Quella notte correva rapida una slitta nel Bosco Oscuro, come una nuvola nel vento.
Gli animali notturni si zittivano, estasiati dal passaggio di questa splendida presenza. Era colorata e addobbata con ghirlande e lustrini. Otto maestose renne la trainavano, lasciando una scia di allegri scampanellii che riempivano di gioia il bosco.
Sulla serpa della slitta sedeva Babbo Natale con le redini in mano, il vento tra la barba bianca e lo sguardo concentrato sulla strada davanti a sé. Scaglie di luna piena apparivano e scomparivano tra i rami degli abeti e la neve risplendeva di mille luccichii azzurri e bianchi che scorrevano veloci tra le zampe delle renne. Babbo Natale aveva preso quella scorciatoia nel Bosco Oscuro perché era in ritardo. Era una strada nuova che non aveva mai percorso, ma non poteva arrivare tardi dai bambini di tutto il mondo che lo aspettavano. Il retro della slitta era infatti carico di giochi di ogni foggia e dimensione: innumerevoli regali, scatole e scatoline, orsacchiotti e palloni, legati con nastri colorati e fiocchi che sobbalzavano a ogni strattone.
Tra i pacchi regalo, Ciccia Pasticcia, una bellissima bambola tutta rosa, si scuoteva per i continui sobbalzi al punto che il visino di stoffa rosa, i capelli di lana rosa e il corpo di pezza rosa sembravano animati di vita propria.
Era contenta, la bambola. Non vedeva l’ora di arrivare dalla sua Sophie, la bambina a cui era destinata.
- Sophie amerà più me di te! - disse a un certo punto Gustav, un enorme dinosauro con un fiocco rosso in testa e il biglietto d’auguri al collo, rivolto a Ciccia Pasticcia. - Mi ha richiesto nella lettera di quest’anno, in quella dell’anno scorso, e anche in quella scritta due anni fa, e finalmente oggi Babbo Natale ha deciso che sarei stato io il regalo principale per Sophie.
La bambola rispose stizzita: - Ancora con questa storia! Non è vero. Sophie ci amerà nello stesso modo e giocheremo tutti insieme. Nella letterina ha scritto che ci voleva entrambi, non che tu eri il regalo più importante e io quello meno.
- Ti dimenticherà subito e ti metterà in un angolo, vedrai.
La bambola odiava il dinosauro, lui e le sue fastidiose gelosie e gli disse: - Uff, come sei antipatico. Che ti esca tutto il riempimento di cotone, così invece di un dinosauro sembrerai una vermicello.
Gustav non rispose, offeso.
Intanto, Babbo Natale incitava le renne ad andare sempre più veloci e gli scossoni aumentavano di intensità. La bambola iniziò a scivolare pericolosamente sul bordo della slitta mentre una grossa nube nera oscurava parzialmente la luna. - Ho paura. Aiuto, Gustav! Sto cadendo! - Gridò Ciccia Pasticcia.
Il dinosauro, maligno, approfittò della situazione. - Ben ti sta, - disse, e si liberò della rivale con dandole un colpo.
La bambola cadde fuori dalla slitta e finì per terra, sulla neve della strada. La luna era quasi nascosta dalla nuvola ora e il buio era fitto. La bambola sentì lo scampanellio della slitta lontano, poi solo un brusio, poi il silenzio.
Era sola.
Gli animali ripresero i loro misteriosi discorsi notturni. Il Bosco Oscuro tornò alla sua tenebrosa normalità della notte.
La bambola aveva paura e per tranquillizzarsi fischiettò tra sé le canzoni che gli elfi cantavano mentre la costruivano, su al polo nord. Funzionò e sentì il panico allontanarsi. Una volta ritrovata la calma disse a una grossa quercia vicina, che vibrava per il vento tra i rami: - Signora pianta mi aiuti, la prego. Devo tornare sulla slitta di Babbo Natale per essere regalata alla mia mia Sophie, starà male senza di me.
- Ti vorrei aiutare ma non so chi tu sia - , rispose gentile la quercia. - La tua voce mi è nuova.
- Sono Ciccia Pasticcia, il regalo di Natale per Sophie.
- Regalami la tua vista, bambola mia, lascia che ti veda, e magari riesco a fare qualcosa per te, - rispose la quercia.
La bambola le diede la sua capacità di vedere e rimase cieca.
L’albero, per la prima volta nella sua lunga vita, poté osservare il mondo attorno a sé. - Ti vedo, - disse. - Bambola, sei molto bella. Vedo la neve e le nuvole, sono meravigliose! Grazie, Ciccia Pasticcia.
Una civetta passò vicino alla quercia, volando placida nel buio. L’albero la vide e le disse: - Ciao, tu devi essere la civetta che fa il nido tra i miei rami. Ho bisogno di un favore. Vedi questa bambola? Devi riportarla da Babbo Natale.
- Ciao. Dove si trova ora Babbo Natale? - chiese la civetta.
- Sulla slitta che è appena passata - , rispose Ciccia Pasticcia.
- Quella slitta? Il vecchio George non sarà contento se lo avete svegliato.
- Non so chi sia il vecchio George ma, la prego, mi aiuti, signora civetta, - disse la bambola ora cieca.
- Io non riesco a sollevarti, chiedo al vento se può far qualcosa, – disse la civetta e si allontanò in cerca del vento.
Il vento giunse impetuoso. - Cosa c’è? - chiese sbuffando. - La civetta dice che dovrei aiutare qualcuno.
- Dovrebbe aiutare me, signor vento, - disse la bambola. - Devo tornare da Babbo Natale. Si trova sulla slitta che è appena passata.
- L’ho vista, quella slitta. Speriamo non abbia disturbato George, - disse il vento con un soffio.
Ciccia Pasticcia insistette: - La prego, vento, mi sollevi e mi porti sulla slitta, in fretta. Babbo Natale sta andando veloce e più tempo passa, meno possibilità ho di raggiungerlo e di essere regalata a Sophie.
- Io sono il vento, mia cara, e posso andare velocissimo, come dice il proverbio. Veloce come il vento! Ti posso portare se tu mi regali il tuo odore. Mi piace, vorrei trasportarlo con me.
- Certo! - rispose la bambola. E diede al vento il suo odore, che era poi il profumo della fabbrica di giochi degli elfi. Sapeva di sapone e di caramelle.
Il vento la prese con sé e la fece volare in alto. - C’è un problema, - disse. - Non vedo più dove sia la slitta. La luna è ora completamente oscurata dalla nuvola.
La bambola, animata da una nuova speranza, chiese alla nuvola gentilmente di spostarsi. La nuvola però non si mosse. - Vento, tu puoi fare qualcosa?
- È una nuvola ostinata, la conosco. Se cerco di spostarla senza che lei ne abbia l’intenzione, si impunta e non si muove più.
- Nuvola, la prego, si può spostare? - chiese ancora la bambola.
La nuvola non reagì.
- Ti scongiuro! – insistette Ciccia Pasticcia.
Una voce argentea si intromise: - La nuvola è sorda, mia cara. Non ti può sentire.
- Chi ha parlato? - chiese la bambola.
- Sono la luna. Anche io vorrei che la nuvola si spostasse per illuminare e vedere meglio il mondo, ma non mi sente.
- Le regalo il mio udito, così potrà sentirci, - disse Ciccia Pasticcia, e donò alla nuvola la propria facoltà di sentire. Sorda e cieca, la bambola chiese alla nuvola di spostarsi.
La nube, appena ricevuto il dono, sentì la preghiera della bambola e, intenerita, si spostò con un tuono gentile. La luna, finalmente libera, subito inondò il bosco con la sua luce eterea.
Il passaggio della slitta prima, e tutto quel parlottio poi, avevano ridestato dal suo sonno profondo il vecchio George. George era lo spirito del Bosco Oscuro. Si trovava in quella posizione da tempo immemorabile. Aveva all’incirca la stessa età di Babbo Natale. Era innocuo e benevolo, ma non sopportava di essere svegliato di notte, soprattutto quando c’era la luna piena.
Era arrabbiato, lo si capiva dal forte sentore di erbe e foglie bruciate, di sostanze sulfuree e di grotte profonde che emanava. Era arrabbiato e quando era arrabbiato era anche affamato. Aveva voglia di nutrirsi di emozioni e sentimenti. Quelli degli alberi e degli animali non erano abbastanza intensi così, furibondo, si mise a cercarne nel bosco.
Notò quella bambola sollevata dal vento. Emetteva emozioni acute e appetitose. Si insinuò subito nei suoi pensieri.
- Ciao bella bambolina! - le disse nel pensiero. Ciccia Pasticcia era concentrata sulle sensazioni che le dava il vento e sulla speranza di essere di nuovo sulla slitta per andare dalla sua Sophie. Percepì un improvviso freddo attorno a sé, poi una oscura presenza, poi quel pensiero intruso.
- Chi sei! Vattene! - pensò rivolta all’ospite indesiderato nella sua testa.
- Sono George e sono stato svegliato. Ora sono affamato e sono venuto a nutrirmi delle tue emozioni. Finito con te, andrò da tuoi amici che stanno correndo su quella fastidiosa slitta.
- No, ti prego, non puoi mangiare l’amore di Babbo Natale e delle renne. Altrimenti i bambini del mondo non riceverebbero più i regali a Natale.
- E perché non dovrei mangiarli? Mi hai svegliato e ho fame.
- Ti faccio un regalo. Ti dono la mia voce, è una delle poche cose che mi rimangono.
- Interessante - , rispose il vecchio George. - Non ho mai posseduto un voce. Potrei parlare con gli animali e le rocce del bosco, e cantare alla luna. Ci sto, lascerò stare Babbo Natale. Ma ho fame, e mi tocca mangiare lo stesso le tue emozioni.
La bambola fu invasa da un terrore incontrollabile, non voleva perdere le sue emozioni, le rimanevano solo quelle. Aveva donato la vista, l’udito, l’odore, la parola. Le rimaneva solo il suo amore per Sophie. Ancora una volta per calmarsi cantò tra sé le canzoni degli elfi.
George rimase incantato da quelle meravigliose melodie e da tutto l’amore che contenevano. - Donami quelle canzoni, ti prego. Sono straordinarie.
- Va bene - , rispose nel pensiero la bambola. - Ma non mangiare le mie emozioni. Anzi sì, puoi giusto sfamarti con l’odio che ho per Gustav il dinosauro, di quello faccio volentieri a meno. Anzi, mangia anche il suo risentimento verso di me, così potremo diventare amici.
George mangiò velocemente quel poco di odio che c’era dentro Ciccia Pasticcia e tutta la malevolenza che trovò dentro Gustav, e si allontano, con una nuova voce e tante meravigliose canzoni da cantare.
Finalmente il vento raggiunse la slitta e vi posò sopra la bambola. Concluso il compito, si allontanò soddisfatto portando con sé il nuovo profumo.
Alla bambola era rimasto solo il tatto e sentì con sollievo la durezza conosciuta dei legni, la morbidezza dei velluti e gli scossoni della slitta.
Babbo Natale quella notte la portò a casa di Sophie.
Quando Ciccia Pasticcia riconobbe anche le manine di Sophie che la sollevavano e le braccine della bimba che la stringevano, il suo cuore di pezza si riempì di una gioia immensa e non rimpianse nulla di quello che aveva regalato per averla.
Quella notte nel Bosco Oscuro una nube ascoltò una voce cantare vecchie canzoni di elfi, tra profumi di sapone e di caramelle, sotto lo sguardo benevolo di una vecchia quercia, e tanti bambini nel mondo ricevettero una montagna di regali pieni di amore.