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Messaggio Da Molli Redigano Gio Gen 06, 2022 11:14 pm

Il testo è scritto ottimamente, su questo non c'è dubbio. L'ambientazione, nonostante sia un poco avara di descrizioni, colloca il racconto in maniera precisa accompagnando il suo sviluppo progressivo. I dialoghi sono ben gestiti, anche quando si "dilungano" mentre Harlan spiega a Caleb la sua storia. I personaggi sono parimenti ben gestiti e caratterizzati: quello più "debole" è forse Russell, ma soltanto poiché entra in scena sul finale. Ethan, per contro, emerge in tutto il suo essere "speciale". E qui mi collego per motivare il perché il racconto non mi è piaciuto: d'accordo che va sempre lasciato - io la penso così - un piccolo spazio all'immaginazione del lettore, ma non ho proprio capito qual è lo scopo del "Programma" per cui Harlan e Ethan siano stati costretti a fuggire dopo che il bambino è stato sottratto ai genitori senza che costoro opponessero una minima resistenza. Attenzione, potrei non aver capito niente, per cui non me ne voglia l'Autore. 

Dunque, ottimo lavoro tecnicamente, meno, a mio avviso, per la resa complessiva.

Grazie.

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Messaggio Da SuperGric Dom Gen 09, 2022 7:12 pm

Racconto affascinante, che ti obbliga ad andare avanti alla ricerca affannosa di informazioni e di contesto, a fare ipotesi e a smontarle man mano che si procede nella lettura.
Poi arriva un lungo (forse troppo lungo) infodump sottoforma di spiegazione di Harlan a Caleb. è una spiegazione che lascia altre domande (una su tutte: ma perchè spiegare tutto ciò a Caleb? Possibile che non sappia nulla?), ma almeno chiarisce che il racconto è una distopia in un futuro prossimo o in un presente alternativo o in un passato alternativo, da qualche parte in Europa o in USA. 
Il meccanismo di attuazione del Programma mi sembra un po' contorto, ma comunque ci sta.
Il finale con Russel che si rivela dalla parte dei buoni mi sembra un po' tirato per i capelli, per dare il colpo di scena finale e virare sul lieto fine. 
Le descrizioni, i personaggi, i dialoghi, la struttura stessa del racconto sono splendidi. Il Natale c'è, un po' come sottofondo.
Non fraintendermi, mi è piaciuto.
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Messaggio Da Marcog Lun Gen 10, 2022 3:41 pm

Trovo che il racconto sia scritto molto bene ed i personaggi siano ben definiti e credibili. Forse non è così originale o ricco di colpi di scena eclatanti, ma tutto si svolge con naturalezza, che trovo sia un pregio. Ti ho letto volentieri, tra i miei preferiti. Grazie!
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Messaggio Da digitoergosum Mar Gen 11, 2022 9:49 pm

Ciao Penna. Nella classifica finale terrò conto, come principio basico, quanto un lavoro sia stato originale. Il tuo è bello e originale. Poteva essere migliore. Ci sta che non ci fornisci alcune risposte, ma non ci sta più quando crei aspettative. Mi spiego. Se Harlan dice a Caleb che il nome del bambino è importante, che ciò che sta accadendo ha una spiegazione in quel nome, poi mi devi (quando vuoi, anche in fondo) spiegare perché. E se mi crei l'attesa del bambino che praticamente non parla che però reciterà è dirà una sola parola, aspetto fino in fondo di sapere quale sia quella parola magica, terapeutica, rivelatrice e poi...mi lasci lì così senza rivelarlo. Anche il finale è poco credibile, Russell mi ricorda il pompiere che leggeva di nascosto i libri invece che bruciarli in Fahrenheit ma qui stona per l'urgenza con cui c'è lo introduci. Insomma, ti sto tirando le orecchie perché questo racconto è il migliore che ho letto in questo step ma poteva essere il migliore da me letto durante l'anno. Non so se potrò mai perdonarti per questo. Ci si trova alla votazione finale, quindi ti ho già perdonato. Grazie.
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Messaggio Da ImaGiraffe Ven Gen 14, 2022 9:38 am

Un racconto delicato e sensibile che mi è piaciuto tanto. Una cosa che non mi aspettavo potesse piacermi è non sapere ne dove ci svolga l'azione e neanche quando. Anzi devo dire che non sapere certe cose mi ha reso il testo simbolico e quindi adattabile a più situazioni. 
Io con questo racconto non ho particolari critiche da fare perché tutto è coerente e i personaggi sono bene delineati con poco sforzo. Ecco, forse la motivazione di Russell poteva essere più incisiva ma rimane un piccolo dettaglio minimo.
Ottimo lavoro.
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Messaggio Da vivonic Lun Gen 17, 2022 5:18 pm

Mi dispiace che non ci sia più l'emoticon degli applausi, perché avrei iniziato questo commento con almeno un paio di righe solo con quell'emoticon.
E niente, non ho niente da dirti. Assolutamente in disaccordo su quanti hanno sottolineato problemi su dove e quando, in quanto tutto è perfettamente coerente con il genere che hai scelto, e hai saputo creare una trama equilibrata e perfettamente seguibile una volta entrati nel tuo mondo distopico. Russell è un po' un deus ex machina, però va bene anche così eh.
Ogni tanto ti perdi delle virgole per strada, e questo è l'unico problema di un testo per il resto scritto ottimamente. 
La lettura si appesantisce solo un paio di secondi con la citazione biblica (toglierei soprattutto il tentennamento nel citarla). 
Ambientazione natalizia decisamente riuscita, anche se non è il Natale in sé a essere fondamentale nel racconto, quanto la neve in primis e la recita in secundis. Direi che comunque il punteggio dell'ambientazione è più che sufficiente.
In conclusione, aggiungendo che la piacevolezza di lettura è stata elevatissima, non mi resta che farti i complimenti e confermarti che, per me, hai scritto un ottimo racconto, che quindi finisce per direttissima nella decina finale.

______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Asbottino Mar Gen 18, 2022 8:19 pm

Io me lo immagino al confine con il Canada, magari il Maine o il Vermont. Ma mi piace che non dia riferimenti spazio-temporali. Ognuno se lo immagina ambientato dove e quando vuole.
Come dice Aki la questione utili/inutili e il rovesciamento di Russell potevano anche essere gestiti meglio, avere più spazio, ma lui è un lettore molto più attento di me e quando leggo racconti così la mia metà-lettore di solito mette a tacere la mia metà-scrittore. Questo non vuol dire che non riesca ad apprezzare la tecnica, la gestione della trama, i cambi di ritmo, la capacità di creare certe atmosfere, la totale mancanza di sbavature, di passi falsi, di frasi già sentite. Ma tutte queste cose si mischiano in un'esperienza complessiva che non è altro che una lettura dannatamente piacevole, una lettura che ti resta in testa e da lì fa fatica a schiodarsi.
Questo per dirti che il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo. Forse è la cosa migliore che ho letto fino a ora (forse, ma devo finire). In ogni caso è un lavoro che insegna tanto, che rileggerò ancora. Grazie

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Messaggio Da Arianna 2016 Gio Gen 27, 2022 11:39 pm

Mamma mia, avrei un mucchi di cose da dire su questo racconto!
Partiamo dalla sua origine. Questo è uno spin-off, il seguito di un racconto brevissimo nato lo scorso anno per il concorso “La venticinquesima ora”. Un racconto che mi piace molto e che, in qualche modo, sentivo “premere” dentro di me. Dato che nel contest sarebbe mancato l’aggancio con il racconto originale, ho dovuto integrare qui le informazioni contenute nella storia precedente e rendere il tutto coeso e coerente.
Il racconto originale nasceva da una suggestione, questa volta della vita reale.
Due anni fa, in una mia prima superiore, un ragazzino che dagli insegnanti della terza media era stato inviato all’ASL per una eventuale diagnosi per DSA, a metà anno scolastico ha ricevuto una valutazione in cui si diceva che rientrava nei parametri della legge 104, vale a dire che a scuola poteva avere l’insegnante di sostegno.
Allora, la legge 104 è una legge sacrosanta e ottima: per fortuna che in Italia esiste! Abbiamo un sistema di inclusione scolastica che il mondo ci invidia. Io stessa sono stata sia educatrice che insegnante di sostegno. Di fronte a questa valutazione, però, sia la famiglia che noi insegnanti (compresa l’insegnante della terza media) siamo rimasti basiti, per tanti motivi di cui non parlerò qui.
La diagnosi probabilmente era corretta ma comunque non è facile dire a un adolescente di quattordici anni, all’improvviso, che avrà l’insegnante di sostegno, per quanto sia la cosa giusta per lui.
A parte queste vicende, il mio cervello ha però fatto il solito “cortocircuito” che porta allo sviluppo di una storia: una realtà in cui una diagnosi di QI limitato o di una qualche altra forma di disabilità porti all’eliminazione fisica in età infantile, sulla base della giustificazione razionale che la persona condurrà una vita inutile e che sarà un peso per se stesso e per gli altri. Certo, è facile collocare questi ragionamenti in eventi del passato del secolo scorso e dire che sono cose che non possono più accadere, ma ci sono forme molto più sottili di pensiero, in questo senso, che rischiano di farsi strada e che mi sembra di vedere avanzare in certe parti del mondo.
Comunque, da qui è scaturita l’idea del racconto: bambini che vengono valutati a otto anni (la scelta dell’età è legata all’acquisizione delle abilità scolastiche di base, per giustificare in modo ancora più “logico” quello che viene fatto) ed eventualmente uccisi sulla base della diagnosi, all’interno di un sistema sociale in cui la vita ha valore solo se è “utile”, se non si è “di peso agli altri” (e qui riprendo la mia riflessione di prima: non sono così sicura che siamo tanto lontani da pensieri di questo genere).
Anche qui ha giocato la suggestione del fatto reale da cui era scaturita la scintilla del racconto: quanto è giusta la diagnosi? Che cosa valuta? Certo, nel nostro mondo reale, in cui è la base per mettere in atto azioni di aiuto, va bene, ma in un mondo distopico, a che conseguenze può portare?
Ero convinta di avere spiegato tutto questo anche troppo, invece…
I dubbi sono fioccati lo stesso, non solo su questo, anche su tante altre cose.
Sì, il racconto è distopico, un genere che mi piace probabilmente anche proprio perché mi permette di non essere precisa su luoghi e date, elementi che sono praticamente superflui per la mia mente, che di solito costruisce narrazioni basate strettamente sull’inconscio (dove non esistono spazio e tempo). Mentre per Fante non avere riferimenti concreti è una sofferenza, per me lo è darli, motivo per cui se posso li evito.
Fante e Asbottino hanno comunque individuato la collocazione geografica che in modo molto vago avevo in mente, il Nord America. Forse per questo mi ha lasciato di stucco la faccenda dei nomi. I film, i fumetti, i libri ambientati nell’America settentrionale mi hanno abituato alla compresenza lì di nomi di tutti i generi, anche tanti di origine biblica (anche moltissimi nomi italiani sono di origine biblica: io ho due fratelli e una sorella che si chiamano Davide, Elisabetta e Gabriele).
Questo per dire che non avevo nemmeno pensato a un riferimento ebraico; ho semplicemente usato nomi che mi piacevano, per diversi motivi.
Dopo tante bacchettate di Aki sul narratore onnisciente, ho cercato di fare in modo che tutte le informazioni arrivassero dai personaggi stessi, tramite i dialoghi. Questo vale anche per i nomi, che ho iniziato a usare solo dopo essere stati pronunciati per la prima volta.
Non che io pensi che il narratore onnisciente non si possa usare: secondo me ha pieno diritto di cittadinanza nella scrittura. Questa volta però è andata bene così, e ho cercato di lavorare in questa direzione anche nella concatenazione degli eventi, dando cioè meno spiegazioni possibile.
C’è un unico punto (individuato in modo preciso da Valentina) che mi rendevo conto poteva creare difficoltà: il passaggio temporale dalla sera della conversazione con Caleb alla sera seguente, quella della vigilia di Natale.
D’altra parte, per chiarire il salto temporale alla sera seguente avrei dovuto sacrificare la scena di Harlan e Caleb che si fermano dietro l’angolo perché vedono i lampeggianti della auto.
Ho sperato che la frase di Caleb sul fatto che fosse la sera di Natale avrebbe rimesso tutto a posto nella testa del lettore, ma mi rendo conto io stessa che avrei dovuto risolvere meglio, in modo più chiaro, il passaggio da un giorno a quello successivo.
Provo a rispondere ad altri dubbi e domande.
- La scuola non è per forza cattolica: è una scuola primaria in un contesto che sì, può essere anche cattolico, ma non è detto; io lo pensavo vagamente più protestante, avendo in mente l’America settentrionale. Lo spettacolo natalizio è un po’ un classico “internazionale”.
- L’inutilità non è legata alle doti artistiche, ma alla disabilità fisica o intellettiva, o comunque nel collocarsi al di sotto di certi livelli dei criteri di selezione
- Russell.
Non è che abbia una “maschera da cattivo”. Non è una maschera, lui è così; non è cattivo, fa il suo lavoro, lo stesso che faceva Harlan fino a pochi giorni prima. Senza cattiveria, senza coinvolgimento emotivo, fanno applicare la Legge non perché odino i bambini ma perché è il loro lavoro. Harlan gli indica una strada diversa, che Russell prende in considerazione solo perché anche lui ha una figlia che sa verrà uccisa entro un anno. Al contrario di Harlan, la sua prospettiva è meno universale e più personale, però il personale lo porterà forse a riflettere sull’universale.
Perché non si rivela subito a Caleb? Anche io mi ero chiesta la stessa cosa, mentre scrivevo. Siamo però in un mondo in cui il governo uccide in modo legale i bambini. Caleb si sarebbe fidato o avrebbe pensato a un inganno per convincerlo a portarlo da Harlan?
Russell lo capisce subito e taglia corto: ha bisogno di fare tutto in fretta e di non trovare ostacoli sulla sua strada.
L’unico vero dubbio è perché non se ne sia andato lasciando libero Caleb di fare quello che voleva. Forse in questo caso Caleb avrebbe pensato di essere seguito. Poi, forse Russell aveva voglia di vedere Harlan e controllare che avesse il modo per fuggire. Dargli una mano, per quel che poteva.
- Lo scrupolo verso i bambini, che vengono portati via mentre dormono.
Lo scrupolo non è tanto verso i bambini, quanto verso le famiglie, e non è uno scrupolo: è il tentativo di non fare agitare le acque, suscitare meno resistenza possibile. Questa è una cosa che ho sentito una volta in un’intervista non ricordo a chi: i sospettati da interrogare si vanno a prendere la notte perché fanno meno resistenza, mezzo addormentati hanno meno risorse per reagire. Ho sfruttato questa idea.
- Perché Harlan salva solo Ethan?
Questa è forse la domanda che ho trovato più strana.
Harlan salva chi può.
Ognuno di noi salva solo chi può, chi riesce. Nessuno di noi salva in una volta il mondo intero.
Ognuno di noi, quando gli va bene, riesce a prendersi cura del suo piccolo pezzo di mondo, una persona alla volta, e tante volte nemmeno quello: quante persone conosciamo che, al posto di costruire, passano la vita a distruggere ciò e chi sta loro intorno?
Harlan conosce Ethan, ha la possibilità di salvare lui e lo fa. Con la speranza che un giorno qualcun altro ci provi. Magari proprio Russell, che ha una figlia di sette anni a cui vuole bene, quindi anche lui è pronto a prendere decisioni difficili.
- Perché Ethan, perché non un altro?
La vita di ognuno di noi è fatta così, di incontri quotidiani con eventi e persone specifiche. La vita non è astratta, quello che ci fa prendere decisioni vere, concrete, non è astratto.
Magari andiamo avanti in un certo modo per anni, mentre in noi si prepara un cambiamento di cui magari non siamo consapevoli. Poi un giorno scatta qualcosa, innescato anche solo da una parola, un suono, un’immagine, un incontro, un gesto. Non sappiamo perché, ma succede, e in quell’istante si focalizza e si riversa tutto quello che ci eravamo preparati a diventare senza rendercene conto.
A me è capitato, immagino anche a tanti altri.
Per Harlan questo è l’incontro con Ethan, che diventa un’evidenza che non può più ignorare.
- @supergric. Harlan non spiega tutto a Caleb, lascia parecchi sottintesi (che infatti hanno gettato nel dubbio molti commentatori) proprio perché dà per scontato che tutti conoscano la Legge e quello che accade ai bambini. Quello che Harlan spiega sono “le cose che non vengono dette”, in particolare il “Programma”, vale a dire un vero e proprio sistema per limitare al minimo le resistenze delle famiglie nel lasciare uccidere i proprio figli. Un sistema che si attua nelle modalità che Harlan spiega.
Il nome di Ethan. Mentre cercavo il nome del bambino mi è venuto in mente Ethan. Dopo qualche giorno, mi è venuta in mente la frase che pronuncia Caleb, che riguarda la forza e l’augurio di una lunga vita. Ecco, potete non credermi, ma io non lo sapevo che quello fosse il significato del nome, quando l’ho scelto. L’ho scoperto mentre montavo il racconto. In quel momento mi sono chiesta se aveva un senso quello che stavo scrivendo e sono andata a cercare su internet il significato del nome. Be’, cosa buffa, era proprio quello. E ho pensato – come Harlan – che la vita era ironica, perché un bambino destinato a morire a otto anni aveva un nome che parlava di lunga vita. O forse no, diventa quasi una profezia, perché Harlan lo salva. Insomma, tutto tornava, in modo strano, così ho lasciato la frase.
Molto più semplice invece la spiegazione di quello che Caleb dice a proposito del pronunciare una sola parola. Lo fa per rassicurare Harlan sul fatto che il bambino non sarà messo in imbarazzo, con una parte che richiede cose da imparare a memoria. Gli viene trovato un ruolo nello spettacolo adatto alle capacità che lui ha: muoversi e pronunciare anche solo una parola.
- @Paluca e alessandro parolini. No, non ho mai letto “L’istituto”. Non solo: so di rischiare il linciaggio confessando qui e ora di non avere mai letto niente di Stephen King. Ho visto alcuni film tratti dai suoi libri (Stand by me, Misery non deve morire, La zona morta), ma non ho mai letto niente.
 
Alla fine di tutto, sono stracontenta che questo racconto sia piaciuto anche a voi e vi ringrazio tutti: chi ha commentato e chi poi mi ha anche votato.
Avevo la sensazione che non sarei più riuscita a scrivere niente di buono, invece… ecco una bella botta di positività.
 
Infine infine, se qualcuno di voi ha voglia e tempo di farlo, vi invito a rileggere il racconto (almeno i primi tre paragrafi) ascoltando in sottofondo in loop il video di youtube di cui metto sotto il link: io l’ho ascoltato in loop per settimane mentre scrivevo e mi sembra che amplifichi la suggestione. Ma magari fa questo effetto solo a me: la lettura è estremamente personale.
Comunque, ecco il link
Skyrim - The Dragonborn Comes - Cover by Rachel Hardy - YouTube
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Messaggio Da Byron.RN Gio Gen 27, 2022 11:46 pm

Ciao Arianna,

se è una storia completamente nuova allora mi sono lasciato suggestionare dalla tua scrittura.
Dico così perché mi sembrava di averci trovato qualcosa del tuo racconto fantasy del primo ink e qualcosa anche sul racconto derivato della tessitrice.
Magari è tutta una questione di atmosfere.
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Messaggio Da Arianna 2016 Gio Gen 27, 2022 11:51 pm

Invece hai proprio ragione, Byron: il racconto è nuovo, ma la mia mente gira sempre intorno alle stesse cose, che tornano, leggermente modificate, in ogni racconto. Qui quello che torna, in particolare, è l'archetipo del guerriero che salva/difende qualcuno, mettendosi dalla parte di chi deve essere protetto e/o salvato. Non ti dico quanto mio marito (che però non legge nessuno dei miei racconti) mi prende per i fondelli per questo: non ci sarà mica anche qui qualcuno che salva qualcun altro? E solo perché undici anni fa ha letto 27 pagine del mio romanzo.
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Messaggio Da Arianna 2016 Gio Gen 27, 2022 11:54 pm

Ognuno di noi ha delle linee narrative fondamentali che tende a riproporre. Guarda Asbottino con la tematica del perdere la memoria, o Akimizu, nei cui noir trovi sempre una sorta di "figura oscura" con una connotazione vendicativa. O Tom, che in ogni racconto ripropone sempre lo stesso personaggio, con lievi differenze. E non perché lo si faccia apposta, semplicemente perché è quello che alla nostra mente interessa, quello che ci racconta.
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Messaggio Da Fante Scelto Ven Gen 28, 2022 9:13 pm

Arianna 2016 ha scritto:
Skyrim - The Dragonborn Comes - Cover by Rachel Hardy - YouTube

Il soundtrack è bello, te lo "rubo".
I videogiochi sono ampiamente sottovalutati come fornitori di colonne sonore magnifiche.


Complimenti rinnovati per il pezzo, Arianna, mi sembra davvero che tu abbia alzato l'asticella rispetto al passato con questo racconto.
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Messaggio Da Arianna 2016 Ven Gen 28, 2022 11:26 pm

Grazie, Fante!
Questa volta avevo provato a non ridurmi all'ultimo secondo. Si vede che un po' è servito.

Grazie: anche questa volta, ho tirato un sospiro di sollievo quando ho visto che qualcuno beccava la giusta direzione, in questo caso per quanto riguardava la collocazione geografica e i nomi.

La colonna sonora è un po' un caso (grazie a youtube).
Tu pensa che fino a qualche anno fa non sopportavo alcun suono di sottofondo, mentre scrivevo. Poi invece, da un paio d'anni, ho iniziato a trovare delle musiche "ispiranti" che ascolto prima, durante, dopo... Devono essere non in italiano (altrimenti la mia mente segue le parole).
Comunque, ne avevo messo su una, poi sai come fa youtube, che va avanti a proporti cose che vuole lui, così mi sono trovata ad ascoltare questa, che mi è sembrata perfetta.
Io nemmeno sapevo cosa fosse o che ci fossero colonne sonore nei videogiochi. Invece, sono tutto un mondo di musiche e interpreti interessanti, molto suggestivi.
Questo pezzo, ad esempio, nel video di cui ho messo il link è cantato da Rachel Hardy, ma si trova anche interpretato da Malukah: in questa seconda versione "funziona" peggio per il racconto, non dà le stesse sensazioni, anche se Malukah mi piace di più in altri pezzi.

Per questo racconto funziona anche questa versione di Hallelujah
Hallelujah - Live Symphony & Choir - Feat. 16 yr. old McKenna Breinholt - YouTube
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Messaggio Da Fante Scelto Sab Gen 29, 2022 12:15 am

Per me è il contrario, scrivere senza una musica di sottofondo, cantata o meno, è molto più difficile.
E sì, non deve essere in italiano sennò seguo le parole.
Ho una libreria digitale con tipo 1.500 canzoni/brani strutturati in base a che tipo di scene evocano.
Così quando devo scrivere, chessò, qualcosa di tragico, so che cartella aprire.
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Messaggio Da Arianna 2016 Sab Gen 29, 2022 12:27 am

Fante Scelto ha scritto:Per me è il contrario, scrivere senza una musica di sottofondo, cantata o meno, è molto più difficile.
E sì, non deve essere in italiano sennò seguo le parole.
Ho una libreria digitale con tipo 1.500 canzoni/brani strutturati in base a che tipo di scene evocano.
Così quando devo scrivere, chessò, qualcosa di tragico, so che cartella aprire.

Accidenti! Forte, questa cosa della libreria digitale!
Io ho la paginetta di un quaderno a quadretti con i titoli di una decina di brani...
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Messaggio Da Fante Scelto Sab Gen 29, 2022 1:05 am

Arianna 2016 ha scritto:
Fante Scelto ha scritto:Per me è il contrario, scrivere senza una musica di sottofondo, cantata o meno, è molto più difficile.
E sì, non deve essere in italiano sennò seguo le parole.
Ho una libreria digitale con tipo 1.500 canzoni/brani strutturati in base a che tipo di scene evocano.
Così quando devo scrivere, chessò, qualcosa di tragico, so che cartella aprire.

Accidenti! Forte, questa cosa della libreria digitale!
Io ho la paginetta di un quaderno a quadretti con i titoli di una decina di brani...

Che poi, libreria digitale è un eufemismo per "cartella generica suddivisa in tante sottocartelle."

lol!
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La fuga del re magio - Pagina 2 Empty Re: La fuga del re magio

Messaggio Da Arianna 2016 Gio Apr 14, 2022 1:42 am

Qui Cieli blu (differentales.org) ho postato il racconto breve da cui è nato "La fuga del re magio".
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La fuga del re magio - Pagina 2 Empty Re: La fuga del re magio

Messaggio Da tommybe Gio Apr 14, 2022 12:00 pm

Complicato, almeno per me, ricordare il voto per questo bel racconto. Il giudizio riletto non mi aiuta molto. Poi trovo la schermata dei voti, nove il mio punteggio, quasi il massimo. 
Sono contento.
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La fuga del re magio - Pagina 2 Empty Re: La fuga del re magio

Messaggio Da Arianna 2016 Gio Apr 14, 2022 12:22 pm

tommybe ha scritto:Complicato, almeno per me, ricordare il voto per questo bel racconto. Il giudizio riletto non mi aiuta molto. Poi trovo la schermata dei voti, nove il mio punteggio, quasi il massimo. 
Sono contento.

Anche io, leggendo il tuo commento, avevo solo capito che il racconto ti era risultato un po' oscuro, per cui davvero non mi aspettavo di entrare nella tua classifica.
Quando ho visto che addirittura mi avevi messo seconda, sono stata contentissima.
Grazie mille, Tom.
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