Camere ardenti e balli irriverenti
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Camere ardenti e balli irriverenti
Denver, 31 dicembre 1999
Queste mie righe sono indirizzate a Voi, cari concittadini, ma soprattutto al nostro sindaco Wellington Webb, che a suo tempo ho sostenuto nell’elezione, cosa di cui mi sono pentito amaramente.
Più volte ho cercato senza successo di richiamare in vario modo la sua attenzione al problema che oggi mi trovo costretto a sollevare con energia, dalle pagine del quotidiano cittadino. Acquistare una pagina del Denver Post, molto seguito nella nostra comunità, mi è parso il metodo più diretto per arrivare al maggior numero di Voi.
Spero che vorrete dedicarmi un po’ della Vostra attenzione, distogliendola solo brevemente, dai preparativi per i festeggiamenti di questa sera.
Prevengo ogni obiezione sul fatto che il tema proposto sia o no di interesse generale. Faccio rilevare che, se c’è una certezza al mondo, questa consiste nel fatto che l’argomento di cui parlerò, prima o poi, se non interesserà direttamente voi per ovvie ragioni, riguarderà da vicino i Vostri cari.
La questione sollevata è anche l’occasione per puntare il dito sulla deludente amministrazione municipale che in questo caso, come in altri, ha mostrato in modo definitivo la propria incapacità.
Inizio con il presentarmi per quei pochi fortunati che non hanno ancora avuto occasione di usufruire dei nostri servizi.
La Brewster Funeral Home che mi onoro di dirigere è una Società fondata nel 1870 dal mio trisavolo Mortimer Brewster. La serietà dell’azienda e la capacità di adeguare l’offerta alle mutevoli esigenze del pubblico sono il segreto del nostro successo e della nostra reputazione.
La Brewster F.H. è stata la prima azienda del ramo, nella nostra zona, a dotarsi di un modernissimo impianto di cremazione, con l’utilizzo di speciali essenze che evitano quello spiacevole fenomeno olfattivo che nel gergo del nostro settore definiamo “effetto barbecue”. Per non parlare della nostra equipe specializzata nei processi di imbalsamazione e conservazione del corpo che ha fatto grande la nostra linea di servizi “perpetual”.
La nostra società ha inoltre per prima creato un’apposita sezione che si occupa degli animali da compagnia, settore che ha mostrato negli ultimi anni una crescita esponenziale. Per i nostri piccoli amici, che ci sono così cari, abbiamo dedicato una linea di servizi del tutto simile a quella prevista per gli umani, la “pets forever”.
Mi fermo a questi pochi cenni perché la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo di questa pubblica denuncia.
Mi limito a ricordare che uno dei nostri più recenti interventi è stata la sistemazione dei nuovi locali dedicati all’estremo saluto: sei camere ardenti di varia tipologia e stile, realizzati con la consulenza dei migliori progettisti del settore che sono riusciti a creare ambienti caldi e accoglienti per la clientela più esigente. E proprio su questo punto si è verificato negli ultimi mesi il problema che qui espongo.
Come molti sapranno, accanto alla Brewster esisteva da un secolo la falegnameria McKee Woodcraft, veri artisti del legno, che vantava proprio la nostra società fra i loro migliori clienti. Le bare in mogano costruite per noi dalla McKee costituivano l’accessorio di punta della nostra linea “Prestige”.
Purtroppo, pochi mesi fa, si verificò la scomparsa improvvisa e prematura dell’ultimo erede della famiglia McKee. Edward McKee, colto da un malore mentre stava lavorando a uno dei gioielli destinati alla Brewster, fu ritrovato la mattina dopo, privo di vita, proprio all’interno della cassa appena ultimata. Ci sembrò doveroso accollarci tutti gli oneri delle esequie e dell’accompagnamento all’ultima dimora.
McKee non aveva figli, né persone di famiglia che potessero proseguire la sua attività, così la moglie decise di cessare l’attività e mettere in vendita l’immobile della falegnameria. Noi stessi facemmo un’offerta all’intermediario incaricato delle trattative. Ritenevamo che potesse essere una buona opportunità per realizzare spazi aggiuntivi da dedicare a nuove gamme di servizi.
Purtroppo, attraverso pratiche che abbiamo sempre giudicato come poco trasparenti, altri riuscirono ad aggiudicarsi l’immobile. Anche su questo punto si dovrà fare chiarezza perché sul fatto aleggia il sospetto della connivenza di alte personalità dell’amministrazione cittadina. Il nostro sindaco dovrà spiegarci ad esempio come sia venuto in possesso della sua prestigiosa Cadillac Fleetwood Limited. Frutto dei suoi risparmi o generosa ricompensa da parte di qualcuno?
Comunque sia, non facemmo un dramma della perdita dell’immobile, cose che capitano negli affari, ma non avremmo mai potuto immaginare il prosieguo della vicenda.
Sapevamo che era stata una certa Jenny Almond ad aggiudicarsi l’immobile dei McKee, ma non potevamo certo immaginare quello che ne sarebbe venuto fuori. Anche perché la signorina non era di Denver, si era trasferita da poco in città dalla California e nessuno la conosceva.
Miss Almond è una ricca ereditiera che, per soddisfare la sua capricciosa passione nel genere musicale Western Country, ha avuto la brillante idea di aprire una sala da ballo con relativa scuola nei locali della McKee, proprio accanto alle nostre camere ardenti!!!
Vorrei smentire l’opinione diffusa sugli impresari di pompe funebri. Non sono un vecchio bigotto e amo anch’io i piaceri della vita. Non rinuncio ad attività ricreative e non credo di meritare tutte le battute di spirito di cui sono fatto bersaglio. Faccio dei semplici esempi.
Vado spesso al circolo a giocare a carte e c’è sempre il gruppo di concittadini di origine italiana che mi invitano a giocare a “tressette col morto”.
Proprio in questi giorni mi hanno invitato a vedere l’ultimo film di Scorsese, uscito da poco nelle sale, “Bringing out the dead” (*): è evidente la provocazione.
Pur essendo un grande appassionato di concerti di musica classica, sono costretto a disertare le serate in cui è prevista qualche “messa da requiem” o marce funebri, per evitare di subire battute di spirito e imbarazzanti ammiccamenti.
Episodi spiacevoli a cui però ormai abbiamo fatto l’abitudine. Sono di mentalità molto aperta e la mia vita mondana è piuttosto attiva. Quello che non riesco assolutamente a tollerare è lo stridente, quasi blasfemo, contrasto fra il dolore della morte e lo sghignazzo irriverente della “Denver Western Country Dance Hall”, questo è il nome!
Immaginate l’arrivo dei familiari affranti che si apprestano alla veglia notturna del caro estinto che si mischia al sopraggiungere degli avventori della Dance Hall: ragazzoni con sgargianti camicie a quadri e cappelloni “Stetson” e discinte ragazze con minigonne e giacche a frange, che parlano sguaiatamente ad alta voce, tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico.
Per non parlare del ritmo e della musica assordante che proviene dalla sala adiacente alle cappelle. Proprio ieri sera, alle esequie del vecchio Tom Murray, ho visto con i miei occhi un parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo, seguendo la musica scatenata dei nostri vicini. Una mente meno razionale della mia potrebbe leggervi un segno tangibile delle tentazioni del demonio.
Tutto questo è intollerabile. Dopo numerosi esposti personali alle autorità cittadine, che cosa ha fatto il nostro sindaco Wellington Webb? Niente, assolutamente niente. Anzi, pochi giorni fa sono venuto a sapere che lui stesso, eletto purtroppo anche con il mio voto, ha partecipato a una serata danzante nel locale di Miss Almond. So per certo che si è cimentato anche lui nel ballo, accompagnato dalla moglie Daisy, nota per l’ingombrante imponenza del suo posteriore e che non riesco neppure a immaginare nell’atto di dimenarsi in pista a ritmo frenetico.
Mi rivolgo in particolare a tutti quelli che in passato hanno sostenuto i candidati del partito repubblicano e che questa volta, come me, si sono lasciati abbindolare da quei sedicenti progressisti che hanno perorato la causa del signor Webb, democratico, afro-americano, per la semplice ragione che era opportuno, politicamente corretto, far cadere la scelta su un sindaco di colore. Ebbene, ecco quali sono i risultati: un sindaco che permette che si facciano schiamazzi accanto a luoghi in cui si celebra il dolore! Non solo: lui stesso e la sua ingombrante consorte non esitano a partecipare a quei festini, memori forse delle danze tribali dei loro antenati delle savane africane.
Spero che tutto questo sia di monito per il futuro. Quando si dovrà procedere all’elezione del nuovo sindaco il candidato dovrà segnare un deciso cambio di rotta, a costo di essere io stesso a sobbarcarmi l’onere di spazzare via questa gentaglia dalla nostra città.
Non userei un tono così accalorato se questa situazione non mi avesse portato all’esasperazione. Chi mi conosce sa bene che il mio self-control è proverbiale e che normalmente so mantenere una freddezza da far invidia anche ai miei clienti abituali… vedete? So anche essere ironico e autoironico, ma stavolta si è passato il segno!
Tutte le mie richieste al sindaco sono cadute nel vuoto, perciò ho deciso di procedere alla costituzione del Comitato che ho chiamato “Comitato per il rispetto del dolore” che avrà come obiettivo, non dico la chiusura di quella attività, ma almeno il suo trasferimento in altro luogo in cui possa essere messa in condizione di non nuocere.
Questo mio scritto è un appello a tutti Voi concittadini di aderire numerosi alla mia iniziativa che nasce, non dall’interesse personale, ma dal rispetto verso gli altri: ognuno ha il pieno diritto di rendere più sereno possibile l’estremo passaggio dei propri cari.
Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione. Il documento sarà presentato quanto prima in forma ufficiale all’imbarazzante Signor Webb e vedremo se potrà ancora ignorare le nostre richieste.
A chi è riluttante a parlare di trapasso quando si è nel pieno della vita, a chi, come il nostro sindaco, preferisce pensare alle sale da ballo Western Country, ricordo il povero Edward McKee. Era nel fiore degli anni, tutto preso dal suo lavoro eppure… improvvisamente…
Ai primi cento di Voi che si presenteranno per la firma verrà offerto un piccolo rinfresco e un buono sconto speciale del 15 per cento (naturalmente senza scadenza predefinita) sui nostri servizi.
AFFRETTATEVI! VI ASPETTIAMO!
Sebastian BrewsterPiù volte ho cercato senza successo di richiamare in vario modo la sua attenzione al problema che oggi mi trovo costretto a sollevare con energia, dalle pagine del quotidiano cittadino. Acquistare una pagina del Denver Post, molto seguito nella nostra comunità, mi è parso il metodo più diretto per arrivare al maggior numero di Voi.
Spero che vorrete dedicarmi un po’ della Vostra attenzione, distogliendola solo brevemente, dai preparativi per i festeggiamenti di questa sera.
Prevengo ogni obiezione sul fatto che il tema proposto sia o no di interesse generale. Faccio rilevare che, se c’è una certezza al mondo, questa consiste nel fatto che l’argomento di cui parlerò, prima o poi, se non interesserà direttamente voi per ovvie ragioni, riguarderà da vicino i Vostri cari.
La questione sollevata è anche l’occasione per puntare il dito sulla deludente amministrazione municipale che in questo caso, come in altri, ha mostrato in modo definitivo la propria incapacità.
Inizio con il presentarmi per quei pochi fortunati che non hanno ancora avuto occasione di usufruire dei nostri servizi.
La Brewster Funeral Home che mi onoro di dirigere è una Società fondata nel 1870 dal mio trisavolo Mortimer Brewster. La serietà dell’azienda e la capacità di adeguare l’offerta alle mutevoli esigenze del pubblico sono il segreto del nostro successo e della nostra reputazione.
La Brewster F.H. è stata la prima azienda del ramo, nella nostra zona, a dotarsi di un modernissimo impianto di cremazione, con l’utilizzo di speciali essenze che evitano quello spiacevole fenomeno olfattivo che nel gergo del nostro settore definiamo “effetto barbecue”. Per non parlare della nostra equipe specializzata nei processi di imbalsamazione e conservazione del corpo che ha fatto grande la nostra linea di servizi “perpetual”.
La nostra società ha inoltre per prima creato un’apposita sezione che si occupa degli animali da compagnia, settore che ha mostrato negli ultimi anni una crescita esponenziale. Per i nostri piccoli amici, che ci sono così cari, abbiamo dedicato una linea di servizi del tutto simile a quella prevista per gli umani, la “pets forever”.
Mi fermo a questi pochi cenni perché la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo di questa pubblica denuncia.
Mi limito a ricordare che uno dei nostri più recenti interventi è stata la sistemazione dei nuovi locali dedicati all’estremo saluto: sei camere ardenti di varia tipologia e stile, realizzati con la consulenza dei migliori progettisti del settore che sono riusciti a creare ambienti caldi e accoglienti per la clientela più esigente. E proprio su questo punto si è verificato negli ultimi mesi il problema che qui espongo.
Come molti sapranno, accanto alla Brewster esisteva da un secolo la falegnameria McKee Woodcraft, veri artisti del legno, che vantava proprio la nostra società fra i loro migliori clienti. Le bare in mogano costruite per noi dalla McKee costituivano l’accessorio di punta della nostra linea “Prestige”.
Purtroppo, pochi mesi fa, si verificò la scomparsa improvvisa e prematura dell’ultimo erede della famiglia McKee. Edward McKee, colto da un malore mentre stava lavorando a uno dei gioielli destinati alla Brewster, fu ritrovato la mattina dopo, privo di vita, proprio all’interno della cassa appena ultimata. Ci sembrò doveroso accollarci tutti gli oneri delle esequie e dell’accompagnamento all’ultima dimora.
McKee non aveva figli, né persone di famiglia che potessero proseguire la sua attività, così la moglie decise di cessare l’attività e mettere in vendita l’immobile della falegnameria. Noi stessi facemmo un’offerta all’intermediario incaricato delle trattative. Ritenevamo che potesse essere una buona opportunità per realizzare spazi aggiuntivi da dedicare a nuove gamme di servizi.
Purtroppo, attraverso pratiche che abbiamo sempre giudicato come poco trasparenti, altri riuscirono ad aggiudicarsi l’immobile. Anche su questo punto si dovrà fare chiarezza perché sul fatto aleggia il sospetto della connivenza di alte personalità dell’amministrazione cittadina. Il nostro sindaco dovrà spiegarci ad esempio come sia venuto in possesso della sua prestigiosa Cadillac Fleetwood Limited. Frutto dei suoi risparmi o generosa ricompensa da parte di qualcuno?
Comunque sia, non facemmo un dramma della perdita dell’immobile, cose che capitano negli affari, ma non avremmo mai potuto immaginare il prosieguo della vicenda.
Sapevamo che era stata una certa Jenny Almond ad aggiudicarsi l’immobile dei McKee, ma non potevamo certo immaginare quello che ne sarebbe venuto fuori. Anche perché la signorina non era di Denver, si era trasferita da poco in città dalla California e nessuno la conosceva.
Miss Almond è una ricca ereditiera che, per soddisfare la sua capricciosa passione nel genere musicale Western Country, ha avuto la brillante idea di aprire una sala da ballo con relativa scuola nei locali della McKee, proprio accanto alle nostre camere ardenti!!!
Vorrei smentire l’opinione diffusa sugli impresari di pompe funebri. Non sono un vecchio bigotto e amo anch’io i piaceri della vita. Non rinuncio ad attività ricreative e non credo di meritare tutte le battute di spirito di cui sono fatto bersaglio. Faccio dei semplici esempi.
Vado spesso al circolo a giocare a carte e c’è sempre il gruppo di concittadini di origine italiana che mi invitano a giocare a “tressette col morto”.
Proprio in questi giorni mi hanno invitato a vedere l’ultimo film di Scorsese, uscito da poco nelle sale, “Bringing out the dead” (*): è evidente la provocazione.
Pur essendo un grande appassionato di concerti di musica classica, sono costretto a disertare le serate in cui è prevista qualche “messa da requiem” o marce funebri, per evitare di subire battute di spirito e imbarazzanti ammiccamenti.
Episodi spiacevoli a cui però ormai abbiamo fatto l’abitudine. Sono di mentalità molto aperta e la mia vita mondana è piuttosto attiva. Quello che non riesco assolutamente a tollerare è lo stridente, quasi blasfemo, contrasto fra il dolore della morte e lo sghignazzo irriverente della “Denver Western Country Dance Hall”, questo è il nome!
Immaginate l’arrivo dei familiari affranti che si apprestano alla veglia notturna del caro estinto che si mischia al sopraggiungere degli avventori della Dance Hall: ragazzoni con sgargianti camicie a quadri e cappelloni “Stetson” e discinte ragazze con minigonne e giacche a frange, che parlano sguaiatamente ad alta voce, tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico.
Per non parlare del ritmo e della musica assordante che proviene dalla sala adiacente alle cappelle. Proprio ieri sera, alle esequie del vecchio Tom Murray, ho visto con i miei occhi un parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo, seguendo la musica scatenata dei nostri vicini. Una mente meno razionale della mia potrebbe leggervi un segno tangibile delle tentazioni del demonio.
Tutto questo è intollerabile. Dopo numerosi esposti personali alle autorità cittadine, che cosa ha fatto il nostro sindaco Wellington Webb? Niente, assolutamente niente. Anzi, pochi giorni fa sono venuto a sapere che lui stesso, eletto purtroppo anche con il mio voto, ha partecipato a una serata danzante nel locale di Miss Almond. So per certo che si è cimentato anche lui nel ballo, accompagnato dalla moglie Daisy, nota per l’ingombrante imponenza del suo posteriore e che non riesco neppure a immaginare nell’atto di dimenarsi in pista a ritmo frenetico.
Mi rivolgo in particolare a tutti quelli che in passato hanno sostenuto i candidati del partito repubblicano e che questa volta, come me, si sono lasciati abbindolare da quei sedicenti progressisti che hanno perorato la causa del signor Webb, democratico, afro-americano, per la semplice ragione che era opportuno, politicamente corretto, far cadere la scelta su un sindaco di colore. Ebbene, ecco quali sono i risultati: un sindaco che permette che si facciano schiamazzi accanto a luoghi in cui si celebra il dolore! Non solo: lui stesso e la sua ingombrante consorte non esitano a partecipare a quei festini, memori forse delle danze tribali dei loro antenati delle savane africane.
Spero che tutto questo sia di monito per il futuro. Quando si dovrà procedere all’elezione del nuovo sindaco il candidato dovrà segnare un deciso cambio di rotta, a costo di essere io stesso a sobbarcarmi l’onere di spazzare via questa gentaglia dalla nostra città.
Non userei un tono così accalorato se questa situazione non mi avesse portato all’esasperazione. Chi mi conosce sa bene che il mio self-control è proverbiale e che normalmente so mantenere una freddezza da far invidia anche ai miei clienti abituali… vedete? So anche essere ironico e autoironico, ma stavolta si è passato il segno!
Tutte le mie richieste al sindaco sono cadute nel vuoto, perciò ho deciso di procedere alla costituzione del Comitato che ho chiamato “Comitato per il rispetto del dolore” che avrà come obiettivo, non dico la chiusura di quella attività, ma almeno il suo trasferimento in altro luogo in cui possa essere messa in condizione di non nuocere.
Questo mio scritto è un appello a tutti Voi concittadini di aderire numerosi alla mia iniziativa che nasce, non dall’interesse personale, ma dal rispetto verso gli altri: ognuno ha il pieno diritto di rendere più sereno possibile l’estremo passaggio dei propri cari.
Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione. Il documento sarà presentato quanto prima in forma ufficiale all’imbarazzante Signor Webb e vedremo se potrà ancora ignorare le nostre richieste.
A chi è riluttante a parlare di trapasso quando si è nel pieno della vita, a chi, come il nostro sindaco, preferisce pensare alle sale da ballo Western Country, ricordo il povero Edward McKee. Era nel fiore degli anni, tutto preso dal suo lavoro eppure… improvvisamente…
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CEO Brewster Funeral Home
(*) Portare fuori il morto.
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Different Staff- Admin
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Questo step parte col botto. Primo racconto letto e già un piccolo capolavoro. Questo testo è perfetto. Ironico, satirico, attuale. Anche se il primo impatto è quello di un muro di parole, la lettura è fluida ed estremamente interessante. Il sig. Sebastian Brewster è un gran bel personaggione. Onestamente non saprei quale critica fare per poter rendere utile il mio commento. Mi riprometto di rileggerlo nuovamente in seguito.
Per il momento mi limito ai complimenti.
Grazie
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
L'ironia che permea tutto il brano è la cosa che ho preferito.
Un attacco veemente, che a volte porta il povero Brewster ad arrotolarsi un po' nei discorsi, rendendo la lettura non proprio scorrevole... ma ci sta in un pamphlet.
Anche i paletti della sala da ballo e dell'impresario funebre ovviamente sono rispettati. Quello della data mi lascia più perplesso: 1999, ma avrebbe potuto essere anche il 1990. O forse ho perso qualche passaggio?
Un attacco veemente, che a volte porta il povero Brewster ad arrotolarsi un po' nei discorsi, rendendo la lettura non proprio scorrevole... ma ci sta in un pamphlet.
Anche i paletti della sala da ballo e dell'impresario funebre ovviamente sono rispettati. Quello della data mi lascia più perplesso: 1999, ma avrebbe potuto essere anche il 1990. O forse ho perso qualche passaggio?
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Una bella tirate. E' un vero pamphlet. Come si son permessi di creare una sala da ballo al ridosso di una Agenzia di Pompe funebri. Il messaggio del sig. Brewster è chiarissimo ed è giusto che se la prenda anche col sindaco, messo lì dal politicamente corretto. Solo per questo l'autor@ meriterebbe il mio plauso ma c'è anche da aggiungere la bella ironia di cui è condito il racconto. Ottimo
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Pamphlet che si gusta in un fiat dalla prima all’ultima parola. La traccia è perfettamente centrata e la sala da ballo riveste un ruolo centrale. Che siamo nel periodo temporale richiesto è ben evidente dal marker temporale del resto è una pagina di giornale e dunque, in questo caso, trovo corretto l’inserimento.
Pienamente giustificata l’incazzatura del povero impresario che, da buon impresario, oltre a mettere in evidenza le incapacità del sindaco, vede bene di mettere a buon frutto i denari spesi facendo pubblicità ai suoi servigi.
L’ironia è ben dosata ed elegante, la lettura è agile e divertente, mai prolissa.
Grazie autore per questo bel pezzo di bravura e di ottima scrittura.
Chapeau
Pienamente giustificata l’incazzatura del povero impresario che, da buon impresario, oltre a mettere in evidenza le incapacità del sindaco, vede bene di mettere a buon frutto i denari spesi facendo pubblicità ai suoi servigi.
L’ironia è ben dosata ed elegante, la lettura è agile e divertente, mai prolissa.
Grazie autore per questo bel pezzo di bravura e di ottima scrittura.
Chapeau
Petunia- Moderatore
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Questo racconto è da "morire" dal ridere. E' un complimento.
Le pulci.
1. In generale, una buona punteggiatura l'ho trovata comunque, in alcuni passaggi, scarna di virgole che movimenterebbero ulteriormente una "scena" comunque già molto ben movimentata.
2. - ...ma soprattutto al nostro sindaco Wellington Webb, che a suo tempo ho sostenuto nell'elezione... - Quel "nell'elezione" mi sembra non suoni benissimo. Forse avrei usato "...ho sostenuto e votato..."
3. - Più volte ho cercato (...) pagine del quotidiano cittadino - Lascio il compito a Molli Redigano, molto più abile di me, a rendere più efficace questo passaggio.
4. - ...tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico. - Forse, etilico può essere omesso. Proprio come "suono", se la frase terminasse con "alcool", stante che "etilico" è sostanzialmente ininfluente, giungerebbe più efficace, a mio parere.
Riferimenti artistici / letterari non me ne vengono.
Considerazioni conclusive.
Scriviamo con diversi stati d'animo. Scriviamo quando abbiamo una nostra poesia intima che necessita di prendere forma; o quando siamo tristi. Scriviamo quando un'idea ci folgora. Tu hai scritto sotto il segno dell'ilarità. E ti è riuscito bene. Sono certo che, così come ci stai facendo ridere, e di questo ti ringraziamo, anche tu, nello scrivere, ti sarai fatto delle grasse risate. Questo racconto è una divertentissima commedia, basata soprattutto sul carattere di Sebastian Brewster, ma non solo. Dall'idea di chiamare il capostipite "Mortimer", allo "spiacevole fenomeno olfattivo" definito come "effetto barbecue", dal far morire Edward McKee nella bara che aveva appena terminato di costruire al - ...parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo...- Ma soprattutto con lo spettacolare finale dove Sebastian lancia la velata maledizione a chi non sottoscrivesse la petizione, garantendo invece a chi firmasse un rinfresco in quei allegri ambienti e uno sconto sui loro servizi, è tutto veramente tanto truce e lugubre quanto assolutamente ilare e ben riuscito. Anche - ...la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo... - quando prima ha reclamizzato la sua attività e subito dopo continua, tornandoci anche successivamente, ti è riuscita benissimo, hai caratterizzato benissimo il personaggio. Sebastian Brewster fa emergere, in quel momento di rabbia, la vera personalità razzista e sessista.
Ti sei divertito un "casotto" a scriverlo, noi a leggerlo. Grazie.
Le pulci.
1. In generale, una buona punteggiatura l'ho trovata comunque, in alcuni passaggi, scarna di virgole che movimenterebbero ulteriormente una "scena" comunque già molto ben movimentata.
2. - ...ma soprattutto al nostro sindaco Wellington Webb, che a suo tempo ho sostenuto nell'elezione... - Quel "nell'elezione" mi sembra non suoni benissimo. Forse avrei usato "...ho sostenuto e votato..."
3. - Più volte ho cercato (...) pagine del quotidiano cittadino - Lascio il compito a Molli Redigano, molto più abile di me, a rendere più efficace questo passaggio.
4. - ...tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico. - Forse, etilico può essere omesso. Proprio come "suono", se la frase terminasse con "alcool", stante che "etilico" è sostanzialmente ininfluente, giungerebbe più efficace, a mio parere.
Riferimenti artistici / letterari non me ne vengono.
Considerazioni conclusive.
Scriviamo con diversi stati d'animo. Scriviamo quando abbiamo una nostra poesia intima che necessita di prendere forma; o quando siamo tristi. Scriviamo quando un'idea ci folgora. Tu hai scritto sotto il segno dell'ilarità. E ti è riuscito bene. Sono certo che, così come ci stai facendo ridere, e di questo ti ringraziamo, anche tu, nello scrivere, ti sarai fatto delle grasse risate. Questo racconto è una divertentissima commedia, basata soprattutto sul carattere di Sebastian Brewster, ma non solo. Dall'idea di chiamare il capostipite "Mortimer", allo "spiacevole fenomeno olfattivo" definito come "effetto barbecue", dal far morire Edward McKee nella bara che aveva appena terminato di costruire al - ...parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo...- Ma soprattutto con lo spettacolare finale dove Sebastian lancia la velata maledizione a chi non sottoscrivesse la petizione, garantendo invece a chi firmasse un rinfresco in quei allegri ambienti e uno sconto sui loro servizi, è tutto veramente tanto truce e lugubre quanto assolutamente ilare e ben riuscito. Anche - ...la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo... - quando prima ha reclamizzato la sua attività e subito dopo continua, tornandoci anche successivamente, ti è riuscita benissimo, hai caratterizzato benissimo il personaggio. Sebastian Brewster fa emergere, in quel momento di rabbia, la vera personalità razzista e sessista.
Ti sei divertito un "casotto" a scriverlo, noi a leggerlo. Grazie.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Divertente e ironico, mi ha fatto schiattare. Il tre sette con il morto è fantastico, insieme al parente del vecchio Tom Murray che batteva il tempo con il piede accanto al feretro.
Il 1999 è sottolineato anche dal film di Scorsese citato (Bringing out the dead), uscito proprio in quell'anno (ho controllato...).
Il 1999 è sottolineato anche dal film di Scorsese citato (Bringing out the dead), uscito proprio in quell'anno (ho controllato...).
L'unica cosa (pignolo e rompino. Autore mi odierai, scusa...): Vivonic, rispondendo a Byron che gli chiedeva info sulla questione, aveva scritto che "La sala da ballo deve essere per forza la sala di una villa o di un castello, ovvero la stanza di un'abitazione, e [non] può essere una discoteca o una balera".
Dunque su questo punto forse non si è al 100% in tema.
Complessivamente non ho notato refusci (tanto non li noto mai) e mi è piaciuto.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Molto divertente questo pamphlet in cui sei riuscit* ad amalgamare perfettamente i paletti dando alla sala da ballo e all'impresario di pompe funebri quella centralità che finora quasi nessuno era riuscito a fare.
Anche tu come altri hai preferito virare su un tono ironico e direi che la riuscita è stata ottima: scherzare sull'argomento proposto può essere abbastanza rischioso ma se si riesce a farlo con le giuste dosi come nel tuo caso l'effetto è estremamente positivo.
L'unico appunto che mi sento di fare, ma dipende esclusivamente dal mio gusto personale, è l'uso del passato remoto nel passaggio centrale, quando racconti la storia del falegname: avrei preferito imperfetto e trapassato prossimo.
Inutile aggiungere che sei tra i papabili per la mia cinquina finale.
Anche tu come altri hai preferito virare su un tono ironico e direi che la riuscita è stata ottima: scherzare sull'argomento proposto può essere abbastanza rischioso ma se si riesce a farlo con le giuste dosi come nel tuo caso l'effetto è estremamente positivo.
L'unico appunto che mi sento di fare, ma dipende esclusivamente dal mio gusto personale, è l'uso del passato remoto nel passaggio centrale, quando racconti la storia del falegname: avrei preferito imperfetto e trapassato prossimo.
Inutile aggiungere che sei tra i papabili per la mia cinquina finale.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Il titolo mi ha incuriosito fin da quando ho visto l’elenco dei racconti, premonitore sì, ma poteva anche non essere così scontato in relazione al racconto.
Penso proprio che il genere pamphlet sia stato centrato in pieno, per non parlare del personaggio che hai scelto, e dell’epoca. Concordo con il dubbio di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sulla sala da ballo, che potrebbe avere qualche penalizzazione. L'argomento che prevede la presenza di un Impresario di pompe funebri è di quelli da prendere con le molle, ma anche inevitabile, ma hai saputo giostrartelo bene.
Sebastian mi è piaciuto molto. La sua veemenza, elegantemente affidata ad una bella scrittura, scorrevole e sicura, garbata, mai becera o ineducata, in alcuni passaggi la vedrei molto bene anche espressa dal vivo; un Sebastian su un palco a spiegare con un bel tono deciso le ragioni della sua protesta non sfigurerebbe.
Ma nel 1999 ancora non si usava filmare eventi di questo tipo, e neanche c’erano social cui affidarli amorevolmente.
L’aver affidato ad un articolo la sua protesta gli permette anche di non trascurare il lato prettamente economico: insomma acquistare un’intera pagina di giornale costa, quindi a un po’ di pubblicità mascherata da P.R. non rinuncia, da buon imprenditore. Bella trovata.
La tua scrittura è, come già detto, scorrevole, vivace e, cara Penna, mi hai tenuto sul racconto dalla prima all’ultima parola.
Lo sconto finale è una vera chicca, così come le battute con sui Sebastian si lascia prendere in giro e che anzi a sua volta porge con nonchalance.
Ti segnalo solo un paio di cosette e la presenza di qualche virgola ballerina, niente che infici il buon giudizio su questo racconto.
p.s. Se poi oltre ad essere ironico, spiritoso, ben educato, benestante, cara Penna, Sebastian fosse anche un tipo... prestante, sai che ti dico? Chissenefrega se fa il becchino, anzi l’imprenditore di pompe funebri. Presentacelo!
le mie note
ho sostenuto nell’elezione alle elezioni
alcool etilico basta alcool.
Penso proprio che il genere pamphlet sia stato centrato in pieno, per non parlare del personaggio che hai scelto, e dell’epoca. Concordo con il dubbio di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sulla sala da ballo, che potrebbe avere qualche penalizzazione. L'argomento che prevede la presenza di un Impresario di pompe funebri è di quelli da prendere con le molle, ma anche inevitabile, ma hai saputo giostrartelo bene.
Sebastian mi è piaciuto molto. La sua veemenza, elegantemente affidata ad una bella scrittura, scorrevole e sicura, garbata, mai becera o ineducata, in alcuni passaggi la vedrei molto bene anche espressa dal vivo; un Sebastian su un palco a spiegare con un bel tono deciso le ragioni della sua protesta non sfigurerebbe.
Ma nel 1999 ancora non si usava filmare eventi di questo tipo, e neanche c’erano social cui affidarli amorevolmente.
L’aver affidato ad un articolo la sua protesta gli permette anche di non trascurare il lato prettamente economico: insomma acquistare un’intera pagina di giornale costa, quindi a un po’ di pubblicità mascherata da P.R. non rinuncia, da buon imprenditore. Bella trovata.
La tua scrittura è, come già detto, scorrevole, vivace e, cara Penna, mi hai tenuto sul racconto dalla prima all’ultima parola.
Lo sconto finale è una vera chicca, così come le battute con sui Sebastian si lascia prendere in giro e che anzi a sua volta porge con nonchalance.
Ti segnalo solo un paio di cosette e la presenza di qualche virgola ballerina, niente che infici il buon giudizio su questo racconto.
p.s. Se poi oltre ad essere ironico, spiritoso, ben educato, benestante, cara Penna, Sebastian fosse anche un tipo... prestante, sai che ti dico? Chissenefrega se fa il becchino, anzi l’imprenditore di pompe funebri. Presentacelo!
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Un pamphlet dal titolo molto ma molto accattivante che parte un pochino in sordina ma poi si riprendere. Si legge bene ma per il mio gusto manca un pochino di incisività. Mi ha dato l'idea di un articolo di giornale più che di un pamphlet vero e proprio. C'è da dire però che questa è solo un sfumatura che non intacca minimamente il buon giudizio sul racconto in se.
A conti fatti non posso che farti i complimenti e ringraziarti.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Sai cosa non mi convince di questo racconto?
Il titolo, lo trovo in tema col racconto, ma poco incisivo, un pò sempliciotto.
Per il resto che posso dirti? Trovo che sei riuscito a trattare il tema proposto in maniera ottimale.
Il tuo personaggio è un commerciante nato, saprebbe vendere cubetti di ghiaccio agli eschimesi.
Ho trovato la narrazione perfetta, è efficace, ha ritmo, e diverte.
Il tizio che tiene il tempo col piede alla veglia e il messaggio finale con lo sconto sono dei mezzi colpi di genio(o interi? Beh, cambia poco).
Per me è tra i papabili alle prime posizioni. Un lavoro più che buono.
Il titolo, lo trovo in tema col racconto, ma poco incisivo, un pò sempliciotto.
Per il resto che posso dirti? Trovo che sei riuscito a trattare il tema proposto in maniera ottimale.
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Ho trovato la narrazione perfetta, è efficace, ha ritmo, e diverte.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Allora, faccio il punto della situazione, anche perché sono stato già chiamato in causa da almeno due Autori, e non posso sottrarmi di certo come lo struzzo.
Sì, sono d'accordo con voi. Se fossi stato nel CdL avrei ritenuto questo pamphlet non ammissibile per mancata presenza del must dello step, la stanza. Fate bene a citarmi nei vostri commenti, e confermo quello che scrissi allora. Evidentemente lo staff che ha letto i racconti si è indirizzato verso una flessibilità maggiore, però è evidente che qui sala da ballo non ce ne sia Però c'è da dire che noi non conosciamo, appunto, il tenore dei testi pervenuti, e so per certo che se lo staff decide di tararsi su un certo livello ha i suoi ottimi motivi. Questo non lo dico per facile retorica o per paraculismo: se i miei colleghi di lettura hanno deciso che il testo fosse ammissibile, è perché sicuramente lo hanno ritenuto tale nel confronto con gli altri pervenuti. Può anche darsi che questa sia una seconda stesura di un racconto non ammesso al primo invio, e che dopo che l'Autore lo ha rimandato (sistemato così) è stato deciso di accettarlo.
Insomma, difendo la scelta del CdL perché so che non è casuale e che di sicuro non è un errore.
Detto questo, ho un paio di consigli per l'Autore. Per esempio, non mettere il marcatore temporale all'inizio, che serve a poco: l'ambientazione me la devi fare evincere dal testo, non giustificartela all'inizio e poi ciao. Tra l'altro lo fai, visto l'inserimento del film appena uscito nelle sale.
A proposito, il titolo in italiano era lo stesso, con un sottotitolo orrendo che puoi trovare su internet sicuramente: perché quella traduzione stentata in asterisco? Se serviva a qualcosa, non l'ho notato.
Anche l'effetto pamphlet è abbastanza moderato: in questo stesso step puoi confrontarlo con gli altri. Il tempo al passato remoto fa molto l'effetto raccontato, che non è che si sposi proprio perfettamente.
Insomma, non sono molto convinto della resa finale complessiva. Mi spiace.
Soprattutto, per onestà intellettuale, non potrei mai votare un racconto che, a mio avviso, è carente di un requisito fondamentale dello step.
Sì, sono d'accordo con voi. Se fossi stato nel CdL avrei ritenuto questo pamphlet non ammissibile per mancata presenza del must dello step, la stanza. Fate bene a citarmi nei vostri commenti, e confermo quello che scrissi allora. Evidentemente lo staff che ha letto i racconti si è indirizzato verso una flessibilità maggiore, però è evidente che qui sala da ballo non ce ne sia Però c'è da dire che noi non conosciamo, appunto, il tenore dei testi pervenuti, e so per certo che se lo staff decide di tararsi su un certo livello ha i suoi ottimi motivi. Questo non lo dico per facile retorica o per paraculismo: se i miei colleghi di lettura hanno deciso che il testo fosse ammissibile, è perché sicuramente lo hanno ritenuto tale nel confronto con gli altri pervenuti. Può anche darsi che questa sia una seconda stesura di un racconto non ammesso al primo invio, e che dopo che l'Autore lo ha rimandato (sistemato così) è stato deciso di accettarlo.
Insomma, difendo la scelta del CdL perché so che non è casuale e che di sicuro non è un errore.
Detto questo, ho un paio di consigli per l'Autore. Per esempio, non mettere il marcatore temporale all'inizio, che serve a poco: l'ambientazione me la devi fare evincere dal testo, non giustificartela all'inizio e poi ciao. Tra l'altro lo fai, visto l'inserimento del film appena uscito nelle sale.
A proposito, il titolo in italiano era lo stesso, con un sottotitolo orrendo che puoi trovare su internet sicuramente: perché quella traduzione stentata in asterisco? Se serviva a qualcosa, non l'ho notato.
Anche l'effetto pamphlet è abbastanza moderato: in questo stesso step puoi confrontarlo con gli altri. Il tempo al passato remoto fa molto l'effetto raccontato, che non è che si sposi proprio perfettamente.
Insomma, non sono molto convinto della resa finale complessiva. Mi spiace.
Soprattutto, per onestà intellettuale, non potrei mai votare un racconto che, a mio avviso, è carente di un requisito fondamentale dello step.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Ciao Penna.
Probabilmente sono lento io, però alla prima lettura non avevo capito subito che Sebastian Brewster è lo stereotipo del maschio bianco moderato ma suprematista nell'intimo, per cui a un certo punto ho iniziato ad appuntarmi alcune frasi che – secondo ciò che avevo inteso del personaggio – non potevano starci bene. Rileggendo invece gira tutto, però prova comunque a riflettere sul fatto se la rivelazione del reale animo del tuo personaggio non avvenga troppo tardi. Non posso dirti se questa impressione è vera o no, credo che solo un*editor professionista potrebbe dare una risposta definitiva.
Proprio perché il personaggio è uno stereotipo, ci sta che esageri all'inizio con argomenti che, di fatto, avrebbero allontanato chiunque a Denver dalla voglia di continuare a leggere. Non è invece un problema per noi lettor* che, invece, sorridiamo per la sua incapacità di comunicare.
Mi è piaciuta l'idea che hai sviluppato perché dentro c'è una trama anche articolata che fa da sfondo e da sponda alle argomentazioni del narratore. Perfetta la chiusura del pamphlet con il narratore che manda tutto in vacca con l'offerta di marketing.
Spazio gli Usa (il sindaco di Denver era davvero Wellington Webb), tempo dicembre 1999, genere pamphlet, personaggio solo l'impresario di pompe funebri, stanza da ballo presente.
Grazie e alla prossima.
Probabilmente sono lento io, però alla prima lettura non avevo capito subito che Sebastian Brewster è lo stereotipo del maschio bianco moderato ma suprematista nell'intimo, per cui a un certo punto ho iniziato ad appuntarmi alcune frasi che – secondo ciò che avevo inteso del personaggio – non potevano starci bene. Rileggendo invece gira tutto, però prova comunque a riflettere sul fatto se la rivelazione del reale animo del tuo personaggio non avvenga troppo tardi. Non posso dirti se questa impressione è vera o no, credo che solo un*editor professionista potrebbe dare una risposta definitiva.
Proprio perché il personaggio è uno stereotipo, ci sta che esageri all'inizio con argomenti che, di fatto, avrebbero allontanato chiunque a Denver dalla voglia di continuare a leggere. Non è invece un problema per noi lettor* che, invece, sorridiamo per la sua incapacità di comunicare.
Mi è piaciuta l'idea che hai sviluppato perché dentro c'è una trama anche articolata che fa da sfondo e da sponda alle argomentazioni del narratore. Perfetta la chiusura del pamphlet con il narratore che manda tutto in vacca con l'offerta di marketing.
Spazio gli Usa (il sindaco di Denver era davvero Wellington Webb), tempo dicembre 1999, genere pamphlet, personaggio solo l'impresario di pompe funebri, stanza da ballo presente.
Grazie e alla prossima.
Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Probabilmente è un mio errore d'impostazione, Autor-, ma fin dalle prime battute mi sono configurato il tuo pamphlet come uno scritto serio, cioè un "vero" pamphlet.
La virata ironica che a un certo punto inizia e poi accompagna lo scritto fino alla fine mi ha un po' spiazzato e non sono riuscito ad apprezzarla del tutto.
Anche perché, almeno per il mio gusto, si tratta di un'ironia molto sottile, al confine con la caricatura, che quindi non trasforma tutto in demenziale (forse il mio umorismo preferito) ma rimane sempre lì, togliendo serietà al lavoro ma senza renderlo un racconto humour vero e proprio.
Insomma, non mi ha convinto, pur riconoscendo il valore di qualche trovata che hai inserito nella narrazione (come il sindaco politically correct o la televendita finale).
Stilisticamente non mi ci sono trovato con questo modo di raccontare, ricco di dettagli personali, autoironici (i riferimenti al film, alla cumpa di italoamericani): questi ultimi mi sono sembrati un divagare veramente inadatto a un articolo di giornale.
Ecco, stilisticamente il limite di questo pamphlet è il suo somigliare tanto a un'esposizione a voce in luogo formale, tipo riunione di condominio vintage, ma non ho assolutamente avuto la sensazione di star leggendo un articolo.
Peccato perché l'idea che avevi avuto non era male, ma il virare su un'ironia caricaturale, che ha tolto realismo alla vicenda, non mi ha soddisfatto.
Limite mio, con ogni probabilità.
Alla prossima!
La virata ironica che a un certo punto inizia e poi accompagna lo scritto fino alla fine mi ha un po' spiazzato e non sono riuscito ad apprezzarla del tutto.
Anche perché, almeno per il mio gusto, si tratta di un'ironia molto sottile, al confine con la caricatura, che quindi non trasforma tutto in demenziale (forse il mio umorismo preferito) ma rimane sempre lì, togliendo serietà al lavoro ma senza renderlo un racconto humour vero e proprio.
Insomma, non mi ha convinto, pur riconoscendo il valore di qualche trovata che hai inserito nella narrazione (come il sindaco politically correct o la televendita finale).
Stilisticamente non mi ci sono trovato con questo modo di raccontare, ricco di dettagli personali, autoironici (i riferimenti al film, alla cumpa di italoamericani): questi ultimi mi sono sembrati un divagare veramente inadatto a un articolo di giornale.
Ecco, stilisticamente il limite di questo pamphlet è il suo somigliare tanto a un'esposizione a voce in luogo formale, tipo riunione di condominio vintage, ma non ho assolutamente avuto la sensazione di star leggendo un articolo.
Peccato perché l'idea che avevi avuto non era male, ma il virare su un'ironia caricaturale, che ha tolto realismo alla vicenda, non mi ha soddisfatto.
Limite mio, con ogni probabilità.
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Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Circa la scrittura, niente da dire se non:
"Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione."
Niente di scorretto, ma avrei invertito soggetto e complemento di fine, solo per una questione "sonora".
Un racconto ben costruito. Posto che il problema dei Brewster è la sala da ballo country accanto alle loro camere ardenti, si comprende bene come il testo sia rivolto anche (o forse esclusivamente leggendo tra le righe) a screditare il sindaco Webb, accusandolo palesemente di corruzione (la Cadillac) oltre che d'incapacità amministrativa. Tuttavia, non è ben chiaro il motivo per cui l'ex falegnameria sia diventata una sala da ballo se non che il sindaco stesso e quella culona di sua moglie siano appassionati di danze country. Osservazione che non inficia il testo, ovviamente.
Ciò che voglio far notare è il duplice significato della mossa di Sebastian: accuse al sindaco, di cui ho già detto, ma anche e soprattutto pubblicità alla sua azienda. Nonostante dichiari di non voler sponsorizzare i suoi servizi, lo fa dall'inizio alla fine, buttandoci dentro pure il "pets forever". Un'operazione di marketing coi fiocchi, che supera addirittura, a mio parere, l'invettiva contro il primo cittadino. Anche l'autoironia, la vedo come un'abile "raggiro" volto a farsi scrollare di dosso lo stereotipo del becchino, per risultare simpatico. Dopotutto, gli affari, qualsiasi essi siano, col sorriso vengono meglio.
"Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione."
Niente di scorretto, ma avrei invertito soggetto e complemento di fine, solo per una questione "sonora".
Un racconto ben costruito. Posto che il problema dei Brewster è la sala da ballo country accanto alle loro camere ardenti, si comprende bene come il testo sia rivolto anche (o forse esclusivamente leggendo tra le righe) a screditare il sindaco Webb, accusandolo palesemente di corruzione (la Cadillac) oltre che d'incapacità amministrativa. Tuttavia, non è ben chiaro il motivo per cui l'ex falegnameria sia diventata una sala da ballo se non che il sindaco stesso e quella culona di sua moglie siano appassionati di danze country. Osservazione che non inficia il testo, ovviamente.
Ciò che voglio far notare è il duplice significato della mossa di Sebastian: accuse al sindaco, di cui ho già detto, ma anche e soprattutto pubblicità alla sua azienda. Nonostante dichiari di non voler sponsorizzare i suoi servizi, lo fa dall'inizio alla fine, buttandoci dentro pure il "pets forever". Un'operazione di marketing coi fiocchi, che supera addirittura, a mio parere, l'invettiva contro il primo cittadino. Anche l'autoironia, la vedo come un'abile "raggiro" volto a farsi scrollare di dosso lo stereotipo del becchino, per risultare simpatico. Dopotutto, gli affari, qualsiasi essi siano, col sorriso vengono meglio.
Un'ultima considerazione: d'accordo il rinfresco ai primi cento che firmano la petizione, ma il buono sconto lo vedo poco verosimile. Poi, per carità, siamo negli Stati Uniti e tutto è possibile.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Peccato per l'utilizzo che hai fatto della sala da ballo, peccato davvero.
Il testo mi ha convinta, lo trovo ben congegnato, con un registro narrativo sempre coerente che mi fa scoprire piano piano la vera indole del tuo personaggio.
Mi piace che lo svelamento non sia palese da subito. Lo scopriamo un po' per volta e senza dover dire assolutamente nulla, basta lasciargli lo spazio e la sua vera natura si svela da sola.
Anche l'ironia che il lettore percepisce fa parte della natura del personaggio, che di sicuro non è ironico ma sul quale è davvero facile ironizzare.
Un buon lavoro, davvero. Ripeto: peccato per la sala da ballo.
Ele
Il testo mi ha convinta, lo trovo ben congegnato, con un registro narrativo sempre coerente che mi fa scoprire piano piano la vera indole del tuo personaggio.
Mi piace che lo svelamento non sia palese da subito. Lo scopriamo un po' per volta e senza dover dire assolutamente nulla, basta lasciargli lo spazio e la sua vera natura si svela da sola.
Anche l'ironia che il lettore percepisce fa parte della natura del personaggio, che di sicuro non è ironico ma sul quale è davvero facile ironizzare.
Un buon lavoro, davvero. Ripeto: peccato per la sala da ballo.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Due annotazioni.
Acquistare una pagina intera del Denver Post deve costare un capitale. Forse avrei pensato a una soluzione diversa.
Il Colorado non è un stato country. Avrei ambientato più a sud o più a nord.
A parte queste due appunti che mi sono preso durante la lettura non ho molto altro da dirti. Il testo è ben scritto, molto arguto, si legge in un amen e in generale non ha punti deboli di rilievo. Costruisce bene il contesto per la sua invettiva. Non è una storia nel vero senso della parola, ma se non altro le accuse non sono costruite sul nulla. Non credo che il pamphlet come genere faccia per me. Posso riconoscere i meriti del tuo testo, ma da lì a entusiasmarmi ce ne vuole. Ho bisogno di una storia vera e propria. E forse qui gli spunti c'erano, ma ovviamente non per un fantasy, quindi la scelta dell'altro genere a disposizione era obbligata.
Un ottimo lavoro comunque. Brav.
Acquistare una pagina intera del Denver Post deve costare un capitale. Forse avrei pensato a una soluzione diversa.
Il Colorado non è un stato country. Avrei ambientato più a sud o più a nord.
A parte queste due appunti che mi sono preso durante la lettura non ho molto altro da dirti. Il testo è ben scritto, molto arguto, si legge in un amen e in generale non ha punti deboli di rilievo. Costruisce bene il contesto per la sua invettiva. Non è una storia nel vero senso della parola, ma se non altro le accuse non sono costruite sul nulla. Non credo che il pamphlet come genere faccia per me. Posso riconoscere i meriti del tuo testo, ma da lì a entusiasmarmi ce ne vuole. Ho bisogno di una storia vera e propria. E forse qui gli spunti c'erano, ma ovviamente non per un fantasy, quindi la scelta dell'altro genere a disposizione era obbligata.
Un ottimo lavoro comunque. Brav.
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
beh, credo che l'appello lanciato da questo pamphlet sia destinato a cadere nel vuoto.
a parte questo, racconto piacevole e scorrevole che si lascia leggere con piacere.
un appunto: la sala da ballo dove sta?
il resto è a posto e la storia è simpatica, ma mi pare monca
a parte questo, racconto piacevole e scorrevole che si lascia leggere con piacere.
un appunto: la sala da ballo dove sta?
il resto è a posto e la storia è simpatica, ma mi pare monca
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Rispetto agli altri pamphlet, questo è ancorato a qualcosa di solido. Si protesta contro qualcosa di reale, convincente, anche se naturalmente inventato e che non ha una grande valenza sociale. Ecco, forse è proprio questo, il fatto che alla fine sia una questione privata quella di cui si dibatte, che mi ha un poco allontanato. È indubbio che sia scritto bene e che l'ironia pungente e la presa in giro verso lo stesso protagonista/narratore sia ben resa, ma a parte un leggero sorrido sulla labbra a fine lettura non mi ha regalato grandi emozioni.
A rileggerci!
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Di questo testo a me è rimasta impressa la lezione che l'autore ci dà: descrivere un personaggio senza descriverlo! Non c'è una vera e propria descrizione di Sebastian (d'altronde è lui che racconta e non potrebbe descrivere se stesso), però ne viene fuori ugualmente un ritratto molto colorito. Le cose che pensa, come le dice, ciò che non dice e ciò che fa capire rivelano molto dell'uomo, dell'impresario, del CEO.
Il 1999 è buttato un pò a caso: hai perso l'occasione di fargli fare l'articolo perchè impensierito dalla grande festa prevista per quella mezzanotte e per la confusione che sconvolgerà la notte.
L'intento ufficiale è quello di far indignare i cittadini verso questa mancanza di rispetto nei confronti della morte, tra le righe però si legge ben altro (e quello che traspare è scritto benissimo e convince).
Il testo tuttavia non riesce a catturarmi del tutto: rimane una specie di distacco, si percepisce che si parla di qualcosa di privato, intimo, qualcosa tra Sebastian e Webb e dei loro dissapori nascosti. Forse per questo non mi sono sentita tirata dentro il testo (o qualcosa del genere).
Il 1999 è buttato un pò a caso: hai perso l'occasione di fargli fare l'articolo perchè impensierito dalla grande festa prevista per quella mezzanotte e per la confusione che sconvolgerà la notte.
L'intento ufficiale è quello di far indignare i cittadini verso questa mancanza di rispetto nei confronti della morte, tra le righe però si legge ben altro (e quello che traspare è scritto benissimo e convince).
Il testo tuttavia non riesce a catturarmi del tutto: rimane una specie di distacco, si percepisce che si parla di qualcosa di privato, intimo, qualcosa tra Sebastian e Webb e dei loro dissapori nascosti. Forse per questo non mi sono sentita tirata dentro il testo (o qualcosa del genere).
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Ringrazio tutti per i commenti di cui terrò buon conto.
Vorrei spiegare un punto che mi è stato fatto notare da molti: l’uso della sala da ballo.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] “L'unica cosa (pignolo e rompino. Autore mi odierai, scusa...) Vivonic, rispondendo a Byron che gli chiedeva info sulla questione, aveva scritto che "La sala da ballo deve essere per forza la sala di una villa o di un castello, ovvero la stanza di un'abitazione, e [non] può essere una discoteca o una balera"
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] “Sì, sono d'accordo con voi. Se fossi stato nel CdL avrei ritenuto questo pamphlet non ammissibile per mancata presenza del must dello step, la stanza”
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]: “Peccato per l'utilizzo che hai fatto della sala da ballo, peccato davvero”.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]: “un appunto: la sala da ballo dove sta?”
Indubbiamente credo di aver interpretato male l’idea di stanza. Avevo presente il bando iniziale in cui si parlava di una costruzione di un’abitazione, nei vari elementi, promossa da DT, ma pensavo che si trattasse di un modo spiritoso per presentare la prova e che in realtà la stanza avrebbe potuto essere collocata ovunque, purché svolgesse quel ruolo.
Nel caso specifico della sala da ballo, non avevo letto le successive precisazioni di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] che parlavano di villa, castello o abitazione.
Se avessi letto non sarebbe stato complicato nel brano dire, ad esempio, che Miss Almond aveva trasformato la falegnameria nella propria abitazione ricavandone dall’ex laboratorio una sala da ballo. Fin troppo facile!
Del resto, pensando al passato, credo di essere recidivo. Nella prova sulla stanza da bagno nel mio caso si trattava di una latrina esterna a uso pubblico, non facente parte di un’abitazione.
Mi consola il fatto che il concetto non doveva essere così chiaro visto che altri pezzi soffrono di problematiche analoghe sull’utilizzo della stanza: in alcuni casi mancava la centralità della sala da ballo (la mia sala da ballo, quantunque un po’ fuori schema, era certamente centrale in quanto essenziale nella logica del brano). In altri racconti questa era collegata a un albergo o a un ambiente non ben definito, ma non un’abitazione in senso stretto. In un altro caso la sala da ballo era una soluzione improvvisata all’interno di un’impresa di pompe funebri, in un altro si trattava in realtà di una serra che svolgeva il ruolo di sala da ballo per effetto di piante danzanti. Tutte idee geniali e gradevoli ma non strettamente coerenti con l’interpretazione data alla “sala da ballo”.
Infine, non so se sia una questione dialettale, ma se dalle mie parti parliamo di sala da ballo intendiamo qualunque locale adibito al ballo, mentre all’interno di una dimora, di una villa, di un palazzo o di un castello, parlerei più propriamente di sala o salone per feste, ricevimenti, udienze, da utilizzare all’occorrenza anche per il ballo. Personalmente non conosco dimore di questo tipo che abbiano una sala dedicata esclusivamente al ballo.
Forse di questo tentativo di difesa o di spiegazione potrei farne un pamphlet. Meglio di no! Non credo che mi cimenterò di nuovo in questo genere se non con la pistola di DT alla tempia!
Vorrei spiegare un punto che mi è stato fatto notare da molti: l’uso della sala da ballo.
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Indubbiamente credo di aver interpretato male l’idea di stanza. Avevo presente il bando iniziale in cui si parlava di una costruzione di un’abitazione, nei vari elementi, promossa da DT, ma pensavo che si trattasse di un modo spiritoso per presentare la prova e che in realtà la stanza avrebbe potuto essere collocata ovunque, purché svolgesse quel ruolo.
Nel caso specifico della sala da ballo, non avevo letto le successive precisazioni di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] che parlavano di villa, castello o abitazione.
Se avessi letto non sarebbe stato complicato nel brano dire, ad esempio, che Miss Almond aveva trasformato la falegnameria nella propria abitazione ricavandone dall’ex laboratorio una sala da ballo. Fin troppo facile!
Del resto, pensando al passato, credo di essere recidivo. Nella prova sulla stanza da bagno nel mio caso si trattava di una latrina esterna a uso pubblico, non facente parte di un’abitazione.
Mi consola il fatto che il concetto non doveva essere così chiaro visto che altri pezzi soffrono di problematiche analoghe sull’utilizzo della stanza: in alcuni casi mancava la centralità della sala da ballo (la mia sala da ballo, quantunque un po’ fuori schema, era certamente centrale in quanto essenziale nella logica del brano). In altri racconti questa era collegata a un albergo o a un ambiente non ben definito, ma non un’abitazione in senso stretto. In un altro caso la sala da ballo era una soluzione improvvisata all’interno di un’impresa di pompe funebri, in un altro si trattava in realtà di una serra che svolgeva il ruolo di sala da ballo per effetto di piante danzanti. Tutte idee geniali e gradevoli ma non strettamente coerenti con l’interpretazione data alla “sala da ballo”.
Infine, non so se sia una questione dialettale, ma se dalle mie parti parliamo di sala da ballo intendiamo qualunque locale adibito al ballo, mentre all’interno di una dimora, di una villa, di un palazzo o di un castello, parlerei più propriamente di sala o salone per feste, ricevimenti, udienze, da utilizzare all’occorrenza anche per il ballo. Personalmente non conosco dimore di questo tipo che abbiano una sala dedicata esclusivamente al ballo.
Forse di questo tentativo di difesa o di spiegazione potrei farne un pamphlet. Meglio di no! Non credo che mi cimenterò di nuovo in questo genere se non con la pistola di DT alla tempia!
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Camere ardenti e balli irriverenti
Hey, ma nella tua foto profilo è apparsa una sala da ballo!
Aspetta, però forse non conta come tale.
Aspetta, però forse non conta come tale.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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