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Messaggio Da Different Staff Gio Dic 16, 2021 11:39 am

Notte di Natale
Giovanni dormiva sereno nel suo letto e sognava; sognava Babbo Natale, vestito con la sua palandrana rossa, il suo cappello rosso con il pon pon bianco e la sua lunga barba bianca.
Babbo Natale lo stava chiamando, con l’inconfondibile risata gli stava dicendo di seguirlo, gli avrebbe fatto vedere dove si trovava la sua casa e, soprattutto, la sua immensa fabbrica di giocattoli.
Giovanni, al confine tra lo stato di veglia e lo stato di sonno si alzò dal letto, infilò gli scarponcini e la giacca a vento, scese al piano di sotto, aprì la porta e uscì nella gelida notte diretto verso i boschi.

Settembre
Giorgio stava rincasando quando notò il grosso Suv nero parcheggiato sulla destra della strada principale che percorreva per il lungo l’intero paese, all’altezza del civico 36,
Non si era mai visto da quelle parti un macchinone di quelle dimensioni e si chiese chi potesse aver fatto la follia di comprarne uno: solo l’ingegner Scalvi, forse, poteva permetterselo.
Entrò in casa e, prima ancora di salutarla, disse alla moglie: “Hai visto il macchinone che si è comprato lo Scalvi?”.
Ma chi? Il Franco? Non sapevo che si fosse fatto la macchina nuova” gli rispose la Lucia intenta a sbucciare delle patate in cucina.
Eh sì, l’ho appena vista qua fuori, un grosso SUV nero”.
Ah quella, dici! No, non è dello Scalvi”.
Poi, abbassando la voce, quasi a non volersi far sentire, aggiunse “quella è la macchina del nuovo maestro della scuola; è arrivato stamattina dalla città”.

Natale – mattina
Lucia aprì la porta della stanza di Giovanni e con stupore osservò il letto del figlio vuoto.
Con un pizzico di inquietudine, cui si impose di non dare troppo peso, scese le scale sicura di coglierlo in flagranza di reato ai piedi dell’albero.
Cosa fai lì” disse certa di sorprenderlo.
Ma sotto l’albero Giovanni non c’era e i regali che lei e Giorgio avevano sistemato la sera prima erano ancora tutti al loro posto.
Si stava agitando, lo sentiva, ma ancora una volta il lato razionale le disse che probabilmente Giovanni era sceso dal letto per andare in bagno.
Non lo ha mai fatto, lo sai, ti chiama sempre le stava dicendo una vocina nella sua testa.
Giovanni… Giovanni!!!” si accorse che stava urlando adesso, mentre risaliva le scale.
Cosa succede?” le chiese Giorgio ancora mezzo addormentato sotto le coperte.
Intanto Lucia, aperta la porta del bagno e visto che Giovanni non era nemmeno lì, cominciò a sentire una stretta allo stomaco e si accorse di respirare a fatica.
Giorgio… Giorgio vieni, Giovanni è scomparso!”

Settembre
Un maestro maschio non si era mai visto al paese; e poi perché mai un maestro di quel livello e con un macchinone simile si andava a rinchiudere in quel buco sotto ai monti?
Questo, più o meno, era il tenore delle chiacchiere che le mamme si scambiavano fuori dalla scuola; era il primo giorno del nuovo anno scolastico e, benché non avesse ancora svolto la sua prima ora di lezione, il maestro Claudio Margoni sembrava avere il destino segnato.
Era un uomo, possedeva un macchinone da ricchi e non era del luogo: c’era bisogno di altre prove?

Natale – tarda mattina
Giorgio e gli altri uomini del villaggio non vollero aspettare l’arrivo dei Carabinieri dal paese vicino e si organizzarono in gruppi di quattro per battere i boschi che circondavano il borgo; era un lavoro immenso in quanto la superficie da coprire era sproporzionata rispetto alle forze numeriche.
I carabinieri arrivarono una ventina di minuti dopo che gli uomini erano partiti per i boschi; erano in quattro, il comandante della Stazione e tre giovani reclute apparse subito molto sveglie e operative.
Il Comandante aveva a lungo interrogato la Lucia per raccogliere quante più informazioni utili alla ricerca, finendo, però, solo con farle perdere la pazienza in quanto a lei era sembrato che il tempo passasse inesorabile senza fare passi avanti significativi.
In realtà l’interrogatorio era durato poco più di venti minuti dopodiché il Comandante aveva impartito istruzioni precise alle tre reclute che erano partite immediatamente in direzione dei boschi mentre lui chiamava anche i Vigili del Fuoco più vicini e un paio di unità cinofile adeguatamente addestrate.

Metà ottobre
Giovanni rincasò “strano”, quel giorno, da scuola.
Lucia capì subito che qualcosa non andava ma suo figlio sembrava impenetrabile.
Aveva provato tre o quattro degli espedienti più comuni per farlo parlare ma stavolta nessuno di questi aveva funzionato.
Giovanni pranzò e poi salì nella sua cameretta “a studiare”, come aveva detto.
Lucia a metà pomeriggio uscì per fare una commissione dicendo a Giovanni che sarebbe rientrata presto e poi si diresse a casa di Maria per vedere se poteva sapere qualcosa di più da Carletto.
Ciao Lucia, entra, stavo giusto per fare il te; te ne va una tazza” l’aveva accolta Maria.
Grazie Maria, ma sono solo di passaggio; ho lasciato Giovanni a casa da solo, oggi mi è sembrato un po’ strano dopo la scuola”
Ma dai; anche Carlo, oggi, non ha quasi parlato a tavola…”
Deve essere successo qualcosa a scuola, allora” sentenziò la Lucia con un tono che non ammetteva repliche.
Pensi che sia stato il maestro?” chiese la Maria.
E chi altri? I bambini si conoscono da una vita, anche se litigano poi tutto finisce in un attimo”
Carlo mi ha raccontato che la settimana scorsa Gabriella non era preparata in italiano e alla fine della lezione il maestro le ha detto di fermarsi un attimo e sono rimasti in classe a parlare”.
Maria aveva abbassato la voce fino quasi a un sussurro. “Da soli!”
Da soli?” chiese Lucia spalancando gli occhi.
Da soli, il maestro e la Gabriella, hai capito?”.

Natale – ora di pranzo
In paese erano rimaste le donne e i bambini e nessuno aveva più voglia di festeggiare.
Nessuno alla fine ricordava chi era stato il primo a far girare la voce, forse la Donata o forse la Elvira.
Di sicuro c’è che la voce venne subito accolta come una verità calata dal cielo e in un attimo le donne circondarono la casa del maestro.
Com’è che, unico uomo in paese, non si era unito alle ricerche? E com’è che ancora non si era visto in giro? Chiuso in casa da quasi ventiquattr’ore?
Era chiaro che qualcosa non andava, quell’uomo probabilmente stava nascondendo un segreto.
Il sospetto è infido, si insinua nei pensieri, si insinua nei cuori, si insinua fin sotto pelle e una volta stabilitosi agisce come un veleno e non c’è modo di levarselo più di torno.
Ci volle un attimo, perciò, dopo che una delle donne aveva bussato alla porta di casa del maestro urlando “vieni fuori, fatti vedere se sei un uomo!” perché la situazione precipitasse verso un abisso senza ritorno.

Novembre
Giovanni e Carlo non avevano più avuto giornate “strane” e tutto era sembrato tornare a scorrere come sempre.
Ma nella mente dì Lucia e di Maria ormai si era messo in moto qualcosa che non erano più state in grado di fermare.
Gabriella non era stata l’unica bambina a essere fermata dal maestro a fine lezioni, nelle settimane era toccato anche a Filippo, a Francesca e a Paolo, tutti colti impreparati nel corso di interrogazioni sulle più svariate materie.
Sembrava che il maestro volesse sempre dare una seconda possibilità ai bambini; così, invece di mettere un brutto voto alla prima “caduta”, si limitava a fare loro un discorsetto e a rimandarli a casa con il diario immacolato.
I bambini, d’altra parte, non sembrarono scossi o turbati da queste brevi soste in classe e tutti superarono brillantemente le successive prove.
Ma che bisogno c’era di fare questi discorsi a fine lezione e, soprattutto, da soli?

Natale – poco oltre l’ora di pranzo
L’uomo che si presentò alla porta non sembrava lo stesso che ogni mattina, impeccabile nel suo abbigliamento, accoglieva i bambini davanti alla porta della scuola, mai un’assenza, mai un minuto di ritardo.
La barba incolta di almeno un paio di giorni, una tuta sformata addosso, due occhiaie come se non dormisse da quarantotto ore…
Rimase a guardare, con l’aria di chi non sa dove si trovi, quel nugolo di mamme che alzavano la voce e lo guardavano con occhi feroci.
Cosa sta succedendo” provò a chiedere con voce appena comprensibile.
Cosa hai fatto al mio Giovanni” gli urlò Lucia “animale!” concluse, poi.
Non capisco di cosa stia parlando… dov’è Giovanni?”
Diccelo tu, maledetto” gridò, di rimando un’altra donna.
Il branco era già fuori controllo ma il maestro ancora non se ne rese conto; chiuso nel suo dolore desiderava soltanto che quei giorni di festa passassero il più rapidamente possibile.
Dormire e mangiare, mangiare e dormire era l’unico programma che si era fatto per il giorno di Natale.
Ma ora qualcosa era cambiato improvvisamente.
Provò ancora una volta a capire cosa stesse succedendo lì fuori, provò a chiedere, a farsi sentire sopra a quel rombo che andava sempre più crescendo ma nessuna stava più ad ascoltarlo.
Finché un sasso, partito da chissà quale mano, lo colpì in pieno sulla fronte…

Fine novembre
Le indagini, affidate allo Scalvi, l’unico del paese che frequentasse con una certa regolarità la città, avevano infine portato i loro frutti.
Il “fatto” era accaduto qualche mese prima, una sera di metà maggio.
L’auto viaggiava a velocità sostenuta quando dopo una curva era stata investita in pieno da un camion che aveva perso il controllo.
La moglie e la figlia del maestro erano morte sul colpo.
Nonostante un tasso alcoolico appena sopra il limite, il maestro era stato completamente scagionato, troppo evidente era la colpa del camionista che, distratto dal cellulare, aveva invaso la corsia opposta.
Quello che nessuno, però, aveva saputo, era che quella sera la moglie del maestro non stava affatto bene e lui aveva dovuto molto insistere perché lei e la figlia lo accompagnassero.
Il premio vinto per il suo primo libro era per lui motivo di grande orgoglio e non poteva nemmeno immaginare di riceverlo senza avere al fianco le due donne della sua vita.
Quando si era risvegliato nel letto d’ospedale e gli avevano comunicato la triste notizia il mondo attorno a lui avevano finito di avere un senso.
Avrebbe voluto uccidersi ma sarebbe stata una punizione troppo leggera e così aveva deciso di continuare a vivere affinché ogni giorno potesse punirsi ricordando quanto era stato felice.
Dopo le notizie riportate dallo Scalvi, per gli abitanti del paese il maestro era diventato “quello che aveva ucciso la famiglia”.

Natale – primo pomeriggio
Come un branco di squali, alla vista del sangue, le donne persero anche l’ultima parvenza di autocontrollo e la parte animale prese il sopravvento.
Si scagliarono come un’unica persona verso il maestro che, in un sussulto di protezione, cercò di frapporre la porta di casa tra sé e quel gruppo di assatanate.
Troppo tardi…
Le donne, capeggiate da Lucia e da Maria presero e, letteralmente, sollevarono il maestro da terra e lo portarono nel centro della piazza, proprio sotto il grande albero addobbato di luci e festoni per il Natale.
Le bocche digrignate in un ghigno animalesco, i capelli al vento, gli occhi iniettati di sangue cominciarono a picchiare il povero uomo, pugni e calci si abbatterono su quel corpo a lungo anche quando, ormai, ogni segno di vita lo aveva abbandonato da un pezzo.
Infine, in un ultimo gesto di folle spregio, sollevarono quel che rimaneva del corpo del maestro e decisero di appenderlo a un ramo del grande albero come un fantoccio, una sorta di orrenda decorazione dedicata alla follia umana.

Natale – ancora primo pomeriggio
Le urla belluine delle donne del paese si erano appena quietate quando la voce di Giovanni si alzò forte e chiara dalla via principale: “Mamma” disse semplicemente mentre i suoi occhi si riempivano di orrore nel mettere a fuoco la scena.
Lucia si girò verso quella voce e i suoi occhi videro suo figlio Giovanni in braccio a Giorgio.
In un attimo fu come se un grosso squarcio aprisse il velo con cui la follia aveva ricoperto il suo cuore e i suoi occhi videro chiaramente quel macello che lei e le altre mamme del paese avevano appena appeso all’albero.
L’urlo che lanciò, prima di crollare al suolo, ghiacciò il sangue a tutti gli abitanti del paese.

Questo racconto è liberamente e indegnamente ispirato all’omonimo film di Thomas Vinterberg
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Messaggio Da Arianna 2016 Sab Dic 18, 2021 12:08 am

A una prima occhiata, quando ho visto in cima a ogni paragrafo l’alternarsi del giorno di Natale ai mesi precedenti, ho temuto di trovarmi di fronte a una struttura confusa, invece no: la storia si segue molto bene, tutto è chiaro e procede in modo logico e lineare, ben comprensibile.
Un racconto che va in crescendo: l’inquietudine diventa pian piano angoscia finale.
Tutto questo creato usando un tono apparentemente distaccato (almeno fino alla parte conclusiva): mi sembrava di sentire la voce di Carlo Lucarelli mentre racconta, nella trasmissione “Blu notte”.
Una realtà di paese inquietante, qualcosa quasi da provincia americana in alcuni film.
Atroce la frase “era diventato quello che aveva ucciso la famiglia”.
Taglierei un paio di frasi che, secondo me, suonano enfatiche e tolgono forza a quello che precede: “una sorta di orrenda decorazione dedicata alla follia umana.” E “L’urlo che lanciò, prima di crollare al suolo, ghiacciò il sangue a tutti gli abitanti del paese.”

La forma è discreta, per i miei gusti un po’ rigida, ma forse è una cosa voluta.
Ti segnalo:
- “quel macello che lei e le altre mamme del paese avevano appena appeso all’albero”= si dice “fare un macello”, non credo esista “appendere un macello”, inoltre è un’espressione colloquiale che qui mi sembra stoni; modificherei la parola “macello”
- l’articolo determinativo davanti ai nomi propri: un conto è se lo usi nei discorsi diretti, per riprodurre un certo tipo di parlata (“Ma chi? Il Franco?), diverso è invece se lo fai usare al narratore (“rispose la Lucia”); in questo secondo caso, lo eviterei
- “Grazie Maria”= grazie, Maria
- Te= tè
- “te ne va una tazza”= punto interrogativo
- “Cosa sta succedendo”= punto interrogativo
- “Cosa hai fatto al mio Giovanni”= punto interrogativo
 
Lo trovo un buon racconto, di cui ho apprezzato il crescendo.
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Messaggio Da Fante Scelto Sab Dic 18, 2021 12:32 am

Storia particolare.
Forse non riesce a sorprendere, il finale si intuisce abbastanza presto, però l'alone tetro di cui è ammantata la vicenda si percepisce, è quasi tangibile, nonostante i nomi comuni e le piccole inflessioni dialettali diano un tono solo in apparenza leggero.

Un pochino troppo horror la furia delle mamme e l'appendere il povero maestro (non è facile appendere qualcuno a qualcosa) ma anche questo contribuisce a fare atmosfera.
Mi è mancato invece un qualche cosa di più su cosa è successo a Giovanni nel lasso di tempo della sua assenza: a occhio c'erano ancora molti caratteri da spendere.

A livello formale ti segnalo che il "te" bevanda va con l'accento grave, e un paio di frasi che contengono informazioni didascaliche, come il fatto che le unità cinofile siano ben addestrate o le tre reclute che erano apparse "sveglie".

Giudizio positivo.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Sab Dic 18, 2021 5:49 pm

Un quasi horror natalizio. Beh il Natale ti è servito per appendere quel "Macello" (?) all'albero della piazza. L'isteria collettiva è resa molto bene. Ci sono dei punti logici (poco) da segnalare. Il bambino che chiama la mamma tra il tumulto di tutte come ha fatto a farsi intendere? Poi anche l'appendere (già segnalato) mi sembra difficile soprattutto a un pino decorato. Perchè il bambino non può alzarsi dal  letto da solo per andare in bagno? Lui va già a scuola e sembra che ci vada da solo visto che rimane col maestro anche dopo. Vabbè sono un pignoletto! Il racconto va bene, fila via bene ed è scritto anche bene. Ma tre bene non fanno un ottimo. PS: il mondo attorno a lui avevano finito.
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Messaggio Da Petunia Lun Dic 20, 2021 7:38 am

Racconto che per titolo e contenuto richiama alla memoria il film che l’autor@ ha citato. 
La struttura fatta di salti nel passato e ritorni al presente mi ha fatto un po’ faticare alla prima lettura ma, alla successiva, l’ho trovata funzionale. 
La voce narrante fa quasi una cronaca degli avvenimenti precedenti e lo fa con una piccola inflessione dialettale (la Lucia). La scelta, che all’inizio mi ha un attimo lasciata perplessa, invece ha un proprio perché. Il narratore poteva benissimo essere uno dei paesani. Allora perché non calcare ancora di più la mano con le influenze dialettali? Pensa se la parte narrata la raccontasse davvero un abitante di quel paese…
Come sempre, per mio gusto di lettura, non amo particolarmente i racconti troppo raccontati. Per esempio, tutta la drammatica vicenda che ha portato il maestro a rintanarsi in un paese sperduto tra i monti, raccontata così pare un articolo di giornale. Leggendo ci si dice “ah, sì? Ma guarda poverino cosa gli ė capitato.” ma non si entra appieno nel dolore. 
Il personaggio “maestro” è poco più che tratteggiato, mi sarebbe piaciuto entrare nei suoi pensieri, nella sua casa, assaporare le movenze, dargli una dimensione reale e umana. Ma questo col narratore esterno è impossibile da realizzare.
Mi è mancato si sapere perché Giovanni si sia allontanato, cosa ha fatto nelle ore in cui è mancato.
Il delitto perpetrato ai danni del sospettato è eccessivamente cruento ma forse lo hai fatto per amplificare il tema di fondo. Giudicato, condannato e giustiziato da un tribunale sommario, tribale, cieco.
E non c’entra solo la piccola mentalità della gente di paese. Questo fa riflettere, come, del resto, fa riflettere in tal senso il film omonimo.
Ho fatto le pulci sul contenuto perché sulla scrittura non ho suggerimenti utili. Il testo ė scritto bene, è scorrevole e si legge con piacere. Un buon lavoro anche se il Natale l’ho sentito forzato.
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Messaggio Da gipoviani Lun Dic 20, 2021 8:57 am

Molto bella l'idea di un horror natalizio, buona la scrittura, ottimo il ritmo della narrazione.
Non conosco il film a cui l'autore/autrice fa riferimento e quindi non posso fare paragoni o avere riferimenti.
Ciò che mi convince poco è la credibilità della trama. La storia è ambientata ai giorni nostri (il suv), immaginare delle donne (poi perché solo le donne?) linciare un uomo solo in base a dei sospetti mi pare eccessivo e poco credibile.
Poi alcune cose rimangono non spiegate: dove fosse andato bambino ad esempio.
Per questo giudico il racconto non del tutto riuscito.

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Messaggio Da Danilo Nucci Mer Dic 22, 2021 6:19 pm

Credo che il racconto meriti qualche ritocco formale, soprattutto nell’uso della punteggiatura e in alcune frasi e espressioni un po’ da rivedere. Vale veramente la pena di farlo perché la trama e la struttura sono avvincenti. Questi salti temporali sono gestiti molto bene e fanno entrare, con gradualità e senza distrazioni, il lettore nella vicenda. In certi passaggi mi hai ricordato l’atmosfera di caccia alle streghe del dramma di Miller, Il Crogiuolo.
Alcune frasi sono troppo descrittive e contorte e sarebbe bene semplificarle o spezzarle, magari con qualche dialogo in più (te le dice uno che usa sempre troppo poco i dialoghi).
Ti segnalo alcune cose a titolo esemplificativo:
“Giovanni, al confine tra lo stato di veglia e lo stato di sonno…” Direi: “Giovanni, al confine tra veglia e sonno…”
“… sulla destra della strada principale che percorreva per il lungo l’intero paese…” L’espressione “percorreva per il lungo” non mi suona bene. Potresti magari invertire il discorso dicendo che era il paese che si estendeva per tutta la sua lunghezza sui due lati della strada, o qualcosa di simile.
“Il Comandante aveva a lungo interrogato la Lucia per raccogliere quante più informazioni utili alla ricerca, finendo, però, solo con farle perdere la pazienza in quanto a lei era sembrato che il tempo passasse inesorabile senza fare passi avanti significativi.” Questa mi è parsa una frase un po’ troppo “faticosa”.
Concludendo: una bella prova, con margini di miglioramento.



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Messaggio Da Molli Redigano Sab Dic 25, 2021 6:59 pm

Intanto, non conosco il film citato, per cui il racconto è stato tutto da scoprire.

Scritto bene, senza dubbio. Anche la suddivisione in momenti, come notato, è ben gestita. Hai corso il rischio di frammentare troppo la trama, ma il risultato è stato ottimale.

Segnalo solo queste due frasi:

"Con un pizzico di inquietudine, cui si impose di non dare troppo peso,"


"s'impose" secondo me, prometto che d'ora in poi non lo segnalerò più in nessun racconto.


 
"Il sospetto è infido, si insinua nei pensieri, si insinua nei cuori, si insinua fin sotto pelle"


Anziché ripetere il verbo "insinuarsi", avrei trovato dei sinonimi, tipo:


"Il sospetto è infido, s'intrufola nei pensieri, penetra nei cuori e s'insinua fin sotto la pelle"


Racconto che si sviluppa aumentando la suspense: cosa sarà accaduto a Giovanni? Questa domanda me la pongo ancora, anch'io come altri commentatori, poiché mi manca sapere cosa è successo, o cosa ha fatto il Giovanni durante la sua assenza.
Il maestro come capro espiatorio ci sta: nuovo in paese e con il macchinone che viene notato facilmente. Eccessivamente cruento, anche per me, il linciaggio del poveretto. Va bene menarlo, ma non fino a ucciderlo e impalarlo sull'albero di Natale in piazza. Una roba più medioevale più che da paesino montano moderno.


Riprendo un suggerimento già fatto da  @Petunia: perché non hai fatto raccontare la storia allo Scalvi?


Grazie e Buon Natale!

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Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
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Messaggio Da Valentina Dom Dic 26, 2021 12:03 pm

Ho notato che il messaggio è stato pubblicato due volte, allora aggiungo qualcosa.
Avrei voluto sapere qualcosa sui colloqui delle bambine da sole con il maestro. Qualcosa che suggerisce l'errore nel sospettarlo.
E poi non mi ha convinta la mobilitazione degli uomini in ricerca e delle donne ad aggredire il maestro. Non ho capito il perché di questa divisione.


Ultima modifica di Valentina il Dom Dic 26, 2021 12:09 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Valentina Dom Dic 26, 2021 12:05 pm

Ciao Autore! Non conosco il film da cui è ispirato il racconto, quindi non so dire quanta originalità ci sia in ciò che ho letto.
È sicuramente un genere diverso da quelli letti fin ora, non so dire se possa essere ricondotto all'horror, ma sicuramente il finale lo suggerisce.
I salti temporali non li ho trovati difficili da seguire, sono serviti a te per non svelare tutto e subito sul povero maestro misterioso.
Ma mi è sembrato troppo strutturato come una telecronaca nera.
Avrei avuto bisogno di più descrizioni, pensieri, di più profondità per entrare nel racconto e farmi coinvolgere. Mi sarebbe servito anche per inorridire di più alla fine.
Quindi nel complesso mi è piaciuto, ma sarebbe da migliorare a mio parere. Approfondire.

Anche il tema Natalizio è molto marginale, quasi mi sono dimenticata a quale periodo fosse ambientata la vicenda. Probabilmente i salti temporali non hanno aiutato in questo
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Messaggio Da Arunachala Dom Dic 26, 2021 5:47 pm

non mi dispiace per niente, questo racconto.
nonostante i refusi già segnalati e l'elternanza di passato e presente, la storia scorre bene e si legge facilmente.
come ha segnalato qualcuno, le espressioni dialettali tipo "la Lucia" o "l'Elvira" secondo me andavano utilizzate del tutto oppure per niente.
invece si trovano in alcuni tratti e mancano in altri.
per il resto nulla da eccepire; storia che racconta come l'essere umano sia folle ben più di qualsiasi animale, purtroppo.
un buon lavoro

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Messaggio Da tommybe Dom Dic 26, 2021 7:02 pm

Racconto scritto egregiamente, ma troppo criptico, almeno per me.
Alla mia età l'elasticità mentale sparisce, o quasi.
Questo non significa imporre delle favolette  agli autori
per semplificare ogni azione. 
Ma Giovanni quando esce dove va? Che fa?
E perché tutte quelle donne lo sfracellano di botte?
E perché solo donne?
Che paese è quello?
Scusami, non voglio addolorarti. Ma questo è.
Un maestro è l'autore di questo racconto, forse. E questo è il suo modo di esorcizzare le mamme degli alunni sempre in conflitto con chi dovrebbero amare e rispettare? 
Voglio sperare sia così, altrimenti è un manicomio questa storia.
Forse.
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Messaggio Da Byron.RN Dom Dic 26, 2021 10:11 pm

Racconto particolare questo che mi convince parzialmente.
Non conosco il film che hai citato, perciò la storia mi giunge nuova, originale.
Ho apprezzato la tensione che riesci a creare, l'atmosfera malsana che si percepisce andando avanti nella lettura, quel senso d'inevitabile che pare essere in agguato riga dopo riga.
Per renderlo ancora più appassionante secondo me avresti dovuto usare un altro registro, non quello cronachistico che hai usato. Avresti dovuto entrare più dentro i personaggi, renderli più vivi.
Poi anch'io ho il dubbio che il linciaggio possa sembrare esagerato. Non so quanto possa essere credibile, viste che di prove in mano le mamme non ne hanno, fanno affidamento solo su supposizioni. Quante volte abbiamo visto colpevoli di tremendi delitti "rischiare il linciaggio" secondo le cronache dei giornali, eppure mi pare che nel nostro paese anche il più spregevole dei delinquenti non sia mai andato lontanamente vicino a un linciaggio.
E poi anche io rimango col dubbio, che fine aveva fatto Giovanni? Non ci dice niente, non ci dai neppure un indizio. Solo un caso di sonnambulismo?
Particolare è la scelta delle donne che consumano la loro vendetta, particolare come scelta, anche se la cosa mi ha ricordato un altro film, non quello che hai citato, ma Il prescelto con Nichoals Cage, uno dei film più brutti che abbia mai visto. Ma tu non hai nulla a che fare con quel film, il tuo racconto è meglio.
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Messaggio Da Susanna Gio Dic 30, 2021 5:59 pm

Mi chiedevo se mai ci fosse un Natale in chiave horror o anche thriller forte in concorso, e con questo racconto ci siamo.
Il racconto è scritto bene, necessita di una rilettura per sistemare in qualche punto la punteggiatura, e poco altro, ma niente che infici la lettura del pezzo.
Dal racconto traspare lo spaccato della vita di paese, assolutamente plausibile per chi ci ha vissuto: il lavorio su una diceria, un sentito dire, una fola (una fake) diventa verità assoluta, e anche se si arriva a sapere qualcosa di diverso (le indagini di Scalvi), pur di non ammettere che si è solo spettegolato, la verità viene rigirata sempre a favore della prima versione.
Ora se il Natale è declinato nel genere horror, il momento della morte del maestro è davvero da sequenze di quelle molto forti, anche un po’ splatter: si passa sopra il fatto che un uomo, soprattutto spaventato, non possa trovare la forza per difendersi, ma d'altronde le “ragazze” erano inferocite e la forza derivava più dallo stato d’animo che unicamente dal fisico.
Quindi un bel pezzo, la scelta dei salti temporali in questo caso non disturba, anzi porta con un susseguirsi di informazioni, al giorno fatidico; lo stile è adatto alla trama e il ritmo è quello giusto per creare e mantenere la tensione.
La domanda sorge spontanea: ma Giovanni dov'era andato? Inventa qualcosa, ma erudiscici.
 
Le mie note
Qualche refuso e in qualche punto la punteggiatura andrebbe rivista.
Nei dialoghi in cui c’è una domanda o un’esclamazione non c’è il relativo punto interrogativo/esclamativo. Anche se è lampante il tono, chiarito poi dal verbo, andrebbero messi, per dare più immediatezza.
All’inizio ho fatto fatica a capire i legami di famiglia: ad es. prima dici “moglie” poi la Luisa, come se Luisa fosse un’altra persona presente in cucina.
Il Franco, la Lucia, l’Elvira, la Donata non mi piace molto l’articolo davanti al nome: ci può stare il Franco, è in un discorso informale, ma la Lucia e le altre dopo no, come narratore dovresti rimanere al di sopra di questa familiarità, come in tutto il resto del racconto. Forse narrato in prima persona... ci si può ragionare. Ci sono scrittori che utilizzano l’articolo, ma è da valutare molto bene.
 “Cosa fai lì?” chiese disse, certa di sorprenderlo
...agitando, lo sentiva,  lo toglierei. lei sa di essere agitata, ormai
scuola;. era metterei un punto per dare più peso ai due concetti, molto chiari
reclute, che erano partite immediatamente in direzione dei boschi, mentre lui chiamava anche --- con un paio di virgole darei respiro ad una frase lunga
Il sospetto è infido, si insinua nei pensieri, si insinua nei cuori, si insinua fin sotto pelle e una volta stabilitosi agisce come un veleno e non c’è modo di levarselo più di torno. concordo con @Molli che, anche se si capisce che tu voglia rafforzarne il significato, il verbo insinuare è già subdolo di per sé stesso
nelle settimane successive era toccato
trovi, con quel nugolo
lui aveva dovuto molto insistere molto perché lei e la

______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da SuperGric Dom Gen 02, 2022 8:05 am

I temi trattati sono importanti e attuali: il pregiudizio, l’ostilità degli abitanti di (alcuni) paesi verso gli esterni, la giustizia fai da te.  
l racconto è al limite del grottesco. È un’iperbole è così va considerato secondo me.
Dunque l’esagerazione delle donne che ammazzano il maestro e lo appendono all’albero di Natale va preso come un eccesso paradossale.
Come scrittura è al limite del sintetico. Ci stavano più descrizioni e più dettagli per rendere ancora di più l’assurdità della situazione e del pensiero della gente.
Comunque non male.
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Messaggio Da FedericoChiesa Dom Gen 02, 2022 5:39 pm

Mi è piaciuto molto il salto tra Natale e il prima, la tensione che diventa via via più presente... però alla fine, il linciaggio fisico, estremo e non solo verbale, fa perdere credibilità al racconto, tenendo conto che ormai i Carabinieri erano sul posto, indirizzandolo verso il grottesco.

Anche l’assalto verbale delle donne al maestro, immediato e senza il minimo diritto d’appello, mi risulta forzato.
Promosso… a metà.
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Messaggio Da Asbottino Mar Gen 04, 2022 10:50 am

Nemmeno io conoscevo il film. Così sono andato a leggermi la trama.
"Liberamente" e "indegnamente" sono le parole che usi per descrivere quanto il tuo racconto sia stato ispirato dalla pellicola.
Effettivamente leggendo la trama "liberamente" è assolutamente giustificato. Là il sospetto è nei confronti di un maestro d'asilo ingiustamente accusato di pedofilia e che diventa vittima di una piccola comunità. Qui c'è un sospetto verso un maestro, ma le ragioni non sono così chiare. Diciamo che sono suggerite quando accenni a quei colloqui a fine lezione, ma non ti spingi mai oltre. Ti spingi invece decisamente oltre nelle reazioni della comunità verso il maestro, reazioni che ho trovato un po' esagerate. Più che altro la rabbia monta tutta di colpo, senza un'escalation che in qualche modo la giustifichi pur nei suoi eccessi.
Mi sono chiesto invece perché tu abbia usato "indegnamente" e l'unica spiegazione che mi sono dato è che il film sia un capolavoro per te e che nel racconto tu abbia cercato in qualche modo di riportare almeno l'atmosfera del film. Trovo sia interessante. Di solito succede il contrario e sono i racconti o i romanzi a ispirare i film.
Nel complesso il racconto è scritto bene e come ti hanno fatto notare in tanti è molto ben gestito nella sua struttura e anche se vai avanti e indietro nel tempo continuamente il lettore non si perde mai.
Quello che manca sono le motivazioni, un vero movente per il tuo sospetto. La figura del maestro, i motivi che lo hanno spinto a insegnare in quel piccolo paese, il suo passato: tutto resta un po' in superficie. E alla fine lo appendono a un albero e uno non prova né pietà né indignazione per lui perché è come se non lo conoscessimo affatto.
Mi manca quindi un po' di lavoro sui personaggi, anche se resta una lettura piacevole e un racconto strutturalmente molto curato.

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Messaggio Da paluca66 Mar Gen 04, 2022 10:06 pm

Ancora un racconto fuori dall'ordinario, cominciano a essere tanti...
Difficile commentare un racconto disturbante come questo in cui l'eccesso potrebbe essere voluto per trasmettere con più forza un certo messaggio: se così fosse il cadere nel "pulp" fin quasi al grottesco potrebbe anche starci anche se quella sospensione dell'incredulità che si chiede al lettore qui è messa veramente a dura prova.
Mi è piaciuta la preparazione all'evento finale con le due storie che avanzano parallele, con piccoli paragrafi che ci immergono in questo piccolo mondo ristretto.
A proposito, ne ho approfittato per vedere il film cui dici di esserti ispirato e ti ringrazio perché mi è piaciuto molto; a me, però, mentre leggevo il racconto è venuto spesso in mente il film "The Village" di Shyamalan.
Buona la scrittura, adatta a quello che ci vuoi raccontare, attenzione a rileggere sempre prima di inviare, si possono evitare alcuni refusi che ti hanno già segnalato e su cui non mi soffermo ulteriormente.

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Messaggio Da SisypheMalheureux Mar Gen 04, 2022 10:43 pm

Un racconto che fa riflettere sulla mentalità chiusa di un paesino e sulle maldicenze che, purtroppo, a volte fanno danni enormi e rovinano vite. Certo, il finale è un po' iperbolico e il linciaggio in stile  quasi medievale volutamente esagerato. Però in futuro n dei conti il tuo scritto mi è piaciuto, anche se non molto sottile dal punto di vista narrativo. È una "denuncia" e come tale va presa. Ho letto che ti hanno criticato perché in questo racconto solo le donne insinuano le maldicenze, sono solo loro le carnefici. Ma io invece credo che succederebbe la stessa cosa anche nella realtà, il pettegolezzo e la maldicenza sono un'arma prettamente femminile. Anche quando si parla di bullismo, in genere quello maschile è violento dal punto di vista fisico, quello femminile è invece prettamente verbale e psicologico. Quindi a mio parere hai fatto la scelta più sensata, il tuo racconto non si sarebbe potuto scrivere diversamente. Anzi, scommetto che tu, cara autrice, sia proprio una donna.
PS. Ho molto apprezzato il tuo citare il film che ti ha ispirata.
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A Susanna garba questo messaggio

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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Gen 05, 2022 9:14 am

Un racconto affascinante, totalmente nelle mie corde. Ho adorato questo alone asettico e pulito, è tutto molto scarno e netto. È per questo che per me fa centro, non ti dilunghi troppo con dettagli non essenziali. 
Voglio farti i complimenti per un particolare che mi ha colpito. Finalmente i marcatori temporali sono utilizzati correttamente e servono ad aiutare il lettore nella comprensione, grazie. 
Se mi permetti l'unico difetto non è nel testo ma nel citare il film. Sicuramente lo hai fatto per onestà e per correttezza ma era un dettaglio che potevi omettere e magari dircelo a fine gara, messo così sembra una giustificazione nel caso qualcuno trovava delle somiglianze. Di certo cercherò il film di Vinterberg e gli darò un'occhiata ma solo perché con il tuo racconto mi sono già fatto un'idea dello stile. 
In conclusione, ottimo lavoro.
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Messaggio Da CharAznable Mer Gen 05, 2022 1:46 pm

L'idea è molto interessante. Anche l'alternanza temporale tra le vicende è molto funzionale a creare un livello di tensione che dovrebbe sfociare nella scena conclusiva. Cosa che purtroppo non avviene pienamente. Probabilmente avevi bene in mente il tutto. Come far montare il pathos,  il diffondersi del sospetto. Però non arriva pienamente. Perché da una parte il lettore se lo aspetta, e quindi perde forza, dall'altro il tutto è giustificato fino a un certo punto.
Ok, mi rendo conto di non essere stato chiaro. Però non è sempre facile tradurre quello che abbiamo in mente e farlo arrivare integralmente al lettore.
Un buon racconto che sarebbe potuto essere migliore.
Complimenti.
Grazie.
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Messaggio Da Mac Ven Gen 07, 2022 7:01 pm

Iniziò con alcune domane/perplessità:
1- quanti anni ha Giovanni? Dal racconto deduco 7/9 visto che se ha sete di notte chiama la mamma. Allora come è possibile che mezzo addormentato si sia alzato, abbia preso le chiavi, aperto la porta e sia uscito di notte?
2- dove è andato? 
3- in che periodo siamo? Parli di Suv (tempi attuali) e poi di villaggio (ricorda tempi più antichi)
4- il linciaggio finale a opere di mamme incazzate? Non è un po’ troppo?
5- cosa c’è di strano se un maestro parla da solo con un alunno? Un po’ poco per gridare al lupo.

Non lo so, non mi hai convinto.
La scrittura è molto buona, i salti temporali ben gestiti, ma la storia proprio non mi torna
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Messaggio Da Nellone Lun Gen 10, 2022 8:29 am

Non posso parlare di trama originale, in quanto, come me hai scritto tu stesso, è ispirato ad un film. L’ambientazione natalizia langue abbastanza: è richiamata in qualche punto, ma il racconto reggerebbe benissimo anche senza (poteva essere ambientato senza particolari problemi qualsiasi giorno dell’anno). Nel complesso la trovata più originale sono sicuramente i salti temporali presenti, che rievocano l’escalation di violenza delle mamme a partire da lontane radici: sembrerà banale, ma mettere bene in chiaro all’inizio di ogni capitoletto la sua collocazione temporale, come spesso si fa proprio nella cinematografia, è un immenso aiuto per il lettore a non perdersi. Trovo formalmente corretta la scrittura (sì, mi piacciono anche gli articoli prima dei nomi propri) ma un po’ povera dal punto di vista lessicale e con qualche frase che poteva essere resa più leggera. Non capisco però perché l’autore sia andato a capo alla fine di ogni frase…

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Messaggio Da Marcog Lun Gen 10, 2022 5:29 pm

Il racconto è interessante, costruito e scritto bene. Forse i personaggi sono troppo stereotipati, ma la descrizione della mamma che cerca il figlio a Natale mi è piaciuta. Sono d'accordo con altri commenti che forse il linciaggio del maestro è esagerato, ma trovo sia l'apice del messaggio che mi è arrivato: diverso non vuol dire per forza malvagio e prima di esprimere giudizi frettolosi bisogna riflettere. Un buon lavoro. Grazie!
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Messaggio Da tontonlino Lun Gen 10, 2022 6:25 pm

Bello e appassionante il crescendo di oddio nei confronti del povero maestro. La struttura risulta chiara e non ingarbuglia il filo del racconto. 
Perché le protagoniste sono solo donne? Semplice: sono generalmente le donne che si occupano della vita scolastica dei figli andando ai colloqui e partecipando alle riunioni dei consigli di classe mentre i mariti stanno generalmente a guardare. Insomma, sono le donne che rompono di più e si permettono di giudicare gli insegnanti all'uscita di scuola mentre aspettano i figli. In questo senso direi che c'è una forte dose di realismo nel racconto.
Un solo difetto: quando un racconto piace ci sembra sempre troppo corto.
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