.
Già il presupposto di partenza, il volere conquistare lo status di Maestro Jedi non so quanto possa interessare agli utenti del forum. Farlo diventare così importante per il protagonista è una cosa che nella finzione letteraria ci può stare, ma risulta un pò troppo pompato.
Altra cosa sono i nomi, anche se questa cosa non vale solo per te.
Anna, Luca, Andrea, sono nomi molti comuni, che se da un lato possono servire a rendere la scena più familiare, più vicina, forse tendono a banalizzare la situazione.
Almeno questo è l'effetto che succede a me, con un protagonista con un nome comune tendo a non credere alla storia. E questo funziona solo in italiano, perché un Jack o un John non mi danno fastidio.
Penso che questa sia una problematica solamente mia, ma per affezionarmi a un personaggio credo che anche il nome sia importante.
Ottima l'idea del nartece, mi è piaciuta molto, infatti da lì il mio interesse è decollato.
Poi però entra in gioco la svolta del matrimonio a sorpresa, svolta che non avevo preso minimamente in considerazione e che mi delude.
Il pesce d'aprile credo che sia una conclusione quasi obbligata o quantomeno molto probabile con gli elementi a disposizione, però credo che avresti potuto virare su una svolta più accattivante.
Non si tratta di cose eclatanti, ma di piccoli aspetti che alla fine si vanno a sommare.
Già il presupposto di partenza, il volere conquistare lo status di Maestro Jedi non so quanto possa interessare agli utenti del forum. Farlo diventare così importante per il protagonista è una cosa che nella finzione letteraria ci può stare, ma risulta un pò troppo pompato.
Altra cosa sono i nomi, anche se questa cosa non vale solo per te.
Anna, Luca, Andrea, sono nomi molti comuni, che se da un lato possono servire a rendere la scena più familiare, più vicina, forse tendono a banalizzare la situazione.
Almeno questo è l'effetto che succede a me, con un protagonista con un nome comune tendo a non credere alla storia. E questo funziona solo in italiano, perché un Jack o un John non mi danno fastidio.
Penso che questa sia una problematica solamente mia, ma per affezionarmi a un personaggio credo che anche il nome sia importante.
Ottima l'idea del nartece, mi è piaciuta molto, infatti da lì il mio interesse è decollato.
Poi però entra in gioco la svolta del matrimonio a sorpresa, svolta che non avevo preso minimamente in considerazione e che mi delude.
Il pesce d'aprile credo che sia una conclusione quasi obbligata o quantomeno molto probabile con gli elementi a disposizione, però credo che avresti potuto virare su una svolta più accattivante.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Bello il titolo, che proprio non anticipa nulla del racconto e crea un minimo di curiosa aspettativa, vista anche la possibile ambientazione tra le stelle. Poi sarà tutt’altra cosa.
Prima di tutto grazie per avermi inserito come personaggio, per di più come utente blasonato! Quanto mi sarebbe piaciuto fare la damigella d’onore a questo tragico matrimonio annunciato!
Gli utenti ci sono, almeno formalmente, ma a mio parere sono solo nomi scelti tra chi ha accettato di essere utilizzato, nessuno di loro svolge, nell’evolversi della trama, una qualche attività che ricordi il forum cui appartengono: un accenno di descrizione per Viv e i gradi di Petunia e miei.
Che poi, detto internos, il grado di Maestro Jedi non so come venga attribuito, quali criteri siano utilizzati, quindi non ho la percezione che possa generare gelosie. Penso, spero, sia solo un’invenzione ai fini del racconto.
Su Anna e Luca, non avendoli riconosciuti per come si presentano (forse Arianna??) non mi esprimo.
Anche se declinato in terza persona, si ha l’impressione di un “io narrante”/scrittore onniscente, che con un tocco di ironia racconta i difetti di Luca, con la crudele tenerezza di chi lo accetterà sempre così com’è, e al contempo racconta del protagonista innominato le questioni più intime, l’indecisione che lo accompagna da una vita, dell’indispettirsi quando devono rivolgersi ad Anna per avere una dritta…
Se non fosse che poi in chiesa sono in due, potrebbero sembrare la stessa persona vista mentre vive la stessa situazione, ma sdoppiata: due differenti punti di vista, due modi di percepire il momento, le varie sfaccettature del carattere, la consapevolezza dei propri limiti, i sogni che non si realizzano, non da ultimo il “grado” su DT. L'uno che vede l'altro attraverso gli occhi di chi scrive.
La chiesa c’è e il periodo anche: anche qui un pesce d’aprile, che se avesse funzionato sarebbe stata tragica, per come sono delineati i protagonisti.
Anche l’anticamera c’è, sia fisicamente che come situazione di attesa.
Un racconto scritto bene dal punto di vista lessicale e grammaticale, ma come storia mi ha lasciata perplessa: si è trasportati nella vicenda piano piano, con un incipit che parla di un evento strano insinuatosi nella quotidianità, ma che non pare pericoloso o inquietante: una tappa di una caccia al tesoro particolare e intrigante, per cui occorre l’aiutino da casa. Da come hai gestito l’entrata in chiesa e da quanto vi accade, mi aspettavo davvero qualcosa di avventuroso nel senso letterale del termine, invece arriva un finale totalmente inaspettato che ha quasi del tragicomico. Un pesce d’aprile che potrebbe assomigliare ad un incubo di quelli che ti porti appresso tutto il giorno.
Prima di tutto grazie per avermi inserito come personaggio, per di più come utente blasonato! Quanto mi sarebbe piaciuto fare la damigella d’onore a questo tragico matrimonio annunciato!
Gli utenti ci sono, almeno formalmente, ma a mio parere sono solo nomi scelti tra chi ha accettato di essere utilizzato, nessuno di loro svolge, nell’evolversi della trama, una qualche attività che ricordi il forum cui appartengono: un accenno di descrizione per Viv e i gradi di Petunia e miei.
Che poi, detto internos, il grado di Maestro Jedi non so come venga attribuito, quali criteri siano utilizzati, quindi non ho la percezione che possa generare gelosie. Penso, spero, sia solo un’invenzione ai fini del racconto.
Su Anna e Luca, non avendoli riconosciuti per come si presentano (forse Arianna??) non mi esprimo.
Anche se declinato in terza persona, si ha l’impressione di un “io narrante”/scrittore onniscente, che con un tocco di ironia racconta i difetti di Luca, con la crudele tenerezza di chi lo accetterà sempre così com’è, e al contempo racconta del protagonista innominato le questioni più intime, l’indecisione che lo accompagna da una vita, dell’indispettirsi quando devono rivolgersi ad Anna per avere una dritta…
Se non fosse che poi in chiesa sono in due, potrebbero sembrare la stessa persona vista mentre vive la stessa situazione, ma sdoppiata: due differenti punti di vista, due modi di percepire il momento, le varie sfaccettature del carattere, la consapevolezza dei propri limiti, i sogni che non si realizzano, non da ultimo il “grado” su DT. L'uno che vede l'altro attraverso gli occhi di chi scrive.
La chiesa c’è e il periodo anche: anche qui un pesce d’aprile, che se avesse funzionato sarebbe stata tragica, per come sono delineati i protagonisti.
Anche l’anticamera c’è, sia fisicamente che come situazione di attesa.
Un racconto scritto bene dal punto di vista lessicale e grammaticale, ma come storia mi ha lasciata perplessa: si è trasportati nella vicenda piano piano, con un incipit che parla di un evento strano insinuatosi nella quotidianità, ma che non pare pericoloso o inquietante: una tappa di una caccia al tesoro particolare e intrigante, per cui occorre l’aiutino da casa. Da come hai gestito l’entrata in chiesa e da quanto vi accade, mi aspettavo davvero qualcosa di avventuroso nel senso letterale del termine, invece arriva un finale totalmente inaspettato che ha quasi del tragicomico. Un pesce d’aprile che potrebbe assomigliare ad un incubo di quelli che ti porti appresso tutto il giorno.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Ciao Penna. Parto subito con la rubrica "Noblesse Oblige" (le pulci), peraltro scarsa perché tutto sommato il tuo è un racconto con pochi difetti formali.
Noblesse oblige:
1. "Un senso di vertigine misto ad adrenalina si impadronì..." Ti confesso che anche io casco spesso su questo "problema". "Si impadronì" dovrebbe essere scritto "s'impadronì". Non sono certo che sempre valga questa forula, ma puntualmente me la fanno notare nei miei elaborati.
2. "Vagavano in questo spazio senza tempo, la testa bassa, e le labbra a sussurrare parole incomprensibili". Non sono certo di quello che qui ti riporto, ma la frase così tronca, senza predicato verbale che aiuta, mi riesce un poco ostica. Quel "la testa bassa" senza un "con" o "tenendo", la capisco, la accetto, ma mi incaglia.
3. "Quel posto gli ricordava le matrioske che collezionava nonno." Sicuramente sbaglio, me lo dirai, ma quel "nonno", se non accompagnato da "mio", se usato come personaggio assolutamente acquisito, andrebbe scritto in maiuscolo. Stesso appunto per una frase successiva con "nonno" minuscolo.
Come vedi, veramente poche pulci; è scritto, per quanto possa rilevare, molto bene, e non è detto che le mie pulci siano condivisibili.
Riferimenti o suggestioni artistiche (che mi sovvengono):
His Hat for a Wife - Hugh Hopper & Kramer (dall'album "A Remark Hugh Made).
Il Laureato - Regia di Mike Nichols, anche se il matrimonio ha esiti un poco (eufemismo) differenti.
Considerazioni sommarie e conclusive.
Leggo il racconto e, non conoscendo eventuali dinamiche interne al gruppo, lo prendo come un divertissement. E' (perdona, non imparerò mai a scrivere la "e" maiuscola accentata giusta, anche se hanno provato a spiegarmelo) un racconto che non trova il mio intento di lettura, ma ciò riguarda ciò che mi piace leggere, e non ne hai alcuna colpa. Appena ho letto la telefonata tra Anna e il narratore, mi sono chiesto quale persona, apostrofata come l'hai descritto, potrebbe non tirare giù il telefono stizzito. La storia la vedo poco convenientemente legata a una chiesa, comunque un luogo di culto e non di scherzo, di pesce d'aprile. L'ambiente è surreale, ma dove tutto si colloca, le circostanze tutto sommato normali entrando in un luogo come quello, non trovano corrispondenza col surreale. Scrittura corretta, anche se forse potrebbe "vivere" meglio con qualche guizzo originale. Arrivando in fondo si sorride, e questo è molto buono. E comunque mi sono sposato due volte, felicemente con la seconda occasione, quindi...come faccio a non sorridere?
Grazie per averci proposto questo tuo lavoro, a rileggerti.
https://youtu.be/9Ug5OnYhft8
Noblesse oblige:
1. "Un senso di vertigine misto ad adrenalina si impadronì..." Ti confesso che anche io casco spesso su questo "problema". "Si impadronì" dovrebbe essere scritto "s'impadronì". Non sono certo che sempre valga questa forula, ma puntualmente me la fanno notare nei miei elaborati.
2. "Vagavano in questo spazio senza tempo, la testa bassa, e le labbra a sussurrare parole incomprensibili". Non sono certo di quello che qui ti riporto, ma la frase così tronca, senza predicato verbale che aiuta, mi riesce un poco ostica. Quel "la testa bassa" senza un "con" o "tenendo", la capisco, la accetto, ma mi incaglia.
3. "Quel posto gli ricordava le matrioske che collezionava nonno." Sicuramente sbaglio, me lo dirai, ma quel "nonno", se non accompagnato da "mio", se usato come personaggio assolutamente acquisito, andrebbe scritto in maiuscolo. Stesso appunto per una frase successiva con "nonno" minuscolo.
Come vedi, veramente poche pulci; è scritto, per quanto possa rilevare, molto bene, e non è detto che le mie pulci siano condivisibili.
Riferimenti o suggestioni artistiche (che mi sovvengono):
His Hat for a Wife - Hugh Hopper & Kramer (dall'album "A Remark Hugh Made).
Il Laureato - Regia di Mike Nichols, anche se il matrimonio ha esiti un poco (eufemismo) differenti.
Considerazioni sommarie e conclusive.
Leggo il racconto e, non conoscendo eventuali dinamiche interne al gruppo, lo prendo come un divertissement. E' (perdona, non imparerò mai a scrivere la "e" maiuscola accentata giusta, anche se hanno provato a spiegarmelo) un racconto che non trova il mio intento di lettura, ma ciò riguarda ciò che mi piace leggere, e non ne hai alcuna colpa. Appena ho letto la telefonata tra Anna e il narratore, mi sono chiesto quale persona, apostrofata come l'hai descritto, potrebbe non tirare giù il telefono stizzito. La storia la vedo poco convenientemente legata a una chiesa, comunque un luogo di culto e non di scherzo, di pesce d'aprile. L'ambiente è surreale, ma dove tutto si colloca, le circostanze tutto sommato normali entrando in un luogo come quello, non trovano corrispondenza col surreale. Scrittura corretta, anche se forse potrebbe "vivere" meglio con qualche guizzo originale. Arrivando in fondo si sorride, e questo è molto buono. E comunque mi sono sposato due volte, felicemente con la seconda occasione, quindi...come faccio a non sorridere?
Grazie per averci proposto questo tuo lavoro, a rileggerti.
https://youtu.be/9Ug5OnYhft8
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Re: Gli astri non sbagliano mai
ho trovato fantastica la scena in chiesa, il matrimonio come pesce d'aprile che, comunque, mi aspettavo.
la storia è scritta piuttosto bene, abbastanza scorrevole e con pochissimi refusi.
i personaggi sono ben presentati, anche se in realtà risultano anonimi, poco funzionali al racconto.
e comunque no è che mi sia piaciuto molto se non per l'idea.
lo sviluppo che hai dato mi ha lasciato parecchio perplesso.
diciamo che la storia aveva ottime potenzialità ma non sono state espresse.
i paletti ci sono tutti.
la storia è scritta piuttosto bene, abbastanza scorrevole e con pochissimi refusi.
i personaggi sono ben presentati, anche se in realtà risultano anonimi, poco funzionali al racconto.
e comunque no è che mi sia piaciuto molto se non per l'idea.
lo sviluppo che hai dato mi ha lasciato parecchio perplesso.
diciamo che la storia aveva ottime potenzialità ma non sono state espresse.
i paletti ci sono tutti.
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Re: Gli astri non sbagliano mai
“nomina diretta ad utenti di serie A1 “Maestro Jedi” con tutti i benefici connessi.”
Ma davvero ci sono benefici con la nomina a Maestro Jedi? Non lo sapevo. Dovrò darmi da fare!
La lettura è stata piacevolissima e l’idea veramente apprezzabile. Considero questo step uno dei più complicati eppure lo hai affrontato dando via libera alla tua fantasia. L’assurdità delle situazioni mi ha ricordato strani sogni che capitano dopo una cena “ingombrante”, tant’è che mi aspettavo quasi un risveglio del protagonista. Invece hai scelto la strada del pesce d’aprile, nemmeno quella molto originale, ma comunque coerente con la storia e da qualche parte dovevi pur uscire.
Tutti i paletti mi sembrano rispettati, anche l’anticamera che dovrebbe avere un ruolo di primo piano e che invece ho trovato spesso marginale nei racconti letti. L’avventura avrebbe potuto avere più ritmo e suspence ma l’ho trovata comunque dignitosamente presente.
Considero il lavoro comunque molto buono
P.S. Se questo è l’anno della vergine, chissà cosa capiterà all’ariete? Non voglio pensarci.
Ma davvero ci sono benefici con la nomina a Maestro Jedi? Non lo sapevo. Dovrò darmi da fare!
La lettura è stata piacevolissima e l’idea veramente apprezzabile. Considero questo step uno dei più complicati eppure lo hai affrontato dando via libera alla tua fantasia. L’assurdità delle situazioni mi ha ricordato strani sogni che capitano dopo una cena “ingombrante”, tant’è che mi aspettavo quasi un risveglio del protagonista. Invece hai scelto la strada del pesce d’aprile, nemmeno quella molto originale, ma comunque coerente con la storia e da qualche parte dovevi pur uscire.
Tutti i paletti mi sembrano rispettati, anche l’anticamera che dovrebbe avere un ruolo di primo piano e che invece ho trovato spesso marginale nei racconti letti. L’avventura avrebbe potuto avere più ritmo e suspence ma l’ho trovata comunque dignitosamente presente.
Considero il lavoro comunque molto buono
P.S. Se questo è l’anno della vergine, chissà cosa capiterà all’ariete? Non voglio pensarci.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Wow, autore, mi hai decisamente spiazzato.
Le premesse esoterico-misteriose mi avevano fatto pensare a un (altro) racconto con annesso viaggio mentale/psicologico/fantastico su Europa o altro non-luogo impossibile, invece riporti tutto sulla Terra con un espediente, quello del pesce d'aprile, che ci sta e che, a conti fatti, mi sembra una soluzione felice.
Ho proprio sorriso alla rivelazione finale che, per me, è riuscita molto bene, rimettendo a posto tutti i dubbi che mi avevano preso fino a quel momento (la telefonata iniziale con Anna, che sembrava ai limiti dell'improbabile, il comportamento strambo dei penitenti, del monaco, degli sgherri in nero).
Insomma, hai rimesso tutto a posto in maniera secondo me logica e adeguata.
Certo, c'è qualche punto ancora "strano", tipo l'uso della chiesa per uno scherzo di questo tipo, o l'ossessione del protagonista per il titolo di Maestro Jedi, ma sono cose che, visto il carattere dello step, si accettano.
Quel che non ho capito, e forse è il difetto più evidente del pezzo, è chi siano i 3 protagonisti principali. Andrea, Luca, Anna: chi sono costoro? Io deduco che almeno uno tra loro sia un utente di DT, altrimenti non troverebbe applicazione il paletto del personaggio.
A meno che costoro non esistano e Andrea sia un "utente" generico e inventato di DT, nel qual caso il paletto sarebbe rispettato.
Ci dirai.
Il viaggio, anche qui, non lo trovo azzeccato col requisito del luogo esotico, la distanza notevole, ecc.
Lo stile.
Sai che mi è proprio piaciuto? L'ho trovato fresco, vivace, molto gradevole da leggere.
Anche le poche battute di dialogo per me sono azzeccate, sebbene trovino senso compiuto solo grazie al finale.
In definitiva, il mio giudizio è più che positivo.
Le premesse esoterico-misteriose mi avevano fatto pensare a un (altro) racconto con annesso viaggio mentale/psicologico/fantastico su Europa o altro non-luogo impossibile, invece riporti tutto sulla Terra con un espediente, quello del pesce d'aprile, che ci sta e che, a conti fatti, mi sembra una soluzione felice.
Ho proprio sorriso alla rivelazione finale che, per me, è riuscita molto bene, rimettendo a posto tutti i dubbi che mi avevano preso fino a quel momento (la telefonata iniziale con Anna, che sembrava ai limiti dell'improbabile, il comportamento strambo dei penitenti, del monaco, degli sgherri in nero).
Insomma, hai rimesso tutto a posto in maniera secondo me logica e adeguata.
Certo, c'è qualche punto ancora "strano", tipo l'uso della chiesa per uno scherzo di questo tipo, o l'ossessione del protagonista per il titolo di Maestro Jedi, ma sono cose che, visto il carattere dello step, si accettano.
Quel che non ho capito, e forse è il difetto più evidente del pezzo, è chi siano i 3 protagonisti principali. Andrea, Luca, Anna: chi sono costoro? Io deduco che almeno uno tra loro sia un utente di DT, altrimenti non troverebbe applicazione il paletto del personaggio.
A meno che costoro non esistano e Andrea sia un "utente" generico e inventato di DT, nel qual caso il paletto sarebbe rispettato.
Ci dirai.
Il viaggio, anche qui, non lo trovo azzeccato col requisito del luogo esotico, la distanza notevole, ecc.
Lo stile.
Sai che mi è proprio piaciuto? L'ho trovato fresco, vivace, molto gradevole da leggere.
Anche le poche battute di dialogo per me sono azzeccate, sebbene trovino senso compiuto solo grazie al finale.
In definitiva, il mio giudizio è più che positivo.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Mi sono piaciute le tue descrizioni e il tuo modo di raccontare. Il pesce d'aprile e le apparizioni degli utenti arrivano di botto come un gancio al mento. Sei nei miei cinque, fosse solo per la fatica che hai fatto nell' inserirli.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Ciao autor@
Racconto spiazzante davvero. Ben congeniato e costruito in modo perfetto, niente da dire.
Nartece…il luogo del già e del non ancora è un posto meraviglioso, da Storia infinita, per intenderci.
In questo step sto scoprendo l’esistenza di anticamere che, come i personaggi secondari, passano in secondo piano ma che hanno comunque una loro importanza.
La scrittura è esperta e sicura, se devo proprio segnalarti una frase è questa
…sentì mani impacciate che abbottonavano bottoni,
ma niente di importante…
pertanto, complimenti perché ho letto molto volentieri il tuo racconto.
Ps: un abbraccio affettuoso alla povera Anna.
a rileggerci presto
Racconto spiazzante davvero. Ben congeniato e costruito in modo perfetto, niente da dire.
Nartece…il luogo del già e del non ancora è un posto meraviglioso, da Storia infinita, per intenderci.
In questo step sto scoprendo l’esistenza di anticamere che, come i personaggi secondari, passano in secondo piano ma che hanno comunque una loro importanza.
La scrittura è esperta e sicura, se devo proprio segnalarti una frase è questa
…sentì mani impacciate che abbottonavano bottoni,
ma niente di importante…
pertanto, complimenti perché ho letto molto volentieri il tuo racconto.
Ps: un abbraccio affettuoso alla povera Anna.
a rileggerci presto
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Un racconto brillante, scorrevole, non banale ma anche non pretenzioso. Uso il termine che ho usato per un altro testo, insomma bilanciato.
È tutto veramente accattivante e l'utilizzo dei paletti di certo è originale. Dopo che hai detto "tira e molla" ho subito pensato che alla fine Anna gli chiedesse di sposarlo, quindi stavo aspettando quel momento. quello che non mi aspettavo assolutamente erano le nozze imminenti con tanto di fuga.
Io a differenza di altri invece ho apprezzato questo mistero sui personaggi. L'invenzione di nuovi utenti del Forum la trovo veramente geniale in questo caso.
Ora arrivano le dolenti note.
Purtroppo di avventura c'è veramente poco. Da quel punto di vista era partito a bomba ma poi ti sei arenato li nell'anticamera. In quel momento il racconto sembra stagnarsi, sicuramente è una metafora ma purtroppo il testo ne ha risentito. anche il momento del suo ingresso in chiesa con tutte quelle riflessioni sulla sua imminente "morte" mi sono sembrate superflue. Potevi aggiungere qualche tappa intermedia prima di arrivare in chiesa per farlo preparare alle nozze, tipo vestito e capelli, con annessi inconvenienti.
Fortunatamente sei riuscito a risollevarti con la fuga finale.
Un buon lavoro.
È tutto veramente accattivante e l'utilizzo dei paletti di certo è originale. Dopo che hai detto "tira e molla" ho subito pensato che alla fine Anna gli chiedesse di sposarlo, quindi stavo aspettando quel momento. quello che non mi aspettavo assolutamente erano le nozze imminenti con tanto di fuga.
Io a differenza di altri invece ho apprezzato questo mistero sui personaggi. L'invenzione di nuovi utenti del Forum la trovo veramente geniale in questo caso.
Ora arrivano le dolenti note.
Purtroppo di avventura c'è veramente poco. Da quel punto di vista era partito a bomba ma poi ti sei arenato li nell'anticamera. In quel momento il racconto sembra stagnarsi, sicuramente è una metafora ma purtroppo il testo ne ha risentito. anche il momento del suo ingresso in chiesa con tutte quelle riflessioni sulla sua imminente "morte" mi sono sembrate superflue. Potevi aggiungere qualche tappa intermedia prima di arrivare in chiesa per farlo preparare alle nozze, tipo vestito e capelli, con annessi inconvenienti.
Fortunatamente sei riuscito a risollevarti con la fuga finale.
Un buon lavoro.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Voglio partire da quello che c'è e mi è piaciuto molto, ovvero come è scritto questo racconto: proprio bene, senza refusi apparenti, corretto sia dal punto di vista grammaticale che lessicale, con perfetto equilibrio tra parte dialogata e parte narrata.
Siccome non dimentico mai che al di là del contest, questo resta prima di tutto un forum di scrittura non posso fare a meno di apprezzare quanto sopra.
Poi voglio sottolineare una finezza, che sta racchiusa in questa frase di Anna devi promettermi che quando ti chiederò la mia ricompensa, tu mi risponderai di sì” sfido chiunque a dire che aveva capito cosa c'era dietro quel "sì".
Detto questo, il resto, sinceramente zoppica un po', nel senso che è proprio la storia che a mio parere fatica a stare in piedi.
C'è un indovinello iniziale che, se è vero che può portare al nartece, non si capisce perché dovrebbe portare a quello di Sant'Eufemia a Piacenza (probabilmente sono ignorante in materia, ma possibile che in tutto il nord Italia non ce ne sia almeno un altro?).
Poi la storia del Pesce di Aprile... il senso di tale tradizione è quello di fare uno scherzo, ma qui, in questo caso, quello organizzato da Anna, tutto è tranne che uno scherzo, per cui l'esplosione di "Pesce d'Aprile di tutti gli invitati, all'interno della chiesa mi lascia perplesso.
Bene i paletti, io non sono convinto del fatto che gli utenti di DT vengano chiamati con il loro nome, ma d'altra parte vedo che invece per altri è esattamente il contrario per cui mi astengo dal giudicare questo aspetto.
In conclusione penso che se non ti fossi trovat* costrett* dai paletti, avresti scritto un bel racconto, l'idea iniziale era proprio buona.
Siccome non dimentico mai che al di là del contest, questo resta prima di tutto un forum di scrittura non posso fare a meno di apprezzare quanto sopra.
Poi voglio sottolineare una finezza, che sta racchiusa in questa frase di Anna devi promettermi che quando ti chiederò la mia ricompensa, tu mi risponderai di sì” sfido chiunque a dire che aveva capito cosa c'era dietro quel "sì".
Detto questo, il resto, sinceramente zoppica un po', nel senso che è proprio la storia che a mio parere fatica a stare in piedi.
C'è un indovinello iniziale che, se è vero che può portare al nartece, non si capisce perché dovrebbe portare a quello di Sant'Eufemia a Piacenza (probabilmente sono ignorante in materia, ma possibile che in tutto il nord Italia non ce ne sia almeno un altro?).
Poi la storia del Pesce di Aprile... il senso di tale tradizione è quello di fare uno scherzo, ma qui, in questo caso, quello organizzato da Anna, tutto è tranne che uno scherzo, per cui l'esplosione di "Pesce d'Aprile di tutti gli invitati, all'interno della chiesa mi lascia perplesso.
Bene i paletti, io non sono convinto del fatto che gli utenti di DT vengano chiamati con il loro nome, ma d'altra parte vedo che invece per altri è esattamente il contrario per cui mi astengo dal giudicare questo aspetto.
In conclusione penso che se non ti fossi trovat* costrett* dai paletti, avresti scritto un bel racconto, l'idea iniziale era proprio buona.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Se gli astri non sbagliano, qui invece mi sembra che qualche cantonata sia stata presa.
Forse io stesso, chissà.
Ma, non avendo né la cultura né la prontezza di Anna, mi sfugge il collegamento immediato tra il nartece e la chiesa di sant'Eufemia a Piacenza.
Molte chiese hanno un'anticamera ("luogo del già e del non ancora") e quella di Piacenza mi sembra sia anche esterna rispetto all'edificio.
Un'altra cantonata, secondo me, sta nel "pesce d'aprile" che dovrebbe costituire le fondamenta dell'intera storia.
Lo scherzo si rivela infatti essere tutt'altro: un vero e proprio inganno volto a trascinare il povero Andrea all'altare. E con la complicità dell'amico Luca (bell'amico!) che, a quel punto, mi sarei ben guardato dal trascinare via dalla chiesa (prendendolo addirittura per mano), in una rivisitazione molto sui generis della scena finale de Il laureato.
Molto stiracchiata anche l'altra colonna portante del racconto, cioè la debole "chimera" di poter diventare Maestro Jedi di DT ("utente A1", un'autostrada più che un'ambita qualifica).
Niente da dire sulla scrittura, con uno stile ben bilanciato fra avventura e ironia e molto leggibile. È senza dubbio la parte migliore del lavoro, ma non sufficiente per risollevare le sorti di un testo fondamentalmente piuttosto piatto.
M.
Forse io stesso, chissà.
Ma, non avendo né la cultura né la prontezza di Anna, mi sfugge il collegamento immediato tra il nartece e la chiesa di sant'Eufemia a Piacenza.
Molte chiese hanno un'anticamera ("luogo del già e del non ancora") e quella di Piacenza mi sembra sia anche esterna rispetto all'edificio.
Un'altra cantonata, secondo me, sta nel "pesce d'aprile" che dovrebbe costituire le fondamenta dell'intera storia.
Lo scherzo si rivela infatti essere tutt'altro: un vero e proprio inganno volto a trascinare il povero Andrea all'altare. E con la complicità dell'amico Luca (bell'amico!) che, a quel punto, mi sarei ben guardato dal trascinare via dalla chiesa (prendendolo addirittura per mano), in una rivisitazione molto sui generis della scena finale de Il laureato.
Molto stiracchiata anche l'altra colonna portante del racconto, cioè la debole "chimera" di poter diventare Maestro Jedi di DT ("utente A1", un'autostrada più che un'ambita qualifica).
Niente da dire sulla scrittura, con uno stile ben bilanciato fra avventura e ironia e molto leggibile. È senza dubbio la parte migliore del lavoro, ma non sufficiente per risollevare le sorti di un testo fondamentalmente piuttosto piatto.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Volevo solo fare una precisazione sulla questione del nartece che porta alla chiesa di Piacenza, se può aiutare altri lettori che vedo in difficoltà.
La risposta di Anna di per sé non ha senso logico stretto, perché appunto potrebbero esserci decine di altre chiese con nartece, specie per quanto ne sa Andrea.
Il fatto che lei indichi proprio quella è perché lì è stato creato il Pesce d'Aprile.
Poteva essere reso in maniera meno sospetta, questo sì, ma Anna non avrebbe mai potuto indicare una chiesa diversa da quella dove intende sposarsi.
La risposta di Anna di per sé non ha senso logico stretto, perché appunto potrebbero esserci decine di altre chiese con nartece, specie per quanto ne sa Andrea.
Il fatto che lei indichi proprio quella è perché lì è stato creato il Pesce d'Aprile.
Poteva essere reso in maniera meno sospetta, questo sì, ma Anna non avrebbe mai potuto indicare una chiesa diversa da quella dove intende sposarsi.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Che angoscia! Un protagonista mio omonimo e lo "scherzo" di un vero matrimonio! Credo che non riuscirò a dormire questa notte... Per fortuna non sono della Vergine!
Scherzi a parte, un racconto semplice e leggero, che si legge con piacere e fila via in un Amen. A un certo punto ti aspetti il pesce (non trovandoci nel 1600). Certo che li fanno davvero in grande gli scherzi in questo step.
Un lavoro simpatico e piacevole.
Complimenti.
Grazie.
Scherzi a parte, un racconto semplice e leggero, che si legge con piacere e fila via in un Amen. A un certo punto ti aspetti il pesce (non trovandoci nel 1600). Certo che li fanno davvero in grande gli scherzi in questo step.
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Ciao, Autore.
A me questo tuo racconto è piaciuto fin dalla prima lettura. Mi è sembrato anche un bel modo di parlare di DT in maniera originale, creando in un lettore esterno una sorta di eventuale interesse aggiuntivo per i gradi e i privilegi connessi
Oltretutto, anche l'idea di citare degli utenti che non si sa nemmeno se siano davvero degli utenti mi è sembrata una mossa accattivante, fermo restando che il paletto era rispettato dall'altro utente ben riconoscibile a tutti
Un'ottima scrittura e il rispetto del must del contest non possono quindi che portare a un giudizio più che positivo. Poi, probabilmente, la pecca più grande del racconto resta che tutti noi che lo leggiamo conosciamo i paletti e, non essendo esso ambientato nel 1600, a un certo punto per forza che ti aspetti il pesce d'aprile...
Questo effetto "telefonata" verrebbe però totalmente azzerato da un lettore estraneo al contest: un lettore dell'antologia per esempio. Quindi il racconto potrebbe funzionare nella sua interezza
A me questo tuo racconto è piaciuto fin dalla prima lettura. Mi è sembrato anche un bel modo di parlare di DT in maniera originale, creando in un lettore esterno una sorta di eventuale interesse aggiuntivo per i gradi e i privilegi connessi
Oltretutto, anche l'idea di citare degli utenti che non si sa nemmeno se siano davvero degli utenti mi è sembrata una mossa accattivante, fermo restando che il paletto era rispettato dall'altro utente ben riconoscibile a tutti
Un'ottima scrittura e il rispetto del must del contest non possono quindi che portare a un giudizio più che positivo. Poi, probabilmente, la pecca più grande del racconto resta che tutti noi che lo leggiamo conosciamo i paletti e, non essendo esso ambientato nel 1600, a un certo punto per forza che ti aspetti il pesce d'aprile...
Questo effetto "telefonata" verrebbe però totalmente azzerato da un lettore estraneo al contest: un lettore dell'antologia per esempio. Quindi il racconto potrebbe funzionare nella sua interezza
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Car autor
non male questo racconto.
L'ho letto con piacere, in particolare la prima parte, ma devo ammettere che il registro narrativo che hai deciso di utilizzare alla lunga appiattisca un po' la narrazione, a mio avviso.
I personaggi sono ben delineati, la storia ha un suo perché e la trovata del matrimonio come pesce d'aprile l'ho trovata tanto accattivante quanto crudele, e va a mettere la ciliegina sul personaggio di Anna.
Che poi, sto tira e molla non si capisce come possa sfociare in una pazza che decide di organizzare un matrimonio convinta di poterlo celebrare... Mi spiego. Ci sono molti rimandi a questo tira e molla ma, almeno a me, non è chiaro quanto sia tira e quanto molla. Visto che sarà lì che andremo a parare, al matrimonio, magari un accenno sui litigi folli che hanno accompagnato la loro "relazione" potrebbe farci comprendere meglio la psicologia dei personaggi.
Io posso credere a qualsiasi cosa, mi pare di averlo già detto in passato, se l'autore me la racconta bene. La tua storia è accattivante e con un potenziale altissimo, a mio avviso potrebbe migliorare chiarendo alcuni equilibri sentimentali che diano spessore e credibilità alla storia.
A rileggerti
Ele
non male questo racconto.
L'ho letto con piacere, in particolare la prima parte, ma devo ammettere che il registro narrativo che hai deciso di utilizzare alla lunga appiattisca un po' la narrazione, a mio avviso.
I personaggi sono ben delineati, la storia ha un suo perché e la trovata del matrimonio come pesce d'aprile l'ho trovata tanto accattivante quanto crudele, e va a mettere la ciliegina sul personaggio di Anna.
Che poi, sto tira e molla non si capisce come possa sfociare in una pazza che decide di organizzare un matrimonio convinta di poterlo celebrare... Mi spiego. Ci sono molti rimandi a questo tira e molla ma, almeno a me, non è chiaro quanto sia tira e quanto molla. Visto che sarà lì che andremo a parare, al matrimonio, magari un accenno sui litigi folli che hanno accompagnato la loro "relazione" potrebbe farci comprendere meglio la psicologia dei personaggi.
Io posso credere a qualsiasi cosa, mi pare di averlo già detto in passato, se l'autore me la racconta bene. La tua storia è accattivante e con un potenziale altissimo, a mio avviso potrebbe migliorare chiarendo alcuni equilibri sentimentali che diano spessore e credibilità alla storia.
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Hellionor- Admin
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Un pesce d'aprile così non lo auguro a nessuno.
Racconto godibile e divertente, con qualche incongruenza già evidenziata, ma in questo step mettere tutto a posto senza prendersi qualche libertà mi è sembrato impossibile.
L'anticamera c'è, l'utente DT pure, di nome ma anche di fatto, cosa che non tutti sono riusciti a implementare, la chiesa c'è, forse troppa , manca un poco l'avventura.
Buona la scrittura; a volte qualche guizzo in più non guasterebbe.
Complimenti
Racconto godibile e divertente, con qualche incongruenza già evidenziata, ma in questo step mettere tutto a posto senza prendersi qualche libertà mi è sembrato impossibile.
L'anticamera c'è, l'utente DT pure, di nome ma anche di fatto, cosa che non tutti sono riusciti a implementare, la chiesa c'è, forse troppa , manca un poco l'avventura.
Buona la scrittura; a volte qualche guizzo in più non guasterebbe.
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FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
All'inizio ti riferisci a DT come a un'organizzazione. Il tesoro annuale della DT. Poi le amiche di Anna sono utenti blasonate di DT. Alla fine utente massimo di Different Tales.
Della DT, di DT, di Different Tales.
Non spieghi mai cosa sia DT, o Different Tales. Parli solo dei livelli, della necessità di raggiungere il livello massimo di Maestro Jedi.
Ti faccio notare questa cosa perchè mi piaceva l'idea che tu affrontassi DT trasformandolo in qualcosa di diverso, un organizzazione a livelli, che assegna cariche sempre più alte ai suoi utenti. Mi piace perché lo avrebbe reso accessibile a chiunque. Però ti sei fermato a metà strada.
Il racconto mi piace in tutta la prima parte. Il luogo del già e del non ancora è un'ottima idea. Dall'arrivo a Piacenza fino a quando non viene incappucciato è forse una sezione un po' lunga, che manca di dinamismo. Lì perdi per un attimo il lettore, secondo me. Quando lo recuperi forse l'effetto sorpresa te lo sei già giocato: quelle peonie all'ingresso nella chiesa mi hanno messo già sulla strada giusta. Forse le eliminerei.
Il finale invece mi ha sorpreso. Io avrei scelto la ragazza. E non lo dico come scrittore, come scelta se far andare la trama in una direzione o nell'altra. Nella medesima situazione io avrei scelto la ragazza, quindi significa che, nonostante quella parte che gira un po' a vuoto (ma ci sta, in fondo, visto che è nell'anticamera) e il pesce di aprile/sorpresa un po' telefonato, il racconto mi è piaciuto, mi ha coinvolto.
Sui paletti nulla da dire. Questo è un altro racconto dove l'anticamera funziona più come metafora che come luogo fisico e alla fine, usata così, diventa un paletto ancora più piantato nel profondo. Sugli altri ci siamo. Utente resta un po' generico, me è conseguenza del fatto che non hai approfondito a sufficienza cosa sia DT e perché offra enigmi ai suoi utenti.
Nel complesso ribadisco che il racconto mi è piaciuto. Fin qui è uno di quelli che mi ha coinvolto di più.
Della DT, di DT, di Different Tales.
Non spieghi mai cosa sia DT, o Different Tales. Parli solo dei livelli, della necessità di raggiungere il livello massimo di Maestro Jedi.
Ti faccio notare questa cosa perchè mi piaceva l'idea che tu affrontassi DT trasformandolo in qualcosa di diverso, un organizzazione a livelli, che assegna cariche sempre più alte ai suoi utenti. Mi piace perché lo avrebbe reso accessibile a chiunque. Però ti sei fermato a metà strada.
Il racconto mi piace in tutta la prima parte. Il luogo del già e del non ancora è un'ottima idea. Dall'arrivo a Piacenza fino a quando non viene incappucciato è forse una sezione un po' lunga, che manca di dinamismo. Lì perdi per un attimo il lettore, secondo me. Quando lo recuperi forse l'effetto sorpresa te lo sei già giocato: quelle peonie all'ingresso nella chiesa mi hanno messo già sulla strada giusta. Forse le eliminerei.
Il finale invece mi ha sorpreso. Io avrei scelto la ragazza. E non lo dico come scrittore, come scelta se far andare la trama in una direzione o nell'altra. Nella medesima situazione io avrei scelto la ragazza, quindi significa che, nonostante quella parte che gira un po' a vuoto (ma ci sta, in fondo, visto che è nell'anticamera) e il pesce di aprile/sorpresa un po' telefonato, il racconto mi è piaciuto, mi ha coinvolto.
Sui paletti nulla da dire. Questo è un altro racconto dove l'anticamera funziona più come metafora che come luogo fisico e alla fine, usata così, diventa un paletto ancora più piantato nel profondo. Sugli altri ci siamo. Utente resta un po' generico, me è conseguenza del fatto che non hai approfondito a sufficienza cosa sia DT e perché offra enigmi ai suoi utenti.
Nel complesso ribadisco che il racconto mi è piaciuto. Fin qui è uno di quelli che mi ha coinvolto di più.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
Inizio col parlare della scrittura e dello stile, davvero pregevoli, tra i migliori dello step. E questo, per i miei gusti personali, è decisamente un plus che non potrò ignorare. Come lo è il fatto che gli utenti sono reali, sono loro, quelli che esistono magari li si intravede di striscio certo, alcuni di mento, ma sono loro. E i tre protagonisti, benché generici, sono personaggi credibili e concreti. Ho trovato invece carente la costruzione della trama, con la parte centrale decisamente piatta, quell'incertezza a girare in cerchio nell'anticamera della chiesa spezza troppo il ritmo, avresti dovuto dare ulteriori indicazioni per la caccia al tesoro, nel senso: funziona che trovato un posto di trovi l'indizio successivo, giusto? Invece Andrea se ne sta spaesato a guardarsi intorno. Avevo trovato un poco fuori fuoco anche il finale, all'inizio avrei preferito un happy ending, poi col tempo, riflettendoci, questa scelta di rimandare mi è parsa azzeccata, non fosse altro perché ti spiazza. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Gli astri non sbagliano mai
La scrittura e lo stile, come notato da tutti, sono veramente ottimi. Mi congratulo con l'Autore poiché soltanto per questo motivo vale la pena leggere e rileggere il racconto. Tecnicamente c'è molto da imparare secondo me.
Quanto alla trama, devo essere sincero, non mi ha entusiasmato allo stesso modo. Questione di gusti, certamente, ma il dipanarsi della storia non mi ha particolarmente coinvolto. Il pesce d'aprile è abbastanza telefonato, cova sotto la cenere fin dalle prime righe anche se non si capisce, di questo ne do atto all'Autore, dove si va a parare se non fino alle battute finali. Ecco, forse avrei voluto trovare la verve, il "movimento", passami il termine, del finale già a partire dall'inizio. Un inizio un po' in sordina secondo me, per cui mi aspettavo il prosieguo, complicato e avventuroso, della caccia al tesoro per raggiungere l'agognato titolo di Cavaliere Jedi.
Due ultime parole sul finale: l'ho trovato coerente con il personaggio. Uno spirito libero che non ha avuto il coraggio (o meglio, ne ha avuto tantissimo) di farsi "incastrare" nel matrimonio.
Grazie.
Quanto alla trama, devo essere sincero, non mi ha entusiasmato allo stesso modo. Questione di gusti, certamente, ma il dipanarsi della storia non mi ha particolarmente coinvolto. Il pesce d'aprile è abbastanza telefonato, cova sotto la cenere fin dalle prime righe anche se non si capisce, di questo ne do atto all'Autore, dove si va a parare se non fino alle battute finali. Ecco, forse avrei voluto trovare la verve, il "movimento", passami il termine, del finale già a partire dall'inizio. Un inizio un po' in sordina secondo me, per cui mi aspettavo il prosieguo, complicato e avventuroso, della caccia al tesoro per raggiungere l'agognato titolo di Cavaliere Jedi.
Due ultime parole sul finale: l'ho trovato coerente con il personaggio. Uno spirito libero che non ha avuto il coraggio (o meglio, ne ha avuto tantissimo) di farsi "incastrare" nel matrimonio.
Grazie.
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344
Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
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Re: Gli astri non sbagliano mai
A me questo racconto è piaciuto molto.
La scrittura è buona e interessante, i personaggi mi convincono e riesco a immaginarli nello spazio che hai loro dedicato. Mi piace la risolutezza di Andrea nel voler raggiungere il livello A1, Mi piace Luca che c'è e non c'è e mi piace Anna, strana, rompiscatole ma profondamente innamorata.
Ti confesso che il matrimonio a sorpresa è stato davvero bello da leggere, ganzi davvero i particolari del babbo di Anna e del cognato sconsolati. Non so, in questo racconto, più della trama generale mi sono piaciuti i piccoli particolari con i quali lo hai impreziosito, rendendolo davvero efficace.
Fai un bel capitombolo nella parte centrale dove perdi interesse da parte del lettore: troppo lunga, statica, pesante. da rivedere, tagliuzzare e magari integrare con altre prove più dinamiche.
Confesso che per tutto il testo avevo creduto che Andrea provasse del sentimento per Anna e la sposasse. Invece scappa... Una persona che ti organizza un matrimonio così è speciale di sicuro!
Chissà adesso come gliela farà pagare!
Un buon lavoro!
La scrittura è buona e interessante, i personaggi mi convincono e riesco a immaginarli nello spazio che hai loro dedicato. Mi piace la risolutezza di Andrea nel voler raggiungere il livello A1, Mi piace Luca che c'è e non c'è e mi piace Anna, strana, rompiscatole ma profondamente innamorata.
Ti confesso che il matrimonio a sorpresa è stato davvero bello da leggere, ganzi davvero i particolari del babbo di Anna e del cognato sconsolati. Non so, in questo racconto, più della trama generale mi sono piaciuti i piccoli particolari con i quali lo hai impreziosito, rendendolo davvero efficace.
Fai un bel capitombolo nella parte centrale dove perdi interesse da parte del lettore: troppo lunga, statica, pesante. da rivedere, tagliuzzare e magari integrare con altre prove più dinamiche.
Confesso che per tutto il testo avevo creduto che Andrea provasse del sentimento per Anna e la sposasse. Invece scappa... Una persona che ti organizza un matrimonio così è speciale di sicuro!
Chissà adesso come gliela farà pagare!
Un buon lavoro!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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