Agrigento
Frazione Ciappizzo
Un giugno qualsiasi del secolo XXI
Sean O’Connor arrivò alla villa di Ciappizzo di sera, bestemmiando sottovoce perché nessuno lo aveva avvisato che attraversare un campo di zafferano al tramonto era una pessima idea.
Nugoli di zanzare affamate lo avevano preso di mira durante l’intero percorso che andava dal parcheggio alla Villa, due chilometri di agonia, migliaia di piccoli salassi che dovevano aver sottratto dalle sue vene una pinta buona di sangue, concluse.
Avvicinandosi all’edificio notò che la veranda era colma di persone, e nessuna di esse si prendeva a schiaffi da sola, quindi dedusse con somma precisione che nei dintorni della villa era stato dato del disinfestante.
Si fermò a osservare l’insegna luminosa che recitava “Ristorante La Veranda, specialità pesce e risotti”, e guardò compiaciuto diverse zanzare morire folgorate da congegni infernali sparsi qua e là.
- Buongionno a vossia. C’avete la prenotazione?
Sean posò lo sguardo sulla vecchina che lo aveva apostrofato e che aspettava una risposta come se non potesse che essere affermativa. Alta circa un metro e mezzo, larga altrettanto, giacca da cuoco con maniche arrotolate, grembiule fino ai piedi.
- Good evening, buonasera. Mio nome è Sean O’Connor.
- Piacere, Santa Cocuzza. Ma scusasse, se non vuole mangiare chi ci fa cca?
- Sorry, non capisco bene vostro idioma.
- Cosa è venuto a fare in un ristorante se non vuole mangiare? – ripeté la donna, sillabando a voce alta e facendo sorridere più di un ospite.
- I am una specie di poliziotto, vengo da Inghilterra. Vorrei fare qualche domanda su miei connazionali venuti in vacation in questa zona e mai più come back indietro.
- E si viri ca a Sicilia ci piace cchiu assai dell’Inghitterra. – rispose Santa come se fosse una cosa ovvia.
- Please, non scherzare. Io deve ritrovare miei connazionali, fatto un lungo viaggio for this.
- Ma lei dall’Inghitterra vene in Sicilia a fare domande? Mica semu sbirri.
- Please…
- Facciamo ‘na cosa, lei si assetta a mangiare quaccosa e dopo casomai facemu na chiacchierata, sta bene?
- Sta bene – rispose l’uomo, sedendosi a un tavolino – avete hot dog?
- Chi?
- Hot dog.
- Senta tenente Colombo, non diciamo minchiate ca già mi sta salennu a carogna. Qui si mangia pesce, no wurstel. Due linguine allo scoglio?
- But, i am vegetarian.
- Bi, bedda matri, inglisi, sbirro e vegetariano. Lei è il diavolo.
- But…
- Risotto allo zafferano? Come lo faccio io manco a Milano lo fanno.
- Cosa è zafferano?
Il brusìo di voci intorno a Sean cessò di colpo, Santa Cocuzza divenne paonazza per la collera, poi si calmò e con un gesto plateale indico l’immensa distesa di fiori che iniziava già pochi metri fuori dalla veranda, avvolgeva l’intera tenuta e sembrava arrivare fin sotto la luna che si alzava in quel momento all’orizzonte.
- This – disse infine la donna, con gli occhi lucidi.
- Ok, prendo risotto – rispose O’Connor, con l’aria di chi aveva appena schivato un proiettile. Il brusìo intorno ai tavoli riprese, mentre la donna si infilava in cucina, lasciando l’uomo alle cure della cameriera appena arrivata per il turno di sera.
Una ventina di minuti dopo il risotto arrivò, giallo e fumante, decorato con dei rossi stigmi essiccati.
- Oh my God, buon profumo. – disse Sean rivolto alla cameriera.
- Come lo fa zia Santa, nessuno al mondo – sorrise la ragazza.
- Please, posso avere Ketchup?
A quelle parole un silenzio tombale scese nuovamente intorno all’uomo. Tutti i commensali lo fissavano come se davvero Belzebù si fosse materializzato tra loro.
La cameriera iniziò a tremare, mentre indietreggiava verso la cucina.
- Chiedo - sussurrò, prima di sparire oltre la porta basculante.
Pochi secondi dopo un urlo straziante giunse dalla cambusa, e pochi attimi dopo la cameriera tornava da Sean con il ketchup squeeze della Calvè.
Nel silenzio totale, il rumore del ketchup sparato sul risotto sembrò una cannonata, come se una folgore di Zeus si fosse abbattuta sulla casa. Un urlo ancora più straziante del primo fece sì che l’uomo si domandasse cosa stesse accadendo, poi mescolò per bene il risotto e lo mise in bocca.
- Very good! – disse, mentre la cameriera crollava svenuta al suolo.
Un istante dopo tutte le luci si spensero, lasciando la veranda nella totale oscurità.
Prima che Sean si rendesse conto di cosa stava accadendo, due braccia forti come quelle di Golia serrarono il suo collo.
Agrigento
Frazione Ciappizzo
Un luglio qualsiasi del secolo XXI
Arrivato all’ingresso della veranda, James Bond si accorse di essere più affamato di una tribù di vichinghi. La camminata gli aveva messo un sano appetito e il profumo dei fiori di zafferano lo metteva di buon umore. Era quasi mezzogiorno, la veranda era già affollata, 007 si guardò intorno e vide in lontananza le rovine della Valle dei templi. Si ripromise di andare a visitare quel posto, appena avesse finito il suo lavoro. Salì i tre scalini che portavano al ristorante e andò a schiantarsi contro due occhi incredibili. Grandi, simili a due geodi con riflessi fra il blu e l’oro. Attorno agli occhi una pelle fine e molto abbronzata, capelli neri, ricci, un seno enorme contenuto malamente dalla divisa e un sorriso che come bagliore dava i punti al sole stesso.
- Ciao sono Carmela, avete prenotato?
- Avete? Sono solo. – rispose Bond, che parlava italiano meglio di tanti Italiani.
La ragazza rise.
- Avete ragione, in Sicilia ci rivolgiamo così alle persone che non conosciamo. Per rispetto.
- Capisco.
- Però se ci presentiamo posso darti del tu. – disse ancora la ragazza, sempre sorridendo – Come ti chiami?
- Il mio nome è Bond. James Bond.
- E scommetto che hai fame.
- Da morire. – sorrise 007.
- Vieni James, accomodati.
Carmela fece accomodare l’ospite nell’unico tavolo libero della veranda, gli portò dell’acqua e del pane.
- La zia Santa è famosa per gli spaghetti allo scoglio, vuoi provarli? Ci consegnano il pesce fresco tutti i giorni.
- Come rifiutare, dunque? Li provo volentieri.
007 osservò il lieve ancheggiare di quella donna bellissima mentre entrava in cucina, poi iniziò a guardarsi intorno. La sala era piena, e a giudicare da ciò che ascoltava doveva essere l’unico straniero e nessuno si curava di lui. Cercò di capire anche qualche frase di quello strano dialetto, ma non c’era nulla da fare.
Si fermò a pensare a 009, Sean O’Connor.
Lo conosceva solo di vista, non avevano mai lavorato insieme ma era comunque un doppio zero, per nulla facile da cogliere di sorpresa. Era sparito da un mese, inviato a indagare sulla scomparsa di otto turisti britannici, che avevano in comune una sola cosa: tutti erano stati almeno una volta a mangiare alla Veranda, incluso 009 che aveva registrato quel posto come ultima tappa, prima che se ne perdessero le tracce.
Cosa diavolo era successo?
Carmela ritornò con una spelonca fumante di spaghetti allo scoglio e Bond sentì lo stomaco attorcigliarsi per l’appetito.
- Grazie mille. Posso avere del formaggio grattugiato?
Nella veranda scese il gelo.
Silenzio.
Carmela fece due passi indietro e si tappò le orecchie mentre un urlo disperato che proveniva dalla cucina quasi spaccava la sala in due.
007 immaginò la cuoca che urlava maledizioni, incatenata alla cappa dai suoi aiutanti.
Carmela capì che la sorte di quell’uomo così bello era nelle sue mani. Si avvicino a James Bond e scoppiò in una fragorosa risata.
- Ah, James, mi fai morire – disse, dandogli una pacca sulla spalla come fossero vecchi amici – il formaggio grattugiato, ah ah ah, vuoi che muoro?
L’agente segreto intuì che doveva stare al gioco e rise a lungo con la donna, anche perché la sua risata era irresistibile, ma senza smettere di chiedersi cosa fosse appena accaduto.
Bond rimase nella veranda fin quasi al tramonto, osservando il viavai delle persone e cercando di cogliere anche un minimo indizio, ma senza successo.
Fece per alzarsi e tornare alla sua Aston Martin quando Carmela sbucò dietro di lui, con la sua espressione deliziosa.
- Te ne vai di già?
Bond la fissò negli occhi.
- Si è fatto tardi, non credo di avere un buon motivo per rimanere.
La donna si avvicinò a lui.
- Io dico che hai un ottimo motivo per non andare.
007 sorrise.
- E quale sarebbe?
Carmela rise.
- Le zanzare. – rispose – Arriverai in macchina dissanguato, se vai via adesso. A meno che…
- A meno che?
- …non ti accompagni io, – disse lei facendosi seria e avvicinandosi ancora di più – a me non mordono.
- Ah no?
- No, sono io quella che morde.
- Accetto il passaggio.
- Lo so.
Invece di percorrere il sentiero battuto che tagliava il campo a metà, Carmela prese Bond per mano e attraversarono l’immensa distesa di zafferano fino a un enorme ulivo solitario, secolare senza dubbio, che come un gigantesco guardiano sembrava sorvegliare la valle.
- Dicono che sia antico come i templi.
- Davvero stupendo – rispose Bond, colpito dall’immensità dell’albero.
- Per noi è sacro, teniamo molto alle nostre tradizioni.
- La vostra terra è bellissima. – disse Bond, avvicinandosi alla ragazza – Tu sei bellissima.
Carmela si alzò in punta di piedi e le loro labbra si unirono, sotto il vigile occhio della luna piena. Le loro lingue iniziarono a cercarsi, a inseguirsi, a creare e disfare i più complessi origami, fra il rumore della loro eccitazione e quello di migliaia di insetti che vorticavano curiosi intorno a loro senza osare sfiorarli.
Carmela condusse Bond dove lo zafferano era alto e si spogliò lentamente, il seno coperto da gocce di sudore brillava come fosse quarzo e Bond si rese conto che avrebbe potuto rimanere per delle ore, a guardarlo.
Si inginocchiò e la baciò sul ventre che sembrava di legno levigato e bevve dalla sua intimità come fosse acqua per un uomo scampato al deserto, mentre le unghie di lei si conficcavano nella sua nuca. I suoi umori sapevano di miele e di arancio, il clitoride si irrigidì sotto la spinta di un orgasmo bruciante, e faceva piegare le gambe alla donna che si reggeva in piedi solo perché Bond la teneva per le cosce.
Con un movimento simile a quello di un foulard nel vento, la donna si girò e si piegò in avanti per accogliere dentro di sé l’erezione furiosa di James, che affondò in lei con tutte le sue forze. Piegata ad angolo retto, Carmela sentiva i fiori di zafferano accarezzarle i capezzoli, agitati come batacchi durante un giubileo dai colpi ora secchi e ora morbidi del suo amante. I sospiri divennero rantoli e l’orgasmo colse entrambi quasi alla sprovvista, non più né uomo né donna, solo creature ai primordi che si saziavano l’uno dell’altro.
Un paio d’ore dopo giacevano sfiniti fra i fiori di zafferano.
- Abbiamo distrutto un bel po’ di piantine – disse lei.
Bond sorrise, ma il suo sguardo era assente.
- Qualcosa non va? – insistette la donna.
- Sono qui per lavoro. – disse infine l’uomo, fissandola negli occhi – Otto turisti britannici sono spariti e adesso anche un mio collega non dà più notizie di sé da più di un mese. Tu sai dirmi cosa succede? Tutti quanti hanno solo una cosa in comune, si sono tutti registrati alla Veranda almeno una volta.
007 continuava a fissare la donna, fin quando lei distolse lo sguardo.
Carmela sapeva che parlare era pericoloso, ma per qualche motivo si sentiva ormai indissolubilmente legata a quell’uomo che conosceva da un giorno appena. Sospirò.
- C’è qualcosa che devi vedere – disse, infine.
Agrigento
Frazione Ciappizzo
Sotterranei della villa
Sean O’Connor stava vomitando, per l’ennesima volta, ormai completamente sfinito. Se non vomitava, bestemmiava, ormai da giorni. Incatenato al muro guardò il cadavere qualche metro più in là, anche lui legato come fossero bestie. Era un suo connazionale, uno dei dispersi, morto qualche giorno prima mentre lui era incatenato da un tempo che non sapeva più quantificare. Un rumore diverso da solito lo fece trasalire. Dal buio della cantina vide sbucare James Bond, seguito da Carmela.
- 007. Ma che diav…
- 009, non parlare, ti porto fuori da qui.
Bond vide il secchio dove l’uomo aveva appena vomitato.
- Quest’odore, ma è…
- Ketchup – rispose 009 – ho chiesto del ketchup per il risotto e mi sono risvegliato qui. Mi danno solo ketchup da mangiare, solo ketc…
Sean O’Connor perse i sensi e mentre Bond pensava a come liberarlo vide il secchiello vicino al cadavere pieno di maionese.
- Cristo, ma questa è follia.
- Ti avevo detto che teniamo molto alle nostre tradizioni – intervenne Carmela – e la zia Santa ogni volta che qualcuno s’azzarda a chiedere porcherie come fate voi stranieri si trasforma, addiventa ‘na majara.
- Majara?
- Una strega, una creatura consacrata a tenere pulita la Valle dei templi dalla gente che mette il formaggio grattugiato nella pasta col pesce – concluse con un brivido la giovane donna.
- Questo è omicidio, sequestro di persona, tortura e almeno un'altra dozzina di reati gravi. – ruggì Bond.
- Mi dispiace, questa è la Valle dei templi, questa è la Sicilia. Nessuno ha il potere di fermarla, di fermare la majara. Nemmeno lei stessa.
- Lo vedremo - disse 007, chinandosi per liberare il compagno.
Un grido di Carmela lo costrinse ad alzare la testa.
Vicino a loro si era materializzato un corvo enorme.
- Santa è qui – sussurrò la donna, sull’orlo del panico.
Il corvo aprì le ali e la vecchina prese rapidamente forma, un metro e mezzo per un metro e mezzo, grembiule fino ai piedi e occhi neri pieni di odio.
Sbavava come un mastino, il collo scattava in maniera innaturale, i gomiti piegati in avanti. La majara si mise in ginocchio, fissando l’agente segreto quasi con curiosità.
- Di ca nun esce nuddu – disse, all’improvviso.
Poi rise, in maniera terribile. La risata divenne urlo, come quello che Bond aveva udito a pranzo, e i capelli si rizzarono sulla nuca.
Mezzo assordato, afferrò la Walther PPK dalla fondina sotto l’ascella e fece fuoco sulla strega proprio mentre si lanciava verso di lui. Appena tramortita, la majara si ritirò un attimo, pronta a colpire di nuovo.
- A pistola ta po’ zzicare ntu culu – disse ridendo ancora, poi si lanciò con tutta la sua furia su 007.
La Walther PPK abbaiò di nuovo, un proiettile colpì la donna alle gambe senza ferirla ma facendole perdere l’equilibrio. La majara cadde sul secchio della maionese vicino al cadavere e prese fuoco come se un demonio avesse toccato l’acqua santa. Indietreggiò rantolando e cadde di nuovo, sul secchio del ketchup, incendiandosi ancora. Folle di rabbia cercava di lanciarsi su Bond ma le fiamme la avvolsero del tutto, per poi esplodere in un vortice di piume nere e salsa rosa.
- Santa è morta – disse Carmela, incredula, guardandosi intorno.
- Sarà morta – rispose Bond – ma era tutto, tranne che Santa. Andiamo via di qui.
007 prese 009 sulle spalle e raggiunse il prato antistante la veranda, in attesa dei soccorsi.
- Mi arresteranno? – chiese Carmela.
- Nessuno crederà mai a una storia simile – sorrise Bond – e poi se non fosse stato per te avremmo una vittima in più. Lascia che ci pensi io.
- Grazie - sorrise la donna, sollevata.
009 aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu la veranda.
- James…
- Dimmi, O’Connor.
- Occhio. Se vai a mangiare lì dentro, non sognarti di chiedere il ketchup.
E svenne di nuovo.