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Presto arriverà la fine del mondo

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Messaggio Da Different Staff Ven Feb 18, 2022 4:49 pm

Batteva i tacchi degli scarponi sui gradini della veranda per staccare la terra ghiacciata, quando vide arrivare la ragazza. L'enorme cappotto rosso, il cappello calcato sugli occhi, le trecce bionde che dondolavano al ritmo del passo cadenzato. Teneva il bambino per mano e quasi lo tirava a forza, perché quello s'incantava a ogni cosa che vedeva: ai ghiaccioli sui rami, ai campi spolverati di nebbia, alle bacche rosse che macchiavano come una malattia i rovi lungo il corso del fiume.
Yuri salì i gradini e si sedette sul dondolo accanto alla porta di casa. La ragazza non mollava il passo neppure nel leggero tratto di salita che portava allo sterrato dove si fermavano i bus diretti a Vovčans'k. Yuri si accese una sigaretta e cominciò a dondolarsi. Non si preoccupava di farsi notare mentre li guardava, dopotutto a Ohirtseve bene o male ci si conosceva tutti, una faccia nuova era un avvenimento e un po' di curiosità era d'obbligo.
La ragazza raggiunse lo sterrato, che stava a non più di dieci metri da casa di Yuri, e si piazzò sotto al palo della fermata, con le mani sui fianchi e gli occhi al cartello degli orari. Il bambino intanto si mise a calciare le pietre e a correre in cerchio, tenendosi con le mani il paraorecchie di pelo per non farlo cadere. Gli colava un rivoletto di muco dal naso, aveva gli occhi a mandorla e la carnagione scura. La ragazza invece era pallida, pareva di porcellana. Si mise a battere il piede con impazienza e a sbuffare, creando piccole nuvolette di vapore che salivano verso il cielo bianco.
Yuri spense la sigaretta e si batté le mani sulle cosce, prima di alzarsi. L'assito della veranda scricchiolò sotto i suoi passi. Si affacciò, tenendo i gomiti poggiati sulla ringhiera di legno dipinto, le dita intrecciate. Qualche fiocco cominciò a cadere e gli si sciolse sui guanti.
Il bambino si accorse della neve, tirò fuori la lingua e tenendo gli occhi chiusi alzò il viso al cielo.
"Il bus non arriverà prima di questa sera" disse Yuri. La ragazza si girò a guardarlo e per la prima volta poté vederla bene in viso. Aveva degli enormi occhi verde scuro, come uno stagno profondo, irrequieti, che sulla pelle chiara risaltavano come mosche agonizzanti in una tazza di latte. Poteva avere sedici anni al massimo; un viso stretto e delicato, con gli zigomi alti, arrossati dal freddo. Era bella, pareva finta. Yuri si passò la lingua sulle labbra.
"Lo vedo da me" disse la ragazza, indicando il cartello. Non aveva inflessione e parlava con una dizione perfetta, come un'attrice che fa una televendita.
"Quattro ore, su per giù" aggiunse Yuri, facendo finta di controllare l'orologio, "e fra due sarà buio pesto."
Il bambino riaprì gli occhi e lo fissò. Gli si fece più vicino, lasciando lo sterrato e camminando per qualche passo nel sentiero che portava fino ai gradini della veranda. Ogni passo era come se rompesse del vetro sottile, per via del velo di fango ghiacciato che ricopriva la strada. Si fermò così vicino che Yuri poté quasi contare le lentiggini che gli punteggiavano il viso, nere sulla carnagione scura, come una un cielo stellato al negativo. Il piccolo si mise ad annusare l'aria, arricciando il naso. Schiuse le labbra e piano un sorriso sbilenco gli si dipinse in viso. Annuì soddisfatto.
Non doveva avere tutte le rotelle a posto, pensò Yuri.
"Perché non venite dentro" disse, "sta cominciando a nevicare, tra non molto si ghiaccerà."
La ragazza si diede un'occhiata in giro: la strada era deserta. Le case, tutte in fila sul lato sinistro della carreggiata, parevano vuote. Sulla destra il fiume e i campi dissodati, grigi di brina, che si estendevano per centinaia di metri, fino a dove la nebbia permetteva di vedere. Oltre la nebbia, il confine russo e gli aloni di luce degli accampamenti dei soldati, fumo colorato nella foschia, come nebulose interstellari.
"Perché no" disse la ragazza.
La neve cominciò a cadere più fitta.
Yuri sorrise, seguì con gli occhi lucidi la ragazza che gli veniva incontro, che prendeva per mano il bambino, che faceva gli scalini della veranda. Non poteva credere che fosse stato così semplice convincerla. Il cuore accelerò di qualche battito, la bocca gli si riempì di saliva.
Li fece salire sulla veranda e poi entrare in casa, dove si accomodarono in cucina. Nella stufa il fuoco languiva. Era stato fuori parecchio, in giro per i campi e a controllare le buche, e logicamente sua madre, ormai invalida, non aveva potuto aggiungere legna.
Riattizzò il fuoco e andò nella stanza accanto alla cucina, dove sua madre dormiva con la bocca spalancata.
Richiuse la porta della camera e si sfregò le mani.
"Vi andrebbe del tè?" chiese, sistemando il bollitore sul fuoco.
La ragazza annuì e si tolse il cappotto. Vestiva un maglioncino a coste, nere e bianche, e una gonna pesante, lunga fino alle caviglie. Si mise comoda sul divano, mentre il bambino curiosava in giro, fermandosi un poco a battere col dito sul vetro della palla del pesce rosso o schiacciando qualche tasto a caso del vecchio pianoforte a muro che torreggiava sotto la finestra.
"Mi chiamo Yuri" disse intanto il padrone di casa, allungando una grossa mano verso la ragazza, che la strinse, ma non disse nulla. "E voi… i vostri nomi?" la incoraggiò Yuri.
"No" disse infine lei, mentre strizzava gli occhi per vedere fuori dalla finestra.
Yuri piegò il capo, incerto su come continuare la conversazione.
"Ma se non…" balbettò.
"Si stanno per muovere" lo interruppe la ragazza, indicando col mento la finestra, "le truppe sovietiche."
Yuri si grattò il mento.
"Sono più di un anno che stanno fermi là" disse.
"Li abbiamo sentiti. Si muoveranno all'alba. Domani."
"Certo, come no" ridacchiò Yuri.
"La strada dal confine passa proprio qua vicino. Non hai paura?"
Yuri alzò le spalle.
"Ho paura che passino dai campi, certo, quelli che vedi, dal fiume fino a quel boschetto, poco prima del confine, quelli sono i miei. Miglio, sorgo e zafferano. E quel casolare, là, anche quello è mio, è dove tengo i mezzi agricoli. E sì, se dovessero passare da là di sicuro mi causerebbero dei danni."
"Presto arriverà la fine del mondo e tu sei preoccupato per un trattore?"
"La guerra è un problema solo per chi ha una morale" bofonchiò Yuri, ritornando verso il bollitore, che aveva iniziato a fischiare.
"Hai ragione" annuì convinta la ragazza, "per gli altri, gli immorali, ci sono solo opportunità da cogliere. Per questo siamo qua."
Yuri scosse il capo. Quella ragazzina che parlava come un'adulta cominciava ad annoiarlo. Versò il tè e ci mischiò mezza bustina di sonnifero.
Lo servì sul tavolino rotondo al centro della cucina. Il bambino afferrò la tazza e buttò giù il tè bollente senza respirare, in un'unica sorsata. Sorrise, mostrando una fila di dentini storti e gialli, poi tornò a disturbare il pesce rosso.
La ragazza invece aggiunse tre zollette di zucchero al suo e cominciò a girarlo con calma.
Yuri si mise seduto nella poltrona con un caffè amaro e gli occhi socchiusi, in attesa.
Da dove venite?” chiese, “se non sono indiscreto.”
Posso suonarlo?” disse invece la ragazza, indicando il piano con il cucchiaino.
Certo” rispose Yuri, “sarà un po’ scordato, lo suonava mia madre. Ma bevi, altrimenti si fredda…” aggiunse, sforzandosi di sorridere.
Fuori, il sole stava calando e tutto si faceva cobalto e azzurro scuro.
La ragazza diede due sorsate al tè e si alzò, lisciandosi la pesante gonna di panno con due colpi secchi delle mani. Aveva dita lunghe e affusolate.
Il bambino intanto aveva smesso di giocare col pesce rosso. Yuri lo seguì con la coda dell’occhio e lo vide avvicinarsi al crocifisso appeso a destra dell’uscio. Gli sembrò ringhiasse, non lo vedeva in viso, ma sentiva un sibilo, un grattare gutturale. Chissà che problemi aveva, povera creatura.
Nel frattempo la ragazza si era accomodata nello sgabello del pianoforte e si era buttata le trecce dietro la schiena. Iniziò a suonare, forse una Polacca di Chopin o qualcosa di simile. Una melodia triste, in ogni caso.
Non veniamo da un posto preciso” disse, senza smettere di suonare, “stiamo sempre in giro. Nomadi. Una parola che ci identifica potrebbe essere nomadi.”
Siete parenti?” urlò Yuri, per farsi sentire sopra la musica.
In un certo senso” annuì la ragazza e smise di suonare.
Il bambino intanto aveva iniziato a barcollare e a sbadigliare.
Il piccolo ha sonno” disse Yuri, “posso farlo riposare nella camera di mia madre, c’è un letto singolo.”
La ragazza annuì, si rimise a sedere sul divano e accavallò le gambe, scoprendo le caviglie.
Yuri deglutì e accompagnò il bambino nella stanza della madre. La vecchia grugnì quando entrarono, ma non si svegliò, né cambiò posizione. C’era una fitta penombra nella camera, era accesa solo una lucina sul comodino, e odore di disinfettante e muffa. Il bambino si mise a sniffare l’aria, come un cane. E come un cane fissò la donna addormentata, socchiudendo gli occhi e snudando i denti. Yuri lo mise a letto e lo coprì con due pesanti coperte di lana grezza.
A dopo” gli disse. Uscì e chiuse la porta a chiave.
Quando tornò in cucina trovò la ragazza sdraiata sul divano, con le gambe raccolte e la testa sul bracciolo. Da fuori si sentivano rumori sordi, come schiocchi di frusta.
Si muovono, come avevo detto” disse la ragazza, indicando la finestra, “i russi.”
Già, i russi, che Dio li fulmini” annuì Yuri. Sua madre era sovietica, mentre suo padre ucraino. E sì, aveva tutto il diritto di odiarli, i russi.
Dio…” bofonchiò la ragazza, “questa è buona…” e ridacchiò, chiudendo gli occhi.
Yuri si pulì le labbra con il dorso della mano, perché una leggera bava aveva cominciato a colare dagli angoli della bocca. Sentiva il cuore accelerare e l’eccitazione salire, le narici dilatate, le mani umide. Si costrinse ad aspettare ancora un poco. Diede da mangiare al pesce rosso e come sempre faceva assaggiò qualche fiocco di mangime, che sapeva di alto mare e lische dimenticate al sole.
Si prese tutto il tempo che gli serviva, non aveva fretta: quando per tutta la vita devi stare dietro ai ritmi lenti della natura impari il valore e la gioia dell’attesa.
Si inumidì le labbra e si inginocchiò davanti alla ragazza distesa. Piano, con le dita tozze, piene di calli e geloni, le fece scorrere la gonna sulle gambe, fino a scoprire le cosce. Le sfiorò le ginocchia, che sembravano di madreperla, le sottili vene azzurre in trasparenza, la baciò, inspirò il suo odore, che era fresco, di sottobosco umido.
Dovette asciugarsi gli occhi, che si erano riempiti di lacrime. Si era commosso, si commuoveva sempre, non sapeva perché.
Sentì un botto. Silenzio, un altro tonfo. Alzò il viso, si guardò attorno, inquieto. La casa cominciò a tremare, dalle fondamenta, una vibrazione intensa, come un diapason. Un vaso si rovesciò e cadde dalla credenza di legno grezzo. L’acqua nella boccia del pesce rosso si agitò e creò un’onda concentrica. I vetri delle finestre risuonarono di un fischio acuto. Yuri si alzò e faticò a tenere l’equilibrio. Non era una zona di terremoti e non sapeva che fare, forse sarebbe dovuto uscire, andare in strada… Fu allora che la porta della camera di sua madre si crepò, una ferita nel legno, che partì dalla base e si inerpicò fino alla cima. La porta pulsava, come se la stanza stesse respirando, e d'improvviso esplose.
I frammenti e le schegge invasero la cucina, qualcuna colpì il viso di Yuri, che sentì subito il calore del sangue sugli zigomi e sulle labbra.
Infine, tutto si fermò.
Dei passi, leggeri, il bambino uscì dallo squarcio nella porta. Si stava leccando le dita, succhiandole con gusto. Dietro di lui, per quel poco che Yuri riuscì a vedere nella luce fioca della camera, il corpo di sua madre: carbonizzato, disteso rigido e nero sul letto, nudo, le coperte a terra, i gomiti e le ginocchia piegati in maniera innaturale, al contrario.
Era buona?” chiese la ragazza, che intanto si era rimessa a sedere sul divano.
Pensavo meglio” disse il bambino, che parlava per la prima volta, con lo stesso tono neutro, privo di inflessioni, della ragazza. “Violenza domestica, tanta, Yuri ne sa qualcosa, ma roba vecchia. Rancida.”
La ragazza annuì e rivolse lo sguardo a Yuri, che si teneva con la schiena al muro. Ansimava, il sangue gli rigava il viso e il labbro spaccato bruciava.
Il bambino gli si avvicinò e allungò una mano. Yuri si scosse, provò a colpirlo con un pugno, ma il piccolo fu svelto, si piegò, sembrò quasi cambiare forma e dimensioni, come fosse di gelatina, alzò un dito, gli sfiorò l’avambraccio e tutto sfumò in una nebbia scura.
Quando riprese conoscenza era legato stretto, mani e piedi, in posizione fetale sul divano. Vedeva offuscato, ma distinse lo stesso la ragazza e il bambino che trasportavano il pianoforte, facendolo strisciare sul pavimento, fino a portarlo fuori dalla stanza, sulla veranda.
Anche questo” disse il bambino, afferrando la boccia del pesce rosso.
Yuri tossì e cercò di mettersi a sedere. La corda, quella con l’anima d’acciaio che usava per legare i rami degli alberi, era molto stretta e gli lacerava la pelle. Evitò di fare movimenti bruschi, anche perché la testa gli doleva come dopo una sbornia.
"Cosa state facendo?" biascicò. Sentiva la lingua enorme, calda.
"Portiamo fuori le cose che ci dispiacerebbe rompere" rispose la ragazza, come se avesse detto un'ovvietà.
Yuri mugugnò, ingoiò un rigurgito acido e cercò di regolare il respiro.
"Vi prego…" iniziò.
La ragazza lo raggiunse e lo zittì, con un dito sulle labbra.
"No" disse.
In profondità, negli occhi della ragazza, iniziò a muoversi qualcosa, qualcosa di sottile, come tenie. Piano, iniziò a sorridere, sempre di più, snudando i denti, con la bocca sempre più larga, fino a lacerarsi gli angoli, strappandosi la pelle. Qualche goccia di sangue nero le colò fino al mento e lo leccò, con gli occhi allegri.
Il bambino intanto era salito sul divano, si era seduto di fianco a Yuri e gli stava dando delle piccole pacche sulla spalla.
"Su, coraggio" gli stava dicendo.
"Perché…" piagnucolò Yuri.
"Abbiamo fame" rispose la ragazza, alzando le spalle, "e più una persona è malvagia, più è saporita."
Il bambino si mise a sniffare per aria.
"Hanno un buon odore" sentenziò, "l'ho sentito da chilometri, nel vento, il tuo profumo. Dai, facci dare un'occhiata, sono curioso di sapere cosa nascondi."
Si mise in piedi e posò una mano sulla tempia di Yuri, premendo un poco. Si sentì un lieve ronzio, ma Yuri non capì se era nella stanza o solo nella sua testa. Cercò di scostarsi, ma era come paralizzato.
Davanti ai suoi occhi cominciarono a scorrere le immagini della sua vita, non molte a dire il vero, solo alcune, ben selezionate. Come quelle del suo incontro con la bambina di Kiev, Katerina. I suoi ricciolo biondi tra le mani, le sue mani tra le gambe di lei, lei che urlava, lui che urlava… le aveva sbattuto la testa contro il muro, là, dove ora c'era uno specchio. Era stata la prima buca che aveva scavato, dietro il capanno dei mezzi, appena prima del campo di zafferano. Era primavera inoltrata, e quell'odore, così erotico, e tutto quell'indaco…
Poi c'era stata Helena e poi Nadja e poi quella ragazza scandinava, non ricordava il nome, forse non glielo aveva neppure chiesto. Le buche numero due, tre, quattro.
"Ecco perché eri preoccupato che i blindati passassero per i tuoi terreni" annuì la ragazza, "avevi paura che trovassero i corpi."
"Birbantello" disse il bambino, rimettendosi seduto.
Yuri vomitò. Era come disperso in mare, su una zattera in balia delle onde. Tutto cominciò a vorticare e a vibrare. Anche il suo cranio vibrava, sempre più forte. Yuri serrò i denti, ma il tremore aumentò ancora e sentì i molari frantumarsi, le gengive esplodere. La bocca gli si riempì di sangue. Il dolore lo colpì improvviso, nella mascella e poi su fino alle orecchie. S'irrigidì e gridò. Le corde si tesero e gli penetrarono sotto pelle, ma non riusciva a fermarsi, non era più padrone del suo corpo. Al contempo era però lucido e cosciente. Vedeva la cucina, la cara vecchia cucina di casa sua, scossa da vibrazioni fortissime, andare in frantumi, le pareti creparsi, i mobili di legno massello sbriciolarsi, i vetri esplodere. In mezzo a quel delirio gli unici che stavano fermi, come se nulla stesse accadendo, erano la ragazza e il bambino, che si erano sistemati di fronte a lui e lo osservavano, con la bocca dischiusa.
Poi arrivò il calore, dallo stomaco, intenso, atroce. Si sentiva bruciare le budella, i polmoni. L'alito era incandescente e l'odore era quello inconfondibile della carne arrosto. Yuri urlò ancora, ma ormai nessun suono usciva più dalla sua bocca. Stese gli arti, sommerso dal dolore, sentì lacerarsi i tendini e le articolazioni, i muscoli stracciarsi, poi fu solo oblio.


Ed eccola, la fine del mondo.
La ragazza e il bambino furono svegliati dal rumore dei cingoli e dalle urla dei soldati russi. Uscirono sulla veranda, per godersi lo spettacolo.
La ragazza approfittò del fatto che il pianoforte fosse là e si mise a suonare, il bambino si dondolava sulla sedia a dondolo. Il pesce rosso, dimenticato tutta la notte fuori, al gelo, galleggiava rovesciato nella boccia, la pancia a sfiorare il sottile strato di ghiaccio che si era formato sulla superficie dell'acqua.
L'alba, d'un rosa antico, colorava la neve e si rifletteva sugli occhiali da sole dei soldati.
La ragazza scelse di suonare Mozart, come sempre faceva quando voleva festeggiare. Ci sarebbe stato da divertirsi nei giorni a venire.
Un carro scoperto passò a pochi metri dalla veranda, alcuni soldati la videro e la salutarono. Uno di loro fischiò e gli altri risero. Lei si accorse di essere uscita vestita solo con il maglioncino e gli slip. Lei e il bambino avevano dormito seminudi, perché nella casa faceva ancora caldo, così tanto che la neve tutt'attorno si era sciolta, formando ampie pozze fangose. Sorrise sorniona e mandò un bacio verso i militari.
Poco lontano si udirono degli spari e un cane uggiolare. Il bambino scoppiò a ridere.
"Che buon odore" disse.
La guerra, la madre di tutte le scorpacciate.
Sì, li aspettavano degli splendidi e prolifici giorni di caccia.
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Messaggio Da Akimizu Sab Feb 19, 2022 11:00 am

Confine Ucraina/Russia, terra di campi coltivati fino a che arriva l'occhio, il granaio d'Europa. D'estate. D'inverno fa freddino e di lavoro per i contadini ce n'è poco. Yuri passa il tempo come può, magari adescando ragazzine quando si reca in città. Questa invece gli piove giù dal cielo, che fortuna avrà pensato... e invece... Un racconto del presente prossimo, direi. Purtroppo. E in questa fine del mondo imminente, che spero arrivi solo nelle parole di questo testo, vivono le loro vicende questi due esseri particolari, due divoratori di malvagità umane? Così ho capito. L'ambientazione di confine è ben tratteggiata, e tutto è confine qua, con questo mischiarsi di vittime e carnefice che improvvisamente si scambiano di posto. Suggestiva la scena finale, con lei che suona mentre intorno viaggiano i blindati russi. Che fa pure un po' Titanic. Particolare anche la scelta di mettere uno specchio a coprire il muro dove si è consumato il primo omicidio di Yuri, così, ogni volta che gli occhi avranno voglia di rivivere quel momento, vedranno se stesso, la sua colpa. Ecco, probabilmente per questioni di spazio, è stata sacrificata un po' la profondità psicologica di Yuri. Di lui sappiamo per intuizione dei maltrattamenti materni e dell'atto di autopunizione dello specchio, sappiamo che va in pellegrinaggio ai buchi, ma poco altro, pur avendo un pdv stretto su di lui. Rimangono anche numerosi punti di domanda sulla ragazza e sul bambino, ma l'indeterminatezza secondo me in in horror è quasi un punto in più che in meno. Se non esagera, naturalmente. E qua siamo al confine.
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Messaggio Da Petunia Dom Feb 20, 2022 3:23 pm

Ciao autor@
Una bella storia che racchiude con raffinatezza tutti gli elementi richiesti. La scrittura è  solida, elegante, le scene ben costruite in ogni dettaglio. Un lavoro di regia ben orchestrato. Inquietante fin da subito la figura del bambino, inatteso il finale. Delle entità venute per nutrirsi dei cattivi della terra e con la guerra, ne sono certa, faranno di sicuro una bella scorpacciata. 
Originale, crudo dove serve, con piccole concessioni al genere erotico che hai spruzzato qua e là con lucida maestria.
Forse il più horror tra i racconti che ho letto finora. Complimenti.
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Messaggio Da Asbottino Dom Feb 20, 2022 4:26 pm

Il rischio con un racconto così è quello di scrivere un commento lungo quanto il racconto stesso. Perché ci sono tante cose da dire. Alcune il racconto le dice chiaramente, quasi le urla, altre le suggerisce. Ma cercherò di contenermi.
Intanto devo dire che mi è piaciuto molto. Ci tenevo a dirlo subito. Metto le mani avanti. Di horror ne ho letto tanto. Non sono bravo a scriverlo, così come non sono bravo a scrivere tanti altri generi. E credo che il motivo sia perché è un genere molto fisico, dove il corpo ha una parte preponderante. La carne, il sangue. La carne che si apre, il sangue che scorre. La morte che arriva in modo violento. "Sentì lacerarsi i tendini e le articolazioni, il muscoli stracciarsi". Parlo di questo. Qui l'autore è molto bravo a usare il corpo, a descriverlo nel suo dolore più atroce. Mi fa capire perché non sono bravo a scrivere horror e come potrei diventarlo. Devo imparare a usare il corpo. A dare un corpo ai miei personaggi (raramente ne hanno uno, il che spiega anche perché leggere i racconti erotici mi metterà in difficoltà), a fargli sentire dolore.
Di horror ne ho letto tanto, dicevo. Spesso non è scritto così bene. Questo invece è scritto benissimo. Il linguaggio è ricco e semplice allo stesso tempo, le parole sono come truppe schierate su un confine, una accanto all'altra, nessuna fuori posto. I suoi punti di forza sono proprio la qualità della scrittura e la sua fisicità. Aggiungerei anche l'ambientazione, l'idea del confine, la guerra imminente, il senso di fine che si avvicina. Sono tutte cose che pesano, che contribuiscono a creare un'atmosfera ben precisa, uno spartito complesso dove ogni dettaglio, ogni idea ha un suo inizio e una sua fine, persino il pesce rosso.
Forse la cosa meno sorprendente del racconto è l'evoluzione dei suoi personaggi, vittima e carnefice che si rovesciano rispetto a quanto suggerivano le premesse. Ecco forse quelle premesse non sono abbastanza convincenti, o il fatto di aver letto tanto horror, di sapere di essere in un horror, ti frega un po'. Ecco sì, forse è quello il problema, se di problema vogliamo parlare: il fatto di sapere di essere in un horror, di sapere che se il racconto mantiene le sue promesse probabilmente non leggerò soltanto la descrizione della morte dell'ennesima vittima di Yuri, ma succederà qualcosa che ribalterà le mie aspettative, perché molto spesso l'horror lo fa e usa un elemento sovrannaturale per farlo, qualcosa che non si può spiegare. Perché la violenza di Yuri è a suo modo spiegabile, ma la ragazza e il bambino no. Ad un certo punto molto presto ho pensato fossero vampiri. Poi però quello che hai pensato è fin meglio, è una specie di vampirismo psicologico, nutrirsi della cattiveria.
Il finale è bellissimo, una scena che mette i brividi. il bambino che ride e annusa l'aria, la ragazza che suona, i soldati che salutano.
Ultima cosa e finisco anch'io. Paletti usati e dosati in modo egregio. Inizia e finisce sulla veranda, che infondo anche quella è una specie di confine, di territorio che appartiene alla casa senza avere la valenza delle altre stanze e appartiene all'esterno senza poter essere considerata davvero come parte del mondo fuori.
Davvero, davvero un ottimo racconto.

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Messaggio Da Fante Scelto Lun Feb 21, 2022 8:31 pm

Quando ho iniziato a leggere non sapevo se avrei trovato Yuri e straniera avvinghiati nudi a letto o se uno dei due (quasi sicuramente lui) fosse finito in modo truculento.
Ma mi piace questo dubbio iniziale e spero di trovarmelo su quanti più racconti possibile.

Passiamo alla storia in sé.
Lo sviluppo è molto dosato, c'è un crescendo d'intensità ben speso che rende tutto credibile, solido, coinvolgente. Non c'è molto la sorpresa, perchè, come si diceva nei commenti sopra, l'intuire che stiamo leggendo un horror prepara già psicologicamente al fatto che la vittima non sia la vittima ma viceversa.
In ogni caso, il rovesciamento dei ruoli è ben speso e ben realizzato.
Non mi ha convinto la parte finale, quella in cui Yuri realizza di essere spacciato e le due entità si appropriano delle sue cose. Non so: mi sembra molto spiegato, un po' didascalico, come se l'autore, più che i due demoni/mostri, sentisse l'esigenza di illustrare per filo e per segno cosa sta capitando e perché. Anche la fine di Yuri è tanto lenta confronto a quella quasi istantanea di sua madre, e al tempo stesso molto astratta: al di là delle ottime connotazioni lessicali, non mi ha fatto vivere il senso di tensione o sgomento che avrebbe dovuto.
Cioè, non mi ha dato l'idea di una persona che viene "consumata".

Quest'ultima parte appare anche un pochino in contrasto con l'assenza assoluta di riferimenti a chi o cosa i due esseri soprannaturali siano. Non è un male, l'indeterminatezza spaventa e lo sappiamo bene.
E' solo che si sente il contrasto.

Lo stile è buono, adatto al tipo di racconto, i dialoghi buoni, qualche passaggio è un po' vecchio stile ma nulla di che.

Non sono sicuro dell'ambientazione temporale.
Il contesto sembra quello dei giorni nostri, gennaio 2023 o meno, ma allora perché riferirsi ai russi come "sovietici"? Non mi sembra sia usato come dispregiativo.
Questo porrebbe il racconto in un anno antecedente il '91.
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Messaggio Da Byron.RN Lun Feb 21, 2022 9:38 pm

Il racconto è scritto molto bene, con descrizioni così accurate e così naturali da farle apparire semplici ma che semplici non sono. Tutto è dosato alla perfezione, col misurino da farmacista e io mi rendo conto che questa cosa non riuscirò mai a farla mia. Vabbè, non si può avere tutto.
Quindi dal punto di vista lessicale, della forma, dell'armonia racconto ottimo.
Ciò che manca, come è già stato notato, è la tensione. 
La ragazza che accetta subito di entrare è come una firma sulla sua natura particolare, denota la sua sicurezza, la sua matrice predatoria. Anche il passaggio successivo, quando Yuri si rallegra per averla convinta con tanta facilità è una sorta di conferma sulla sua condanna a morte.
Questa cosa forse ha influito anche sulla mia percezione delle scene horror, che sono inequivocabilmente horror, gestite bene, coi tempi giusti, anche originali, ma il sapere già chi le farà a chi me le fa arrivare smorzate, meno potenti. 
Magari è anche lo stile troppo pulito ed elegante a togliere un pò di forza alle immagini. Forse può sembrare un controsenso e un preconcetto, ma in una visione di genere più ampia e complessiva un linguaggio più sporco(e non mi riferisco a parolacce e volgarità, ma a descrizioni e passaggi più bruschi, più opachi e fangosi) avrebbe aiutata a rendere l'atmosfera più tesa e cupa.
Il personaggio top del racconto a mio avviso è il bambino, inquietante come solo i piccoli possono essere, perché istintivamente o sempre per preconcetto non si accosta mai la malvagità ai bambini. Trovo centrato anche Yuri, svolge alla perfezione il ruolo l'autore gli ha assegnato.
La ragazza secondo me rimane invece più defilata. È misteriosa, incuriosisce, ma rispetto al bambino appare più controllata e meno istintiva. È vero è più grande, più matura, ma se la si rapporta al bambino sembra mancare qualcosa alla sua caratterizzazione.
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Messaggio Da Arianna 2016 Lun Feb 21, 2022 11:50 pm

Che te lo dico a dire, che sei bravo?
Hai una tecnica che non è tecnica, è naturalezza e scioltezza della scrittura che sembra “essersi fatta da sé”. Leggere questo racconto è come leggere un buon pezzo di uno scrittore affermato e venduto nelle librerie (anzi, nelle librerie non si trova sempre roba così buona).
Certo, per diversi motivi quello che accade è un po’ “telefonato”, te lo aspetti fin quasi dall’inizio, ma questo non abbassa la qualità del testo: funziona comunque il gioco di fare viaggiare elementi quotidiani e dimessi della realtà in parallelo con il perturbante; di suonare una musica apparentemente normale ma in realtà inquietante.
Mi piace l’aggancio finale del paranormale/horror alla realtà della guerra.
Complimenti.
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Messaggio Da mirella Mar Feb 22, 2022 2:40 pm

Premetto che il racconto mi è piaciuto, ma ho trovato un po’ noiosetta e descrittiva la prima parte. Non perché detesti le descrizioni, che anzi se belle e ben inserite sono un valore aggiunto al testo, ma qui davvero si descrivono dettagli superflui.
Gesti o azioni, come intrecciare le dita o battersi le mani sule cosce, hanno un senso se indicano, per esempio, un imbarazzo o un fastidio, che qui non c’è. Infatti il protagonista, nella veranda di casa sua, sta guardando in strada e vede avvicinarsi una ragazzina e un bambino.
In pratica succede poco e niente: i due entrano in casa, l’uomo mette il bambino a dormire nella stanza della madre anziana, mentre discorre con la ragazzina, ma è un dialogo tra sordi.
Finalmente succede qualcosa, anzi qualcosa di terribile: crolli incendio, la madre carbonizzata e l’uomo si ritrova legato in balia della ragazzina che si rivela una creatura infernale.
E qui siamo in pieno horror. Questa parte è ben inserita nel genere e gli elementi richiesti dal contest sono presenti. Ho apprezzato l’ambientazione in Ucraina che conferisce attualità al racconto.

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Messaggio Da Mac Mar Feb 22, 2022 3:03 pm

Non so sinceramente cosa dire di questo racconto.
L'incipit l'ho trovato esageratamente edulcorato, mi ha infastidito (non conosendo il proseguio) la ragazzina che tranquillamente accetta l'invito di Yuri. Poi ho capito, ma mentre leggevo no, mancava qualcosa , un piccolo rimando, secondo me.
Scritto bene, fluido, non ho trovato refusi, in alcune parti le descrizioni non mi entusiasmano, ma nel complesso è un buon lavoro. La parte più bella secondo me è il finale. Una scena molto visiva.
per quanto riguarda il genere non so dove sia il confine tra horror e splatter, non l'ho ancora capito e questo racconto viaggia sul filo.
Mi riservo di rileggerlo più avanti.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Mar Feb 22, 2022 4:20 pm

"Lo vedo da me" disse la ragazza, indicando il cartello. Non aveva inflessione e parlava con una dizione perfetta, come un'attrice che fa una televendita. Mi sembra pochino per poter dire che avesse una dizione perfetta. Poi c'è anche il piccolo refuso: come una un cielo, poco dopo. Il racconto anche se va un po' troppo per le spicce è bene in tema. M'è piaciuto molto il ragazzino affamato e curioso. Non ho capito bene perchè debba esplodere tutto ma è il tuo racconto e penso che a te sia piaciuto così. Un elogio alla parte finale. 
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Messaggio Da tommybe Mar Feb 22, 2022 5:09 pm

Be', ho letto quasi tutti i racconti e ho una gran voglia di dire quali siano i migliori, ma non lo farò perché, dopo un bel po', ho capito quanto sia sbagliato dirlo.
In te autore non c'è stata lotta per scegliere il genere, anche se a piccole dosi ci sono tutt'e due, quello erotico e l'horror. Ti sorprenderò se scrivo che, almeno per me, l'erotismo supera l'horror. Tu prendilo per complimento, significa che mi è piaciuto molto.
Pur'io ho trovato un piccolo refuso, ma sono una capra con gli errori e potrei sbagliarmi. La parola è suppergiu', e tu l'hai scritta in modo diverso, e Dio solo sa quanto mi piacerebbe trovare qualcuno che commetta errori, come me. Mi sentirei meno solo. Strano è? La gente lotta, si impegna per scrivere in modo perfetto, e si allontana.
Un abbraccio forte
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Messaggio Da ImaGiraffe Gio Feb 24, 2022 11:15 am

Commentare questo racconto oggi è dura. Perché potrebbe essere ambientato nella notte appena trascorsa. Già era angosciante, leggerlo questa mattina è spaventoso. Comunque, per questo step, mi sono ripromesso di commentare i racconti subito, quando ancora le sensazioni sono vivide. Quindi è quello che farò anche questa volta. 

Il racconto è veramente riuscito alla grande. La tensione sale piano e si prende i suoi tempi ma quando arriva è ben gestita. Soprattutto è ben descritta. Ho avuto le immagini di quello che succedeva davanti agli occhi per tutto il tempo, quindi ottimo lavoro. 
Come succede nei casi in cui il racconto mi piace non ho molto da dire. 
L'unico dettaglio che personalmente non mi ha convinto in pieno è il passato di Yuri. Forse mi sarebbe piaciuto maggiormente che lui fosse un "cattivo" di diversa natura, tipo uno sfruttatore, un delinquente o magari che avesse ucciso una sola ragazzina. In ogni caso qualcosa di meno estremo. Ma ripeto è solo una sfumatura personale che non toglie nulla alla bellezza del racconto.
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Messaggio Da caipiroska Gio Feb 24, 2022 5:31 pm

Ciao Autore,
veramente bello questo racconto, complimenti!
Il personaggio che mi è piaciuto di più è senz'altro il bambino: sfuggente e misterioso all'inizio e poi di una potenza sconvolgente in seguito. Credo che ci sia un bell'equilibrio nel testo, dove tutto si mescola bene e si rimane in bilico per molto tempo sia sul genere che sulle vere intenzioni dei protagonisti.
Forse quando l'intento dell'autore si palesa e si capisce dove andranno a parare gli eventi qualcosa si sgonfia nel testo: Yuri e sua madre muoiono perchè sono persone cattive e forse è proprio qui che sono rimasta un pò delusa dalla struttura del testo. Forse sarebbe stato più interessante l'esatto contrario, perchè punire i "cattivi" (quini fare la cosa giusta) toglie qualcosa in questo tipo di racconti, preferisco insomma la vittima onesta e ignara. Ma è anche vero che è stato interessante tenere il lettore in bilico sia sugli intenti che (fino a un certo punto) anche sul genere.
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Messaggio Da Arunachala Sab Feb 26, 2022 9:34 am

piaciuto parecchio.
ben scritto ed esposto, sale lentamente ma in un crescendo costante fino allo splendido finale.
splenida la figura del bambino, protagonista assoluto della scena anche se pare sempre in seconda linea.
molto buone le descrizioni, pratcamente nulli i refusi.
l'unico punto che mi lascia perplesso è quando trema tutta la casa. personalmente non l'avrei fatta ballare, ma è una opinione personale.
paletti presenti.
complimenti

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Messaggio Da M. Mark o'Knee Sab Feb 26, 2022 9:51 pm

Comincio dai (pochi) errori che ho trovato nel testo.
"su per giù": è preferibile la forma "suppergiù", ma anche l'altra è accettabile.
"le lentiggini che gli punteggiavano il viso, nere sulla carnagione scura chiara, come una un cielo..."
"I suoi ricciolo riccioli biondi"
E non mi sembra ci sia altro.
Piccole imperfezioni in un racconto scritto veramente bene, con uno stile che definirei raffinato e degno delle migliori penne horror. E, purtroppo, anche tragicamente profetico.
Leggendolo, si riesce a percepire la tensione sottesa fin dalle prime righe e che va in crescendo fino all'esplosione finale, dalla quale solo la ragazza e il bambino restano illesi e pronti "con la bocca dischiusa".
Poi, all'alba del giorno dopo, una sorta di plateau, con la scena dei carri militari che sfilano minacciosi lungo la strada accompagnati dalla musica suonata dalla ragazza al pianoforte. Un pezzo (una marcia?) di Mozart. E tanta malvagità umana pronta a esplodere e con la quale i due Ghoul (così si chiamano le due entità demoniache nella mitologia araba, ma anche dell'Europa dell'est) avranno di che rimpinzarsi.
I paletti del contest mi sembrano tutti centrati (c'è anche lo zafferano).
Nient'altro da dire, se non i complimenti per l'ottimo lavoro.
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Messaggio Da Susanna Dom Feb 27, 2022 3:10 pm

Commentare questo racconto oggi è estremamente difficile, cara Penna, e ne sarai consapevole. Se ne vorrebbe anche fuggire lontano, per la violenza che, disseminata tra le righe, troviamo drammaticamente, e anche di più, tra le notizie sempre meno rassicuranti. Notizie che fanno anche presagire orrori che non possiamo non immaginare, facendo parte di ogni guerra e di ogni epoca. La storia si ripeterà in tutte le sue perverse sfumature: torture, vessazioni, lutti, dolori incancellabili, distruzioni.
È una scelta molto forte la tua, di impostare questi tempi e questi luoghi, in un racconto scritto molto a ridosso di questo periodo, già nell’aria: mi sono chiesta perché? Per fare più presa? Per un tempo e un luogo che aggiungano crudeltà alla crudeltà che racconti, in parte del passato e in parte in un futuro che già bussa alle porte? Questo rafforza di sicuro il clima horror, se questo era il tuo intento. Ma fa male.
O magari per esorcizzare la paura per quanto potrebbe accadere?
Passiamo al racconto, che cerco di giudicare al netto di quanto espresso. Mi sembra doveroso verso le altre Penne.
 
Il titolo è indovinatissimo. Speriamo rimanga solo un bel e al contempo brutto titolo.
Ambientazione/personaggi: il campo di zafferano c’è, anche se poteva essere anche mais; il contadino c’è.
La storia: un uomo malvagio, sempre a caccia di prede – che in questo caso gli sembrano arrivare su un piatto d’argento – incontra il “male” che, come in un altro racconto, io ho visto come una sorta di giustizia divina. Il male che punisce il male, facendo provare a Yuri la stessa sconfinata paura che le sue vittime dovevano aver provato. Una paura che lo terrà ben stretto fino a un attimo prima di morire, senza poter evocare la morte come liberazione.
E il male adesso aspetta altro male, una catena i cui anelli si saldano indissolubilmente; un’attesa piacevole per la ragazza e il bambino. Pregustano una festa che sarà un tripudio per loro.
 
La scrittura: il racconto è davvero scritto bene, con sicurezza e solo qualche calo di ritmo. Sei partito adagio, con la tranquillità di una giornata qualsiasi, la gentilezza di un uomo, l’ospitalità, un inizio di quello che – ingannevolmente - poteva essere un erotico, interrotto brutalmente. Il lettore si trova in un secondo in piena atmosfera horror. Gestito benissimo il passaggio, da lettore non hai scampo, non puoi che andare oltre. Il finale torna tranquillo: una ragazza che suona il piano, maliziosa nell’abbigliamento, che già pregusta una mattanza.
Direi che come horror ci siamo alla grande, non fosse – mannaggia – per i paletti di luogo e tempo che hai scelto.
 
Non ho note da farti; alcuni refusi ti sono già stati segnalati e, scusa la sincerità, ma la mia solita rilettura oggi non ci sta.
Resta comunque la sensazione di aver letto un bell’horror.

______________________________________________________
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Messaggio Da tommybe Dom Feb 27, 2022 4:04 pm

Riletto. E ripiaciuto.
Il racconto di un visionario, il titolo di un visionario.
Non ho altro da aggiungere, stona un po' quel 'viso di porcellana'.
Ma questa è una stupidata mia.
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Messaggio Da paluca66 Lun Feb 28, 2022 10:12 pm

Un horror in piena regola pieno di orrore quasi oltre il sopportabile, è diventato ancor più difficile da leggere e commentare alla luce degli avvenimenti di questi giorni.
La donna e il bambino in veste di giustizieri, verrebbe quasi da dire che il loro è un orrore a fin di bene per quanto assurda possa sembrare un'affermazione di questo genere.
Se posso farti una (piccolissima) critica riguarda la figura di Yuri che fin dalle prime righe appare come un personaggio negativo senza nemmeno lasciare il gusto al lettore di scoprirlo un po' alla volta; ma forse a te questo interessava poco ed allora va bene così.
La scrittura è molto elegante e il racconto si legge senza alcuna fatica: proprio per questo motivo ti segnalo che forse io avrei iniziato con "stava battendo i tacchi degli scarponi".
Già segnalata, se non sbaglio, l'unica frase con refuso: nere sulla carnagione scura, come una un cielo stellato al negativo.
Un ottimo racconto anche se tanto, troppo tristemente profetico.

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Messaggio Da Nellone Mer Mar 02, 2022 10:38 am

Un racconto davvero horror, molto ben condotto in un crescendo di crudeltà; in genere, negli horror che si rispettino, a vincere è il bene, qui pare vincere il male ma il bene e il male si confondono in un racconto ricco come questo, come due facce della stessa medaglia. Lo sfondo della guerra aiuta ad immergere in un clima apocalittico e la narrazione vira verso qualcosa di davvero inaspettato; forse l’idea di qualcuno/qualcosa che si nutre della malvagità delle persone non è del tutto nuova, ma qui si impersonificano nell’innocenza di una ragazzina e un bambino. Tutto ben condotto, peccato solo per qualche indugio di troppo nelle descrizioni che spezza un po’ il ritmo della concitazione. Stile di scrittura pulito e senza errori, con il pregio di trovare sempre le parole giuste al momento giusto nonostante il lessico semplice. Nel complesso, un ben horror.

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Messaggio Da Resdei Mer Mar 02, 2022 9:33 pm

che bell'horror!
suona male, lo so, poi detto da me che non amo il genere...
ma l'ottima scrittura rende affascinante anche le cose peggiori.
spiazzare il lettore, in senso buono, deve essere il tuo mestiere. 
Dall'erotico facile, così sembrava, catapulti in un atmosfera da paura.
ottima anche l'ambientazione in veranda, non era facile.
insomma piaciuto davvero molto. complimenti!
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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Mar 04, 2022 9:55 pm

Ottima scrittura con un uso impeccabile delle parole. In qualche passaggio ti sei fatto prendere un po’ la mano da similitudini azzardate: “Aveva degli enormi occhi verde scuro, come uno stagno profondo, irrequieti, che sulla pelle chiara risaltavano come mosche agonizzanti in una tazza di latte”. E poco dopo: “Yuri poté quasi contare le lentiggini che gli punteggiavano il viso, nere sulla carnagione scura, come una un cielo stellato al negativo”. Belle, per carità, ma ben oltre i miei gusti.
Per il resto ho apprezzato praticamente tutto:
- finalmente un uso appropriato della veranda che ha un ruolo ben definito nel racconto.
- la scelta del periodo e della localizzazione: tristemente attuali.
- il genere: avevo creduto al genere erotico e mi sono ritrovato con sorpresa immerso nell’horror, veramente ben descritto. La mia soddisfazione per il ruolo di giustizieri dei due personaggi ha un po’ attenuato l’effetto/paura, ma è cosa di poco conto.
- il campo di zafferano è appena citato, ma c’è.
L’atmosfera quasi sospesa dell’inizio mi ha ricordato l’attesa del nemico ne “Il deserto dei Tartari”
La descrizione dell’esplosione dei corpi mi ha portato alla mente (molto più terra-terra rispetto a Buzzati) le immagini finali della punizione divina dei Predatori dell’Arca perduta.

Per il titolo, dato il momento, meglio non fare commenti.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Mar 04, 2022 11:47 pm

L’inizio è lento, molto, ma la scrittura è così pulita, i dettagli così ben pennellati, da non renderlo comunque noioso. Tutto è descritto con precisione; ci si trova immersi nella scena.
I dialoghi sono veri, tra persone che parlano tra loro ma ognuna pensa alle sue cose.
Poi il racconto  decolla, erotico… oh, no, scene di guerra… oh no, horror, inatteso, sorprendente, devastante.
E poi, è così attuale, con le truppe in attesa: si sapeva quando sarebbero partite all’attacco e lo hanno fatto davvero.
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Mar 16, 2022 10:15 am

Non me ne vorrà l'Autore se dovessi ripetere quanto già detto da altri.

Scritto molto bene, curate le descrizioni e buona l'ambientazione che deriva da queste. Parimenti, anche la descrizione dell'aspetto fisico dei personaggi, mi sembra perfettamente plasmata al "tipo" di racconto che ho letto. Segnalo solo due espressioni che, sottolineo, a me non sono piaciute: l'espressione "snudare i denti" e il "vecchio pianoforte a muro che torreggiava sotto la finestra." Se penso a qualcosa che "torreggia" me lo immagino in alto. Non so, dico io, si poteva utilizzare "ingombrante pianoforte", di modo da enfatizzare comunque la presenza dello strumento che il bambino stava suonando. 

Detto questo, il racconto lascia più di un dubbio. Io penso che l'Autore l'abbia volutamente reso criptico, lasciando a ciascun lettore la propria interpretazione. Appena Yuri fa entrare il bimbo e la ragazza in casa, il fuoco della stufa è quasi estinto: lui è stato in giro parecchio a controllare i campi e le buche, mentre la madre è invalida. Perché "buche" è scritto in corsivo? Sì, poi lo capisco nel finale, ma messo così, a una prima lettura, mi puzza d'indizio seminato volutamente. 
Un altro aspetto, tra l'altro precedente a quello già citato: quando Yuri vede la ragazza mentre fumava in veranda, l'Autore ci descrive bene com'è e il contadino "si passò la lingua sulle labbra." Per me è stato un altro indizio: chi è veramente Yuri?
E se tre indizi fanno una prova, ecco il sonnifero nel tè.

Da qui in poi, mi sono un po' perso. Ma è un problema mio, chiaramente. Non ho ben capito chi sono in realtà la ragazza e il bimbo. Due vittime di Yuri che ritornano per fargliela pagare? Oppure due "giustizieri" o "vendicatori"? La fine del mondo, dunque, riguarda soltanto Yuri. Le scaramucce militari tra Russia e Ucraina sono solo la scenografia, non hanno nulla a che vedere con il testo. 

Questo racconto, come detto, mi lascia parecchie domande. E talvolta, la ricerca, reiterata attraverso la rilettura, di un senso ben definito, ti permette di apprezzare ancora di più.

Grazie!

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Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


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Messaggio Da SisypheMalheureux Gio Mar 17, 2022 12:37 am

Caro autore (o autrice), certo che il tuo racconto ha come sfondo una guerra ahimè perfino troppo attuale, che rende tutto ancora più inquietante.
A parte questo, si vede che hai una gran padronanza del genere horror, perché hai scritto un racconto molto tecnico, che rispetta tutti i canoni più classici del genere. Forse però mi è mancato un po' il brivido dell'inaspettato, la tensione del pericolo incombente che però non sai bene quando o da dove arrivi. Insomma, già si era capito molto fin dall'inizio, te lo hanno già fatto notare in parecchi prima di me. Però, nonostante questo la tua padronanza della scrittura e della tecnica va premiata con un meritato posto in classifica, almeno per quel che mi riguarda. Complimenti!
PS: ti segnalo solo questo passaggio: "Teneva il bambino per mano e quasi lo tirava a forza, perché quello s'incantava a ogni cosa che vedeva: ai ghiaccioli sui rami, ai campi spolverati di nebbia, alle bacche rosse che macchiavano come una malattia i rovi lungo il corso del fiume." Forse volevi dire "si incantava davanti a ogni cosa che vedeva.
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Messaggio Da Menico Gio Mar 17, 2022 5:28 pm

Inquietante già dalle prime battute, con la perfetta descrizione dei movimenti e degli atteggiamenti dei personaggi, soprattutto  del bambino.
Nulla da dire sulla forma e sulla scorrevolezza del testo, avvincente.
Ambientazione molto interessante e più che attuale, quasi profetica.
Interessanti  le due entità che si nutrono di  persone malvagie trovandola più saporite.
L'horror è perfezionato dalla frase finale:

La guerra, la madre di tutte le scorpacciate.

Complimenti,  ottimo lavoro!!!

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