La porta per la felicità
+26
SuperGric
SisypheMalheureux
Resdei
Fante Scelto
CharAznable
Asbottino
Akimizu
mirella
Arianna 2016
Danilo Nucci
paluca66
FedericoChiesa
M. Mark o'Knee
giuseppe.bignozzi
Susanna
tommybe
Menico
Arunachala
Mac
Antonio Borghesi
Nellone
ImaGiraffe
Byron.RN
vivonic
Petunia
Different Staff
30 partecipanti
Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 6 - La veranda
Pagina 1 di 2
Pagina 1 di 2 • 1, 2
La porta per la felicità
I tre uomini si guardarono titubanti. La fioca luce proveniente dal fondo delle scale attirava la loro attenzione. Dimitri incominciò a scendere, lentamente.
"Aspettate" disse, tremante, Alexei Domanienko, il maestro del paese. "Scusatemi ma io non me la sento proprio."
"Nessuno la obbliga, Alexei." rispose il dottor Vladios. "Ci attenda pure fuori." Il volto del maestro risplendeva pallido alla fioca luce della casa.
"Allora. Allora vi aspetto nella veranda. Va bene?" L’uomo risalì i pochi scalini già percorsi e si diresse verso l’ingresso dell’abitazione. Dimitri guardò nuovamente il dottore e scorse un leggero segno di assenso. Ricominciò a scendere verso il fondo della cantina della signora Bubonova. Dalle scale arrivava la debole luce di un lume a olio. Debole, ma non abbastanza da poter celare i segreti. "Dio mio!" Il contadino indietreggiò di un paio di scalini e vomitò.
Figura familiare per tutti gli abitanti del villaggio, la signora Bubonova aveva ormai passato gli ottant’anni. Vedova da parecchio tempo, da quando il marito, trasferitosi in città, a Odessa, per lavoro, rimase schiacciato da una pressa meccanica. Lei invece non si era mai mossa dal piccolo villaggio, riluttante alla vita cittadina. Non si era mai risposata e viveva sola nella sua modesta casa grazie ai sussidi che le arrivavano dal governo e a piccoli lavori di ricamo per gli abitanti del villaggio. Nessuna giovane del luogo si era sposata senza i ricami della signora Bubonova.
Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri, un agricoltore della zona che a tempo perso si prendeva cura del piccolo orto sul retro della casa della signora Bubonova.
"Ho anche provato a bussare, ma non risponde nessuno" disse, portando una cesta di patate alla famiglia Domanienko. Non vedeva la vecchia signora già da qualche giorno e, preoccupato, provò a cercare un conforto complice in casa del maestro, persona rinomata e attenta ai bisogni dei vicini.
"Ha provato a entrare in casa? Forse si è sentita male." Il maestro abbassò il giornale e tolse i grandi occhiali.
"No, non oserei mai. La signora non mi ha mai fatto entrare nella sua casa. Lei accoglie tutti in veranda."
E proprio in quella veranda era possibile scorgere la signora durante tutto il corso della giornata, ogni giorno dell’anno. Se ne stava china sul proprio lavoro, anche se non mancava mai un cordiale saluto e un solare sorriso a tutte le persone che passavano dalla via. Lì le novelle spose provavano i loro vestiti e i loro corredi. Condividevano con la signora i propri sogni e desideri. Per generazioni quella veranda era la porta per la felicità.
"Sono preoccupato. Potrebbe esserle successo qualcosa".
"Non è possibile che sia andata a trovare qualche parente fuori paese?"
"Non si è mai mossa da qui. No. Mi avrebbe avvisato."
"Potremmo contattare il dottor Vladios. Magari ha qualche informazione in più."
Nemmeno il dottore sapeva qualcosa in merito. Decisero quindi di aspettare ancora un paio di giorni, ma non notarono alcun movimento nella casa, e la veranda restava tristemente vuota. Decisero di andare a verificare la situazione di persona.
Dimitri, il maestro Domanienko e il dottor Vladios. Immobili nella veranda, la porta chiusa di fronte a loro, i loro sguardi interrogativi. Alexei Domanienko allungò la mano e girò il pomello della porta, che si aprì.
La stanza sembrava in ordine. Il buio era mitigato solo dalla poca luce che filtrava attraverso le fessure delle persiane chiuse e dalla porta che dava sulla veranda. Una casa semplice, essenziale. Rispecchiava la figura della signora Bubonova, che i fronzoli li metteva solo nei suoi magnifici ricami.
"Sembra tutto a posto."
"Signora Bubonova. Signora Bubonova, sono Dimitri. Mi sente?"
"Non risponde."
"C’è uno strano odore."
"E’ odore di morte." Le parole del dottor Vlados gelarono gli altri due uomini.
"Proviamo a guardare nelle altre stanze."
Nella camera da letto la videro. Distesa, tranquilla. Sembrava dormire nel suo grande letto ricamato, se non fosse per un principio di decomposizione visibile sul volto. Leggero, ritardato dal freddo del periodo.
"Povera signora Bubonova." Dimitri si tolse il cappello in segno di rispetto.
"A prima vista sembrerebbe una morte naturale. Non vedo segni di violenza."
"Dobbiamo avvisare il sindaco. Sapete se aveva parenti?"
"Non credo. Non me ne ha mai parlato." Dimitri sembrava il più scosso dei tre. Si asciugò una lacrima e uscì dalla stanza.
"Andiamocene anche noi."
Fu proprio in quel momento che notarono, in fondo al corridoio laterale, una porta socchiusa, dalla quale filtrava un leggera luce.
"C’è qualcuno?" chiese Dimitri. "E’ probabile che la signora abbia dimenticato la luce accesa."
Fu un’improvvisa curiosità che li portò ad aprire la porta, a scendere quelle scale e a svelare l’orrore.
Su un grosso tavolo in legno erano ben visibili dei resti smembrati di carne. Carne umana.
"Mio Dio!" ripeté Dimitri, non appena si riprese. "Come è possibile tutto questo?".
"Sono corpi umani. Guardi!" Il medico sembrava affascinato dalla scoperta. Si avvicinò al tavolo. "Diversi corpi umani."
"Chi può aver fatto tutto questo? Non può essere opera della signora Bubonova. Una signora così gentile."
"Guardi, guardi questi segni." Sul tavolo in legno erano evidenti delle profonde scanalature. "Artigli." sussurrò Dimitri facendo scorrere il dito lungo il solco. "Ho trovato dei segni simili nel pollaio. Pensavo fosse qualche animale selvatico."
"Nessun animale lascia segni del genere."
"Mio Dio!"
Il contadino sembrò dare segni di panico.
"Dobbiamo andare. Dobbiamo andarcene da qui."
"Un momento!" Il dottor Vlados prese un involucro accartocciato. Lo aprì. "E’ un cuore umano."
"Un cuore? E’ terribile, terribile."
"Ce ne sono altri. Guardi in questi fogli di giornale accartocciati."
"No. No, andiamocene."
"La data! Il giornale è di oggi!"
"Cosa?"
"Il giornale! Guardi la data! 29 gennaio 2023. E’ di oggi!"
"Ma come è possibile? La signora Bubonova è morta già da qualche giorno. Ha visto anche lei lo stato del corpo."
Proprio in quel momento i due uomini udirono un urlo agghiacciante. Un oggetto carambolò per le scale. La testa insanguinata del maestro Domanienko. Il contadino e il dottore restarono in un glaciale silenzio.
Si udì improvviso il chiaro rumore di una chiave che girava nella porta. E la luce si spense.
"Aspettate" disse, tremante, Alexei Domanienko, il maestro del paese. "Scusatemi ma io non me la sento proprio."
"Nessuno la obbliga, Alexei." rispose il dottor Vladios. "Ci attenda pure fuori." Il volto del maestro risplendeva pallido alla fioca luce della casa.
"Allora. Allora vi aspetto nella veranda. Va bene?" L’uomo risalì i pochi scalini già percorsi e si diresse verso l’ingresso dell’abitazione. Dimitri guardò nuovamente il dottore e scorse un leggero segno di assenso. Ricominciò a scendere verso il fondo della cantina della signora Bubonova. Dalle scale arrivava la debole luce di un lume a olio. Debole, ma non abbastanza da poter celare i segreti. "Dio mio!" Il contadino indietreggiò di un paio di scalini e vomitò.
Figura familiare per tutti gli abitanti del villaggio, la signora Bubonova aveva ormai passato gli ottant’anni. Vedova da parecchio tempo, da quando il marito, trasferitosi in città, a Odessa, per lavoro, rimase schiacciato da una pressa meccanica. Lei invece non si era mai mossa dal piccolo villaggio, riluttante alla vita cittadina. Non si era mai risposata e viveva sola nella sua modesta casa grazie ai sussidi che le arrivavano dal governo e a piccoli lavori di ricamo per gli abitanti del villaggio. Nessuna giovane del luogo si era sposata senza i ricami della signora Bubonova.
Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri, un agricoltore della zona che a tempo perso si prendeva cura del piccolo orto sul retro della casa della signora Bubonova.
"Ho anche provato a bussare, ma non risponde nessuno" disse, portando una cesta di patate alla famiglia Domanienko. Non vedeva la vecchia signora già da qualche giorno e, preoccupato, provò a cercare un conforto complice in casa del maestro, persona rinomata e attenta ai bisogni dei vicini.
"Ha provato a entrare in casa? Forse si è sentita male." Il maestro abbassò il giornale e tolse i grandi occhiali.
"No, non oserei mai. La signora non mi ha mai fatto entrare nella sua casa. Lei accoglie tutti in veranda."
E proprio in quella veranda era possibile scorgere la signora durante tutto il corso della giornata, ogni giorno dell’anno. Se ne stava china sul proprio lavoro, anche se non mancava mai un cordiale saluto e un solare sorriso a tutte le persone che passavano dalla via. Lì le novelle spose provavano i loro vestiti e i loro corredi. Condividevano con la signora i propri sogni e desideri. Per generazioni quella veranda era la porta per la felicità.
"Sono preoccupato. Potrebbe esserle successo qualcosa".
"Non è possibile che sia andata a trovare qualche parente fuori paese?"
"Non si è mai mossa da qui. No. Mi avrebbe avvisato."
"Potremmo contattare il dottor Vladios. Magari ha qualche informazione in più."
Nemmeno il dottore sapeva qualcosa in merito. Decisero quindi di aspettare ancora un paio di giorni, ma non notarono alcun movimento nella casa, e la veranda restava tristemente vuota. Decisero di andare a verificare la situazione di persona.
Dimitri, il maestro Domanienko e il dottor Vladios. Immobili nella veranda, la porta chiusa di fronte a loro, i loro sguardi interrogativi. Alexei Domanienko allungò la mano e girò il pomello della porta, che si aprì.
La stanza sembrava in ordine. Il buio era mitigato solo dalla poca luce che filtrava attraverso le fessure delle persiane chiuse e dalla porta che dava sulla veranda. Una casa semplice, essenziale. Rispecchiava la figura della signora Bubonova, che i fronzoli li metteva solo nei suoi magnifici ricami.
"Sembra tutto a posto."
"Signora Bubonova. Signora Bubonova, sono Dimitri. Mi sente?"
"Non risponde."
"C’è uno strano odore."
"E’ odore di morte." Le parole del dottor Vlados gelarono gli altri due uomini.
"Proviamo a guardare nelle altre stanze."
Nella camera da letto la videro. Distesa, tranquilla. Sembrava dormire nel suo grande letto ricamato, se non fosse per un principio di decomposizione visibile sul volto. Leggero, ritardato dal freddo del periodo.
"Povera signora Bubonova." Dimitri si tolse il cappello in segno di rispetto.
"A prima vista sembrerebbe una morte naturale. Non vedo segni di violenza."
"Dobbiamo avvisare il sindaco. Sapete se aveva parenti?"
"Non credo. Non me ne ha mai parlato." Dimitri sembrava il più scosso dei tre. Si asciugò una lacrima e uscì dalla stanza.
"Andiamocene anche noi."
Fu proprio in quel momento che notarono, in fondo al corridoio laterale, una porta socchiusa, dalla quale filtrava un leggera luce.
"C’è qualcuno?" chiese Dimitri. "E’ probabile che la signora abbia dimenticato la luce accesa."
Fu un’improvvisa curiosità che li portò ad aprire la porta, a scendere quelle scale e a svelare l’orrore.
Su un grosso tavolo in legno erano ben visibili dei resti smembrati di carne. Carne umana.
"Mio Dio!" ripeté Dimitri, non appena si riprese. "Come è possibile tutto questo?".
"Sono corpi umani. Guardi!" Il medico sembrava affascinato dalla scoperta. Si avvicinò al tavolo. "Diversi corpi umani."
"Chi può aver fatto tutto questo? Non può essere opera della signora Bubonova. Una signora così gentile."
"Guardi, guardi questi segni." Sul tavolo in legno erano evidenti delle profonde scanalature. "Artigli." sussurrò Dimitri facendo scorrere il dito lungo il solco. "Ho trovato dei segni simili nel pollaio. Pensavo fosse qualche animale selvatico."
"Nessun animale lascia segni del genere."
"Mio Dio!"
Il contadino sembrò dare segni di panico.
"Dobbiamo andare. Dobbiamo andarcene da qui."
"Un momento!" Il dottor Vlados prese un involucro accartocciato. Lo aprì. "E’ un cuore umano."
"Un cuore? E’ terribile, terribile."
"Ce ne sono altri. Guardi in questi fogli di giornale accartocciati."
"No. No, andiamocene."
"La data! Il giornale è di oggi!"
"Cosa?"
"Il giornale! Guardi la data! 29 gennaio 2023. E’ di oggi!"
"Ma come è possibile? La signora Bubonova è morta già da qualche giorno. Ha visto anche lei lo stato del corpo."
Proprio in quel momento i due uomini udirono un urlo agghiacciante. Un oggetto carambolò per le scale. La testa insanguinata del maestro Domanienko. Il contadino e il dottore restarono in un glaciale silenzio.
Si udì improvviso il chiaro rumore di una chiave che girava nella porta. E la luce si spense.
Different Staff- Admin
- Messaggi : 693
Punti : 2016
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 26.02.21
Re: La porta per la felicità
Ciao autor@
Inizio da te i miei commenti. Ho letto il racconto attratta dal titolo e ti faccio i complimenti per la scelta perché lo trovo un titolo che si sposa bene al contenuto del racconto.
Mi è piaciuto il pathos crescente che invoglia a proseguire la lettura e ho trovato efficace il finale (proprio horror): Si udì improvviso il chiaro rumore di una chiave che girava nella porta. E la luce si spense.
Proprio nella frase finale si riscatta tutta la storia che tarda a decollare.
Non ci sono indizi in precedenza che facciano presagire la presenza di qualche entità malvagia e si rimane spiazzati dalla crudeltà della scoperta.
Mi è piaciuto come hai delineato la figura dell’anziana signora, ho apprezzato molto l’idea della veranda come “porta della felicità” per le giovani spose.
Quello che non funziona a dovere è la parte iniziale. Cerco di spiegarmi. I personaggi entrano in scena in prima battuta anonimi (tre uomini) poi, dai loro nome e conognome (a due soltanto e professione) Dimitri lo lasci senza cognome (perché?) e solo molto dopo l’inizio della storia ci dici chi è.
(…)Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri, un agricoltore della zona che a tempo perso si prendeva cura del piccolo orto sul retro della casa della signora Bubonova.
Nel testo ci sono vari errori di formattazione:
"Aspettate” (apici in apertura, virgolette alte in chiusura)
“Nessuno la obbliga, Alexei.”
I due che ti ho indicato sono esempi, ma il testo ne è pieno.
“Ci attenda pure fuori.” (Questo è corretto)
Consecutio temporum: trapassato prossimo e poi remoto
(…)la signora Bubonova aveva ormai passato gli ottant’anni. Vedova da parecchio tempo, da quando il marito, trasferitosi in città, a Odessa, per lavoro, rimase schiacciato da una pressa meccanica. Lei invece non si era mai mossa (…)
Questo passaggio è molto carino e dà un sapore particolare al titolo: (metterei una virgola dopo lì)
Lì le novelle spose provavano i loro vestiti e i loro corredi. Condividevano con la signora i propri sogni e desideri. Per generazioni quella veranda era la porta per la felicità.
Questo periodo è faticoso…Decisero quindi di aspettare ancora un paio di giorni, ma non notarono alcun movimento nella casa, e la veranda restava tristemente vuota. Decisero di andare a verificare la situazione di persona.
Altra intuizione molto azzeccata!:
Una casa semplice, essenziale. Rispecchiava la figura della signora Bubonova, che i fronzoli li metteva solo nei suoi magnifici ricami.
Nella frase qui sotto metterei almeno un punto esclamativo.
“Signora Bubonova. Signora Bubonova, sono Dimitri. Mi sente?”
Un testo in cui ho trovato delle buone intuizioni, ma che necessita di tanto lavoro per essere sistemato e farlo rendere al meglio.
Petunia- Moderatore
- Messaggi : 2238
Punti : 2461
Infamia o lode : 37
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 60
Località : Prato
Re: La porta per la felicità
Petunia ha scritto:Ciao autor@Inizio da te i miei commenti. Ho letto il racconto attratta dal titolo e ti faccio i complimenti per la scelta perché lo trovo un titolo che si sposa bene al contenuto del racconto.Mi è piaciuto il pathos crescente che invoglia a proseguire la lettura e ho trovato efficace il finale (proprio horror): Si udì improvviso il chiaro rumore di una chiave che girava nella porta. E la luce si spense.Proprio nella frase finale si riscatta tutta la storia che tarda a decollare.Non ci sono indizi in precedenza che facciano presagire la presenza di qualche entità malvagia e si rimane spiazzati dalla crudeltà della scoperta.Mi è piaciuto come hai delineato la figura dell’anziana signora, ho apprezzato molto l’idea della veranda come “porta della felicità” per le giovani spose.Quello che non funziona a dovere è la parte iniziale. Cerco di spiegarmi. I personaggi entrano in scena in prima battuta anonimi (tre uomini) poi, dai loro nome e conognome (a due soltanto e professione) Dimitri lo lasci senza cognome (perché?) e solo molto dopo l’inizio della storia ci dici chi è.(…)Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri, un agricoltore della zona che a tempo perso si prendeva cura del piccolo orto sul retro della casa della signora Bubonova.Nel testo ci sono vari errori di formattazione:"Aspettate” (apici in apertura, virgolette alte in chiusura)“Nessuno la obbliga, Alexei.”I due che ti ho indicato sono esempi, ma il testo ne è pieno.“Ci attenda pure fuori.” (Questo è corretto)Consecutio temporum: trapassato prossimo e poi remoto(…)la signora Bubonova aveva ormai passato gli ottant’anni. Vedova da parecchio tempo, da quando il marito, trasferitosi in città, a Odessa, per lavoro, rimase schiacciato da una pressa meccanica. Lei invece non si era mai mossa (…)Questo passaggio è molto carino e dà un sapore particolare al titolo: (metterei una virgola dopo lì)Lì le novelle spose provavano i loro vestiti e i loro corredi. Condividevano con la signora i propri sogni e desideri. Per generazioni quella veranda era la porta per la felicità.Questo periodo è faticoso…Decisero quindi di aspettare ancora un paio di giorni, ma non notarono alcun movimento nella casa, e la veranda restava tristemente vuota. Decisero di andare a verificare la situazione di persona.Altra intuizione molto azzeccata!:Una casa semplice, essenziale. Rispecchiava la figura della signora Bubonova, che i fronzoli li metteva solo nei suoi magnifici ricami.Nella frase qui sotto metterei almeno un punto esclamativo.“Signora Bubonova. Signora Bubonova, sono Dimitri. Mi sente?”Un testo in cui ho trovato delle buone intuizioni, ma che necessita di tanto lavoro per essere sistemato e farlo rendere al meglio.
INTERVENTO DI MODERAZIONE
La formattazione del testo è stata decisa in piena autonomia dal nostro forum.
Adesso è stata sistemata, e gli errori segnalati su apici e virgolette non ci sono più.
Ci scusiamo con l'autore e con chi avesse già letto.
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
- Messaggi : 1458
Punti : 1631
Infamia o lode : 35
Data di iscrizione : 06.01.21
Età : 38
Località : Cesena
Re: La porta per la felicità
Birbantelli del Different Staff… lo avete fatto per sapere se eravamo attenti? 🤩
Ok autor@ chiedo scusa. La formattazione non è un errore tuo.
Ok autor@ chiedo scusa. La formattazione non è un errore tuo.
Petunia- Moderatore
- Messaggi : 2238
Punti : 2461
Infamia o lode : 37
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 60
Località : Prato
Re: La porta per la felicità
Questo racconto mi lascia un pò insoddisfatto, non per la qualità, per la lunghezza.
L'attacco del racconto e le sue atmosfere mi avevano preso, nonostante sapessi la collocazione temporale obbligata; mi aveva ricordato i racconti gotici dell'ottocento, quelle atmosfere lì, suggestive e particolari.
Purtroppo però il racconto è veramente troppo veloce e non si concretizza. Ci sono scene horror, come la testa del maestro che rotola giù per le strade, ma la sensazione è che ti sia trattenuto troppo. Perché hai terminato così la narrazione? Perché rimano trincerato nel mistero di ciò che succederà e non arrivi al dunque? Eppure avevi ancora una vagonata di caratteri a tua disposizione per affascinare e intrattenere il lettore.
Posso solo ipotizzare che il genere non ti sia congeniale, non ti senti a tuo agio, eppure a me la gestione del brano era piaciuta, i momenti lenti, d'attesa e quelli più movimentati, quelli d'azione.
Ripeto, c'è solo quel finale inconcludente, irrisolto mi verrebbe da dire, che lascia il lettore in uno stato d'insoddisfazione.
L'attacco del racconto e le sue atmosfere mi avevano preso, nonostante sapessi la collocazione temporale obbligata; mi aveva ricordato i racconti gotici dell'ottocento, quelle atmosfere lì, suggestive e particolari.
Purtroppo però il racconto è veramente troppo veloce e non si concretizza. Ci sono scene horror, come la testa del maestro che rotola giù per le strade, ma la sensazione è che ti sia trattenuto troppo. Perché hai terminato così la narrazione? Perché rimano trincerato nel mistero di ciò che succederà e non arrivi al dunque? Eppure avevi ancora una vagonata di caratteri a tua disposizione per affascinare e intrattenere il lettore.
Posso solo ipotizzare che il genere non ti sia congeniale, non ti senti a tuo agio, eppure a me la gestione del brano era piaciuta, i momenti lenti, d'attesa e quelli più movimentati, quelli d'azione.
Ripeto, c'è solo quel finale inconcludente, irrisolto mi verrebbe da dire, che lascia il lettore in uno stato d'insoddisfazione.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 958
Punti : 1043
Infamia o lode : 6
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 49
Località : Rimini
Re: La porta per la felicità
Mi spiace iniziare questo giro di commenti così ma purtroppo il racconto mi ha lasciato freddo. Per me l'horror (come l'erotico) è un genere che deve animare il lettore e smuovergli qualcosa dentro. Credo che ci voglia una certa atmosfera che in questo racconto tarda ad arrivare. All'inizio mi è sembrato quasi un giallo in cui si doveva indagare sulla misteriosa morte della donna, quando poi le cose si fanno un pochino più interessanti, non c'è molto di originale e poi tutto finisce. Mi sono mancate quelle scene evocative, quelle descrizioni accurate, insomma tutto quello che dovrebbe lasciare il segno.
Però devo dire che il racconto ha delle idee molto ma molto interessanti.
Faccio un esempio, all'inizio il titolo (che mi è piaciuto) non mi sembrava correlato con il testo ma poi ci ho riflettuto e mi è sembrato un ottimo spunto di partenza.
L'idea che la veranda, in cui la donna ricama e le sposine creano il correndo, sia la porta della felicità mentre la cantina sia in realtà un luogo infernale mi è piaciuto parecchio, peccato non venga sfruttato a pieno. Questa idea poteva essere una bomba se gestita la meglio.
Un ultima cosa, anche i paletti mi sono sembrati un pochino forzati soprattutto quello dell'ambientazione temporale, se non ci fosse stato il giornale poteva essere ambientato in qualsiasi epoca.
Detto questo ti ringrazio per questo racconto di certo migliorabile ma comunque una lettura scorrevole e non pesante.
Però devo dire che il racconto ha delle idee molto ma molto interessanti.
Faccio un esempio, all'inizio il titolo (che mi è piaciuto) non mi sembrava correlato con il testo ma poi ci ho riflettuto e mi è sembrato un ottimo spunto di partenza.
L'idea che la veranda, in cui la donna ricama e le sposine creano il correndo, sia la porta della felicità mentre la cantina sia in realtà un luogo infernale mi è piaciuto parecchio, peccato non venga sfruttato a pieno. Questa idea poteva essere una bomba se gestita la meglio.
Un ultima cosa, anche i paletti mi sono sembrati un pochino forzati soprattutto quello dell'ambientazione temporale, se non ci fosse stato il giornale poteva essere ambientato in qualsiasi epoca.
Detto questo ti ringrazio per questo racconto di certo migliorabile ma comunque una lettura scorrevole e non pesante.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 795
Punti : 863
Infamia o lode : 2
Data di iscrizione : 04.02.21
Età : 37
Re: La porta per la felicità
Devo ammettere che per capirlo bene ho dovuto leggerlo un paio di volte, dal tanto è denso. La storia viene gestita da manuale dell’horror, almeno nella prima parte: si passa da una situazione normale a qualcosa di “sinistro” in un crescendo forse prevedibile ma comunque ben condotto. La parte finale la trovo invece un po’ troppo frettolosa, si sposta l’attenzione dalla vecchietta al vero maniaco (passatemi il termine) senza sbrogliare molti nodi (perché i resti umani erano proprio lì? La vecchietta è stata realmente uccisa oppure no?). L’idea dello “spiazzare” il lettore nel finale non è male, andava forse solo gestita con maggiore cura. Scrittura nel complesso valida, solo qualche dettaglio di troppo che stempera eccessivamente la concitazione di un horror, ma nel complesso scorrevole e senza particolari barocchismi fini a sé stessi. I paletti sono stati rispettati? Formalmente sì, ma sono davvero un contorno: il racconto poteva essere ambientato in America e il co-protagonista avrebbe potuto benissimo essere un postino, senza che la gestione della storia ne risentisse. Nel complesso una lettura gradevole comunque.
Nellone- Younglings
- Messaggi : 146
Punti : 163
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 26.10.21
Località : Legnano
Re: La porta per la felicità
Devo dire che l'horror come tu l'hai rappresentato mi ha lasciato abbastanza freddo. Credevo di essere da un macellaio con quel cuore incartato poi non ho capito perchè proprio nella casa di quella donnina così per bene ci fossero tutti quei corpi di cui l'ultimo del giorno della scoperta. sembra che sia opera del maligno ma perchè? e proprio lì. Mi ha veramente disorientato. Nulla da dire sul tuo scritto. Tutto scorre bene e senza grossi problemi che fanno inciampare durante la lettura.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 573
Punti : 625
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 08.01.21
Età : 83
Località : Firenze
Re: La porta per la felicità
Troppo veloce. Si svolge tutto veramente troppo in fretta. Sembra la sinossi di un romanzo.
L'idea c'era, bella la parte iniziale, poi tutto inizia a correre. Non la vedono, si accorgono che è morto, vedono uno spiraglio, scendono in cantina e BUM. morti
L'horror c'è, ma non mi hai lasciato il tempo di gustarmelo.
I paletti ci sono, anche se concordo nel dire che l'ambientazione nell'Europa dell'Est è un po' tirata. Non credo bastino i nomi per ricrearla.
Per il resto, ti prego, lavoraci con calma, e fai uscire meglio il racconto perché l'idea lo merita.
L'idea c'era, bella la parte iniziale, poi tutto inizia a correre. Non la vedono, si accorgono che è morto, vedono uno spiraglio, scendono in cantina e BUM. morti
L'horror c'è, ma non mi hai lasciato il tempo di gustarmelo.
I paletti ci sono, anche se concordo nel dire che l'ambientazione nell'Europa dell'Est è un po' tirata. Non credo bastino i nomi per ricrearla.
Per il resto, ti prego, lavoraci con calma, e fai uscire meglio il racconto perché l'idea lo merita.
Mac- Padawan
- Messaggi : 369
Punti : 408
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 09.11.21
Località : Verona
Re: La porta per la felicità
dunque non faceva entrare nessuno, la nonnina, perché ospitava un essere particolare?
e fino a quel momento, cioè fino a quando i due uomini restano chiusi in cantina, di cosa si è nutrito?
o forse il colpevole è il maestro, è lui che li chiude dentro.
vista la brevità del racconto penso che quanche indizio in più avresti potuto aggiungerlo, sarebbe stato di sicuro molto gradito. perlomeno da me.
venendo alla storia in sé, ci sono alcuni refusi.
i personoaggi sono piuttosto vaghi, non molto caratterizzati. l'ambientazione è buona, fatto salvo il lato temporale, appena accennato e grazie a un giornale.
la chiusa è da horror puro, però mi lascia completamente isoddisfatto il resto della storia.
e fino a quel momento, cioè fino a quando i due uomini restano chiusi in cantina, di cosa si è nutrito?
o forse il colpevole è il maestro, è lui che li chiude dentro.
vista la brevità del racconto penso che quanche indizio in più avresti potuto aggiungerlo, sarebbe stato di sicuro molto gradito. perlomeno da me.
venendo alla storia in sé, ci sono alcuni refusi.
i personoaggi sono piuttosto vaghi, non molto caratterizzati. l'ambientazione è buona, fatto salvo il lato temporale, appena accennato e grazie a un giornale.
la chiusa è da horror puro, però mi lascia completamente isoddisfatto il resto della storia.
______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
Kahlil Gibran
Kahlil Gibran
Arunachala- Admin
- Messaggi : 1294
Punti : 1518
Infamia o lode : 16
Data di iscrizione : 20.10.20
Età : 66
Località : Lago di Garda
Re: La porta per la felicità
Racconto slegato; non si comprende quale attinenza abbia la candida e cordiale signora Bubonova con il mostro sanguinario tagliatore di testa e dai potenti artigli che ospita nella sua cantina. La dolce Miss Marple e la Chimaira di Valerio Massimo Manfredi.
Un po' deludente.
Un po' deludente.
______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
Menico- Padawan
- Messaggi : 168
Punti : 184
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 11.02.22
Re: La porta per la felicità
Per tutto c'è una spiegazione, a te, autore, non piace il genere, e ti sei sbrigato a fare il compitino. Hai risvegliato qualche rimembranza cinematografica, qualche articolo di cronaca nera, le voci di 'Chi l'ha visto', e voilà è apparso il tuo racconto, nemmeno troppo male.
Un abbraccio solidale.
Un abbraccio solidale.
tommybe- Maestro Jedi
- Messaggi : 1170
Punti : 1267
Infamia o lode : 19
Data di iscrizione : 18.11.21
Età : 72
Località : Roma
Re: La porta per la felicità
Per me il pregio di questo racconto è proprio la sua brevità. Forse, a causa di essa, i lettori sono andati talmente veloce da non capire una cosa ovvia: il mostro feroce che non capite che attinenza abbia con la signora Bubonova è la signora Bubonova.
Un testo breve non deve per forza essere letto velocemente... Anzi, la sua capacità horror sta proprio in questo. Ci sono racconti di Poe brevissimi che non ti fanno dormire per tre notti!
Oltretutto, la scrittura è perfetta e i Paletti sono perfettamente integrati nel racconto, col giusto spazio in rapporto alla lunghezza.
Un ottimo racconto che merita indubbiamente più considerazione di quanta ne ha avuta finora...
Un testo breve non deve per forza essere letto velocemente... Anzi, la sua capacità horror sta proprio in questo. Ci sono racconti di Poe brevissimi che non ti fanno dormire per tre notti!
Oltretutto, la scrittura è perfetta e i Paletti sono perfettamente integrati nel racconto, col giusto spazio in rapporto alla lunghezza.
Un ottimo racconto che merita indubbiamente più considerazione di quanta ne ha avuta finora...
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
- Messaggi : 1458
Punti : 1631
Infamia o lode : 35
Data di iscrizione : 06.01.21
Età : 38
Località : Cesena
Re: La porta per la felicità
Titolo: un bel titolo, davvero, ingannatore, adatto anche se fosse stato l’altro genere.
Paletti: veranda/periodo/il contadino/luogo: tutto compreso e ben dosati data la lunghezza del testo. Ci possono stare persino delle spie, se vogliamo vedere in questo senso i vicini curiosi, ma proprio tirandoli per i capelli.
A volte i paletti paiono forzati dentro ai racconti, e forse qualche autore “ricicla” lavori precedenti, ma non è proprio facilissimo inserire dei riferimenti senza che si notino ai fini step. Inoltre, proprio perché contest, li si va anche a cercare e li si deve trovare. In altro ambito passerebbero se non inosservati, come scelta dell’autore.
Storia: Una gentile signora in là con gli anni, gelosa della propria casa, tanto da utilizzare la veranda per quell’attività che le permette di campare; vicini gentili, uno si occupa anche del piccolo orto della signora. Vicini curiosi (ce ne fossero nella realtà di vicini che qualche volta non si fanno i fatti propri...) che chissà mai se sopravvivranno.
Fino all’ultima scena, in cui compare la data, cara Penna mi avevi evocato le classiche immagine di villaggio russo dell’ Ottocento, ma anche metà Novecento, per l’atmosfera che hai saputo comporre. Ci poteva stare di tutto, poi.
Un’entità misteriosa coi suoi perchè, ne parliamo dopo.
La scrittura: un testo breve in un contest con paletti che devono essere presenti e portanti è, a mio parere, davvero indice di bravura. Lo stile è essenziale, ma il ritmo tiene bene fino alla fine. C’è sintesi, ma non la sintesi che sfronda troppo e al lettore finisce per mancare qualcosa. In un testo dove è necessaria tensione fin dall’inizio, e non la puoi allentare, più di tanto, è meglio non raccontare troppo. E poi, lettori, mettiamoci anche un po’ del nostro.
Quindi tanto di cappello per la bravura, tra gli horror letti finora questo davvero soddisfa i miei personali parametri.
Ma...ora ti dico le mie duplici impressioni, indipendenti dal giudizio su stile e scrittura.
Impressione da prima lettura: leggo il racconto solo per quello che è, non mi faccio domande su che entità sia quella che smembra corpi, che usa il giornale del giorno stesso, su di chi siano i corpi, visto che non si parla di strane sparizioni nel paese. E mi va bene così. Ho avuto la mia dose di tensione letteraria, ho letto un racconto scritto bene, accetto che l’autore abbia chiuso così. Quella porta che si chiude e il buio che entra in scena mi dovrebbe bastare. Al resto, posso anche lavorare con la mia fantasia. Soddisfatta pienamente, però no.
Seconda impressione: ho letto una gran bel primo capitolo di un romanzo, essenziale e ideale per non farmi mettere da parte il libro fino alla fine, a costo di passarci la notte. La mia curiosità di lettrice però necessita di altri capitoli, se poi sono tutti così strutturati, facciamo anche colazione assieme. In questo caso sarei soddisfatta e con molte aspettative.
Del tipo: Se è un’entità soprannaturale come me la devo immaginare? È la vecchia che gli procura le vittime? Perché in questo caso ne verrebbe fuori un gran bel personaggio, su cui avresti un sacco da lavorare, col dover inventare dove e come se le procura, data la vita che conduce e che al villaggio pare non vi siano sparizioni. Una sfida. Forse era ostaggio dell’essere, tenuta in vita per quanto detto prima? E ora che la vecchia è morta, se era lei ad occuparsi dell’entità, cosa succederà? Subentrerà o è già subentrato un successore? O il maestro è la prima vittima dell’essere, furioso per essere stato abbandonato? O, come ipotizza @vivonic era lei il male? Se è così, comincerebbe la mattanza nel villaggio?
Quindi, un bel racconto, su cui ci sarebbe da lavorare un po’ per far apprezzare la chiusa, se mantenuto nel brevissimo: ad esempio integrando, anzi riorganizzando meglio tra loro i brani con i sospetti dei vicini e la storia della vecchia, iniziando proprio da “i primi sospetti”: crei già tensione.
Paletti: veranda/periodo/il contadino/luogo: tutto compreso e ben dosati data la lunghezza del testo. Ci possono stare persino delle spie, se vogliamo vedere in questo senso i vicini curiosi, ma proprio tirandoli per i capelli.
A volte i paletti paiono forzati dentro ai racconti, e forse qualche autore “ricicla” lavori precedenti, ma non è proprio facilissimo inserire dei riferimenti senza che si notino ai fini step. Inoltre, proprio perché contest, li si va anche a cercare e li si deve trovare. In altro ambito passerebbero se non inosservati, come scelta dell’autore.
Storia: Una gentile signora in là con gli anni, gelosa della propria casa, tanto da utilizzare la veranda per quell’attività che le permette di campare; vicini gentili, uno si occupa anche del piccolo orto della signora. Vicini curiosi (ce ne fossero nella realtà di vicini che qualche volta non si fanno i fatti propri...) che chissà mai se sopravvivranno.
Fino all’ultima scena, in cui compare la data, cara Penna mi avevi evocato le classiche immagine di villaggio russo dell’ Ottocento, ma anche metà Novecento, per l’atmosfera che hai saputo comporre. Ci poteva stare di tutto, poi.
Un’entità misteriosa coi suoi perchè, ne parliamo dopo.
La scrittura: un testo breve in un contest con paletti che devono essere presenti e portanti è, a mio parere, davvero indice di bravura. Lo stile è essenziale, ma il ritmo tiene bene fino alla fine. C’è sintesi, ma non la sintesi che sfronda troppo e al lettore finisce per mancare qualcosa. In un testo dove è necessaria tensione fin dall’inizio, e non la puoi allentare, più di tanto, è meglio non raccontare troppo. E poi, lettori, mettiamoci anche un po’ del nostro.
Quindi tanto di cappello per la bravura, tra gli horror letti finora questo davvero soddisfa i miei personali parametri.
Ma...ora ti dico le mie duplici impressioni, indipendenti dal giudizio su stile e scrittura.
Impressione da prima lettura: leggo il racconto solo per quello che è, non mi faccio domande su che entità sia quella che smembra corpi, che usa il giornale del giorno stesso, su di chi siano i corpi, visto che non si parla di strane sparizioni nel paese. E mi va bene così. Ho avuto la mia dose di tensione letteraria, ho letto un racconto scritto bene, accetto che l’autore abbia chiuso così. Quella porta che si chiude e il buio che entra in scena mi dovrebbe bastare. Al resto, posso anche lavorare con la mia fantasia. Soddisfatta pienamente, però no.
Seconda impressione: ho letto una gran bel primo capitolo di un romanzo, essenziale e ideale per non farmi mettere da parte il libro fino alla fine, a costo di passarci la notte. La mia curiosità di lettrice però necessita di altri capitoli, se poi sono tutti così strutturati, facciamo anche colazione assieme. In questo caso sarei soddisfatta e con molte aspettative.
Del tipo: Se è un’entità soprannaturale come me la devo immaginare? È la vecchia che gli procura le vittime? Perché in questo caso ne verrebbe fuori un gran bel personaggio, su cui avresti un sacco da lavorare, col dover inventare dove e come se le procura, data la vita che conduce e che al villaggio pare non vi siano sparizioni. Una sfida. Forse era ostaggio dell’essere, tenuta in vita per quanto detto prima? E ora che la vecchia è morta, se era lei ad occuparsi dell’entità, cosa succederà? Subentrerà o è già subentrato un successore? O il maestro è la prima vittima dell’essere, furioso per essere stato abbandonato? O, come ipotizza @vivonic era lei il male? Se è così, comincerebbe la mattanza nel villaggio?
Quindi, un bel racconto, su cui ci sarebbe da lavorare un po’ per far apprezzare la chiusa, se mantenuto nel brevissimo: ad esempio integrando, anzi riorganizzando meglio tra loro i brani con i sospetti dei vicini e la storia della vecchia, iniziando proprio da “i primi sospetti”: crei già tensione.
______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
- Messaggi : 2179
Punti : 2398
Infamia o lode : 20
Data di iscrizione : 03.02.21
Età : 67
Località : Rumo (TN)
Re: La porta per la felicità
Perfetto, vero e profondo Horror! Tutto ciò che serve e niente di più: magistrale.
In poche frasi tutto il percorso, fino all’orrore finale, tanto più spaventoso in quanto ignoto, così da svegliare i mostri del nostro inconscio.
Poi forse verranno i dubbi: “Ma tutti quei morti, possibile che già non si fosse all’erta?”, “Ma la Bubonova, perché era integra?”, ecc.
Sì, ma dopo, a gioco fatto e ben riuscito.
In poche frasi tutto il percorso, fino all’orrore finale, tanto più spaventoso in quanto ignoto, così da svegliare i mostri del nostro inconscio.
Poi forse verranno i dubbi: “Ma tutti quei morti, possibile che già non si fosse all’erta?”, “Ma la Bubonova, perché era integra?”, ecc.
Sì, ma dopo, a gioco fatto e ben riuscito.
giuseppe.bignozzi- Younglings
- Messaggi : 61
Punti : 68
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 09.02.22
Età : 79
Località : MERANO
Re: La porta per la felicità
A dispetto del titolo, che mi è parso uno dei più azzeccati del contest, ho trovato il racconto un po' sciapo, slegato fra le varie parti suddivise dagli spazi fra un paragrafo e l'altro. E ho dato una scorsa agli altri commenti prima di scrivere il mio, cosa che normalmente evito di fare per cercare di non essere influenzato. Ma il senso di vaghezza è rimasto. La scrittura è piuttosto sicura, pulita e senza errori o refusi (a parte alcune E con l'apostrofo al posto di È e qualche altra piccolezza) e la lettura procede abbastanza spedita. Tuttavia, paragrafo dopo paragrafo, ero obbligato a interrompere e farmi delle domande, tipo:
un lume a olio nel XXI secolo?;
la signora lavora in veranda e le spose lì si provano i vestiti... ma gli inverni non sono piuttosto rigidi da quelle parti?;
la porta non è chiusa a chiave, e dunque com'è che la "bestia" con tanto di artigli è rimasta in casa tranquilla fino all'arrivo dei tre?
Nè mi sembra del tutto plausibile l'opinione che, in una sorta di sdoppiamento alla Dottor Jeckill e Mr Hyde, la signora sia la bestia. In tal caso (altra domanda) perché la signora muore e la bestia resta?
E ancora, visto ciò che viene scoperto in cantina, perché nessuno ha notato la scomparsa di quelle persone mentre quella della signora viene notata subito? Eppure siamo in un piccolo villaggio...
Troppe domande che restano senza risposta.
Forse perché, come ha suggerito qualcuno, il racconto è troppo breve per riuscire a spiegare tutto quanto.
un lume a olio nel XXI secolo?;
la signora lavora in veranda e le spose lì si provano i vestiti... ma gli inverni non sono piuttosto rigidi da quelle parti?;
la porta non è chiusa a chiave, e dunque com'è che la "bestia" con tanto di artigli è rimasta in casa tranquilla fino all'arrivo dei tre?
Nè mi sembra del tutto plausibile l'opinione che, in una sorta di sdoppiamento alla Dottor Jeckill e Mr Hyde, la signora sia la bestia. In tal caso (altra domanda) perché la signora muore e la bestia resta?
E ancora, visto ciò che viene scoperto in cantina, perché nessuno ha notato la scomparsa di quelle persone mentre quella della signora viene notata subito? Eppure siamo in un piccolo villaggio...
Troppe domande che restano senza risposta.
Forse perché, come ha suggerito qualcuno, il racconto è troppo breve per riuscire a spiegare tutto quanto.
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 685
Punti : 796
Infamia o lode : 9
Data di iscrizione : 27.01.22
Età : 67
Località : Prato
Re: La porta per la felicità
Un racconto che non mi ha convinto del tutto.
L’inizio è molto lungo, senza che nulla, o quasi, accada.
Poi tutto precipita, all’improvviso, ma senza una vera conclusione, senza una vera spiegazione (o almeno iopp non l'ho capita).
C’è la suspense, come richiesto a un horror, qualcosa deve accadere e lo si avverte, lo si attende, ma quando accade è già finito.
Eppure il potenziale c’è, sia nella storia, se fosse sviluppata con più calma, sia nella scrittura, ottima e scorrevole.
L’inizio è molto lungo, senza che nulla, o quasi, accada.
Poi tutto precipita, all’improvviso, ma senza una vera conclusione, senza una vera spiegazione (o almeno iopp non l'ho capita).
C’è la suspense, come richiesto a un horror, qualcosa deve accadere e lo si avverte, lo si attende, ma quando accade è già finito.
Eppure il potenziale c’è, sia nella storia, se fosse sviluppata con più calma, sia nella scrittura, ottima e scorrevole.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 517
Punti : 576
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 24.04.21
Età : 57
Località : Milano
Re: La porta per la felicità
Vado contro corrente ma a me questo racconto non è affatto dispiaciuto , dirò di è più, la sua brevità è essenziale, a mio parere, alla sua riuscita.
caro lettore, sembri dire, ti porto dentro una tensione ben percepita e non te ne faccio uscire, anzi, proprio con il mio finale non finale, questa tensione la accentuo, la porto all'apice.
Vi faccio sorridere, mentre stavo leggendo, la mia gatta, chissà perché, è entrata in soggiorno di corsa miagolando e mi ha fatto sussultare, segno che mi trovavo, comunque, in uno stato di tensione.
Dove ci voleva un po' di cura in più (tanto più che, vista la brevità del racconto, avresti potuto rileggere e correggere, credo, con calma) è sulla scrittura, sulla forma (la consecutio segnalata da petunia è da matita rossa).
Attenzione ai nomi, il dottore, a un certo punto, diventa Vlados, dopo che nella prima metà del racconto si chiamava Vladios.
In questa frase del maestro "Allora. Allora vi aspetto nella veranda. Va bene?" el non ho ben capito il doppio "Allora" iniziale: è un refuso? volevi simulare una sorta di balbettamento? Mah.
Bene i paletti in merito ai quali mi è piaciuto molto come hai aggirato quello temporale: senza la data del giornale il tutto perderebbe senso, anche se qualsiasi data avessi scritto sarebbe andata bene nell'economia del racconto; ma tu l'hai piegata, correttamente, alla tua necessità.
caro lettore, sembri dire, ti porto dentro una tensione ben percepita e non te ne faccio uscire, anzi, proprio con il mio finale non finale, questa tensione la accentuo, la porto all'apice.
Vi faccio sorridere, mentre stavo leggendo, la mia gatta, chissà perché, è entrata in soggiorno di corsa miagolando e mi ha fatto sussultare, segno che mi trovavo, comunque, in uno stato di tensione.
Dove ci voleva un po' di cura in più (tanto più che, vista la brevità del racconto, avresti potuto rileggere e correggere, credo, con calma) è sulla scrittura, sulla forma (la consecutio segnalata da petunia è da matita rossa).
Attenzione ai nomi, il dottore, a un certo punto, diventa Vlados, dopo che nella prima metà del racconto si chiamava Vladios.
In questa frase del maestro "Allora. Allora vi aspetto nella veranda. Va bene?" el non ho ben capito il doppio "Allora" iniziale: è un refuso? volevi simulare una sorta di balbettamento? Mah.
Bene i paletti in merito ai quali mi è piaciuto molto come hai aggirato quello temporale: senza la data del giornale il tutto perderebbe senso, anche se qualsiasi data avessi scritto sarebbe andata bene nell'economia del racconto; ma tu l'hai piegata, correttamente, alla tua necessità.
______________________________________________________
paluca66- Maestro Jedi
- Messaggi : 1309
Punti : 1398
Infamia o lode : 8
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 57
Località : Milano
Re: La porta per la felicità
Ci sono alcune piccole incongruenze già segnalate, ma a me il racconto è piaciuto. Ho apprezzato la sintesi che per me è sempre un pregio per chi vuole raccontare una storia. Ho trovato gli elementi richiesti tutti correttamente presenti. L’indicazione temporale, affidata alla data del giornale, è molto ben riuscita: hai passato un’informazione al lettore, senza dare l’impressione di farlo, utilizzando un messaggio che contemporaneamente aggiunge mistero alla vicenda.
Anche la scrittura mi è parsa pulita, scorrevole e infine, niente zafferano che comincia a nausearmi. Insomma, nel complesso, una buona prova.
Anche la scrittura mi è parsa pulita, scorrevole e infine, niente zafferano che comincia a nausearmi. Insomma, nel complesso, una buona prova.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 780
Punti : 827
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 75
Località : Barberino di Mugello (FI)
Re: La porta per la felicità
Racconto molto interessante per la crescita di tensione creata nel finale, la parte che mi è piaciuta di più, anche se, arrivata alla conclusione, ho capito che il ritmo un po’ sonnolento della parte centrale era necessario proprio per creare il climax conclusivo.
Insomma, solo per dire che una lettura che all’inizio non mi aveva detto molto mi ha invece convinto nella sua chiusura.
Molto fatto bene anche l’inserimento del paletto temporale, necessario proprio per la crescita della tensione.
Bella anche l’indeterminatezza del finale: chi è il mostro? La signora Bubonova che finge di essere morta? Chi altri? Cosa?
Non viene detto, ma proprio questo “non detto” qui è azzeccato.
La scrittura – nel complesso corretta – andrebbe però un po’ limata e aggiustata. In particolare, c’è un’incertezza nell’uso del trapassato prossimo.
Arianna 2016- Maestro Jedi
- Messaggi : 1081
Punti : 1137
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 54
Re: La porta per la felicità
Il flash forward dell’esordio disorienta un po’, però nel seguito le azioni seguono il principio di anteriorità /conseguenza.
L’anticipazione ha il duplice scopo di creare tensione e curiosità e di conferire circolarità al racconto, in quanto rimanda alla scena finale. Diciamo che l’incipit è usato come prologo.
Poi comincia la storia della Bubonova; i vicini, non avendola più vista da giorni, decidono di andare a vedere che le è successo.
La trovano morta nel suo letto con un espressione distesa sul volto.
Poi, attratti da una luce che proviene da una porta sul corridoio, decidono di scendere in cantina, ma il maestro non se la sente e se ne va in veranda ad aspettarli. Dimitri e il dottor Vladios continuano a scendere e si trovano di fronte a una scena horror, cadaveri mutilati e marcescenti, tuttavia non sembrano particolarmente esterrefatti, visto che si mettono a discutere. In più, a un certo punto, arriva la testa del maestro, rotolando per le scale.
Data la situazione, mi aspetto che i due, atterriti, scappino via di corsa, invece si mettono a osservare il cuore avvolto in un giornale, a guardare la data e nemmeno allora se la danno a gambe. Intanto qualcuno chiude la porta a chiave.
Il finale non mi pare sospeso; infatti è chiaro che i due faranno la stessa fine degli altri cadaveri.
Pur essendo breve, il racconto presenta una certa articolazione di trama, sebbene non particolarmente originale e rispetta le richieste del contest. Non percepisco le emozioni dei due in cantina, eppure di paura dovrebbero averne avuta. Forse per questo il racconto non mi ha entusiasmato. Non mi soffermo su incongruenze e improprietà già rilevate da altri.
Comunque un discreto lavoro.
L’anticipazione ha il duplice scopo di creare tensione e curiosità e di conferire circolarità al racconto, in quanto rimanda alla scena finale. Diciamo che l’incipit è usato come prologo.
Poi comincia la storia della Bubonova; i vicini, non avendola più vista da giorni, decidono di andare a vedere che le è successo.
La trovano morta nel suo letto con un espressione distesa sul volto.
Poi, attratti da una luce che proviene da una porta sul corridoio, decidono di scendere in cantina, ma il maestro non se la sente e se ne va in veranda ad aspettarli. Dimitri e il dottor Vladios continuano a scendere e si trovano di fronte a una scena horror, cadaveri mutilati e marcescenti, tuttavia non sembrano particolarmente esterrefatti, visto che si mettono a discutere. In più, a un certo punto, arriva la testa del maestro, rotolando per le scale.
Data la situazione, mi aspetto che i due, atterriti, scappino via di corsa, invece si mettono a osservare il cuore avvolto in un giornale, a guardare la data e nemmeno allora se la danno a gambe. Intanto qualcuno chiude la porta a chiave.
Il finale non mi pare sospeso; infatti è chiaro che i due faranno la stessa fine degli altri cadaveri.
Pur essendo breve, il racconto presenta una certa articolazione di trama, sebbene non particolarmente originale e rispetta le richieste del contest. Non percepisco le emozioni dei due in cantina, eppure di paura dovrebbero averne avuta. Forse per questo il racconto non mi ha entusiasmato. Non mi soffermo su incongruenze e improprietà già rilevate da altri.
Comunque un discreto lavoro.
mirella- Padawan
- Messaggi : 281
Punti : 334
Infamia o lode : 4
Data di iscrizione : 08.01.21
Re: La porta per la felicità
Breve ma incisivo, ecco cosa ho pensato a fine lettura. E questa cosa, l'essere insieme taglienti e coincisi, è una dei pregi che può avere un horror. Dopotutto i creepypasta possono essere brevissimi e ci sono gare in rete a scrivere il racconto più striminzito possibile, ma che ti lasci impaurito. Nella brevità è compreso il prezzo o il dazio d'essere poco chiaro, nel senso di lasciare ampi spazi al lettore, e molto vago, nel senso di creare apprensione con l'indeterminatezza. E qua sta l'abilità dello scrittore, perché se le domande e i dubbi sono troppi smettono di creare ansia e iniziano a creare confusione. È una lama sottile, un confine davvero minuto. Secondo me in questo racconto si è tenuto un equilibrio sufficiente, tranne nel non lasciare almeno un minuscolo indizio circa l'identità del mostro. Che sia la signora Bobulova l'ho pensato anche io, ma alla fine è solo frutto della mia fantasia, non è avvallata da niente. Che ne so: nella presentazione della signora Bobulova si butta là che è zoppa... "Si udì il chiaro il rumore d'un passo zoppicante e il suono d'una chiave che girava nella porta. E la luce si spense."
Comunque un ottimo lavoro, a me è davvero piaciuto.
Comunque un ottimo lavoro, a me è davvero piaciuto.
Akimizu- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 757
Punti : 817
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 10.01.21
Età : 43
Località : Barumini
Re: La porta per la felicità
Inizio dai paletti. E lo faccio perché è il modo migliore per dare a questo racconto ciò che merita.
La cosa che colpisce di più è la naturalezza con cui vengono utilizzati. Al punto che uno si dimentica che c'erano dei paletti da rispettare.
La veranda, la porta della felicità del titolo, è usata perfettamente: è dove il personaggio centrale del racconto passa il suo tempo, ha la funzione di distrarre il lettore con altri pensieri; il fatto che sia vuota desta i sospetti che mettono in moto la storia e sul finale è da dove probabilmente parte le testa mozzata di Domanienko prima di rotolare giù per le scale. Ed ecco che la porta della felicità diventa la bocca dell'inferno. Il fatto che tutto avvenga nel giro di così poco è interessante, speciale. Non mi ha lasciato insoddisfatto come lettore. E come scrittore non posso che restare ammirato da questo meccanismo così semplice e così efficace: è come vedere apparire un coniglio dal cilindro.
L'altro paletto che secondo me è usato davvero al meglio, di nuovo unendo efficacia e semplicità, è quello del tempo. Un cuore avvolto nella carta del giornale. Il giornale è del gennaio del 2023. Voilà. Di nuovo tutto avviene rapidamente. Un paletto infilato nel cuore del racconto. il lettore non ha nemmeno il tempo di rifletterci sopra che la testa mozzata rotola giù per le scale e il racconto si chiude. Sull'orlo dell'abisso, come le migliori storie di paura.
Gli altri paletti sono assolutamente funzionali. Li togli e il racconto non c'è, ma la veranda e il tempo sono i migliori secondo me.
Solo per questo il racconto meriterebbe di arrivare in fondo.
Ecco se però devo trovare un difetto penso sia nella struttura, nella sequenza degli avvenimenti. Non credo che quell'anticipazione, le prime otto righe piazzate lì, sia una scelta saggia. Se fosse un corto, o una puntata di una serie tv di storie dell'orrore, potrei ancora concepirlo. Alle volte nelle serie ci sono quei 5 minuti prima della sigla che ci catapultano nel pieno dell'azione, piazzano un cliffhanger (il vomito del contadino) e poi si torna indietro nel tempo, per vedere come siamo arrivati lì. Ma se nelle serie è un meccanismo usatissimo e che piaccia o no ci sono ci sono prodotti che hanno costruito la loro fortuna proprio su questo modo di gestire la trama, nella letteratura non lo trovo abbastanza efficace. Anche perché lo stacco non è così secco. Le cinque righe sulla signora Babulova che seguono forse potevano essere posticipate e il riavvolgimento del tempo partire dal sospetto di Dimitri. Però avrei usato un altro tempo: "Era stato Dimitri il primo a sospettare qualcosa" piuttosto che "Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri" perché altrimenti usi lo stesso tempo della prima scena e lo stacco non è efficace, il riavvolgimento non sufficientemente chiaro. Ma al di là del "fu" piuttosto che del "era stato" io avrei consigliato proprio una struttura più lineare.
Al di là di questo il racconto merita molto. La sua brevità è frutto della stessa semplicità ed efficacia che ha suggerito l'uso del paletti. Secondo me è un'ottima lettura.
La cosa che colpisce di più è la naturalezza con cui vengono utilizzati. Al punto che uno si dimentica che c'erano dei paletti da rispettare.
La veranda, la porta della felicità del titolo, è usata perfettamente: è dove il personaggio centrale del racconto passa il suo tempo, ha la funzione di distrarre il lettore con altri pensieri; il fatto che sia vuota desta i sospetti che mettono in moto la storia e sul finale è da dove probabilmente parte le testa mozzata di Domanienko prima di rotolare giù per le scale. Ed ecco che la porta della felicità diventa la bocca dell'inferno. Il fatto che tutto avvenga nel giro di così poco è interessante, speciale. Non mi ha lasciato insoddisfatto come lettore. E come scrittore non posso che restare ammirato da questo meccanismo così semplice e così efficace: è come vedere apparire un coniglio dal cilindro.
L'altro paletto che secondo me è usato davvero al meglio, di nuovo unendo efficacia e semplicità, è quello del tempo. Un cuore avvolto nella carta del giornale. Il giornale è del gennaio del 2023. Voilà. Di nuovo tutto avviene rapidamente. Un paletto infilato nel cuore del racconto. il lettore non ha nemmeno il tempo di rifletterci sopra che la testa mozzata rotola giù per le scale e il racconto si chiude. Sull'orlo dell'abisso, come le migliori storie di paura.
Gli altri paletti sono assolutamente funzionali. Li togli e il racconto non c'è, ma la veranda e il tempo sono i migliori secondo me.
Solo per questo il racconto meriterebbe di arrivare in fondo.
Ecco se però devo trovare un difetto penso sia nella struttura, nella sequenza degli avvenimenti. Non credo che quell'anticipazione, le prime otto righe piazzate lì, sia una scelta saggia. Se fosse un corto, o una puntata di una serie tv di storie dell'orrore, potrei ancora concepirlo. Alle volte nelle serie ci sono quei 5 minuti prima della sigla che ci catapultano nel pieno dell'azione, piazzano un cliffhanger (il vomito del contadino) e poi si torna indietro nel tempo, per vedere come siamo arrivati lì. Ma se nelle serie è un meccanismo usatissimo e che piaccia o no ci sono ci sono prodotti che hanno costruito la loro fortuna proprio su questo modo di gestire la trama, nella letteratura non lo trovo abbastanza efficace. Anche perché lo stacco non è così secco. Le cinque righe sulla signora Babulova che seguono forse potevano essere posticipate e il riavvolgimento del tempo partire dal sospetto di Dimitri. Però avrei usato un altro tempo: "Era stato Dimitri il primo a sospettare qualcosa" piuttosto che "Il primo a sospettare qualcosa fu Dimitri" perché altrimenti usi lo stesso tempo della prima scena e lo stacco non è efficace, il riavvolgimento non sufficientemente chiaro. Ma al di là del "fu" piuttosto che del "era stato" io avrei consigliato proprio una struttura più lineare.
Al di là di questo il racconto merita molto. La sua brevità è frutto della stessa semplicità ed efficacia che ha suggerito l'uso del paletti. Secondo me è un'ottima lettura.
______________________________________________________
Asbottino- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 518
Punti : 558
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 48
Località : Torino
Re: La porta per la felicità
Cara Autrice, Caro Autore,
non so se la brevità sia un pregio o un difetto, sta di fatto che il tutto si consuma in un battito d'ali e mi sembra di aver letto qualcosa di non completo. Mi spiego meglio, non il racconto non abbia la dignità di un lavoro completo, però manca qualcosa che possa tenere inchiodato il lettore il tempo necessario per godere appieno della situazione. Invece tutto si svolge in un tempo troppo breve. Ci metterei mano per "completarlo".
Complimenti comunque.
Grazie
non so se la brevità sia un pregio o un difetto, sta di fatto che il tutto si consuma in un battito d'ali e mi sembra di aver letto qualcosa di non completo. Mi spiego meglio, non il racconto non abbia la dignità di un lavoro completo, però manca qualcosa che possa tenere inchiodato il lettore il tempo necessario per godere appieno della situazione. Invece tutto si svolge in un tempo troppo breve. Ci metterei mano per "completarlo".
Complimenti comunque.
Grazie
______________________________________________________
I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 966
Punti : 1085
Infamia o lode : 13
Data di iscrizione : 22.02.21
Età : 48
Località : Magenta
Re: La porta per la felicità
Non è la brevità del racconto a lasciarmi insoddisfatto, ma il senso di vuoto nell'aver troppo poco "vissuto" questa storia.
Che un horror possa essere inquietante e breve allo stesso tempo è fuor di dubbio. Però bisogna gestirselo bene. Insomma è più difficile rispetto a uno lungo.
Ti spiego senza tanti giri di parole perché non mi convince la scelta dell'indeterminatezza.
Se un horror lo si vuole creare indeterminato, va fatto indeterminato tutto quanto.
Solo così la trama passa in secondo piano e uno prende per buoni gli accadimenti luttuosi/orribili che passano davanti.
In questo il cinema aiuta: molti film horror usano trame stupide o banali per dare un senso alle mattanze.
Prendi Texas Chainsaw Massacre. Vecchio o remake, è uguale.
Noi siamo 5-6 studenti universitari fancazzisti in viaggio su un furgoncino attraverso il vuoto Texas. Stiamo andando a un concerto superfigo, lei sta con lui, lui ha il padre alcolizzato, lei qui, l'altro lì, e via dicendo.
Ma sono tutte premesse inutili, cioè servono solo a dare un abbozzo di tridimensionalità ai personaggi.
Comunque poi il pulmino raccoglie una tizia allucinata che si suicida durante il viaggio, e da quel momento tutto va in vacca, perché i protagonisti finiscono per capitare presso la fattoria di una famiglia di pazzi furiosi che li tritureranno quasi tutti.
Non ha nessuna importanza perché il pazzo con la motosega sia fuori di testa, perché abbiano la mummia del nonno conservata in soffitta, perché una delle tipe viene risparmiata e le altre sminuzzate, non si sa e non ha importanza saperlo.
E' un horror del filone psicopatici. Se ci sono risposte okay, se non ci sono amen.
Nella tua storia hai fatto il procedimento opposto. Crei tutta una serie di premesse, la gentile vecchietta, il marito morto in malo modo, i corredi, le sposine che si provano i vestiti in veranda (?), il maestro, Alexei, ecc.
E poi di punto in bianco lei muore, i tre che entrano in casa sua si ritrovano chiusi dentro da qualcosa di incomprensibile che, si presume, li userà come formine del pongo.
Eh.
E quindi?
Cioè, non c'è alcun legame tra le premesse e la conclusione, come aver cucito assieme due fazzoletti di colore diverso con l'intento di spaventarci.
Oppure, se l'intento era l'irrazionalità, andava creata proprio in maniera diversa, con il focus puntato sull'orrore inspiegabile e sovrannaturale (es. Lovecraft).
Ed è un peccato, perché come atmosfere c'eravamo, anche nella brevità dello scritto.
La caratterizzazione dei personaggi c'è, nonostante qualche spazio di troppo al narratore onnisciente.
E' che manca proprio il pilastro logico che regga la storia.
Il mostro può essere la stessa signora Bubonova come può essere che lei lo tenesse in cantina. Non c'è modo di stabilirlo.
Se il mostro è lei, non trovo spiegazione al perché la donna a un certo punto muoia, né perché vada a lasciare segni plateali di artigli nell'orto, se è per questo.
Se invece non è lei ma ospita in casa il mostro, allora dobbiamo prendere per buono che il mostro sia uscito di casa (la porta non era chiusa a chiave) e sia tornato per sorprendere i visitatori.
Mi convince di più quest'ultima, anche perché il maestro li attendeva in veranda, quindi il mostro rientrando ha ucciso prima lui.
Mostro, assassino, potrebbe essere qualsiasi cosa in realtà. L'unico indizio horror che ci viene dato è che l'anziana signora non faceva entrare nessuno in casa (altro elemento che non mi porta a pensare che il mostro fosse lei).
Poi la già citata questione delle vittime che non si sa da dove vengano, trattandosi di piccolo villaggio in cui tutti si conoscono.
Vogliamo fare le cose in grande? Ci metto in mezzo anche il marito morto della signora, quello schiacciato nella pressa (mi ha ricordato un horror breve e terrificante che è The Monkey's Paw, racconto del 1902). Potrebbe benissimo essere una sua vendicativa reincarnazione maligna.
Può essere qualsiasi cosa senza, però, che sia in qualche modo soddisfacente credere all'una o l'altra interpretazione.
Perché non ci sono elementi. Sembra tutto fine a se stesso.
Ripeto, è un peccato, perché avevi fatto delle ottime premesse e la tua scrittura si prestava a un horror d'atmosfera vecchio stile.
Anche la brevità del pezzo era un'arma potenzialmente vincente.
Ma senza una solida base, per me non funziona.
Che un horror possa essere inquietante e breve allo stesso tempo è fuor di dubbio. Però bisogna gestirselo bene. Insomma è più difficile rispetto a uno lungo.
Ti spiego senza tanti giri di parole perché non mi convince la scelta dell'indeterminatezza.
Se un horror lo si vuole creare indeterminato, va fatto indeterminato tutto quanto.
Solo così la trama passa in secondo piano e uno prende per buoni gli accadimenti luttuosi/orribili che passano davanti.
In questo il cinema aiuta: molti film horror usano trame stupide o banali per dare un senso alle mattanze.
Prendi Texas Chainsaw Massacre. Vecchio o remake, è uguale.
Noi siamo 5-6 studenti universitari fancazzisti in viaggio su un furgoncino attraverso il vuoto Texas. Stiamo andando a un concerto superfigo, lei sta con lui, lui ha il padre alcolizzato, lei qui, l'altro lì, e via dicendo.
Ma sono tutte premesse inutili, cioè servono solo a dare un abbozzo di tridimensionalità ai personaggi.
Comunque poi il pulmino raccoglie una tizia allucinata che si suicida durante il viaggio, e da quel momento tutto va in vacca, perché i protagonisti finiscono per capitare presso la fattoria di una famiglia di pazzi furiosi che li tritureranno quasi tutti.
Non ha nessuna importanza perché il pazzo con la motosega sia fuori di testa, perché abbiano la mummia del nonno conservata in soffitta, perché una delle tipe viene risparmiata e le altre sminuzzate, non si sa e non ha importanza saperlo.
E' un horror del filone psicopatici. Se ci sono risposte okay, se non ci sono amen.
Nella tua storia hai fatto il procedimento opposto. Crei tutta una serie di premesse, la gentile vecchietta, il marito morto in malo modo, i corredi, le sposine che si provano i vestiti in veranda (?), il maestro, Alexei, ecc.
E poi di punto in bianco lei muore, i tre che entrano in casa sua si ritrovano chiusi dentro da qualcosa di incomprensibile che, si presume, li userà come formine del pongo.
Eh.
E quindi?
Cioè, non c'è alcun legame tra le premesse e la conclusione, come aver cucito assieme due fazzoletti di colore diverso con l'intento di spaventarci.
Oppure, se l'intento era l'irrazionalità, andava creata proprio in maniera diversa, con il focus puntato sull'orrore inspiegabile e sovrannaturale (es. Lovecraft).
Ed è un peccato, perché come atmosfere c'eravamo, anche nella brevità dello scritto.
La caratterizzazione dei personaggi c'è, nonostante qualche spazio di troppo al narratore onnisciente.
E' che manca proprio il pilastro logico che regga la storia.
Il mostro può essere la stessa signora Bubonova come può essere che lei lo tenesse in cantina. Non c'è modo di stabilirlo.
Se il mostro è lei, non trovo spiegazione al perché la donna a un certo punto muoia, né perché vada a lasciare segni plateali di artigli nell'orto, se è per questo.
Se invece non è lei ma ospita in casa il mostro, allora dobbiamo prendere per buono che il mostro sia uscito di casa (la porta non era chiusa a chiave) e sia tornato per sorprendere i visitatori.
Mi convince di più quest'ultima, anche perché il maestro li attendeva in veranda, quindi il mostro rientrando ha ucciso prima lui.
Mostro, assassino, potrebbe essere qualsiasi cosa in realtà. L'unico indizio horror che ci viene dato è che l'anziana signora non faceva entrare nessuno in casa (altro elemento che non mi porta a pensare che il mostro fosse lei).
Poi la già citata questione delle vittime che non si sa da dove vengano, trattandosi di piccolo villaggio in cui tutti si conoscono.
Vogliamo fare le cose in grande? Ci metto in mezzo anche il marito morto della signora, quello schiacciato nella pressa (mi ha ricordato un horror breve e terrificante che è The Monkey's Paw, racconto del 1902). Potrebbe benissimo essere una sua vendicativa reincarnazione maligna.
Può essere qualsiasi cosa senza, però, che sia in qualche modo soddisfacente credere all'una o l'altra interpretazione.
Perché non ci sono elementi. Sembra tutto fine a se stesso.
Ripeto, è un peccato, perché avevi fatto delle ottime premesse e la tua scrittura si prestava a un horror d'atmosfera vecchio stile.
Anche la brevità del pezzo era un'arma potenzialmente vincente.
Ma senza una solida base, per me non funziona.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 756
Punti : 898
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 08.01.21
Località : Torino
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Argomenti simili
» Un grammo di felicità
» Illusione di felicità
» Una porta
» La porta invisibile
» Devo trovare una porta
» Illusione di felicità
» Una porta
» La porta invisibile
» Devo trovare una porta
Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 6 - La veranda
Pagina 1 di 2
Permessi in questa sezione del forum:
Puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|
Oggi alle 3:37 pm Da Albemasia
» Colpo di fulmine
Oggi alle 2:12 pm Da Asbottino
» "Torneo letterario" IoScrittore - (Gratuito) per libri
Oggi alle 12:55 pm Da Stefy
» Il mondo al contrario
Oggi alle 10:52 am Da caipiroska
» Il desierto vestido
Oggi alle 10:32 am Da Asbottino
» Sedizione
Oggi alle 9:10 am Da Hellionor
» Pachamama - Apertura Primo Step
Oggi alle 7:07 am Da Achillu
» Violenta armonia
Ieri alle 11:30 pm Da Albemasia
» Auguri Danilo
Ieri alle 11:14 pm Da Danilo Nucci