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1Il dono di Giulia Empty Il dono di Giulia Gio Dic 16, 2021 11:35 am

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Gatti. C'è chi crede che siano numi senza stirpe, spiriti universali dotati di poteri magici nei confronti degli esseri umani. Soprattutto quando hanno il manto fulvo…

Se stai per morire, ti arrivano accanto, poi se ne vanno a cercare topi o a rovistare dentro i cassonetti.

Il randagio aveva il pelo biondo rame e pareva tutto tranne che una divinità. Condivideva coi clochard la strada e le stagioni, e null’altro.

Ma non quella sera d’inverno, quella notte di Vigilia.

Lasciando indietro le sue impronte sulla neve fresca, il felino si fermò felpato e plastico a tre metri da lei, annusò la scatoletta del tonno vuota e ancora unta d’olio che c’era a terra, levò in alto lo sguardo e la fissò dritta come chi firma un armistizio con il nemico e solo dopo s’infilò dentro il cartone per scaldarsi.

- Ciao micio. Mi spiace, è finito – e lo accarezzò.

Anche se non ricordava di averlo consumato, quel tonno probabilmente era stata la sua cena, un’ottima cena, da regina. Pur sorpresa, lasciò entrare l’animale facendo attenzione a proteggere dagli artigli la sua bambola con il vestitino color pesca e macchie d’olio, con le trecce di lana bionde e con gli occhi di plastica che una volta erano stati azzurri come quelli di Aurora.

Non le era mai successo, i gatti di strada non sono i compagni più socievoli, vivono ai margini dello spazio vitale dell’uomo, ma questo era particolare: se ne stava sornione a prendersi le carezze. Del resto, a chi non piacerebbe qualche coccola nel tepore del cartone, quando fuori nevica? Specialmente quando si tratta dello scatolone di un televisore, leggero e caldo, profumato di pulito e cellulosa. I migliori sono quelli dei tivù al plasma, che si trovano facilmente nelle discariche: ampi, rinforzati, pieni di imbottitura a bolle d’aria che puoi usare per cuscino. E tengono caldi.

Non le importava molto di quella invasione randagia, ne coglieva il buono, il caldo animale. Il suo sogno si era avverato: si trovava dove, da molto tempo, desiderava trascorrere la notte di Natale. Sdraiata su una panchina di ferro intarsiato, prossima alla riva del fiume di San Pietroburgo, si guardava intorno come farebbe un pioniere davanti al nuovo mondo. Scendevano abbondanti dei fiocchi candidi, eppure non faceva freddo. Anzi, di colpo lei sentì caldo, come nelle notti d'agosto sotto l’androne della stazione ferroviaria di Sestri Levante.

Maria si levò e sedette, facendo scivolare sul prato la coperta di pluriball dei clochard. Tolse da un trolley, recuperato anni prima dentro un cassonetto, un piccolo dipinto che custodiva gelosamente, e lo poggiò con attenzione sulla spalliera della panchina. Poi bevve da una bottiglia l’ultimo sorso di vino, tolse il berretto blu di lana che le copriva le orecchie, sganciò la spilla da balia con cui teneva chiuso un cappotto senza più bottoni e si sdraiò nuovamente. Sentendosi di nuovo regina, in quel breve spazio che separava lo scorrere quieto del Neva e il parco dal soffice manto brillante, alzò la testa per assaporare la magnificenza del Palazzo d’Inverno. Era uno scenario molto diverso da quello dei lontani colonnati di San Pietro dove, per un tacito accordo con la Chiesa, lei e quelli come lei trovavano ospitalità in Vaticano. In tanti vi si recavano e, senza clamore, ricevevano, da prelati silenziosi e discreti, qualcosa da mangiare. L'imponenza della Basilica romana, esaltata dalla cornice dei massicci fusti di marmo che si allineavano alla vista, era splendida.

San Pietroburgo suscitava però un altro fascino, quello della realizzazione di un sogno agognato. Tanti anni prima lei aveva visto, dietro la vetrina di un'agenzia di viaggio, l'immagine del Natale nella incantevole città russa. Se ne era da subito innamorata: un grande giardino con la fontana che si trovava a sinistra dell’Hermitage, abbellita da una meravigliosa cascata di zampilli luminosi, poi lampade, cristalli di neve e una galleria di archi traforati, che con i lampioni gialli creava un ambiente dove è inevitabile sognare. Sognare di trovarsi lì con Aurora.

D'improvviso, si sentì prendere per mano con una stretta leggera. Si alzò di scatto e fu sorpresa di vedere una bambina con un vestitino color pesca, come quello della sua bambola ma senza macchie d’olio.

Forse era proprio Aurora, non la vedeva da almeno quarant’anni. Sapeva ciò che gli altri vagabondi raccontavano, lei stessa lo raccontava: in un’altra vita era stata madre di due gemelli, una coppia di Bambini Gesù.

Il randagio guardò la scena rassegnato. Era come un’entità soprannaturale e, grazie al suo spirito felino, sapeva che stava accadendo un fatto eccezionale, unico, più importante delle carezze a cui, suo malgrado, doveva rinunciare.

- Aurora, sei tu bambina mia? Cosa ci fai qui? Non è un posto per te -. Il giaciglio di cartone scivolò a terra, raggiungendo l’imbottitura di pluriball e la scatoletta di tonno.

- Perché no? Se ci stai tu posso starci anche io.

Maria era strana, gli altri dicevano che era matta, ma quelli non capivano nulla. Non era stupida, lo sapeva. Una vita intera le diceva che l'immensamente bello non riesce mai a essere contenuto dal misero involucro del reale. Quella non poteva essere la sua bambina, non la figlia che lei aveva abbandonato fuggendo quando, bollata come stramba e pericolosa, era stata imbottita di farmaci. E nel momento del sospetto, la stretta di mano divenne più importante.

- No. Non sono Aurora, Mamma. Sono Gesù Bambina, come mi hai sempre sognato e chiamato. Avevi ragione, sai? Gesù aveva una gemella che si chiamava come lui.

Quante cose belle le stavano accadendo! Maria si trovava a San Pietroburgo, non aveva più freddo e scopriva di non essere pazza, come tutti volevano farle credere. Ma più di tutto, Gesù Bambina esisteva davvero e si trovava lì, in quell'istante, proprio di fronte a lei. Di colpo ebbe paura: nelle strade diseredate devi stare in allerta anche quando dormi, perché vengono a rubare sia il poco tuo, sia quello che hai sottratto a un altro.

- Non puoi essere Gesù Bambina, mi hai chiamato mamma. Tu sei Aurora, anche se non assomigli molto a tuo nonno. Ricordo ancora quando andavo con lui a raccogliere funghi: portava nella tasca destra dei pantaloni una castagna matta come portafortuna e tornavamo sempre con il cestino pieno.

A questo punto Maria esitò un momento, chiedendosi se non stesse sognando.

- E se fosse? Il sogno è quel momento perfetto che condividiamo con Dio. Anche lui ama sognare cose belle.

- Ma tu leggi nel pensiero?

- Non pensi che Gesù Bambina possa farlo?

- Si, e allora non sei Aurora.

Maria si tolse dalla stretta della bambina, prese in braccio la bambola, si parò con una espressione altera, dignitosa e cortese, così buffa per una clochard, e le disse:

- Signorina Gesù, La ringrazio per essermi venuta a trovare. Si può fermare qui con me se lo desidera, ma se Lei non è Aurora preferisco continuare a guardare le luminarie del Palazzo d’Inverno.

- Va bene, allora. Hai sempre fatto un po’ di confusione, ma non è poi così importante. Sono Aurora, Mamma - e trasse dalla tasca una castagna matta - e ora starò sempre con te, staremo sempre assieme.

La donna sentì di avere le lacrime pronte a sgorgare.

- Se sei Aurora, ne sono certa, non saresti qui, non potresti perdonarmi. Tu non puoi ricordare, e da qualche parte io ricordo, e bevo vino. Forse, stasera ne ho bevuto troppo.

La bambina era incantevole nel suo vestito di pesca, sulle sue labbra un sorriso impreziosito dalla gratitudine.

- Ricordo Mamma. E so cosa ti fa star male. So che hai voluto proteggermi. Ci sei riuscita.

- Cosa ricordi, amore mio?

- Ricordo che io e mio fratello eravamo bambini. Che ti vedevamo inchiodata alla croce della maternità, che eri stanca eppure non ci riguardava: volevamo le carezze a tutti i costi. Eravamo i tuoi due Bambini Gesù, temevi facessimo la stessa tua fine e non sapevi come proteggerci da te stessa. Noi avevamo un anno e ci aggrappavamo alle tue vesti fino a tirare e strappare il vestito per giungere al seno. E un giorno ci scansasti con un gesto di stizza facendoci male, molto male. Anzi, no, quest’ultimo fatto non lo ricordo, non ricordarlo nemmeno tu, Mamma.

- Amore mio, Aurora, vivevo la colpa di non sentirmi madre protettiva. Quella croce, quei chiodi che straziano i polsi volevo risparmiarveli. Con tuo fratello non ci sono riuscita. Ho letto il suo nome su un giornale buttato nei giardini pubblici: c’era droga, violenza, morte!





Il suo Bambino Gesù aveva scelto la propria strada, lei aveva abbandonato anche lui per salvarlo ma era stato tutto inutile.

- No, Mamma. Non hai trovato per caso quel giornale. Te lo feci trovare io. E te ne portai anche un altro, qualche tempo dopo, ricordi? Quello della mia prima mostra d’arte, dopo essermi laureata in belle arti. E so che ti sei privata anche del mangiare per molto tempo, pur di raggranellare qualche soldo per comprare un mio piccolo quadretto.

E si voltò, grata, a guardare la sua piccola opera pittorica che sua madre aveva esposto sulla panchina.

- Ho provato, sai, a entrare alla mostra. Avevo messo il cappotto bello, che ancora aveva i bottoni, ma non mi hanno fatta entrare. E poi, non avrei certo potuto farmi riconoscere: mi vergognavo.

- Lo so, Mamma.

Sostituì quell’ultimo pensiero scomodo con un nuovo ricordo.

- Come sta Giuseppe, tuo padre?

- Non ha mai smesso di pensarti, ti ama ancora Mamma. Anche se è ancora un po’ arrabbiato con te e Gabriele, per quella storia strana che avevate provato a raccontargli.

- Ma tu sei Gesù Bambina o Aurora?





La piccola le prese di nuovo la mano.

- Dai, dobbiamo andare Mamma, è ora. Presto saremo assieme; tu, i tuoi due Gesù e Giuseppe.

Maria dimenticò di colpo il Palazzo d’Inverno perché si era finalmente ricongiunta con Aurora, la sua bambina che, forse solo ai suoi occhi, non era mai cresciuta. Si lasciò condurre via felice.

-------------

Giulia, così ordinaria con i capelli raccolti a crocchia e gli occhiali sul naso, non aveva una grande considerazione di sé. Nel camice da lavoro, che nascondeva le forme aggraziate della donna, pensava a quel ragazzo che l’aveva conquistata dicendole che lei riusciva ad accarezzargli la mente, che rappresentava “qualcosa di più". Lei ci aveva creduto per anni e per anni si era sentita felice, anche quando tiravano la cinghia perché solo lei lavorava. Ne ebbe la conferma quando, una sera, lui le disse che c’era un modo per smettere di vivere di stenti, perché lei era speciale, e le chiese di accompagnarlo in un posto particolare. E quando con Antonello si trovò di fronte ai falò delle prostitute, comprese cosa lui volesse intendere definendola "speciale".

Per ironia della sorte, quell'esperienza fallimentare, lungi dal farle sorgere degli interrogativi sul prossimo, aveva invece minato la fiducia in sé stessa. Continuava a chiedersi cosa vi fosse in lei di abbastanza degno da essere amato, visto che non era neanche capace di tenersi stretta un uomo. Tutti hanno un dono che consente di realizzare il proprio scopo, il senso di un'esistenza. Ma non ne trovava alcuno in lei: forse non valeva la pena di vivere una vita inutile come la sua. Così pensava.

- Infermiera, è tornato! Come è possibile che un gatto se ne vada a spasso per le corsie? Veda di farlo sparire.

Giulia sospirò, colta da una strana morsa al cuore. Aveva studiato filosofia e poi frequentato un corso come infermiera professionale, infelice intreccio che, quando si viene colti da un attimo di debolezza nei reparti di un nosocomio, induce a tristi riflessioni sulla morte anzitempo. Se il micio compariva, le toccava quel compito indesiderato, non rientrante nei doveri della categoria. Lei non l’aveva mai visto in realtà, i dottori mandavano lei a cercarlo perché “risolvesse il problema”. Eppure cercandolo, seguendolo avvertiva come un richiamo, una sensibilità istintiva frutto di un talento naturale, che la faceva giungere puntualmente in prossimità di un moribondo.

Quella sera lavorava nel turno della Vigilia. La clochard, una donna minuta, senza nome ed età, era in fin di vita. Lo dicevano le attrezzature mediche che la monitoravano. Il fantomatico gatto l’aveva infine condotta da lei. La poverina era stata tormentata e cosparsa di benzina da balordi che non sapevano come passare il tempo. Stava morendo… sedata, drogata, eppure sognava qualcosa poiché gli occhi chiusi comunque mostravano una intensa attività. La giovane infermiera sperava che non soffrisse troppo per le gravi, diffuse ustioni. Le stette vicino, come faceva con tutti i morenti che non avevano persone care al capezzale, tenendole la mano con caritatevole compassione. Arrivò al suo letto giusto in tempo, gli ultimi due minuti. Le prese il palmo, lo tenne stretto a sé fino a quando, venuto a mancare il polso, la sfortunata senzatetto, con un ultimo sorriso, sbarrò gli occhi, la fissò, disse qualcosa di strano, probabilmente aveva capito male, e se ne andò per sempre. Le era parso di sentire la poverina dire rivolta a lei:

- Grazie, Gesù Bambina.

Giulia pensò che dall’uomo che amava gli era stato offerto un posto di lavoro “speciale” sui marciapiedi intorno all’Eur, che in lei non c’era bellezza e nemmeno santità.

- Si, certo, io Gesù Bambina… che se potessi fare miracoli…!

Predispose con mestizia il protocollo per i casi di decesso, e poi tornò ai suoi compiti ordinari, con una tristezza grande che le attanagliava il cuore, quello stesso cuore che, nella sua inconsapevole vastità, non riusciva a comprendere quale fosse il senso della propria esistenza.

E la vita continuava a scorrere lenta come il Neva, mentre soffici fiocchi coprivano le orme di un gatto che, con passo mesto, si allontanava dall’ospedale.

2Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Ven Dic 17, 2021 7:56 pm

Valentina

Valentina
Younglings
Younglings

Ciao Autore, il tuo testo mi ha colpito molto positivamente.
Mi è piaciuto lo stile di scrittura e anche la delicatezza nel raccontare certi aneddoti malinconici dei due personaggi.
Raccontato molto bene e in modo non scontato il sogno ad occhi aperti di Maria, in punto di morte, svelando così qualcosa del suo passato.
Interessante la scelta della presenza di un gatto "custode".
Ammetto che mi è dispiaciuto che del personaggio di Giulia non ci sia nulla di più ottimistico che concluda, ma nel complesso è stato un racconto molto piacevole da leggere.
Leggero ma profondo.

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3Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Dic 18, 2021 11:34 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Testo particolare e particolarmente difficile da commentare. Certo non è sufficiente una sola lettura per apprezzarne tutte le sfumature. Personalmente l’ho letto almeno cinque volte e credo che ancora qualcosa mi sfugga per questo avrai pazienza con me, autor@.
Per prima cosa la struttura. Il racconto si dipana in due tempi suddivisi anche graficamente. È come leggere due storie. La cosa che maggiormente mi ha confusa è collocare la persona nel luogo dove si svolge la narrazione. È un delirio? Forse sì. San Pietroburgo ė solo nella esperienza pre-morte della barbona. 
Nella seconda parte, quella in cui si narra dell’aggressione e della terribile fine della clochard, hai inserito anche ulteriori personaggi come Giulia, l’infermiera, Antonello, il magnaccia che spunta come un fulmine a ciel sereno… perché aggiungere questa storia? Sinceramente avrei evitato. 
Oltretutto del tragico evento non si fa alcun accenno nel corpo principale della storia. Questa é una parte sulla quale trovo ci sia d lavorare ancora. È come se la storia si fosse sviluppata durante la stesura e poi non ci fosse stato tempo per rielaborarla bene.
Per quanto riguarda lo stile, trovo che ci siano momenti più asciutti e godibili che si alternano ad altri eccessivi che rallentano la lettura. 
Ad esempio: 

Una vita intera le diceva che l'immensamente bello non riesce mai a essere contenuto dal misero involucro del reale.
un sorriso impreziosito dalla gratitudine.



Ricordo che io e mio fratello eravamo bambini. Che ti vedevamo inchiodata alla croce della maternità, che eri stanca eppure non ci riguardava: volevamo le carezze a tutti i costi

Un altro cosa che non mi è piaciuta, è la frequente incursione del narratore che elargisce perle di saggezza. 
Faccio degli esempi tanto per spiegarmi:

espressione altera, dignitosa e cortese, così buffa per una clochard,
Il sogno è quel momento perfetto che condividiamo con Dio. Anche lui ama sognare cose belle.

Tutti hanno un dono che consente di realizzare il proprio scopo, il senso di un'esistenza

Non sono riuscita a capire bene come sono andate le cose. La barbona è stata allontanata da casa in quanto ritenuta malata di mente.
Ma i figli (gemelli) sono frutto di un incestò con padre? 
Ecco la frase che mi ha fatto sorgere il dubbio:



- Non puoi essere Gesù Bambina, mi hai chiamato mamma. Tu sei Aurora, anche se non assomigli molto a tuo nonno. Ricordo ancora quando andavo con lui a raccogliere funghi: portava nella tasca destra dei pantaloni una castagna matta come portafortuna e tornavamo sempre con il cestino pieno.


Concludo dicendo che il racconto ha una buona base, il Natale mi sembra poco rilevante. Penso che con una riscrittura più lineare ne venga fuori un’ottima storia. Così, mi spiace, le emozioni che dovrebbe suscitare, rimangono scritte (molto bene) solo sulla carta.

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4Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Dic 18, 2021 4:57 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto di Natale che anche se non fosse Natale andrebbe comunque bene. Una storia terribilmente triste e tu la rendi ancora più triste raccontandoci della protagonista che muore bruciata da dei ragazzi. Non ho capito bene se la città di Pietroburgo è reale o solo un dipinto della figlia. Sono anche un po' confuso sui due gemelli che sembrano a un certo punto essere abbandonati o forse se ne vanno da soli. Insomma mi hai ridotto un po' come la tua barbona. Non mi fai capire e a me piacerebbe capire. Inutile sire che la storia scorre bene e che la divisione in due parti sia logica. Son cose che saltano agli occhi.

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5Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Dic 18, 2021 7:14 pm

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Pur essendo un racconto scritto bene dal punto di vista ortografico (e non è poco) ho fatto molta fatica a leggerlo e soprattutto a seguire il filo della trama. Persone, città , si accavallano in un delirio in cui è molto facile perdersi. All’inizio ho pensato fosse il tuo intento: raccontare di una donna malata di mente (o alcolizzata?) che fa un sogno. Poi mi aspettavo un momento in cui i fatti fossero collocati al loro posto, ma sono stata delusa.
San Pietroburgo
Sestai Levante
Roma
Dove si trova? Alla fine dici San Pietroburgo, ma Giulia è Antonio sono nomi italiani …
Aurora è Gesù bambina ? Perché?
…. Gli altri vagabondi raccontavano, lei stessa lo raccontava, in un’altra vita era stata madre…
Perché lo dicevano gli altri vagabondi? Non ha senso.
“Gesto di stizza facendoci male, molto male” porta il lettore a pensare che li abbia uccisi
Infine la storia di Giulia, non c’era abbastanza carne al fuoco? Mi è sembrata una forzatura, così come far morire Maria bruciata.

Secondo il mio parere la storia c’è, ma andrebbe sistemata, resa più comprensibile.
Ti consiglio inoltre di alleggerirla di alcune frasi a mio avviso molto ridondanti. Ti faccio alcuni esempi:
L’immensa mente bello non riesce mai ad essere contenuti dal misero involucro del reale
Ebbe paura delle strade diseredate
Sorriso impreziosito dalla gratitudine
Si fermò felpato

Manca qualcosa per renderlo un bel racconto, le basi ci sono andrebbe un po’ rivisto

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6Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Mar Dic 21, 2021 5:45 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ieri sera ho guardato il film “A spasso con Bob”, poi ho deciso di mettermi a leggere qualche racconto del contest. Apro il tuo e scopro che si parla di un gatto rosso. Solo per dire le coincidenze…
La prima parte del racconto si muove in un’atmosfera sognante, malinconica e struggente. Il lettore si sente un po’ smarrito tra tante informazioni che arrivano, a volte illogiche e incongruenti, in questo non capire se la scena sia un sogno ad occhi aperti, un’allucinazione o altro. Tutto si comprende e quindi si ricompone nella conclusione, che restituisce un senso a particolari che all’inizio sembravano non averne (uno scatolone da tv al plasma che riesce a stare su una panchina con spalliera, il sentire caldo nella notte di Natale a San Pietroburgo, il dialogo che dà l’impressione di essere sconnesso), dato che tutto si è svolto in sogno e i sogni sono logici e illogici insieme.
Le storie delle due donne trovano un punto d’incontro; mi dispiace che Giulia non si renda conto dell’importanza che il suo gesto ha avuto, rimane un senso di tristezza.
C’è qualche imprecisione di forma (“gli” invece di “le”, “sì” va accentato).

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7Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Mer Dic 22, 2021 12:45 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è un racconto molto interessante, migliorabile sicuramente, ma con una buona base.
È vero, ha bisogno di parecchie letture per poterlo apprezzare, ma rimane sempre quella sensazione di criptico che fa fatica a svanire.
All'inizio il lettore è un pò scombussolato, deve districarsi in una narrazione confusionaria, poi però molti nodi vengono al pettine. E ti dirò autore che sei stato molto bravo a rendere il delirio della clochard agonizzante, i suoi ultimi sogni.
Ciò che non ho capito è il riferimento a Gesù Bambina, al suo confondersi con la figura della figlia Aurora. Non so, mi pare un pretesto per ricollegarsi alla tematica natalizia: la donna che si chiama Maria, il padre che si chiama Giuseppe, Gesù Bambina appunto e in un passaggio anche l'Arcangelo Gabriele. Vuoi riproporre il miracolo della natività ai giorni nostri e seppur considerata nel delirio della donna non mi sembra molto centrata o coerente, bensì troppo pretestuosa.
Altre cose che ho notato è che Giulia, seppur sia presente nel titolo, ha un ruolo marginale, non certo da protagonista. Le dedichi poco spazio, facendo tra l'altro riferimento a situazioni estemporanee come la relazione con un uomo che voleva portarla a battere la strada.
Anche il finale è spiazzante. Voglio dire, uno ha riannodato i fili della faccenda, pensa che la scena di San Pietroburgo sia stata creata dalla mente allucinata di Maria, perché siamo a Roma, Giulia fa riferimento al quartiere Eur, quindi lavora in un ospedale romano, invece si ripresenta il Neva, il fiume russo. Secondo me la chiusa è controproducente, serve solo a porre il dubbio nel lettore di non aver capito nulla.
E quel gatto particolare a me ha ricordato la gatta di Doctor Sleeps. 
Sicuramente questo è un pezzo che fa discutere, che crea interesse e dibattito, quindi delle qualità le ha per forza. Per me è un pezzo che vale, però ha bisogno di essere migliorato e corretto nei suoi punti deboli.
Di sicuro un racconto che si distingue dalla massa.

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8Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Ven Dic 24, 2021 3:41 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

Due notazioni immediate. 
a) E' triste, di quelle tristezze che appaiono viscerali e irrisolvibili, senza possibilità di redenzione. Un po' troppo per i miei gusti.
b) E' troppo pieno, confuso, difficile da seguire. Forse sono stato troppo superficiale nella lettura. Ho anche fatto una seconda lettura che non sono tuttavia riuscito a terminare. 
Così non va, leggere deve essere sempre un piacere.
Alcuni suggerimenti.
a) snellisci e chiarisci meglio la trama: è complicate e complicante.
b) i dialoghi devono essere credibili e semplici.
In ultimo, ho molto apprezzato la frase finale: è un piccolo capolavoro.

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9Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Ven Dic 24, 2021 4:18 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Bellissima la parte iniziale del racconto, quella dedicata al gatto e al cartone vuoto della tv. 
Se stai per morire, ti arrivano accanto, poi se ne vanno a cercare topi o a rovistare dentro i cassonetti.
La povera clochard fa tenerezza con tutti i suoi sogni, con tutta la sua immaginazione che la calamita in un'altra città, bella, fredda, lontana, piena d'arte.
Un po' di arte è in mostra sul cavalletto della panchina, un piccolo quadro dipinto dalla sua bimba in epoca non recente.
Poi tutto si interrompe, la donna subisce l'affronto di balordi che le incendiano gli abiti.
La scena passa in ospedale dove la poveretta muore con accanto la giovane infermiera che nulla può.
Ma il racconto subisce una marea di inserimenti che fanno sbandare il lettore. Gesù Bambino, Gesù Bambina, un percorso di droga e violenza. Perfino la prostituzione.
E tutto si mischia, colori spremuti sulla tela, colori forti. Una farcitura probabilmente durata giorni.
Un quadro assurdo. Come se tutti sentissero il bisogno di sentirsi inclusi. I tuoi personaggi. Le voci diventano rumori.
Incomprensibili.
Eri partita così bene, cara mia...

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10Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Dic 25, 2021 11:31 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ho dovuto riprendere questo racconto diverse volte per inquadrarne la storia sottostante e anche commentarlo non mi è facilissimo.
Mi è capitato spesso di leggere romanzi dove all’inizio tutto pare confuso (Le Carrè docet), poi, pezzetto dopo pezzetto, il puzzle viene composto e nel finale ogni cosa avrà trovato la sua collocazione. In questo racconto l’avvio è davvero faticoso e le spiegazioni, quando arrivano, paiono frettolose e quasi si perdono nella narrazione a tratti troppo ricca e a mio parere dispersiva. Ad es. il fatto che Maria sia stata costretta ad abbandonare i suoi bambini è quasi buttata lì, al pari delle sorti diverse dei due fratelli. A questi punti si poteva dare più enfasi: spazio di caratteri ce n’era a sufficienza, soprattutto sfrondando il testo come ti dirò oltre. In tal modo il lettore sarebbe stato aiutato maggiormente a comprendere il personaggio Maria e le sue vicissitudini.

Sapeva ciò che gli altri vagabondi raccontavano, lei stessa lo raccontava: in un’altra vita era stata madre di due gemelli, una coppia di Bambini Gesù.--- Ecco l’inizio dei miei dubbi: chi era la madre dei gemelli, lei o Aurora?
Amore mio, Aurora, vivevo la colpa di non sentirmi madre protettiva. Quella croce, quei chiodi che straziano i polsi volevo risparmiarveli. Anche questo punto mi ha disorientato: quella che pareva una rivisitazione della nascita di Gesù che dal passato molto lontano arriva al presente (visti anche i nomi degli altri personaggi, e con un fratello gemello in sovrappiù) si è poi rivelata  quasi un tentativo di depistaggio. Perchè scegliere proprio questi nomi, così evocativi, se poi la storia è tutt'altra cosa? Per  creare mistero? A mio parere avrebbe funzionato ugualmente, forse meglio, anche con altri nomi, ma è parere personale.

Ora divido le mie riflessioni in due parti:
la scrittura - come sintassi, grammatica ecc. ci siamo, c’è qualcosa da rifinire, ma una rilettura un po’ critica aiuterebbe. Alcune note le ho messe di seguito. In alcuni punti sarebbe da alleggerire, sintetizzando i concetti.
la storia – come idea di base non è male, assolutamente, sarebbe una bella storia, ma andrebbe impostata più organicamente, alleggerendola da parti che, appesantendo, fanno perdere il filo della trama, che già di per sé stessa inizia in modo non molto lineare.
Toglierei la parte descrittiva sul Vaticano e sull’Hermitage: sono luoghi molto conosciuti, non serve riproporli. La parte del Vaticano poi non c’entra nulla con la storia vera e propria. Bastano i luoghi e un semplice richiamo al nome del museo.
Anche l’ultima parte la vedrei più utile all’economia del racconto se sfondata da qualche dettaglio della vita di Giulia, cui puoi comunque dare le connotazioni di ragazza sensibile, accennando vagamente a esperienze difficili, lasciando qualcosa nel mistero, visto che si parte proprio con una sorta di misteriosi poteri di un gatto. A questo punto, il titolo sarebbe ancora più azzeccato.

 
Ci sono alcune frasi che parrebbero perle di saggezza, ma non ne sono entrata in sintonia, neanche dopo diverse riletture. Scusa.Tutti hanno un dono che consente di realizzare il proprio scopo, il senso di un'esistenza.
attenzione sulla spalliera della panchina --- direi contro la spalliera, sopra non ci starebbe
si , tolse il berretto---perché se lo toglie, se fa freddo e nevica, aprendo anche il cappotto?
Era come un’entità soprannaturale e, grazie al suo spirito felino, sapeva  intuiva che stava accadendo un fatto eccezionale, unico, più importante delle carezze a cui, suo malgrado, doveva rinunciare.
Il giaciglio di cartone scivolò a terra, raggiungendo l’imbottitura di pluriball e la scatoletta di tonno. A volte capita di inserire troppo dettagli, per far meglio comprendere al lettore qualcosa, ma spesso non servono
diseredate... forse deserte
Lei--- metterei lei, la maiuscola si usa in uno scritto
Lei ci aveva creduto: per anni e per
eppure sognava qualcosa poiché gli occhi chiusi comunque mostravano  due avverbi così ravvicinati rompono il ritmo


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

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11Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Lun Dic 27, 2021 10:14 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

faccio miei tutti i dubbi sollevati da Petunia, con cui mi trovo allineato nel commento.
la storia non è molto chiara ai miei occhi, posso solo fare ipotesi ma non ho basi precise da cui partire.
ci sono parecchie cosette da rivedere, sistemare e migliorare.
mi permetto di consigliare una bella revisione, magari anche per tentare di chiarire meglio lo svilupo della trama.
molto bella la figura del gatto, azzeccata.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Il dono di Giulia Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

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12Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Lun Dic 27, 2021 9:40 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao. 
Storia molto triste ma che, stranamente, mi lascia un senso di speranza.
Parto dal titolo: il dono di Giulia. 
È lei a ricevere un regalo oppure ha una dote particolare per cui riesce ad accompagnare i malati terminali verso una morte serena?


Si, certo, io Gesù Bambina… che se potessi fare miracoli…!


Forse alcuni passaggi non risultano perfettamente chiari, ma credo siano voluti. Ci porti dentro la mente di Maria, una donna fragile e che in fin di vita, vede passare davanti agli occhi tutto il passato.
È forse la stessa Maria, sposa di Giuseppe, da cui nacquero due Gesù Bambini 
o è Maria la mamma di Aurora?


Alla fine Giulia è proprio questo:… nella sua inconsapevole vastità, non riusciva a comprendere quale fosse il senso della propria esistenza.



Inconsapevole della sua vastità.
piaciuto molto per cui avrai un voto alto!
complimenti

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13Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Lun Dic 27, 2021 9:59 pm

gemma vitali

gemma vitali
Padawan
Padawan

Un racconto molto intenso che offre tristezza e tenerezza con la storia di Maria e la sua storia travagliata. La presenza del gatto acuisce il mistero intorno alla donna che ricorda i suoi due gemelli gesù bambino e bambina che lei ha dovuto abbandonare.
Dal punto di vista formale il racconto è scritto bene, il mondo degli ultimi ben rappresentato.
Quello che sembra deviare dal tutto è la figura di Giulia, sebbene lei assiste la donna mentre muore, non conosce nulla di lei tranne il fatto che la chiama gesù Bamina, è forse morta felice credendo di aver ritrovato sua figlia. 
Resta comunque un racconto affasxcinante che rimane impresso dopo la lettura.
un ottimo lavoro..

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14Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Gio Dic 30, 2021 6:22 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Se non avessi letto gli altri commenti, il mio inizierebbe con "aiuto non ho capito nienteeee" e seguirebbe sproloquio sul perché le cose non mi tornano.
Ma ho letto gli altri commenti e quindi forse posso concludere che San Pietroburgo in realtà non esiste, è tutto un sogno.
Ma per il resto appoggio l'incipit.

Dunque.
Scrivi bene e si vede; a parte qualche frase un po' troppo ricercata, lo stile è buono e si legge molto volentieri.
La storia, invece, è tanto confusa.
Ti hanno già esplicitato parecchie cose, ne ripropongo alcune solo per metterci del mio.
- Giulia doveva avere più spazio nella storia. Un incipit per lei, ad esempio. Compare alla fine senza che sappiamo chi sia e perché, io pensavo pure che fosse Aurora che aveva cambiato nome, boh.
La sua vicenda ha senso, è bella, ma meritava più spazio.
- Alla fine non so se Aurora e gemello siano vivi, non più vivi, mi viene persino il dubbio che esistano davvero a questo punto, se Maria immagina qualunque cosa potrebbe anche aver immaginato di aver avuto dei figli. boh?
- L'appoggiarsi alla Sacra Famiglia è davvero fuorviante. Non c'è lieto fine, che magari avrebbe avuto più "senso" vista l'ispirazione religiosa, ma non c'è neppure un ribaltamento totale, anche a rischio di sacrilegio, che faccia dire AH! Apperò!
- Il gatto è un'altra buona aggiunta ma, di nuovo, è solo una comparsa, un tocco di colore. Visto il (bel) valore che gli dai, quasi soprannaturale, perché non spostare il focus su di lui? Assiste Maria, forse perché sa che sta per morire, e poi ritorna nel finale quasi ad attrarre Giulia da lei.
Again: questo chiudere il cerchio che implicazioni ha?
Non è che Giulia è la famosa figlia di Maria? Non ha senso, ma a questo punto, chi può dirlo?

Gesù Bambina, nella accezione di gemella omonima del più noto fratello, potrebbe darmi qualche incubo, porta pazienza.

A parte questo, ottime idee, base forte e potenzialmente devastante, ma realizzazione troppo onirica, troppo basata sull'attenzione alta del lettore.
Rischioso!
Ti faccio comunque i complimenti per i vari aspetti positivi della tua scrittura e immaginazione.

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15Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Gio Dic 30, 2021 7:39 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto che divido in due parti come d'altra parte hai fatto anche tu.
La prima parte, onirica, confusa come d'altra parte spesso sono i sogni che facciamo e che al mattino fatichiamo a ricordare e a ricomporre perfettamente.
La seconda parte che, forse, nel tuo intento doveva servire a chiarire e comprendere la prima parte e che invece crea più confusione soprattutto attorno alla figura di Giulia: è infermiera e prostituta allo stesso tempo? O è diventata infermiera dopo essere stata prostituta per un uomo che forse (speriamo!) ora non c'è più?
Il finale crea ulteriore confusione con il ritorno della Neva.
Mi viene da dire che l'idea di base è molto buona ma doveva essere sviluppata meglio soprattutto nella sua seconda parte; viene quasi il dubbio che ti sia trovat* a corto di tempo e abbia dovuto affrettare la scrittura... mi farai sapere.
La scrittura è buona, nonostante gli attorcigliamenti della trama si legge facilmente ed è scorrevole, senza particolari refusi da segnalare.
Un solo dubbio: quelle spaziature tra i vari periodi, sono solo un problema di impaginazione o sono volute? Perché nel secondo caso faccio fatica a capirle tutte.


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16Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Ven Dic 31, 2021 6:24 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sono anch’io in difficoltà. Sinceramente, ho trovata ben scritta la prima parte, malinconica, forse un poco stereotipata ma mi ha trasmesso bene la solitudine dei clochard.
Difficile da leggere la seconda: l sogno, il delirio, non sono facili da trasmettere, ma qui li ho trovati piuttosto confusi.
Anche la scelta di San Pietroburgo non l’ho capita. Oltretutto mi immagino una barbona arrivare in Russia, senza visto, attraversando senza soldi cinque o sei frontiere.
“Che ti vedevamo inchiodata alla croce della maternità…” e “Quella croce, quei chiodi che straziano i polsi volevo risparmiarveli.”, sono frasi che faccio fatica a catalogare: di una grande tristezza, ma eccessive per trasmetterla.

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17Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Gen 01, 2022 11:36 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Un racconto solo all'apparenza confusionario, che acquista un senso ben preciso alla fine. Veniamo a sapere che Maria sta semplicemente delirando o sognando, in fin di vita, in un letto di ospedale. L'idea è buona, buona anche la metafora del gatto. L'ambientazione natalizia forse non è centratissima ma c'è. La scrittura mi sembra abbastanza curata, ho notato solo qualche sì a cui manca l'accento.
Insomma sarebbe una buona prova se non fosse che hai voluto mettere troppo dramma forse. Troppa carne al fuoco. Ok raccontare la storia della clochard e della tragica depressione post-partum, però frasi come "volevo risparmiarvi quei chiodi, quella croce", sono eccessivamente retoriche. E in generale devi lavorare moltissimo sui dialoghi secondo me perché non sono naturali, non sono credibili. Quale bambina parlerebbe così?: "Ricordo che io e mio fratello ti vedevamo inchiodata alla croce della maternità, che eri stanca eppure non ci riguardava: volevamo le carezze a tutti i costi. Eravamo i tuoi due Bambini Gesù, temevi facessimo la stessa tua fine e non sapevi come proteggerci da te stessa. Noi avevamo un anno e ci aggrappavamo alle tue vesti fino a tirare e strappare il vestito per giungere al seno."? Anche qui, troppa retorica. Oltretutto non si capisce bene: Aurora appare alla madre come una bambina, perché lei come tale la riconosce. Ma poi da quel che ci dici sembra cresciuta, sembra diventata una pittrice affermata. Forse dovresti sistemare anche questa incongruenza.
E anche la storia di Giulia... A che pro dirci che il ragazzo voleva farla prostituire, che significato ha all'interno del racconto? Anche qui, sembra che tu voglia mettere dramma a tutti i costi. Però ho molto apprezzato la parte della castagna matta. Anche mio padre diceva che portano fortuna e proteggono dal raffreddore.


______________________________________________________
"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? 
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."

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18Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Lun Gen 03, 2022 5:33 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Dunque, mi sono immaginato che tutto si svolga in un’agonia che si compie in un ospedale e in quei momenti Maria ripercorre nel delirio i frammenti dolorosi della sua vita: i suoi sogni, la malattia mentale, la sottrazione dei figli, la morte di un figlio, l’emarginazione, la vita per strada. Non mi è chiaro se Giuseppe e Aurora siano vivi o no. Quella frase “dobbiamo andare Mamma, è ora. Presto saremo assieme; tu, i tuoi due Gesù e Giuseppe.” fa propendere per la seconda ipotesi.
Se era tua intenzione fare un parallelo con Gesù, Giuseppe e Maria, cosa che mi pare evidente, perché hai complicato ulteriormente le cose con i due figli?

Indubbiamente ci hai messo del tuo a confondere un po’ le acque. Basti pensare a quelle citazioni geografiche in poche righe che ti disorientano: Sestri Levante, il Vaticano, San Pietroburgo. Il lettore (cioè io) si chiede: ma era proprio necessario? Ho avuto l’impressione che tutto avesse una sua logica e mi sono sforzato di trovarla, ma non credo proprio di esserci riuscito.
La seconda parte del racconto mi è parsa meno ermetica. È una storia apparentemente slegata, quella di Giulia, ma ci indica che anche un’esistenza fatta di isolamento sociale e di emarginazione, in qualche modo, prima o poi, interagisce con altre vite, altrettanto complicate. Un po’ il senso del “Nessun uomo è un’isola…” di J.Donne.
Nonostante tutte le perplessità il racconto mi è piaciuto. È l’ultimo letto della serie ed è stato veramente il più faticoso.

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19Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Lun Gen 03, 2022 11:29 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Autore,
la prima parte del racconto ha in sè qualcosa di bellissimo e struggente! Non ho faticato a immaginare il delirio di Maria, l'ho percepita subito come una moribonda che rivive il suo doloroso passato impastandolo con speranze infrante e sogni irrealizzabili. Ho trovato tanta delicatezza e tanta poesia tra le righe e il mio pensiero è andato alla fiaba della Piccola Fiammiferaia, dove in solitudine, al freddo e invisibile al mondo si conclude il dramma di una vita sbagliata e senza alcuna possibilità. Spogliarsi a San Pietroburgo d'inverno, le farneticazioni sui gemelli Gesù, il quadro, il gatto e tutto ciò che ci hai messo per me erano la struggente rappresentazione di un anima sfortunata e sensibile che dice addio al mondo.
Una riga dopo c'è Giulia, ex (forse) prostituta che segue un gatto in ospedale fino al letto di una barbona bruciata e morente, le dispiace, ma insomma, è la vita.
Sinceramente sono stata un pò spiazzata da questa scelta narrativa, da queste due storie unite insieme da un filo conduttore che non mi è balzato agli occhi.
Giulia è triste, sfruttata e molto sensibile, va bene, ma la sua storia non c'entra niente con quella di Maria, si sfiorano appena. Non c'è scambio, non c'è unione, niente di niente.
E di conseguenza non capisco nemmeno il titolo: Giulia lo fa o lo riceve il dono? E quale sarebbe questo dono? Stringere la mano a Maria mentre muore sembra una casualità, probabilmente Giulia (è la sua indole) lo fa con tutti i moribondi, quindi?
Ecco, trovo che in questo bel racconto sia stata data poca importanza alla struttura del testo, ai perchè che fanno grande una storia e la rendono chiara e comprensibile a qualsiasi lettore.
Peccato, perchè nella prima parte hai toccato dei tasti che mi sono piaciuti molto.

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20Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Mer Gen 05, 2022 1:08 pm

alessandro parolini


Viandante
Viandante

Racconto originale e intimo. Forse alcuni dettagli distonici, ma riflessivo. Scritto con tratti che permettono al lettore di intuire le immagini evocate. Interessante l'elemento di raccordo - il gatto - tra le due storie parallele anche se forse fuori dal tema richiamato. Comunque opera interessante. I miei complimenti.

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21Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Sab Gen 08, 2022 11:57 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore. 
La difficoltà di commentare questo racconto è evidente a tutti, probabilmente perché trama e personaggi sono talmente complicati che, per non far brutte figure, si preferisce restare nel vago... 
Francamente, io ho letto il tuo racconto diverse volte e continuo a non essere soddisfatto. La formattazione poi inganna e non poco, e io lo so che sei tu che l'hai voluta, ma in verità mi chiedo il perché... Che senso abbiano quelle righe vuote... 
Il Natale, poi, dov'è? Non c'è proprio, amico autore, per cui non posso che lasciare la casella col relativo punteggio vuota. 
Una scrittura sicura e pressoché priva di errori non serve a portare il tuo racconto in alto, e per me rimane una prova insufficiente per tutti questi motivi. 
Mi dispiace, ma non sono per niente convinto, nonostante le svariate letture. 
Alla prossima.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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22Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Dom Gen 09, 2022 8:12 am

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Racconto molto intenso, dove la vita (e la morte) di due donne disperate si toccano e si intrecciano, senza che nessuna delle due riesca a trovare pace. 
Maria nel proprio delirio prima di morire, confonde Giulia l'infermiera con la propria figlia Aurora mentre Giulia, umiliata dal proprio uomo, nell'accudire Maria morente pensa al dono che non trova, la ragione per vivere, sebbene il suo dono sia già lì: la sua capacità di dare l'ultimo barlume di serenità alle persone in punto di morte.
Car* aut*, ho cercato di riassumere quanto ho capito io, e quello che ho colto mi è piaciuto. 
Racconto ricco di dettagli, forse troppi, che insieme alla scrittura onirica della prima parte disorientano. Ma nell'insieme alla fine lasciano la traccia della complessità della disperazione delle due donne. 
Di Natale purtroppo ce n'è molto poco, e alcune frasi, anche se belle, sono forse troppo enfatiche (es. Una vita intera le diceva che l'immensamente bello non riesce mai a essere contenuto dal misero involucro del reale.)
Nell'insieme comunque mi è piaciuto.

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23Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Dom Gen 09, 2022 10:57 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Provo a interpretare: Maria e Giulia non si conoscono e s'incontrano casualmente nel finale. Tra l'altro la loro "conoscenza" è relativa poiché Maria è in fin di vita. Qui ho capito che probabilmente tutta la storia di Maria è in realtà un grande sogno, ovvero la realizzazione di quel luogo comune per cui quando stai per morire tutta la vita ti passa davanti. Deve essere veramente stata a San Pietroburgo, probabilmente prima di cadere in disgrazia. E sempre prima di essere allontanata da casa perché ritenuta pazza ha avuto un matrimonio e una famiglia felice che, comunque, non ha mai smesso di pensare a lei. O almeno così vuole credere. 

Giulia. Ma se fa l'infermiera, non ho capito cosa c'entri la prostituzione all'Eur. Deve prostituirsi per arrotondare perché il convivente è un perdiballe? Oppure non ho capito davvero, poiché non penso che Giulia ne abbia bisogno o comunque, insomma, potrebbe fare altro per sbancare il lunario. Il vero "dono di Giulia" dunque qual è? Penso possa essere soltanto la vicinanza degli ultimi minuti, il giorno della vigilia di Natale, a una moribonda che sta per andarsene. Anche perché altrimenti non saprei.

Questo è uno di quei racconti dalle mille facce: ogni volta che lo leggi ti sembra di aver letto qualcosa di nuovo.

Scrittura migliorabile ma sostanzialmente buona.

Grazie.

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24Il dono di Giulia Empty Commento Lun Gen 10, 2022 6:25 pm

Marcog

Marcog
Padawan
Padawan

Racconto triste, ma non tragico nel delicato svolgersi. All'inizio la storia sembra reale, ma poi piano piano l'aut* ci fa capire che c'è qualche incoerenza, che potrebbe essere frutto della pazzia di Maria. Poi scopriamo che si tratta di un sogno o meglio di un delirio. La fine ci riporta alla dura realtà: Giulia, una confusa infermiera che ha già avuto brutte esperienze, dona l'estremo saluto ad una senza tetto bruciata da teppisti. Le due non si conoscono, le unisce il gatto e la voglia di riscatto dell'infermiera nell'accudire i malati terminali.
Segnalo che felpato e plastico secondo me sono riferibili ad un gatto in movimento. La trama mi è piaciuta molto, forse da rivedere negli enigmatici riferimenti a Gesù Bambina/o. Complimenti e grazie!

25Il dono di Giulia Empty Re: Il dono di Giulia Mar Gen 11, 2022 11:36 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Confesso di aver avuto molte difficoltà a commentare questo racconto. O questi racconti intrecciati tra loro. Due donne, due vite, due drammi. La prima parte delirante è molto complessa e non semplice da capire. Si svela lentamente e ci lascia comunque con molti dubbi. La seconda è apparentemente più lineare ma altrettanto oscura. Forse queste due donne avrebbero necessitato di più di un racconto per parlarci della loro vita. Una buona intenzione non perfettamente sviluppata.
Complimenti.
Grazie.



Ultima modifica di CharAznable il Mar Gen 11, 2022 12:01 pm - modificato 1 volta.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

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