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1Alla bisogna Empty Alla bisogna Mer Dic 15, 2021 9:26 pm

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Tomaso Labate detto l’Abbisogna


27/12/2019

Io odio il natale. Potrà sembrare una dichiarazione alla moda, da perfetto radical scic. Un tributo al pensiero dominante: per non offendere nessuno, dobbiamo scolorire tutto e omogenizzare le differenze.

Altro che radical scic, io sono un poliziotto e vivo in una città, bella e difficile, che amo e detesto. Anni fa un balordo rumeno mi ha sparato a un ginocchio, ora giro con una protesi al posto della rotula naturale. Uno come me, non è certo radical e non ha nessuna voglia di essere scic.

Semplicemente, odio il natale: i suoi melensi rituali, l’albero, Babbo Natale e le sue di renne finte, i film e le commedie sdolcinate a tema. Il suo ipocrita vogliamoci bene, quando tutti sappiamo che non è l’amore il sentimento che contraddistingue gli esseri umani. L’egoismo, l’avidità e la cattiveria guidano le scelte degli individui. Non bisogna essere poliziotti per saperlo, ma i poliziotti lo sanno meglio degli altri. La verità è che siamo tutti pronti a tradire i nostri simili, solo se ci fa comodo. A natale, a capodanno, a pasqua e in tutti gli altri giorni.

Io a natale non voglio star solo. Altrimenti cercherei la compagnia del whiskey e il mio fegato e la mia autostima non se lo possono più permettere.

Fortunatamente, da diversi anni, passo il natale con un ragazzo somalo, Senai, conosciuto nella palestra del gruppo sportivo delle Fiamme Oro. Lui, atleta di belle speranze, stava recuperando da un infortunio ai legamenti del ginocchio, io, qualche anno più grande, imparavo a usare la rotula artificiale. Condividevamo la stessa fisioterapista. Un gran pezzo di figa va aggiunto. Siamo andati a letto insieme per un paio di mesi. Con la fisioterapista, non con Senai. Non scherziamo su certe cose.

Gira la voce che io ci provi con tutte. In realtà, non è vero, solo con quelle carine. Passare qualche ora a letto con una bella donna è una delle poche consolazioni della mia vita mediocre.

Senai mi aveva conquistato quando, alla domanda della fisioterapista su dove avrebbe passato le vacanze di natale, aveva risposto secco che per lui il natale non esisteva: era mussulmano.

Ehi, amico, ti invito a non festeggiare il natale, a casa mia”.

Il venticinque lo passammo con una maratona dei film più belli del vecchio Clint Eastwood. Il ventisei lo dedicammo al boxing day della Premier League. Gli inglesi sanno onorare i giorni di festa: birra e calcio. Il massimo sarebbe birra, calcio e figa. Ma figa e calcio non sempre sono compatibili e fra le due, ogni tanto, occorre scegliere.

Così ci sono rimasto di sasso quando Senai mi ha chiamato sei giorni fa.

Senti, non so come dirtelo, ma Francesca, vuole che passi il natale dai suoi, a Pergine. Partiamo domani”

Francesca era da quasi un anno la sua fidanzata. E le donne, lo sanno tutti, sono fissate col natale. Non è una storia seria, se non lo porti al cenone di natale con zio Alfredo e nonna Rita. Sarei proprio curioso di vedere la faccia dei parenti di Francesca quando si troveranno un seguace di Maometto al cenone della vigilia.

Io non mi preoccuperei per me, ma per te. Te lo dico chiaro: non sperare che io venga al tuo matrimonio.”

Sei giorni fa, il ventuno dicembre le cose sembravano mettersi proprio male. Si prospettava un natale da solo. O meglio, col caro amico Johnnie Walker. E tanti saluti al fegato.

Quando già disperavo, è arrivato il lavoro a salvarmi. Tomaso Labate, meglio noto come l’Abbisogna, fu trovato assassinato, pestato a morte. Come esistono o, meglio, esistevano i film di serie B, oramai sostituiti da quelli per la TV, così esistono i delinquenti di serie B. Persone che vivono ai margini del grande crimine, sbarcano il lunario con piccoli furti o aiutando, con ruoli marginali, i veri professionisti. Quando serviva chi guidasse l’auto, o facesse dei sopralluoghi prima del colpo, chiamavano Tomaso. Veniva usato alla bisogna, da qui, il suo soprannome.

Nessuno sapeva che l’Abbisogna era un mio amico e/o informatore. Nel senso che lui pensava di essere un amico e io lo ritenevo solo un informatore. Sia io come amico, che lui come informatore eravamo piuttosto scadenti. Entrambi abituati a non aspettarci molto dalla vita, non ne facevano un cruccio. Giocavamo in squadre diverse, ma nella stessa categoria.

Mi affidarono l’indagine, anche perché ero l’unico disposto a lavorare a natale. Il vicequestore Milella, capo della mobile, mi fece capire che non era il caso, vista la natura della vittima, di rovinarsi il natale. Il cinismo fra i poliziotti è una malattia professionale.

Lui non sapeva che il natale, l’Abbisogna, me l’aveva salvato, forse era davvero un amico. Per questo, feci le cose seriamente. Sapevo bene dove abitava e andai a parlare con la vedova.

Lo sa che Tomaso parlava spesso di lei? La considerava un amico, anche se era uno sbirro”

Ancora con questa storia dell’amico! Io non ho amici e non ne voglio avere.

Alla mia domanda se in quel periodo il marito stesse lavorando, la signora Labate mi rispose che il marito non le parlava mai di quel che faceva. Ma negli ultimi mesi era strano. Dopo un primo periodo di grande entusiasmo, nel quale era spesso impegnato, nelle ultime settimane si era incupito, come fosse preoccupato. Gli ultimi giorni sembrava proprio triste. Triste, ma anche dolce e affettuoso, più del solito.

Proprio l’altro giorno, mi ha abbracciata, così, senza una ragione. Lalla, ti voglio bene, mi ha detto. Stava diventando vecchio, il mio Tomaso. Era diventato addirittura romantico.”

Cominciò a piangere lacrime vere.

Ispettore, lo prenda quello che ha l’ucciso. Era una persona perbene.”

Il concetto di persona per bene, per la Lalla, era evidentemente relativo. Quarantenne in buona forma fisica, forse leggermente sovrappeso, la moglie di Tomaso aveva un viso intrigante e un seno generoso. Sarà stato per questo l’Abbisogna se l’abbracciava. Scacciai, dopo una breve lotta interiore, l’idea di insediarne il lutto. Anche per uno come me, questo era troppo, o forse la Lalla non era bella abbastanza.

Era il pomeriggio inoltrato del ventitré, quando lasciai la casa di Labate. Ci pensai un po’, considerando bene i rischi, poi decisi di telefonare a Celeste che lavora alla Telecom. Mi aveva mandato diversi messaggi su WhatsApp a cui non avevo risposto.

Finalmente. Ti sei deciso ad accettare il nostro invito per Natale.”

In realtà, Celeste, mi servirebbe un favore. Avrei bisogno, per un’indagine, di tutti i dati su una utenza telefonica, tutto quello che hai. Me lo puoi fare?”

Sei fortunato che domani devo passare in ufficio. E comunque non lo faccio gratis, tu domani viene a cena da noi per la vigilia e io ti faccio trovare tutto pronto. Lo sai che altrimenti dovresti aspettare almeno una settimana. Vieni, che fai contenta mamma, che in questi giorni chiede sempre di te”

Ciò che temevo, un volgare ricatto. Ero in trappola.

Va bene, Celeste, ma vado via prima della mezzanotte. Il venticinque non ce la faccio proprio. A tua mamma diciamo che devo lavorare. Porto quel brunello che piace tanto a tuo marito.”

Alla fine, la cena della viglia non andò poi così male. Di certe cose non si parlò. Celeste aveva indottrinato bene sua madre. La sua famiglia è sopportabile, anzi è una bella famiglia, per quanto le famiglie lo possano essere. Ma questo lo sapevo già.

Me ne andai poco prima di mezzanotte, con lo stomaco pieno di cibo e il cuore pieno di dolore e rabbia. Ma nella tasca avevo il cd con tutti i dati che Celeste aveva scaricato per me. Mi aspettava un bel natale di solo lavoro.

Il venticinque alle sette, quando i bambini non avevano ancora aperto i regali, me ne andai in questura. Mi serviva accedere a banche dati non raggiungibili da casa. Come prevedevo, il cellulare del Labate era pulito. La maggior parte delle telefonate erano alla moglie e ai figli. Nessun nome a me particolarmente noto e pochissimi pregiudicati. Sicuramente usava un'altra sim, presa con qualche documento falso, e un altro telefono per il lavoro e le questioni delicate. Telefono che chi lo aveva massacrato di botte, aveva fatto sparire.

In realtà, a me interessava un’altra cosa. Da poco, era disponibile un software che permetteva il tracciamento degli spostamenti del telefono. Non era facilissimo da usare, ma dopo un po’, ebbi una rappresentazione grafica abbastanza chiara dei posti che l’Abbisogna aveva recentemente frequentato. Se Tomaso fosse stato incaricato di fare un sopralluogo per qualche colpo, dai dati sarebbe emerso.

Non venne, invece, fuori nulla. I posti che l’Abbisogna aveva frequentato più assiduamente erano in centro città e in particolare intorno a via Sparano e al policlinico, dove era andato diverse volte nelle ultime settimane. Nessuna banca, istituto dei pegni, gioielleria e altri possibili obiettivi del genere. Ero punto e daccapo. A meno che qualcuno non volesse provare a fare un colpo nella filiale ospedaliera della banca. Ma sarebbe stata una pessima idea, anche per dei balordi improvvisati.

Per sicurezza, presi la macchina e andai al policlinico, tanto non avevo nulla da fare prima che il natale fosse passato. La mia speranza era trovare il Moruzzi. L’avevo conosciuto per lavoro. Ex detenuto, era stato assunto dalla cooperativa sociale che aveva in gestione i servizi di portineria dell’ospedale.

Almeno in questo fui fortunato.

Tu l’Abbisogna, lo conoscevi?”, gli chiesi subito dopo i brevissimi convenevoli di rito.

E come no. Un tipo in gamba. Mi è tanto dispiaciuto. Anche se…”

Anche se …?”

Girava voce che fosse malato. Infatti, qui era di casa. Pochi giorni prima del fatto, me lo ha confermato. Mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno, sua moglie ancora non sapeva. Ma a lei l’avrei detto ugualmente. Arrestandomi cinque anni fa, mi ha salvato la vita”.

Lo salutai e fui ricambiato da un buon natale. Cosa ci volete fare, la gratitudine non è di questo mondo.

Tornato a casa, preparai un piatto di spaghetti alle cozze, innaffiate da un Locorotondo ben freddo: una specie di pranzo tardivo o cena precoce alle sei e trenta, manco fossi trentino. Seguendo il cliché delle persone sole, mangiai davanti al televisore. Mi vidi tutte le puntate di Big Little Lies. Quasi tutte, perché mi addormentai sul divano.

Mi svegliai che natale era andato. Eravamo vicini all’alba di Santo Stefano. Se facevo in fretta, forse ce l’avrei fatta. Mi sedetti su una panchina del lungomare Nazario Sauro e aspettai, non faceva neanche particolarmente freddo. Dopo pochi minuti, il sole giunse prepotente a illuminare il mare. L’alba dal lungomare: òa mia città avrà tanti problemi, sarà sporca e criminale, ma regala emozioni uniche.

Tentai di scacciare i ricordi che tornavano prepotenti a galla, ma non feci in tempo. Una lacrima mi segò il viso. La catturai sul dorso della mano e soffiando la diressi verso il sole.

Mi avviai in questura, aspettando che il fratello povero del natale se ne andasse anche lui.

Volevo controllare i verbali degli ultimi due mesi per vedere se fosse successo qualcosa che giustificasse l’attività dell’Abbisogna. Il poliziotto che ebbi la fortuna di incontrare, all’inizio della mia carriera, mi insegnò come questi materiali vanno trattati: letti attentamente una volta, fatta una pausa sufficientemente lunga, e riletti una seconda volta con ancora maggiore attenzione. La pausa la passai al bar pasticcieria di via Oriano non lontano dalla questura a mangiare cartellate e castagnedde. Odio il natale; adoro i dolci di natale.

Avevo ancora in bocca il sapore dolce del vincotto delle cartellate quando ebbi un’illuminazione. In via Putigniani, una traversa di via Sparano, alcuni cittadini avevano chiamato la polizia allarmati dai rumori provenienti da un appartamento al terzo piano. Al loro arrivo, i colleghi avevano trovato il padrone di casa malconcio e con i segni evidenti di una forte colluttazione. Non aveva voluto sporgere denuncia, il diverbio era nato da una questione di donne, disse. Non voleva infierire sul cornuto, concluse. Quello che era importante e che alla prima lettura mi era sfuggito, era il nome del padrone di casa: Aldo Lorusso, il maggiore strozzino della città. Un uomo collegato ai Palermiti, clan oramai in rotta, dopo la lunga guerra, persa, con i Capriati.

Altro che questione di corna. Era probabile che i giri di Tomaso intorno a via Sparano erano di preparazione a questo: una rapina a chi non la denuncerà mai, perché non può spiegare la provenienza del denaro rubato. Un usuraio oramai privo di quella protezione criminale di cui aveva, fino a quel punto, goduto.

Una visita a Lorusso si imponeva. Lo trovai che si era svegliato da poco, come la maggior parte dei miei concittadini in quel giorno di festa.

Ancora con questa storia? Ve l’ho detto che è una sciocchezza. Non avete niente di meglio da fare che indagare sulla sfuriata di un marito geloso? “

Senti brutto stronzo, credi ancora di parlare con un ragazzino della volante? Io so che fai per vivere e so per certo che tu sei stato rapinato.”

L’avevo preso per il colletto della giacca da camera con la quale si era presentato, per rendere più credibile il bluff, visto che io, di certezze, ne avevo ben poche. Avevo fatto la faccia cattiva, cosa che mi riesce sempre bene. Certuni conoscono solo un registro psicologico. O dominano o sono dominati, o spaventano o sono spaventati.

E vabbè che sarà mai. Non perdiamo le staffe. La mia posizione ufficiale rimane la stessa. Ma ho capito che lei è sveglio e immagino anche perché siete interessati alla cosa.”

Ragioniamo, quindi, per via ipotetica. Supponiamo che un onesto cittadino abbia in casa una certa, notevole, somma di denaro. Diciamo una vincita al gioco. Supponiamo poi che dei farabutti, saputa la cosa, decidano di prendersi quel denaro. L’onesto cittadino tenta di reagire, ma viene sopraffatto. Quel tale potrebbe denunciare il tutto alle forze dell’ordine, certo. Ma, a parte che queste forze, tutta questa forza, nella nostra città, non ce l’hanno, il brav’uomo non vuole fare sapere, per ragioni sue, dell’esistenza di quel denaro.”

La cosa più saggia è considerare persa la somma e premunirsi per il futuro. Quindi parlare con qualcuno che ha la forza reale e chiedere quella protezione che un amico precedente non è più in grado di dargli”

Ironia della sorte, ispettore mio, pare che quella somma che, ipoteticamente, è stata rubata, non si trovi più. Scomparsa. Ed è un peccato, perché il nuovo amico si era impegnato per far restituire metà della somma rubata al brav’uomo.”

Io penserei, ma non voglio rubarle il mestiere, che quel che interessa a lei, abbia proprio a che fare con la sparizione del denaro”.

Rimasi in casa sua un’altra ventina di minuti per fare il mio dovere: minacce, avvertimenti, difesa del ruolo della polizia. Ma era una parte in commedia. Le parole del Lorusso descrivevano quel che accade in città molto meglio di tanti manuali di sociologia sulle vecchie e nuove mafie.

Avevo saputo quel che c’era da sapere. Il cravattaro mi aveva anche informato, sperando spargessi la voce, che lui era di nuovo protetto, e un’offesa a lui, era un’offesa ai Capriati. Chissà quale percentuale del giro di affari avevano chiesto in cambio. Sicuramente superiore al protettore precedente; i servizi di qualità, come è noto, si pagano.

Tornando a casa, feci il punto della situazione. Arrivai a una prima, parziale, conclusione. La moglie e i figli di Tomaso erano in pericolo. Mi diressi da loro.

Non mi sbagliavo. Sotto casa, c’era una macchina ferma con un uomo dei Capriati che fumava tranquillo una sigaretta. Indossava gli auricolari e non perdeva di vista il portone. Entrai facendo finta di non averlo visto. Quando bussai, la signora Labate, invece di aprire subito, come aveva fatto la volta precedente, chiese preoccupata chi fossi. Solo quando sentì la mia voce, aprì.

Sono quindi già venuti?”

Ispettore, di questi soldi, io e i miei figli non sappiamo niente. Gliel’ho detto, ma hanno guardato dappertutto, mettendo a soqquadro la casa. Ho passato tutta la mattina a risistemare. Spero che mi abbiano creduto.”

Non del tutto, signora, temo. E gente che non molla”.

Presi dalla tasca la penna e un pezzo di carta e scrissi.

Venga giù dove sono i contatori.

Era il luogo dove, in un paio di occasioni, mi ero incontrato con il marito che mi aveva mostrato come arrivarci senza passare dal portone.

Io le credo signora, anche perché in base a quel che sappiamo, uno dei rapinatori è riuscito a fuggire con i soldi. Non esiti a chiamarci, se la disturbano ancora. Nel frattempo, vuole sporgere denuncia per quello che hanno fatto e per le minacce?”

Ma si figuri, ispettore. Io sono la moglie dell’Abbisogna e con gli sbirri non voglio averci a che fare”.

Era sveglia, la Lalla.

Uscii dal portone facendomi vedere dall’uomo in macchina. Girai l’angolo ed entrai nel cortile del palazzo da un’entrata di servizio che dalla macchina non si poteva vedere. Lalla arrivò pochi minuti dopo venendo dalle scale del palazzo.

Senta, sono quasi sicuro che abbiano piazzato delle cimici in casa; quindi, state attenti a ciò che dite. Io non voglio sapere nulla dei soldi. Anzi sapendo a chi sono stati presi e chi li cerca, se li aveste voi, a me farebbe solo piacere.”

Ma state attenti, la cifra è alta. Questi non vogliono perdere la faccia, visto che si sono impegnati a farli riavere allo strozzino. Due cose non dovete fare: dire che avete i soldi e, principalmente, spenderli. Se cambiate i mobili di casa, fate un viaggio, comprate un’auto nuova, quelli vi piomberanno in casa e saranno dolori. Vi dico di più, evitate di fare spese particolari, anche se i soldi non li avete”.

Ma ispettore noi veramente non li abbiamo”.

Signora, questo è quel che mi direbbe anche se li aveste. Io sono sempre un poliziotto”,

No, cioè sì. Ma lei è, era, un amico di Tomaso”.

Ancora! Salutai la signora Labate e me ne andai.

In fondo, il caso era risolto. Chi avesse ucciso l’Abbisogna, o meglio, chi avesse ordinato di farlo parlare a tutti i costi, era chiaro. Punire gli esecutori materiali, ancora non noti e i mandanti, i Capriati, invece era tutt’altra cosa. E sembrava molto difficile da ottenere.

Qui non siamo in un romanzo giallo dove i colpevoli nelle ultime pagine sono sempre arrestati e puniti. Nella vita vera, i buoni non vincono mai.

Sono tornato a casa a vedermi il derby di Manchester. Ieri era il boxing day e io tengo per i red devils. Poi sono andato a dormire.

Mi sono svegliato che natale era finalmente passato. Alla fine, anche quest’anno sono sopravvissuto. Anche quest’anno il dolore e sensi di colpa mi hanno colpito ma non sconfitto. Nemmeno io avevo vinto. Nelle mie condizioni, un pareggio era pur sempre un risultato onorevole.

Passo il ventisette a casa. Sarei in ferie ma mi metto a scrivere il rapporto per il magistrato. La relazione si basa principalmente su dati ufficiosi e confidenziali. Avrebbe deciso lui come e se procedere.

Per completarlo, mi mancano i risultati della autopsia. Chiamo il dottor Cassano, per saperne di più. Con Antonio giocavamo a calcio insieme da ragazzi, e ogni tanto ancora ci vedevamo per una pizza o un caffè. Mi sono visto qualche volta anche con sua moglie, ma questo spero che non lo sappia.

Antò, sai per caso chi ha fatto l’autopsia su Labate? Il caso lo seguo io”

Comunque, buona natale anche a te” e se la ride, conoscendo il mio sentimento nei confronti delle feste.

Ero di turno, quest’anno e quando ho visto che era roba tua, l’ho fatta subito. Ti stavo per chiamare”

Non è che abbia molto da dirti. Le cause della morte erano chiare fin da subito. Morto per emorragia interna causata dalle botte. I colpi hanno spappolato il fegato e non ci è stato nulla da fare. Ti posso solo aggiungere una cosa, che forse non sapevi”

Stava per morire, comunque”.

Che soddisfazione anticiparlo e rovinargli la sorpresa!

E tu come lo sai? Un tumore proprio al fegato, stadio finale.”

La mia idea è che sia stato picchiato perché rivelasse certe informazioni, cosa che sembrerebbe non aver fatto. La malattia può spiegare come mai il pestaggio sia sfuggito di mano ai suoi aggressori e lui sia morto prima di dire quel che doveva dire o prima che si convincessero che realmente non sapeva?”

Assolutamente. Col fegato in quelle condizioni, non era in grado di resistere tanto”

Grazie Nicola”

Chiudo il telefono mentre suonano al citofono.

C’è un pacco, deve firmare”.

23/12/2021

Se la mia vita fosse un romanzo si intitolerebbe “Il pacco di Natale”.

Quel pacco cambiò la mia vita. Cosa ci trovai, non può essere una sorpresa per nessuno: una montagna di soldi. Per la precisione duecentocinquanta mila euro in biglietti da cento euro. E una lettera dell’Abbisogna e che lettera! Quell’uomo mi considerava veramente un amico e si fidava cecamente di me, sicuro che non lo tradissi. Mi ricordava qualcuno che però con quella fiducia si era bruciata.

Io quei soldi avrei potuto tenerli. Nessuno sapeva niente. Avrei solo dovuto controllare che non avesse scritto anche alla moglie. Ma era improbabile. E comunque non mi sarebbe costato molto accertarmene. Distruggere la lettera e tenermi i soldi, facile. Avrei solo dovuto avere le stesse accortezze che avevo suggerito alla Lalla.

Nascosi soldi e lettera in un posto sicuro, dove non sarebbero potuti arrivare né i miei colleghi, né gli uomini di Capriati. Per due lunghi anni ho saputo di essere potenzialmente ricco, ma ho continuato a vivere del mio stipendio di poliziotto, che, vi assicuro, non è granché.

Non so molto di filosofia orientale o di ascetismo. Ma ora sono convinto di un’idea, che anni fa mi avrebbe fatto ridere: a volte le rinunce, quelle vere, quelle costose, ci rendono più forti. E più sereni. I potenziali soldi nascosti e la lettera di Tomaso che ricordo quasi a memoria, mi cambiarono giorno per giorno, lentamente ma inesorabilmente. Sapere che qualcuno avesse riposto una tale fiducia in me, aveva moltiplicato la fiducia che io avevo in me stesso.

Ieri sono andato a trovare la moglie di Tomaso. Le ho portato i soldi e la lettera. Era una precisa richiesta del marito. Aspettare che la polvere si fosse definitivamente posata. Non pensavo fossero più controllati, l’invitai comunque alla massima prudenza possibile.

Lo sapevo. Lo sapevo che Tomaso faceva bene a fidarsi di lei.”

Le sue parole, il suo sorriso, il suo sguardo riconoscente valevano più di tutti quei soldi? Anni fa, mi sarebbe sembrata una domanda retorica. Adesso mi sentivo felice.

Lalla mi ha abbracciato e i suoi seni premevano sul mio petto. Era anche più carina di due anni fa, essendosi un po’ dimagrita. Per un attimo le nostre labbra sono state pericolosamente vicine. L’ho salutata e sono andato via.

Oggi, l’antivigilia, ho saldato un altro debito, quello con lei. Ho raccontato a Celeste e a sua mamma, come fossero veramente andate le cose, la mattina di Natale di dieci anni fa. Dovevamo andare a pranzo dai suoi, io ero sotto la doccia. Mi arrivò un messaggio sul telefono che avevo lasciato sul comò. Le donne mi piacevano troppo anche da sposato. E le rinunce allora non facevano per me. Lei lo lesse, probabilmente per sbaglio, i nostri cellulari erano abbastanza simili. Sentii il suo urlo, appena chiusa l’acqua. Uscii veloce dalla doccia, ma lei era già corsa via, in strada. Le andai dietro. Avvilita, fuori di testa e non volendo essere raggiunta, non vide arrivare il bus dei turisti tedeschi in visita alla città vecchia; l’asfalto bagnato fece il resto. Non vide arrivare nemmeno altri natali.

Io rimasi in strada, in accappatoio, sotto la pioggia battente, il venticinque dicembre, a odiare me stesso, i tedeschi e il Natale.

Ho letto la delusione negli occhi di quelle che erano state mia suocera e mia cognata. Oltre ai soldi, forse, avevo perso anche loro. Fare i conti con i propri errori non può essere gratis. Troppo facile, altrimenti.

Ora devo andare. Devo comprare FIFA 22 e Taboo, da mettere sotto l’albero. Per le vacanze di Natale mi trasferisco, da Claudia, un’amica di Francesca, la moglie di Senai, insegna tedesco alle superiori. L’ho conosciuta al loro matrimonio in cui ero, parrebbe incredibile, il testimone dello sposo. E lei la testimone della sposa.

Temo che dietro ci sia stata una studiata sceneggiatura, ma chi se ne frega. Sembra una trama da romanzetto rosa, ma dopotutto il giallo non è l’unico genere disponibile in libreria.




Claudia è una donna straordinaria. Spero di essere alla sua altezza. La figlia e il figlio mi piacciono ancora di più. Sono oramai grandi, altrimenti a Natale mi sarei anche travestito da Babbo Natale, se questo li avesse resi felici.




Domani a mezzanotte non devo dimenticare di fare un brindisi a Tomaso. Lui sì, che era un vero amico.





2Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Ven Dic 17, 2021 12:06 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Prima lettura e primo giudizio davvero positivo.
La lettura è stata gradevole, il pezzo non annoia e tiene alta la curiosità e l'attenzione del lettore.
Molto buoni anche i personaggi: il poliziotto ritratto soprattutto come uomo, con le sue debolezze, i suoi limiti anche, e poi l'Abbisogna, un piccolo delinquente, che grazie al suo modo di essere, a una sorta di lealtà intellettuale se così vogliamo chiamarla, contribuisce a sconfiggere il cinismo dell'ispettore. L'autore dimostra di padroneggiare il genere e i casi sono due: o è un grande lettore di gialli oppure è un addetto ai lavori e conosce bene la materia. Voglio dire, non ci sono tecnicismi e procedure operativo/legali particolari, però il tutto è gestito con familiarità e naturalezza. Insomma il vero, il reale, la realtà, mi pare prevalga sul romanzato, ho avuto questa netta sensazione mentre leggevo. 
L'unica cosa che posso suggerirti per migliorarlo è provare a dare una leggera sfoltita al brano. Non annoia mai, è vero, ma forse in alcuni frangenti ti dilunghi troppo, come la chiacchierata con lo strozzino o con la Lalla al riparo dalle "cimici". Anche il finale col trasferimento da Claudia forse avresti potuto evitarlo. Credo che tu volessi trasmettere un cambiamento di vita dell'ispettore, un rinnovamento rappresentato da questa nuova relazione, però mi pare che il pezzo così vada a perdere un pò della sua incisività. Per me avrebbe più effetto far finire il racconto sulla battuta  Fare i conti con i propri errori non può essere gratis.
Bel racconto davvero.

3Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Ven Dic 17, 2021 2:20 pm

tontonlino

tontonlino
Younglings
Younglings

Proprio così. C’è il Natale spensierato, quello dei bambini che amano scartare i pacchi, e il Natale che ti fa fare i conti con la vita. È il Natale degli adulti, realistico e pieno di rimpianti.
L’ispettore, di cui ignoriamo il nome, lo capiamo già dall’inizio, ha qualcosa in sospeso con il suo passato o, meglio, con qualche Natale addietro.
C’è una parola, un indizio visto che il racconto è un giallo, che, anche se non molto ricorrente, attrae comunque l’attenzione e ci guida verso una possibile chiave d’interpretazione: fiducia.
Proseguendo la lettura apprendiamo che cosa gli è successo e il perché questa parola potrebbe essere così importante per lui. E qui s’intrecciano la sua vicenda personale e l’inchiesta. L’ispettore non riesce a perdonarsi un suo tradimento commesso in passato e pensa di non essere degno di fiducia. E poi il riscatto.
Due o tre frasi, probabilmente, riassumono il racconto:
"Mi ricordava qualcuno che però con quella fiducia si era bruciata."


e più giù: 
"Sapere che qualcuno avesse riposto una tale fiducia in me, aveva moltiplicato la fiducia che io avevo in me stesso."

E tutto questo grazie a quel Tomaso, che incomprensibilmente si dichiarava un suo amico, a cui, giustamente potrà brindare alla fine del racconto.
Direi che è costruito bene. Non vedo incoerenze e passaggi pesanti. La narrazione in prima persona lo rende scorrevole e gradevole e ci fa arrivare sino in fondo senza fatica.

4Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Sab Dic 18, 2021 1:03 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un bel racconto che mi sono goduta dall’inizio alla fine. 
Lo stile asciutto, la narrazione in prima persona ad opera di un personaggio interessante e ben caratterizzato. Mi è piaciuta molto l’atmosfera decadente che hai saputo creare e trasmettere. Le piccole abitudini, le paranoie e quel certo non so che palpabile. Cosa è successo per fare odiare così tanto il Natale (la scelta di scrivere tutte le feste comandate in minuscolo penso sia per amplificare il senso di insensibilità verso la ricorrenza. Però i la regola è usare le maiuscole).
La parte centrale potrebbe essere tranquillamente omessa a vantaggio di quella finale in cui riveli la motivazione dell’odio.
Trovo ben caratterizzati tutti i personaggi e appassionante la storia. Dal punto di vista del “giallo” un po’ debole, ma non importa. Non è il focus del racconto.
Ti segnalo alcune imprecisioni (manca la punteggiatura quando chiudi i dialoghi) 
Senti, non so come dirtelo, ma Francesca, vuole che passi il natale dai suoi, a Pergine. Partiamo domani”

“Ero di turno, quest’anno e quando ho visto che era roba tua, l’ho fatta subito. Ti stavo per chiamare”
Ne mancano anche in altre frasi, non te le scrivo tutte.


L’alba dal lungomare: òa mia città avrà tanti problemi: refuso



Una lacrima mi segò il viso. Qui avrei preferito mi rigò il viso.



E gente che non molla”.   È


Complimenti per questo racconto che mi auguro di rileggere in antologia.

5Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Sab Dic 18, 2021 3:44 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ci sono parecchi refusi da sistemare: quel scic non sono proprio riuscito a leggerlo (forma corretta chic) poi non capisco le iniziali minuscole per natale, pasqua e varie altre. Non le elenco tutte ma ce n'è abbastanza che una tua stessa rilettura non possa trovare. Il racconto mi è piaciuto molto e anche lo stile con quelle frasi brevi che ne costituiscono il ritmo. L'ironia poi è super e io adoro l'ironia, quindi un bel pollice su. Bravo.

6Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Sab Dic 18, 2021 4:44 pm

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Ciao,
Forse ti arriverà il mio commento due volte, ma non lo trovò più.
Il tuo racconto mi è piaciuto, scorre fluido, ha ritmo e si legge con facilità. Descrivi le situazioni bene con un linguaggio consono al personaggio che hai magistralmente condottò per mano, mostrandoci pregi e difetti, rendendolo simpatico nonostante il suo cinismo.
Capisco il Natale scritto con la minuscola, ma la Pasqua cosa gli aveva fatto per ottenere lo stesso trattamento?
Manca qualche virgola e ci sono un paio di refusi che ti sono già stati segnalati, ma tutte cose di poco conto.
La parola Natale è ripetuta numerose volte, avresti potuto sostituirla o tralasciarla. Ti riporto un paio di esempi:

Senai mi aveva conquistato quando, alla domanda della fisioterapista su dove avrebbe passato le vacanze di natale, aveva risposto secco che per lui il natale non esisteva: era mussulmano. 

Ehi, amico, ti invito a non festeggiare il natale, a casa


Senti, non so come dirtelo, ma Francesca, vuole che passi il natale dai suoi, a Pergine. Partiamo domani”



Francesca era da quasi un anno la sua fidanzata. E le donne, lo sanno tutti, sono fissate col natale. Non è una storia seria, se non lo porti al cenone di natale con zio




Bravo/a giudizio molto positivo

7Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Dom Dic 19, 2021 8:41 am

Valentina

Valentina
Younglings
Younglings

Ciao Autore! Il tuo racconto è stato molto piacevole da leggere, il personaggio a cui hai dato parola è stato molto coerente da subito, seguendo poi un'evoluzione credibile.
Lo stile di scrittura l'ho trovato ottimo ed anche il ritmo del racconto.
Inizialmente non ci sono indizi che suggeriscano il vero motivo tragico del perché egli odi così tanto il Natale, sembra piuttosto il classico "antinatale" che odia il panettone, l'ipocrisia del periodo ecc
Ma grazie al finale il personaggio viene inquadrato di più, anche se dopo aver letto la conclusione ho avuto bisogno di tornare a rileggere la parte in cui compare Celeste, non avendo trovato prima indizi che li collegassero come ex parenti. Non so forse è stato un problema solo mio, ma non mi è stato chiaro da subito, ho avuto bisogno di interrompersi giusto prima della fine e controllare questa parte della storia. Solo "qualcuno con quella fiducia si era bruciato" fornisce qualche indizio.
Ma a livello della storia in sé nulla da dire, molto molto molto positivo il mio giudizio.

Meno positivo sulla grammatica e sui tanti errori trovati, avrebbe decisamente avuto bisogno di una rilettura più accurata.
Segnalo:

-Babbo Natale e le sue -di- renne finte" (c'è un "di" di troppo)
-Capodanno, Pasqua e Natale scritti con la minuscola
-"E le donne, lo sanno tutti, sono
fissate col natale. Non è una storia seria, se non - lo- porti al cenone" (serve sostituire lo con "le")
- Sarà stato per questo ("che") l’Abbisogna se l’abbracciava.
- tu domani viene a cena (vieni)
- “La mia idea è che sia stato picchiato perché (non) rivelasse certe informazioni"
- "ciecamente" al posto di cecamente
-Era probabile che i giri di Tomaso intorno a via
Sparano - erano- di preparazione a questo (al posto di erano trovo più corretto sostituire con "fossero")

8Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Dom Dic 19, 2021 11:32 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

Anche qui, vivaddio, non ci sono elfi e babbi natale (anzi Natale) se non come mere citazioni.
La storia è interessante, il personaggio principale ben delineato.
Ho notato alcune scelte stilistiche particolari: non sappiamo come si chiami il protagonista, né la sua sfortunata ex moglie. Non viene nominata la città, che ospita la vicenda, sebbene anche essa sia coprotagonista. La si intuisce, da tante piccole citazioni, ma non si cita. L'autore/autrice ci spiegherà, magari, la ragione di queste scelte. 
Il racconto è immaginato in prima persona, scritto da un poliziotto, offeso dalla vita. Penso che alcune scelte linguistiche, più che errori così criticati da qualcuno prima di me, siano date dal desiderio di scrivere il racconto così come l'avrebbe scritto lui.

9Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Lun Dic 20, 2021 9:22 am

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

È il primo racconto che leggo e devo dire che inizio bene. Non mi soffermo sui problemi formali già evidenziati da chi mi ha preceduto. Insisto solo sull’uso della minuscola in molti casi in cui avrei preferito la maiuscola e scic che proprio non si fa leggere .
Per quanto riguarda “mussulmano” io avrei scritto musulmano ma leggo che anche il primo è corretto.
A parte queste piccole note la storia c’è, i personaggi pure e il ritmo è veramente gradevole. Il poliziotto è un personaggio a tutto tondo. Ce lo fai conoscere nella sua versione più cinica e direi anche antipatica per poi ritrovarlo a distanza di anni molto cambiato, in meglio: dall’uomo che odiava il Natale lo ritroviamo quasi nelle vesti di un Babbo Natale.
Lettura molto piacevole. Complimenti.

10Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mer Dic 22, 2021 11:19 am

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questa volta ho dato una letta agli altri commenti, così mi posso risparmiare le – poche e poco rilevanti, ai fini della resa stilistica – annotazioni sulla forma, che ti sono già state fatte.
 
Racconto che, ti dirò, in un primo momento non mi aveva preso e mi convinceva poco. Invece acquista sostanza man mano che procede. L’insistere sull’essere o non essere un amico, che all’inizio sembrava quasi solo una frase fatta, diventa poi l’elemento pregnante e portante della vicenda. Lo stesso vale per l’odio che il protagonista ha verso il Natale: all’inizio sembra quasi solo una posa, ma alla fine si rivela nella sua drammaticità, anche se mai si perde, per tutta la narrazione il tono scanzonato.
In sintesi, arrivata alla fine, devo dire che è stata una piacevole lettura.

11Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mer Dic 22, 2021 11:55 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

La prima cosa che mi salta all'occhio è il nome scelto: Tomaso Labate, che è il nome di un famoso giornalista, protagonista anche di numerose ospitate TV, il che mi ha un po' destabilizzato, perché immaginare Labate come malfattore, con quella faccina da elfo che si ritrova, non è stato facile. Detto questo, che può sembrare una battuta ma non lo è, per me la scelta del nome è stato un errore, io racconto mi ha è piaciuto moltissimo. Anche io avrei evitato la parte redentiva finale, con lui disposto anche a travestirsi da Babbo Natale se le circostanze lo avessero richiesto, mi ha davvero spiazzato. È come se fino a quel momento stessi mangiando una bella zuppa saporita e piccante, concentrata, e d'improvviso, prima di finirla, arriva uno ad annacquarla. Il ricordo di quanto era buona la zuppa prima lo ho ancora, ma in bocca mi è rimasto il sapore di quella sciapa.
Però questo, a parte il nome, è davvero l'unica cosa che ti rimprovero. La storia fila, i tormenti si vedono e si sentono, i personaggi sono belli tridimensionali, i dialoghi reggono. E infine lo stile, anche se non tra o miei preferiti, questo hard boiled molto americano, tipo un noir di altri tempi non mi cattura, è comunque perfetto per il genere e per come le vicende si dipanano.
Complimenti quindi, a rileggerci!


______________________________________________________
Alla bisogna Senza_10

12Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Gio Dic 23, 2021 9:26 am

Nellone


Younglings
Younglings

Ottima la caratterizzazione del protagonista, ricorda molto l’ispettore Callaghan e molti altri poliziotti eroi/antieroi dei migliori noir. Un racconto a tinte scure anche in questo caso, un poliziotto cinico e un delinquentello generoso creano un’accoppiata molto azzeccata. Il poliziesco è qui solo una scusa per descrivere le vite dei personaggi che scorrono fra le righe. Solo due piccole note, che comunque non pregiudicano la bontà del racconto, che ho apprezzato. In particolare, il tema natalizio non è qui molto forte, così come l’ultima parte, quella della moglie investita dall’autobus, mi pare un po’ accessoria a forzata. Stile di scrittura perfettamente intonato al resto, semplice e pulito, con qualche termine gergale che tuttavia non appesantisce. Nel complesso davvero un bel racconto!

13Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Dom Dic 26, 2021 2:41 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sembra una storia americana trapiantata in Italia, per stile, meccaniche, temi.
Non sono molto pratico dell'ambiente poliziesco nostrano, quindi non so dirti se sia un difetto di realismo o meno.
La storia che ci racconti è ben strutturata, incluso il finale aperto, senza la scoperta del colpevole, più realistica del classico giallo.
C'è qualche passaggio che stride, soprattutto nel finale con l'incidente del bus, non perché sia improbabile ma perché fa tanto storia americana, appunto, in cui una tragedia per somma di casualità altera il corso degli eventi della storia principale.

Il prodotto finale è comunque un lavoro di pregio. Scritto con la giusta dose di scanzonatezza e cinismo, senza eccedere nella facile esagerazione, ci sono tanti elementi di pregio e di realismo narrativo che non sconfinano mai nella pedanteria.
L'unico difetto che ho ravvisato leggendo è che non sono riuscito molto a "visualizzare" la vicenda. Mi sono mancate delle descrizioni brevi ma d'effetto, qualcosa che mi desse un supporto visivo per una storia, dal taglio cinematografico, che però non si cura più di tanto delle immagini che può evocare.
Ed è un peccato.

Ci sono alcuni refusi già segnalati, in particolare le feste scritte in minuscolo, più un dettaglio che non ho capito. Quando si menziona il dottor Cassano, la voce narrante dice di conoscere Antonio da giovane e di averci giocato assieme a calcio, oltre a vedersi con lui di tanto in tanto (e la moglie). Ma poi il dottore viene salutato come Nicola al momento del commiato.
Il riferimento ad Antonio è dunque al calciatore?
Ci ho messo un po' a capirlo, perché la frase, per come è scritta, sembra più riferita al dottore stesso, e solo dopo ci si accorge della differenza.
Se così fosse, tra l'altro, questo indicherebbe che la città del protagonista è Bari.

In definitiva, un lavoro di buona qualità con alcuni aspetti da sistemare per essere davvero completo.

A Susanna non piace questo messaggio.

14Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mar Dic 28, 2021 10:05 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Uno dei racconti migliori, anche  se un paio di cose non mi vanno proprio giù.
Il Natale è la festa religiosa più importante che abbiamo e scriverlo perennemente in minuscolo non ci fa una bella figura nel tuo racconto. Poi Tomaso Labate è uno dei giornalisti più affermati intelligenti e moderati e pure lui non ci fa una bella figura.
Sembra quasi che tu abbia scritto questo racconto per distruggere miti. Mi hai ricordato una vecchia canzone di Alberto Fortis : Milano e Vincenzo. Più o meno faceva così...Vincenzo io ti ammazzerò sei troppo stupido per vivere. Ebbe pure un buon successo.
E un buon successo avrà pure il tuo racconto con il poliziotto spregiudicato e simpatico che  prova a stare lontano dal wiskey e dal Natale. 
Mi dispiace non dare un giudizio super positivo, per me sei la migliore penna di questo posto.
Non farti fregare dalle tue idee.
Che rispetto.

15Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mar Dic 28, 2021 11:07 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

La mia prima idea per un racconto di Natale era qualcosa che aveva molto in comune con questo racconto (un poliziotto solitario che detestava il Natale per trascorsi poco felici), poi la penna è virata verso altra direzione ed è uscito qualcosa di competamente diverso... Il racconto mi piace. Un noir con un atmosfera pesante ma ricco di spunti di luce fino al punto da scalfire la corazza del duro poliziotto.
Non riesco a capire se la narrazione in prima persona mi paccia o meno, comunque funziona abbastanza.
Un bel racconto.
Complimenti.
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

16Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mar Dic 28, 2021 4:52 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

piaciuto tanto, compreso il linguaggio terra terra che comuqnue ci sta benissimo, visti l'ambientazione e l'argomento trattato.
ci sono dei refusi, già segnalati, e la formattazione è un po' da rivedere, ma ciò non va a inficiare la bontà del testo.
ci sta anche che natale sia scritto minuscolo, stante la situazione del protagonista e il suo stato d'animo.
ho trovato scene magnifiche (lui che aspetta il sorgere del sole sul lungomare, per esempio) e altre un po' sfruttate, ma nel complesso il lavoro è molto buono.
complimenti


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Alla bisogna Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

17Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mar Dic 28, 2021 6:41 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Autore,
questo è davvero un bel racconto che ho letto con molto piacere! (sto leggendo Chandler in questi giorni e ho apprezzato la sottile ironia tra le righe).
Mi piace il modo che hai usato per far uscire il tuo protagonista dalla pagina: una bella figura, con il suo bel trauma da superare e tante sfaccettature di una personalità complessa ma dal grande fascino; ma in generale ho trovato interessanti e ben dosate tutte le figure del testo. La trama è abbastanza semplice (e non poteva essere altrimenti in una manciata di battute), ma tutto torna e non ci sono buchi nella struttura. La disinvoltura con cui si rivolge a Celeste mi aveva fatto intuire un legame, qualcosa di familiare, quindi trovo ben inserito anche il momento quando riveli chi sia in realtà.
Carino anche l'espediente del giallo nel giallo dove il lettore, se vuole, ha gli indizi per trovare la città dove si svolgono i fatti (Google mi dice che il lungomare Nazario Sauro si trova a Bari...).
L'unico enigma che non ho risolto è il nome in neretto in alto a destra all'inizio del testo: forse tutto il racconto è un omaggio a questo personaggio?
Un bel racconto, pieno e ben gestito che mi ha proprio soddisfatta!

18Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Ven Dic 31, 2021 6:12 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Complimenti per l’etimologia del nome: simpatica ed azzeccata.
Non si leggono molti gialli in questi racconti, eppure è uno dei generi più apprezzati dai lettori.
Forse perché è difficile sviscerare una trama credibile in qualche pagina. Ebbene, ci sei riuscito.
Potevi farlo fumare anche oltre che bere, il tuo poliziotto, così avrebbe fatto concorrenza a Rocco Schiavone: ci rivedo qualche similitudine nel carattere dei due.
Solo qualche luogo comune di troppo, qua e là, ma l’argomento lo consente.
Complimenti.

19Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Dom Gen 02, 2022 10:39 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao
Il cinismo tra i poliziotti è una malattia professionale.


Ecco forse ne hai messo troppo, di cinismo.
L’inizio del racconto mi ha ricordato il libro di Carofiglio la Versione di Fenoglio. (che magari tu non hai letto!)  è un manuale sull'arte dell'indagine.
Il protagonista è un maresciallo dei carabinieri che fa fisioterapia in seguito a un’operazione all’anca. Proprio al centro conosce un ragazzo poco più che ventenne in riabilitazione dopo un incidente stradale. Tra i due nasce una bella amicizia. Tra i personaggi c’è anche la fisioterapista bona, di cui Fenoglio è innamorato.


A parte questo che sicuramente ha influenzato la lettura e il mio giudizio, il racconto si legge più che bene, ma per essere anti-natale a tutti i costi rischia di essere in alcuni punti ripetitivo.


Ma è solo il mio giudizio che va controcorrente, mi pare.

20Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mar Gen 04, 2022 10:48 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Scusatemi tutti, ora scrivo una cosa che non rientra nei miei parametri: Cazzo che racconto! Quello che mi piacerebbe scrivere! In prima persona. Ok, torno tranquilla, dopo essermi fatta la promessa di (ri)provarci.
I pensieri in libertà non hanno le maiuscole, non servono. Chi li legge i pensieri in libertà? Ma, le maiuscole, tornano quando il turbinio dei pensieri, dei dolori e delle mancanze comincia a quietarsi. Al momento giusto.
Cara Penna, complimenti per questo racconto noir, decisamente introspettivo, a tratti anche monologo, con decisamente un buon lavoro sulla psicologia del personaggio. Se svolgi questo lavoro, devi averci messo molto di tuo; se è fantasia, grande!
L’autore della frase che trovate nella mia firma, in un suo libro dice che in almeno un ufficio di ogni questura c’è un elenco di frasi che rappresentano i poliziotti (azzeccatissime); non è chiaro chi l’abbia scritto, ma la prima mi pare adatta per questo racconto. Un poliziotto è, come tutti gli uomini, un impasto di santo e di peccatore.
Direi che racchiuda il tuo personaggio.
Un poliziotto al lavoro, disincantato ma deciso comunque a non gettare la spugna, solitario (come tanti personaggi di poliziotti o investigatori), cinico, che si crogiola nella sua solitudine, rifiutando di ammettere anche a sé stesso che tutte le cose che detesta (Natale, amicizie, buoni sentimenti, persino i film buonisti) sono quelle di cui sa bene di aver bisogno e che alla fine faranno la differenza.
Io non ho amici e non ne voglio avere
Un personaggio molto umano. Nell’insieme della sua personalissima storia, un’indagine, probabilmente di quelle neanche tanto complesse, in cui hai inserito dei bei personaggi. Tomaso, un delinquentello per cui non si può non provare simpatia, il Moruzzi che ha trovato la mano giusta per rimettersi in sesto, Lalla che senza saperlo lo tenta... Un impasto di santo e peccatore.
 
Ho alcuni punti da sottoporti, magari mi vorrai rispondere nel tourbillon di post post procalamazione.
e il cuore pieno di dolore e rabbia   qui mi ero chiesta perché, trovando risposta nel finale
quando i bambini non avevano ancora aperto i regali, Bambini in generale, penso.  Magari me lo spieghi
a via Sparano e al policlinico, dove   qui ci hai lasciato un primo indizio che Tommaso aveva un problema: alla fine mi verrà il dubbio che forse Tommaso, con quella scazzottata finale, non abbia anche cercato un modo per non affrontare la malattia, quasi da eroe, ma purtroppo il troppo è stato troppo.
Lo salutai e fui ricambiato da un buon natale. Cosa ci volete fare, la gratitudine non è di questo mondo. Ecco un altro punto psicologico: è cinico, o forse disilluso, non si aspetta niente dagli altri ma... se lo aspetta.
manco fossi trentino   Ehi,ci vivo in Trentino ma non ceno alle 6.30, certo non alle dieci come in certe zone... una via di mezzo (scherzo, mi hai fatto sorridere)
Fare i conti con i propri errori non può essere gratis. Troppo facile, altrimenti.  Un’altra frase per cui mi tocca dire: dannatamente vero, molto dannatamente vero.
 
 
Le mie note, poca roba, alcune già te le hanno segnalate.
e le sue di renne finte
Sia io come amico, che lui come informatore, eravamo piuttosto scadenti – metterei una virgola
ma dopo un po’, ebbi una
lungomare: òa mia
. Vi dico di più, evitate di fare spese particolari, anche se i soldi non li avete”. il “non” non ha senso
duecentocinquantamila
manca qualche punto a fine dialogo


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

21Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mer Gen 05, 2022 12:34 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Pronti via e alla prima riga ci si imbatte in quel "scic" davvero illeggibile.
Ho cercato di non farmi indisporre da questa "svista", così come dal mancato uso delle maiuscole laddove richiesto e da altri refusi sparsi qua e là (cerchiamo di non dimenticare mai che siamo in un gruppo di scrittura - e lo dico a me per primo!) e mi sono goduto la storia proprio bella che hai scritto.
Solo nella parte centrale, quella della chiacchierata con Lorusso mi sono un po' perso, andrebbe sicuramente alleggerita, ma per il resto il racconto scorre via con una sua logica e coerenza davvero invidiabili.
A mio gusto personale avrei evitato il passato remoto, ma è solo un mio modo di leggere e scrivere, non è certo un errore.
Una cosa è certa, il tuo poliziotto è un personaggio bellissimo a cui il lettore si affeziona senza nessuna fatica.


______________________________________________________
Alla bisogna Badge-3

22Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Mer Gen 05, 2022 10:37 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Non posso che ripetere, parzialmente, quanto ti è stato detto finora, caro autore (o autrice). Tanti i refusi che già ti hanno segnalato, io ti faccio notare anche un verbo essere senza accento "E gente che non molla”e una piccola svista: "òa mia città avrà tanti problemi..."
Per il resto, racconto un po' da sfoltire forse, ti dilunghi un po' troppo in dettagli, ma molto godibile.
Hai saputo caratterizzare benissimo il protagonista, classico poliziotto da hard-boiled, di quelli misantropi e tormentati che ci piacciono.
Anche io, come molti, non ho apprezzato molto il finale. Bene scavare nelle ragioni profonde per cui il protagonista odia li Natale, bene farlo ammorbidire un pochino, far capire che in fondo anche lui è un uomo buono, di cuore... Ma così è un po' troppo.
Per il resto, è davvero un bel racconto che può migliorare tanto con una "asciugata" e una bella revisione, una buona prova.
Però mi domando: i poliziotti possono tornare in servizio con una protesi al ginocchio? Io qualche dubbio ce l'ho...


______________________________________________________
"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? 
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."

23Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Gio Gen 06, 2022 11:41 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore. Intanto, un punto in più per l’ambientazione spaziale di questo giallo con tutti i crismi del genere; le tue sono le uniche cartellate che ho avuto questo Natale dalla mia città del cuore, quindi ti ringrazio.
Il tuo racconto ha una trama molto avvincente, gestita da te in maniera impeccabile, a dimostrazione del fatto che sei a tuo agio col giallo (e forse anche col rosa).
Ho trovato la caratterizzazione dei tuoi personaggi praticamente perfetta, quindi massimo dei punti.
L’ambientazione natalizia è rispettata e trattata in maniera originale; non mi piacciono, invece, tutti quei riferimenti temporali a ogni data possibile di dicembre. Sembra un calendario.
Sulla scrittura c’è qualcosa da dire. Ci sono diversi refusi, ma niente che non si sistemi in fase di editing. Qualche errore di tanto in tanto c’è, ma credo sia sempre riconducibile a distrazione. “Ero punto e daccapo” lo scriverei “e a capo”, che mi suona meglio. Occhio, invece, alle virgole delle incidentali, che sono sovente sbagliate e – loro sì – inceppano la lettura. Un discorso a parte voglio farlo sulla parola “Natale”, che scrivi sempre (erroneamente?) con la minuscola, tranne l’ultima volta. Ecco, io ho visto una sorta di catarsi del tuo protagonista compiersi proprio con questa precisa scelta. Lo so che è un errore scrivere un nome proprio con la minuscola, ma lo sai benissimo anche te; ecco perché aver usato la maiuscola proprio quando il tuo personaggio si è redento gli ha dato, a mio avviso, una particolare forza.
In conclusione, il tuo racconto mi è piaciuto molto e ti faccio i miei complimenti. È indubbiamente un ottimo racconto e vola dritto nella decina finale.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

24Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Gio Gen 06, 2022 12:45 pm

alessandro parolini


Viandante
Viandante

Caro Autore, seppur scritta con discreto tratto narrativo, la storia non mi ha particolarmente colpito per originalità. Come già avuto modo di commentare in altre recensioni la mia visione del Natale è completamente opposta e non sono riuscito a farmi coinvolgere particolarmentre da questo racconto. Troppo nudo e crudo. Mi permetto di segnalarti alcuni errori nella scrittura, nonchè alcune imprecisioni e non definizioni nel testo. Trama e motivazioni un po' scontate. Sicuro che puoi fare di meglio.

25Alla bisogna Empty Re: Alla bisogna Sab Gen 08, 2022 5:37 pm

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Non capisco se sono cose volute, tipo scic e queste altre cose(ne ho riportate alcune):
Lui, atleta di belle speranze, stava recuperando da un infortunio--si stava riprendendo?
mussulmano--non so se è fatto di proposito, in caso una s

 E le donne, lo sanno tutti, sono fissate col natale.--IO NO Alla bisogna 4049221606

Questo racconto mi strapiace!
C'è tutto: l'odio per il Natale causato da quel brutto incidente, l'omicidio con dietro la mafia, il senso di famiglia e anche dell'amore.
Mi piace, scorre e  Alla bisogna 1845807541

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