concorso
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 6 - La veranda
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Re: concorso
Cara Autrice, Caro Autore,
ti confesso che ho difficoltà a commentare il tuo racconto. Non perché non mi sia piaciuto, anzi. Lo trovo ben scritto, molto interessante, suggestivo. Però... Mi manca qualcosa. Sia che fosse un racconto di mafia, che un horror vero e proprio. In entrambi i casi manca un gradino per raggiungere pienamente il genere. Non so se riesco a spiegarmi. Ma dopo quattro letture mi rimane sempre quella sensazione di buon lavoro ma...
Ti faccio comunque i miei complimenti per il bel racconto.
Grazie.
ti confesso che ho difficoltà a commentare il tuo racconto. Non perché non mi sia piaciuto, anzi. Lo trovo ben scritto, molto interessante, suggestivo. Però... Mi manca qualcosa. Sia che fosse un racconto di mafia, che un horror vero e proprio. In entrambi i casi manca un gradino per raggiungere pienamente il genere. Non so se riesco a spiegarmi. Ma dopo quattro letture mi rimane sempre quella sensazione di buon lavoro ma...
Ti faccio comunque i miei complimenti per il bel racconto.
Grazie.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: concorso
Sono tornato sul racconto incuriosito dalla citazione musicale di 'digito'. Ho ascoltato il lungo inizio tutto chitarra e quando stavo per mollare è arrivata la voce. Non mi è sembrata quella di ...penso che l'amore sia la più bella cosa che...Insomma, mi è sembrata molto più impegnata, meno banale.
Sicuramente si tratta di altri Giganti più tosti, più impegnati.
Come questo bel racconto.
Sicuramente si tratta di altri Giganti più tosti, più impegnati.
Come questo bel racconto.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: concorso
Inizio dicendo che il racconto mi è piaciuto moltissimo. D'ora in poi guarderò i pozzi con occhio diverso. Qui in città, del resto, ce ne sono moltissimi.
In questa storia ho ravvisato una commistione tra leggenda e realtà. Leggenda, la Marrabecca; realtà, le coltivazioni imposte, anche e soprattutto per la destinazione del raccolto. E non mi sorprende la punizione comminata a chi non rispetta le "regole". Questi due aspetti tengono in piedi una trama ben costruita, verosimile, direi attuale nella sua parte reale e inquietante, terrifica, nella parte legata alla leggenda tramandata.
Io credo che il "sarà un fiore" sia metaforicamente accostabile al personaggio di Carlo, giovane coraggioso e risoluto che ha saputo dire no all'ordine costituito. Un volta faccia palese alle consuetudini consolidate, siano esse concrete o astratte. Insomma un horror con i piedi per terra, molto vicino alla realtà, alla vita di tutti i giorni. Complimenti per aver ben miscelato queste due caratteristiche narrative.
Oro rosso. Interessante. Qui in Piemonte, l'oro rosso è la carne di Fassona. Chissà se si può fare un abbinamento con lo zafferano. So che c'è qualcuno competente che può rispondere a questo quesito culinario.
E comunque...togliere le vigne per lo zafferano è un delitto!
Grazie!
In questa storia ho ravvisato una commistione tra leggenda e realtà. Leggenda, la Marrabecca; realtà, le coltivazioni imposte, anche e soprattutto per la destinazione del raccolto. E non mi sorprende la punizione comminata a chi non rispetta le "regole". Questi due aspetti tengono in piedi una trama ben costruita, verosimile, direi attuale nella sua parte reale e inquietante, terrifica, nella parte legata alla leggenda tramandata.
Io credo che il "sarà un fiore" sia metaforicamente accostabile al personaggio di Carlo, giovane coraggioso e risoluto che ha saputo dire no all'ordine costituito. Un volta faccia palese alle consuetudini consolidate, siano esse concrete o astratte. Insomma un horror con i piedi per terra, molto vicino alla realtà, alla vita di tutti i giorni. Complimenti per aver ben miscelato queste due caratteristiche narrative.
Oro rosso. Interessante. Qui in Piemonte, l'oro rosso è la carne di Fassona. Chissà se si può fare un abbinamento con lo zafferano. So che c'è qualcuno competente che può rispondere a questo quesito culinario.
E comunque...togliere le vigne per lo zafferano è un delitto!
Grazie!
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344
Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: concorso
ciao autore,
leggendo, mi sembrava di trovarmi in una fiaba italiana di Calvino. stessa atmosfera, giusto sangue e terrore (pensa raccontata a un bambino). la differenza è la mancanza della frase finale: e vissero felici e contenti. perchè, in tutte le sue fiabe, il lieto fine, dopo tanta truculenza, doveva essere assicurato. (maria grazia poteva restare!
scritto molo bene, non ti sei soffermato tanto sulla spiegazione degli avvenimenti, per far incastrare tutto.
l'incipit mi è piaciuto molto
un pò meno la frase finale
Le due donne piangevano a dirotto, come giustamente conviene alle femmine qui in Sicilia,...
comunque un bel lavoro! complimenti
leggendo, mi sembrava di trovarmi in una fiaba italiana di Calvino. stessa atmosfera, giusto sangue e terrore (pensa raccontata a un bambino). la differenza è la mancanza della frase finale: e vissero felici e contenti. perchè, in tutte le sue fiabe, il lieto fine, dopo tanta truculenza, doveva essere assicurato. (maria grazia poteva restare!
scritto molo bene, non ti sei soffermato tanto sulla spiegazione degli avvenimenti, per far incastrare tutto.
l'incipit mi è piaciuto molto
un pò meno la frase finale
Le due donne piangevano a dirotto, come giustamente conviene alle femmine qui in Sicilia,...
comunque un bel lavoro! complimenti
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: concorso
Gli ingredienti ottimali in questo racconto c'erano tutti: idea, clima, storia, trama, folklore, colpo di scena.
Manca la cosa più importante: il pathos.
Non ne ho sentito mezzo spiraglio.
Anche nelle scene più truci è tutto raccontato con naturalezza, come un resoconto di cose.
Trovare arti sparsi per il campo è qualcosa di agghiacciante, eppure ho dovuto proprio sforzare l'immaginazione perché, pur visualizzando bene il tutto, le parole della narrazione andavano via costanti e imperturbabili.
L'unico momento venuto bene, pathos-parlando, è quando lo zio Pino mette il coltello alla gola di Maria Grazia. Lì, lo scambio di battute è un po' più vivo e si percepisce la tensione.
Il resto, purtroppo, è davvero tanto asettico.
Come detto, la trama è ottima. Hai avuto una grande idea e giocarsela sul filo tra soprannaturale e criminale poteva essere una carta vincente. Io adoro le storie in cui per tutto il tempo sembra che la spiegazione del mistero sia soprannaturale, mentre invece il finale chiarisce che è tutto molto concreto e razionale.
Forse si poteva impostare la storia su questo tipo di impianto?
Perché nel modo in cui è stata scritta, pur pregevole, ravviso i soliti problemi di logica narrativa.
Il già citato discorso della mafia che firma i propri atti è vero e sacrosanto. Non sono sicurissimo, però, che tu non lo intendessi diversamente. Tipo un modo di dire, qualcosa per non menzionare mai la mafia ma far comunque capire al destinatario il senso del messaggio.
Chessò, mi viene in mente mio nonno che, secoli fa, usava come minaccia "se non fai come dico, poi arriva il temporale." Dove il temporale era lui incazzato all'ennesima potenza.
Tranquilli, non era un mafioso, era (ed è) solo uno che amava menar le mani.
Questo per dire che nel testo mi rimane il dubbio che il passaggio della Marrabbecca possa anche essere una sorta di messaggio in codice. D'altra parte Antonio non ha avuto dubbi quando gli buttano la scatola dall'auto. A proposito, chi è l'autista? Immagino lo zio Pino, ma la mancata menzione è un (indispensabile) artificio letterario.
Non mi hanno convinto invece due altri aspetti.
- La scelta di Antonio di appoggiare la coltivazione dello zafferano, che porta a effetti disastrosi per lui in primis, ma anche e soprattutto per il figlio.
- L'intervento della Marrabbecca stesso, che appare incomprensibile. Dal poco che ho trovato online, sarebbe un mostro che infesta i pozzi, non ha connotazione di giustiziera o comunque nulla che mi dia un senso al suo punire lo zio Pino e salvare gli altri.
Parlando di stile, il mio giudizio è freddino. Come accennavo, troppo freddo, troppo sequenziale, tutto raccontato senza coinvolgimento, e il fatto che sia in prima persona è ancora più straniante da questo punto di vista.
Il dialetto è okay, forse qualche passaggio mi risulta un po' ostico (del tipo: mi fermo, lo rileggo, cerco di immaginarmelo detto da Montalbano, rileggo, eeeh).
Il siciliano si presta abbastanza alla trascrizione, o così deduco dopo questo step.
Insomma, come ho scritto anche in altri racconti di questo step, mi è piaciuta moltissimo l'idea ma la realizzazione finale non mi lascia del tutto soddisfatto.
Manca la cosa più importante: il pathos.
Non ne ho sentito mezzo spiraglio.
Anche nelle scene più truci è tutto raccontato con naturalezza, come un resoconto di cose.
Trovare arti sparsi per il campo è qualcosa di agghiacciante, eppure ho dovuto proprio sforzare l'immaginazione perché, pur visualizzando bene il tutto, le parole della narrazione andavano via costanti e imperturbabili.
L'unico momento venuto bene, pathos-parlando, è quando lo zio Pino mette il coltello alla gola di Maria Grazia. Lì, lo scambio di battute è un po' più vivo e si percepisce la tensione.
Il resto, purtroppo, è davvero tanto asettico.
Come detto, la trama è ottima. Hai avuto una grande idea e giocarsela sul filo tra soprannaturale e criminale poteva essere una carta vincente. Io adoro le storie in cui per tutto il tempo sembra che la spiegazione del mistero sia soprannaturale, mentre invece il finale chiarisce che è tutto molto concreto e razionale.
Forse si poteva impostare la storia su questo tipo di impianto?
Perché nel modo in cui è stata scritta, pur pregevole, ravviso i soliti problemi di logica narrativa.
Il già citato discorso della mafia che firma i propri atti è vero e sacrosanto. Non sono sicurissimo, però, che tu non lo intendessi diversamente. Tipo un modo di dire, qualcosa per non menzionare mai la mafia ma far comunque capire al destinatario il senso del messaggio.
Chessò, mi viene in mente mio nonno che, secoli fa, usava come minaccia "se non fai come dico, poi arriva il temporale." Dove il temporale era lui incazzato all'ennesima potenza.
Tranquilli, non era un mafioso, era (ed è) solo uno che amava menar le mani.
Questo per dire che nel testo mi rimane il dubbio che il passaggio della Marrabbecca possa anche essere una sorta di messaggio in codice. D'altra parte Antonio non ha avuto dubbi quando gli buttano la scatola dall'auto. A proposito, chi è l'autista? Immagino lo zio Pino, ma la mancata menzione è un (indispensabile) artificio letterario.
Non mi hanno convinto invece due altri aspetti.
- La scelta di Antonio di appoggiare la coltivazione dello zafferano, che porta a effetti disastrosi per lui in primis, ma anche e soprattutto per il figlio.
- L'intervento della Marrabbecca stesso, che appare incomprensibile. Dal poco che ho trovato online, sarebbe un mostro che infesta i pozzi, non ha connotazione di giustiziera o comunque nulla che mi dia un senso al suo punire lo zio Pino e salvare gli altri.
Parlando di stile, il mio giudizio è freddino. Come accennavo, troppo freddo, troppo sequenziale, tutto raccontato senza coinvolgimento, e il fatto che sia in prima persona è ancora più straniante da questo punto di vista.
Il dialetto è okay, forse qualche passaggio mi risulta un po' ostico (del tipo: mi fermo, lo rileggo, cerco di immaginarmelo detto da Montalbano, rileggo, eeeh).
Il siciliano si presta abbastanza alla trascrizione, o così deduco dopo questo step.
Insomma, come ho scritto anche in altri racconti di questo step, mi è piaciuta moltissimo l'idea ma la realizzazione finale non mi lascia del tutto soddisfatto.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: concorso
Non so, in linea di massima il racconto mi è piaciuto, ma continua a ronzarmi in testa un tarlo, una falla logica, che non riesco a ignorare. Cioè, lo scopo di zio Pino qual è? Far sì che le cose vadano avanti come vanno avanti da decenni, che cambino le generazioni, ma nulla cambi davvero, una gattopardesca versione delle coltivazioni nel trapanese. E come può ottenerlo? Be', direi prima di tutto minacciando, nemmeno troppo velatamente, quindi palesandosi per quello che è, chi decide di fare di testa sua. Insomma, si va dal malcapitato contadino e gli si dice cosa fare e cosa non fare. E invece cosa fa? Aspetta che Carlo tolga la vigna, senza contattarlo prima, senza fargli capire cosa fare, aspetta addirittura che pianti lo zafferano e poi decide di fare a pezzi Mariagrazia... ma che senso ha? è un fallimento totale, un picciotto di serie B, non riesco davvero a capirlo, è un modus operandi irreale. Sembra assurdo dirlo, ma le associazioni mafiose sono pragmatiche, se il loro obiettivo era tenere a coltura la vigna non avrebbero mai permesso a priori che la si togliesse. Anche far ritrovare i pezzi del padre, che senso ha? Se voleva essere un avvertimento (un avvertimento per cosa poi, se ormai il danno era fatto) ci sarebbe comunque dovuto essere un contatto, una spiegazione, tipo: "ecco, questa è la fine che farai se non rimetterai la vigna" ect invece così è fine a se stessa, anzi, è pericolosa, perché allarma le forze dell'ordine. Spero di essermi spiegato. Insomma, questo comportamento fuori da ogni logica di zio Pino mi ha rovinato il piacere della lettura, che tutto sommato è stata piacevole, vista l'ottima scrittura e l'ambientazione decisamente riuscita. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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A Fante Scelto garba questo messaggio
Re: concorso
In effetti l'idea di una mafia che si nasconde dietro una leggenda non è molto azzeccata. Ma anche il fatto che solo l'intervento finale della Marrabbecca permetta finalmente al racconto di assumere una sua identità di genere lo trovo un problema altrettanto significativo. Fino a quando l'ombra non esce dal pozzo continuavo a chiedermi perché il racconto fosse lì. Secondo me la leggenda andava sfruttata di più, non come semplice spauracchio, una parola sulla bocca di tutti e basta. Non capita spesso di avere un mostro così originale. Eliminando il tema della mafia e giocando tutto sul contrasto tra verità e leggenda, tra razionalità e ciò che non si può spiegare avresti scritto un horror davvero originale.
Strutturalmente il racconto prende la decisione di attraversare il tempo e per forza di cose, dati i caratteri a disposizione, certi passaggi sono repentini. Di nuovo il mio consiglio è sempre quello di scegliere un momento preciso nel tempo, un punto di ingresso per la storia, perché i racconti brevi non posso attraversare anni.
La scrittura è molto buona, il dialetto ha forse uno spazio eccessivo. Per chi non lo conosce si intuisce il senso generale, ma ovviamente si perde parte di ciò che volevi dire
Anche qui la veranda è appena accennata. La togli e la storia resta in piedi lo stesso. In un concorso che principalmente parla di stanze purtroppo bisogna tenerne conto.
Nel complesso il racconto mi è comunque piaciuto. La qualità della scrittura è davvero valida, però mi resta la sensazione che avessi tra le mano un personaggio horror e una storia spaventosa molto originale ma alla fine tu abbia deciso di parlare di altre cose, di costruire un impianto molto reale, quasi da fatto di cronaca, da cruda realtà, e solo all'ultimo la storia abbia preso il binario giusto.
Strutturalmente il racconto prende la decisione di attraversare il tempo e per forza di cose, dati i caratteri a disposizione, certi passaggi sono repentini. Di nuovo il mio consiglio è sempre quello di scegliere un momento preciso nel tempo, un punto di ingresso per la storia, perché i racconti brevi non posso attraversare anni.
La scrittura è molto buona, il dialetto ha forse uno spazio eccessivo. Per chi non lo conosce si intuisce il senso generale, ma ovviamente si perde parte di ciò che volevi dire
Anche qui la veranda è appena accennata. La togli e la storia resta in piedi lo stesso. In un concorso che principalmente parla di stanze purtroppo bisogna tenerne conto.
Nel complesso il racconto mi è comunque piaciuto. La qualità della scrittura è davvero valida, però mi resta la sensazione che avessi tra le mano un personaggio horror e una storia spaventosa molto originale ma alla fine tu abbia deciso di parlare di altre cose, di costruire un impianto molto reale, quasi da fatto di cronaca, da cruda realtà, e solo all'ultimo la storia abbia preso il binario giusto.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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A vivonic garba questo messaggio
Re: concorso
Si sente in questo racconto una mano sicura, di chi scrive abitualmente e forse per professione. C’è una facilità nella narrazione che è eccellente, degna di un romanzo. Da questo punto di vista il racconto è superbo.
Dal punto di vista horror, manca invece secondo me tutto il mistero e la tensione. Anche nei momenti più drammatici: quando scopre i resti del padre, quando la ragazza è minacciata con il coltello alla gola, quando vede la zia che gira per la vigna e la scambia per la Marrabbecca, la storia avanza come una cronaca quasi giornalistica, senza che arrivino il dramma o l’ansia.
Inoltre ci sono un paio di passaggi logici che non ho capito: prima di tutto perché dell’ossessione per lo zafferano? Sono bastate due piantine ricevute in regalo da bambino? Soprattutto non capisco perché il padre abbia acconsentito a espiantare la vigna e mettere lo zafferano, quando per lo stesso motivo la moglie era stata uccisa. Infine il comportamento dello zio Pino è bizzarro per essere un mafioso: arriva e uccide senza minacciare prima, senza lanciare avvertimenti quando già il fatto è successo.
Dunque il racconto è scritto molto bene e merita più di una lettura, ma alcuni passaggi lasciano dei dubbi.
Dal punto di vista horror, manca invece secondo me tutto il mistero e la tensione. Anche nei momenti più drammatici: quando scopre i resti del padre, quando la ragazza è minacciata con il coltello alla gola, quando vede la zia che gira per la vigna e la scambia per la Marrabbecca, la storia avanza come una cronaca quasi giornalistica, senza che arrivino il dramma o l’ansia.
Inoltre ci sono un paio di passaggi logici che non ho capito: prima di tutto perché dell’ossessione per lo zafferano? Sono bastate due piantine ricevute in regalo da bambino? Soprattutto non capisco perché il padre abbia acconsentito a espiantare la vigna e mettere lo zafferano, quando per lo stesso motivo la moglie era stata uccisa. Infine il comportamento dello zio Pino è bizzarro per essere un mafioso: arriva e uccide senza minacciare prima, senza lanciare avvertimenti quando già il fatto è successo.
Dunque il racconto è scritto molto bene e merita più di una lettura, ma alcuni passaggi lasciano dei dubbi.
SuperGric- Padawan
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Re: concorso
bene, visto che lo step si è concluso, ringrazio di cuore tutti quanti e in particolare chi mi ha premiato col voto.
a questo punto vorrei provare a chiarire alcune cose che pare siano rimaste oscure.
@vivonic @Menico @M. Mark o'Knee dove avete letto che la mafia si nasconde dietro la Marrabbecca o la usa? La frase "se sgarri passa a Marrabbecca" è da intendersi come "se non fai il bravo la paghi", niente altro. Probabilmente non sono riuscito a farlo comprendere, quindi vedrò di modificare qualcosa.
@vivonic mi dici:
C'è innanzitutto un gran caos col dialetto. La parlata non è distinguibile, e la traslitterazione è infelice. Questo tipo di critiche le smuovo spesso, perché se si vuole ricorrere a una parlata locale è opportuno che essa sia fedele e allo stesso tempo possa risultare in qualche modo comprensibile dal contesto, e funzionale al racconto stesso. I dialetti hanno la loro dignità linguistica, una grammatica e delle regole: non è sufficiente provare a trascriverli così come li sente un orecchio non indigeno. Deve risultare un quid che arricchisce, non che appesantisce.
se appesantisce me ne dispiaccio, non mi pareva. Che il dialetto abbia una sua dignità è indubbio, ne so qualcosa visto che scrivo essenzialmente in bresciano del basso Garda. Qui non vi è alcun tentativo di trascrizione o traslitterazione, è scritto in dialetto trapanese, verificato da uno scrittore dialettale del posto prima di spedirlo per la gara.
Inoltre, il corsivo non è utilizzato con la giusta accortezza, mentre vi è un lunghissimo prologo in corsivo senza nessun motivo.
Perché senza motivo?
Prologo che risulta incoerente con la storia che racconti, e questo è il problema principale di questo racconto. Siamo di fronte a una mentalità mafiosa, in questo racconto, del tutto avulsa dalla realtà. Nessuna organizzazione mafiosa al mondo celerebbe i propri atti di forza (dimostrativi, di monito) riconducendoli a misfatti compiuti dalla Marrabbecca. Mi spiego: la mafia, se uccide una persona per qualsivoglia questione, ha tutti i motivi di “rivendicare” il proprio atto: per guadagnare forza nel territorio, per terrorizzare chi non intende conformarsi, per dimostrare che con essa non si scherza, e così via. Nessun mafioso al mondo commetterebbe un atto punitivo per poi attribuirlo alla Marrabbecca, quindi il racconto è tutto sbagliato proprio dal prologo.
E chi ha mai detto che la mafia utilizza la Marrabbecca?
Crollando la coerenza narrativa, non capisco quindi che cosa tu mi voglia comunicare.
Assolutamente niente, voleva solo essere un racconto horror.
@Menico mi dici:
un uomo imprecisato, non lo zio che alla fine del racconto si autoaccusa di tutti gli omicidi, dice ad Antonio di averlo avvisato e gli consegna la scatola con dentro la mano di Margherita?
Perché dici che non è lo zio?
Concludo con una considerazione personale: la mafia basa la sua potenza sul terrore che incutono le sue reazioni alla disobbedienza. Ha bisogno che si sappia che è lei che punisce chi sgarra, in modo che sia ammonimento per tutti; impensabile che accolli i propri delitti a un mostro.
Infatti da nessuna parte c’è scritto che la mafia utilizza la Marrabbecca
@M. Mark o'Knee mi dici:
strano miscuglio - non proprio riuscito - di horror e storia di mafia. L'impressione è che l'autore sia partito con l'intento di esprimere una sorta di denuncia, di mettere in scena gli orrori, tutt'altro che soprannaturali, di chi terrorizza e uccide coloro che non si sottomettono al volere dell'organizzazione o del capobanda di turno. E poi, in corso d'opera, abbia voluto virare verso l'horror, inserendo l'elemento soprannaturale (e il lungo prologo che cerca di giustificarlo) perché altrimenti non sarebbe rientrato nei famigerati paletti.
Assolutamente no, sono partito cercando di scrivere una storia horror, niente altro.
E ne è venuto fuori qualcosa che non sta in piedi, proprio perché - per quanto ne so - chi compie (o è mandante di) un atto intimidatorio di stampo mafioso molto difficilmente si nasconderebbe dietro un'entità astratta; anzi, penso farebbe di tutto affinché si sapesse bene cosa succede a chi sgarra.
Il racconto ruota tutto intorno a questo errore e non mi convince, nonostante le buone doti di scrittura dell'autore.
Errore? Dove c’è scritto che la mafia si serve della Marrabbecca?
@Byron.RN mi dici:
Soprattutto mi ha fatto strano che il padre di Carlo abbia acconsentito di procedere alla coltivazione dello zafferano ben sapendo che questo avrebbe portato alla dura reazione mafiosa. Lui sa ciò che è successo veramente alla moglie e sa che il pericolo potrebbe toccare lui e suo figlio e non mi sembra un comportamento sensato, non tanto per lui, quanto perché la vendetta potrebbe raggiungere il figlio Carlo, come in effetti avviene.
È uno dei punti critici della storia, in effetti. Diciamo che ha avuto un attimo di debolezza?
Anche il fatto che lo zio Pino regali al nipote due piantine di zafferano è curioso: Carlo è un bambino, è difficile pensare che quelle piantine lo avrebbero portato a sognare una coltivazione rivoluzionaria nel suo pezzo di terra, ma perché rischiare? Chi è preposto al controllo di un territorio, deve anche prevedere le implicazioni di qualsiasi azione, anche all'apparenza poco importante. Oppure lo ha fatto appositamente per completare la vendetta sulla famiglia di Carlo?
Quella voleva essere una prova, rivolta non tanto a Carlo quanto a suo padre.
@ImaGiraffe mi scrivi:
Un racconto che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. La trama è molto bella e il testo si segue bene però l'impressione che ho avuto è di leggere un resoconto. Per esempio la seconda parte in cui si svelano tutti i misteri mi è sembrata troppo spiegata e i dialoghi sono risultati quasi forzati.
Mi spiace tu abbia avuto questa impressione.
Un racconto ambientato in Sicilia, con la Marrabbecca e quella presenza angosciante della mafia dovrebbe essere un vero pugno nello stomaco. Dovrebbe coinvolgermi e sconvolgermi in pieno, invece sono totalmente indifferente.
Sono dispiaciuto anche di questo.
Un'altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è l'uso della veranda. Praticamente (come in altri racconti in gara) è solo menzionata, a volte ci succede qualcosa sopra, ma non è funzionale al racconto.
Non sarà funzionale, però non è presente per sola estetica. Da lì si vede tutta la coltivazione, da lì si notano i movimenti sospetti in fondo al campo, lì viene trovata la testa del padre di Carlo, lì fanno l’amore Carlo e la sua donna, lì si svolge la scena finale. Insomma, a qualcosa è servita, la veranda.
Anche l'ambientazione, se non avessi menzionato il 2010, poteva benissimo essere un altro anno.
Poteva essere qualsiasi anno, certo, ma già nelle prime righe do un riferimento temporale e, del resto, doveva essere nel XXI secolo, no? La prossima volta inserirò un calendario.
Chiedo scusa all'autore se magari posso sembrare severo ma purtroppo quando vedo del potenziale non espresso in un racconto mi arrabbio. Questo racconto poteva essere una vera rivelazione se si fosse affrontato con maggior sentimento e passionalità.
Io invece non mi arrabbio, me ne dispiaccio, questo sì, ma non vedo perché arrabbiarmi. Ti posso garantire che ci ho messo tutto il sentimento e tutta la passione di cui dispongo. Mi spiace non ti siano bastati.
Concludo dicendo che terrò ben presenti tutti i suggerimenti dati, cercando di farne il miglior uso possibile.
a questo punto vorrei provare a chiarire alcune cose che pare siano rimaste oscure.
@vivonic @Menico @M. Mark o'Knee dove avete letto che la mafia si nasconde dietro la Marrabbecca o la usa? La frase "se sgarri passa a Marrabbecca" è da intendersi come "se non fai il bravo la paghi", niente altro. Probabilmente non sono riuscito a farlo comprendere, quindi vedrò di modificare qualcosa.
@vivonic mi dici:
C'è innanzitutto un gran caos col dialetto. La parlata non è distinguibile, e la traslitterazione è infelice. Questo tipo di critiche le smuovo spesso, perché se si vuole ricorrere a una parlata locale è opportuno che essa sia fedele e allo stesso tempo possa risultare in qualche modo comprensibile dal contesto, e funzionale al racconto stesso. I dialetti hanno la loro dignità linguistica, una grammatica e delle regole: non è sufficiente provare a trascriverli così come li sente un orecchio non indigeno. Deve risultare un quid che arricchisce, non che appesantisce.
se appesantisce me ne dispiaccio, non mi pareva. Che il dialetto abbia una sua dignità è indubbio, ne so qualcosa visto che scrivo essenzialmente in bresciano del basso Garda. Qui non vi è alcun tentativo di trascrizione o traslitterazione, è scritto in dialetto trapanese, verificato da uno scrittore dialettale del posto prima di spedirlo per la gara.
Inoltre, il corsivo non è utilizzato con la giusta accortezza, mentre vi è un lunghissimo prologo in corsivo senza nessun motivo.
Perché senza motivo?
Prologo che risulta incoerente con la storia che racconti, e questo è il problema principale di questo racconto. Siamo di fronte a una mentalità mafiosa, in questo racconto, del tutto avulsa dalla realtà. Nessuna organizzazione mafiosa al mondo celerebbe i propri atti di forza (dimostrativi, di monito) riconducendoli a misfatti compiuti dalla Marrabbecca. Mi spiego: la mafia, se uccide una persona per qualsivoglia questione, ha tutti i motivi di “rivendicare” il proprio atto: per guadagnare forza nel territorio, per terrorizzare chi non intende conformarsi, per dimostrare che con essa non si scherza, e così via. Nessun mafioso al mondo commetterebbe un atto punitivo per poi attribuirlo alla Marrabbecca, quindi il racconto è tutto sbagliato proprio dal prologo.
E chi ha mai detto che la mafia utilizza la Marrabbecca?
Crollando la coerenza narrativa, non capisco quindi che cosa tu mi voglia comunicare.
Assolutamente niente, voleva solo essere un racconto horror.
@Menico mi dici:
un uomo imprecisato, non lo zio che alla fine del racconto si autoaccusa di tutti gli omicidi, dice ad Antonio di averlo avvisato e gli consegna la scatola con dentro la mano di Margherita?
Perché dici che non è lo zio?
Concludo con una considerazione personale: la mafia basa la sua potenza sul terrore che incutono le sue reazioni alla disobbedienza. Ha bisogno che si sappia che è lei che punisce chi sgarra, in modo che sia ammonimento per tutti; impensabile che accolli i propri delitti a un mostro.
Infatti da nessuna parte c’è scritto che la mafia utilizza la Marrabbecca
@M. Mark o'Knee mi dici:
strano miscuglio - non proprio riuscito - di horror e storia di mafia. L'impressione è che l'autore sia partito con l'intento di esprimere una sorta di denuncia, di mettere in scena gli orrori, tutt'altro che soprannaturali, di chi terrorizza e uccide coloro che non si sottomettono al volere dell'organizzazione o del capobanda di turno. E poi, in corso d'opera, abbia voluto virare verso l'horror, inserendo l'elemento soprannaturale (e il lungo prologo che cerca di giustificarlo) perché altrimenti non sarebbe rientrato nei famigerati paletti.
Assolutamente no, sono partito cercando di scrivere una storia horror, niente altro.
E ne è venuto fuori qualcosa che non sta in piedi, proprio perché - per quanto ne so - chi compie (o è mandante di) un atto intimidatorio di stampo mafioso molto difficilmente si nasconderebbe dietro un'entità astratta; anzi, penso farebbe di tutto affinché si sapesse bene cosa succede a chi sgarra.
Il racconto ruota tutto intorno a questo errore e non mi convince, nonostante le buone doti di scrittura dell'autore.
Errore? Dove c’è scritto che la mafia si serve della Marrabbecca?
@Byron.RN mi dici:
Soprattutto mi ha fatto strano che il padre di Carlo abbia acconsentito di procedere alla coltivazione dello zafferano ben sapendo che questo avrebbe portato alla dura reazione mafiosa. Lui sa ciò che è successo veramente alla moglie e sa che il pericolo potrebbe toccare lui e suo figlio e non mi sembra un comportamento sensato, non tanto per lui, quanto perché la vendetta potrebbe raggiungere il figlio Carlo, come in effetti avviene.
È uno dei punti critici della storia, in effetti. Diciamo che ha avuto un attimo di debolezza?
Anche il fatto che lo zio Pino regali al nipote due piantine di zafferano è curioso: Carlo è un bambino, è difficile pensare che quelle piantine lo avrebbero portato a sognare una coltivazione rivoluzionaria nel suo pezzo di terra, ma perché rischiare? Chi è preposto al controllo di un territorio, deve anche prevedere le implicazioni di qualsiasi azione, anche all'apparenza poco importante. Oppure lo ha fatto appositamente per completare la vendetta sulla famiglia di Carlo?
Quella voleva essere una prova, rivolta non tanto a Carlo quanto a suo padre.
@ImaGiraffe mi scrivi:
Un racconto che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. La trama è molto bella e il testo si segue bene però l'impressione che ho avuto è di leggere un resoconto. Per esempio la seconda parte in cui si svelano tutti i misteri mi è sembrata troppo spiegata e i dialoghi sono risultati quasi forzati.
Mi spiace tu abbia avuto questa impressione.
Un racconto ambientato in Sicilia, con la Marrabbecca e quella presenza angosciante della mafia dovrebbe essere un vero pugno nello stomaco. Dovrebbe coinvolgermi e sconvolgermi in pieno, invece sono totalmente indifferente.
Sono dispiaciuto anche di questo.
Un'altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è l'uso della veranda. Praticamente (come in altri racconti in gara) è solo menzionata, a volte ci succede qualcosa sopra, ma non è funzionale al racconto.
Non sarà funzionale, però non è presente per sola estetica. Da lì si vede tutta la coltivazione, da lì si notano i movimenti sospetti in fondo al campo, lì viene trovata la testa del padre di Carlo, lì fanno l’amore Carlo e la sua donna, lì si svolge la scena finale. Insomma, a qualcosa è servita, la veranda.
Anche l'ambientazione, se non avessi menzionato il 2010, poteva benissimo essere un altro anno.
Poteva essere qualsiasi anno, certo, ma già nelle prime righe do un riferimento temporale e, del resto, doveva essere nel XXI secolo, no? La prossima volta inserirò un calendario.
Chiedo scusa all'autore se magari posso sembrare severo ma purtroppo quando vedo del potenziale non espresso in un racconto mi arrabbio. Questo racconto poteva essere una vera rivelazione se si fosse affrontato con maggior sentimento e passionalità.
Io invece non mi arrabbio, me ne dispiaccio, questo sì, ma non vedo perché arrabbiarmi. Ti posso garantire che ci ho messo tutto il sentimento e tutta la passione di cui dispongo. Mi spiace non ti siano bastati.
Concludo dicendo che terrò ben presenti tutti i suggerimenti dati, cercando di farne il miglior uso possibile.
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A Byron.RN, mirella e Akimizu garba questo messaggio
Re: concorso
Be', Fausto, abbiamo già parlato abbondantemente, ma capisco la necessità di esternare le proprie considerazioni anche in pubblico, quindi non mi sottraggo e ti ripropongo le medesime considerazioni.
A cominciare dal dialetto, visto che la prima versione di questa racconto è stata ritenuta non ammissibile non per i paletti ma perché era impossibile da leggere, credo primo caso nella storia di DT e anche di Sps. Oltretutto, come sai, Pier è di Enna: non dovrebbe risultare incomprensibile il dialetto trapanese. Il problema è che tante volte si fa confusione proprio ontologica tra dialetto e parlata locale. Per intenderci, il romano è un dialetto; la parlata romanesca, no!!!
Per tua stessa ammissione dici di aver scritto in trapanese. Il dialetto, per citare un noto filologo, è "una lingua che non ce l'ha fatta". Ha una grammatica, tanto per cominciare. Poi, come ti dicevo, ci sta che il tuo protagonista usi la parlata locale, dato che tutto il tuo "dialetto" di questo racconto è all'interno dei discorsi diretti; infatti è una scelta tua, ma per forza di cose deve essere tradotto dal parlato allo scritto, con tutti i problemi che ne seguono. Purtroppo, la parlata trapanese non gode di dignità letteraria, e di conseguenza il discorso si potrebbe allungare (non a caso ci sono corsi su corsi all'università). Diciamo che il tuo scrupolo dovrebbe essere quello di arricchire la lettura di chi magari quel dialetto non lo conosce, e se invece la lettura si inceppa qualcosa non ha funzionato.
Poi difendere le proprie scelte artistiche anche contro il gradimento del pubblico è quello che dovrebbe fare sempre un artista, e Battiato ce lo ha insegnato molto bene: penso a lui, visto che ieri era il suo compleanno e visto che ha lasciato tante opere in dialetto siciliano.
Venendo alle altre questioni, ci sono due cose sulle quali voglio risponderti. La prima è terribile, te lo dico senza girarci intorno: non volevi comunicarmi niente? Cosa significa, di grazia, "era solo un racconto horror"? Credo che questa tua frase sia quanto di più lontano possa anche solo concepire la mente di un artista. Quando creiamo qualsiasi cosa, non è mai "solo" per; se gli artisti smettono di comunicare, è inutile proprio il lavoro artistico, qualunque esso sia. E così si finisce per svilire l'arte, e si rientra nell'industria culturale tanto "cara" a Claudio Lolli. No, Fausto, sono sicuro che ti è uscita male questa frase, anche perché il tuo è un racconto di denuncia sociale fortissimo che muove dalla tradizione popolare e, come ti ho detto fin da subito, merita una rielaborazione perché potrebbe risultare uno dei pezzi meglio riusciti dell'intero contest (e i voti che hai ricevuto lo dimostrano).
L'altra cosa è il corsivo. Senza motivo, sì, perché il corsivo interviene in casi determinati, e ti basta compiere una ricerca in rete per capire quali sono questi casi. Un intero prologo in corsivo, in narrativa, semplicemente non ha ragione di esistere.
Sulla questione della mafia e della Marrabecca non posso aggiungere niente, perché altrimenti vuol dire che ho letto un racconto completamente diverso
Spero, con questo commento, di non essermi sottratto al dialogo e di aver chiarito le nostre rispettive posizioni. In tutti i casi, ci tengo a chiudere invitandoti a non abbandonare questo racconto, perché è una vera forza. E sai bene che se pensassi il contrario lo direi senza nascondermi, come faccio sempre del resto (alle volte risultando anche un po' antipatico, ne sono consapevole).
Un abbraccio. Leggerò i commenti degli altri amici, se vorranno passare
A cominciare dal dialetto, visto che la prima versione di questa racconto è stata ritenuta non ammissibile non per i paletti ma perché era impossibile da leggere, credo primo caso nella storia di DT e anche di Sps. Oltretutto, come sai, Pier è di Enna: non dovrebbe risultare incomprensibile il dialetto trapanese. Il problema è che tante volte si fa confusione proprio ontologica tra dialetto e parlata locale. Per intenderci, il romano è un dialetto; la parlata romanesca, no!!!
Per tua stessa ammissione dici di aver scritto in trapanese. Il dialetto, per citare un noto filologo, è "una lingua che non ce l'ha fatta". Ha una grammatica, tanto per cominciare. Poi, come ti dicevo, ci sta che il tuo protagonista usi la parlata locale, dato che tutto il tuo "dialetto" di questo racconto è all'interno dei discorsi diretti; infatti è una scelta tua, ma per forza di cose deve essere tradotto dal parlato allo scritto, con tutti i problemi che ne seguono. Purtroppo, la parlata trapanese non gode di dignità letteraria, e di conseguenza il discorso si potrebbe allungare (non a caso ci sono corsi su corsi all'università). Diciamo che il tuo scrupolo dovrebbe essere quello di arricchire la lettura di chi magari quel dialetto non lo conosce, e se invece la lettura si inceppa qualcosa non ha funzionato.
Poi difendere le proprie scelte artistiche anche contro il gradimento del pubblico è quello che dovrebbe fare sempre un artista, e Battiato ce lo ha insegnato molto bene: penso a lui, visto che ieri era il suo compleanno e visto che ha lasciato tante opere in dialetto siciliano.
Venendo alle altre questioni, ci sono due cose sulle quali voglio risponderti. La prima è terribile, te lo dico senza girarci intorno: non volevi comunicarmi niente? Cosa significa, di grazia, "era solo un racconto horror"? Credo che questa tua frase sia quanto di più lontano possa anche solo concepire la mente di un artista. Quando creiamo qualsiasi cosa, non è mai "solo" per; se gli artisti smettono di comunicare, è inutile proprio il lavoro artistico, qualunque esso sia. E così si finisce per svilire l'arte, e si rientra nell'industria culturale tanto "cara" a Claudio Lolli. No, Fausto, sono sicuro che ti è uscita male questa frase, anche perché il tuo è un racconto di denuncia sociale fortissimo che muove dalla tradizione popolare e, come ti ho detto fin da subito, merita una rielaborazione perché potrebbe risultare uno dei pezzi meglio riusciti dell'intero contest (e i voti che hai ricevuto lo dimostrano).
L'altra cosa è il corsivo. Senza motivo, sì, perché il corsivo interviene in casi determinati, e ti basta compiere una ricerca in rete per capire quali sono questi casi. Un intero prologo in corsivo, in narrativa, semplicemente non ha ragione di esistere.
Sulla questione della mafia e della Marrabecca non posso aggiungere niente, perché altrimenti vuol dire che ho letto un racconto completamente diverso
Spero, con questo commento, di non essermi sottratto al dialogo e di aver chiarito le nostre rispettive posizioni. In tutti i casi, ci tengo a chiudere invitandoti a non abbandonare questo racconto, perché è una vera forza. E sai bene che se pensassi il contrario lo direi senza nascondermi, come faccio sempre del resto (alle volte risultando anche un po' antipatico, ne sono consapevole).
Un abbraccio. Leggerò i commenti degli altri amici, se vorranno passare
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: concorso
Non mi piace polemizzare,quindi invito l'autore a rileggere ciò che ha scritto.
Un affettuoso abbraccio.
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Re: concorso
@Menico lungi da me il voler polemizzare, anche se confermo quanto scritto sopra, che polemico non è.Menico ha scritto:Non mi piace polemizzare,quindi invito l'autore a rileggere ciò che ha scritto.
Un affettuoso abbraccio.
abbraccio ricambiato di cuore, credimi.
Ultima modifica di Arunachala il Gio Mar 24, 2022 11:40 am - modificato 1 volta.
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Re: concorso
@vivonic ti ringrazio di cuore per, come dici tu, non esserti sottratto al confronto.vivonic ha scritto:Be', Fausto, abbiamo già parlato abbondantemente, ma capisco la necessità di esternare le proprie considerazioni anche in pubblico, quindi non mi sottraggo e ti ripropongo le medesime considerazioni.
A cominciare dal dialetto, visto che la prima versione di questa racconto è stata ritenuta non ammissibile non per i paletti ma perché era impossibile da leggere, credo primo caso nella storia di DT e anche di Sps. Oltretutto, come sai, Pier è di Enna: non dovrebbe risultare incomprensibile il dialetto trapanese. Il problema è che tante volte si fa confusione proprio ontologica tra dialetto e parlata locale. Per intenderci, il romano è un dialetto; la parlata romanesca, no!!!
Per tua stessa ammissione dici di aver scritto in trapanese. Il dialetto, per citare un noto filologo, è "una lingua che non ce l'ha fatta". Ha una grammatica, tanto per cominciare. Poi, come ti dicevo, ci sta che il tuo protagonista usi la parlata locale, dato che tutto il tuo "dialetto" di questo racconto è all'interno dei discorsi diretti; infatti è una scelta tua, ma per forza di cose deve essere tradotto dal parlato allo scritto, con tutti i problemi che ne seguono. Purtroppo, la parlata trapanese non gode di dignità letteraria, e di conseguenza il discorso si potrebbe allungare (non a caso ci sono corsi su corsi all'università). Diciamo che il tuo scrupolo dovrebbe essere quello di arricchire la lettura di chi magari quel dialetto non lo conosce, e se invece la lettura si inceppa qualcosa non ha funzionato.
Poi difendere le proprie scelte artistiche anche contro il gradimento del pubblico è quello che dovrebbe fare sempre un artista, e Battiato ce lo ha insegnato molto bene: penso a lui, visto che ieri era il suo compleanno e visto che ha lasciato tante opere in dialetto siciliano.
Venendo alle altre questioni, ci sono due cose sulle quali voglio risponderti. La prima è terribile, te lo dico senza girarci intorno: non volevi comunicarmi niente? Cosa significa, di grazia, "era solo un racconto horror"? Credo che questa tua frase sia quanto di più lontano possa anche solo concepire la mente di un artista. Quando creiamo qualsiasi cosa, non è mai "solo" per; se gli artisti smettono di comunicare, è inutile proprio il lavoro artistico, qualunque esso sia. E così si finisce per svilire l'arte, e si rientra nell'industria culturale tanto "cara" a Claudio Lolli. No, Fausto, sono sicuro che ti è uscita male questa frase, anche perché il tuo è un racconto di denuncia sociale fortissimo che muove dalla tradizione popolare e, come ti ho detto fin da subito, merita una rielaborazione perché potrebbe risultare uno dei pezzi meglio riusciti dell'intero contest (e i voti che hai ricevuto lo dimostrano).
L'altra cosa è il corsivo. Senza motivo, sì, perché il corsivo interviene in casi determinati, e ti basta compiere una ricerca in rete per capire quali sono questi casi. Un intero prologo in corsivo, in narrativa, semplicemente non ha ragione di esistere.
Sulla questione della mafia e della Marrabecca non posso aggiungere niente, perché altrimenti vuol dire che ho letto un racconto completamente diverso
Spero, con questo commento, di non essermi sottratto al dialogo e di aver chiarito le nostre rispettive posizioni. In tutti i casi, ci tengo a chiudere invitandoti a non abbandonare questo racconto, perché è una vera forza. E sai bene che se pensassi il contrario lo direi senza nascondermi, come faccio sempre del resto (alle volte risultando anche un po' antipatico, ne sono consapevole).
Un abbraccio. Leggerò i commenti degli altri amici, se vorranno passare
dissento ancora parecchio da quanto affermi, ma il fatto di averlo ribadito ti da onore ai miei occhi, cosa che nn posso dire per altri, a quanto pare.
posso garantirti che proverò a modificare la storia, anche se al momento non riesco a comprendere come.
la tua sincerità combacia con la mia: se una cosa non mi piace lo dico.
anche se spesso è deleterio, per me è giusto.
namastè
Ultima modifica di Arunachala il Gio Mar 24, 2022 4:51 pm - modificato 1 volta.
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A vivonic garba questo messaggio
Re: concorso
mi sarebbe piaciuto confrontarmi pure con altri, cercare di capire o di spiegare, chiarire le problematiche.
peccato.
ne farò buon ricordo
peccato.
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Re: concorso
Ciao @Arunachala
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
Oppure non così profondamente conoscitrice delle dinamiche del luogo. Non so.
Comunque ti rinnovo i complimenti. Penso che se tanti lettori hanno avuto la stessa percezione (mi riferisco ai fatti di mafia) forse vale davvero la pena di limare gli aspetti che possano aver indotto tale misunderstanding. In fondo questi momenti creativi e di condivisione servono anche a questo.
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
Oppure non così profondamente conoscitrice delle dinamiche del luogo. Non so.
Comunque ti rinnovo i complimenti. Penso che se tanti lettori hanno avuto la stessa percezione (mi riferisco ai fatti di mafia) forse vale davvero la pena di limare gli aspetti che possano aver indotto tale misunderstanding. In fondo questi momenti creativi e di condivisione servono anche a questo.
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Re: concorso
intanto ti ringrazio per il positivo riscontro.Petunia ha scritto:Ciao @Arunachala
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
Oppure non così profondamente conoscitrice delle dinamiche del luogo. Non so.
Comunque ti rinnovo i complimenti. Penso che se tanti lettori hanno avuto la stessa percezione (mi riferisco ai fatti di mafia) forse vale davvero la pena di limare gli aspetti che possano aver indotto tale misunderstanding. In fondo questi momenti creativi e di condivisione servono anche a questo.
poi ti posso dire che, a mio parere, il dialetto ha infastidito pochi lettori, visto che la maggior parte lo ha pure ammesso.
che ci siano cose da limare o sistemare è indubbio, ci mancherebbe...
quel che non comprendo è l'interpretazione fatta da alcuni.
non riesco a capirla, anche se mi sforzo.
non c'è scritto da alcuna parte quanto affermato da loro e, sinceramente, non comprendo come sia stato possibile interpretarlo in tal modo.
se riuscissi a comprenderlo potrei modificare la storia in un modo ottimale, ma proprio non ci arrivo, ecco.
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Re: concorso
aggiungo che se chi ha dato certe interpretazioni mi volesse spiegare come ci è arrivato, mi farebbe un gran piacere, permettendomi di comprendere cosa modificare.Petunia ha scritto:Ciao @Arunachala
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
Oppure non così profondamente conoscitrice delle dinamiche del luogo. Non so.
Comunque ti rinnovo i complimenti. Penso che se tanti lettori hanno avuto la stessa percezione (mi riferisco ai fatti di mafia) forse vale davvero la pena di limare gli aspetti che possano aver indotto tale misunderstanding. In fondo questi momenti creativi e di condivisione servono anche a questo.
ma non mi pare siano propensi, a parte chi ha già risposto
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Re: concorso
Sono una ficcanaso rompiballe e quindi sono andata a rileggermi il tuo racconto. Premetto che a me la cosa della mafia o non mafia non mi aveva disturbato nel racconto, però effettivamente, sopprattutto nella prima parte quello che succede potrebbe essere imputato alla mafia. Non sappiamo ancora della presenza della Marrabecca ed è facile ricondurre la morte della madre ad una vendetta di mafia. Così come lo zio Pino quando dice che nel trapanese bisogna seguire le regole. Credo che il fraintendimento sia tutto qua. Forse potresti mettere subito in gioco la Marrabecca. Magari in modo fugace, un'apparizione, una piccola scena, in modo che chi legge l'abbia bene in mente. Anche a me il tuo racconto è piaciuto anche se mi sarebbe piaciuto conoscere di più A Marrabbecca. Spero di rileggerti presto. Buona giornataArunachala ha scritto:aggiungo che se chi ha dato certe interpretazioni mi volesse spiegare come ci è arrivato, mi farebbe un gran piacere, permettendomi di comprendere cosa modificare.Petunia ha scritto:Ciao @Arunachala
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
Oppure non così profondamente conoscitrice delle dinamiche del luogo. Non so.
Comunque ti rinnovo i complimenti. Penso che se tanti lettori hanno avuto la stessa percezione (mi riferisco ai fatti di mafia) forse vale davvero la pena di limare gli aspetti che possano aver indotto tale misunderstanding. In fondo questi momenti creativi e di condivisione servono anche a questo.
ma non mi pare siano propensi, a parte chi ha già risposto
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A Arunachala e vivonic garba questo messaggio
Re: concorso
Non accettare le considerazioni oculate fatte in modo corretto e garbato non è il massimo della compostezza, come non non lo è farne un problema di stato o di lesa maestà.
Mi spiace ma considero inutile qualsiasi tentativo di dialogo.
Mi spiace ma considero inutile qualsiasi tentativo di dialogo.
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Re: concorso
Menico ha scritto:Non accettare le considerazioni oculate fatte in modo corretto e garbato non è il massimo della compostezza, come non non lo è farne un problema di stato o di lesa maestà.
Mi spiace ma considero inutile qualsiasi tentativo di dialogo.
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A Hellionor e Mac garba questo messaggio
Re: concorso
grazie, mac, proverò a seguire anche il tuo consiglio.Mac ha scritto:Sono una ficcanaso rompiballe e quindi sono andata a rileggermi il tuo racconto. Premetto che a me la cosa della mafia o non mafia non mi aveva disturbato nel racconto, però effettivamente, sopprattutto nella prima parte quello che succede potrebbe essere imputato alla mafia. Non sappiamo ancora della presenza della Marrabecca ed è facile ricondurre la morte della madre ad una vendetta di mafia. Così come lo zio Pino quando dice che nel trapanese bisogna seguire le regole. Credo che il fraintendimento sia tutto qua. Forse potresti mettere subito in gioco la Marrabecca. Magari in modo fugace, un'apparizione, una piccola scena, in modo che chi legge l'abbia bene in mente. Anche a me il tuo racconto è piaciuto anche se mi sarebbe piaciuto conoscere di più A Marrabbecca. Spero di rileggerti presto. Buona giornataArunachala ha scritto:aggiungo che se chi ha dato certe interpretazioni mi volesse spiegare come ci è arrivato, mi farebbe un gran piacere, permettendomi di comprendere cosa modificare.Petunia ha scritto:Ciao @Arunachala
a me il tuo racconto è piaciuto moltissimo e l’ho letto con vero piacere. Sarà perché al simil siciliano sono avvezza da tempo (danni di Camilleri…) e che i dialetti del Sud, o meglio le lingue del Sud, mi piacciono assai. In franchezza quando l’ho letto non mi è venuto affatto il pensiero di collegare i delitti alla mafia e anche altri lettori dopo di me non hanno fatto questo collegamento. Lettrice disattenta?
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ma non mi pare siano propensi, a parte chi ha già risposto
buona serata a te
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A Mac garba questo messaggio
Re: concorso
@Menico premesso che ritengo il dialogo sempre utile, vorrei mi spiegassi quali sono le considerazioni oculate fatte in modo corretto e garbato di cui parli e che io non avrei accettato. mi sono permesso di chiederti spiegazioni, questo sì, e lo confermo ancora una volta per il semplice fatto che non capisco le tue affermazioni.Menico ha scritto:Non accettare le considerazioni oculate fatte in modo corretto e garbato non è il massimo della compostezza, come non non lo è farne un problema di stato o di lesa maestà.
Mi spiace ma considero inutile qualsiasi tentativo di dialogo.
come non capisco questo ritenersi offeso per una semplice domanda.
non ho fatto problemi di stato o di lesa maestà, ho chiesto spiegazioni e ho ricevuto un bel rifiuto. ne consegue che il dialogo viene rifiutato da te a prescindere, certo non da me
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Re: concorso
e tutti gli altri detrattori dove sono?
manca il coraggio o mancano giustificazioni?
tranquilli, me ne vado e vi lascio in pace, anche se resto in credito
manca il coraggio o mancano giustificazioni?
tranquilli, me ne vado e vi lascio in pace, anche se resto in credito
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Re: concorso
Fausto, adesso dico una cosa io e poi magari la chiudiamo anche.
Tu parli di detrattori, accusi di mancanza di coraggio e di altre cose chi ha fatto notare una cosa che anch'io ritengo ovvia e hai risposto a un intervento di moderazione.
Capisco, come ho detto, la necessità di confrontarsi in pubblico, ma non esiste che si mandino dieci messaggi dicendo a chi ha commentato il tuo racconto di venire a spiegarti perché lo hanno fatto in quel modo. Chi vuole venire viene perché lo vuole lui, non perché lo incalzi tu.
Ripeto, capisco la necessità del confronto, ma così, soprattutto per chi non ti conosce e non vede la tua faccia, Risulti tu aggressivo, petulante, polemico.
Basta un messaggio dell'autore, la notifica arriva a tutti. Chi vuole passare passa.
Certo che se tu la metti con mancanza di coraggio, non avete capito niente, non sono d'accordo con voi ecc, chi pensi che voglia venire a scrivere nel tuo racconto?
Inutile dire che non mi aspetto risposta a questo messaggio. Non è questo il modo di favorire un dialogo.
Tu parli di detrattori, accusi di mancanza di coraggio e di altre cose chi ha fatto notare una cosa che anch'io ritengo ovvia e hai risposto a un intervento di moderazione.
Capisco, come ho detto, la necessità di confrontarsi in pubblico, ma non esiste che si mandino dieci messaggi dicendo a chi ha commentato il tuo racconto di venire a spiegarti perché lo hanno fatto in quel modo. Chi vuole venire viene perché lo vuole lui, non perché lo incalzi tu.
Ripeto, capisco la necessità del confronto, ma così, soprattutto per chi non ti conosce e non vede la tua faccia, Risulti tu aggressivo, petulante, polemico.
Basta un messaggio dell'autore, la notifica arriva a tutti. Chi vuole passare passa.
Certo che se tu la metti con mancanza di coraggio, non avete capito niente, non sono d'accordo con voi ecc, chi pensi che voglia venire a scrivere nel tuo racconto?
Inutile dire che non mi aspetto risposta a questo messaggio. Non è questo il modo di favorire un dialogo.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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A Mac e M. Mark o'Knee garba questo messaggio
Re: concorso
Caro Arunachala,Arunachala ha scritto:e tutti gli altri detrattori dove sono?
manca il coraggio o mancano giustificazioni?
tranquilli, me ne vado e vi lascio in pace, anche se resto in credi
ogni racconto è una nostra creatura e come tale la difendiamo e proteggiamo. Ed è giusto che sia così. Però devi accettare opinioni diverse, sensibilità diverse, modi di intendere la scrittura diversa. Anche il mio racconto è stato parecchio maltrattato e me ne sono dispiaciuta parecchio. Ho risposto a tutti i commenti. Praticamente nessuno ha risposto a me. Mi interessa? Non più di tanto, per me era importante spiegare il mio punto di vista, poi chi vuole lo coglie.
Al prossimo step sempre con grinta e voglia di fare bene.
Un abbraccio
Cristina (Mac)
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A Hellionor e vivonic garba questo messaggio
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