Miglior commentatore
Il “torneo” per il miglior commentatore si è fatto molto sentito in questo step, o almeno questa è la mia impressione.
Vi faccio perdere qualche minuto per una mia dissertazione sul “commentare”, magari si potrebbe aprire una discussione, ma credo che già i commenti ai precedenti step (e l’evoluzione che c’è stata – soprattutto per le new wntry in un forum come me - ) di per sé stessi siano parlanti.
Liberissimi di continuare a leggere o tralasciare.
Personalmente (come detto e ridetto, scusate) ritengo sostanziale non dire solo – semplificando - “il racconto mi piace” ma piuttosto “il racconto mi piace, ma...” oppure a un “non mi piace” preferisco un “non mi piace, però”. Ho piacere di condividere la mia interpretazione del racconto, le motivazioni del mio giudizio, e anche ciò che il racconto mi ha lasciato. È il mio modo per colloquiare con la Penna.
Mi piaceva meno, all’inizio della mia avventura qui, far notare refusi o testi che stridono, ma come
@Paluca66 ha rimarcato circa l’importanza anche di questo e, sperando di essere utile come Voi lo siete a me, ricambio l’aiuto.
A volte i miei commenti sono lunghi, ma per i commenti non c’è obbligo di lettura, è una scelta.
In quanto a “prolissità” (in senso costruttivo) però sono in buona compagnia: i commenti, a mero esempio,
non me ne vogliano i dimenticati, di
@Asbottino @Fante Scelto @caipiroska ,
@vivonic @Molli Redigano @Petunia Petunia... ecc. ecc. li leggo/rileggo sempre molto volentieri: ad es. le chicche chirurgiche di Molli le trovo utilissime.
Fin dall’inizio mi sono “imposta” però di non lasciarmi influenzare dalle mie letture, parecchio numerose ma mai molto impegnative o dai tantissimi film visti (autunno/inverno anche due al giorno, e poi le serie tv...), e anche se a volte ritrovo nei racconti quel qualcosa che mi rammenta i miei autori preferiti, o ispirazioni da libri o film molto piaciuti, preferisco leggere i vostri racconti come “unici, originali e irripetibili”, e come tale me li godo e li commento.
Al contempo invidio, in senso buono, quelli di voi che in poche righe sanno esprimere giudizi davvero interessanti e con grande cognizione di causa, andando dritti al sodo (un mio ex collega, dovendo rileggere con me un mio corposo manuale operativo per l’avvio alla pubblicazione – mi chiese se non si poteva essere più circoncisi...

)
Tanti stili, tanti modi di interpretare il “commentare” ma l’insieme mi pare funzioni egregiamente.
Commentare i propri racconti in step non è proprio una passeggiata: se non lo fai, equivarrebbe a mettere la firma al racconto, se lo fai proprio all’ultimo... sassolini non te ne puoi togliere comunque, ma se ci sono stati commenti critici, all'inizio, commentando vorresti far meglio comprendere quello che hai espresso nel testo; se sono positivi potrebbe esserci la tentazione di osare un briciolo di incensamento (umanissimo).
Il punto di equilibrio è quanto mai instabile. Ma si impara.
Grazie per la lettura.