Sì, in verità sono un po' combattuto. Da un lato mi è piaciuta molto l'atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi, lo stile... dall'altro non sono convinto del susseguirsi degli eventi, e non parlo del finale. Provo a spiegarmi: il finale serve perché altrimenti non si sarebbe andati a parare da nessuna parte. Sino a quel punto della narrazione infatti non era successo nulla, non si era preparato il lettore al conflitto, non c'era stato un climax, era solo una descrizione di una serata di vigilia. Come avrebbe potuto finire se non con un "coniglio dal cilindro?". E quindi svolta sovrannaturale, morte, espediente che non mi è piaciuto dell'articolo di giornale. Un finale studiato e cercato, si capisce dal proverbio ripetuto due volte che annuncia la morte di Lina, ma comunque funzionale al fatto che per tutto il racconto la narrazione era stata piatta e bisognava risollevarla. Per piatta non intendo noiosa, anzi, il contrario, ma sembrava più una lunga introduzione che altro. Spero di essermi spiegato. Chiudo dicendo che anche a me non piace quando a narrare in prima è qualcuno che poi morirà, ma bisogna tenere conto che la narrazione è al presente e che quando Lina realizza di essere deceduta la narrazione stessa si interrompe, quindi la cosa è coerente. Il problema di questa scelta è che l'ultimo paragrafo, quello che spiega, è per forza di cose un compromesso, un articolo di giornale avulso dal resto del racconto che proprio non mi è piaciuto.
A rileggerci!
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