IVECO, IVECO, IVECO
Beep! Beep! Beep!
Percepisci un ambiente ovattato, asettico ma non riesci a capire dove sei.
Solo il “beep” ti colpisce al cervello, da lontano, come da un altro mondo.
Non si muove un muscolo, il buio ti circonda; pensieri incontrollati, a folate, svolazzano nella tua testa, a volte dolci e leggeri, a volte cupi e malvagi. Gli ultimi ti ricordano i dissennatori di Harry Potter; non li lascerai vincere… non hanno mai vinto con te.
Qualche immagine, qualche ricordo avanza a fatica nella tua memoria. Sembrano flash, come quando si guardavano i filmini in Super 8, al rallentatore. La strada leggermente in discesa, la curva che piega a destra, ampia e invitante, le tue braccia potenti che spingono il trabiccolo in carbonio a velocità inaudite, le gocce di sudore che cadono sul tuo sorriso, nascosto a mala pena dietro alla fatica. L’avevi progettato tu quel marchingegno… ma le leggi della fisica hanno un limite che neanche tu puoi superare. Ha iniziato a scivolare sulla sinistra, ha passato le strisce continue della carreggiata… maledetto quel camion, quella maledetta scritta IVECO, piccola, lontana, poi sempre più grossa fino a colpire la tua faccia.
Ma no… lo sai che non è colpa sua. Ti farebbe quasi piacere dirglielo, farglielo sapere che non ce l’hai con lui, non fargli passare altre notti insonni a scacciare i sensi di colpa. Non hai mai dato la colpa a nessuno per le disgrazie che ti hanno colpito. Neanche quella volta in Germania che Alex, tuo omonimo… ironia della sorte, ti ha porta via mezza macchina e le due gambe che la guidavano… le tue. Poteva evitare? Poteva sterzare? Ma che senso ha parlarne ora, che senso avrebbe investigare su reazioni che un pilota dovrebbe prendere in qualche frazione di secondo. È andata così!
E anche lì, solo un “beep”. Quanti giorni, ti ricordi? Quante operazioni, non riesci neanche a contarle. Già tutti ti avevano dato per spacciato. Ma la vita, quella vera, quella con la V, fa parte di ogni singola cellula del tuo corpo, ogni cellula che sopravvive da sola, resiste da sola, lotta da sola. Ma quando questa cellula si unisce a un’altra, e poi a un’altra… e a un’altra ancora, rivivi, rinasci, e il miracolo è compiuto.
Un cammino lungo per tornare alla normalità, o quasi. Ma a te non bastava: non bastava la sedia a rotelle per muoverti nel mondo, non bastavano le protesi per tornare a muovere i primi passi. A un gruppo di ragazzi, a quella scuola a Roma hai detto: “È possibile che se il fulmine m'è arrivato tra capo e collo una volta, mi colpisca nuovamente, ma rimanere a casa per evitare e scongiurare quest'ipotesi significherebbe smettere di vivere, quindi no, io la vita me la prendo...”. Ti sei ripreso le corse, ti sei ripreso le vittorie, ti sei ripreso la vita.
Ma a te non bastava. Un vampiro della vita, ecco quello che sei! Ti sei messo su uno di questi cosi a tre ruote, a gareggiare con altri nella tua condizione, altri vampiri della vita che non accettano, non si adagiano, non si rassegnano. E pensare che hai iniziato quasi per gioco, a New York, alla maratona. Ma per te gioco vuole dire sfida: un quarto posto che sarebbe stato una vittoria per tutti… ma non per te.
Ti si affacciano nella mente le medaglie, le premiazioni, le lacrime che ogni volta che suonava l’inno, il tuo inno, non riuscivi a trattenere. Era l’orgoglio, di rappresentare il tuo paese, di poter ringraziare chi ti era sempre stato vicino, perché sapevi la fatica e le difficoltà che avevi attraversato per essere lì.
Beep! Beep!
Non senti niente. Non senti dolore. È questo che ti fa più paura.
Ti sei sempre chiesto se dicessero il vero quelli che hanno vissuto a cavallo tra il mondo di qui e quello di là. E ora ci sei tu. È proprio così; un tunnel… sembra fatto di luce, sembra fatto di nuvole. In fondo intravedi un bagliore accecante. I dissennatori ti chiamano, ti invitano: non sembrano malvagi. Ti rilassi, ti lasci andare, ti lasci trasportare.
Una voce da lontano, forse solo un’eco, ti richiama. No, non è ancora ora, tua moglie ha bisogno, tuo figlio ha bisogno. La vita ha bisogno di te e tu non ne sei ancora sazio.
Be-beep! Be-beep! Be-beep!
Beep! Beep! Beep!
Percepisci un ambiente ovattato, asettico ma non riesci a capire dove sei.
Solo il “beep” ti colpisce al cervello, da lontano, come da un altro mondo.
Non si muove un muscolo, il buio ti circonda; pensieri incontrollati, a folate, svolazzano nella tua testa, a volte dolci e leggeri, a volte cupi e malvagi. Gli ultimi ti ricordano i dissennatori di Harry Potter; non li lascerai vincere… non hanno mai vinto con te.
Qualche immagine, qualche ricordo avanza a fatica nella tua memoria. Sembrano flash, come quando si guardavano i filmini in Super 8, al rallentatore. La strada leggermente in discesa, la curva che piega a destra, ampia e invitante, le tue braccia potenti che spingono il trabiccolo in carbonio a velocità inaudite, le gocce di sudore che cadono sul tuo sorriso, nascosto a mala pena dietro alla fatica. L’avevi progettato tu quel marchingegno… ma le leggi della fisica hanno un limite che neanche tu puoi superare. Ha iniziato a scivolare sulla sinistra, ha passato le strisce continue della carreggiata… maledetto quel camion, quella maledetta scritta IVECO, piccola, lontana, poi sempre più grossa fino a colpire la tua faccia.
Ma no… lo sai che non è colpa sua. Ti farebbe quasi piacere dirglielo, farglielo sapere che non ce l’hai con lui, non fargli passare altre notti insonni a scacciare i sensi di colpa. Non hai mai dato la colpa a nessuno per le disgrazie che ti hanno colpito. Neanche quella volta in Germania che Alex, tuo omonimo… ironia della sorte, ti ha porta via mezza macchina e le due gambe che la guidavano… le tue. Poteva evitare? Poteva sterzare? Ma che senso ha parlarne ora, che senso avrebbe investigare su reazioni che un pilota dovrebbe prendere in qualche frazione di secondo. È andata così!
E anche lì, solo un “beep”. Quanti giorni, ti ricordi? Quante operazioni, non riesci neanche a contarle. Già tutti ti avevano dato per spacciato. Ma la vita, quella vera, quella con la V, fa parte di ogni singola cellula del tuo corpo, ogni cellula che sopravvive da sola, resiste da sola, lotta da sola. Ma quando questa cellula si unisce a un’altra, e poi a un’altra… e a un’altra ancora, rivivi, rinasci, e il miracolo è compiuto.
Un cammino lungo per tornare alla normalità, o quasi. Ma a te non bastava: non bastava la sedia a rotelle per muoverti nel mondo, non bastavano le protesi per tornare a muovere i primi passi. A un gruppo di ragazzi, a quella scuola a Roma hai detto: “È possibile che se il fulmine m'è arrivato tra capo e collo una volta, mi colpisca nuovamente, ma rimanere a casa per evitare e scongiurare quest'ipotesi significherebbe smettere di vivere, quindi no, io la vita me la prendo...”. Ti sei ripreso le corse, ti sei ripreso le vittorie, ti sei ripreso la vita.
Ma a te non bastava. Un vampiro della vita, ecco quello che sei! Ti sei messo su uno di questi cosi a tre ruote, a gareggiare con altri nella tua condizione, altri vampiri della vita che non accettano, non si adagiano, non si rassegnano. E pensare che hai iniziato quasi per gioco, a New York, alla maratona. Ma per te gioco vuole dire sfida: un quarto posto che sarebbe stato una vittoria per tutti… ma non per te.
Ti si affacciano nella mente le medaglie, le premiazioni, le lacrime che ogni volta che suonava l’inno, il tuo inno, non riuscivi a trattenere. Era l’orgoglio, di rappresentare il tuo paese, di poter ringraziare chi ti era sempre stato vicino, perché sapevi la fatica e le difficoltà che avevi attraversato per essere lì.
Beep! Beep!
Non senti niente. Non senti dolore. È questo che ti fa più paura.
Ti sei sempre chiesto se dicessero il vero quelli che hanno vissuto a cavallo tra il mondo di qui e quello di là. E ora ci sei tu. È proprio così; un tunnel… sembra fatto di luce, sembra fatto di nuvole. In fondo intravedi un bagliore accecante. I dissennatori ti chiamano, ti invitano: non sembrano malvagi. Ti rilassi, ti lasci andare, ti lasci trasportare.
Una voce da lontano, forse solo un’eco, ti richiama. No, non è ancora ora, tua moglie ha bisogno, tuo figlio ha bisogno. La vita ha bisogno di te e tu non ne sei ancora sazio.
Be-beep! Be-beep! Be-beep!