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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: LA FOLGORE! :: 2- Sport e disabilità
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Vivi
La palla dell’ultimo tiro, all’ultimo secondo, dell’ultima partita di campionato rimbalza sul tabellone e si infila senza ripensamenti dentro il canestro.
Dagli spalti l’ovazione è talmente forte che il pallone che copre il campo di basket sembra sollevarsi da terra. È una vittoria troppo importante, un salto di classifica, la promozione dalla serie A2 alla A1.
Sulle gradinate di ferro, un battere impetuoso di piedi dà il tributo finale ai cinque atleti in campo, a quelli in panchina, all’allenatore che continua a saltare, incredulo per il risultato ottenuto.
I giocatori esultano, le carrozzine rovesciate, alcune di lato, altre con le ruote per aria che annaspano a vuoto.
Tutto è più leggero, come i corpi che si abbracciano, finalmente vicini e senza impedimenti metallici. Le mani strette, non intorno a una ruota ma a quelle degli avversari, accompagnati da abbracci lisci di sudore.
Si conoscono quasi tutti, riconoscono la fatica, perché è la stessa, spinta da uguale determinazione e sacrificio.
Mio fratello è un portento. Gioca a basket in carrozzina, è il capitano, lui porta palla.
A volte punta al canestro, solleva il braccio destro aiutandosi con la mano sinistra, prende la mira e tira. Ma il suo ruolo è da regista, scruta le mosse degli avversari, il momento giusto per fare un passaggio. Conosce la potenza delle braccia dei suoi compagni, il tempo che serve a ciascuno per avanzare palleggiando con una mano, la forza di restare sospeso su una ruota per invertire la marcia.
Lui urla, incita, incoraggia. Esulta poco dopo ogni canestro, si spezza i polmoni dopo un punto subito. Capitano del suo piccolo esercito, infonde coraggio dove va scemando.
Ha sempre fatto così, anche con noi. Sono sua sorella e lo so bene.
Non ha l’uso delle gambe per colpa di un vaccino arrivato tardi. Alla fine degli anni cinquanta, l’antipolio Sabin, in alcune zone d’Italia, era ancora sperimentale. L’incertezza di un dottore lo ha colpito, a solo nove mesi, di un disagio, chiamiamolo così, che lo accompagnerà per tutta la vita. Gli arti inferiori sono fragili, non può correre come gli altri bambini, operazioni e fisioterapia, per riuscire almeno a camminare, con l’aiuto di un tutore, un pezzo di ferro legato alla gamba più debole.
Mio padre, al di là della colpa, è convinto che sia un ragazzo lontano dalla normalità, lui è semplicemente speciale. Testa, braccia e cuore sono più sviluppati di quelli dei ragazzi della stessa età. È super, non si piange addosso, il sorriso e l’entusiasmo lo accompagnano in tutte le cose che fa. Almeno in quelle che vedo. Se poi, nel silenzio della sua camera, è triste e si dispera, come tutti, io non lo so e nemmeno i miei genitori. Perché è lui che dà la forza a tutti.
Per mio padre è pronto per affrontare qualsiasi cosa, studiare in scuole pubbliche, dove troverà compagni che, ogni giorno, lo porteranno in spalla sulle scale per raggiungere la classe, al primo piano. Potrebbe fare medicina, se lo vorrà, diventare medico sportivo, il migliore. Saprebbe trovare le parole giuste da dire a un ragazzino di tredici anni che ha una cardiomiopatia ipertrofica e non giocherà mai più a calcio. Un giovane compagno di squadra che ha sbagliato canestro, ma che potrà farne altri aiutando quelli come lui.
Quando ero piccola, non riuscivo a pronunciare il suo nome per intero, troppo lungo, troppe consonanti, una zeta improponibile. Le prime due lettere ripetute, come spesso fanno i bambini e il suo nome è stato Vivi, un suono facile e di buon auspicio.
Perché questo è mio fratello, un continuo invito a vivere, l’augurio categorico a vedere nel mondo la bellezza dell’esistere, in ogni cosa, nonostante tutto.
E questo è per me, anche adesso che dirige un prestigioso reparto di Medicina dello Sport, tiene lezioni universitarie, partecipa a congressi internazionali.
Ovunque porta il sorriso, la testimonianza che si può essere quello che gli eventi volevano impedire che fossimo.
Dagli spalti l’ovazione è talmente forte che il pallone che copre il campo di basket sembra sollevarsi da terra. È una vittoria troppo importante, un salto di classifica, la promozione dalla serie A2 alla A1.
Sulle gradinate di ferro, un battere impetuoso di piedi dà il tributo finale ai cinque atleti in campo, a quelli in panchina, all’allenatore che continua a saltare, incredulo per il risultato ottenuto.
I giocatori esultano, le carrozzine rovesciate, alcune di lato, altre con le ruote per aria che annaspano a vuoto.
Tutto è più leggero, come i corpi che si abbracciano, finalmente vicini e senza impedimenti metallici. Le mani strette, non intorno a una ruota ma a quelle degli avversari, accompagnati da abbracci lisci di sudore.
Si conoscono quasi tutti, riconoscono la fatica, perché è la stessa, spinta da uguale determinazione e sacrificio.
Mio fratello è un portento. Gioca a basket in carrozzina, è il capitano, lui porta palla.
A volte punta al canestro, solleva il braccio destro aiutandosi con la mano sinistra, prende la mira e tira. Ma il suo ruolo è da regista, scruta le mosse degli avversari, il momento giusto per fare un passaggio. Conosce la potenza delle braccia dei suoi compagni, il tempo che serve a ciascuno per avanzare palleggiando con una mano, la forza di restare sospeso su una ruota per invertire la marcia.
Lui urla, incita, incoraggia. Esulta poco dopo ogni canestro, si spezza i polmoni dopo un punto subito. Capitano del suo piccolo esercito, infonde coraggio dove va scemando.
Ha sempre fatto così, anche con noi. Sono sua sorella e lo so bene.
Non ha l’uso delle gambe per colpa di un vaccino arrivato tardi. Alla fine degli anni cinquanta, l’antipolio Sabin, in alcune zone d’Italia, era ancora sperimentale. L’incertezza di un dottore lo ha colpito, a solo nove mesi, di un disagio, chiamiamolo così, che lo accompagnerà per tutta la vita. Gli arti inferiori sono fragili, non può correre come gli altri bambini, operazioni e fisioterapia, per riuscire almeno a camminare, con l’aiuto di un tutore, un pezzo di ferro legato alla gamba più debole.
Mio padre, al di là della colpa, è convinto che sia un ragazzo lontano dalla normalità, lui è semplicemente speciale. Testa, braccia e cuore sono più sviluppati di quelli dei ragazzi della stessa età. È super, non si piange addosso, il sorriso e l’entusiasmo lo accompagnano in tutte le cose che fa. Almeno in quelle che vedo. Se poi, nel silenzio della sua camera, è triste e si dispera, come tutti, io non lo so e nemmeno i miei genitori. Perché è lui che dà la forza a tutti.
Per mio padre è pronto per affrontare qualsiasi cosa, studiare in scuole pubbliche, dove troverà compagni che, ogni giorno, lo porteranno in spalla sulle scale per raggiungere la classe, al primo piano. Potrebbe fare medicina, se lo vorrà, diventare medico sportivo, il migliore. Saprebbe trovare le parole giuste da dire a un ragazzino di tredici anni che ha una cardiomiopatia ipertrofica e non giocherà mai più a calcio. Un giovane compagno di squadra che ha sbagliato canestro, ma che potrà farne altri aiutando quelli come lui.
Quando ero piccola, non riuscivo a pronunciare il suo nome per intero, troppo lungo, troppe consonanti, una zeta improponibile. Le prime due lettere ripetute, come spesso fanno i bambini e il suo nome è stato Vivi, un suono facile e di buon auspicio.
Perché questo è mio fratello, un continuo invito a vivere, l’augurio categorico a vedere nel mondo la bellezza dell’esistere, in ogni cosa, nonostante tutto.
E questo è per me, anche adesso che dirige un prestigioso reparto di Medicina dello Sport, tiene lezioni universitarie, partecipa a congressi internazionali.
Ovunque porta il sorriso, la testimonianza che si può essere quello che gli eventi volevano impedire che fossimo.
Different Staff- Admin
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Re: Vivi
Una storia lieta se così si può dire, la disabilità o diversa abilità non impedisce di realizzarsi e anzi diventa un plus. Dunque si esce soddisfatti dalla lettura.
La scrittura è scorrevole e pulita. Avrei introdotto qualche dialogo, o mostrato qualcosa in più. La formula del “raccontato” fa sì che si abbia l’impressione di aver letto una bella storia, ma senza potersi immedesimare tanto. La parte che ho preferito ė quella iniziale meno raccontata.
Comunque un bel lavoro. Complimenti.
La scrittura è scorrevole e pulita. Avrei introdotto qualche dialogo, o mostrato qualcosa in più. La formula del “raccontato” fa sì che si abbia l’impressione di aver letto una bella storia, ma senza potersi immedesimare tanto. La parte che ho preferito ė quella iniziale meno raccontata.
Comunque un bel lavoro. Complimenti.
Petunia- Moderatore
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Re: Vivi
Ciao Resdei.
Non so se sia un punto debole del racconto o la mia ignoranza della materia: ho provato a cercare "Vincenzo campione pallacanestro in carrozzina" e ho trovato "Vincenzo Di Bennardo" che però è nato nel 1969 e quindi non può essere lui. Potevi essere più esplicita? Probabilmente sì. Nemmeno so se Vincenzo è il nome giusto, l'ho ricostruito dalla frase che fa da enigma.
Il racconto mi giunge come una biografia del personaggio (reale o inventato che sia), arricchita in modo artistico dalla gestione del tempo: presente, passato e futuro. Questa scelta fa mancare il conflitto alla storia. Un esempio di come introdurre un conflitto potrebbe essere prospettare al protagonista un futuro diverso da quello reale e mostrare come l'attimo presente possa riscattare il personaggio. Però non sarebbe più una biografia.
Grazie e alla prossima.
Non so se sia un punto debole del racconto o la mia ignoranza della materia: ho provato a cercare "Vincenzo campione pallacanestro in carrozzina" e ho trovato "Vincenzo Di Bennardo" che però è nato nel 1969 e quindi non può essere lui. Potevi essere più esplicita? Probabilmente sì. Nemmeno so se Vincenzo è il nome giusto, l'ho ricostruito dalla frase che fa da enigma.
Il racconto mi giunge come una biografia del personaggio (reale o inventato che sia), arricchita in modo artistico dalla gestione del tempo: presente, passato e futuro. Questa scelta fa mancare il conflitto alla storia. Un esempio di come introdurre un conflitto potrebbe essere prospettare al protagonista un futuro diverso da quello reale e mostrare come l'attimo presente possa riscattare il personaggio. Però non sarebbe più una biografia.
Grazie e alla prossima.
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Re: Vivi
E' una storia vera? ... ma non si capisce bene a chi è riferita.
Persone così sono rare, sono un esempio, però ho trovato il racconto troppo celebrativo, facendo mancare quell'empatia, quel coinvolgimento con il protagonista che ritengo necessari in un racconto, in un argomento di questo genere.
Persone così sono rare, sono un esempio, però ho trovato il racconto troppo celebrativo, facendo mancare quell'empatia, quel coinvolgimento con il protagonista che ritengo necessari in un racconto, in un argomento di questo genere.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Vivi
Mi associo a chi ha avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di reale, di vissuto, in questa storia. Se non è così, doppiamente brava. La forma è molto buona anche se, effettivamente, qualche scambio di battute avrebbe reso più fluido il racconto: E lo dico io che sono sempre abbastanza avaro di dialoghi.
Ho apprezzato molto alcune espressioni: “abbracci lisci di sudore” che rende molto bene l’idea.
Anche “per colpa di un vaccino arrivato tardi” E chi ha orecchio intenda…
Molto bella anche l’invenzione (se è un’invenzione) del nomignolo “Vivi” che si legge come imperativo carico di positività:
Ti segnalo qualche piccolezza:
“Esulta poco dopo ogni canestro” avrei messo una virgola dopo “poco”
“…dopo un punto subito” avrei scritto “subìto” con la i accentata, ma non sono sicuro che sia giusto.
Ho apprezzato molto alcune espressioni: “abbracci lisci di sudore” che rende molto bene l’idea.
Anche “per colpa di un vaccino arrivato tardi” E chi ha orecchio intenda…
Molto bella anche l’invenzione (se è un’invenzione) del nomignolo “Vivi” che si legge come imperativo carico di positività:
Ti segnalo qualche piccolezza:
“Esulta poco dopo ogni canestro” avrei messo una virgola dopo “poco”
“…dopo un punto subito” avrei scritto “subìto” con la i accentata, ma non sono sicuro che sia giusto.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Vivi
Molto probabilmente quella che ci hai raccontato è una storia vera e questo rischia di essere il suo limite maggiore in quanto, non so quanto volontariamente, hai finito per scrivere una biografia, scritta benissimo, senza refusi e molto scorrevole, ma poco empatica se riesco a rendere l'idea.
bella, peraltro, l'idea di farla raccontare dagli occhi innamorati di una sorella orgogliosa di quello che il fratello rappresenta.
Molto attuale il riferimento al vaccino tardivo...
bella, peraltro, l'idea di farla raccontare dagli occhi innamorati di una sorella orgogliosa di quello che il fratello rappresenta.
Molto attuale il riferimento al vaccino tardivo...
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Vivi
Bel racconto, pieno di speranza e valori positivi, energia positiva.
Bello anche il titolo, quel soprannome che è anche un'esortazione a vivere, a fare ciò che uno si sente di fare, senza lasciarsi abbattere dagli eventi negativi.
Come ti hanno già fatto notare la mancanza di dialogo penalizza un pò il racconto, impedendo al lettore di gustarselo a pieno, senza la barriera del "troppo raccontato".
Sinceramente non conoscevo questa storia, ma penso che il tuo protagonista sia reale, o comunque la tua scrittura mi ha dato questa sensazione.
Bello anche il titolo, quel soprannome che è anche un'esortazione a vivere, a fare ciò che uno si sente di fare, senza lasciarsi abbattere dagli eventi negativi.
Come ti hanno già fatto notare la mancanza di dialogo penalizza un pò il racconto, impedendo al lettore di gustarselo a pieno, senza la barriera del "troppo raccontato".
Sinceramente non conoscevo questa storia, ma penso che il tuo protagonista sia reale, o comunque la tua scrittura mi ha dato questa sensazione.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Vivi
Anzitutto il testo è ben scritto. Vero, non ci sono dialoghi, ma credo che questo non vada a sfavore della resa finale, vista la brevità.
Disquisisco anch'io, visti i commenti precedenti, circa il dubbio storia vera, storia inventata. Effettivamente, la sensazione che traspare delle parole sembra è quella della storia di una persona realmente esistita o esistente. Però, io credo di essere di fronte a una storia di fantasia ben plasmata al tema proposto. @Resdei ci dirà, ma oltre s
che scrittori, non siamo forse anche inventori? Di personaggi, di trame e persino di emozioni, belle e brutte. Se non mi sbaglio l'autrice ha fatto dunque un gran lavoro...
Disquisisco anch'io, visti i commenti precedenti, circa il dubbio storia vera, storia inventata. Effettivamente, la sensazione che traspare delle parole sembra è quella della storia di una persona realmente esistita o esistente. Però, io credo di essere di fronte a una storia di fantasia ben plasmata al tema proposto. @Resdei ci dirà, ma oltre s
che scrittori, non siamo forse anche inventori? Di personaggi, di trame e persino di emozioni, belle e brutte. Se non mi sbaglio l'autrice ha fatto dunque un gran lavoro...
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344
Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Vivi
Secondo me, visto che siamo nel regno delle ipotesi ci provo anche io, il racconto parte dall'idea (vincente) del nomignolo e tutto ciò che ne è scaturito, inventato, è frutto di questa intuizione, che diventa anche titolo e grido. Brava Res, è bello raccontare anche le storie positive, di quelli che ce la fanno, ma che non conoscono tutti. L'enfasi con cui lo fai è giustificato dal punto di vista della sorella, che più di tutti ammira il fratello e ce lo dimostra. Complimenti!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Vivi
Forse uno dei racconti più "positivi" di questa folgore. Vivi (Vincenzo?) visto attraverso gli occhi della sorella è sicuramente una persona eccezionale e a tratti mi ha ricordato quel grandissimo artista che è stato Pierangelo Bertoli. Purtroppo però questo sguardo esterno, a mio avviso, non ci permette di entrare davvero nel fondo del suo animo, scoprire quali siano i suoi difetti e i suoi momenti di debolezza. Ecco, forse mi sarebbe piaciuto conoscerlo un po' meglio, al di là del "monologo interiore" del narrante. Per il resto, non ho molti appunti da farti. Le scene sono ben costruite e la scrittura è abbastanza scorrevole e ben curata.
SisypheMalheureux- Padawan
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Re: Vivi
Un bel racconto, pieno di positività, scritto bene e scorrevole. La mancanza di dialoghi, per me sempre molto importanti, in un racconto breve e ben strutturato, non è un difetto. Come in questo caso.
Che sia una storia vera o di fantasia poco importa: il messaggio che veicoli, anzi i messaggi, sono molto importanti.
La forza di volontà, colonna portante nella vita di tanti atleti, professionisti, ma, simboli mediatici o emeriti sconosciuti che siano, se non avessero avuto dentro di sé questa forza e determinazione, avrebbero combinato poco, o forse molro meno. Sono strumenti preziosi insiti in tutti noi, ma spesso ce lo scordiamo, macerandoci nei dubbi, nel timore di fallire, sempre in attesa di uno stimolo. L’essere sostegno di chi è sostegno: storie ne abbiamo lette tante, di persone immobilizzate in un letto che confortano e incoraggiano gli altri ad andare avanti, a vivere. Che fanno sacrifici enormi per raggiungere traguardi che per i "normali" passano quasi inosservati: frequentare una scuola, praticare un minimo di sport, andare in biblioteca.
Per ultimo: il tema del vaccino, argomento quanto mai di attualità. Io appartengo a quella schiera di italiani che è stata vaccinata senza che nessuno chiedesse l’autorizzazione ai genitori. Una cartolina, un orario, ambulatorio, punturina o zuccherino e vai. Un timbrino (forse) su un libriccino o su un registro. Niente annotazioni sul lotto, sul farmaco, sul colore delle mutande dell’infermiera. Appartengo a quella schiera cui facevano la tubercolina, senza se e senza ma, e si andava in giro per qualche giorno col polso scoperto: se eri malato lo sapevano tutti. Come erano conservati quei vaccini? Quanto erano stati sperimentati? Come tantissimi altri, sono ancora qua. Se ci fosse stato il vaccino contro il morbillo forse non sarei miope. Non è questo il posto giusto per disquire sull'argomento, ma – se consideriamo vera la storia – che differenza avrebbe fatto nella vita del protagonista una punturina? Ci dirai poi se il personaggio è vero o inventato: per adesso io ho letto davvero un bel racconto.
Che sia una storia vera o di fantasia poco importa: il messaggio che veicoli, anzi i messaggi, sono molto importanti.
La forza di volontà, colonna portante nella vita di tanti atleti, professionisti, ma, simboli mediatici o emeriti sconosciuti che siano, se non avessero avuto dentro di sé questa forza e determinazione, avrebbero combinato poco, o forse molro meno. Sono strumenti preziosi insiti in tutti noi, ma spesso ce lo scordiamo, macerandoci nei dubbi, nel timore di fallire, sempre in attesa di uno stimolo. L’essere sostegno di chi è sostegno: storie ne abbiamo lette tante, di persone immobilizzate in un letto che confortano e incoraggiano gli altri ad andare avanti, a vivere. Che fanno sacrifici enormi per raggiungere traguardi che per i "normali" passano quasi inosservati: frequentare una scuola, praticare un minimo di sport, andare in biblioteca.
Per ultimo: il tema del vaccino, argomento quanto mai di attualità. Io appartengo a quella schiera di italiani che è stata vaccinata senza che nessuno chiedesse l’autorizzazione ai genitori. Una cartolina, un orario, ambulatorio, punturina o zuccherino e vai. Un timbrino (forse) su un libriccino o su un registro. Niente annotazioni sul lotto, sul farmaco, sul colore delle mutande dell’infermiera. Appartengo a quella schiera cui facevano la tubercolina, senza se e senza ma, e si andava in giro per qualche giorno col polso scoperto: se eri malato lo sapevano tutti. Come erano conservati quei vaccini? Quanto erano stati sperimentati? Come tantissimi altri, sono ancora qua. Se ci fosse stato il vaccino contro il morbillo forse non sarei miope. Non è questo il posto giusto per disquire sull'argomento, ma – se consideriamo vera la storia – che differenza avrebbe fatto nella vita del protagonista una punturina? Ci dirai poi se il personaggio è vero o inventato: per adesso io ho letto davvero un bel racconto.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Vivi
Il racconto è una ventata di energia positiva. Merito soprattutto della prima parte è come se mi fossi ritrovato a festeggiare con loro. Questa energia si mantiene alta per tutto il racconto è vero forse ci voleva anche una controparte, ma sai che ti dico alla fine non mi interessa perché questi messaggi ci vogliono e rimettono al mondo. Poi soprattutto se lo guardiamo dal punto di vista dei familiari questa carica è ancor più giustificata.
Complimenti! Grazie!
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Re: Vivi
Ciao, Res. Io su DT mi sento tra amici, nonostante potenzialmente chiunque potrebbe leggere questo commento, e allora ti (vi) voglio dire una cosa.
Mio zio è nato nel 1969, e poco prima dei due anni ha contratto la poliomelite. Un fisico, un bravissimo chitarrista e un ottimo zio: tre cose che hanno caratterizzato la sua vita.
Non so cosa avrebbe detto di tutta questa situazione concernente i vaccini, lui che il vaccino antipolio non lo ha potuto avere e che ha passato la vita in carrozzina. Posso immaginarlo, forse, ma non lo saprò mai, perché è morto l'8 marzo 2020, proprio il giorno del primo DPCM, proprio il giorno in cui io sarei dovuto andare a trovarlo e sono invece rimasto in una Romagna in zona rossa. Di covid, in complicazioni di un quadro clinico già precedentemente compromesso.
Non era compromesso il quadro clinico di mia nonna, invece, morta di covid qualche mese fa.
Ti chiedo scusa se sto commentando soltanto una parte del tuo racconto, o forse non sto commentando proprio niente, ma in fin dei conti non avrebbe senso parlare di altro quando io sento di dirti solo questo. Grazie per questo racconto, per come affronti l'attualità raccontandoci (forse) una storia vecchia, eppure sempre nuova e sempre viva.
A me sei entrata diretta nel cuore con questo racconto, e non riesco davvero a commentare altro, perché non sento di dover aggiungere altro.
Grazie.
Mio zio è nato nel 1969, e poco prima dei due anni ha contratto la poliomelite. Un fisico, un bravissimo chitarrista e un ottimo zio: tre cose che hanno caratterizzato la sua vita.
Non so cosa avrebbe detto di tutta questa situazione concernente i vaccini, lui che il vaccino antipolio non lo ha potuto avere e che ha passato la vita in carrozzina. Posso immaginarlo, forse, ma non lo saprò mai, perché è morto l'8 marzo 2020, proprio il giorno del primo DPCM, proprio il giorno in cui io sarei dovuto andare a trovarlo e sono invece rimasto in una Romagna in zona rossa. Di covid, in complicazioni di un quadro clinico già precedentemente compromesso.
Non era compromesso il quadro clinico di mia nonna, invece, morta di covid qualche mese fa.
Ti chiedo scusa se sto commentando soltanto una parte del tuo racconto, o forse non sto commentando proprio niente, ma in fin dei conti non avrebbe senso parlare di altro quando io sento di dirti solo questo. Grazie per questo racconto, per come affronti l'attualità raccontandoci (forse) una storia vecchia, eppure sempre nuova e sempre viva.
A me sei entrata diretta nel cuore con questo racconto, e non riesco davvero a commentare altro, perché non sento di dover aggiungere altro.
Grazie.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Vivi
Un bel racconto, interessante e scritto molto bene. Purtroppo lo sguardo d'insieme risulta un pochino piatto. Manca quel qualcosa che trascini realmente il lettore su quel campo così da poter vedere realmente Vivi, sentirne la voce. Un'ottima base per qualcosa di più strutturato ed efficace.
Complimenti
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Ultima modifica di CharAznable il Mar Ott 05, 2021 3:39 pm - modificato 1 volta.
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Re: Vivi
Ciao Resdei,
anche questo è davvero un bel racconto! (hai inserito anche il mistero su quel nome così strano che a giochi fatti spero che svelerai!).
Ho molto apprezzato il rapporto tra fratelli che hai proposto, quel vedere Vivi come un idolo, ricoperto dalla stima della sorella (che mi sono immaginata più piccola).
L'unica osservazione che posso farti è che, a mio parere, c'è un pò di discordanza di tempi quando inizi a raccontare la storia e il passato del protagonista: per esempio quando dici Per mio padre è pronto ad affrontare ogni cosa non si capisce se parli di ora o di allora (anche perchè poi descrivi le varie esperienza scolastiche...).
Ecco, questo l'unico appunto a una storia forte e con un buon sapore di speranza.
anche questo è davvero un bel racconto! (hai inserito anche il mistero su quel nome così strano che a giochi fatti spero che svelerai!).
Ho molto apprezzato il rapporto tra fratelli che hai proposto, quel vedere Vivi come un idolo, ricoperto dalla stima della sorella (che mi sono immaginata più piccola).
L'unica osservazione che posso farti è che, a mio parere, c'è un pò di discordanza di tempi quando inizi a raccontare la storia e il passato del protagonista: per esempio quando dici Per mio padre è pronto ad affrontare ogni cosa non si capisce se parli di ora o di allora (anche perchè poi descrivi le varie esperienza scolastiche...).
Ecco, questo l'unico appunto a una storia forte e con un buon sapore di speranza.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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