Denver, 31 dicembre 1999
Queste mie righe sono indirizzate a Voi, cari concittadini, ma soprattutto al nostro sindaco Wellington Webb, che a suo tempo ho sostenuto nell’elezione, cosa di cui mi sono pentito amaramente.
Più volte ho cercato senza successo di richiamare in vario modo la sua attenzione al problema che oggi mi trovo costretto a sollevare con energia, dalle pagine del quotidiano cittadino. Acquistare una pagina del Denver Post, molto seguito nella nostra comunità, mi è parso il metodo più diretto per arrivare al maggior numero di Voi.
Spero che vorrete dedicarmi un po’ della Vostra attenzione, distogliendola solo brevemente, dai preparativi per i festeggiamenti di questa sera.
Prevengo ogni obiezione sul fatto che il tema proposto sia o no di interesse generale. Faccio rilevare che, se c’è una certezza al mondo, questa consiste nel fatto che l’argomento di cui parlerò, prima o poi, se non interesserà direttamente voi per ovvie ragioni, riguarderà da vicino i Vostri cari.
La questione sollevata è anche l’occasione per puntare il dito sulla deludente amministrazione municipale che in questo caso, come in altri, ha mostrato in modo definitivo la propria incapacità.
Inizio con il presentarmi per quei pochi fortunati che non hanno ancora avuto occasione di usufruire dei nostri servizi.
La Brewster Funeral Home che mi onoro di dirigere è una Società fondata nel 1870 dal mio trisavolo Mortimer Brewster. La serietà dell’azienda e la capacità di adeguare l’offerta alle mutevoli esigenze del pubblico sono il segreto del nostro successo e della nostra reputazione.
La Brewster F.H. è stata la prima azienda del ramo, nella nostra zona, a dotarsi di un modernissimo impianto di cremazione, con l’utilizzo di speciali essenze che evitano quello spiacevole fenomeno olfattivo che nel gergo del nostro settore definiamo “effetto barbecue”. Per non parlare della nostra equipe specializzata nei processi di imbalsamazione e conservazione del corpo che ha fatto grande la nostra linea di servizi “perpetual”.
La nostra società ha inoltre per prima creato un’apposita sezione che si occupa degli animali da compagnia, settore che ha mostrato negli ultimi anni una crescita esponenziale. Per i nostri piccoli amici, che ci sono così cari, abbiamo dedicato una linea di servizi del tutto simile a quella prevista per gli umani, la “pets forever”.
Mi fermo a questi pochi cenni perché la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo di questa pubblica denuncia.
Mi limito a ricordare che uno dei nostri più recenti interventi è stata la sistemazione dei nuovi locali dedicati all’estremo saluto: sei camere ardenti di varia tipologia e stile, realizzati con la consulenza dei migliori progettisti del settore che sono riusciti a creare ambienti caldi e accoglienti per la clientela più esigente. E proprio su questo punto si è verificato negli ultimi mesi il problema che qui espongo.
Come molti sapranno, accanto alla Brewster esisteva da un secolo la falegnameria McKee Woodcraft, veri artisti del legno, che vantava proprio la nostra società fra i loro migliori clienti. Le bare in mogano costruite per noi dalla McKee costituivano l’accessorio di punta della nostra linea “Prestige”.
Purtroppo, pochi mesi fa, si verificò la scomparsa improvvisa e prematura dell’ultimo erede della famiglia McKee. Edward McKee, colto da un malore mentre stava lavorando a uno dei gioielli destinati alla Brewster, fu ritrovato la mattina dopo, privo di vita, proprio all’interno della cassa appena ultimata. Ci sembrò doveroso accollarci tutti gli oneri delle esequie e dell’accompagnamento all’ultima dimora.
McKee non aveva figli, né persone di famiglia che potessero proseguire la sua attività, così la moglie decise di cessare l’attività e mettere in vendita l’immobile della falegnameria. Noi stessi facemmo un’offerta all’intermediario incaricato delle trattative. Ritenevamo che potesse essere una buona opportunità per realizzare spazi aggiuntivi da dedicare a nuove gamme di servizi.
Purtroppo, attraverso pratiche che abbiamo sempre giudicato come poco trasparenti, altri riuscirono ad aggiudicarsi l’immobile. Anche su questo punto si dovrà fare chiarezza perché sul fatto aleggia il sospetto della connivenza di alte personalità dell’amministrazione cittadina. Il nostro sindaco dovrà spiegarci ad esempio come sia venuto in possesso della sua prestigiosa Cadillac Fleetwood Limited. Frutto dei suoi risparmi o generosa ricompensa da parte di qualcuno?
Comunque sia, non facemmo un dramma della perdita dell’immobile, cose che capitano negli affari, ma non avremmo mai potuto immaginare il prosieguo della vicenda.
Sapevamo che era stata una certa Jenny Almond ad aggiudicarsi l’immobile dei McKee, ma non potevamo certo immaginare quello che ne sarebbe venuto fuori. Anche perché la signorina non era di Denver, si era trasferita da poco in città dalla California e nessuno la conosceva.
Miss Almond è una ricca ereditiera che, per soddisfare la sua capricciosa passione nel genere musicale Western Country, ha avuto la brillante idea di aprire una sala da ballo con relativa scuola nei locali della McKee, proprio accanto alle nostre camere ardenti!!!
Vorrei smentire l’opinione diffusa sugli impresari di pompe funebri. Non sono un vecchio bigotto e amo anch’io i piaceri della vita. Non rinuncio ad attività ricreative e non credo di meritare tutte le battute di spirito di cui sono fatto bersaglio. Faccio dei semplici esempi.
Vado spesso al circolo a giocare a carte e c’è sempre il gruppo di concittadini di origine italiana che mi invitano a giocare a “tressette col morto”.
Proprio in questi giorni mi hanno invitato a vedere l’ultimo film di Scorsese, uscito da poco nelle sale, “Bringing out the dead” (*): è evidente la provocazione.
Pur essendo un grande appassionato di concerti di musica classica, sono costretto a disertare le serate in cui è prevista qualche “messa da requiem” o marce funebri, per evitare di subire battute di spirito e imbarazzanti ammiccamenti.
Episodi spiacevoli a cui però ormai abbiamo fatto l’abitudine. Sono di mentalità molto aperta e la mia vita mondana è piuttosto attiva. Quello che non riesco assolutamente a tollerare è lo stridente, quasi blasfemo, contrasto fra il dolore della morte e lo sghignazzo irriverente della “Denver Western Country Dance Hall”, questo è il nome!
Immaginate l’arrivo dei familiari affranti che si apprestano alla veglia notturna del caro estinto che si mischia al sopraggiungere degli avventori della Dance Hall: ragazzoni con sgargianti camicie a quadri e cappelloni “Stetson” e discinte ragazze con minigonne e giacche a frange, che parlano sguaiatamente ad alta voce, tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico.
Per non parlare del ritmo e della musica assordante che proviene dalla sala adiacente alle cappelle. Proprio ieri sera, alle esequie del vecchio Tom Murray, ho visto con i miei occhi un parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo, seguendo la musica scatenata dei nostri vicini. Una mente meno razionale della mia potrebbe leggervi un segno tangibile delle tentazioni del demonio.
Tutto questo è intollerabile. Dopo numerosi esposti personali alle autorità cittadine, che cosa ha fatto il nostro sindaco Wellington Webb? Niente, assolutamente niente. Anzi, pochi giorni fa sono venuto a sapere che lui stesso, eletto purtroppo anche con il mio voto, ha partecipato a una serata danzante nel locale di Miss Almond. So per certo che si è cimentato anche lui nel ballo, accompagnato dalla moglie Daisy, nota per l’ingombrante imponenza del suo posteriore e che non riesco neppure a immaginare nell’atto di dimenarsi in pista a ritmo frenetico.
Mi rivolgo in particolare a tutti quelli che in passato hanno sostenuto i candidati del partito repubblicano e che questa volta, come me, si sono lasciati abbindolare da quei sedicenti progressisti che hanno perorato la causa del signor Webb, democratico, afro-americano, per la semplice ragione che era opportuno, politicamente corretto, far cadere la scelta su un sindaco di colore. Ebbene, ecco quali sono i risultati: un sindaco che permette che si facciano schiamazzi accanto a luoghi in cui si celebra il dolore! Non solo: lui stesso e la sua ingombrante consorte non esitano a partecipare a quei festini, memori forse delle danze tribali dei loro antenati delle savane africane.
Spero che tutto questo sia di monito per il futuro. Quando si dovrà procedere all’elezione del nuovo sindaco il candidato dovrà segnare un deciso cambio di rotta, a costo di essere io stesso a sobbarcarmi l’onere di spazzare via questa gentaglia dalla nostra città.
Non userei un tono così accalorato se questa situazione non mi avesse portato all’esasperazione. Chi mi conosce sa bene che il mio self-control è proverbiale e che normalmente so mantenere una freddezza da far invidia anche ai miei clienti abituali… vedete? So anche essere ironico e autoironico, ma stavolta si è passato il segno!
Tutte le mie richieste al sindaco sono cadute nel vuoto, perciò ho deciso di procedere alla costituzione del Comitato che ho chiamato “Comitato per il rispetto del dolore” che avrà come obiettivo, non dico la chiusura di quella attività, ma almeno il suo trasferimento in altro luogo in cui possa essere messa in condizione di non nuocere.
Questo mio scritto è un appello a tutti Voi concittadini di aderire numerosi alla mia iniziativa che nasce, non dall’interesse personale, ma dal rispetto verso gli altri: ognuno ha il pieno diritto di rendere più sereno possibile l’estremo passaggio dei propri cari.
Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione. Il documento sarà presentato quanto prima in forma ufficiale all’imbarazzante Signor Webb e vedremo se potrà ancora ignorare le nostre richieste.
A chi è riluttante a parlare di trapasso quando si è nel pieno della vita, a chi, come il nostro sindaco, preferisce pensare alle sale da ballo Western Country, ricordo il povero Edward McKee. Era nel fiore degli anni, tutto preso dal suo lavoro eppure… improvvisamente…
Ai primi cento di Voi che si presenteranno per la firma verrà offerto un piccolo rinfresco e un buono sconto speciale del 15 per cento (naturalmente senza scadenza predefinita) sui nostri servizi.
AFFRETTATEVI! VI ASPETTIAMO!
Sebastian BrewsterPiù volte ho cercato senza successo di richiamare in vario modo la sua attenzione al problema che oggi mi trovo costretto a sollevare con energia, dalle pagine del quotidiano cittadino. Acquistare una pagina del Denver Post, molto seguito nella nostra comunità, mi è parso il metodo più diretto per arrivare al maggior numero di Voi.
Spero che vorrete dedicarmi un po’ della Vostra attenzione, distogliendola solo brevemente, dai preparativi per i festeggiamenti di questa sera.
Prevengo ogni obiezione sul fatto che il tema proposto sia o no di interesse generale. Faccio rilevare che, se c’è una certezza al mondo, questa consiste nel fatto che l’argomento di cui parlerò, prima o poi, se non interesserà direttamente voi per ovvie ragioni, riguarderà da vicino i Vostri cari.
La questione sollevata è anche l’occasione per puntare il dito sulla deludente amministrazione municipale che in questo caso, come in altri, ha mostrato in modo definitivo la propria incapacità.
Inizio con il presentarmi per quei pochi fortunati che non hanno ancora avuto occasione di usufruire dei nostri servizi.
La Brewster Funeral Home che mi onoro di dirigere è una Società fondata nel 1870 dal mio trisavolo Mortimer Brewster. La serietà dell’azienda e la capacità di adeguare l’offerta alle mutevoli esigenze del pubblico sono il segreto del nostro successo e della nostra reputazione.
La Brewster F.H. è stata la prima azienda del ramo, nella nostra zona, a dotarsi di un modernissimo impianto di cremazione, con l’utilizzo di speciali essenze che evitano quello spiacevole fenomeno olfattivo che nel gergo del nostro settore definiamo “effetto barbecue”. Per non parlare della nostra equipe specializzata nei processi di imbalsamazione e conservazione del corpo che ha fatto grande la nostra linea di servizi “perpetual”.
La nostra società ha inoltre per prima creato un’apposita sezione che si occupa degli animali da compagnia, settore che ha mostrato negli ultimi anni una crescita esponenziale. Per i nostri piccoli amici, che ci sono così cari, abbiamo dedicato una linea di servizi del tutto simile a quella prevista per gli umani, la “pets forever”.
Mi fermo a questi pochi cenni perché la pubblicità del nostro marchio non è lo scopo di questa pubblica denuncia.
Mi limito a ricordare che uno dei nostri più recenti interventi è stata la sistemazione dei nuovi locali dedicati all’estremo saluto: sei camere ardenti di varia tipologia e stile, realizzati con la consulenza dei migliori progettisti del settore che sono riusciti a creare ambienti caldi e accoglienti per la clientela più esigente. E proprio su questo punto si è verificato negli ultimi mesi il problema che qui espongo.
Come molti sapranno, accanto alla Brewster esisteva da un secolo la falegnameria McKee Woodcraft, veri artisti del legno, che vantava proprio la nostra società fra i loro migliori clienti. Le bare in mogano costruite per noi dalla McKee costituivano l’accessorio di punta della nostra linea “Prestige”.
Purtroppo, pochi mesi fa, si verificò la scomparsa improvvisa e prematura dell’ultimo erede della famiglia McKee. Edward McKee, colto da un malore mentre stava lavorando a uno dei gioielli destinati alla Brewster, fu ritrovato la mattina dopo, privo di vita, proprio all’interno della cassa appena ultimata. Ci sembrò doveroso accollarci tutti gli oneri delle esequie e dell’accompagnamento all’ultima dimora.
McKee non aveva figli, né persone di famiglia che potessero proseguire la sua attività, così la moglie decise di cessare l’attività e mettere in vendita l’immobile della falegnameria. Noi stessi facemmo un’offerta all’intermediario incaricato delle trattative. Ritenevamo che potesse essere una buona opportunità per realizzare spazi aggiuntivi da dedicare a nuove gamme di servizi.
Purtroppo, attraverso pratiche che abbiamo sempre giudicato come poco trasparenti, altri riuscirono ad aggiudicarsi l’immobile. Anche su questo punto si dovrà fare chiarezza perché sul fatto aleggia il sospetto della connivenza di alte personalità dell’amministrazione cittadina. Il nostro sindaco dovrà spiegarci ad esempio come sia venuto in possesso della sua prestigiosa Cadillac Fleetwood Limited. Frutto dei suoi risparmi o generosa ricompensa da parte di qualcuno?
Comunque sia, non facemmo un dramma della perdita dell’immobile, cose che capitano negli affari, ma non avremmo mai potuto immaginare il prosieguo della vicenda.
Sapevamo che era stata una certa Jenny Almond ad aggiudicarsi l’immobile dei McKee, ma non potevamo certo immaginare quello che ne sarebbe venuto fuori. Anche perché la signorina non era di Denver, si era trasferita da poco in città dalla California e nessuno la conosceva.
Miss Almond è una ricca ereditiera che, per soddisfare la sua capricciosa passione nel genere musicale Western Country, ha avuto la brillante idea di aprire una sala da ballo con relativa scuola nei locali della McKee, proprio accanto alle nostre camere ardenti!!!
Vorrei smentire l’opinione diffusa sugli impresari di pompe funebri. Non sono un vecchio bigotto e amo anch’io i piaceri della vita. Non rinuncio ad attività ricreative e non credo di meritare tutte le battute di spirito di cui sono fatto bersaglio. Faccio dei semplici esempi.
Vado spesso al circolo a giocare a carte e c’è sempre il gruppo di concittadini di origine italiana che mi invitano a giocare a “tressette col morto”.
Proprio in questi giorni mi hanno invitato a vedere l’ultimo film di Scorsese, uscito da poco nelle sale, “Bringing out the dead” (*): è evidente la provocazione.
Pur essendo un grande appassionato di concerti di musica classica, sono costretto a disertare le serate in cui è prevista qualche “messa da requiem” o marce funebri, per evitare di subire battute di spirito e imbarazzanti ammiccamenti.
Episodi spiacevoli a cui però ormai abbiamo fatto l’abitudine. Sono di mentalità molto aperta e la mia vita mondana è piuttosto attiva. Quello che non riesco assolutamente a tollerare è lo stridente, quasi blasfemo, contrasto fra il dolore della morte e lo sghignazzo irriverente della “Denver Western Country Dance Hall”, questo è il nome!
Immaginate l’arrivo dei familiari affranti che si apprestano alla veglia notturna del caro estinto che si mischia al sopraggiungere degli avventori della Dance Hall: ragazzoni con sgargianti camicie a quadri e cappelloni “Stetson” e discinte ragazze con minigonne e giacche a frange, che parlano sguaiatamente ad alta voce, tutti già in preda a dosi eccessive di alcool etilico.
Per non parlare del ritmo e della musica assordante che proviene dalla sala adiacente alle cappelle. Proprio ieri sera, alle esequie del vecchio Tom Murray, ho visto con i miei occhi un parente seduto accanto al feretro che con il piede batteva il tempo, seguendo la musica scatenata dei nostri vicini. Una mente meno razionale della mia potrebbe leggervi un segno tangibile delle tentazioni del demonio.
Tutto questo è intollerabile. Dopo numerosi esposti personali alle autorità cittadine, che cosa ha fatto il nostro sindaco Wellington Webb? Niente, assolutamente niente. Anzi, pochi giorni fa sono venuto a sapere che lui stesso, eletto purtroppo anche con il mio voto, ha partecipato a una serata danzante nel locale di Miss Almond. So per certo che si è cimentato anche lui nel ballo, accompagnato dalla moglie Daisy, nota per l’ingombrante imponenza del suo posteriore e che non riesco neppure a immaginare nell’atto di dimenarsi in pista a ritmo frenetico.
Mi rivolgo in particolare a tutti quelli che in passato hanno sostenuto i candidati del partito repubblicano e che questa volta, come me, si sono lasciati abbindolare da quei sedicenti progressisti che hanno perorato la causa del signor Webb, democratico, afro-americano, per la semplice ragione che era opportuno, politicamente corretto, far cadere la scelta su un sindaco di colore. Ebbene, ecco quali sono i risultati: un sindaco che permette che si facciano schiamazzi accanto a luoghi in cui si celebra il dolore! Non solo: lui stesso e la sua ingombrante consorte non esitano a partecipare a quei festini, memori forse delle danze tribali dei loro antenati delle savane africane.
Spero che tutto questo sia di monito per il futuro. Quando si dovrà procedere all’elezione del nuovo sindaco il candidato dovrà segnare un deciso cambio di rotta, a costo di essere io stesso a sobbarcarmi l’onere di spazzare via questa gentaglia dalla nostra città.
Non userei un tono così accalorato se questa situazione non mi avesse portato all’esasperazione. Chi mi conosce sa bene che il mio self-control è proverbiale e che normalmente so mantenere una freddezza da far invidia anche ai miei clienti abituali… vedete? So anche essere ironico e autoironico, ma stavolta si è passato il segno!
Tutte le mie richieste al sindaco sono cadute nel vuoto, perciò ho deciso di procedere alla costituzione del Comitato che ho chiamato “Comitato per il rispetto del dolore” che avrà come obiettivo, non dico la chiusura di quella attività, ma almeno il suo trasferimento in altro luogo in cui possa essere messa in condizione di non nuocere.
Questo mio scritto è un appello a tutti Voi concittadini di aderire numerosi alla mia iniziativa che nasce, non dall’interesse personale, ma dal rispetto verso gli altri: ognuno ha il pieno diritto di rendere più sereno possibile l’estremo passaggio dei propri cari.
Presso la nostra sede sarà presto disponibile per la firma una petizione. Il documento sarà presentato quanto prima in forma ufficiale all’imbarazzante Signor Webb e vedremo se potrà ancora ignorare le nostre richieste.
A chi è riluttante a parlare di trapasso quando si è nel pieno della vita, a chi, come il nostro sindaco, preferisce pensare alle sale da ballo Western Country, ricordo il povero Edward McKee. Era nel fiore degli anni, tutto preso dal suo lavoro eppure… improvvisamente…
Ai primi cento di Voi che si presenteranno per la firma verrà offerto un piccolo rinfresco e un buono sconto speciale del 15 per cento (naturalmente senza scadenza predefinita) sui nostri servizi.
AFFRETTATEVI! VI ASPETTIAMO!
CEO Brewster Funeral Home
(*) Portare fuori il morto.
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